Democratica n. 253 del 17 settembre 2018 - Inciucio 2018 · “L’azienda rispetti gli accordi”...

8
WWW.DEMOCRATICA.COM n. 253 lunedì 17 settembre 2018 “Pace fiscale? Per qualunque definizione internazionale è un condono”. (Carlo Cottarelli) PAGINA 5 Martina accelera, primarie a gennaio. E i big discutono PARTITO DEMOCRATICO Nessun slittamento delle assise. La discussione congressuale di fatto è già iniziata: nei prossimi giorni l’incontro Calenda-Gentiloni-Renzi-Minniti mentre Zingaretti continua la sua corsa INTERVISTA A CEPERNICH A PAGINA 6 “Non rassegnamoci alla comunicazione negativa” SOCIAL P roviamo a metterci nei panni del militante-medio del Partito Democratico. Venerdì sera quel militante era andato a dormire meno abbacchiato del solito. Per la prima volta dall’avvio del governo Lega-Cinque Stelle, la truppa parlamentare del PD aveva fatto vedere i sorci verdi alla maggioranza. Quarantott’ore di ostruzionismo tenace e meticoloso contro i disastri del Decreto Milleproroghe: interventi a raffica di deputati rilanciati ovunque sul territorio, esempi concreti di come i tagli ai fondi delle periferie colpiranno i cittadini più deboli di decine di comuni italiani, vigorosa denuncia dei rischi che verranno ai bambini dalla marcia indietro sui vaccini etc. PAGINA 2 Inciucio 2018 Governo L’accordo di Arcore tra Berlusconi e Salvini su Rai e Mediaset alle spalle di Di Maio. E i grillini vogliono il condono sotto altro nome Se la casa brucia, basta un panino L’EDITORIALE / 1 Andrea Romano SEGUE A PAGINA 3 PER L’ITALIA CHE NON HA PAURA l domenica 30 settembre ore 14 Piazza del Popolo Roma H o chiesto ad alcuni giovani perché il 30 settembre saranno in piazza. Le parole che hanno usato sono: coraggio, comunità, forza, passione, ponti. I giovani sono così. Dicono “noi ci siamo”, declinano la loro passione politica al tempo indicativo. Eppure alle politiche 2013 il 16,6% dei giovani nella fascia 18-24 ha votato Pd, il 17,5% nella fascia 25-34 (Itanes). Nel 2018 al PD vanno il 16,7% dei voti nella fascia 18-24, il 14,9% nella fascia 25- 34 (Ist. Cattaneo); alle europee del 2014 il 32% dei voti nella fascia 18-29 (Tecné). Ripartiamo dai giovani sedotti e abbandonati L’EDITORIALE /2 Elena Bonetti SEGUE A PAGINA 3

Transcript of Democratica n. 253 del 17 settembre 2018 - Inciucio 2018 · “L’azienda rispetti gli accordi”...

WWW.DEMOCRATICA.COM

n. 253lunedì

17 settembre2018

“Pace fiscale? Per qualunque definizione internazionale è un condono”.(Carlo Cottarelli)

PAGINA 5

Martina accelera, primarie a gennaio.E i big discutono

PARTITO DEMOCRATICO

Nessun slittamento delle assise. La discussione congressuale di fatto è già iniziata: nei prossimi giorni l’incontro Calenda-Gentiloni-Renzi-Minniti mentre Zingaretti continua la sua corsa

INTERVISTA A CEPERNICH A PAGINA 6

“Non rassegnamoci alla comunicazione negativa”

SOCIAL

Proviamo a metterci nei panni del militante-medio del Partito Democratico. Venerdì sera quel militante era andato a dormire

meno abbacchiato del solito. Per la prima volta dall’avvio del governo Lega-Cinque Stelle, la truppa parlamentare del PD aveva fatto vedere i sorci verdi alla maggioranza. Quarantott’ore di ostruzionismo tenace e meticoloso contro i disastri del Decreto Milleproroghe: interventi a raffica di deputati rilanciati ovunque sul territorio, esempi concreti di come i tagli ai fondi delle periferie colpiranno i cittadini più deboli di decine di comuni italiani, vigorosa denuncia dei rischi che verranno ai bambini dalla marcia indietro sui vaccini etc.

PAGINA 2

Inciucio2018

Governo L’accordo di Arcore tra Berlusconi e Salvini su Rai e Mediaset alle spalle di Di Maio.E i grillini vogliono il condono sotto altro nome

“Se la casa brucia, basta un panino

L’EDITORIALE / 1

Andrea Romano

SEGUE A PAGINA 3

PER L’ITALIA CHE NON HA PAURA l domenica 30 settembre ore 14Piazza del Popolo Roma

Ho chiesto ad alcuni giovani perché il 30 settembre saranno in piazza. Le parole che hanno usato sono: coraggio, comunità, forza,

passione, ponti. I giovani sono così. Dicono “noi ci siamo”, declinano la loro passione politica al tempo indicativo. Eppure alle politiche 2013 il 16,6% dei giovani nella fascia 18-24 ha votato Pd, il 17,5% nella fascia 25-34 (Itanes). Nel 2018 al PD vanno il 16,7% dei voti nella fascia 18-24, il 14,9% nella fascia 25-34 (Ist. Cattaneo); alle europee del 2014 il 32% dei voti nella fascia 18-29 (Tecné).

“Ripartiamo dai giovani sedotti e abbandonati

L’EDITORIALE /2

Elena Bonetti

SEGUE A PAGINA 3

2 lunedì 17 settembre 2018

Primarie a gennaio, è già Congresso

Nessun rinvio delle primarie, che si faranno entro il mese di gennaio del 2019. A chiarirlo, con una parola che si presup-pone definitiva, è il segretario del Pd Maurizio Martina: “Il

congresso è di fatto già cominciato”, dice alla Festa de l’Unità di Genova. La fase legata ai circoli e ai militanti si chiuderà entro dicem-bre, per poi dare il tempo di celebrare le pri-marie entro la fine del mese successivo. Una decisione in linea con quanto chiesto, tra gli altri, dall’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Abbiamo bisogno di una grande discussione democratica e di un congresso del partito democratico il prima possibile. Sbrighiamoci perché il paese ce lo chiede”.

Non è della stessa idea il presidente dem Matteo Orfini, che ieri aveva ipotizzato lo scioglimento del Pd così come lo abbiamo inteso finora e la rifondazione del partito, aperta a quel pezzo di società che si oppone all’alleanza populista tra Lega e Cinque Stel-le. E infatti, lo stesso Orfini, commenta così la decisione di Martina: “Pensate davvero che possiamo ripresentarci con il Pd come funziona oggi? Pensate davvero che cosi’ la risolviamo? Beati voi...”

Prova ad andare oltre Carlo Calenda: “Pri-ma di tutto va fatta una segreteria costituen-te. Poi si fa un congresso rapidamente e si elegge, che so?, Zingaretti. Ma chi vince deve aver chiaro che andare alle Europee così è

un suicidio. Ci sono persone disposte ad im-pegnarsi ma non con il solo Pd. Oggi la ca-pacita di rappresentare un pezzo ampio di società il Pd da solo non ce l’ha più. Occorre qualcosa che vada oltre. Certo, questo non si risolve con una cena, ma bisogna ricomin-

ciare a parlarsi”, afferma riguardo all’invito rivolto a Renzi, Gentiloni e Minniti di sedersi intorno a un tavolo e confrontarsi sul futuro.

Un’idea subito mutuata, in chiave diver-sa, da Nicola Zingaretti, al momento l’unico candidato certo alla guida dei dem: “Per un Congresso diverso, aperto e partecipato, in-sieme a tanti incontri che sto facendo in tutta Italia, la prossima settimana ho organizzato in trattoria una cena con un imprenditore del Mezzogiorno di una piccola azienda, un operaio, un amministratore impegnato nel-la legalità, un membro di un’associazione in prima fila sulla solidarietà, un giovane professionista a capo di un’azienda Start Up, una studentessa ed un professore di Liceo. A tutti loro voglio chiedere: che dobbiamo fare secondo voi? Dove abbiamo sbagliato? Come riprendere a lottare e vincere? Perché la nostra storia ricomincia così: ascoltando le persone”.

Guardando al congresso, Giuliano Da Em-poli, ispiratore dell’incontro tra Calenda, Renzi, Gentiloni e Minniti, dice in un’inter-vista al Messaggero che l’area per così dire liberale del partito “dovrebbe trovare un competitor in grado di sfidare una persona di qualità come Zingaretti, con idee diverse e distante dalle posizioni non solo della Lega ma anche dei Cinque Stelle, con cui un even-tuale dialogo sarebbe un suicidio per il Pd e per l’Italia”. Significativa, in questo senso, l’ultima enews di Matteo Renzi, che attacca frontalmente il M5s e invita il Pd a non per-dersi nella polemica interna: “A forza di fuo-co amico si ammazza qualunque leaderh-sip”.

Politica

Stefano Cagelli CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Il segretario accelera. I big discutono e s’incontrano, Zingaretti per ora unico candidato

“Non abbiamo tempo da perdere. Abbiamo bisogno

di una grande discussione democratica. Sbrighiamoci perché il paese ce lo chiede”

PAOLO GENTILONI

“La nostra storia ricomincia così: ascoltando le persone, con

cui dobbiamo capire come ricominciare a lottare e vincere”

NICOLA ZINGARETTI

“Basta polemiche interne, l’ho detto ovunque e l’ho scritto.

A forza di fuoco amico si ammazza qualunque leadership”

MATTEO RENZI

“Nel maggio scorso per la prima volta i lavoratori di Amazon Piacenza hanno strappato al colosso americano un accordo innovativo per fare avanzare i diritti e le tutele. Si tratta del primo accordo mai siglato da Amazon. Le rappresentanze dei lavoratori sono riuscite a regolare il lavoro notturno solo su base volontaria, a eliminare il turno fisso pomeridiano, ad aumentare la retribuzione del lavoro notturno disagiato, a ridistribuire i carichi di lavoro tra i due macro reparti, a programmare meglio il lavoro domenicale facendolo pesare meno nel complesso. I problemi non sono spariti ma si tratta di un primo passo significativo che è nostro compito valorizzare. Ora Amazon rispetti l’accordo sottoscritto e lo applichi in tutte le sue parti; dia segnali coerenti e non perda tempo”. Così il segretario del Pd Maurizio Martina, oggi a Castel San Giovanni in provincia di Piacenza presso la sede di Amazon dove ha incontrato sindacati e lavoratori.

Martina ai cancelli di Amazon: “L’azienda rispetti gli accordi”

3 lunedì 17 settembre 2018

Ripartiamo dai giovani sedotti e abbandonati

l di là di analisi più complete, mi preme per ora soffermarmi sul perché nelle ultime elezioni europee abbiamo saputo dare risposta alle attese giovanili conquistando (in modo straordinario) la loro fiducia. Una ipotesi parte dalle parole che ho raccolto: nel 2014 li abbiamo coinvolti in un sogno concreto per costruire l’Europa più solida

e solidale, capace di liberare le energie di ciascuno, di dare forma alle aspirazioni personali e collettive. Abbiamo promosso l’idea che in Europa la parola chiave fosse coraggio, uscendo dalla retorica del non avere paura, ma offrendo alle paure una speranza per trasformarsi in energie attive.Ecco perché non mi convince, lo confesso, la narrazione che ci vede impegnati a “costruire un’alternativa” per il Paese. Essere alternativa non basta, perché relega la nostra missione politica ad un livello reattivo e a tratti residuale, che non rende ragione del fatto che possiamo essere un partito profondamente proattivo, riformista e generativo. Rimango al contrario convinta che dobbiamo affermare il nostro essere “altro” rispetto al governo giallo-verde-nero, motivando “chi siamo” e “dove siamo”. Non è un percorso semplice. Ci sono momenti in cui la storia decide in che direzione andare: questo è uno di quei momenti. E come tutti i momenti che portano alla luce nuova vita è segnato da paura, dolore, lacerazione. Ma c’è un coraggio più intenso che ci viene chiesto, quello che non ci fa arretrare, come le spinte di una donna che partorisce. Ritorniamo ad appropriarci di questo coraggio dirompente e generoso per continuare senza sosta a “fare”, di fronte ad un governo che al contrario si occupa solo di disfare, dividere, annichilire. In piazza e nei mesi che ci aspettano vorrei incontrare quella genialità creativa che dà vita, anche dai banchi dell’opposizione, ad un progetto politico non di sola alternativa al governo, ma rivolto a trasformare attivamente l’oggi in un futuro più bello e possibile. Traccio, tra le tante, alcune possibili direzioni.Partiamo da quella generazione sedotta e abbandonata dalle forze di maggioranza: un piano straordinario di politiche che diano credito, sostegno, fiducia ai giovani. Nel nostro programma “Per i giovani, con i giovani. Per tutti” avevamo iniziato a disegnare un orizzonte di misure concrete. Possiamo ripartire da lì, in una nuova visione unitaria che costruisca alleanze generazionali e promuova per i giovani l’esercizio della cittadinanza e la loro capacità di contribuzione. Essere democratici e riformisti oggi credo significhi anche superare la divisione tra le politiche dei diritti e quelle dei doveri, nel pieno compimento dell’art. 4 della Costituzione. Di fronte alla tragedia del crollo del ponte Morandi il governo ha scelto l’incompetenza, l’inoperosità e la demagogia della “caccia alle streghe” (senza però realmente individuare cause e responsabilità). Noi siamo “altro” perché non ci limitiamo alla ricerca, doverosa, dei colpevoli, ma ci rivolgiamo a trovare e mettere in atto le soluzioni. Serve, credo, proseguire un piano straordinario sulle infrastrutture e lo sviluppo sostenibile nei territori, per cambiare verso al degrado del Paese. Contro un governo che priva le periferie di risorse e progettualità, continuiamo a combattere perché siano centro, non solo simbolo, del nostro agire, per trasformarle in luoghi belli di umanità.Abbiamo denunciato a noi stessi l’assenza nei luoghi di fragilità, qualcuno dice che non li abbiamo protetti. Certamente non siamo stati accanto, ad esempio, a quei bambini e ragazzi nelle nostre scuole e nelle nostre comunità a cui abbiamo, di fatto, negato la cittadinanza. Mi permetto però di osservare che proteggere non basta. La semplice protezione è una dinamica di relazione verticale e gerarchica se non è parte di un sistema di connessioni sociali che voglia “liberare” le energie di ciascuno. Dobbiamo sanare le ferite

Commenti

Elena Bonetti Segue dalla prima

Ahe bello questo PD che mette i bastoni tra le ruote a un governo di sciagurati”, avrà forse pensato quel militante: “se l’opposizione c’è, lavora e si fa sentire come ha fatto in questi giorni, c’è davvero speranza di mandare a casa questi cialtroni”. Poi il risveglio, dentro

un fine settimana surreale per chiunque abbia a cuore il PD e l’alternativa al grilloleghismo. Nelle stesse ore in cui Berlusconi e Salvini si mettevano d’accordo sulla vera e unica sostanza che interessa da sempre il Cavaliere (il controllo della Rai e l’assetto del mercato pubblicitario radiotelevisivo), e dunque nelle stesse ore in cui il PD si confermava agli occhi degli italiani come l’unica forza di opposizione, quel militante assisteva allo spettacolo di un partito che discuteva animatamente di due argomenti: la prospettiva del proprio scioglimento e l’ipotesi di una cena privata (con il corollario dell’annuncio di una “contro-cena popolare” arrivato giusto in tempo per la ripresa della settimana lavorativa). Bene, ma non benissimo. Niente di grave, per carità, a invitare a cena chi si desidera o a rendere esplicito il timore covato da molti di noi secondo cui il destino del PD potrebbe persino essere quello dello scioglimento. Ma colpisce – e un po’ avvilisce – che all’indomani di una pagina esemplare di resistenza parlamentare e alla vigilia della manifestazione nazionale con la quale chiameremo a Roma l’opposizione che esiste anche fuori dal Parlamento, il nostro messaggio delle ultime due giornate sia del tutto fuori fase rispetto a quello che sarebbe necessario affermare nella discussione pubblica. Anche perché, per la prima volta da anni, contro l’opposizione democratica si muovono imponenti armate comunicative: oggi Federico Fubini ne ha descritto un tassello importante, in un’inchiesta del Corriere della Sera che racconta la forza violenta e pervasiva dei messaggi social che provengono da un mondo formalmente “unofficial” ma in realtà molto ben strutturato a sostegno del governo e contro il PD. Di fronte alla meticolosa organizzazione del consenso di cui si avvantaggiano Salvini e Di Maio e all’urgenza di aggregare intorno a sé l’opposizione politica e sociale al grilloleghismo, il Partito Democratico ha un dovere in più: non perder tempo nella messa in scena di spettacoli piccoli e autoreferenziali, decidere attraverso una vera e condivisa discussione politica la strada migliore per mandare a casa questa banda di devastatori, difendere “con onore e disciplina” l’interesse nazionale attraverso un lavoro di opposizione senza soste. Perché se la casa brucia - come sta bruciando l’edificio della nostra comunità politica dentro l’incendio più vasto del nostro paese - anche un panino può bastare per rimettersi in piedi. Tutto il resto è fuffa inutile e dannosa.

Andrea RomanoSegue dalla prima

“C

Se la casa brucia, basta un panino

CONDIVIDI SU CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

dell’oggi, ma per trasformarle in concreta possibilità di riscatto, aiutando le persone a ritrovare quel coraggio che non nega la paura, ma la trasforma in vita che cresce. Altrimenti saremo anche noi complici di chi oggi fonda il proprio successo sul rancore. La sfida delle prossime elezioni europee credo sia quindi una bellissima occasione: noi per l’Europa abbiamo ancora in cuore lo stesso sogno, grande. Non facciamo l’errore di fermarci a capire come comunicarlo meglio: sbaglieremmo problema. La nostra missione è popolarlo questo sogno. E questo è per noi un cambio di paradigma irrinunciabile.

4 lunedì 17 settembre 2018Partito democratico

PER L’ITALIA CHE NON HA PAURA

domenica 30 settembre ore 14 l Piazza del Popolo Roma

EuropaEquità

Libertà

Diritti

Giustizia

Futuro Giovani Lavoro

Sostenibilità

Ritroviamoci insieme in piazzail 30 settembre. La passione dei militanti esiste ancora: muoviamola insieme perché la resa per chi crede nel progressismo,nei dirittie nell’Europa non è e non saràmai contemplata!ALBA, 27 ANNI ,SOLARINO (SR)

Ci sarò perché voglio bene all’ItaliaSARA, 30 ANNI ,SAN BENEDETTO PO (MN)

Partecipa anche tu. Dopo 100 giorni di governo Lega e Cinque Stelle l’Italia è più debole,

più isolata, più ingiusta. Costruiamo insieme l’alternativa

Ci sono perché non posso starea guardare un governo vivere sull’odio e l’incompetenza,mentre la mia generazione si divide tra chi scappa dall’Italia e chi vi rimane senza opportunità.PAOLO, 22 ANNI,MILANO

Il 30 vengo a Romain piazza perché... Perché vorrei ritrovare la nostra comunità più forte e più coraggiosa.FEDERICO, 27 ANNI, TRIESTE

Vogliamo una nuova Europa non meno Europa.

Per diritti comuni inviolabili che proteggano tutti i

cittadini

L’Italia deve costruire una prospettiva di equità, di giustizia e di solidarietà

5 lunedì 17 settembre 2018

L’inciucio nella Terza Repubblica. E i grillini zitti

Dal punto di vista politico, non c’è alcun dub-bio che Silvio Berlusconi sia un truffatore”, disse Di Maio il 20 gennaio all’Aria che tira.

Bene, con quel “truffatore” il governo si sta impegnando per acqui-sire il voto mancante a Marcello Foa in cambio di accordi buoni per Mediaset. Di intese sulle Regionali. Di concessioni televisive. Del famoso tetto per la pubblicità in tv, bandiera del M5s brandita dal sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, quello che vuole ammazza-re i giornali. Per Mediaset, sarebbe un colpo durissimo. Berlusconi vorrebbe anche che il governo non si facesse schiacciare su posizio-ni giustizialiste e “davighiane”, care ai Cinque Stelle. In cambio, vi dò Foa, finora respinto da Forza Italia.

Siamo come si vede nelle acque più putrescenti della Prima Re-pubblica, allo scambio nomine contro favori: ed è assolutamente normale che un uomo - da questo punto di vista - della Prima Re-pubblica come Berlusconi giochi sul tavolo dello scambio; normale

che un giocatore di poker come Salvini vada a ve-dere le carte del Cavaliere nella sua magione arco-riana; ma è meno normale è che i nuovisti di Cinque

Stelle tollerino tutto questo.Il “patto” Berlusconi-Salvini è la prima dimostrazione plastica di

come la maggioranza si allargabile, se non già allargata. Pare che Giorgetti e Tajani tessereanno la tela. Forza Italia, in base agli inte-ressi proprietari del suo capo, risulta quindi facilmente addomesti-cabile e sensibile al richiamo della foresta, abbacinata non solo degli appetiti ma anche al ritorno nella novella Casa delle libertà, laddo-ve - forse - può scampare al cannibalismo leghista. Ma i grillini? I grillini devono ingoiare anche questa. Nelle ore in cui annunciano un condono tremontiano, si devono acconciare alla maggioranza allargata a Forza Italia grazie ai buoni uffici del super-alleato Salvi-ni. Già, non è difficile a capirsi: l’amico del mio amico è mio amico. Anche se si tratta - parola di Di Maio - di “un truffatore”.

MARIO LAVIA

Chiamatelo condono, anche se Di Maio bluffa

Di Maio gioca con le parole e finge di fare la voce grossa con la Lega, ma in realtà è tut-to chiaro: il condono si farà, ma guai a chiamarlo così. Chiamatela pace fiscale. “Il

Movimento 5 Stelle non è disponibile a vota-re nessun condono, quindi se stiamo parlan-do di pace fiscale, di saldo e stralcio, quello che avevamo anche noi nel programma, sia-mo d’accordo”.

In sostanza, e Di Maio lo sa, pace fiscale e condono sono la stessa cosa, almeno così come lo ha proposto la Lega, cioè una maxi rottamazione delle cartelle esattoriali con aliquota del 10%. E così il contribuente mo-roso chiude la questione una volta per tutte. Cerca di passare per l’ennesima volta come il difensore dei piccoli cittadini, ma se la mi-sura dovesse essere approvata così come sta venendo fuori in questi giorni, sarebbe un vero e proprio condono. E non delle persone in difficoltà con i pagamenti, ma di evasori fiscali. Perché se inizialmente il tetto era di 200mila euro, ora si parla di un massimo di

1 milione di euro, non esattamente il tipico importo del piccolo debitore in difficoltà e indietro con i pagamenti. Eppure Di Maio insiste, sapendo di dire una cosa disonesta, mettendo sullo stesso piano il condono fatto negli anni passati con lo scudo fiscale, cioè la misura per riportare in Italia i capitali all’e-stero (“Dobbiamo aiutare le fasce più deboli della popolazione, non premiare chi si è por-tato i soldi all’estero e vuole farli rientrare”).

A bocciare la proposta dalle pagine di Re-pubblica è addirittura Andrea Roventini, un nome molto stimato nel Movimento 5 Stelle (a lui aveva pensato Di Maio per il ministe-ro dell’Economia prima dell’alleanza con la Lega). Per l’economista - che non si riferisce alla misura chiamandola pace fiscale ma condono - si tratta di una promessa prima di tutto “diseducativa” perché in questo modo il contribuente sarà sempre portato a non pagare le tasse ma ad attendere il condono, e poi “è una misura una tantum. Dunque senza grandi benefici strutturali”.

La verità è che Di Maio pur di evitare l’en-nesimo scontro all’interno del governo cer-ca di digerire qualsiasi cosa proposta dalla Lega. Chissà se lo digeriranno coloro i quali si aspettavano più onestà.

Silvia Gernini

Il capo grillino gioca con le parole definendola “pace fiscale”

CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Politica

M5S e Lega sono sempre più divisi. Divisi su tante questioni, ma soprattutto sulle opere. Di fronte al rischio di rottura però il governo preferisce non agire. E questa inettitudine si riflette per forza di cose anche su tanti lavoratori che ora rischiano di perdere il posto.A causa di un dialogo che sta diventando sempre più scontro politico, ad esempio, il governo non ha presentato alcuna delibera al Cipe che da maggio ad oggi non si è più riunito. E se il Cipe non si riunisce i fondi non vengono sbloccati e quindi le opere saltano.Qualcuno del governo annuncia una convocazione nella prima decade di ottobre, ma al momento non c’è nulla di ufficiale. Nel frattempo ci sono dei lavoratori che rischiano di rimanere a casa a partire dal 4 ottobre, nonostante ci siano già dei fondi già pronti. Si tratta di 59 lavoratori impiegati nella realizzazione del Quadrilatero e dell’asse viario Umbria-Marche. Oggi a Fabriano c’è stata la riunione sindacale indetta da Feneal, Filca e Fillea. Riunione alla quale non ha preso parte alcun esponente della Lega. “La verità è che il nostro governo ha lasciato 130 miliardi di opere già finanziate e Lega e M5S le stanno bloccando ovunque perché non sono d’accordo” denuncia la deputata dem Alessia Morani a margine dell’incontro sindacale a Fabriano.Nel frattempo i giorni passano e il 4 ottobre, una volta scaduta la procedura di mobilità avanzata da Astaldi, l’impresa che si deve occupare dei lavori, un terzo dei dipendenti verrà licenziato. “In altre parole le stesse persone che a ogni piè sospinto ripetono il mantra del reddito di cittadinanza - dichiara Morani - hanno deciso di condannare alla disoccupazione 59 persone per questa insana ossessione di cancellare il lavoro fatto dai governi precedenti. E’ l’ennesima, indecente contraddizione di questo governo. Se Di Maio e Toninelli tengono ai lavoratori, intervengano per evitare questo scempio”.

Lega e M5s litigano sulle opere, le aziende chiudono

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

6 lunedì 17 settembre 2018

“Non rassegnamoci alla comunicazione negativa”

Altro che leader sulla cresta dell’onda o Movimenti abi-li sfruttatori dei meccanismi del web: il personaggio più popolare della Rete (se ci limitiamo ai soli con-tenuti di natura “politica”, o presunti tali) è oggi tal Francesco, ex muratore 52enne, che dalla sua casa di Taurianova è diventato il gestore di pagine facebook

di maggior successo in Italia. A svelarlo è oggi il Corriere della Sera, e le pagine, ça va sans dire, sono quanto di più antipolitico offra oggi il “mercato”, a partire dal nome (sputtaniamotutti.com, riproposto in varie salse dopo gli stop arrivati da Cupertino), e dai post, manco a dirlo un florilegio di commenti aggressivi e sfottò, con lo stile collau-dato di poche e chiare parole su una foto che inchiodi il malcapitato di turno. Ma fenomeni come questo hanno, poi, la capacità di fuoco di alimentare certe narrazioni, o addirittura di spostare l’opinione pubblica? Ne parliamo con Cristopher Ceperncih, sociologo dei me-dia e della politica e direttore dell’Osservatorio sulla Comunicazione politica.

Professore, un utente qualunque che genera più interazioni di un partito? Siamo al rovesciamento dei fronti?Non direi. Intanto, comparare il successo di questi fenomeni con quello dei leader non ha molto senso, perché i leader costruiscono visibilità nell’intermediazione tra social media e media tradiziona-li e lo fanno in maniera organizzata. Questo signore di Taurianova dal suo “giro” riesce a guadagnarci 600 euro al mese, buon per lui, ma non è comparabile con l’agire comunicativo di un leader o di un partito strutturato. Il tema piuttosto è un altro: tutti gli studi lo con-fermano, la comunicazione negativa ha una maggiore capacità di engagement sui social network, soprattutto sentimenti come paura e rabbia. In questo senso, oggi abbiamo un governo che fa lui stesso una comunicazione emozionalmente negativa, dunque il fatto che i post a favore del governo creino engagement non fa altro che con-fermare il dato. Ma resta che lo scopo di certi fenomeni non è fare politica.

Eppure c’è chi, attraverso questi meccanismi, l’intento politico ce l’ha eccome.Certo, ma la capacità di impatto è che costituiscono dei mondi all’in-terno dei quali viene alimentata quel tipo di militanza, soprattutto online. Le “bolle” esistono e hanno una loro capacità di attivazione, e loro bussano su quella capacità.

Ma certi fenomeni non rischiano di alimentare un certo clima nell’opinione pubblica, o addirittura di innescarlo?I climi di opinione che si inaugurano su social network in realtà si sono generati prima, altrove, in Tv come nelle strade. Il fatto che gli italiani abbiano problemi con l’immigrazione non nasce da facebo-ok, ma nella società. In questo senso l’influenza è molto di più dalla società verso i social media, che non viceversa. Per capire come si generano i climi di opinione dobbiamo tenere sotto controllo tutte le variabili sociali.

Ma dunque, oggi, l’unico modo per comunicare in maniera efficace è farlo attraverso sentimenti negativi?È una discussione interessante. Alla domanda: è il negativo che fa engagement? La risposta è sì. Ma si può provare a proporre un mo-dello diverso? E anche in questo caso la risposta è sì, certamente. Ci sono stati dei casi in cui dei fattori positivi hanno creato un forte en-gagement, su tutti Obama. Per capirci, se un partito o un movimento non ha quel tipo comunicazione nel suo Dna, non è detto che debba usarla per forza e rinunciare alla ricerca di modelli alternativi. Certo serve un progetto, il punto è che se cerchi una emozionalità positiva dipende anche da cose come il leader o da come funzionano le cose nella società. Certo non possiamo ridurre la ricerca di quel modello positivo alla semplice ricetta “stiamo di più sui social”.

C’è però un tema di trasparenza dei contenuti su facebook. Non crede che serva una legge sul modello di quella tedesca contro fake news e diffamazione online?È difficile pensare di chiedere a facebook di rimuovere contenuti, ba-nalmente perché per qualunque questione inerente la diffamazione è necessaria una rogatoria verso la California. Un discorso simile si può affrontare solo sul piano sovranazionale.

L’intervista

Carla Attianese CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Con un progetto credibile è possibile innescare una emozionalità positiva, anche sui social

Parla Cristopher Cepernich

7 lunedì 17 settembre 2018

8 lunedì 17 settembre 2018

In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta

[email protected]

PD Bob

Società editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 - 00187 Roma

www.democratica.comwww.partitodemocratico.it

Per ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it

DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

TwitterInstagramSocial

Face

bo

ok