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di Padre Silvano n° 1 marzo 2016 Nelle pagine che seguono si racconta il Convegno degli Apostoli della Pace a Roma, dal 5 all’8 dicembre 2015. Quattro giorni intensi di preghiera e di condivisioni, di cre- scita individuale e dell’Associazione; culminata, quest’ultima, con l’ammissione nella Chiesa da parte di mons. Domenico Sigalini in San Pietro. Quattro giorni rivissuti attraverso le testimonianze degli Apostoli con un racconto par- tecipato, da consegnare non al ricordo ma alla rivisitazione continua. I tanti fermenti e germogli del Convegno resteranno così vivi e operanti. Perché il racconto di questi quattro giorni si muove in parallelo con gli Atti degli Apostoli di san Luca, tanto da de- stare stupore: "una meraviglia!” direbbe padre Silvano. ’’Negli ultimi giorni, dice il Signore, io spanderò del mio spirito sopra ogni carne, e profeteranno i vostri figli e le vostre figlie, e i giovani vostri avranno visioni, e i vostri vegliardi sogneranno dei sogni. anche sopra i miei servi e sulle mie ancelle spanderò, in quei giorni, del mio spirito e profeteranno.’’ Atti degli Apostoli 2, 17-18

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di Padre Silvano n° 1 marzo 2016

Nelle pagine che seguono si racconta il 1° Convegno degli Apostoli della Pace a Roma,dal 5 all’8 dicembre 2015. Quattro giorni intensi di preghiera e di condivisioni, di cre-scita individuale e dell’Associazione; culminata, quest’ultima, con l’ammissione nellaChiesa da parte di mons. Domenico Sigalini in San Pietro.Quattro giorni rivissuti attraverso le testimonianze degli Apostoli con un racconto par-tecipato, da consegnare non al ricordo ma alla rivisitazione continua. I tanti fermenti egermogli del Convegno resteranno così vivi e operanti. Perché il racconto di questiquattro giorni si muove in parallelo con gli Atti degli Apostoli di san Luca, tanto da de-stare stupore: "una meraviglia!” direbbe padre Silvano.

’’Negli ultimi giorni, dice il Signore, io

spanderò del mio spirito sopra ogni

carne, e profeteranno i vostri figli e le

vostre figlie, e i giovani vostri

avranno visioni, e i vostri vegliardi

sogneranno dei sogni. Sì anche sopra

i miei servi e sulle mie ancelle

spanderò, in quei giorni, del mio

spirito e profeteranno.’’

Atti degli Apostoli 2, 17-18

Roma. Piazza San PietroLunedì 7 dicembre 2015 Ore 7,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

2 | Notiziario

Gli Apostoli della Pace, padre Silvano, mons. Domenico Sigalini e suor Elena padroni della Basilica di San Pietro

È poco più dell’alba. L’aurora dalle rosee dita, come avrebbe detto

Omero, accarezza ancora la testa del cielo tagliata da nuvole sottili,

la chioma dei pini marittimi e degli edifici più alti in risalita sulla

destra verso qualche colle, la punta dell’obelisco egiziano e del

grande albero di Natale che gli gareggia in altezza, gli spruzzi delle

due fontane, il colonnato del Bernini...

Piazza San Pietro praticamente deserta, pettinata da righe ordina-

te di seggiole vuote, una vera distesa, è uno spettacolo nello spetta-

colo. Solo due o tre gruppetti di tecnici e operai sono al lavoro in al-

cuni punti tra scalinate della basilica e piazza per sistemare tran-

senne e cavi, ultimare strutture metalliche per schermi giganti.

Qua domattina papa Francesco aprirà solennemente il Giubileo

della Misericordia e già a quest’ora il complesso della piazza offrirà

un colpo d’occhio ben altrimenti affollato.

Gli Apostoli della Pace di padre Silvano, in fila per sottoporsi al

controllo dei metaldetector - misura imposta dalle minacce di at-

tentati terroristici di matrice islamista che da tempo arrivano

espressamente indirizzati alla Città del Vaticano - sono ben ricono-

scibili, oltre che perché ci sono solo loro in fila, per le felpe che si in-

travedono sotto i cappotti, le bandane in testa o le fasce al collo,

tutte azzurre e con il logo dell’Associazione: il volto della Madonna

di Međugorje all’interno di una colomba in volo con nel

becco un ramoscello di ulivo; novità presentate in anteprima qui a

Roma, questi capi di abbigliamento, che hanno incontrato un ge-

nerale apprezzamento.

Sono quasi duecento, gli Apostoli della Pace arrivati da diverse

regioni d’Italia per il loro 1° Convegno. Sono da soli in fila in attesa

di essere ammessi da poliziotti e volontari a salire i gradini che

portano nel cuore della Basilica e della Città del Vaticano. La mas-

siccia campagna mediatica non li ha spaventati e ancora adesso

senza nessuna paura si godono lo spettacolo della luce rapidamen-

te mutante sulla piazza, la solenne imponenza degli edifici papali e

delle statue che da secoli vi troneggiano sugl’orli.

La Basilica praticamente deserta, a parte alcuni addetti ai controlli

e gli Apostoli stessi, è un altro ancora più inatteso spettacolo nello

spettacolo. Archi colonne altari statue affreschi dipinti intarsi di

marmi e pietre preziose e la Pietà di Michelangelo se non si ricorda

male lì subito sulla destra... troppa, troppa grazia in tutti i sensi per

mettersi a guardare o a raccontare qualcosa più in dettaglio. E poi

non ci sarebbe tempo. Guarderemo meglio dopo, ora bisogna por-

tarsi in fondo alla navata centrale, nell’abside, dove per le 8 è pro-

grammata la messa. Una santa messa in San Pietro, riservata, sì

esclusivamente riservata agli Apostoli della Pace di padre Silvano!

sull’Altare della Cattedra di San Pietro, l’altare dell’Insegnamen-

to!, un capolavoro di marmi preziosi, di legni scolpiti e di grandi

statue, fiammeggiante della luce dell’occhio dello Spirito Santo,

della nuvola d’oro di angeli e santi che l’avvolge e dei potenti raggi

che se ne dipartono in tutte le direzioni.

I nostri duecento Apostoli sono già seduti nei banchi e si guardano

intorno con occhi grandi, condividono meraviglie con i vicini del

proprio Cenacolo e di Cenacoli giunti dalla parte opposta d’Italia.

E anche dall’estero: Germania, Venezuela e persino dalla lontana

Indonesia!

Dopo poco, da dietro, accompagnati da addetti vaticani, rivestiti di

paramenti solenni, avanzano nell’ampio corridoio tra i banchi

padre Silvano e un vescovo sorridente, con la mitra in testa. Gli

Apostoli sanno che Sua Eminenza si chiama Domenico Sigalini

ed è vescovo di Palestrina, diocesi a una cinquantina di chilo-

metri da Roma. Sanno anche che è un amico dell’Associazione. E

fin dalle prime parole di saluto che il vescovo rivolge agli Apostoli

dall’Altare della Cattedra di S. Pietro si colgono una sua grande

cordialità arricchita da una spruzzatina di ironia oltre che, pur se

attenuato dal tempo, un riconoscibile accento lombardo. Prove-

nienza e accento confermati dal vescovo stesso poco dopo nella

sua omelia, quando ricorderà anche Sant’Ambrogio, grande ve-

scovo della sua Milano dal 374 fino alla morte, avvenuta proprio il

7 dicembre del 397. Il 7 dicembre ma del 1965, ricorda ancora il ve-

scovo, è anche il giorno della chiusura ufficiale del Concilio Vatica-

no II. Forse solo coincidenze, però di sostanza, con questo giorno

così importante per i nostri Apostoli.

Roma. Piazza San PietroLunedì 7 dicembre 2015 Ore 9,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario | 3

’’Oggi è stata una giornata grandiosa, un momento stori-

co, io l’ho percepito come un momento storico. Adesso a noi le

cose sembrano anche un po’ ’’normali’’ ma, per quelli che l’As-

sociazione l’hanno vissuta da quasi una decina di anni, in real-

tà è un momento storico, perché veramente il Signore ne sce-

glie due, poi ne sceglie quattro, poi ne manda sei, poi otto… e

di fatto ci ha voluto nella Chiesa. Poi anche il fatto che questa

Messa è stata celebrata in San Pietro, sotto la cattedra di san

Pietro dal vescovo che ci ha approvati, questa è proprio una co-

sa che vuole la Chiesa attraverso le sue istituzioni, perché il

mandato della Chiesa è stato dato agli apostoli e che sotto la

cattedra di san Pietro il vescovo, che è un successore degli Apo-

stoli, dia il mandato agli Apostoli della Pace, è proprio chiaro

che è qualcosa voluto dal Cielo. E quindi noi ora camminia-

mo nella Chiesa, non camminiamo più da soli, ecco.

Questo è stato un momento proprio emozionante. Mi ha

anche colpito che la chiesa era praticamente tutta per noi, pro-

prio un grande dono del Cielo, perché in questi giorni che pre-

cedono il Giubileo di grande fermento a Roma, con eccezionale

presidio di forze dell’ordine da una parte e pellegrini dall’altra-

, hanno aperto praticamente il metal detector per noi, non era-

no neanche ancora aperti ed eravamo lì, c’eravamo solo noi, un

grandissimo dono.’’

(Alessandra di Genova)

’’Mi ha toccato in maniera particolare quando il vescovo Sigali-

ni ha detto ’’la nostra Associazione’’. Ho capito che la sente

sua anche lui; io pensavo che l’avesse studiata ma non la sentis-

se sua, invece oggi ha fatto capire che anche lui è con noi. Ed è

una cosa molto importante. È un arricchimento spirituale con-

tinuo, però comunque con padre Silvano è sempre così, non c’è

niente da fare: o cammini, o cammini... se lo segui e se lo ascol-

ti ti fa camminare, trasmette tantissimo e quindi un arricchi-

mento spirituale sicuramente.’’

(Amalia di Ossi, Sassari)

Le parole dell’omelia di mons. Sigalini suscitano altri momenti

di forte emozione razionale in tutti gli Apostoli.

’’Di tutti questi giorni bellissimi, ricchissimi spiritualmente, ma

anche giorni di amicizie, di risate belle dove uno davvero si

trova molto bene, se devo ricordare un momento ricordo pro-

prio la messa in san Pietro… Io conosco il padre, gli sono stata

vicino e ho condiviso molto da vicino la nascita di questa Asso-

ciazione, degli Apostoli, delle preoccupazioni perché comunque

c’era bisogno di trovare un vescovo per rendere ufficiale nella

Chiesa questa Associazione, perché altrimenti gli Apostoli spes-

se volte trovavano difficoltà nelle parrocchie: non potersi pre-

sentare al proprio parroco, dover stare sempre un poco in sor-

dina, insomma erano le preoccupazioni del padre, ma anche di

noi apostoli… non sapevi mai come muoverti all’interno della

Chiesa. Mi ha impressionato come mons. Sigalini si è messo

nell’associazione, se ci avete fatto caso ha sempre detto ’’noi’’,

’’la nostra associazione’’, ’’noi che siamo abituati a dire le Mille

Ave Maria’’, sembrava proprio il padre, il padre anche nel

senso del papà dell’Associazione, che è proprio dentro, coinvol-

to…

Prima di sentirlo predicare mi dicevo ’mi dispiace che non fac-

cia l’omelia padre Silvano, in san Pietro...’ ma poi mi sono det-

ta ’’ma guarda la Provvidenza! le parole che avrebbe potuto

pronunciare padre Silvano le ha pronunciate il vescovo con

l’autorità che gli deriva dall’essere vescovo, in san Pietro, sotto

questo bellissimo disegno dello Spirito Santo!...’’ è stato un mo-

mento davvero importante e anch’io sono rimasta molto con-

tenta per noi Apostoli, ma anche per il padre perché veramen-

te quante preghiere, quante veramente… lui si è sempre affida-

to alla Madonna e mi sono detta ’vedi, alla fine se tu ti affidi al-

la Madonna e c’è l’olio buono, come si dice dalle nostre parti...’

e la Madonna lo ha guidato a trovare il vescovo per la nostra

Associazione.

Per me è questo il momento più bello in assoluto, più importan-

te di tutte le altre cose bellissime che abbiamo vissuto in questi

giorni.’’

(Katia di Brescia)

’’Oggi è stato semplicemente un qualche cosa di… neanche un

sogno che si realizza, no, neanche una gratificazione, era co-

sì!... Poi anche un vescovo così, ma dove lo trovi? così acco-

gliente, così amorevole, cosììì… poi eravamo all’interno del

Vaticano ed eravamo soli, era tutto per noi, e il vescovo era ve-

ramente con noi, non ha avuto fretta, non ha avuto… e poi è

stato molto bello quando lui ha parlato come di qualche cosa in

cui lui ha creduto, in cui lui era dentro... perché quando ha par-

lato delle Mille Ave Maria era qualche cosa che lui conosceva

profondamente, non ti ha dato l’informazione, era uno dei

nostri. Non l’ho vissuto come uno che è arrivato lì tra mille co-

se, l’ho vissuto proprio come un padre adottivo, non so, aveva

ragione padre Silvano...’’

(Lia di Sassari)

’’Bellissimo. Proprio ispirato dallo Spirito Santo, si vedeva che

era sotto la cattedra con lo Spirito Santo perché ha conferma-

to a noi Apostoli della Pace di andare avanti. Ci ha dato la

benzina, che non ci manca però, se mai dovesse mancarci, con

il suo intervento ci ha fatto capire che noi dobbiamo continua-

re a pregare perché questa è la strada giusta.’’

(Francesca di Genova)

Roma. Piazza San PietroLunedì 7 dicembre 2015 Ore 9,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Una bella panoramica con gli Apostoli della Pace davanti l’Altare della Cattedra di San Pietro

- Avete visto com’è elegante?

Chi parla così, a conferma delle sua sorprendente cordialità, è

ancora mons. Sigalini e la sua frase è rivolta a suor Elena, ingi-

nocchiata ai suoi piedi davanti l’altare di San Pietro. Una risati-

na di condivisa approvazione sale dai banchi su cui siedono gli

Apostoli.

Ha quindi luogo una cerimonia semplice e famigliare, e forse

proprio per questo ancora più significativa e significante.

Suor Elena Espinoza, cilena, dal 1979 ha fatto parte, prima in

Cile poi in Italia, della congregazione di Santa Marta, Ordine

fondato nel 1878 dal vescovo Tommaso Reggio, insegnando nel-

la scuola primaria; dall’agosto 2013 le è stato concesso di stare a

Međugorje con padre Silvano.

A mons Sigalini rinnova in forma privata i propri voti di povertà,

castità ed obbedienza; voti già professati nelle mani del suo di-

rettore spirituale, padre Silvano, durante l’annuale Convegno

delle Mille Ave Maria a Međugorje proprio un anno fa.

I voti di suor Elena comprendono anche l’impegno al servizio e

alla preghiera per l’Associazione degli Apostoli della Pace.

"La professione che ho fatto è stata molto bella perché ac-

compagnata da voi Apostoli… ho sentito tra voi molte persone

che mi hanno detto ‘Ho pregato per te, ti accompagno, ti ac-

compagnerò’… queste sono bellissime cose che ci aiutano a con-

tinuare il cammino con più gioia, con più slancio, sapendo che

siamo accompagnati da tante persone, perché nel cammino di

santità dobbiamo essere aiutati. Sappiamo che per le persone

che si consacrano al Signore non è una vita facile, veniamo

spesse volte tentati, però quando abbiamo un accompagna-

mento forte la tentazione e il diavolo non ci fanno paura, ci

spaventano ma non ci fanno paura…”

(Suor Elena di Međugorje)

La speranza, di padre Silvano e di tutti, è che suor Elena possa

essere solo la prima dei consacrati, "il piccolo granello di sena-

pe” capace di dar vita a una nuova congregazione, anch’essa ri-

conosciuta dalla Chiesa.

"L’emozione che ho avuto in San Pietro è stata una cosa bel-

lissima, guarda! mi veniva da piangere... io sono stata qui un

sacco di volte, perché ho vissuto in Italia più di 33 anni e a Ro-

ma abbiamo la casa generalista, e però trovarmi lì nella casa

di S. Pietro dopo avere professato i voti... guarda! mi sono e-

mozionata tanto che credevo di non farcela!”

... e poi eri così elegante, l’ha detto anche mons Sigalini...

"Elegante, sì!... con i vestiti che mi ha scelto la Madonna... e io li

ho indossati perché era un momento veramente bello e doveva

essere una giornata luminosa per me e per tutti gli altri... mi

volevo presentare bene, non solo agli altri ma anche a Gesù per

dire Sì nuovamente e per tutta la vita e quindi il vestito per me

voleva dire Luce Gioia Speranza... qualcuno mi ha detto che e-

ra color pesca, qualcun altro arancio... per me era un colore al-

bicocca bellissimo... e quindi mi sono sentita molto bene vesti-

ta in questo modo...”

(Suor Elena di Međugorje)

Suor Elena rinnova i propri voti a mons. Sigalini

4 | Notiziario

Roma. Piazza San PietroLunedì 7 dicembre 2015 Ore 12,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Gli Apostoli lasciano sorridenti San Pietro dopo il riconoscimento dell’Associazione e la consacrazione di suor Elena

In conclusione della cerimonia in San Pietro padre Silvano rin-

grazia il vescovo Sigalini "perché ci ha presi con coraggio per

mano come figli adottivi per portarci dentro la Chiesa”.

"Poi sono stati molto belli anche i momenti che abbiamo vissuto

dopo la messa, che chiariscono come il carisma di questo mo-

vimento degli Apostoli della Pace è la preghiera: dal Santissi-

mo c’erano gli Apostoli della Pace a fare adorazione, all’altare

di san Giuda Taddeo c’erano gli Apostoli della Pace, da san Gio-

vanni Paolo II c’erano gli Apostoli della Pace, vai a Santo Spiri-

to e ci sono gli Apostoli della Pace...

È un movimento di gente che prega, che ama la preghiera e che

dà il primo posto nella propria vita al Signore, perché si poteva

anche andare a Piazza di Spagna o in qualche altro bel posto di

Roma nelle ore libere e invece siamo stati tutta la mattina a pre-

gare spontaneamente, senza nessun obbligo, ecco.”

(Alessandra di Genova)

A mezzogiorno, nei pressi del grande obelisco e del presepe di

Piazza San Pietro, rientrati tutti dalla visita alla chiesa di Santo

Spirito in Sassia e da altri luoghi di preghiera, padre Silvano ai

suoi Apostoli raccolti in piedi attorno a lui sottolinea le similitu-

dini con le prime pagine degli Atti degli Apostoli.

"Venuto poi il giorno di Pentecoste, gli Apostoli si trovarono tutti

insieme nel medesimo luogo. All’improvviso scese dal cielo un

suono come un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e

riempì tutta la casa dove erano seduti. Apparvero quindi ad essi

come delle lingue di fuoco separate e si posarono sopra ciascuno

di loro. Sicché tutti furono ripieni di Spirito Santo e incomincia-

rono a parlare lingue diverse, secondo che lo Spirito Santo dava

ad essi di esprimersi.”

"Le meraviglie di Dio! - dice padre Silvano e prosegue. - Benissi-

mo! È esattamente quello che è successo a noi questa mattina.

Eravamo sotto lo Spirito Santo della cattedra di San Pietro, e con

questa celebrazione Lui è sceso su di noi e ci ha confermato nella

nostra missione per bocca di mons. Sigalini: ‘Pregate le Ave

Maria per l’apertura dei cuori di tutti quelli che verranno qui a

chiedere la Misericordia’. E quindi noi siamo chiamati ad annun-

ciare ai cuori di tutto il mondo la Misericordia di Dio!”

"Il Signore sia con voi e vi benedica...” conclude padre Silvano e

la benedizione dà il via al ritorno al Salesanium per gli incontri

del 1° Convegno degli Apostoli della Pace.

Una mattinata alla grande, si potrebbe dire, questa del 7 di-

cembre 2015 a Roma, che va ad aggiungersi, nel nostro diario,

alla giornata di ieri 6 dicembre interamente dedicata a santa

Maria Goretti, patrona dei giovani del mondo e titolare della

Casa che a Međugorje ospita le pratiche religiose di padre

Silvano e dal 2004 al 2010 è stata la base operativa, anima e

cuore, del Progetto Eleonora, un intervento compiutamente

umanitario a sostegno di famiglie cattoliche croate e dei loro

bambini, profughi a causa delle guerre dei Balcani del 1991-95,

che ancora vivevano precari in un Campo non lontano da Među-

gorje.

Notiziario | 5

Salesianum,Domenica 6 dicembre 2015 Ore 7,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

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Nell’auditorium del Salesianum gli Apostoli seguono la via crucis di padre Silvano dedicata a Maria

| Notiziario

Gli Apostoli della Pace sono ospitati al Salesianum. Un complesso

grande e funzionale, nel verde, sulla via della Pisana a pochi chilo-

metri da Roma. Ampi spazi, belle camere, buon servizio ristora-

zione, cappella e un attrezzato auditorium per gli incontri del 1°

Convegno degli Apostoli della Pace.

Il primo incontro, nella mattinata del 6 dicembre, è stato riserva-

to alla via crucis con il metodo di padre Silvano; una via crucis per

l’occasione ritagliata su santa Maria Goretti. Nel suo percorso,

dopo avere messo tra i chiodini che ci angustiano quello del terro-

rismo a Roma e ovunque, padre Silvano evidenzia le grandi virtù

della santa bambina.

Fortezza: è un dono dello Spirito Santo, aiuta a superare la pigri-

zia, fa sì che tutti i talenti, i doni di grazia che Dio ha messo nel no-

stro cuore diventino progetti realizzabili dentro parole, gesti di

carità, progetti realizzati. Dopo che il padre era morto di malaria,

era Marietta Goretti che ripeteva "Camperemo, mamma, ve-

drai!”.

Sapienza: al fratello Angelo che piange perché non ha le scarpe

nuove per il giorno della sua prima comunione Marietta, così la

chiamavano tutti, dice "Angelo, non fare così! Gesù non guarda le

scarpe, guarda il cuore”. Questa bimba a 11 anni sapeva distingue-

re l’essenziale da quello che essenziale non è: questo è la sapienza.

La sapienza che produce nel cuore tre effetti: stupore, gratitudine

e semplificazione delle cose; Marietta sapeva benissimo dove

stava andando, aveva la speranza ed aveva anche la sapienza che

scarta le cose non essenziali, che ci tengono lontano dalle mete

importanti cui siamo diretti.

Purezza: "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Un cuore

puro è un ambiente, un humus dove la grazia fiorisce, al contrario

la mancanza di purezza è un terreno sterile per la grazia. Alessan-

dro vedeva il fango della palude, si lamentava; Marietta invece

aveva la purezza che le consentiva di alzare lo sguardo e di arriva-

re a Dio.

Perdono: questa bimba abituata a tenere la mano di Dio con il

suo rosario in famiglia tutti i giorni non ha guardato giù neanche

un minuto: "certo che perdono Alessandro, lo voglio vicino a me

in Paradiso.” Guardava molto in alto, non si è lasciata tirare in

basso da quel criminale che l’ha massacrata, ha continuato per la

sua via del bene. Non si è lasciata chiudere nel carcere del risenti-

mento.

Speranza: la speranza è un’altra grande virtù per superare tanti

chiodini e Maria Goretti aveva una speranza fortissima; quando

negli ultimi suoi istanti riferendosi ad Alessandro Serenelli dice

"certo che lo perdono e lo voglio vicino a me in Paradiso!” lei si

sentiva già con un piede in Paradiso, per lei era una realtà chiara,

certa, che orientava le sue scelte della vita. Non si è smarrita lungo

la via. Aveva chiaro dove stava andando e per questo aveva tutta

questa forza, non era confusa.

Alla fine della via crucis, dopo quella personale e quella per chi

abbiamo nel cuore, padre Silvano dedica la terza grazia, quella

per i tanti, agli Apostoli della Pace che ai primi di dicembre

2015 sono diventati quasi 7.000 nel mondo, raccolti in 690

Cenacoli.

Tra i più lontani ma anche più attivi quello in Messico.

Ferriere di Conca,Domenica 6 dicembre 2015 Ore 9,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario

Alla Cascina antica di Ferriere di Conca la scala sulla quale Marietta Goretti ha ricevuto i diciotto colpi che la porteranno alla morte

Coi pullman si lascia il Salesianum, in direzione Agro Pontino.

Il paesaggio si fa mosso da su e giù anche profondi e in alcuni

punti sassosi; poi terreni incolti dominati da ciuffi di erbe alte la-

sciano il posto a campi lavorati; le tipiche chiome di pini maritti-

mi, eucalipti e palme da dattero fanno cornice a belle ville e case;

avvicinandosi al comune di Nettuno estese e ordinate coltivazioni

di viti e di kiwi si alternano a campi ben lavorati.

Guardando il paesaggio fertile non è facile immaginarsi queste

terre nel 1896, quando la famiglia Goretti, padre madre e sei figli

(il settimo era morto a pochi mesi dalla nascita), è arrivata qua da

Corinaldo, provincia di Ancona. Basta riascoltare il commento

alle immagini in apertura del film del 1949 ’’Cielo sulla palude’’ di

Augusto Genina: ’’...desolata, immensa, selvaggia solitudine, per

chilometri e chilometri non una casa, non un viso, non una fonta-

na, eppure l’acqua è ovunque: immobile, putrida, limacciosa, te-

tro regno della febbre e della morte. Questa terra malvagia,

paurosa, di alberi nudi e contorti solo 50 anni fa circondava Roma

di un deserto di acqua e di fango. Gente semplice, feroce, supersti-

ziosa l’abitava, unita dalla miseria e dalla fame, dalla lotta contro

la malaria e la morte ... gente che non potendo più nulla sperare

dagli uomini domandava a Dio un conforto e un aiuto’’.

Sui pullman, nel viaggio di avvicinamento a Roma degli Apostoli

di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia (dalla Sicilia, sospesi i

voli aerei causa cenere dell’Etna, sono arrivati con un viaggio im-

provvisato in pullman, dalla Sardegna in aereo), è stato proiettato

il film per la tv ’’Maria Goretti’’ di Giulio Base, del 2003; nella

parte di Maria una giovanissima Martina Pinto - che nel 2005,

all’interno del Progetto Eleonora, andrà come volontaria a Me-

djugorje a far giocare e cantare i bambini del Campo profughi - e

tra gli altri attori Flavio Insinna e Claudia Kol.

’’Mi ha colpito molto la visione del film preparatorio che ho vi-

sto sull’autobus, mi sono molto emozionata e ho capito il perso-

naggio e la situazione; il film ha avuto un ruolo importante, ieri

ho tradotto sui luoghi le emozioni che avevo percepito, ma so-

prattutto quando sono entrata nella casa ho ricevuto un’emozio-

ne particolarissima; poi padre Silvano ci ha introdotti con la

preghiera e con i testamenti di Maria Goretti ma anche di

Serenelli; e mi ha colpito moltissimo il testamento che lui ha la-

sciato come resoconto; il perdono che questa bambina ha dona-

to gli ha salvato la vita e io mi sono sentita come Alessandro Se-

renelli perché nella mia vita comunque qualche nodo nel cuore

ce l’ho, è chiaro. Prendere coscienza della grandezza del perdo-

no anche per i nostri errori, per quello che noi stessi non riuscia-

mo a perdonarci è un’emozione incredibile.’’ (Rossana di

Como)

’’Devo dire che sono partito proprio ‘alla cieca’, però vedendo il

film sul bus mi ha colpito molto la figura di santa Maria Goretti e

ho avuto quasi un momento di… come dire… voglia di buttare

via tutto perché io che sono attaccato alle cose, a questo e a quel-

lo, vedendo che lei invece faceva capo per tutto alla Divina Prov-

videnza mi ha lasciato molto perplesso e ha dato anche a me que-

sta fiducia, come dire ’abbandonati a Lei e vedrai che le cose an-

dranno bene!.’ Devo dire grazie anche a questo film che mi ha col-

pito tantissimo. Inoltre l’essere stati nei luoghi dove lei ha vissu-

to mi ha aumentato ancora di più questa fiducia.’’ (Alessandro

Magno)

La casa dove nel 1896 i Goretti andarono ad abitare assieme ai

Serenelli ha conservato, grazie a un accurato restauro filologico,

la struttura, le trabeazioni in legno e la disposizione delle stanze

originali: quella dove dormiva Maria coi suoi fratelli, quella di

Alessandro Serenelli (indicata da una targa in ottone come ’’Ca-

mera dell’uccisore’’), la cucina comune, il ballatoio sul quale la

bambina ha ricevuto i feroci colpi che l’hanno portata a morte.

Grazie anche all’aiuto di immagini d’epoca con povera gente mal-

vestita e baracche di paglia e fotografie di scena del film ’’Cielo

sulla palude’’, tutto nella casa trasmette forti sensazioni ‘d’epoca’,

nonostante le stanze siano continuamente affollate di persone in

transito, silenziose o che pregano, visibilmente prese dalle pro-

prie emozioni.

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Ferriere di Conca,Domenica 6 dicembre 2015 Ore 10,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

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Gli Apostoli ascoltano le prime informazioni sulla vita della famiglia Goretti nell’Agro Pontino

Una gentile suora ai piedi della scala posteriore che porta alle

stanze della casa fornisce informazioni umane e religiose su

Maria e la sua famiglia trasferita da Corinaldo a Collegianturco,

nei pressi di Paliano, e successivamente qui a Ferriere di Conca,

a 10 chilometri da Nettuno, nella casa detta Cascina antica; qui i

Goretti, fino alla tragedia finale, hanno condiviso miseria e fati-

che con i Serenelli: padre alcolizzato e figlio con problemi psicolo-

gici.

I consunti edifici industriali che si intravedono alle spalle sono la

ferriera e la cartiera ancora in funzione ai primi del Novecento;

nel fosso ora senz’acqua a fianco della casa Marietta lavava i

panni della sua famiglia e dei Serenelli; in queste cascine si alleva-

vano anche cavalli per l’ippodromo delle Capannelle; fino e ben

oltre i pali e i fili della luce laggiù in fondo sui quali spiccano neri

nella leggera foschia cornacchie e branchi di storni, ovunque qua

intorno era terra paludosa infarcita dei miasmi e delle zanzare

che davano la malaria. Anche il padre di Maria ne rimase ben pre-

sto vittima. E la bambina si sobbarcherà un pesante aggravio di

lavoro e di fatiche per mandare avanti la casa supplendo alla

grave perdita.

Tutto questo, oltre alla morte di Maria preceduta dal perdono al

suo assassino e in grazia di questo la conversione e il toccante te-

stamento di Agostino Serenelli, ricorda padre Silvano parlando

nella cucina della Cascina antica oggi diventata una piccola cap-

pella con ancora la cappa del camino e al centro l’altare dedicato a

Maria Goretti; anche gli Apostoli sparsi nel cortile intorno alla

casa lo possono ascoltare attraverso l’impianto di amplificazione

guardando, e non senza un’aggiunta di emozione, il piccolo balla-

toio alla fine delle scale esterne, appoggiato alla facciata di un

rosa antico stinto: lì Maria Goretti riceverà i colpi mortali che le

hanno aperto la porta della santità.

’’Voglio ringraziare santa Maria Goretti perché l’ho sentita

viva. Sapevo la storia della sua vita e tutto, però ieri visitando

per la prima volta il luogo dove lei ha vissuto l’ho percepita viva e

quindi il Signore mi ha fatto capire questo: i santi sono persone

vive che ci accompagnano ogni giorno, ci proteggono, ci indica-

no la strada… e questa bambina ieri si è fatta presente. E quindi

sono stata veramente molto contenta.

Inoltre mi ha colpito tantissimo, di santa Maria Goretti e della

sua famiglia, il fatto che in questa famiglia si pregava tantissi-

mo, e quindi l’importanza della preghiera in famiglia.

Questa bambina ha potuto fare tutto quello che ha fatto grazie

alla sua famiglia, all’insegnamento che ha ricevuto lì.

Mi sono venuti in mente i messaggi dove la Madonna dice ’’pre-

gate in famiglia’’: Lei dice così perché è la famiglia dove ogni

membro riceve la forza della preghiera, la forza del vivere.

Quindi se la Madonna ci invita a pregare per la famiglia ci sarà

un motivo, ecco perché noi dobbiamo ritornare alla preghiera in

famiglia.’’ (suor Elena di Medjugorje)

’’In questo anno del Giubileo della Misericordia la figu-

ra di santa Maria Goretti è proprio l’esempio che noi do-

vremmo avere, perchè è dai bambini che si prende esem-

pio: io ho tre figli e mi rendo conto che loro mi insegnano più di

quanto io possa insegnare loro. E santa Maria Goretti ci inse-

gna con la sua testimonianza d’amore che non ci sono vie di mez-

zo: il Signore lo ami o non lo ami, o credi in Lui o non credi in Lui,

perciò nel momento in cui tu lo ami hai delle responsabilità, non

puoi dire ‘lo amo a metà’ o lo ami e lasci tutto o non lo ami,

non ci sono vie di mezzo.’’ (Francesca di Genova)

’’Non sempre nel nostro mondo sentiamo parlare in modo lumi-

noso e limpido di santa Maria Goretti, a volte usano questo no-

me per definire alcuni comportamenti delle nostre ragazze per-

ché non la conoscono bene, se no non si esprimerebbero in que-

sta maniera tutta sbagliata: è una figura stupenda, un gran-

de esempio per tutti noi, ho preso anche il libro perché voglio ap-

profondirla, la storia del perdono ha colpito tutti.’’ (Nerina di

Roncadelle, BS)

’’Non avrei dovuto venire perché devo fare la dialisi ogni due gior-

ni, ma alla fine sono contentissimo di avere fatto questa scelta,

perché sono rimasto colpito da tutto e in particolare nella casa di

santa Maria Goretti dove ho capito la vita che ha fatto questa

bambina e il coraggio che ha avuto a perdonare; questo mi ha

esaltato, mi dice di continuare sulla strada del perdono perché

anch’io ho tante cose da perdonare e da essere perdonato.’’ (Ro-

mano di Brescia)

| Notiziario

Nettuno.Domenica 6 dicembre 2015, pomeriggio

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario

Messa nella cripta di santa Maria Goretti nella Basilica della Madonna delle Grazie a Nettuno: i concelebranti e il coro degli Apostoli

| 9

Il pranzo era programmato in un ristorante con un salone in

grado di ospitare tutto il gruppo dei 200 Apostoli. Il Cenacolo di

Nettuno, padrone di casa, oltre alla giornata e al Convegno ha or-

ganizzato una piccola lotteria con in palio un quadro di santa

Maria Goretti regalato dalla sorte alla componente di un Cenacolo

di Sassuolo.

"La sera del nostro arrivo padre Silvano ha parlato della vita di

santa Maria Goretti e del suo assassino, mi ha fatto riflettere sul

percorso interiore di due vite e il giorno dopo, nella casa di Ma-

rietta, ho sentito un’emozione grande. Per questo quando mi

hanno dato il suo quadro mi sono fatta dieci domande ‘e perché è

toccato a me? e cosa mi vorrà dire?’... eravamo in 250 persone

perché ha scelto me? e forse la risposta non arriverà mai o forse

dipenderà da me...” (Anna di Sassuolo, MO)

Bello a fine pranzo - è proprio il caso di dire dulcis in fundo - il

pensiero avuto da diversi Cenacoli di portare dolcetti per tutti e da

tutti apprezzati. Piccole cose, se vogliamo, che però fanno da

buon viatico al trasferimento pomeridiano verso altri luoghi ed

emozioni gorettiane.

La Basilica della Madonna delle GrazieLa giornata si è fatta un po’ bigia, a Nettuno, ma aggiunge fascino

alla spiaggia deserta e al mare che fondono i loro grigi brillanti

con quello del cielo. Spicca invece, per le dimensioni e il colore

marrone vivo, il grande santuario Basilica della Madonna del-

le Grazie. Ne fa parte anche un museo dedicato a Maria Goretti e

alla sua famiglia, alla vita nel malarico Agro Pontino e anche ad

Alessandro Serenelli dopo la sua redenzione in carcere e gli ultimi

anni passati in umile espiazione in un convento.

Nella cripta in una teca davanti l’altare è conservato il corpo della

giovanissima santa; lungo le pareti della chiesa moderni mosaici

ricostruiscono cronologia e momenti salienti della vita e morte

della "bambina di Dio”, come l’ha chiamata papa Giovanni Paolo

II in una preghiera che le ha dedicato. Qui padre Silvano concele-

bra la messa con tre sacerdoti. Nell’omelia ritratteggia, non senza

commozione, un vivido ritratto di Maria, ripercorre la sua vita,

sottolinea ancora una volta le sue non comuni qualità umane e re-

ligiose.

"Vedendo il film su Maria Goretti è iniziato un percorso durato

questi giorni che mi ha molto arricchito. Innanzitutto la spiri-

tualità che si respirava nella casa dove lei era morta, poi il per-

corso è continuato con il ‘macigno’, in senso positivo, del perdo-

no che ha permeato queste giornate ed è esploso con l’omelia del-

la messa a Nettuno, quando ho visto padre Silvano commuover-

si parlando di Maria Goretti.” (Rossana di Sassuolo)

Alla Tenda del PerdonoCi si raduna negli spazi di una scuola materna dove i tre sacerdoti

indiani che accompagnano gli Apostoli continuano, assieme a

padre Silvano, a confessare chi lo desidera. A fianco, aldilà della

strada, c’è lo stabile del vecchio ospedale di Nettuno con un picco-

lo giardino interno con piante di ulivo; qui è stata portata Maria

Goretti ferita mortalmente, qui ha vissuto la sua agonia finale e

infine qui, sollecitata dal sacerdote che la confessava, ha perdona-

to Alessandro Serenelli, il suo giovane assassino. Questa stanzetta

è diventata un luogo davvero ricco di suggestioni, soprattutto reli-

giose; un piccolo tempio chiamato la Tenda del Perdono e al Per-

dono votato. Per entrare si deve fare la fila. Dentro ci sono alcune

corte file di banchi e in fondo un altarino. All’ingresso si può pren-

dere il foglietto predisposto da padre Silvano, da compilare per

poi lasciarlo cadere in un contenitore nei pressi dell’altare sul

quale riverberano le fiammelle dei tanti ceri accesi.

Nettuno.Domenica 6 dicembre 2015 Ore 7,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

10 | Notiziario

L’altare nella Tenda del Perdono a Nettuno con i bigliettini di perdono personale compilati dagli Apostoli della Pace

Sul rustico bigliettino è scritto:

"Certo che perdono Alessandro e lo voglio vicino a me in

Paradiso” (Maria Goretti)

Signore Dio tu ci perdoni e ci offri questo anno straordinario della

Divina Misericordia perché ci vuoi accanto a te in Paradiso, grazie

di cuore.

Padre anch’io desidero uscire dal carcere del risentimento e per-

donare .....

Ti chiedo per quella persona il perdono e il Paradiso”

Dove ci sono i puntini va scritto il nome della persona che si inten-

de perdonare. Un’azione semplice ma non così facile, ricca di va-

lenze religiose e di implicazioni emozionali.

"La cosa che mi ha colpito di più è stata domenica sera la picco-

la cerimonia alla Tenda del Perdono, perché per me una co-

sa difficilissima da fare è proprio il perdonare; a parole è facile

dire ‘perdono la tal persona’ ma poi ho provato e magari nei con-

fronti di alcune persone che mi hanno fatto dei torti prima o poi il

risentimento si riaffaccia nel cuore quando lo incontri, quando

qualcosa te lo fa ricordare; quindi già lo scrivere il nome su un

biglietto e dire ’Dio tu mi hai perdonato, adesso io perdono que-

sta persona’ è un passo avanti, è già una cosa più tangibile, più

concreta.

Ho anche pensato che il perdono è un percorso, perché pochi

riescono a perdonare così di petto, con il perdono immediato che

gli viene dal cuore come santa Maria Goretti, che con un sorriso

in punto di morte dice ’perdono Alessandro e lo voglio con me in

Paradiso’; ma d’altronde lei è una santa, quindi io mi acconten-

to di fare un passettino alla volta, ma voglio proprio costrin-

germi ad esercitarmi su questa cosa, esercitarmi a perdonare.”

(Eleonora di Brescia)

"Santa Maria Goretti, di cui io già un po’ conoscevo la storia e

tutte le cose, mi ha fatto ripensare a persone vicine a noi che non

riescono a perdonare, quindi mi ha dato una spinta in più per

aiutare queste persone: infatti abbiamo pensato al progetto di

un Cenacolo di quelli che non riescono a perdonare, che

sono tanti, tra vicini e familiari, tra genitori e figli. Un’esperien-

za veramente toccante. Santa Maria Goretti mi ha dato nuova

forza in più, perché non è facile aiutare queste persone.” (Vera di

Catania)

"Una decina di anni fa ho subito un grosso torto, roba che

uno avrebbe potuto anche uccidersi, per un lungo periodo non

dormivo di notte e di giorno avevo gli occhi stralunati... poi ho

saputo cogliere lo Spirito Santo, cosa che non sempre riesce: io

nei confronti di quella persona che me ne ha fatta una delle sue

non ho mai provato né odio né risentimento; non so se posso a-

verlo perdonato perché non gli ho mai detto ‘ti perdono’, però

anche qualche giorno fa ho pensato ‘poveraccio, chissà cosa ti a-

vrà spinto’... e nonostante io ne avrò ancora per tanto tempo per

fare fronte a quanto è capitato, dormo sereno e ringrazio tut-

ti i giorni il Signore per avermi permesso di accettare il

suo aiuto.” (Marcello di Padova)

"Mia madre me l’aveva raccontata da bambina, la storia di Ma-

ria Goretti, ma io l’ho sempre presa sottogamba; però durante il

film mi ha colpito molto il fatto del perdono. Io ho 59 anni, sono

maestra, dovrei dare buon esempio, però nella mia vita privata

ho avuto occasioni e momenti in cui il perdono non l’ho dato. Nel-

la tenda del perdono io non ho scritto un nome, ne ho scrit-

ti tanti, nove o dieci, e solo ieri scrivendo tutti quei nomi, vera-

mente tanti, mi sono finalmente tolta qualcosa dal cuore e di dos-

so e per me è stata un’esperienza bellissima.” (Paola di Sassuolo,

MO)

Nettuno.Domenica 6 dicembre 2015 Ore 18,00

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario

Padre Silvano prepara gli Apostoli alla visita alla Tenda del Perdono nell’ex ospedale di Nettuno

’’Come direbbe padre Silvano: ’una meraviglia!’ Ho vissuto u-

na giornata di grandissima grazia, non conoscevo bene Maria

Goretti, solo attraverso qualche racconto che ci era giunto da

padre Silvano. Ho sentito sin dal mattino una presenza parti-

colare che per me corrispondeva a una devozione interiore;

quindi non ho vissuto una giornata ordinaria, quella che vivo

regolarmente, mi sentivo in uno stato davvero particolare.’’

(Rossana di Como)

’’Ho dovuto ammettere che a 65 anni qualche errorino l’ho

commesso anch’io, mi sono confessata, ho chiesto perdono alle

persone che posso avere offeso o ferito, e mi sono resa conto che

io non mi ero mai perdonata per questi errori. Una ragaz-

za del gruppo mi ha detto che è quello che ha provato anche lei.

Se non è significativo questo...’’ (Rossana di Sassuolo, MO)

’’Non avrei dovuto venire perché devo fare la dialisi ogni due

giorni, ma alla fine sono contentissimo di avere fatto questa

scelta, perché sono rimasto colpito da tutto e in particolare en-

trando nella casa di santa Maria Goretti, capendo la vita che

ha fatto e il coraggio che ha avuto di perdonare; questo mi ha

esaltato, mi dice di continuare sulla strada del perdono per-

ché anch’io ho tante cose da perdonare e da essere perdonato’’

(Romano di Brescia)

’’Mi ha emozionato moltissimo rimanere all’interno della casa

e, a seguire, ho poi potuto godere il sacramento del perdono

con la confessione nel pomeriggio, la messa, la presenza santa e

poi la Tenda del Perdono. È stato tutto davvero emozionan-

te, ma sicuramente ho percepito un’emozione che non arrivava

da me per cui sono convinta appunto che sia stata una giorna-

ta di grande grazia.’’ (Rossana di Como)

’’Credevo che in questi giorni avrei pregato per mia figlia, per-

ché lei possa trovare il lavoro, ho pregato anche per questo ma

proprio poco poco, e invece ho pregato tanto, cosa che non pre-

vedevo, per perdonare i miei colleghi di lavoro per le cose e i di-

spetti di tutti i giorni... vado a casa liberata dalla rabbia con-

tro di loro, pregherò per loro e così magari riuscirò ad affron-

tarli, a dirgli qualcosa, vado a casa con questa leggerezza, con

questa soddisfazione: la riscoperta del perdono. Son con-

tenta!’’ (Lidia di Brescia)

’’A me ha colpito anche il fatto che Marietta è stata se-

guita da un santo sacerdote, che in punto di morte le ha

chiesto se voleva perdonare Alessandro; se non ci fosse stato

un sacerdote così forse anche la storia di santa Maria Goretti

sarebbe stata diversa; non per niente la Madonna dice di pre-

gare per i sacerdoti che sono il ponte per il paradiso; in questi

giorni ho sentito dire che noi siamo seguiti da un santo sacer-

dote, quindi ricordiamo ci di pregare per padre Silvano ol-

tre che per papa Francesco. ’’( Franco di Brescia)

’’Bel clima, si parla, si condivide, c’è tanta comunione, e-

mozioni, si socializza, tanta socialità e tanta energia posi-

ti-va. Bel clima!’’ (parole colte al volo, di un ragazzo non identi-

ficato che parla al cellulare in mezzo alla strada, nei pressi del-

la Tenda del Perdono). (...nei pressi della Tenda del Perdono a

Nettuno il 6 dicembre 2015 alle ore 18.15)

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Salesianum,7 dicembre 2015, Pomeriggio

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

12

Francesca (a sinistra) ed Etta hanno portato la loro testimonianza al 1° Convegno degli Apostoli della Pace a Roma

| Notiziario

Con le emozioni per la messa di mons. Sigalini al mattino in San

Pietro che ancora si potevano "tagliare col coltello”, dovunque ci

fosse un gruppetto di Apostoli, al pomeriggio nell’auditorium del

Salesianum si è tenuto l’incontro previsto dal programma del 1°

Convegno degli Apostoli della Pace.

Padre Silvano apre dicendo che attraverso alcune testimonian-

ze si vuole documentare il cammino che gli Apostoli stanno facen-

do e renderli consapevoli della forza di questo modo di pregare,

della capacità che ha di intervenire sul cuore delle persone e di

cambiare la qualità della vita.

A proposito del perdono di cui si è molto parlato nella giornata

dedicata a Maria Goretti, Francesca di Genova racconta come,

pregando con il suo Cenacolo per i genovesi che non riescono a

perdonare, pochi giorni dopo nel santuario della Madonna della

Guardia ha fatto un’esperienza speciale: ha sentito su di sé il per-

dono di Dio e finalmente è riuscita a perdonare suo padre che 46

anni prima se ne era andato di casa abbandonando lei, i suoi tre

fratellini e la loro mamma.

Ora finalmente il suo cuore è leggero, libero, uscito dalla gabbia

del rancore.

Etta di Verduno (CN) da tempo ha aperto cenacoli nelle carceri,

anche tra gli ergastolani. Tra questi c’è un pluriomicida plurierga-

stolano riconosciuto come un capo; un personaggio che, per i co-

dici in vigore tra la malavita, gode l’assoluto rispetto di tutti i car-

cerati, e anche il timore delle guardie.

Etta racconta che qualche settimana prima un carcerato ha man-

cato di rispetto a questo capo e tutti si attendevano il peggio; inve-

ce lui ha preso il rosario stretto stretto tra le mani, ha cominciato a

pregare e poi è andato in cappella a dire le cinquanta Ave Maria

seguito dagli ergastolani del suo cenacolo.

"Una cosa del genere” ha concluso Etta "io so che valore ha, per

questo ho pianto di gioia, perché per me è una cosa straordinaria,

ho abbracciato tantissimo il mio ergastolano perché lui ha supe-

rato non solo se stesso ma anche delle regole spietate; una cosa in-

credibile per chi conosce quel mondo e soprattutto una prova di

come la Madonna tiene le sue mani su quelli che pregano.

Questo è un esempio ma non è il solo là dentro, però è avvenuto di

recente ed è una cosa grande” conclude Etta tra gli applausi della

sala.

"Se si può aprire il cuore di un pluriergastolano...” commenta pa-

dre Silvano tra il brusio di approvazione della platea. "Questi

sono solo due dei 1246 germogli di grazia comunicati dai vari

Cenacoli dal 2 dicembre dello scorso anno ad oggi. E non me li

hanno comunicati tutti! Dobbiamo renderci conto della forza

della chiave che Maria ci ha messo in mano, di quanto vale questa

preghiera!”

Sale quindi sul palco Vera, responsabile della Sicilia, regione

dove i Cenacoli crescono in misura eccezionale come succede

dove "si mette benzina sul fuoco” dice padre Silvano: con 100 Ce-

nacoli hanno superato anche la Lombardia che ne aveva 80 con

una popolazione superiore.

Vera nel maggio 2012 ha aperto un cenacolo e al Palazzo di Giusti-

zia dove ha lavorato come cancelliere fino al 2013 ha coinvolto

colleghe e colleghi che hanno aperto altri cenacoli e c’è stata una

loro moltiplicazione a Santa Venerina, a San Gregorio, nei paesi

vicini dove conosceva molte persone e alla fine ne è nato uno

anche al Palazzo di Giustizia che si chiama proprio Cenacolo della

Divina Misericordia. Poi padre Silvano, "che ha visto che potevo

fare di più”, l’ha nominata anche responsabile di tutti i Cenacoli

della Sicilia, aprendole così un’altra grande missione.

"Dopo il secondo Convegno della Sicilia, viene da me una ragazza

dei miei cenacoli e mi dice ‘ho pensato una cosa, voglio pregare

per tutti gli apostoli e i responsabili dei cenacoli della nostra

isola’. Da maggio 2015 si è aperto questo cenacolo di Maria Regi-

na degli Apostoli della Sicilia, una cosa bellissima e da allora si

sono aggiunti moltissimi cenacoli, l’ultimo nell’ospedale di Augu-

sta proprio poco prima di partire per Roma.

Questa è la bella realtà dei Cenacoli, abbiamo conosciuto tante

persone e veramente coinvolte in questo… io ho ricevuto tanta

gioia, tanta pace, tanto amore, proprio mi è cambiato tutto, mi ha

aperto veramente il cuore al 100% e non mi fermo più davanti a

niente e quando il padre mi propone qualcosa io dico Sì!”

Salesianum, 7 dicembre 2015Pomeriggio

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario

Padre Silvano espone… al pubblico applauso Giancarlo, che da solo ha pregato milioni di Ave Maria

Padre Silvano aggiunge che ci vuole anche metodo, ordine per

fare sempre di più, perché davvero e sempre "si può fare di più” e

tutta la platea canta il ritornello della nota canzone.

Sale sul palco Giancarlo e padre Silvano lo presenta dicendo che

"nelle fantasie e nei sogni degli Apostoli della Pace rappresenta

un oggetto misterioso e irraggiungibile, un incubo; nel Museo

delle Mille Ave Maria a Međugorje c’è il suo primo assegno

di un milione di Ave Maria. Emanuela ha incontrato Giancarlo

alla Basilica di santa Anastasia che stava facendo adorazione e gli

ha detto ‘Giancarlo, tu che preghi così tanto non regaleresti alla

Madonna mille Ave Maria per le sue intenzioni?’ E lui ha risposto

‘A Maria per le sue intenzioni? ma io gliene regalo un milione!’ e

nei mesi successivi ha regalato un milione di Ave Maria alla Ma-

donna. Però, prima di riscuotere quell’assegno” racconta padre

Silvano "non avendo mai ricevuto numeri così alti da una sola

persona, trovandoci a Roma abbiamo voluto renderci conto se

queste preghiere erano reali e siamo andati a intervistarlo per ca-

pire anche se erano state fatte bene e ci siamo fatti raccontare

com’era andata, come pregava e a che velocità e ci siamo resi

conto che le aveva pregate molto molto bene tutte quelle Ave

Maria, forse era quello che pregava meglio di tutti e con tanto or-

dine e la registrazione giorno per giorno delle preghiere che lui re-

galava alla Madonna”.

Fa recitare a Giancarlo un’Ave Maria come prova e gli chiede

quante riesce a farne in un giorno a quella velocità. "Quando sono

impegnato ci impiego più di un’ora, quando sono libero in 45 mi-

nuti dico mille Ave Maria”.

"Il primo anno Giancarlo ha fatto un milione di Ave Maria” ag-

giunge padre Silvano "poi ha cominciato a dire un’Ave Maria

per ogni italiano e poi 1000 Ave Maria per ogni comune d’Italia e

questi sono 8.094 (tutti ridono per la precisione) e quindi nei tre

anni successivi ha fatto 8.094.000 Ave Maria. A quel punto non si

poteva limitare alla sola Italia e quindi abbiamo fatto una lista

delle 5.700 città più grandi del mondo regalando mille Ave Maria

a 5.700.000 persone... L’ultimo impegno che gli abbiamo affida-

to, da tre milioni di Ave Maria, l’ha portato qui stasera assolto ma

non lo possiamo svelare perché è una missione segreta... quindi

un totale di 17.700.000 Ave Maria che nessuno dei 1.500 cenacoli

da solo ha mai realizzato...” (applausi)

«Abbiamo conosciuto Giancarlo, l’apostolo che prega mille Ave

Maria in 45 minuti, che ha pregato anche per tutti gli abitanti de-

gli 8.094 Comuni d’Italia, e che alla domanda di padre Silvano

di spiegare i motivi per cui prega così tanto, forse per un grande

amore alla Madonna?, lui ha risposto con candore e genuinità:

‘Lo faccio perché amo la gente’.

Questa risposta mi ha toccato il cuore, mi ha letteralmente sor-

preso perché lui è l’esempio vivente che attraverso la recita di

semplici Ave Maria si può arrivare ben oltre l’amore per la Ma-

donna, fino alla vetta dell’amore per i fratelli, del dono incondi-

zionato e generoso della preghiera anche per gli sconosciuti.»

(Maria Grazia di S. Venerina, CT)

"Tenere in ordine il proprio cammino, avere un obiettivo da inse-

guire ci rafforza molto e Giancarlo ci conferma che possiamo fare

tutti molto ma molto di più!” conclude padre Silvano.

Padre Silvano presenta quindi Amalia, responsabile dei Cenacoli

della Sardegna, i cui Apostoli sono impegnati in progetti umanita-

ri, di carità: chi si occupa di bambini autistici, chi di quelli con

problemi di handicap, chi va all’ospedale… "In Sicilia” commenta

padre Silvano "aderiscono alla preghiera con tanto entusiasmo...

c’è tanta benzina sparsa che se passi col fiammifero prende fuoco

subito... lì ho trovato la concretizzazione della preghiera nella ca-

rità in una maniera statisticamente impossibile: su 100 persone

80 e forse anche di più erano impegnate nella carità, qualcuno già

di suo, qualcuno grazie alle preghiere del Cenacolo”.

Amalia racconta il suo Cenacolo e l’associazione di volontariato

che ne è nata nel 2011.

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Salesianum, 7 dicembre 2015Pomeriggio

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

14 | Notiziario

Padre Silvano mostra l’assegno delle 20.943 Ave Maria recitate dagli Apostoli in San Pietro, confermate dalla calcolatrice in primo piano sotto

Nel giugno di quest’anno la nostra Associazione è stata inserita in

un progetto scientifico nazionale volto alla prevenzione dell’isti-

tuzionalizzazione; abbiamo stipulato un accordo diretto con le

varie istituzioni per la sanità, servizi sociali, scolastici, tribunale

minorile. Psicologi e assistenti sociali competenti dopo una serie

di esami scelgono dieci famiglie che vengono inserite nel progetto

"Pippi”: fa parte di un programma scientifico nazionale e si pro-

pone di dare ai genitori un supporto temporaneo, circa 18 mesi,

ma intenso per prevenire l’allontanamento dei minori dal nucleo

famigliare.

Noi siamo stati chiamati a collaborare. Cosa facciamo in concre-

to? Alcuni si occupano di aiutare i genitori se magari hanno diffi-

coltà nella rete sociale, altri accompagnano i bambini nelle comu-

nità, altri gli offrono ospitalità nelle loro case, come faccio io,

creando così un rapporto più stretto e stabile. Da circa un anno

alla mia famiglia, scelta da un giudice, è stato chiesto di occuparsi

di una ragazzina adolescente e di diventare per lei una famiglia di

riferimento: nel fine settimana dalla comunità la portiamo a casa

nostra, lei vive con noi per alcuni giorni ma anche per periodi più

lunghi, durante le vacanze estive o di Natale…

È un inserimento per farla vivere nell’immediato in un contesto

famigliare normale, diverso da quello di origine, e anche per per-

metterle di avere delle attenzioni particolari non possibili in co-

munità, dove è costretta a condividere con gli altri bambini tutto

ciò che offrono gli operatori.

È un progetto lungimirante: da adulta questa ragazzina, se arrive-

rà a formarsi una famiglia, sarà in grado di fare una scelta impor-

tante, tra il modello della famiglia da cui proviene e il contesto più

sano che ha imparato a conoscere frequentando la nostra fami-

glia.”

"Siete una cosa stupenda!” esclama padre Silvano. "La Madon-

na ha messo gli occhi su di voi. Siete delle persone che dal punto di

vista del Vangelo fate delle cose belle... ma non basta! Insieme

alla Madonna e a Gesù potete risanare il mondo! Formate un

gruppo che insieme può affrontare sfide più grandi che coinvolgo-

no una città, una nazione.... qui c’è il potenziale per fare esplodere

la bomba atomica!” e la sua voce esplode mentre dichiara questo

con scherzosa convinzione prima di concludere "io voglio andare

via di qui con una vostra risposta, anche se ce l’ho già, a questa do-

manda: Cosa possiamo fare di più io e il mio cenacolo?”

E obbedienti gli Apostoli si suddividono in gruppetti interre-

gionali per confrontarsi su come valorizzare i talenti e quali

obiettivi darsi per il 2016. Quanto emerso da questi confronti in

relazione al talento dei Cenacoli e a cosa fare per il futuro nel

dopocena sarà illustrato, recitata la Preghiera di consacrazione al

Cuore Immacolato di Maria, dai responsabili dei gruppi.

"Si comincia sempre dal piccolo e da quanto sembra insufficiente:

ricordiamoci dei cinque pani e due pesci sufficienti a sfamare

quattro-cinque mila persone e del granellino di senape della para-

bola che diventa più grande di tutti e i suoi rami danno riparo agli

uccelli...”ammonisce padre Silvano. "Non dobbiamo fare

quello che bisognerebbe, ma quello che si può. Altrimenti

non si va da nessuna parte.”

L’incontro del pomeriggio si conclude con la presentazione del

nuovo mosaico da comporre con l’offerta delle Ave Maria recita-

te dai Cenacoli: una riproduzione dell’originale croce per la via

crucis di padre Silvano, con due fiammelle delle virtù, le tre luci

delle grazie e la scritta "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rin-

neghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Lc, 9, 23)”.

"Siete ora passati dalla prima alla seconda elementare!...” dice

padre Silvano col suo caratteristico modo di fare. "Ora bisogna

imparare a leggere, cioè a capire, cogliere i germogli di gra-

zia. Le nostre tappe si stanno ben delineando. Invito i Cenacoli a

scegliere una categoria per cui pregare tre mesi per tre mesi. Per

crescere dovremo fare la nostra offerta, come ha fatto la piccola

Eleonora.”

Salesianum, 7 dicembre 2015Pomeriggio

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario

Attenzione, condivisioni e sorrisi non sono mancati nell’auditorium del Salesianum

Il riferimento è alla piccola Eleonora Restori di Parma, morta a

poco più di 11 anni per grave malattia, che ha offerto le sue soffe-

renze per la pace nel mondo, per i bambini dei paesi in guerra e le

anime del Purgatorio. Nel suo ricordo e nel suo nome padre Silva-

no, sostenuto da gruppi di preghiera e volontari di tutta Italia, dal

2004 al 2010 ha dato vita al ’’Progetto Eleonora’’: assistenza alle

120 famiglie di profughi cattolici croati ancora ospitati in condi-

zioni assai precarie in un Campo poco distante da Međugo-

rje; il Progetto Eleonora ha fornito assistenza sanitaria gratuita

alle famiglie, portato a studiare e giocare a Casa Maria Goretti di

padre Silvano i bambini dei tre Campi profughi allestiti intorno a

Međugorje e ha aiutato 11 famiglie a costruirsi una nuova

casa.

’’Obiettivo per il 2016’’ continua padre Silvano ’’sarà di arri-

vare ad offrire in dono alla Madonna 100 milioni di Ave Maria coi

quali comporre il mosaico della via crucis. Troverete sul sito

questo mosaico che poco alla volta realizzeremo insieme con i re-

soconti di ogni mese. Oltre alle Ave Marie il mosaico sarà alimen-

tato dall’assegno delle sofferenze personali e dall’assegno dei

digiuni, con l’offerta di un giorno di digiuno a pane e acqua come

chiede la Madonna.

Questo è il passaggio che facciamo quest’anno, quello che la Prov-

videnza e lo Spirito ci suggeriscono per dare nuova forza e vigore

al nostro percorso, perché l’Eleonora la sua parte l’ha fatta. San

Francesco nel suo testamento spirituale ai suoi frati ha detto ‘io

la mia parte l’ho fatta, adesso tocca a voi...’ quindi se ognu-

no di noi offre le sue sofferenze più piccole poi impara ad affronta-

re e comincia ad offrire anche le sofferenze più grandi. Di più

nella vita non si può fare. Questa è la chiave anche per noi per fare

un salto di qualità: piano piano, abbiamo tempo un anno, ci riu-

sciremo ma come abbiamo imparato che un’Ave Maria è prezio-

sissima perché dopo da quella impari a farne due, impari a farne

dieci - anche l’offerta di un mal di testa, di un’attesa davanti alla

Posta di un’ora, pure da queste cose poi impari come Gesù ad of-

frire anche le cose più impegnative.

Questa è la proposta che vi faccio fino all’anno prossimo’’.

Vengono invitate sul palco, per presentare i primi campioni di

sofferenza che andranno a comporre il mosaico, Francesca e

Luisa ’’perché - sottolinea padre Silvano - le offerte personali

saranno loro a dare nuovo vigore e nuova linfa al nostro per-

corso’’.

La siciliana Francesca racconta con brio il disagio vissuto, e of-

ferto alla Madonna, nel viaggio per venire a Roma da Catania,

dopo che le compagnie aeree hanno sospeso i voli a causa della ce-

nere eruttata dall’Etna. ’’Questo nostro tragitto tra problemi e ri-

tardi è diventato un vero e proprio pellegrinaggio e abbiamo coin-

volto altri viaggiatori nella nostra recita delle Mille Ave Maria e

pure fatto proselitismo sui Cenacoli’’.

Francesca ha aperto 7 Cenacoli e ciascuno prega per una categoria

specifica tra questi uno è dedicato agli anziani e un altro agli am-

malati. Le semplici Ave Maria di queste persone hanno un valore

enorme perchè uniscono le loro sofferenze alla croce di Gesù, e

così producono risurrezione per loro e per tanti. Tra l’altro Fran-

cesca raccoglie le loro preghiere con Whatsapp e questo consente

anche a chi è malato o anziano di sentirsi parte e di contribuire al

cammino del Cenacolo.

Luisa di Cremona con grande naturalezza e semplicità racconta

di essere sottoposta a chemioterapia per un tumore allo sterno e

di essere venuta a Roma in ’’pausa chemio’’. Le sue sofferenze

sono la prima offerta/tessera per il nuovo mosaico da comporre

nel 2016 con 100 milioni di Ave Maria. Dopo sette cicli di chemio-

terapia, radioterapia e un intervento le cose sembravano andare

bene ma, a inizio 2015, il male si è ripresentato; in luglio le hanno

consigliato una nuova chemioterapia e prima di iniziarla Luisa ha

chiesto di andare in pellegrinaggio a Međugorje.

’’Le preghiere hanno consentito a me e mio marito di affronatre in

modo diverso dalla prima questa seconda prova, con grande sere-

nità anche se sto proseguendo giorno per giorno queste terapie

non sapendo come andrà a finire; ho chiesto di anticipare il secon-

do ciclo di chemioterapia per poter essere oggi a Roma perché

questi tre giorni...’’ ma la fine della frase scompare sotto uno scro-

sciante applauso. Luisa racconta poi di una signora incontrata in

ospedale che non ce la faceva più a sopportare il male, voleva mo-

rire; Luisa ha pregato per lei e quando l’ha incontrata di nuovo,

benché immobilizzata su una carrozzina spinta dal marito e un

braccio fasciato al collo, era tutta sorridente e ha risposto che

stava ’’bene, benissimo!’’

| 15

Salesianum, 7 dicembre 2015Pomeriggio

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

16

Luisa ha offerto le sue sofferenze per iniziare a comporre il mosaico 2016 della Via Crucis

"Quando uno impara ad offrire, dà forza anche agli altri. Le prime

offerte fatte per il mosaico della croce sono quelle di Luisa!” com-

menta padre Silvano che quindi spiega la nuova tessera delle "7

Ave Maria per l’apertura del cuore degli Apostoli della

Pace”; le preghiere vanno suddivise tra tutti gli Apostoli, il re-

sponsabile del proprio Cenacolo, tutti coloro che svolgono un ser-

vizio nell’Associazione, padre Silvano Alfieri, mons. Domenico

Sigalini, papa Francesco e la realizzazione dei progetti della Regi-

na della Pace.

Infine padre Silvano ricorda come gli assegni vanno postati sul si-

to dell’Associazione. Le tecnologie informatiche, senza

nulla togliere alla spiritualità, forniscono al contrario un aiuto de-

cisivo per un’Associazione articolata in tutt’Italia e nel mondo

come gli Apostoli della Pace.

"Mi è piaciuta molto la giornata di ieri pomeriggio, e dire che

pensavo che in tutto il programma sarebbe stato il momento più

noioso. E invece tutte quelle testimonianze che ho sentito mi han-

no colpito, arricchito, e fatto riflettere sul mio modo di pregare,

su come mi comporto io, ad esempio come segretaria del Cena-

colo; devo fare un sacco di "mea culpa” e devo rivedere e far

rivedere tante cose. Quindi mi è servito molto questo incontro e,

con mia grande sorpresa, lo ripeto, è stata anche una delle cose

che mi sono piaciute di più.” (Eleonora di Brescia)

"Questo Convegno è stato per me un grande evento di grazia per

la preghiera e la condivisione fraterna. Abbiamo vissuto mo-

menti straordinari intensi e unici tra di noi.

Abbiamo sperimentato la bellezza dell’appartenenza a una

grande famiglia di preghiera.

Ho sentito molto forte la comunione con i miei fratelli di cammi-

no, e ho avvertito in ciascuno di noi una maggiore maturità spi-

rituale rispetto allo scorso anno.

In questa comunione anche la provenienza da diverse regioni

geografiche è stata annullata.” (Maria Grazia di S. Venerina,

CT)

"In questi giorni ho conosciuto sorelle e fratelli provenienti

da tutta Italia, ho visto come i Cenacoli siano diversi, come

Maria arricchisca i suoi figli di tanti doni e come la Sua presenza

di Mamma non faccia mai mancare la Sua bontà ai Suoi figli.”

(Cinzia di Collecchio, PR)

"Quattro giorni bellissimi, ricchissimi spiritualmente, ma an-

che giorni di amicizie, di risate belle dove uno davvero si

trova molto bene!”

(Katia di Brescia)

"Il confronto nell’auditorium mi ha fatto fare mille domande su

cosa siamo, su cosa vuole dire la preghiera, su cosa potremmo

fare per noi e per gli altri, su cosa portare al mio Cenacolo cui fi-

nora ho partecipato solo andando a recitare le Ave Maria ma la

domanda è ‘cosa si può fare di più?’... e sono fiorite un sacco di

altre domande.” (Anna di Sassuolo, MO)

"È stato bello anche quando ci siamo riuniti a piccoli gruppi co-

me chiesto dal padre, perché ho avuto modo di conoscere perso-

ne diverse e modi di pensare diversi ma tutti messi lì con amore,

con il cuore in mano, aperto, e per questo ringrazio tutti.” (Ne-

rina di Roncadelle, BS)

4. Il Giubileo Piazza San Pietro, 8 dicembre 2015, ore 6.30

Per la mattinata dell’8 dicembre l’unica cosa non prevedibile,

anche perché non preannunciata dai servizi meteo, era il cielo gri-

gio e a tratti addirittura piovigginoso. Prevedibile, ma non per

questo meno lunga e lenta nell’avanzare, la fila che già ben prima

delle 7 usciva dalla Città del Vaticano. La Piazza San Pietro deser-

ta vissuta in esclusiva dagli Apostoli della Pace il giorno prima ha

acquistato nuove valenze. La tanta pazienza necessaria nell’a-

spettare è diventata anche santa: occasione per pregare, indivi-

dualmente e in gruppi, stretti tra laici e religiosi di tutti i colori e di

tutte le lingue. Si è fatto simpaticamente notare il gruppo di ragaz-

zi di una parrocchia del Veneto per il vasto repertorio di spiritose

canzoncine di gruppo, nelle quali hanno coinvolto i giovani fran-

cesi vicini.

| Notiziario

Piazza san Pietro, 8 dicembre 2015Mattino

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario

Apostoli della Pace mescolati ai tantissimi pellegrini in Piazza San Pietro per l’apertura del Giubileo

Superato indenne il filtro delle forze dell’ordine e dei metaldetec-

tor, seguendo come poteva la lunga piuma di pavone tenuta alta

davanti da Katia di Provezze, il gruppo dei nostri Apostoli della

Pace è arrivato a sgranarsi in Piazza San Pietro pochi minuti

prima delle 9,30 e dell’inizio delle celebrazioni guidate da papa

Francesco.

I megaschermi e gli impianti di amplificazione aiutano occhi e

orecchi a sentire vicine le parole del Papa in ogni momento della

cerimonia; il cuore e la fantasia superano senza fatica la distanza

con la grande scalinata della basilica. A macchine fotografiche,

cellulari e telecamere alzate sopra il mare di teste il compito di

catturare altre immagini ricordo.

Ha smesso di piovigginare e le nuvole si vanno aprendo quando le

parole dell’omelia del Papa arrivano chiare in una piazza attenta e

silenziosa.

"Tra poco avrò la gioia di aprire la Porta Santa della Misericordia.

Compiamo questo gesto, tanto semplice quanto fortemente sim-

bolico, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, e che

pone in primo piano il primato della grazia.” Quindi anche papa

Francesco ha ricordato "un’altra porta che, cinquant’anni fa, i

Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo... un

incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua

Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiu-

sa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missio-

nario".

"Il Giubileo” ha detto il Papa concludendo l’omelia "ci provoca a

questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal

Vaticano II, quello del samaritano ricordato da Paolo VI conclu-

dendo il Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a

fare nostra la misericordia del buon Samaritano.

È Dio che ci cerca! È Lui che ci viene incontro! Attraversare la

Porta Santa, dunque, ci faccia sentire partecipi di questo mistero

di amore, di tenerezza.”

Intorno alle 11 papa Francesco, dopo avere incontrato davanti

alla Porta Santa Benedetto XVI, col quale si è stretto in un abbrac-

cio, e avere pronunciato la formula di rito "È questa la Porta del

Signore. Apritemi le porte della giustizia", ha sospinto gli storici

battenti ed è entrato in San Pietro seguito dal papa emerito e dagli

altri vescovi e cardinali.

"In Vaticano per me il momento più bello è stato quando, aperta

da Francesco la Porta Santa, il secondo a entrare è stato il papa

emerito Benedetto XVI, il nostro vecchiettino, non riusciva

neanche a camminare, mi ha fatto venire in mente le persone an-

ziane che abbiamo anche in casa e magari mettiamo da parte;

papa Francesco invece l’ha valorizzato e l’ha abbracciato più

volte, è stato per me un momento veramente commovente, più di

altri.” (Paola di Sassuolo, MO)

"Oggi in San Pietro questi quattro bei giorni si sono conclusi

nel migliore dei modi, nonostante tutta la ressa di gente siamo

riusciti a passare anche la Porta Santa.” (Marcello di Padova)

"Anche la fila per passare la Porta Santa è stata un momento di

grazia perché, dopo aver perso di vista il nostro gruppo, ci sia-

mo ritrovati insieme con padre Silvano e alcuni apostoli di Bre-

scia, Bergamo e Padova, abbiamo recitato insieme il rosario e

abbiamo varcato insieme la Porta Santa. Poi davanti all’altare

dell’Immacolata abbiamo recitato insieme l’atto di Consacrazio-

ne alla Vergine Immacolata.”

(Maria Grazia di S. Venerina, CT)

"Porto nel cuore tutte le esperienze fatte con padre Silvano ma il

percorso alla Tenda del Perdono è stato molto particolare; e sta-

mattina passando la Porta Santa l’ho rivissuto, interiormente

mi sono sentita trasformata, accarezzata, abbracciata... non so

come dirlo. Mi è piaciuto tantissimo e sono grata a tutti, in

particolare a padre Silvano” (Anna della provincia di BS)

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Piazza san Pietro, 8 dicembre 2015Mattino

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

18 | Notiziario

Un piccolo mosaico con fotografie ricordo dei giorni romani: alla casa di santa Maria Goretti, al Salesianum per il Convegno, in Piazza San Pietro

per l’apertura del Giubileo

’’Non saprei dire quale di questi quattro giorni mi è rimasto più

impresso. Ma mi è rimasto impresso un atteggiamento: la

gioia di padre Silvano per questi giorni. Credo che ieri ab-

bia portato a termine quello che da lungo tempo aspettava si con-

cretizzasse. Questo 2015 è stato per lui e per noi un anno di gran-

di soddisfazioni, a cominciare da quando siamo andati a Pale-

strina e mons Sigalini gli ha confermato che il 15 agosto avrebbe

approvato l’Associazione e poi ieri quando ha concretizzato an-

che il rinnovo dei voti di suor Elena. Sicuramente ieri è stata una

giornata fondamentale per il padre e per l’Associazione e si è

chiusa in bellezza oggi con l’apertura dell’Anno Santo. E anche

per il pellegrinaggio è andato tutto per il meglio.’’ (Franco di

Brescia)

’’Sono contenta per il viaggio, per l’amicizia, per santa Maria

Goretti e la messa in Vaticano... tutto bellissimo, ma soprattutto

mi ha molto commosso vedere i due Papi con quale dolcezza, con

quale tenerezza si sono salutati e baciati: ecco questo mi ha mol-

to commosso, alle lacrime proprio.

Vi ringrazio tutti della compagnia e speriamo di rivederci

presto tutti assieme.’’ (Fiorella di Villachiara, BS)

In piazza San Pietro, davanti al grande presepe, dopo il ringrazia-

mento e la benedizione da parte di padre Silvano, i saluti. Quindi

ognuno raggiunge il proprio pullman o, chi è arrivato coi mezzi

propri, autobus aerei e treni.

Gli Apostoli in gruppo e singolarmente tornano alla loro vita quo-

tidiana, ciascuno ai propri Cenacoli e alle proprie opere di pre-

ghiera e di carità. Li accompagneranno, sproneranno, guideran-

no nel loro impegno per tutto il 2016 le parole che padre Silvano

ha loro rivolto nel sole di San Pietro, a conclusione del 1° Conve-

gno degli Apostoli della Pace, della giornata dedicata a Maria Go-

retti, del Giubileo della Misericordia e di quattro intensi giorni di

condivisioni.

’’È stata un’esperienza di una forza tale che faccio fatica a trovare

le parole per descriverla. È stata la Pentecoste degli Apostoli

della Pace, il momento in cui lo Spirito Santo è sceso e ci ha invia-

to a una missione di preghiera confermando il modo delle Ave

Maria che da anni stiamo utilizzando, la sua capacità di agire sul

cuore delle persone, cambiando la qualità della vita di chi perdo-

na.

Il nostro gruppo era costituito da persone selezionate più volte da

Maria: siete tra quelli chiamati ad aprire Cenacoli e lo avete fatto,

tra quelli che per partecipare hanno dovuto rispondere con molta

prontezza a maggio e lo avete fatto e, da ultimo, anche la prova del

coraggio che ha ulteriormente selezionato il nostro gruppo; una

motivazione così forte, questa determinazione a rispondere per

collaborare con Maria, che certamente ha fatto la differenza.’’

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

Notiziario | 19

Primi frutti del Convegno romano

Al convegno di dicembre sono rimasta molto colpita dalle testi-

monianze degli altri Cenacoli, soprattutto dai risultati in Grazie

ottenuti da quelli che pregano sempre per la stessa categoria o che

sono ‘nati’ per una certa categoria. Mi riferisco per esempio ai Ce-

nacoli nelle carceri, ai Cenacoli sardi che pregano per i bambini di

famiglie disagiate, a quelli creati da Francesca di Catania, che ne

ha fondato uno per categoria, ma soprattutto mi ha colpito la te-

stimonianza del Cenacolo nato nel tribunale di Catania, un luogo

all’apparenza così freddo e lontano dalla preghiera.

Ho pensato che potevo applicare la loro esperienza al mio posto di

lavoro, che in effetti ha urgente bisogno di aperture di cuori: sia i

colleghi che gli utenti, infatti, vivono situazioni di grande difficol-

tà e di tensione. Oggi finalmente il mio piano si è concretizzato ed

in tre colleghe abbiamo iniziato a riunirci. Non però in uffi-

cio, dove purtroppo non è possibile, ma in una chiesa vicina. Ab-

biamo chiamato il Cenacolo "Maria consolatrice”. Io sono la re-

sponsabile e rimango responsabile anche dell’altro, "Strumenti di

Pace", che continua ad andare avanti con cinque-sei partecipanti

e che si sta specializzando nella categoria "coppie".

Volevo aggiungere che per me il Convegno di Roma è stato uti-

lissimo, è stato il primo a cui ho partecipato e mi ha dato la possi-

bilità di conoscere e capire chi siano gli Apostoli della Pace, la

loro età media, il loro cammino spirituale, le loro esperienze con i

Cenacoli. Devo dire che non mi aspettavo gente tanto in gamba e

di tale profondità spirituale. In realtà non sapevo proprio come

immaginarmeli, visto che non avevo ancora letto il libro In viag-

gio con Eleonora e non avevo avuto alcun contatto, se non con

padre Silvano alla catechesi sulla preghiera a cui ho partecipato a

Međugorje nell’agosto 2013. A Roma è stato il mio primo

contatto con altri Cenacoli e mi sono trovata immediatamente in

sintonia con tutte le persone che ho conosciuto: era come se par-

lassimo la stessa lingua. Sia domenica a Nettuno che lunedì al Sa-

lesianum, mi sono messa a "intervistare" come una matta tutti

quelli che mi avevano colpito di più, per capire come pregano loro

e come si comportano con i loro Cenacoli, per poter prendere

spunti per il mio. Poi, al ritorno dal convegno ho subito letto il

libro ed ho scoperto chi erano alcune delle persone con cui avevo

parlato, veri pilastri dell’associazione: a cominciare dal dottor

Cama, passando per alcune signore della Lombardia e alla Etta

del Piemonte e così via, una lunga fila di giganti della preghiera e

dell’azione!

Beh, mi sento davvero grata e orgogliosa di essere stata scelta

dalla Madonna accanto a persone del genere. Ora sono molto più

motivata di prima e la mia qualità e quantità di Ave Maria ne ha

tratto grande vantaggio. E poi leggendo il libro In viaggio con

Eleonora, una frase mi è rimasta impressa più di tutte, oltre alla

bellezza indescrivibile della storia raccontata nel libro. La frase

’’siamo solo servi inutili’’, ripetuta più volte dai volontari

dell’Associazione e che descrive benissimo quello che ho percepi-

to al convegno: un gruppo di persone di grande fede ma anche di

grande umiltà e semplicità, a partire da padre Silvano, che non si

comporta come un leader, ma come un "servitore" tra gli altri.

Sono molto grata a Dio per questo dono e spero con tutto il cuore

di poter partecipare al prossimo convegno romano.

Carissimi saluti

Francesca

Friburgo, 18 febbraio 2016

Francesca che ci scrive da Friburgo

Invito per il II Convegno degli Apostoli della Pace

Dagli Atti degli Apostoli della Pace

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