di Davíd Allegrati - Pietraserena · se la mia famiglia viveva già a Siena". Co-me a dire: io i...

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La senesità? Banca, contrada e chiesa. E una certezza: è sempre tutta colpa dei maledetti forestieri di Davíd Allegrati entotto dicembre duemilatredici, Sie- na. L'auditorium del Monte dei Paschi è apparecchiato per l'assemblea dei soci, ci sono un po' tutti ; c'è il socio Fiorenzani, c'è il socio Falaschi, c ' è il socio Corradi, c'è il socio Semplici . E naturalmente c'è lei, la presidente della Fondazione Mps, la socia Antonella Mansi . E' il gran ritorno della se- nesità con annesso sberleffo, è l'apoteosi della Fondazione, pardon , dell'Affondazio- ne. Affonda Alessandro Profumo , sotto i colpi dei piccoli soci - i Fiorenzani , i Fala- schi , i Corradi , i Semplici , tutti accorsi al Bar Sport ( ello) - che nella vita reale, fuori dal palco dell ' auditorium, sono consiglieri comunali, avvocati , animatori di associa- zioni , rappresentanti di organizzazioni a tu- tela dei consumatori e si battono perché la banca non finisca nelle mani sbagliate (di solito quelle dei forestieri ). Sono schierati con la socia Mansi , che vuole bocciare l'im- mediato aumento di capitale chiesto da Profumo , il presidente della banca. "Se la sua delibera sarà bocciata - dice Gabriele "Presidente Profumo, ci liberi della sua presenza, a Siena sarà sempre benvenuto, ma lasci Rocca Salimbeni" Corradi, ex consigliere comunale - il pre- sidente dovrà prenderne atto e andarsene, presidente Profumo ci liberi della sua pre- senza, a Siena sarà sempre benvenuto, ma lasci Rocca Salimbeni. Lei non è stato ca- pace di capire la nostra storia". Lei, caro Profumo, non è stato capace di capire la "senesità", gli stanno dicendo i piccoli so- ci, come quello che s'arrabbia perché Pro- fumo non l'ha chiamato "avvocato" e lui è avvocato, "qui lo sanno tutti chi sono!". Sulla senesità, Siena ha costruito il suo mito autarchico, è l'unguento per l'equili- brio perfetto di una città appartata, quell'e- quilibrio che sta fra lo strapaese e lo stra- potere, è l'ossessione di una comunità che è riuscita a mantenere integre le sue tradi- zioni, a tenere in piedi il Palio, l'unica co- sa che Siena non può cancellare, l'unica co- sa che compatta destra e sinistra, come be- ne sa l'ex ministra Michela Vittoria Bram- billa che lo paragonò alla corrida e si beccò l'anatema di tutti, centrodestra com- preso ("Non sa di che parla!"). Quando c'e- ra ancora la Fondazione in salute - detta anche la "mucchina da mungere - e i soldi non mancavano, quando sul territorio pio- vevano 233 milioni di erogazioni (2008, l'an- no record), quando ancora non erano arri- vati i suicidi a spezzare l'incantesimo di una città che pareva coperta da una cam- pana di cristallo, isolata dal mondo, appar- tata appunto, quando la senesità del Mon- te ancora non scricchiolava sotto i toc toc del mercato che bussa al portone di Rocca Salimbeni, quando insomma Siena non aveva ancora incontrato il suo cuore di te- nebra era tutto più facile; anche la senesità era più facile da difendere. Già, ma che cos'è questa decantata sene- sità? Il compianto semiologo Omar Cala- brese, nell'ultima intervista, disse che in un "eccesso di globalizzazione, di perdita del senso di appartenenza il genius loci ha un valore, un valore sia chiaro culturale, non etnico". Spiegò, al Corriere Fiorenti- no, che la senesità era composta di tre ele- menti: "L'attaccamento fortissimo al terri- torio; la compattezza sociale, il sentirsi co- munità e l'aiuto reciproco, che è simboleg- giato perfettamente dalle contrade; l'amo- re per l'estetica, il paesaggio come è stato realizzato nei secoli. Un amore che fa sì, ad esempio, che nessuno si sogni di scri- vere sui muri". Calabrese era nato a Firen- ze e a Siena viveva da tempo, era stato an- che assessore comunale alla Cultura; per questo nell'intervista disse di sentirsi un "bastardo". Come tutti i non senesi scon- tava il peccato di essere nato altrove e cer- cava di recuperare la grave mancanza - grave per uno che vuole vivere a Siena - con un riflesso pavloviano. Se fosse vivo ancora oggi chissà cosa direbbe delle zam- pe anteriori del cavallo dentro il Cortile del Podestà rotte da qualche vandalo po- chi giorni fa; probabilmente direbbe, come ha spiegato l'artista senese che lo ha rea- lizzato, Alessandro Grazi, che "questo ge- sto non può essere di un senese. In questa città i cavalli si amano, non si rompono". La senesità è che è sempre tutta colpa dei maledetti forestieri. Il paradosso di questo spirito d'autocon- servazione è che i sindaci di Siena che non vengono da Siena ci tengono a dirsi, in qualche modo, senesi; quello attuale, Bru- no Valentini, che ha fatto il sindaco a Mon- teriggioni, nella prima riga della sua bio- grafia sul sito internet per la campagna elettorale scriveva di essere sì nato a Col- le Val d'Elsa, in provincia dunque, "anche

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La senesità? Banca, contrada e chiesa. E una certezza: è sempre tutta colpa dei maledetti forestieri

di Davíd Allegratientotto dicembre duemilatredici, Sie-na. L'auditorium del Monte dei Paschi

è apparecchiato per l'assemblea dei soci,ci sono un po' tutti ; c'è il socio Fiorenzani,c'è il socio Falaschi, c 'è il socio Corradi, c'èil socio Semplici . E naturalmente c'è lei, lapresidente della Fondazione Mps, la sociaAntonella Mansi . E' il gran ritorno della se-nesità con annesso sberleffo, è l'apoteosidella Fondazione, pardon , dell'Affondazio-ne. Affonda Alessandro Profumo , sotto icolpi dei piccoli soci - i Fiorenzani , i Fala-schi , i Corradi , i Semplici , tutti accorsi alBar Sport(ello) - che nella vita reale, fuoridal palco dell 'auditorium , sono consigliericomunali, avvocati , animatori di associa-zioni , rappresentanti di organizzazioni a tu-tela dei consumatori e si battono perché labanca non finisca nelle mani sbagliate (disolito quelle dei forestieri). Sono schieraticon la socia Mansi , che vuole bocciare l'im-mediato aumento di capitale chiesto daProfumo , il presidente della banca. "Se lasua delibera sarà bocciata - dice Gabriele

"Presidente Profumo, ci liberidella sua presenza, a Siena saràsempre benvenuto, ma lasciRocca Salimbeni"

Corradi, ex consigliere comunale - il pre-sidente dovrà prenderne atto e andarsene,presidente Profumo ci liberi della sua pre-senza, a Siena sarà sempre benvenuto, malasci Rocca Salimbeni. Lei non è stato ca-pace di capire la nostra storia". Lei, caroProfumo, non è stato capace di capire la"senesità", gli stanno dicendo i piccoli so-ci, come quello che s'arrabbia perché Pro-fumo non l'ha chiamato "avvocato" e lui èavvocato, "qui lo sanno tutti chi sono!".

Sulla senesità, Siena ha costruito il suomito autarchico, è l'unguento per l'equili-brio perfetto di una città appartata, quell'e-quilibrio che sta fra lo strapaese e lo stra-potere, è l'ossessione di una comunità cheè riuscita a mantenere integre le sue tradi-zioni, a tenere in piedi il Palio, l'unica co-sa che Siena non può cancellare, l'unica co-sa che compatta destra e sinistra, come be-ne sa l'ex ministra Michela Vittoria Bram-billa che lo paragonò alla corrida e sibeccò l'anatema di tutti, centrodestra com-preso ("Non sa di che parla!"). Quando c'e-ra ancora la Fondazione in salute - dettaanche la "mucchina da mungere - e i soldinon mancavano, quando sul territorio pio-vevano 233 milioni di erogazioni (2008, l'an-no record), quando ancora non erano arri-vati i suicidi a spezzare l'incantesimo diuna città che pareva coperta da una cam-pana di cristallo, isolata dal mondo, appar-tata appunto, quando la senesità del Mon-te ancora non scricchiolava sotto i toc tocdel mercato che bussa al portone di RoccaSalimbeni, quando insomma Siena nonaveva ancora incontrato il suo cuore di te-nebra era tutto più facile; anche la senesitàera più facile da difendere.

Già, ma che cos'è questa decantata sene-sità? Il compianto semiologo Omar Cala-

brese, nell'ultima intervista, disse che inun "eccesso di globalizzazione, di perditadel senso di appartenenza il genius loci haun valore, un valore sia chiaro culturale,non etnico". Spiegò, al Corriere Fiorenti-no, che la senesità era composta di tre ele-menti: "L'attaccamento fortissimo al terri-torio; la compattezza sociale, il sentirsi co-munità e l'aiuto reciproco, che è simboleg-giato perfettamente dalle contrade; l'amo-re per l'estetica, il paesaggio come è statorealizzato nei secoli. Un amore che fa sì,ad esempio, che nessuno si sogni di scri-vere sui muri". Calabrese era nato a Firen-ze e a Siena viveva da tempo, era stato an-che assessore comunale alla Cultura; perquesto nell'intervista disse di sentirsi un"bastardo". Come tutti i non senesi scon-tava il peccato di essere nato altrove e cer-cava di recuperare la grave mancanza -grave per uno che vuole vivere a Siena -con un riflesso pavloviano. Se fosse vivoancora oggi chissà cosa direbbe delle zam-pe anteriori del cavallo dentro il Cortiledel Podestà rotte da qualche vandalo po-chi giorni fa; probabilmente direbbe, comeha spiegato l'artista senese che lo ha rea-lizzato, Alessandro Grazi, che "questo ge-sto non può essere di un senese. In questacittà i cavalli si amano, non si rompono".La senesità è che è sempre tutta colpa deimaledetti forestieri.

Il paradosso di questo spirito d'autocon-servazione è che i sindaci di Siena che nonvengono da Siena ci tengono a dirsi, inqualche modo, senesi; quello attuale, Bru-no Valentini, che ha fatto il sindaco a Mon-teriggioni, nella prima riga della sua bio-grafia sul sito internet per la campagnaelettorale scriveva di essere sì nato a Col-le Val d'Elsa, in provincia dunque, "anche

se la mia famiglia viveva già a Siena". Co-me a dire: io i tre quarti di senesità ce liho. Il suo predecessore, Franco Ceccuzzi,viene invece da Montepulciano, nella suabio elettorale spiegava di vivere a Siena daoltre un quarto di secolo e precisava: "Purnon essendoci nato, ho imparato a cono-scere questa città giorno dopo giorno, cer-cando di scoprirne, con rispetto e attenzio-ne, ogni sfaccettatura". Come a dire, purelui: io non sono dei vostri e so cosa vuoledire non essere dei vostri, ma sarò più se-nese di voi, più realista del re. E ancora:Carlo Ciampolini, prima commissario pre-fettizio e poi sindaco nel 1944-1946, era diColle; Fazio Fabbrini (1965-1966) era di Ab-badia San Salvatore. Il recente PierluigiPiccini (1990-2001) è nato a Roma. RobertoBarzanti (sindaco dal 1969 al 1974 e poi vi-cesindaco e assessore all'Urbanistica dal1979 al 1984), già vicepresidente del Parla-mento europeo, è nato a Monterotondo Ma-rittimo, un castello, ama ripetere anchelui, "della Repubblica di Siena". Come at-to di ravvedimento rispetto alle diverseumili generalità geopolitiche e anagrafi-che che non li renderebbe sufficientemen-

Gli aspiranti sindaci oconsiglieri che vanno a battezzarsi(si dice così) in una contrada peraumentare il tasso di senesità

te degni, gli aspiranti sindaci o candidatial Consiglio comunale vanno a battezzarsi(si dice così) in una contrada per aumen-tare il tasso di senesità; per dire, Piccininell'Aquila, Ceccuzzi nella Torre. Barzan-ti nella bio elettorale - a quei tempi nonc'era internet, tantomeno Twitter - vantavadi essere un Cancelliere della Tartuca,contrada della quale è stato successiva-mente Priore.

Ma la conversione può non essere suffi-ciente. Perché, come dice uno dei più stre-nui difensori della senesità, vale a dire ilpresidente del Consiglio regionale toscanoAlberto Monaci, chi ha gestito finora ilMonte dei Paschi, banca e Fondazione, nonè di Siena. Monaci, che pure lui è nato adAsciano, lo ripete sempre, quando spiegal'origine dei mali della città, che GabrielloMancini è di San Gimignano e GiuseppeMussari è calabrese (sì, ma con la mammasenese!). Vale a dire l'ex presidente dellaFondazione Mps e l'ex presidente dellaBanca che hanno condotto, con ruoli e re-sponsabilità diverse, le operazioni di rica-pitalizzazione e di acquisizione di Antonve-neta. I senesi no, dice Monaci, si sarebbe-ro appellati, nelle loro azioni, nei loro au-menti di capitale, nelle loro acquisizioni,nelle loro Antonvenete, all`amore di pa-tria". Dice il presidente del Consiglio regio-nale che "la senesità viene usata in modospregiativo, `so' senesi', ma noi siamo citta-

dini della Repubblica autonoma di Siena".Monaci, che in un'altra vita era parlamen-tare della De e che in quella attuale è riu-scito, nell'ordine, a tirare giù un sindaco(Ceccuzzi, facendogli mancare i voti in Con-siglio comunale e portando Siena al votoanticipato) e a impallinare Matteo Renziimpedendogli di partecipare come Grandeelettore alle votazioni del presidente dellaRepubblica, se potesse forse tornerebbedavvero alla battaglia di Montaperti, quan-do il 4 settembre 1260 s'affrontarono letruppe ghibelline capeggiate da Siena (mapiene di fuoriusciti fiorentini) e quelleguelfe capeggiate da Firenze. Con "amoredi patria" naturalmente.

La senesità è l'articolo 15 comma 1 del-lo Statuto della Fondazione, quello che im-pone al presidente di essere "scelto frapersone residenti nel comune o nella pro-vincia di Siena". E se uno la residenza aSiena o in provincia non ce l'ha, deve dar-sela, come il coraggio. Franco Pizzetti, exgarante della Privacy e candidato sostenu-

to dai renziani nell'estate scorsa alla guidadella Fondazione, la prese a Sovicille do-ve ha un cugino. E non si contano i presi-denti del Monte che all'ultimo momentoriuscivano a esibire un certificato di resi-denza carpito in un comune dei dintorni;così fece Piero Barucci.

La senesità ha a che fare con il sangue econ la terra; bisognava essere ai funerali diDavid Rossi, il capo della comunicazione diMps morto suicida nel marzo scorso, per ca-pire di che cosa si tratta. Bisognava esserein quei giorni nella contrada della Lupa,davanti alla chiesa di San Rocco, sotto lapioggia. Bisognava essere lì a parlare con ilcorrettore della contrada, don Sergio Volpi,che spiegava perché l'ateismo di Rossi nonera un problema e che il legame di contra-da, della comunità di contrada, è più fortedella religione.

Senesità sono le contrade che serbanouna funzione rilevante nell'organizzazionedella società. "Le contrade - dice l'ex sin-daco Barzanti - avevano una loro organiz-zazione basata sulla partizione del territo-rio urbano, ci tenevano a distinguersi dal-le compagnie religiose che fiorirono in

La distinzione tra fondazione e banca non è che non l ' hanno capita , non l'hanno mal considerata

epoca controriformistica, o di riforma cat-tolica, ma è indubbio che nel loro calenda-rio rituale, nella loro liturgia, nell'eserciziodella pietà, nella partecipazione alle festi-vità, incorporano fortemente elementi dimatrice religiosa, cattolica". La componen-te religiosa poi si è molto attenuata, le di-ciassette contrade si sono progressivamen-te laicizzate, soprattutto a partire dall'Ot-tocento, quando sono diventate associazio-ni di mutuo soccorso, ma il riferimento ter-ritoriale di una contrada resta sempre lachiesa, l'oratorio, accanto alla sede ufficia-le. "Lo stesso Palio - dice Barzanti - nel suoinsieme è una macchina celebrativa dedi-cata alla Madonna; il Palio del 2 luglio fuaggiunto come rito di riparazione nel Sei-cento a quello che già c'era, cioè a quellocorso in onore dell'Assunta a metà agosto,perché un soldato spagnolo colpì con l'ar-chibugio una statuetta della Madonna chefu da subito oggetto di devozione di massa.E lui morì all'istante".

Insomma ce n'è più d'una di senesità. Cen'è anche una deteriore, che è, spiega lostorico Mario Ascheri, "la difesa anche im-motivata, cieca, mitica, di una città assedia-

Per don Sergio Volpi l'ateismodi Rossi non era un problema, illegame con una contrada (Lupa)e più forte della religione

ta da invidiosi, la città che ha sempre ragio-ne nei confronti delle critiche esterne soloperché sono critiche, prima di chiedersi sesono fondate. Il tutto forse è aggravato dalfatto che la metà dei residenti non sono na-ti a Siena, per cui il bisogno di integrazio-ne in una realtà così compatta viene vissu-to aderendo più facilmente ai miti interes-sati alla conservazione degli equilibri con-solidati". Il paradosso è che anche Ascheri,uno dei più accaniti ideologi della senesità,è nato a Ventimiglia ed è riuscito a passa-re da una contrada all'altra: dalla Selva al-l'Onda.

La senesità è una soglia psicologica. Lasenesità è una percentuale, un confine en-tro cui stare, che di volta in volta viene ag-giornata e stabilisce la linea di demarca-zione fra il "noi" e il "loro"; noi che difen-diamo Mps dalle incursioni esterne, loroche vorrebbero metterci le mani.

La senesità è questione di numeri. Untempo c'era la soglia del 51 per cento diazioni detenute dalla Fondazione Mps dadover preservare, pareva fosse il vincoloimprescindibile di origine protetta, parevache sotto quel 51 per cento non si potessescendere, pena la perdita di controllo sul-la banca, che da sempre deve stare sul mi-tologico "territorio". Ceccuzzi, ex Pci-Pds-Ds, candidandosi alle elezioni amministra-tive del 2011, aveva come "obiettivo irri-nunciabile" quello di "rafforzare la sene-

sità della Fondazione e della Banca Mps".La difesa del 51 per cento la mise anche nelprogramma elettorale e in quei mesi - pri-ma di cambiare idea e rivedere il suo giu-dizio - diceva: "E' fondamentale che laFondazione mantenga sempre il 51 per cen-to dei diritti di voto nell'assemblea delMonte. Un impegno cui mi atterrò se saròeletto sindaco". Nel frattempo la quota de-tenuta dalla Fondazione è scesa al 33,5 percento e nei prossimi mesi, dopo l'aumentodi capitale rinviato a maggio, è destinata ascendere ancora.

La senesità, sempre per restare ai nume-ri e alle percentuali, ha difeso finché ha po-tuto il vincolo del 4 per cento che impedi-va ad altri soci che non fossero la Fondazio-ne di detenere quote di azioni della Bancasuperiori a tale soglia. Anche in quel caso,naturalmente, c'era da tutelare l'origineprotetta della banca; hai visto mai che sicontaminasse troppo con l'esterno.

La senesità produce ircocervi. Pochigiorni fa il sindaco Valentini e la localeConfindustria hanno espresso timori per-ché Mps possa finire in mano al "capitali-smo finanziario internazionale". E una vol-

Il sindaco e la Confindustrialocale temono che Mps possafinire in mano al "capitalismofinanziario internazionale"

ta è il capitalismo, una volta la globalizza-zione, una volta ancora è il 51 per cento daconservare, una volta è Profumo da scon-figgere. Solo che a un certo punto la sene-sità ha iniziato a essere un peso, il suo va-lore è diventato un disvalore. Il professorStefano Merlini, costituzionalista, inviatodal Tesoro a Siena alla fine degli anni No-vanta perché contribuisse a scrivere ilnuovo Statuto della Fondazione, in via ditrasformazione da istituto di diritto pubbli-co a privato azionista della banca, dice og-gi che quella fu un'occasione perduta. Del-le sue osservazioni fu recepito ben poco,spiega; per esempio non fu abolito il vinco-lo della residenza e non fu specificato l'ob-bligo, per essere nominati presidenti del-la Fondazione, di essere in possesso di ti-toli e competenze adeguate nel settore fi-nanziario e bancario. Fu così che un avvo-

cato penalista come Giuseppe Mussari riu-scì a prendere la guida dell'ente. E inve-ce, dice oggi Merlini, "Siena avrebbe dovu-to capire che una grande istituzione nazio-nale come era diventato il Mps non potevapiù far coincidere i propri interessi, cheerano interessi nazionali, con questo senti-mento e con gli interessi della Fondazione,che erano interessi di Siena, anche se diuna Siena proiettata nel suo vecchio im-maginario stato storico". Da quel momen-to la senesità deteriore, dice Merlini, "haammazzato la gallina dalle uova d'oro.Prenda la nomina di Mussari, è significa-tiva perché fu scelta una persona che ave-va avuto come esperienza di amministra-zione solo quella della Fondazione. Ma so-no due mestieri profondamente diversi. Ladistinzione, contenuta nella legge Amato-Ciampi, tra fondazione e banca, non è chenon l'hanno mai capita a Siena; è che nonl'hanno mai voluta prendere in considera-zione. Chi ha fatto per quattro anni il pre-sidente di una fondazione bancaria non hai titoli per fare il presidente di una banca;Mps non è la cassa di risparmio di una pic-cola media città. Ed è stata questa osmosifra ex sindaci, ex presidenti di provincia,ex dirigenti di partito, ex dirigenti dellaFondazione e alta dirigenza del Monte deiPaschi a mettere nei guai Mps in genera-le, cioè sia banca sia fondazione". Già, per-ché la senesità è anche autotrasfusione.Come quelle famiglie reali in cui ci si spo-sa fra consanguinei pur di non perdere lapropria specificità. "Come se - dice Bar-zanti - tutto ciò che riesce a sopravviveredovesse in realtà, secondo la formula diCesare Brandi, `sopravviversi', protrarsi ol-tre il limite, esistere nell'ombra che suc-cede alla luce meridiana di una volta".Scrisse Henry James alla fine dell'Ottocen-to: "A Siena ogni cosa ha superato il suomeridiano".

Ventotto dicembre duemilatredici, Sie-na. Il socio Fiorenzani, il socio Falaschi, ilsocio Corradi e il socio Semplici - forti del-la socia Mansi - hanno vinto la loro batta-glia con Profumo, il manager venuto daUnicredit, che due anni fa ha rotto la tra-dizione localista insieme all'ad FabrizioViola (vedremo se si dimetteranno davve-ro). L'aumento di capitale si potrà fare so-lo dal 12 maggio. Il canovaccio del BarSport(ello) è stato rispettato. Ora manca so-lo che qualcuno dei capitalisti finanziariinternazionali mangi la Luisona (la decanadelle paste di Stefano Benni).

Twitter @davidallegranti

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La senesità è anche autotrasfusione . Come quelle famiglie reali in cui ci si sposa fra consanguinei pur di non perdere la propria specificità