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GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
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Manuale teorico
ver. 111018.01
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
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Indice
1 INTRODUZIONE .................................................................................................................................. 4
2 CARATTERIZZAZIONE DEI TERRENI ........................................................................................... 4
2.1 Il comportamento dei terreni. Condizioni drenate e non drenate .................................................... 4
2.2 Parametri fisici e meccanici dei terreni ........................................................................................... 7
2.3 Modulo di elasticità tangenziale G ................................................................................................. 7
2.4 Peso specifico efficace ................................................................................................................... 8
2.5 Caratteristiche meccaniche del terreno per il calcolo dei cedimenti in fondazione ........................... 8
2.5.1 Caratteristiche meccaniche dei terreni in condizioni drenate ....................................................................... 9
2.5.2 Caratteristiche meccaniche dei terreni in condizioni non drenate .............................................................. 11
3 LE FONDAZIONI SUPERFICIALI NASTRIFORMI .................................................................... 13
4 VERIFICHE AGLI STATI LIMITE ULTIMI (SLU) ...................................................................... 14
4.1 Verifiche di sicurezza (SLU.GEO.A) e (SLU.GEO.B). ........................................................................ 15
5 COLLASSO PER CARICO LIMITE DELL’INSIEME FONDAZIONE-TERRENO. VERIFICHE
SLU.GEO.A ................................................................................................................................................... 17
5.1 Carico limite in condizioni non sismiche ....................................................................................... 17
5.1.1 La formula di Brinch-Hansen (1970-74) ....................................................................................................... 17
6 COLLASSO PER SCORRIMENTO SUL PIANO DI POSA. VERIFICHE (SLU.GEO.B). ........ 27
6.1 La resistenza allo scorrimento ...................................................................................................... 28
6.1.1 Compressione semplice ............................................................................................................................... 28
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6.1.2 Pressoflessione in piccola eccentricità ......................................................................................................... 29
6.1.3 Pressoflessione in grande eccentricità ......................................................................................................... 29
6.1.4 Riepilogo dei risultati ottenuti ..................................................................................................................... 31
7 VERIFICHE AGLI STATI LIMITE DI ESERCIZIO (SLE.GEO). ................................................ 32
7.1 Combinazioni di carico ed indicazioni della normativa .................................................................. 32
7.2 Terreni a grana grossa ................................................................................................................. 34
7.2.1 Metodo di Schmertmann ............................................................................................................................. 34
7.2.2 Metodo di Burland & Burbidge .................................................................................................................... 36
7.3 Terreni a grana fine ..................................................................................................................... 38
7.3.1 Il metodo edometrico .................................................................................................................................. 38
7.3.2 Metodo di Padfield & Sharrock .................................................................................................................... 41
7.3.3 Metodo di Skempton e Bjerrum .................................................................................................................. 42
8 SIMBOLI UTILIZZATI ..................................................................................................................... 48
9 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................. 50
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1 Introduzione
Nel presente manuale si illustrano i principi teorici che stanno alla base del modulo
3DMgeo, preposto alle verifiche geotecniche, in conformità alle norme tecniche di cui al
D.M. 14.01.2008 e s.m.i.. L’attuale versione del modulo 3DMgeo permette la verifica agli
stati limite di fondazioni superficiali nastriformi.
2 Caratterizzazione dei terreni
2.1 Il comportamento dei terreni. Condizioni drenate e non drenate
Il comportamento meccanico di un terreno dipende dalla velocità con cui vengono applicati
i carichi e dalla sua permeabilità. In generale un processo di carico avviene in condizioni
drenate o in condizioni non drenate, per un dato terreno, a seconda della velocità di
applicazione dei carichi stessi.
Se il carico viene applicato lentamente l’acqua ha il
tempo di allontanarsi dal volume di terreno
considerato mentre il carico viene applicato. Non vi
sono, quindi, variazioni delle pressioni interstiziali ed i
cambiamenti di volume avvengono
contemporaneamente all’applicazione del carico.
L’incremento di tensione efficace è, in ogni istante,
pari all’aumento di tensione totale applicata.
In tal caso si dice che il processo di carico è in
condizioni drenate:
a) le pressioni interstiziali rimangono costanti e pari
al valore di regime u0;
b) si ha un incremento delle tensioni efficaci pari a
quello delle tensioni totali;
c) la fase transitoria del processo di carico avviene
con variazione di volume.
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Se il carico viene applicato velocemente l’acqua non ha il
tempo di allontanarsi dal terreno ed il volume del terreno
durante l’applicazione del carico rimane costante. Il
carico provoca un aumento della pressione interstiziale
(detta sovrappressione interstiziale u ), mentre le tensioni
efficaci non variano.
In tal caso si dice che il processo di carico avviene in
condizioni non drenate:
a) le pressioni interstiziali variano mentre rimangono
costanti le tensioni efficaci.
b) la fase transitoria del processo di carico avviene a
volume costante.
Al temine dell’applicazione del carico in condizioni non
drenate la pressione interstiziale è pari alla pressione
interstiziale di regime u0 più il valore della
sovrappressione interstiziale u causata dall’applicazione
del carico che risulta u = La sovrappressione
innesca un processo di filtrazione del terreno tale da provocare l’espulsione progressiva
dell’acqua. A tale fenomeno è associata una diminuzione delle pressioni interstiziali, che
progressivamente tornano al loro valore iniziale con una conseguente e progressiva
diminuzione di volume. Il processo continua fino a che le sovrappressioni non sono
completamente dissipate e cioè fino a quando la pressione dell’acqua al contorno del terreno
non coincide con le pressioni interstiziali. Questo processo di carico viene detto di
consolidazione in cui avviene una dissipazione delle sovrappressioni interstiziali
accompagnata da variazioni di volume. La consolidazione è quindi un fenomeno di
compressione accoppiato ad uno di filtrazione.
La variazione di volume finale è la medesima a quella che si otterrebbe ad applicare lo
stesso aumento di tensioni totali con velocità tali da rimanere in condizioni drenate.
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La velocità di applicazione del carico che distingue le condizioni drenate da quelle non
drenate varia al variare del tipo di terreno. Infatti la velocita’ di filtrazione dell’acqua in un
terreno è governata dal coefficiente di permeabilita’ k che varia al variare del tipo di terreno
(a differenza del moto dell’acqua in una condotta, quello nel terreno è affetto da una
resistenza maggiore dovuta alla presenza dei grani solidi).
Si definisce gradiente idraulico (o cadente piezometrica) la variazione delle pressione
nell’unità di spazio:
La legge che governa il moto di filtrazione dell’acqua in un mezzo poroso (come il terreno)
è la legge di DARCY:
V= k i
La velocità V del fluido è proporzionale al gradiente idraulico e la costante di
proporzionalità è il coefficiente di permeabilità k (ha le dimensioni di una velocità). Tale
coefficiente dipende essenzialmente dalle dimensioni degli spazi intergranulari e, pertanto,
dalle dimensioni dei granuli. In tabella sono riportati valori tipici di tale coefficiente.
I terreni a grana grossa (GHIAIA-SABBIA) hanno una elevata permeabilità (k>10-6 m/s):
l’eventuale sovrappressione interstiziale si dissipa in tempi brevissimi. Il comportamento di
tali materiali può, in generale, analizzarsi in condizioni drenate, trascurando il moto di
filtrazione transitorio necessario alla dissipazione delle sovrappressioni dell’acqua
interstiziale.
I terreni a grana fine (LIMI – ARGILLE), invece, hanno permeabilità ridotte (k<10-6 m/s),
e si comportano inizialmente come un sistema chiuso senza moti di filtrazione (condizioni
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non drenate). Successivamente si instaura un flusso in regime transitorio (processo di
consolidazione) durante il quale si hanno variazioni delle caratteristiche di resistenza,
deformabilità e dello stato di tensione efficace. Tutto questo fino alla completa dissipazione
delle sovrappressioni interstiziali.
Quanto detto può essere assunto come corretto quando la velocità di applicazione dei carichi
non si avvicina troppo agli estremi dei valori riportati nella tabella sottostante.
2.2 Parametri fisici e meccanici dei terreni
Al fine di caratterizzare le proprietà fisiche e meccaniche di un terreno in fondazione è
necessario definire il peso specifico naturale del terreno , il peso specifico efficace del
terreno , il modulo di elasticità tangenziale G.
Per i terreni in condizioni non drenate è necessario definire la coesione non drenata uc e,
relativamente al calcolo dei cedimenti in fondazione, il modulo edometrico edE .
Per i terreni in condizioni drenate la coesione efficace 'c e l’angolo di attrito interno ' .
2.3 Modulo di elasticità tangenziale G
Il modulo di elasticità tangenziale G si può misurare attraverso prove di laboratorio su
campioni indisturbati oppure da indagini in situ attraverso la misura delle velocità delle
onde sismiche nel terreno (MASW, down-hole, cross-hole, etc…).
Con riferimento alle indagini in situ la teoria della propagazione delle onde elastiche in un
mezzo elastico indica che:
2
sG V
dove
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/sat g è la densità del mezzo bifase del terreno
'sat w è il peso specifico di terreno in condizioni di saturazione,
w è il peso specifico dell’acqua
g è l’accelerazione di gravità.
2.4 Peso specifico efficace
Per calcolare il peso specifico efficace del terreno si può ricorrere alle formule che
correlano le caratteristiche fisiche del terreno. In particolare misurando:
il peso specifico naturale del terreno ,
il peso specifico dei grani del terreno s ,
il contenuto naturale d’acqua w,
è possibile calcolare il peso secco dell’unità di volume d del terreno
1d
w
Noto d è possibile calcolare la porosità n
1 d
s
n
Il peso specifico del terreno in condizioni di saturazione risulta pari a
(1 )sat s wn n
essendo w il peso specifico dell’acqua. Il peso specifico efficace del terreno risulta pari a
' sat w
2.5 Caratteristiche meccaniche del terreno per il calcolo dei cedimenti in fondazione
Per un mezzo elastico ed isotropo il modulo di elasticità tangenziale G risulta legato al
modulo di elasticità normale E ed al coefficiente di Poisson :
2 1
EG
(2.1)
Con riferimento alle indagini geofisiche il modulo di elasticità risulta
22 (1 )sE V
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Il coefficiente di Poisson può essere ricavato
2
2
0.5 / 1
/ 1
p s
p s
V V
V V
(2.2)
in cui pV e sV sono rispettivamente le velocità delle onde di compressione (o primae) e di
taglio (o secundae).
2.5.1 Caratteristiche meccaniche dei terreni in condizioni drenate
Con riferimento ad un terreno in condizioni drenate, il coefficiente di Poisson si può
ricavare dalla relazione
0
0 1
k
k
(2.3)
dove 0k è il coefficiente di spinta a riposo che si può esprimere (Kulhawy et al, 1989):
sin
0 1 sink OCR (2.4)
in cui
0 è l’angolo di attrito interno
OCR è il grado di consolidazione, cioè il rapporto tra la massima tensione effettiva
verticale cui il terreno è stato assoggettato nel corso della sua storia precedente, e la
presente tensione effettiva verticale in sito.
Stima di OCR da Vp
Dalle (2.2) è possibile ricavare il coefficiente di Poisson e dalle (2.3) e (2.4) è possibile
stimare il grado di sovraconsolidazione OCR per un fissato valore della velocità delle onde
primae Vp e di angolo di attrito interno . Infatti dalla (2.3) è possibile ricavare il
coefficiente di spinta a riposo
01
k
(2.5)
Sostituendo il valore di 0k ottenuto dalla (2.5) nella (2.4) si ottiene una stima del grado di
sovraconsolidazione
1/sin
0
1 sin
kOCR
(2.6)
In tal caso le velocità delle onde primae Vp dovranno essere maggiori di:
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2p sV V
Infatti se il coefficiente di Poisson assume il valore limite 0 accade che dalla (2.2)
2
12
0.5
p
s
Vr
V
(2.7)
e quindi
2p s sV V r V
Se il coefficiente di Poisson assume il valore limite superiore 0.5 si ha dalla (2.7)
r e quindi pV . La derivata prima della funzione ( )r risulta
2
2( ) 0
2 1r
La funzione ( )r risulta crescente come rappresentata in Figura 1. In definitiva risulta
2 r ed i valori ammissibili delle velocità delle onde primae risultano 2p sV V .
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.50
100
200
300
400
500
600
r
Figura 1 – Relazione tra il rapporto r ed il coefficiente di Poisson .
Stima di Vp da OCR
Viceversa è possibile ricavare dalle (2.3) e (2.4) il coefficiente di Poisson e stimare la
velocità delle onde primae Vp per un fissato valore di OCR e di angolo di attrito interno .
Infatti calcolando il coefficiente di spinta a riposo dalla (2.4) è possibile ricavare il
coefficiente di Poisson dalle (2.3). Sostituendo quest’ultimo valore nella (2.2) è possibile
calcolare il rapporto 2
/p sr V V
0.5 1 1
1 0.5
rr
r
(2.8)
2
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Noto r e Vs è possibile stimare il valore di Vp
p sV V r
In tal caso il valore di OCR dovrà essere compreso tra
1/sin
10
1 sinOCR
Infatti se il coefficiente di Poisson assume il valore limite 0 accade dalla (2.5) che
0 0k e quindi dalla (2.6) risulta OCR = 0. Se invece il coefficiente di Poisson assume il
valore limite 0.5 accade dalla (2.5) che 0 1k e quindi dalla (2.6) si ottiene
1/sin
1
1 sinOCR
È bene precisare che le relazioni analitiche sopra riportate devono essere sempre
confermate da prove sperimentali eseguite in situ.
2.5.2 Caratteristiche meccaniche dei terreni in condizioni non drenate
Per un mezzo elastico poroso in condizioni non drenate ed in termini di tensioni totali
accade che 0 e 0.5u , e quindi dalla (2.1) risulta
3
uEG
in cui con uE si è indicato il modulo di deformazione non drenato. Quest’ultimo parametro
viene utilizzato nell’ambito del calcolo dei cedimenti dei terreni coesivi a grana fine. È
possibile stimare il valore del modulo di deformazione non drenato uE dai risultati delle
indagini geofisiche attraverso la seguente formula
23 3u sE G V
In alternativa esistono in letteratura delle correlazioni empiriche tra la coesione non drenata
cu ed il modulo di deformazione non drenato Eu in funzione dell’indice di plasticità Ip
Il modulo edometrico edE , parametro richiesto per il calcolo dei cedimenti in fondazione, si
può misurare in laboratorio su campioni indisturbati attraverso la prova edometrica oppure
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da indagini in situ attraverso la misura delle velocità delle onde sismiche nel terreno
(MASW, down-hole, cross-hole, etc…).
Con riferimento alle indagini in situ la teoria della propagazione delle onde elastiche in un
mezzo elastico indica che:
2
ed pE V
dove
pV è la velocità delle onde primae
è la densità del mezzo bifase del terreno
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3 Le fondazioni superficiali nastriformi
Con riferimento alle fondazioni superficiali nastriformi la normativa italiana, di cui al D.M.
14.01.2008 e s.m.i., prescrive le seguenti verifiche:
Verifiche agli stati limite ultimi (SLU) (cfr. § 6.4.2.1 D.M. 14.01.2008)
o SLU di tipo geotecnico (GEO):
(SLU.GEO.A) collasso per carico limite dell’insieme fondazione-
terreno;
(SLU.GEO.B) collasso per scorrimento sul piano di posa;
(SLU.GEO.C) stabilità globale;
o SLU di tipo strutturale (STR):
raggiungimento della resistenza negli elementi strutturali;
Verifiche agli stati limite di esercizio (SLE) (cfr. § 6.4.2.2 D.M. 14.01.2008)
o Verifica di compatibilità degli spostamenti e delle distorsioni
o Verifiche allo stato limite di danno (SLD) (cfr. § 7.11.5.3.1 D.M. 14.01.2008)
Il modulo 3DMgeo esegue le verifiche geotecniche secondo i metodi teorici più attuali della
geotecnica classica. In particolare esegue la verifica della capacità portante del terreno di
fondazione (SLU.GEO.A), calcolando il carico limite con la formula di Brinch-Hansen, sia
in condizioni drenate (terreni coesivi) e non drenate (terreni incoerenti o debolmente
coesivi), in cui è possibile considerare l’eventuale presenza di una falda in fondazione. Con
riferimento alle verifiche in condizioni sismiche è possibile scegliere per il calcolo del
carico limite tra le teorie di Paolucci e Pecker (1997) e di Cascone, Carfì, Maugeri e Motta
(2004).
Le verifiche di collasso per scorrimento sul piano di posa (SLU.GEO.B), sono eseguite
calcolando la resistenza allo scorrimento del terreno di fondazione secondo un modello
resistivo basato sul legame alla Mohr-Coulomb. Nelle verifiche per scorrimento è possibile
considerare l’influenza del momento flettente nel piano e fuori piano trasmesso dalla parete
in elevazione che determina una parzializzazione della superficie di contatto con il terreno
di fondazione.
Nell’attuale versione non sono previste le verifiche di stabilità globale (SLU.GEO.C) del
complesso fondazione-terreno-pendio. Le verifiche agli SLU di tipo (STR) vengono
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eseguite direttamente dal modulo principale del software 3DMacro durante le analisi non
lineari.
Le verifiche allo SLE sono eseguite utilizzando le teorie classiche per il calcolo dei
cedimenti in fondazione. Per ciascuna fondazione è possibile definire una stratigrafia
rispetto a cui effettuare il calcolo dei cedimenti. Ciascuno strato è caratterizzato da un
particolare tipo di terreno.
Con riferimento ai terreni a grana fine (argille) il calcolo dei cedimenti può essere
effettuato secondo il metodo edometrico, il metodo di Skempton e Bjerrum (1957) ovvero
secondo il metodo di Padfield e Sharrock (1983). Con riferimento ai terreni a grana grossa
(limi-sabbie-ghiaie) il calcolo dei cedimenti può essere effettuato secondo il metodo di
Schmertmann (1970-1978) che utilizza i risultati di prove penetrometriche CPT, e il metodo
di Burland e Burbridge (1985) che utilizza i risultati di prove penetrometriche SPT.
4 Verifiche agli stati limite ultimi (SLU)
3DMgeo esegue le verifiche agli stati limite ultimi in condizioni sismiche e non sismiche.
Con riferimento alle verifiche agli stati limite ultimi in condizioni non sismiche si devono
considerare le seguenti combinazioni di carico (cfr. § 2.5.3, DM 14.01.2008):
g1 Gk,1 + g2 Gk,2 + q1 Qk,1 + S(qi 0i Qk,i ) (4.1)
Con riferimento alle verifiche agli stati limite ultimi in condizioni sismiche si devono
considerare le seguenti combinazioni di carico (cfr. § 2.5.3, DM 14.01.2008):
+ Gk,1 + Gk,2 + S(2i Qk,i )
essendo:
Gk,1 il valore caratteristico dei carichi permanenti strutturali
Gk,2 il valore caratteristico dei carichi permanenti non strutturali
Qk,i il valore caratteristico dei carichi variabili
qi i coefficienti parziali per le azioni nelle verifiche SLU definiti nella tabella 2.6.I
ovvero nella tabella 6.2.I del D.M.14.01.08, in funzione del gruppo A1 o A2
oi i coefficienti di combinazione definiti nella tabella 2.5.I del D.M.14.01.08.
2i i coefficienti di combinazione definiti nella tabella 2.5.I del D.M.14.01.08.
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Nella valutazione delle azioni da computare ai fini della verifica della capacità portante di
un terreno si deve comunque intendere che il terreno e l’acqua costituiscono dei carichi
permanenti (strutturali) quando, nella modellazione utilizzata, contribuiscono al
comportamento dell’opera con le loro caratteristiche di peso, resistenza e rigidezza.
Ciascuna combinazione di carico determinerà uno stato di sollecitazione nel terreno di
fondazione che potrà essere verificato in condizioni drenate (CD) o non drenate (CND).
Le verifiche agli stati limite si intendono soddisfatte se:
Ed ≤ Rd
dove Ed è la sollecitazione di calcolo e Rd la relativa resistenza di calcolo
4.1 Verifiche di sicurezza (SLU.GEO.A) e (SLU.GEO.B).
Le verifiche di sicurezza di cui ai punti (SLU.GEO.A) e (SLU.GEO.B), devono essere
effettuate impiegando uno o due gruppi di combinazioni di carico (A1 e A2), in funzione
dell’approccio adottato, associati rispettivamente a due gruppi di coefficienti parziali γF
relativi alle azioni (cfr. tab. 6.2.I). Per ciascuna combinazione di carico si avrà un valore di
calcolo dell’azione sollecitante, Ed, esprimibile in termini di sforzo normale Nsd, taglio Vsd
e momento flettente, Msd, trasmesso alla fondazione.
Il valore della resistenza di calcolo Rd può essere determinato in modo analitico, con
riferimento al valore caratteristico dei parametri geotecnici del terreno, diviso per il valore
del coefficiente parziale M specificato nella successiva Tab. 6.2.II (coefficiente parziali sui
parametri geotecnici M1 e M2). La resistenza di calcolo Rd è ulteriormente ridotta tenendo
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conto del coefficiente parziale R sulle resistenze di calcolo specificato nella Tab. 6.4.I
(coefficiente parziale sulle resistenze R1, R2 e R3).
La normativa indica due approcci di verifica distinti ed alternativi (cfr. § 6.2.3.1 del
D.M.14.01.2008).
Nel primo approccio di verifica (Approccio 1) sono previsti due diversi gruppi di
combinazioni di carico, associati rispettivamente a due gruppi di coefficienti parziali relativi
alle azioni (A), γF, ai parametri geotecnici (M), γM, e alle resistenze di calcolo (R), γR: il
primo gruppo di combinazioni è generalmente più severo nei confronti del
dimensionamento strutturale delle opere a contatto con il terreno (A1+M1+R1), mentre il
secondo gruppo di combinazioni è generalmente più severo nei riguardi del
dimensionamento geotecnico (A2+M2+R2). In definitiva si hanno i seguenti gruppi di
combinazioni:
- Combinazione 1: (A1+M1+R1) da considerare per le verifiche di resistenza degli
elementi strutturali
- Combinazione 2: (A2+M2+R2) da considerare per le verifiche di capacità
portante (SLU.GEO.A) e di scorrimento (SLU.GEO.B) del terreno di fondazione
Nel secondo approccio di verifica (Approccio 2) è previsto un unico gruppo di
combinazioni di carichi e di coefficienti, da adottare sia nelle verifiche strutturali sia nelle
verifiche geotecniche (A1+M1+R3). Nelle verifiche effettuate con l’approccio 2 che siano
finalizzate al dimensionamento strutturale, il coefficiente R non deve essere portato in
conto.
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5 Collasso per carico limite dell’insieme fondazione-terreno.
Verifiche SLU.GEO.A
5.1 Carico limite in condizioni non sismiche
Coerentemente a quanto disposto dal D.M. 14.01.2008 la verifica per carico limite
dell’insieme fondazione-terreno può essere effettuata analiticamente (cfr. § 6.2.3.1.2)
valutando il carico limite, qlim , ossia quel carico che determina uno dei possibili meccanismi
di rottura. In letteratura è possibile distinguere tre tipi di rottura del terreno:
Rottura generale;
Rottura locale;
Rottura per punzonamento.
Tipi di rottura del terreno
Il tipo di rottura è individuabile dal valore assunto dall’indice di rigidezza della fondazione.
Quest’ultimo parametro dipende dal livello di carico (cfr. § 5.1.1.7).
5.1.1 La formula di Brinch-Hansen (1970-74)
Con riferimento ad una fondazione nastriforme è possibile calcolare il carico limite
attraverso il metodo proposto da Brinch-Hansen (1970-74). La formula originariamente
proposta considerava un meccanismo globale; le modifiche apportate da Vesic (1975)
permettono di considerare il tipo di rottura del terreno attraverso l’introduzione di opportuni
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coefficienti correttivi (cfr. § 5.1.1.7). Di seguito si riportano le formule implementate per il
calcolo del carico limite.
- In condizioni drenate ed in assenza di falda
lim
1
2c c q qq B N c N qN
- In condizioni drenate ed in presenza di falda
lim
1
2c c q qq B N c N qN A D
lim
1( ) ( ) '
2c c q qq A D B D A N c N qN D A D B
lim
1'
2c c q qq B N c N qN A D B
- In condizioni non drenate ed in assenza di falda:
lim
1
2u c cq B N s c N q
- In condizioni non drenate ed in presenza di falda
lim
1
2u c cq B N s c N q A D
lim
1( ) ( ) '
2u c cq A D B D A N s c N q D A D B
lim
1'
2u c cq B N s c N q A D B
In cui:
, ,c qN N N sono i fattori di capacità portante proposti da Vesic (1975) e da Prandtl (1921)
q è la pressione totale litostatica agente alla profondità del piano di posa;
il peso specifico del terreno sotto il piano di fondazione;
sat w il peso specifico efficace del terreno sotto il piano di fondazione;
c la coesione in condizioni drenate del terreno sotto il piano di fondazione;
' l’angolo di attrito interno in condizioni drenate del terreno sotto il piano di fondazione;
uc la coesione in condizioni non drenate del terreno sotto il piano di fondazione;
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I fattori di capacità portante in condizioni drenate sono dati da
2( 1) tanqN N (Vesic, 1975)
( 1)cotc qN N (Prandtl, 1921)
tan '
q pN e K (Prandtl, 1921)
2tan 45 '/ 2pK
In condizioni non drenate i fattori di capacità portante assumono le seguenti espressioni
2sinN
2cN
, ,c q sono i fattori correttivi pari al prodotto dei fattori correttivi dovuti
all’inclinazione del carico , ,c qi i i , alla forma della fondazione , ,c qs s s , all’affondamento
, ,c qd d d , all’inclinazione del piano di fondazione , ,c qb b b , all’inclinazione del piano di
campagna , ,c qg g g , al punzonamento , ,c qp p p , al sisma , ,c qz z z .
c c c c c c c c
q q q q q q q q
i s d b g z p
i s d b g z p
i s d b g z p
5.1.1.1 Correzione dovuta all'eccentricità del carico
Se la risultante dei carichi applicati alla fondazione non passa per il baricentro O dell'area di
impronta della fondazione stessa, ma per un punto E con eccentricità eB ed eL rispetto al
baricentro O, si tiene conto di tale eccentricità considerando una fondazione di dimensioni
ridotte:
B' = B - 2eB; L' = L - 2eL
dove (cfr. Figura 8 in cap.8):
eB = ML/N; eL = MB/N
5.1.1.2 Fattori correttivi dovuti all’inclinazione del carico
I fattori correttivi dovuti all’inclinazione del carico sono (Vesic, 1970):
In condizioni drenate
1
1 0' ' 'cot '
m
Vi
N B L c
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 20
1
0tan '
q
c q
c
ii i
N
1 0' ' ' tan '
m
q
Vi
N B L c
In condizioni non drenate
1 0' '
c
u c
m Vi
B L c N
in cui
2 2
0 0cos sinL Bm m m
2 '/ '
1 '/ 'B
B Lm
B L
2 '/ '
1 '/ 'L
L Bm
L B
2 2 2
L BV V V
0 arctan B
L
V
V
5.1.1.3 Fattori correttivi dovuti alla forma della fondazione
I coefficienti correttivi dovuti alla forma della fondazione sono:
In condizioni drenate (De Beer, 1967)
'
1 0.4'
Bs
L
'
1'
q
c
c
NBs
L N
'
1 tan ''
q
Bs
L
In condizioni non drenate (Vesic, 1970)
'
1 0.4'
Bs
L
'
1 0.2'
c
Bs
L
5.1.1.4 Fattori correttivi dovuti alla profondità della fondazione
I coefficienti correttivi dovuti alla profondità della fondazione sono:
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 21
In condizioni drenate
1d
1
tan '
q
c q
c
dd d
N
2
2
1 2 tan ' 1 sin '
1 2 tan ' 1 sin ' arctan
q
Dse D B
Bd
Dse D B
B
In condizioni non drenate (Brinch-Hansen, 1970)
1 0.4c
Dd
B
5.1.1.5 Fattori correttivi dovuti all’inclinazione del piano di posa
I fattori correttivi dovuti all’inclinazione del piano di posa sono:
In condizioni drenate
qb b
1
tan '
q
c q
c
bb b
N
2
1 tan 'qb
In condizioni non drenate (Brinch-Hansen, 1970)
2
12
cb
5.1.1.6 Fattori correttivi dovuti all’inclinazione del piano di campagna
I coefficienti correttivi dovuti all’inclinazione del piano di campagna sono:
In condizioni drenate
/ cosqg g
1
tan '
q
c q
c
gg g
N
2
1 tan cosqg
In condizioni non drenate (Brinch-Hansen, 1970)
2
12
cg
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 22
5.1.1.7 Fattori correttivi dovuti al punzonamento
Vesic (1975) ha studiato in via approssimativa il fenomeno della rottura per punzonamento
di una fondazione diretta, assimilando il terreno ad un mezzo elastico-perfettamente plastico
e la rottura per carico limite all’espansione di una cavità cilindrica indefinita. Il fenomeno
risulta essere retto dall’indice di rigidezza
tanr
GI
c
dove G rappresenta il modulo di elasticità tangenziale del terreno e la tensione normale
media che si registra ad una profondità pari a z = D + B/2 dal piano di campagna:
1 2( / 2) / 2 / ( )D B D B N BL .
Vesic propone una correzione della formula trinomia per il calcolo del carico limite in
funzione del valore assunto dall’indice di rigidezza. Nel caso in cui ,r r critI I
,
1exp 3.3 0.45 cot
2 4 2r crit
BI
L
(dove ,r critI è l’indice di rigidezza critico della fondazione), la rottura sarà di tipo generale
per cui non è necessario effettuare alcuna correzione.
Nel caso in cui ,r r critI I la rottura avviene per punzonamento. Il carico limite viene ridotte
secondo oppoertuni coefficienti correttivi (Vesic):
In condizioni drenate
qp p
1
tan
q
c q
q
pp p
N
3.07sin log
exp 0.6 4.4 tan1 sin
rq
IBp
L
In condizioni non drenate
1p
0.32 0.12 0.6logc r
Bp I
L
1qp
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 23
5.1.1.8 Fattori correttivi dovuti al sisma
La valutazione della capacità portante in condizioni sismiche può essere effettuata
secondo i metodi di Paolucci e Pecker (1997), e di Cascone et al. (2004).
Le NTC 2008 stabiliscono al § 7.11.5 i criteri e le verifiche sismiche da eseguire per le
fondazioni superficiali. In particolare il § C7.11.5 della circolare 02.02.2009 afferma che
l’azione del sisma produce accelerazioni nel sottosuolo (effetto cinematico) e nella
fondazione, per l’azione delle forze d’inerzia generate nella struttura in elevazione (effetto
inerziale).
Nell’ambito dei metodi di analisi pseudo-statica, modellando l’azione sismica attraverso la
sola componente orizzontale, tali effetti possono essere messi in conto mediante i
coefficienti sismici hik e hkk che vengono assunti pari a
hi
Vk
N max
hk s
ak
g
in cui
s coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito (cfr. tab 7.11.I);
maxa accelerazione orizzontale massima attesa al sito:
max g s T ga S a S S a ;
La circolare 02.02.2009 afferma inoltre:
“L’effetto inerziale produce variazioni di tutti i coefficienti di capacità portante del
carico limite in funzione del coefficiente sismico hik e viene portato in conto impiegando le
formule comunemente adottate per calcolare i coefficienti correttivi del carico limite in
funzione dell’inclinazione, rispetto alla verticale, del carico agente sul piano di posa.”
“L’effetto cinematico modifica il solo coefficiente N in funzione del coefficiente
sismico hkk ; il fattore N viene quindi moltiplicato sia per il coefficiente correttivo
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 24
dell’effetto inerziale, sia per il coefficiente correttivo per l’effetto cinematico.” Tale
disposizione suggerisce di utilizzare il metodo proposto da Cascone et al (2004).
5.1.1.8.1 I Metodi di Paolucci e Pecker (1997)
I metodi di Paolucci e Pecker sono basati sull’approccio cinematico della “yield design
theory”, considerando l’eccitazione sismica applicata staticamente (approccio quasi-statico).
Gli autori hanno proposto due metodi per la valutazione della capacità portante delle
fondazioni soggette all’azione sismica.
5.1.1.8.2 Primo metodo di Paolucci e Pecker
Il primo metodo prevede la valutazione dei fattori di capacità portante sismici che
vengono determinati correggendo quelli proposti da Brinch-Hansen (1970) attraverso i
fattori correttivi zq=Nqe/ Nqs, zc=Nce/ Ncs, zγ=Nγe/ Nγs. Le espressioni di tali fattori correttivi
sono:
0.35
1tan
hq
kz z
1 0.32c hz k
Il coefficiente sismico Kh, di Paolucci e Pecker, viene identificato con il coefficiente Khk
definito nelle NTC '08:
maxh hk s
ak k
g
5.1.1.8.3 Secondo metodo di Paolucci e Pecker – terreni incoerenti
Il secondo metodo consiste in una formulazione empirica valida per i terreni privi di
coesione che approssima i risultati di un approccio cinematico tenendo in conto sia
l’eccentricità del carico che il contributo dell’inerzia del suolo. Questo approccio si basa
sulla ricerca di tre fattori, funzione della forza orizzontale, della eccentricità del carico e
della inerzia del terreno, di seguito descritti, che consentono di passare dalla capacità
portante limite in campo statico, a quella in campo sismico.
La formula risulta quindi:
lim, lim,e h e i sq q (5.1)
con i seguenti coefficienti:
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 25
Forza orizzontale:
10.85
h
V
N
Eccentricità del carico:
10.50
e
e
B
Inerzia del terreno:
1tan
hi
k
Ricordando che:
lim, 2
1
2s c qq B N c N qN
lim, 2
1
2e c c q qq B N z c N z qN z
La (5.1) equivale a porre:
q c h e iz z z
5.1.1.8.4 Metodo di Cascone et al (2004)
Cascone, Carfì, Maugeri e Motta (2004) hanno valutato la riduzione del carico limite di
terreni in condizioni drenate soggetti all’azione sismica attraverso il metodo delle
caratteristiche. In particolare gli autori hanno valutato la riduzione del fattore di capacità
portante Nγ dovuta all’effetto cinematico della massa di terreno coinvolta nel meccanismo di
rottura nonché all’effetto inerziale della struttura ipotizzando che γ ≠ 0 e c′ = 0 ed
assumendo che sia nullo il sovraccarico q agente ai lati della fondazione. Sotto queste
ipotesi gli autori hanno proposto una formula per il calcolo del fattore di capacità portante in
condizioni sismiche EN
E k iN N e e
in cui
N è il fattore di capacità portante in condizioni non sismiche,
ke e ie sono i fattori correttivi associati rispettivamente all’effetto cinematico e all’effetto
inerziale
0.45
1 / tank hke k
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 26
5
1 0.7i hie k
essendo
l’angolo di attrito interno
hik il coefficienti sismico associato all’effetto inerziale
hkk il coefficienti sismico associato all’effetto cinematico
5.1.1.8.5 Osservazioni
E’ importante notare che i metodi di Paolucci e Pecker, e il metodo di Cascone et al.
sono validi fino a che viene rispettata la disuguaglianza
tanhkk
dopodiché il coefficiente legato alla inerzia del terreno perde significato. Pertanto tali
metodi, alla luce delle NTC 2008 non risultano applicabili in certe zone sismiche per valori
di φ relativamente bassi; ad esempio per un valore di calcolo φ=10° il metodo non è
applicabile se 0.4ga g e TS =1.0, sia per sS =1,8 sia per sS =1,6; analogamente i metodi
non sono applicabili se φ=15° e 0.4ga g per TS =1.4 e sS =1,8.
Inoltre nel metodo di Cascone et al. deve risultare soddisfatta la condizione
/ 1/ 0.7 1.428hik V N
dopodiché il coefficiente ie perde significato fisico.
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 27
6 Collasso per scorrimento sul piano di posa. Verifiche
(SLU.GEO.B).
Nell’ambito delle verifiche allo SLU si deve verificare che per effetto dell’azione tagliante
non si determini lo scorrimento della fondazione. Tale condizione è soddisfatta se accade
che:
d dE R
dove dE ed
dR sono rispettivamente l’azione e la resistenza di calcolo.
Il DM 14.01.2008 recita al § 7.11.5.3.1:
“Per azione si intende il valore della forza agente parallelamente al piano di scorrimento,
per resistenza si intende la risultante delle tensioni tangenziali limite sullo stesso piano,
sommata, in casi particolari, alla risultante delle tensioni limite agenti sulle superfici
laterali della fondazione.
Specificamente, si tiene conto della resistenza lungo le superfici laterali nel caso di contatto
diretto fondazione-terreno in scavi a sezione obbligata o di contatto diretto fondazione-
calcestruzzo o fondazione-acciaio in scavi sostenuti da paratie o palancole. In tali casi, il
progettista deve indicare l’aliquota della resistenza lungo le superfici laterali che intende
portare in conto, da giustificare con considerazioni relative alle caratteristiche meccaniche
dei terreni ed ai criteri costruttivi dell’opera”.
La resistenza di calcolo viene valutata trascurando la resistenza lungo la superfici laterali,
per cui risulta:
Rdd
R
VR
dove RdV è la resistenza allo scorrimento ridotta del coefficiente parziale R riportato nella
Tab. 6.4.I del DM 14.01.2008 (da scegliere in funzione dell’approccio di verifica adottato,
cfr. § 4.1).
La Circolare 02.02.2009 indica al § C7.11.5.3.1 per le verifiche allo scorrimento sul piano
di fondazione, l’Approccio 2 conduce a risultati molto meno conservativi di quelli
conseguibili con l’Approccio 1. Per questo Stato limite è, pertanto, preferibile l’impiego
dell’Approccio 1.
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 28
6.1 La resistenza allo scorrimento
Sia lim la tensione tangenziale limite che si sviluppa nell’area di contatto tra la fondazione
ed il terreno sottostante durante un meccanismo di scorrimento. La resistenza allo
scorrimento RdV è valutabile come:
limRd
A
V dA (6.1)
essendo A l’area di contatto.
La massima tensione tangenziale, lim , associata all’attrito statico tra la fondazione ed il
terreno sottostante, è fornita dal modello alla Mohr-Coulomb secondo la relazione:
lim tanc (6.2)
in cui 0 se di compressione. Poiché lo scorrimento avviene tra terreno e terreno è lecito
assumere 'c c e ' nel caso di verifica in condizioni drenate ovvero uc c e 0
nel caso di verifica in condizioni non drenate.
6.1.1 Compressione semplice
Si consideri il caso in cui la fondazione trasmette al terreno un’azione di compressione
semplice. La tensione di contatto nella sezione di interfaccia si può assumere, a meno di
effetti di bordo, pari a: N
A = cost.
in cui A BL è l’area della superficie di contatto ed N è la componente verticale della forza
che la fondazione trasmette al terreno sottostante. Nelle espressioni seguenti la forza N si
assume essere di segno negativo in quanto determina uno stato di sollecitazione di
compressione.
La resistenza allo scorrimento RdV risulta:
( tan ) tanRd
A
V c dA c A N (6.3)
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 29
6.1.2 Pressoflessione in piccola eccentricità
Nel caso in cui la fondazione trasmette al terreno un’azione di pressoflessione al terreno
sottostante, nell’ipotesi di piccola eccentricità, ossia se / 6Be B ed / 6Le L , l’interfaccia
tra la fondazione ed il terreno è interamente reagente. In questo caso è possibile valutare la
tensione di contatto con la formula di De-Saint Venant applicata all’intera superficie di
contatto:
B L
B L
M MNy x
A I I
in cui / 2 / 2B x B e / 2 / 2L y L . La resistenza allo scorrimento RdV risulta:
( tan )
tan
tan
tan
Rd
A
B LRd
B LA
B LRd
B LA
B LRd
B LA A
V c dA
M MNV c y x dA
A J J
M MNV c A y x dA
A J J
M MV c A N ydA xdA
J J
D’altraparte 0; 0L B
A A
S ydA S xdA
poiché il sistema di riferimento adottato è principale di inerzia. La resistenza allo
scorrimento RdV risulta in definitiva:
tanRdV c A N (6.4)
6.1.3 Pressoflessione in grande eccentricità
6.1.3.1 Caso A: pressoflessione retta in direzione trasversale
Nel caso in cui la fondazione trasmette al terreno un’azione di pressoflessione retta al
terreno sottostante, nell’ipotesi di grande eccentricità in cui / 6Be B ed 0Le ,
l’interfaccia tra la fondazione ed il terreno non è interamente reagente. In questo caso la
superficie di contatto risulta parzializzata ed ha dimensioni pari a 3 BL u , dove
/ 2B Bu B e . Si assuma un diagramma delle tensioni normali lineare, per cui la massima
tensione di contatto risulta:
max max
1 23
2 3B
B
Nu L N
u L (6.5)
La tensione di contatto in un qualunque punto della sezione reagente risulta:
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 30
max
'( ', )
3 B
xx y
u
in cui 0 ' 3 Bx u e / 2 / 2L y L . La resistenza allo scorrimento RdV è data da:
max
max
max
( tan )
'tan
3
tan'
3
tan'
3
Rd
A
Rd
BA
Rd
B A
Rd
B A
V c dA
xV c dA
u
V c A x dAu
V c A x dAu
dove
2
3
9'
2
b
B
A
A u L
Lux dA
(6.6)
La resistenza allo scorrimento RdV risulta:
max
3tan
2Rd BV c A Lu (6.7)
Sostituendo l’espressione (6.5) nella (6.7) si ottiene:
tanRdV c A N (6.8)
È facile osservare che l’espressione (6.8) è formalmente identica alla (6.3) a meno dell’area
A di contatto che in questo caso risulta fornita dalla (6.6):
3 bA u L BL (6.9)
6.1.3.2 Caso B: pressoflessione retta in direzione longitudinale
Analogamente a quanto visto superiormente è possibile dimostrare che, nel caso in cui
0Be ed / 6Le L , la resistenza allo scorrimento RdV è fornita sempre dalla (6.8) a meno
dell’area A di contatto che risulta:
3 LA u B BL (6.10)
in cui / 2L Lu L e .
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 31
6.1.4 Riepilogo dei risultati ottenuti
In generale la resistenza allo scorrimento RdV si può esprimere attraverso la relazione
tanRd SdV c A N
dove 0SdN è la componente verticale della forza che la fondazione trasmette al terreno
sottostante ed A l’area di contatto che risulta:
/ 6 / 6
3 / 6 0, / 2
3 0 / 6, / 2
B L
b B L B B
L B L L L
BL se e B e e L
A u L se e B e e dove u B e
u B se e e e L dove u L e
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 32
7 Verifiche agli stati limite di esercizio (SLE.GEO).
Il modulo 3DMgeo esegue le verifiche agli stati limite di esercizio geotecnici (SLE.GEO)
secondo i più comuni approcci, presenti nella letteratura tecnica. Coerentemente a quanto
disposto dal D.M. 14.01.2008 la verifica degli stati limite di esercizio avviene (cfr. §
6.2.3.3) valutando il massimo cedimento indotto dalle azioni sollecitanti (w), e
confrontandolo con il valore limite (wamm), stabilito in funzione del comportamento della
struttura in elevazione. La verifica è soddisfatta se
w ≤ wamm
ossia se
FS = wamm / w ≥ 1
Il calcolo dei cedimenti w in terreni a grana grossa può essere eseguito secondo i seguenti
metodi:
Metodo di Schmertmann
Metodo di Burland & Burbidge
Per i terreni a grana fine è possibile valutare sia i cedimenti iniziale e che quelli di
consolidazione attraverso i seguenti metodi:
Metodo edometrico
Metodo di Padfield & Sharrock
Metodo di Skempton & Bjerrum
7.1 Combinazioni di carico ed indicazioni della normativa
Con riferimento alle verifiche agli stati limite di esercizio (in condizioni non sismiche) si
devono considerare le seguenti combinazioni di carico per la verifica agli Stati Limite di
Esercizio (cfr. § 2.5.3, D.M. 14.01.2008):
Combinazione caratteristica (rara):
Gk,1 + Gk,2 + Qk,1 + S(0i Qk,i )
Combinazione frequente:
Gk,1 + Gk,2 + 11 Qk,1 + S(1i Qk,i )
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 33
Combinazione quasi permanente:
Gk,1 + Gk,2 + 2i Qk,1 + S(2i Qk,i )
essendo:
Gk,1 il valore caratteristico dei carichi permanenti strutturali
Gk,2 il valore caratteristico dei carichi permanenti non strutturali
Qk,i il valore caratteristico dei carichi variabili
oi, 1i, 2i i coefficienti di combinazione definiti nella tabella 2.5.I del D.M.14.01.08.
Il DM 14.01.2008 al § 6.4.2.2 stabilisce che si devono calcolare i valori degli spostamenti e
delle distorsioni per verificarne la compatibilità con i requisiti prestazionali della struttura in
elevazione (§§ 2.2.2 e 2.6.2), nel rispetto della condizione:
Ed ≤ Cd
dove Ed è l’effetto delle azioni e Cd è il prescritto valore limite dell’effetto delle azioni.
Quest’ultimo deve essere stabilito in funzione del comportamento della struttura in
elevazione.
La circolare 02.02.2009 al § C6.4.2.2 definisce il cedimento differenziale, distinguendo
i cedimenti immediati da quelli differiti:
Si definisce cedimento differenziale la differenza dei cedimenti tra punti di una stessa
fondazione, di fondazioni distinte con sovrastrutture comuni e di fondazioni distinte con
sovrastrutture staticamente indipendenti.
In base alla evoluzione nel tempo si distinguono i cedimenti immediati e i cedimenti
differiti. Questi ultimi sono caratteristici dei terreni a grana fine, poco permeabili, e dei
terreni organici.
La circolare 02.02.2009 al § C6.4.2.2 non indica quali metodi analitici possono essere
utilizzati per la valutazione dei cedimenti:
I cedimenti e gli spostamenti delle fondazioni e del terreno circostante possono essere
valutati con metodi empirici o analitici.
La circolare 02.02.2009 al § C6.4.2.2 indica quali prove permettono di caratterizzare i
parametri che regolano la deformabilità del terreno di fondazione:
Nel caso di terreni a grana fine, i parametri che caratterizzano la deformabilità sono di
regola ottenuti da prove di laboratorio su campioni indisturbati. Nel caso di terreni a grana
media o grossa, i parametri anzidetti possono essere valutati sulla base dei risultati di
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 34
indagini geotecniche in sito. I valori delle proprietà meccaniche da adoperare nell’analisi
sono quelli caratteristici e i coefficienti parziali sulle azioni e sui parametri di resistenza
sono sempre unitari.
La circolare 02.02.2009 al § C6.4.2.2 stabilisce che la verifica dei cedimenti risulta
soddisfatta se tali cedimenti non determinano un superamento dei limiti imposti dal
progettista in funzione del comportamento statico e della funzionalità del manufatto:
Sulla base della previsione dei cedimenti deve esprimersi un giudizio sulla loro
ammissibilità con riferimento ai limiti imposti dal comportamento statico e dalla
funzionalità del manufatto. Qualora il manufatto in progetto possa influire sul
comportamento statico e sulla funzionalità di manufatti adiacenti, il giudizio di
ammissibilità deve essere esteso a questi ultimi.
7.2 Terreni a grana grossa
7.2.1 Metodo di Schmertmann
Schmertmann (1970) ha proposto un metodo di origine sperimentale, per il calcolo dei
cedimenti, basato sui risultati di prove in piccola scala su terreni incoerenti e sui risultati di
analisi ad elementi finiti con adatte leggi costitutive. In particolare Schmertmann ha
osservato che le deformazioni unitarie z aumentano con la profondità sino ad una
profondità compresa tra B/2 e B, essendo B la larghezza della fondazione. Sulla base di
queste osservazioni Schmertmann ha proposto di calcolare il cedimento secondo la seguente
formula:
,
1 2
1
nz i
i
i i
Iw C C q z
E
(7.1)
dove:
q rappresenta il carico netto applicato dalla fondazione al terreno e risulta q = p - 'v0;
Ei è il modulo di deformabilità del terreno in corrispondenza dello strato i
considerato nel calcolo;
zi rappresenta lo spessore dello strato i-esimo
C1, C2 sono due coefficienti correttivi.
p è il carico trasmesso dalla trave di fondazione al terreno e risulta p = Nsd / A;
'v0 è la pressione effettiva litostatica alla profondità del piano di posa;
'vp è la pressione effettiva litostatica alla profondità B al di sotto del piano di posa;
Nsd è il valore di calcolo del carico verticale trasmesso dalla trave di fondazione al
terreno
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 35
A è l'area di interfaccia tra la trave di fondazione ed il terreno sottostante
Il coefficiente Iz,i relativo allo strato i-esimo è fornito dalla seguente relazione
Iz = Iz0 + (Iz,max - Iz0) * z / zmax se 0 < z < zmax
Iz = Iz,max - Iz,max (z - zmax) / (zmin - zmax) se zmax < z < zmax
Iz = 0 se z > zmax
in cui:
z è la profondità del punto baricentrico dello strato i-esimo
Iz,max = 0.5 + 0.1 (q /'vp)0.5
Iz0 = 0.1 se L/B=1
Iz0 = (0.1 + 0.1 / 9 * (L / B - 1)) * B se 1 ≤ L/B ≤ 10
Iz0 = 0.2 se L/B ≥ 10
inoltre si ha
zmax = B/2 se L/B=1
zmax = (0.5 + 0.5 / 9 * (L / B - 1)) * B se 1 ≤ L/B ≤ 10
zmax = B se L/B ≥ 10
infine
zmin = 2B se L/B=1
zmin = (2 + 2 / 9 * (L / B - 1)) * B se 1 ≤ L/B ≤ 10
zmin = 4B se L/B ≥ 10
Il coefficiente correttivo C1 tiene conto della profondità del piano di posa e risulta:
C1 = 1- 0.5 ('v0 / q) ≥ 0.5
Il coefficiente correttivo C2 tiene conto delle deformazioni differite nel tempo per effetto
secondario e vale:
C2 = 1+ 0.2 lg ( t /0.1)
nella quale t rappresenta il tempo, espresso in anni dopo il termine della costruzione, in
corrispondenza del quale si calcola il cedimento.
Il metodo è valido per sabbie normalmente consolidate e tende ad essere alquanto
cautelativo, nel senso che in genere i cedimenti vengono sovrastimati. Schmertmann ha
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 36
suggerito una riduzione del 50% se si ha motivo di ritenere che i terreni siano
sovraconsolidati.
7.2.2 Metodo di Burland & Burbidge
Burland & Burbidge (1985) hanno sviluppato un metodo su base sperimentale per la
previsione dei cedimenti di strutture fondate su terreni a grana grossa. La formula proposta è
stata ottenuta dall'osservazione del cedimento di oltre 200 opere in vera grandezza (edifici,
serbatoi, rilevati), ed assume la seguente forma:
w = C1 C2 C3 [(q - 2/3 'v0) B0.7
Ic ]
con il cedimento espresso in millimetri, la larghezza della fondazione in metri ed il carico e
le tensioni in kPa. I simboli utilizzati hanno il seguente significato:
q rappresenta il carico totale (non netto) applicato alla fondazione e risulta q = p ;
p è il carico trasmesso dalla trave di fondazione al terreno;
'v0 è la pressione effettiva litostatica alla profondità del piano di posa;
B è la larghezza della fondazione;
C1 è un coefficiente correttivo che tiene conto della forma della fondazione
C2 è un coefficiente correttivo che tiene conto dello spessore dello strato
deformabile;
C3 è un coefficiente correttivo che tiene conto dell'effetto del tempo;
Ic è un indice di compressibilità.
Il metodo resta valido se risulta q > 'v0 . Il valore dell'indice di compressibilità è legato ai
risultati dello SPT dalla relazione:
Ic = 1.706 / Nav1.4
nella quale Nav è il valore medio di N nell'ambito della profondità Z di influenza della
fondazione. Tale profondità si ottiene dalla tabella 9.1 se i valori di N sono all'incirca
costanti o crescenti con la profondità; si pone invece Z = 2B se i valori di N decrescono con
la profondità.
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 37
Tabella 9.1 - Valori della profondità d'influenza Z della fondazione.
B (m) Z (m)
2 1.63
3 2.19
5 3.24
10 5.56
30 13.00
50 19.86
100 34.00
Per sabbie fini e/o limose al di sotto della falda si applica la correzione di Terzaghi e Peck:
N' = 15 + 0.5 ( N - 15 )
Se il terreno è costituito da ghiaia o sabbia e ghiaia al di sotto della falda i valori misurati di
N vengono incrementati del 25%
Il coefficiente correttivo C1 che tiene conto della forma della fondazione si esprime:
C1 = ( 1.25 L/B) / ( L/B + 0.25)
Il coefficiente correttivo C2 che tiene conto dello spessore H dello strato deformabile si
esprime:
C2 = H/Z ( 2 - H / Z)
e si applica solo per H < Z
C3 = 1+ R3 + Rt lg ( t / 3 )
dove:
t ≥ 3 è il tempo, espresso in anni dopo il termine della costruzione, in corrispondenza
del quale si calcola il cedimento;
R3 = 0.3 per carichi costanti nel tempo;
Rt = 0.2 per carichi costanti nel tempo.
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Pag 38
7.3 Terreni a grana fine
Nei terreni a grana fine i cedimenti avvengono in parte all'atto dell'applicazione del carico
per effetto di deformazioni a volume costante (cedimento immediato o non drenato w0) ed in
parte gradualmente nel tempo, a seguito dell'espulsione di acqua e della conseguente
dissipazione delle sovrappressioni neutre (cedimento di consolidazione o volumetrico wc). Il
cedimento finale wf (o a fine consolidazione) è quello che si manifesta quando si sono
dissipate le sovrappressioni neutre:
wf = w0 + wc
7.3.1 Il metodo edometrico
Il metodo edometrico, sviluppato da Terzaghi, è uno dei primi procedimenti proposti in
letteratura per il calcolo dei cedimenti in terreni a grana fine. Il metodo si basa sulle seguenti
ipotesi semplificative, verificate con approssimazione tanto migliore quanto più è piccolo il
rapporto H/B tra lo spessore H dello strato deformabile e la larghezza della fondazione B:
le deformazioni avvengono solo in direzione verticale, senza contrazioni o espansioni
orizzontali;
la sovra pressione dei pori iniziale u è pari all’incremento di tensione verticale
totale v indotta dai carichi.
Figura 2 – Metodo edometrico
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Pag 39
Il metodo permette la valutazione del cedimento finale, senza alcuna possibilità di
discernere tra cedimento immediato e cedimento di consolidazione. L'espressione per il
calcolo dei cedimenti si esprime:
0
( )
( )
H
ed
ed
zw dz
E z
(7.2)
in cui H è l’altezza dello strato di terreno deformabile. Supponendo che il terreno di
fondazione sia costituito da n strati di terreni a grana fine
1
1
( )
( )
i
i
n z
edz
i ed
zw dz
E z
(7.3)
in cui zi è la profonidità dello strato rispetto al piano di posa della fondazione:
1 2 3 10, , , ..., ,n nz z z z z H
dove edE è il modulo di elasticità edometrico e ( )z è l’incremento di tensione indotto
dall’applicazione del carico q al netto della tensione litostatica sul piano di posa 0 ( )v D
valutata alla profondità del piano di posa della fondazione. Supponendo che in ciascuno
strato si ha
, 1( )ed ed i i iE z E z z z (7.4)
gli integrali nelle (7.3) diventano
1
1 ,
( )i
i
n z
edz
i ed i
zw dz
E
(7.5)
Considerando la soluzione di Steinbrenner (1934) del problema di Boussinesq esteso ai
carichi ripartiti che fornisce l’incremento di tensione alla profondità z in corrispondenza di
uno spigolo di una fondazione rettangolare di lati B ed L
2 2
1 1( ) arctan
2
q LB LBzz
cz c m n
(7.6)
dove 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2c L B z m L z n B z
sostituendo la (7.6) nella (7.5) si ottiene
1 ,2
ni
ed
i ed i
Iqw
E
(7.7)
dove Ii è il fattore di deformazione dello strato
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Pag 40
1
2 2
1 1arctan
i
i
z
iz
LB LBzI dz
cz c m n
Risolvendo si ottiene
32 2
1 11
1 32 21 1 1 1
arctan arctan ln ln2
i i ii i
i i i
i i i i i i i i i
B z c L c Lc B c BBL BL BI z z L
z c z c c B c B B z c L c L
(7.8)
Il cedimento della fondazione in corrispondenza di un vertice dell’area di carico è fornito
dalla (7.7). Sotto l’ipotesi dei piccoli spostamenti è possibile applicare il principio di
sovrapposizione degli effetti per calcolare il cedimento in un qualunque altro punto
attraverso la soluzione (7.7): l’incremento di tensione '(z) lungo una verticale qualsiasi si
ottiene scomponendo l'impronta della fondazione in quattro areole elementari. Per ciascuna
areola si valuta l'incremento delle tensioni indotte passante per il vertice M comune a tutte
le areole. Si distinguono due casi:
Caso a) il punto M è interno all'area di carico ABCD: le tensioni risultano dalla somma delle
tensioni indotte in M dalle quattro areole (1), (2), (3), (4), ciascuna con vertice M:
'zM (ABCD) = 'zM (1) +'zM (2) +'zM (3) +'zM (4)
Caso b) il punto M è esterno all'area di carico ABCD: le tensioni risultano dalla somma
algebrica delle tensioni indotte da rettangoli opportunamente scelti, sempre con vertice in
M;
'zM (ABCD) = 'zM (AB'D'M) -'zM (BB'C''M) -'zM (DC'D'M) +'zM (CC'C''M)
A B
C D
M
(1) (2)
(3) (4)
Caso a)
A B
C D
M
Caso b)
D’ C’’
C’
B’
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Pag 41
Con riferimento alle combinazioni di carico non sismiche le verifiche agli stati limite di
esercizio sono eseguite in corrispondenza del punto baricentrico 0,0O e dei punti di
estremità della fondazione 0, / 2I L , 0, / 2J L . Nella seguente tabella si riportano le
dimensioni delle areole elementari in funzione dei punti di verifica indicati superiormente:
Punto di verifica xM yM L1 B1 L2 B2 L3 B3 L4 B4
0 = punto baricentrico 0 0 L/2 B/2 L/2 B/2 L/2 B/2 L/2 B/2
1 = punto di estremità I 0 -L/2 0 0 L B/2 L B/2 0 0
2 = punto di estremità J 0 L/2 L B/2 0 0 0 0 L B/2
Figura 3 – Sistema di riferimento della fondazione
Il cedimento della fondazione in corrispondenza di un qualunque punto interno all’area di
carico è fornito ancora dalla (7.7). In tal caso il fattore di deformazione dello strato Ii risulta
4
, 1
1
( , , , )i i j j j i i
j
I I L B z z
(7.9)
dove Ii,j è il fattore di deformazione dello strato relativo alla j-esima areola di carico
1
2 2
,
1 1arctan 0
0 0
i
i
z j j j j
j jz
i j
j j
L B L B zdz L B
cz c m nI
L B
(7.10)
7.3.2 Metodo di Padfield & Sharrock
Padfield & Sharrock (1983), dopo un ampio esame di tests sperimentali, suggeriscono di
valutare il cedimento immediato w0 ed il cedimento di consolidazione wc come aliquote del
cedimento edometrico wed, fornendo le seguenti indicazioni:
I J
B
L
x
y O
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Pag 42
Per argille sovraconsolidate:
w0 = (0.5 ÷ 0.6) wed
wc = (0.4 ÷ 0.5) wed
wf = wed
Per argille normalmente consolidate:
w0 = 0.1 wed
wc = wed
wf = 1.1 wed
Il cedimento edometrico in corrispondenza di un punto di verifica è fornito dalla relazione
(7.7) qui riscritta nel seguente modo:
,
1 1 ,2
n ni
ed ed i
i i ed i
Iqw w
E
(7.11)
dove wed,i è il cedimento edometrico relativo allo strato i-esimo, Ii è il fattore di
deformazione dello strato calcolato utilizzando la (7.9).
Il cedimento immediato w0,i dello strato i-esimo si pone pari a:
w0,i = r0,i wed,i (7.12)
Il cedimento immediato w0 della fondazione risulta
0 0, 0, , 0, 0,
1 1 1 1, ,2 2
n n n ni i
i i ed i i i
i i i ied i ed i
I Iq qw w r w r r
E E
(7.13)
Analogamente il cedimento di consolidazione wc,i dello strato i-esimo si pone pari a:
wc,i = rc,i wed,i (7.14)
Il cedimento immediato w0 della fondazione risulta
, , , , ,
1 1 1 1, ,2 2
n n n ni i
c c i c i ed i c i c i
i i i ied i ed i
I Iq qw w r w r r
E E
(7.15)
Il cedimento finale è fornito dalla relazione
0 0, ,
1 ,2
ni
f c i c i
i ed i
Iqw w w r r
E
(7.16)
7.3.3 Metodo di Skempton e Bjerrum
Cedimento istantaneo
Skempton e Bjerrum suggeriscono di calcolare il cedimento istantaneo (o non drenato)
ricorrendo alla teoria dell’elasticità ed operando in termini di tensioni totali. Il terreno viene
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Pag 43
caratterizzato da un coefficiente di Poisson νu e da uno o più valori del modulo non drenato
Eu. Con riferimento ad una fondazione di larghezza B soggetta ad un carico uniforme q su di
uno strato deformabile di spessore H, il cedimento istantaneo è fornito dalla seguente
espressione:
00 0
0.5( )H H z x y
z
u
w dz dzE
Assumendo che il modulo Eu sia costante, ed adimensionalizzando le tensioni rispetto a q e
le lunghezze rispetto a B, si ottiene:
0 w
u
qBw I
E
in cui il coefficiente di influenza Iw si definisce come:
0
0.5i
z x y
w iI dq
dove z
B e i
i
z
B
Christian e Carrier (1978), propongono di calcolare il coefficiente di influenza wI come
prodotto di due coefficienti 1 2wI I I separando così l’influenza dell’altezza dello strato
deformabile H dall’affondamento della fondazione, D.
1 2( / ) ( / )w iI I D B I H B
Figura 4 – Coefficiente di influenza I1 per il calcolo del cedimento istantaneo (Christian e Carrier, 1978)
1I
/D B
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Pag 44
Figura 5 – Coefficiente di influenza I2 per il calcolo del cedimento istantaneo (Christian e Carrier, 1978)
Nel caso di terreno stratificato, con un estensione dell’ipotesi di Steinbrenner, potrà porsi:
1
0
1 ,
nw i w i
i u i
I z I zw qB
E
dove n è il numero degli strati.
Cedimento di consolidamento
Skempton e Bjerrum propongono di calcolare il cedimento di consolidazione con il metodo
edometrico, ipotizzando che il campo di deformazioni sia unidirezionale (solo deformazioni
verticali) e che la sovrappressione neutra sia valutata con l’espressione di Skempton (1954):
0 3 1 3u A
si ha allora:
3 1 30
0 0
H H
c
ed ed
Auw dz dz
E E
Da questa relazione, ipotizzando che Eed sia costante, si ottiene:
c edw w
dove edw è fornito dalla (7.2)
(1 )A A 3
0
10
H
H
dz
dz
I valori del coefficiente correttivo sono riportati nella Figura 6 seguente in funzione dei
valori del coefficiente di Skempton A, della forma e rigidezza della fondazione.
2I
/H B
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Pag 45
Figura 6 – Coefficiente
Nel caso di terreno stratificato, con un estensione dell’ipotesi di Steinbrenner, potrà porsi:
inf inf sup sup
, , ,
1 1
n n
c c i i ed i i ed i
i i
w w w w
(7.17)
dove
sup inf
, ,,ed i ed iw w sono i cedimenti edometrici dello strato i-esimo valutati rispettivamente alla
profondità zi e zi+1
1sup inf
, ,0 0
, ,
( ) ( ),
i iz z
ed i ed i
ed i ed i
z zw dz w dz
E E
(7.18)
sup inf,i i sono i coefficienti correttivi di Skempton-Bjerrum relativi allo strato i-esimo
sup / , , /i i iz B A fondazionerigida deformabile
inf
1 / , , /i i iz B A fondazionerigida deformabile
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Pag 46
zi è la profonidità rispetto al piano di posa della fondazione
1 2 3 10, , , ..., ,n nz z z z z H
H è lo spessore dello strato deformabile.
Considerando la soluzione di Steinbrenner (1934) del problema di Boussinesq esteso ai
carichi uniformemente ripartiti, che fornisce l’incremento di tensione alla profondità z in
corrispondenza di uno spigolo di una fondazione rettangolare di lati B ed L
2 2
1 1( ) arctan
2
q LB LBzz
cz c m n
(7.19)
dove 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2c L B z m L z n B z
Sostituendo la (7.19) nelle (7.18) si ottiene
sup infsup inf
, ,
, ,
,2 2
i ied i ed i
ed i ed i
I Iq qw w
E E (7.20)
in cui sup inf,i iI I sono i fattori di deformazione dello strato i-esimo valutati rispettivamente alla
profondità zi e zi+1 sup inf
1( ) ( )i i i iI I z I I z
e
2 20
1 1( ) arctan
iz
i
LB LBzI z dz
cz c m n
Sostituendo le espressioni (7.20) nella (7.17), il cedimento di consolidazione, valutato in
corrispondenza di uno spigolo della fondazione, risulta
inf inf sup sup
1 ,2
ni i i i
c
i ed i
I Iqw
E
(7.21)
Figura 7 – Sistema di riferimento della fondazione e punti di verifica
Volendo calcolare il cedimento in corrispondenza di un punto M interno all'area di carico, di
coordinate (xM, yM), in maniera analoga a quanto già descritto per il metodo edometrico (cfr.
§ 7.3.1), si suddivide l'area di impronta della fondazione in quattro areole rettangolari in
modo che ciascuna areola abbia un vertice coincidente con il punto M.
I J B
L
x
y O
z
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Pag 47
In tal caso il fattore di deformazione dello strato risulta:
4
,
1
( ) ( , ,0, )i i j j j i
j
I z I L B z
(7.22)
dove Ii,j è il fattore di deformazione dello strato relativo alla j-esima areola di carico
2 20,
1 1arctan 0
0 0
iz j j j j
j j
i j
j j
L B L B zdz L B
cz c m nI
L B
(7.23)
L'intergale presente nelle (7.23), ammette la seguente soluzione:
2 20
32 2
00
32
0 0
1 1arctan
arctan ln ln2
iz j j j j
j i j j ij jj j ij jj j
i j
i ij j j ij j j j ij j
L B L B zdz
cz c m n
B z c L c Lc B c BL B Bz L
z c c B c B B c L c L
dove 2 2 2 2
ij j j ic L B z , 2 2 2
0 j j jc L B
Con riferimento alle combinazioni di carico non sismiche le verifiche agli stati limite di
esercizio sono eseguite in corrispondenza del punto baricentrico 0,0O e dei punti di
estremità della fondazione 0, / 2I L , 0, / 2J L (cfr. Figura 7) .
A B
C D
M
(1) (2)
(3) (4)
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Pag 48
8 Simboli utilizzati
B la larghezza della fondazione;
L la lunghezza della fondazione;
N l’azione verticale sul terreno di fondazione;
LV l’azione orizzontale sul terreno agente rispetto all’asse longitudinale della fondazione;
BV l’azione orizzontale sul terreno agente rispetto all’asse trasversale della fondazione;
2 2
B LV V V l’azione orizzontale risultante sulla fondazione;
LM l’azione flessionale sul terreno agente rispetto all’asse longitudinale della fondazione;
BM l’azione flessionale sul terreno agente rispetto all’asse trasversale della fondazione;
LJ il momento di inerzia della sezione di interfaccia tra il terreno e la fondazione, valutato
rispetto all’asse longitudinale della fondazione;
BJ il momento di inerzia della sezione di interfaccia tra il terreno e la fondazione, valutato
rispetto all’asse trasversale della fondazione;
/B Le M N l’eccentricità trasversale;
/L Be M N l’eccentricità longitudinale;
' 2 BB B e la larghezza efficace della fondazione;
' 2 LL L e la lunghezza efficace della fondazione;
q il sovraccarico dovuto al terreno ai lati della fondazione;
il peso specifico del terreno;
sat w il peso specifico efficace del terreno sotto il piano di fondazione;
c la coesione in condizioni drenate del terreno sotto il piano di fondazione;
uc la coesione in condizioni non drenate del terreno sotto il piano di fondazione;
ca l’adesione del terreno sotto il piano di fondazione 'ca c ;
' l’angolo di attrito interno in condizioni drenate del terreno sotto il piano di fondazione;
arctanV
N l’angolo di inclinazione dell'azione verticale N per effetto del taglio V;
0 arctan B
L
V
V l’angolo di inclinazione del taglio rispetto all’asse della fondazione;
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Pag 49
l’angolo di inclinazione del carico rispetto alla verticale;
l’angolo di inclinazione del piano di campagna;
l’angolo di attrito fra terreno e fondazione;
tanr
GI
c
l’indice di rigidezza della fondazione;
,r critI l’indice di rigidezza critico della fondazione;
Figura 8 – Schema geometrico e convenzione dei simboli
i j
VL
VB
MB
ML
B
L
x
y z
GRUPPO SISMICA S.R.L. Manuale teorico 3DMgeo
Pag 50
9 Bibliografia
[1] C. Viggiani “Fondazioni”, Hevelius, 1999
[2] R.Paolucci – A.Pecker: “Seismic bearing capacity of shallow strip foundation on dry
soil”, Soil and Foundation, Vol. 37, No.3, pp.95-105, 1997
[3] E. Cascone, G. Carfì, M. Maugeri, E. Motta, “Effetto dell’inerzia del terreno sul
fattore di capacità portante Nγ”, Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2004
- IARG 2004, Trento, 7-9 luglio 2004
[4] Brinch – Hansen: “A revised and extended formula for bearing capacity”. Danish
Geoth. Inst. Bull., 28, 1970.
[5] Associazione Geotecnica Italiana – Aspetti Geotecnica della Progettazione in Zona
Sismica – Linee guida; Marzo 2005