delle Libertà - opinione.it · d’Appello di Firenze ha negato qualunque risarcimento a Raffaele...

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L a vertenza interna al Partito De- mocratico sul tema del congresso e variabili, tipo primarie ed elezioni più o meno anticipate, trae origini dalla sconfitta renziana referendaria, ma solo in seconda battuta. Non vo- gliamo ricorrere al solito adagio che i problemi del Pd vengono da lontano, ma siamo nei dintorni, come ricorda lucidamente un Cirino Pomicino in uno dei tanti, troppi, dibattiti televi- sivi nei quali prevale spesso il gusto della rissa da video grazie anche, e so- prattutto, all’avvento sulla scena del grillismo contagioso. I problemi pid- dini, e a maggior ragione di Matteo Renzi, sono impliciti e direi quasi storici nella struttura ambivalente di quel partito, sommatoria di due “culture” politiche, la comunista e la cattolica, mai amalgamatesi ideolo- gicamente, anche e soprattutto per- ché l’ex Partito Comunista Italiano, grazie al repulisti di “Mani Pulite” da cui fu esonerato, ha rinunciato a qualsiasi autocritica per tuffarsi nel- l’acque del socialismo democratico, che, invece, hanno non solo rifiutato ma contribuito a prosciugare, so- pravvivendo, loro e solo loro, alla devastazione giudiziaria altrui recu- perando parte della vecchia Demo- crazia Cristiana. Coi risultati che ben vediamo. Ben vi sta, verrebbe voglia di rinfacciargli. E arrangiatevi col congresso sì, congresso no, scissione sì, scissione no e - ovviamente - Renzi sì, Renzi no; fatti vostri! Invece sono, ahimè, fatti che riguardano non soltanto gli altri partiti, ma es- senzialmente noi italiani. Questa disattenzione al Paese pre- ferita alla lotta intestina più o meno congressuale la dice lunga... Direttore aRTURO DiaCOnaLE Martedì 14 Febbraio 2017 Fondato nel 1847 - anno XXii n. 30 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIAnO LIbERALE PER LE gARAnzIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMAnI delle Libertà COZZI A PAGINA 4 L’Italia snodo energetico del Mediterraneo ECONOMIA MEOTTI A PAGINA 5 Québec: la crisi dell’Occidente ESTERI di ARTURO DIACOnALE Renzi apre la battaglia congressuale Il segretario del Partito Democratico accetta la richiesta della minoranza di votare dopo le assise nazionali ma punta ad anticipare la data dello scontro e del voto Renzi due, la vendetta di PAOLO PILLITTERI A.A.A. - Cercasi idea dell’Italia V isto che a giugno non si può co- munque votare, Matteo Renzi pare aver deciso che si debba andare al congresso rapidamente per arri- vare alla fine dell’estate con una nuova investitura a leader del Partito Democratico in grado di consentir- gli di preparare liste elettorali piene di gente fidata ed escluse ai nemici e agli alleati interni più infidi. L’obiet- tivo finale, ovviamente, è di tornare a Palazzo Chigi alla guida di un Go- verno destinato a durare l’intera le- gislatura e fondato su un’alleanza con Silvio Berlusconi. La strategia che Renzi ha messo a punto durante le settimane di ripen- samenti e riflessioni passate lontano dalla politica romana conferma la sensazione che l’ex Premier non sia riuscito ancora a metabolizzare la sconfitta del 4 dicembre dopo averne colto la ragione più profonda. Che non è stata la ripulsa del sessanta per cento degli italiani per una riforma costituzionale fatta con i piedi da di- lettanti allo sbaraglio, ma che è stata la reazione istintiva della stragrande maggioranza del Paese contro la pre- tesa dello stesso Renzi di subordi- nare gli interessi generali del Paese al suo personale e smodato interesse a diventare il dominus incontrastato della scena politica nazionale. Renzi non ha metabolizzato la sconfitta perché non ha capito che gli italiani hanno respinto il suo ego- centrismo esasperato. E proprio per- ché non ha colto la ragione più profonda della batosta referendaria, ora ha messo a punto... Continua a pagina 2 Continua a pagina 2 POLITICA Giustizia, Sollecito e gli innocenti di Serie B ROMITI a pagina 2 CULTURA “Il Paradiso e la Peri” incanta Santa Cecilia PEnnISI a pagina 7 Continua a pagina 2 Continua a pagina 2 PRIMO PIANO A pagina 3 A pagina 3 di LAURA ARCOnTI di ROCCO SChIAvOnE Il crinale tra vita e morte del Partito Radicale La ribellione dei Radicali contro Emma Bonino nativi a Beppe Grillo. Ma alternativi in che? Sono, invece, sostanzialmente simili nei presupposti ideologici, nei programmi politici, negli obiettivi strategici. Certo, esistono differenze, ma non essenziali. Questa trimurti è illiberale, auto- lesionista, confusionaria. Louis Pergaud, ma all’interno dello sgangheratissimo Partito Democra- tico o la soap opera a Cinque Stelle della sindaca Virginia Raggi: quella dell’“ho detto a Beppe”, a dare la misura della profondità della vora- gine valoriale nella quale siamo pre- cipitati. Nell’altro, invece, è la vicenda della guerriglia urbana in- gaggiata a Bologna dai “bravi ra- gazzi” dell’ultrasinistra. Ciò che alberga nelle pulsioni dei protagonisti in negativo dei fatti ro- mani o bolognesi è il disprezzo pro- fondo verso tutto quello che richiama l’idea stessa di “bene co- mune”. Se Matteo Renzi pur di ri- prendersi il potere è pronto a gettare il Paese nel caos... C’ è una cattiva politica che de- grada la società e c’è un de- grado che dalla società civile infetta la vita della comunità. L’Italia cono- sce entrambi questi mali il cui effetto è la corrosione del suo tessuto con- nettivo. Nell’un caso è la guerra dei bottoni combattuta non tra le radure di Longeverne, come nel romanzo di Il gap culturale V i do la colpa, giornalisti pigri, di non praticare la filosofia della distinzione e di non chiarirvi le idee prima di parlare in televisione e scri- vere sui giornali. Vi do la colpa della grande mistificazione politica degli ultimi tempi. Vi do la colpa di con- tribuire ad ingannare un’opinione pubblica fatta di gente semianalfa- beta e, quando alfabetizzata, inca- pace di comprendervi, un po’ perché incolta essa stessa, un po’ perché siete incomprensibili voi. Contrap- ponete una Destra ad una Sinistra al solo scopo di esibire sul palcoscenico dei “media” due polli in combatti- mento. Dunque Matteo Salvini e Giorgia Meloni sarebbero, nella vo- stra rappresentazione scenica, alter- di CRISTOFARO SOLA di PIETRO DI MUCCIO de QUATTRO Italia: un vestito a brandelli

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La vertenza interna al Partito De-mocratico sul tema del congresso

e variabili, tipo primarie ed elezionipiù o meno anticipate, trae originidalla sconfitta renziana referendaria,ma solo in seconda battuta. Non vo-gliamo ricorrere al solito adagio che iproblemi del Pd vengono da lontano,ma siamo nei dintorni, come ricordalucidamente un Cirino Pomicino inuno dei tanti, troppi, dibattiti televi-sivi nei quali prevale spesso il gustodella rissa da video grazie anche, e so-prattutto, all’avvento sulla scena delgrillismo contagioso. I problemi pid-dini, e a maggior ragione di MatteoRenzi, sono impliciti e direi quasistorici nella struttura ambivalente diquel partito, sommatoria di due“culture” politiche, la comunista e lacattolica, mai amalgamatesi ideolo-gicamente, anche e soprattutto per-ché l’ex Partito Comunista Italiano,grazie al repulisti di “Mani Pulite” dacui fu esonerato, ha rinunciato aqualsiasi autocritica per tuffarsi nel-l’acque del socialismo democratico,che, invece, hanno non solo rifiutatoma contribuito a prosciugare, so-pravvivendo, loro e solo loro, alladevastazione giudiziaria altrui recu-perando parte della vecchia Demo-crazia Cristiana. Coi risultati che benvediamo. Ben vi sta, verrebbe vogliadi rinfacciargli. E arrangiatevi colcongresso sì, congresso no, scissionesì, scissione no e - ovviamente -Renzi sì, Renzi no; fatti vostri! Invecesono, ahimè, fatti che riguardanonon soltanto gli altri partiti, ma es-senzialmente noi italiani.

Questa disattenzione al Paese pre-ferita alla lotta intestina più o menocongressuale la dice lunga...

Direttore aRTURO DiaCOnaLE Martedì 14 Febbraio 2017Fondato nel 1847 - anno XXii n. 30 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIAnO LIbERALE PER LE gARAnzIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMAnI

delle Libertà

COZZI A PAGINA 4

L’Italia snodo energetico

del Mediterraneo

ECONOMIA

MEOTTI A PAGINA 5

Québec:

la crisi dell’Occidente

ESTERI

di ARTURO DIACOnALE

Renzi apre la battaglia congressualeIl segretario del Partito Democratico accetta la richiesta della minoranza di votare

dopo le assise nazionali ma punta ad anticipare la data dello scontro e del voto

Renzi due, la vendetta

di PAOLO PILLITTERI

A.A.A. - Cercasiidea dell’Italia

Visto che a giugno non si può co-munque votare, Matteo Renzi

pare aver deciso che si debba andareal congresso rapidamente per arri-vare alla fine dell’estate con unanuova investitura a leader del PartitoDemocratico in grado di consentir-gli di preparare liste elettorali pienedi gente fidata ed escluse ai nemici eagli alleati interni più infidi. L’obiet-tivo finale, ovviamente, è di tornare aPalazzo Chigi alla guida di un Go-verno destinato a durare l’intera le-gislatura e fondato su un’alleanzacon Silvio Berlusconi.

La strategia che Renzi ha messo apunto durante le settimane di ripen-samenti e riflessioni passate lontanodalla politica romana conferma lasensazione che l’ex Premier non siariuscito ancora a metabolizzare lasconfitta del 4 dicembre dopo avernecolto la ragione più profonda. Chenon è stata la ripulsa del sessanta percento degli italiani per una riformacostituzionale fatta con i piedi da di-lettanti allo sbaraglio, ma che è statala reazione istintiva della stragrandemaggioranza del Paese contro la pre-tesa dello stesso Renzi di subordi-nare gli interessi generali del Paese alsuo personale e smodato interesse adiventare il dominus incontrastatodella scena politica nazionale.

Renzi non ha metabolizzato lasconfitta perché non ha capito chegli italiani hanno respinto il suo ego-centrismo esasperato. E proprio per-ché non ha colto la ragione piùprofonda della batosta referendaria,ora ha messo a punto...

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POLITICA

Giustizia, Sollecito

e gli innocenti di Serie B

ROMITI

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CULTURA

“Il Paradiso e la Peri”

incanta Santa Cecilia

PEnnISI

a pagina 7

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PRIMO PIANO

A pagina 3A pagina 3

di LAURA ARCOnTI di ROCCO SChIAvOnE

Il crinale tra vita e mortedel Partito Radicale

La ribellione dei Radicalicontro Emma Bonino

nativi a Beppe Grillo. Ma alternativiin che? Sono, invece, sostanzialmentesimili nei presupposti ideologici, neiprogrammi politici, negli obiettivistrategici. Certo, esistono differenze,ma non essenziali.

Questa trimurti è illiberale, auto-lesionista, confusionaria.

Louis Pergaud, ma all’interno dellosgangheratissimo Partito Democra-tico o la soap opera a Cinque Stelledella sindaca Virginia Raggi: quelladell’“ho detto a Beppe”, a dare lamisura della profondità della vora-gine valoriale nella quale siamo pre-cipitati. Nell’altro, invece, è lavicenda della guerriglia urbana in-gaggiata a Bologna dai “bravi ra-gazzi” dell’ultrasinistra.

Ciò che alberga nelle pulsioni deiprotagonisti in negativo dei fatti ro-mani o bolognesi è il disprezzo pro-fondo verso tutto quello cherichiama l’idea stessa di “bene co-mune”. Se Matteo Renzi pur di ri-prendersi il potere è pronto a gettareil Paese nel caos...

C’è una cattiva politica che de-grada la società e c’è un de-

grado che dalla società civile infettala vita della comunità. L’Italia cono-sce entrambi questi mali il cui effettoè la corrosione del suo tessuto con-nettivo. Nell’un caso è la guerra deibottoni combattuta non tra le raduredi Longeverne, come nel romanzo di

Il gap culturale

Vi do la colpa, giornalisti pigri, dinon praticare la filosofia della

distinzione e di non chiarirvi le ideeprima di parlare in televisione e scri-vere sui giornali. Vi do la colpa dellagrande mistificazione politica degliultimi tempi. Vi do la colpa di con-tribuire ad ingannare un’opinionepubblica fatta di gente semianalfa-beta e, quando alfabetizzata, inca-pace di comprendervi, un po’ perchéincolta essa stessa, un po’ perchésiete incomprensibili voi. Contrap-ponete una Destra ad una Sinistra alsolo scopo di esibire sul palcoscenicodei “media” due polli in combatti-mento. Dunque Matteo Salvini eGiorgia Meloni sarebbero, nella vo-stra rappresentazione scenica, alter-

di CRISTOFARO SOLAdi PIETRO DI MUCCIO de QUATTRO

Italia: un vestito a brandelli

hanno stigmatizzato il comportamento delRettore: non doveva chiedere l’intervento delleforze dell’ordine. Già, perché quei quattrosfaccendati avrebbero dovuto continuare indi-sturbati a declinare a modo loro il concetto dilibertà: picchiando, devastando e insudiciandoil tempio del sapere. È la versione della demo-crazia 3.0 di certa sinistra che non ha maismesso di coccolare i suoi cuccioli anchequando sbracano e distruggono.

Siamo alle solite: l’interesse di parte primadella difesa del bene comune. Ma, ci doman-diamo, in quale società che abbia a cuore i suoidestini è consentito lasciare mano libera a unaminoranza di facinorosi che adotta le medesimetattiche intimidatorie e violente della peggiorecriminalità organizzata? Che differenza c’è traquesti “bravi ragazzi” che minacciano di bottechi li denuncia, com’è accaduto alla biblioteca-ria Emilia Garuti, la cui esperienza di vittima èstata raccontata da Claudio Del Frate sul “Cor-sera”, e i picchiatori di Cosa Nostra intenti a“mafiare” tra i banchi del pesce alla Vucciria?Le cronache danno conto di una timida reazionedella maggioranza degli studenti che avrebbepreso le distanze da “la crème” degli antagoni-sti. Poca roba, com’è ancora poca roba l’onda disdegno e di protesta verso quella politica che hasequestrato la società costringendola ad assi-stere al suo indecoroso teatrino.

Altro ci vorrebbe per rimetterci in sesto: ma-gari una nuova “marcia dei 40mila”, comequella dei quadri della Fiat che a Torino il 14ottobre 1980 cambiò la storia delle relazioni in-dustriali nel nostro Paese. Una lunga marcia daRoma a Bologna attraverso l’Italia delle chiesee dei campanili, dei grattacieli e delle maceriedei terremoti, per dire: Ordine e Libertà! Pen-sate che sia un ossimoro? Ma quale diritto di li-bertà è garantito al cittadino nel regno del caos?

CRISTOFARO SOLA

Destando un certo scalpore, so-prattutto tra quei cittadini av-

vertiti che credono in una visionegarantista della giustizia, la Corted’Appello di Firenze ha negatoqualunque risarcimento a RaffaeleSollecito per l’ingiusta detenzione.Quattro interminabili anni passatidietro le sbarre che, per una per-sona vittima di una ricostruzionedei fatti a dir poco surreale, de-vono essere sembrati un inferno.Così come un inferno, che in al-cuni aspetti continua a sussistereper il giovane ingegnere informa-tico pugliese, è stato il lunghissimoiter processuale, fortemente inqui-nato da un forte pregiudizio me-diatico che ancora oggi fa sentire isuoi effetti presso una parte del-l’opinione pubblica disposta abersi qualunque pozione colpevo-lista.

In estrema sintesi i giudici di Fi-renze hanno stabilito, bontà loro,che il comportamento iniziale delSollecito, considerato eccessiva-mente ambiguo e, in alcuni casi,menzognero, avrebbe indotto gliinquirenti perugini in errore, con-

vincendo questi ultimi - aggiungoio - a mettere in piedi un castello diaccuse fondato sul nulla, visto chenella stanza del delitto non furonoritrovate tracce dei due fidanzatinidell’epoca, contrariamente alle de-cine e decine di evidenze schiac-cianti a carico di Rudy Guede.Quest’ultimo, considerato ancoraoggi da molti analfabeti funzionalidi questo disgraziato Paese solo uncapro espiatorio dell’atroce delittodi Perugia, vittima dei soliti poteriforti capitanati dalla Cia, fino acoinvolgere la longa manus di Do-nald Trump, il quale in passato siera interessato del caso.

Sta di fatto che Raffaele Solle-cito, pur essendo scampato ad unodei più clamorosi errori giudiziaridella storia italiana, viene conside-rato oggi, negandogli alcun risarci-mento, un innocente dimezzato. Unmezzo colpevole che avrebbe ca-gionato le sue disgrazie per nonaver fornito in modo chiaro le ra-gioni della sua innocenza. Tant’è

che persino il silenzio mantenutodall’imputato dopo l’interrogatoriodi garanzia, come sottolinea Anna-lisa Chirico sul “Il Giornale”,avrebbe indotto i giudici nell’er-rore. “In altre parole - commenta lastessa Chirico - l’esercizio di un di-ritto costituzionalmente garantito,frutto di una valutazione della di-fesa in via prudenziale, diventa in-dizio di una innocenza a metà”.

E se la decisione di avvalersidella facoltà di non rispondere alledomande degli inquirenti viene va-lutata in questo modo, ciò significache nelle nostre aule giudiziarie an-cora aleggia quell’idea molto me-dievale dell’inversione della prova.In un evoluto sistema giudiziario,al contrario, spetta sempre all’ac-cusa dimostrare al di là di ogni ra-gionevole dubbio la colpevolezza diqualunque imputato. E se questonon accade, proprio perché siamotutti innocenti fino a prova contra-ria, le conseguenze fisiche, morali efinanziarie di una accusa caduta

nel nulla non possono ricaderesulla testa di chi l’ha pesantementesubìta.

Da questo punto di vista, dopol’annuncio del ricorso in Cassa-

zione presentato dall’avvocato diSollecito, Giulia Bongiorno, dob-biamo sempre sperare, al pari delmugnaio di Potsdam, che ci siasempre un giudice a Berlino.

2 L’OPINIONE delle Libertà martedì 14 febbraio 2017Politica

Innocenti di serie Bdi CLAUDIO ROMITI

dio da onorevole. Basterebbe replicare che unparlamentare guadagna in un anno ciò che ilpresentatore del Festival di Sanremo ha per-cepito in un giorno, ma tant’è.

Il punto dolente, tuttavia, sta nell’assenzadi una consapevole riflessione, in primis daparte di Renzi, sulle ragioni di una sconfittatanto più seria quanto più appaiono marginalise non risibili le voglie matte di elezioni anti-cipate a giugno o in ottobre, o le ambizionisbagliate di questo o quello in un redde ratio-nem puramente interno, arcaico, superato eche lascia indifferenti gli italiani. Proprio per-ché non vi è traccia evidente di una propostapolitica degna di questo nome, a partire dauna confessione pubblica degli errori renzianiper approdare a un ragionamento profondosulle prospettive dell’Italia e del Paese, a unariflessione autentica sulla questione econo-mica, e infine a un’offerta politica e program-matica convincente, moderna, di largo respiro.Manca, insomma, un’idea dell’Italia. Ma, sidice, manca anche agli altri, e dunque: mal co-mune mezzo gaudio. Gaudio?

PAOLO PILLITTERI

...Il fatto che questi tre partiti si combattanovuol dire soltanto che vogliono vincere, gli unicontro l’altro e viceversa. Ma concordano nelsostenere che la crisi italiana è figlia delle pre-potenze dell’Europa, un’Europa di cui sebbenel’Italia sia nazione fondatrice e integrante,viene considerata tuttavia alla stregua di ne-mica mortifera. I nostri guai non dipendereb-bero da noi stessi, ma dalla cattiva Germaniae dai suoi cattivissimi reggicoda di Bruxelles.Sarebbe l’Ue ad impedirci di essere uno Statoflorido e ordinato. Pertanto, oggi saremmoschiavi di una tecnostruttura finanziaria inter-nazionale, che ci sovrasta, colonizza, schia-vizza. Dovremmo riprendere la pienasovranità perduta, che però non ci è statastrappata a forza, ma abbiamo consentito a li-mitare perché nel nostro preciso interesse: unaferrea cintura di castità che la nostra viziosalascivia erariale c’impediva di forgiare con lenostre mani. Non solo l’eziologia dei nostrimali accomuna leghisti, grillini e fratellini.Dall’aver individuato o presunto d’indivi-duare la causa della precaria salute degl’Ita-liani, hanno tratto unanimi la diagnosi dellamalattia e la prognosi benigna purché con lastessa loro terapia: siamo afflitti da deperi-mento organico dipendente da stabilità mo-netaria, contenimento del debito, economia diconcorrenza interna e internazionale; perciòniente Unione europea, niente euro, nientemercato comune, ma protezionismo, dazi, au-tarchia, svalutazioni, statalismo, controlli.

Questi giornalisti pigri, da un lato avallanoindirettamente la credenza che la congiunturasia conseguente a un (fantomatico) liberismosfrenato, dall’altro diffondono implicitamente

segue dalla prima

...una strategia che ha come ispirazione esclu-siva proprio il proprio egocentrismo esaspe-rato. Renzi pensa a se stesso e se ne infischiadei problemi del Paese. È questo il messaggiodi fondo che viene dalla decisione di anticipareil congresso per sbarazzarsi dei rivali interni edi andare alle elezioni anticipate ad ottobre,non perché il voto autunnale può essere utilealla società nazionale ma solo perché gli puòconsentire di fare liste di fedelissimi con cuitornare a Palazzo Chigi ed essere il dominusdella prossima legislatura.

Può essere che, a differenza del referendum,questa volta la fortuna possa aiutare l’audace.Ma è più probabile l’inverso. Perché il gioca-tore perdente che s’incaponisce ad evocare lafortuna provoca inevitabilmente la propria ro-vina. Fosse solo la sua ce ne faremmo una ra-gione. Ma è quella del Paese. E per questobisogna che la strategia reziana fallisca!

ARTURO DIACONALE

...sulla crisi vera del Pd, che dal rifiuto all’ap-prodo socialdemocratico ha messo in piedi unastrana creatura politica cui è mancata fin dasubito, e ancora oggi a maggior ragione, unasola cosa: un’idea dell’Italia. Che poi questamancanza si rispecchi anche nella concorrenzadi Forza Italia, cioè berlusconiana, sarebbe inun certo senso normale, ché la crisi della poli-tica italiana sta appunto in questo suo riflet-tersi reciproco. Che attribuisce comunque a chista al governo maggiori e più serie responsabi-lità. Perché il dibattito interno al Pd, riguar-dando soprattutto la sconfitta referendaria, stadiventando una vera e propria resa dei conticon minacce di scissioni a sinistra, sulla cui en-tità elettorale saremmo meno ottimisti di chil’ha adombrata sapendo che da un simileevento deriverebbe innanzitutto una fatale de-bolezza per un partito che anela alla guida delPaese con, addirittura, un quaranta per cento:che se lo può fin da subito scordare. E con unaprobabilissima vittoria di Beppe Grillo dallaquale, osservando le strabilianti vicende ro-mane, risulterebbero nuove macerie, sia politi-che che economiche, ben oltre la Capitale.

Basti pensare che il grillismo non vive e cre-sce di luce propria, di programmi, di propostedegne di questo nome, ma solo di protesta de-magogica e populista sfruttando e rinfac-ciando gli errori degli altri - tacendo sui propri- sullo sfondo del malcontento diffuso. Non acaso il Luigi Di Maio-pensiero esige elezionisubito, non offrendo peraltro nessuna alter-nativa minimamente credibile e sfruttando ilqualunquismo dilagante, accusando, a mo’ diesempio, tutti gli altri in Parlamento, in primoluogo i democrats, di voler rinviare le elezioniallo scopo primario di non perdere lo stipen-

la convinzione che il rimedio consista in mi-sure socialiste, ma senza qualificarle tali. Frie-drich A. von Hayek, nel suo meravigliosoarticolo “Gli intellettuali e il socialismo” (citoda “La via della schiavitù”, Liberilibri, 2011,dedicato “ai socialisti di tutti i partiti”), pre-messo che i giornalisti sono intellettuali e per-tanto appartengono alla categoria dei“rivenditori di idee di seconda mano” me-diante “il filtraggio delle idee” in quanto “so-cialisti inconsapevoli”, scrisse: “Il tratto piùcaratteristico dell’intellettuale è forse che egligiudica ogni nuova idea non sulla base deglispecifici meriti, ma in relazione alla facilità concui quest’ultima si adatta ai suoi convinci-menti generali, alla sua visione globale delmondo, che egli considera moderna o progre-dita”. E aggiunse: “Il ‘clima d’opinione’ cheprevale in un dato periodo consiste quindi es-senzialmente di una serie di preconcetti moltogenerici, attraverso i quali l’intellettuale giu-dica l’importanza di nuovi fatti e nuove opi-nioni”.

Il gap culturale sta essenzialmente in ciòche, quanto meno comprovate, specifiche, pre-cise, comprensibili sono queste teorie e politi-che economiche, tanto più estendono la loroinfluenza sulla società e la allontanano dallamachiavelliana “verità effettuale”. Solo la ri-nascita del liberalismo può colmare il divarioe riportare la ragione in un’Italia dove imper-versano imbonitori ed impostori.

PIETRO DI MUCCIO de QUATTRO

...gli oppositori interni non hanno intenzionimigliori delle sue. La signora Raggi, idem.Non è capace di amministrare la sua città, manon ha alcuna intenzione di mollare la pol-trona. Questa è la testa. E la coda? La vediamoall’opera per le strade di Bologna con ungruppo di scalmanati pronti a sfasciare tuttopur di fare della biblioteca degli studi umani-stici dell’Università di Bologna il postribolodei propri vizi privati. Il fatto è noto: il Ret-tore ha chiesto l’intervento della forza pub-blica per bloccare la protesta violentainscenata dal variopinto caravanserraglio dipunkabbestia, anarchici e centri sociali control’installazione dei tornelli d’accesso all’edificiodi via Zamboni 36. Il luogo consacrato allacultura, aperto fino a tarda sera, avrebbe do-vuto accogliere studenti, docenti e ricercatori.Invece, da tempo, si era trasformato nella sen-tina della “meglio gioventù”. Spaccio, furti eviolenza facevano da cornice all’attività diconsultazione dei volumi di filologia antica eletteratura italiana. Studenti molestati, biblio-tecari minacciati: questa è stata la normalitàfino a quando non è arrivata la polizia. Sonovolate sberle e qualche manganellata ma, allafine, la feccia è stata fatta accomodare al-l’uscita. Apriti cielo! Subito si sono levati gli“alti lai” delle anime belle della sinistra che

Renzi due, la vendetta

Il gap culturaleA.A.A. - Cercasi idea dell’Italia

Italia: un vestito a brandelli

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Quotidiano liberale per le garanzie,le riforme ed i diritti civili

Registrazione al Tribunale di Roma n. 8/96 del 17/01/’96

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

“Finalmente la settimana scorsa,durante una riunione reperi-

bile sul sito di Radio Radicale, unmembro della direzione di RadicaliItaliani ha sintetizzato in modo cri-stallino quanto da tempo già evi-dente a chi vive intensamente ilmondo radicale: parlando al plurale,e senza che nessuno dei presenti loabbia contestato o si sia dissociatoda quella rivendicazione, ha affer-mato che quello che avevano co-struito in anni, e che continuavano acostruire, era né più né meno chel’essersi assunti la responsabilità per-sonale e politica di entrare prima incollisione con lo stesso Marco Pan-nella... e poi con un pezzo di PartitoRadicale”.

Questo passo tratto dalla letteralunga oltre 23mila caratteri speditadal tesoriere del partito radicale tran-snazionale e transpartito MaurizioTurco a tutti gli iscritti negli scorsigiorni – e che ha portato la galassiaradicale al centro delle attenzioni deimedia italiani, per possibili moti cen-trifughi di Radicali Italiani dalla ga-lassia madre, magari per diventare ilprimo nucleo di una nuova galassiache idealmente fa capo a Emma Bo-nino – spiega da solo tutto quel chec’è da capire in questa batracomio-machia che qualcuno ha definito “lascissione dell’atomo senza reazionenucleare”.

La Bonino da tempo si è messa inproprio, da almeno tre anni prima

della morte di Marco Pannella, e ilpolo, o appunto la galassia che si staformando attorno a lei è quanto dimeno attrattivo si possa oggi pensaredal punto di vista politico: più Eu-ropa e più burocrazia per tutti, tasse,Mario Monti a tutti i convegni, sa-crifici. E “l’immigrazione come ri-sorsa”. Una follia che potrebbeessere riassunta nello slogan “in hocsigno non vinces”.

A quel punto, ovviamente, meglio(molto meglio) l’ortodossia pannel-liana propugnata da Turco, Bernar-

dini e D’Elia, che poi consiste nel col-tivare idee analoghe, ma non perfet-tamente coincidenti con quelle che sisentono anche in alcune rubriche diRadio Radicale, entrate anch’esse nelmirino di Turco seppure non indicateper nome.

Per associazione di idee non sipuò, in particolare, non pensare aquella del lunedì mattina condottada Claudio Landi con il professorMario Baldassarri, ex An di area li-berale, in cui viene continuamentebattuto il chiodo che in Italia l’eco-

nomia si risana facendo la lotta allacorruzione e facendo pagare le tassea tutti. Un manifesto un bel po’ de-magogico che non sfigurerebbe nelprogramma di governo dei grillini,magari con Milena Gabanelli pre-mier.

Altra ossessione boniniana èquella del rapporto con la Cina, eanche qui non si capisce la duplica-zione di rubriche come “L’ora di Cin-dia” di Landi e “AgiChina” dellaManieri. Poi il cavallo di battagliaormai mezzo morto, come quello diDon Chisciotte, costituito dal dogmade “la Turchia in Europa subito”,cosa che con Erdogan sembra fanta-scienza allo stato puro. I boninianiinvece sembrano meno sensibili alletematiche del carcere e della giustiziache a loro volta imputano come os-sessione ai pannelliani.

Ma almeno il Prtt, confinato in unruolo di “moral suasion” verso lealtre forze politiche laiche italiane, sutematiche come lo Stato di diritto e ildiritto alla conoscenza come dirittoumano fondamentale, può averel’enorme ruolo di fucina di suggeri-menti anche a livello europeo perrealizzare gli ideali radicali e pannel-liani sempre attuali nell’agenda poli-tica.

La tattica di Radicali Italiani, per-ché non di strategia trattasi, è quella

di prepararsi per i prossimi appunta-menti elettorali con un nuovo parti-tino di sinistra, filo-montiano,iper-europeista e Bonino-centrico,che, nonostante qualche finanzia-mento dei vari Soros, sarà al mas-simo un bel cespuglio del PartitoDemocratico. Sia pure abilmente po-tato da un esercito di giardinieri, chepoi sono proprio gli economisti di ri-ferimento di questa Weltanschauung.

Tra i più critici della visione eco-nomicista di Emma, e della trasmis-sione di Landi e Baldassarri, vaannoverato l’ex membro del consi-glio di vigilanza Marco Beltrandi,convinto assertore del ritorno allanon partecipazione alla politica ita-liana ed europea, rebus sic stantibus.Beltrandi ricorda che quella trasmis-sione fu voluta da Pannella perchéanni fa si stava ipotizzando un’ope-razione politica che poi non andò inporto. Ma che oggi questo bravis-simo economista che batte il chiodosulla lotta all’evasione fiscale e allacorruzione, con parole d’ordine chedi radicale hanno ben poco, non haalcuna attrattiva politica per un mo-vimento che deve raggiungere i 3milaiscritti pena la chiusura del partito.

Per il direttore di Radio Radicale,Alessio Falconio, questa situazioneche si è andata sedimentando è dav-vero una brutta gatta da pelare.

3L’oPinione delle LibertàPrimo Piano

Il corpo fisico del patriarca giace nelcimitero di Teramo, e nessuno dei

suoi figli ha venduto la primogenitura:tanto meno alcuno l’ha comprata. Nonci sono beni materiali da spartire: il la-scito è un patrimonio sconfinato di la-voro, di pensiero, di fatica, di metodo,che ha costruito la storia del Partito Ra-dicale e ha scritto pagine di storia ita-liana e mondiale.

Nei primi tre giorni dello scorso set-tembre si è tenuto nel carcere di Rebib-bia – evento storico inaudito e unico,all’interno di un istituto di pena – il40esimo Congresso straordinario delPartito Radicale Nonviolento Transna-zionale e Transpartito. Un Congressoeccezionale per molti motivi, non soloper il luogo, ma perché è stato convo-cato, a norma di Statuto, da un numeroelevatissimo di iscritti al partito: dun-que un Congresso “di base”, un Con-gresso a richiesta popolare.

A quel Congresso sono state presen-tate e discusse due mozioni: ha prevalsoal voto, con la maggioranza qualificatadei due terzi degli iscritti presenti, lamozione che si pone l’obiettivo politicodi continuare le lotte di Marco Pan-nella: per l’affermazione dello Stato diDiritto, per il riconoscimento universaledel diritto umano e civile alla cono-scenza; per la riforma della Giustizia edell’ordinamento penitenziario, par-tendo da un primo provvedimento ur-gente di amnistia e indulto; per ilsuperamento dell’ergastolo ordinarioed ostativo; per gli Stati Uniti d’Europa,secondo la visione del Manifesto diVentotene firmato da Altiero Spinelli,Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni.

Nel fissare questi obiettivi, peraltro,la mozione del 40esimo Congresso stra-ordinario prescrive tassativamente lachiusura del Partito Radicale se entro il31 dicembre di quest’anno non si con-seguirà l’iscrizione di almeno tremilaaderenti, e se queste iscrizioni - o altret-tante - non saranno confermate nel suc-cessivo anno 2018.

Negli ultimi quindici anni, a spesedel Partito Radicale e della Lista Pan-nella, sono state create e finanziate varieorganizzazioni di ispirazione radicale,

nate in occasione di specifiche campa-gne; è nella prassi radicale creare unaassociazione di scopo, che deve rag-giungere obiettivi predeterminati e poicessare: come è accaduto, tanto per fareun esempio, con la Lega italiana per ildivorzio. Anno dopo anno queste orga-nizzazioni si sono invece strutturate amodo proprio, con agende politiche edelettorali opposte a quelle del PartitoRadicale e contrarie ai loro stessi Sta-tuti, che erano stati stilati in coerenzacon lo Statuto del Partito Radicale.

Attivissimi nel sollecitare e ottenere

presenze sui media, questi compagni sipreoccupano di rendere note le proprieiniziative aggettivandole con un gene-rico “radicali” - dando a credere, conogni documento e dichiarazione o co-municazione, di aver “sostituito” ilPartito Radicale. Di più, l’attività indi-pendente - e via via sempre più antite-tica nei confronti del Partito Radicale -condotta dal Movimento “Radicali Ita-liani” e da “Associazione Luca Co-scioni”, come da altre associazioniminori, non è stata seguita da analogaassunzione di responsabilità finanziaria:

tutto si è sempre svolto a spese del Par-tito Radicale e di Lista Pannella.

Il Partito Radicale è il partito a cui -per Statuto - può iscriversi chiunque, enessuno gli chiederà da dove viene, dalmomento che ha scelto di percorrere ilnostro stesso cammino verso il comuneobiettivo deciso dalla maggioranza inCongresso, nel rispetto dei diritti e dellanonviolenza. Le centinaia di iscritti chesi sono fatti carico della responsabilitàdi convocare il 40esimo Congresso stra-ordinario (chi scrive è fra i convocatori)hanno assistito desolati e profonda-

mente feriti ai comportamenti semprepiù gravi ed incalzanti dei gruppi e delleassociazioni che un tempo facevanoparte del Partito Radicale ma che viavia stanno assumendo vita propria nonpiù coerente con i loro originali fini co-stitutivi ed i loro stessi Statuti.

“Attendevamo da molto tempo chesi facesse giorno, eravamo sfiancati dal-l’attesa”, scrisse molti anni fa il NobelJosé Saramago a Luca Coscioni, mentrenasceva l’Associazione che porta tuttorai suo nome: ebbene, noi convocatori del40esimo Congresso ci sentivamo così,nell’attesa che si facesse chiarezza.

Finalmente l’altro giorno i sedicimembri della presidenza del Congressodel Partito Radicale hanno inviato agliiscritti e a tutti i nominativi dell’indiriz-zario storico una lunga lettera che de-scrive fatti e documenti qui riassuntisoltanto “per titoli”.

Molti ritengono che qualunquemezzo sia ammesso, quando è necessa-rio raggiungere un obiettivo. MarcoPannella ci ha insegnato invece che imezzi prefigurano i fini. Mezzi pocolimpidi qualificano bensì l’obiettivo, masoprattutto qualificano coloro che talimezzi hanno pensato e scelto.

L’intento della Presidenza del Con-gresso Radicale, nell’ufficializzare laloro lettera, è quello di fare chiarezza.D’ora innanzi, in aggiunta agli avver-sari politici esterni ed alla sordità dellamaggior parte dei media, il Partito Ra-dicale dovrà affrontare il “fuocoamico” di coloro che si dicono radicalima da anni lavorano alla separazioneda Marco Pannella e dal Partito Radi-cale, con l’intento di sostituirlo sullascena politica italiana. Sarà una lottadura ma è necessario affrontarla, per-ché la posta in gioco è la vita del PartitoRadicale.

La lettera chiarificatrice della presi-denza segna il crinale tra la vita e lamorte del Partito di Marco Pannella:tremila iscritti, o tutto diventerà sol-tanto Storia passata. Chi scrive, dopomezzo secolo di militanza leale e silen-ziosa, incarna la dignitosa mendicitàradicale e chiede iscrizioni: perchévuole che il Partito Radicale continui avivere ed operare e non diventi soltantoStoria scritta.

Il crinale tra vita e morte del Partito Radicale di LauRa aRconti

martedì 14 febbraio 2017

di Rocco Schiavone La ribellione dei Radicali contro Emma Bonino

Che l’Italia sia naturalmente unhub nel Mediterraneo lo si sa

ormai da tempo, ma finalmente si èpassati dalla teoria ai fatti, confer-mando questa sua naturale centralitàanche al livello di sicurezza energe-tica nazionale.

Infatti all’inizio del mese è stato fir-mato dall’ingegner Gilberto Dialuce,direttore dell’approvvigionamento einfrastrutture dell’energia del mini-stero dello Sviluppo economico, il de-creto per l’aggiornamento della retedei metanodotti considerati strategiciper la sicurezza nazionale. Appaiononuove tratte per un totale di 320 chi-lometri; fondamentale anche la con-nessione per gli impianti di stoccaggiodella rete veneta. Il passo veramenterivoluzionario del piano di sicurezzaenergetica risulta la creazione dell’al-lacciamento della Sardegna alla retenazionale dei metanodotti. Si tratta diun progetto ambizioso per collegarel’unica regione che era rimasta isolatadal sistema di approvvigionamentonazionale. La rete sarà composta dadue tronconi principali: quello nord-sud da Sarroch via Oristano fino aPorto Torres e due tubazioni trasver-sali est-ovest, Cagliari-Sulcis e Co-drongianus-Olbia.

I lavori saranno realizzati dallasocietà “Gasdotti Italia”, che porteràavanti le operazioni di posa e messain funzione dei 409 chilometri di me-tanodotto del diametro di 400 milli-metri. L’intervento, per il momento, èinquadrato sotto la tipologia “f”, chedefinisce tutte le strutture in fase diprogettazione ma per le quali è giàstata ottenuta l’autorizzazione. Ilprogetto iniziale si chiamava Galsi,sigla di “Gasdotto Algeria SardegnaItalia”, che ha una storia iniziata nel2003 con la costituzione di un con-sorzio societario dotato di un capi-tale di 10 milioni di euro. Il tracciatosarebbe dovuto partire dalla stazionealgerina di El Kala, per approdare aPorto Botte, nel comune sardo di

Giba, da dove sarebbe dovuto salireverso nord riprendendo il mare neipressi di Olbia per approdare, infine,in Toscana, nella zona di Piombino.Il progetto è stato poi ridimensio-nato per vari motivi, il principale deiquali è in ambito geopolitico per laforte instabilità politica ed econo-mica del Maghreb in generale e del-l’Algeria in particolare. Il costo saràassorbito al livello nazionale secondoil Patto Stato-Regione firmato loscorso 29 luglio. Resta dubbia la va-lenza strategica dell’opera per la Re-gione Sardegna con una richiesta digas estremamente bassa. Strategici

per il rifornimento delle unità navalimercantili a propulsione di gas natu-rale liquefatto (gnl) risulteranno in-vece i due impianti di stoccaggio diOristano gestiti dalla società “Gasand Heat” e di Cagliari. I due termi-nali sono attualmente nella fase piùdelicata, quella autorizzativa, che si-curamente il decreto del Mise so-sterrà.

Spostiamoci in Puglia, dove si è te-nuto l’incontro tra i vertici regionalie quelli di Snam per definire quelloche sarà il punto di connessione tra ilfuturo Trans-Adriatic Pipeline (Tap -Gasdotto Trans-Adriatico) e la dor-

sale adriatica nazionale. È stato uncolloquio positivo rispetto al pro-getto proposto da Tap e approvatooramai in tutte le sedi competenti,ma fortemente osteggiato dal Co-mune di Melendugno, dal comitatodegli attivisti e, rispetto all’approdo,anche dalla Regione Puglia. Nelcomplesso il decreto del Mise sem-brerebbe un concreto passo in avantiper rendere l’Italia un importantehub energetico nel Mediterraneo, fu-turo snodo per il passaggio di gas epetrolio verso l’Europa centrale.Stesso lavoro svolto dall’Eni inEgitto attraverso l’impianto di raffi-

nazione nel delta del Nilo di Da-mietta. Grazie alla scoperta del giaci-mento di gas di Zohr al largo dellecoste egiziane, la compagnia italianasta da tempo progettando la trasfor-mazione degli impianti egiziani di suaproprietà come hub per la raffina-zione e il trasporto del gas estratto.Questo farebbe dell’Egitto – di cuil’Eni è uno dei maggiori partnercommerciali – uno snodo strategicoe fondamentale nel Mediterraneoorientale.

(*) Associate analyst think tank“Il Nodo di Gordio”

Èpassato qualche mese dal refe-rendum costituzionale, e penso

che era appoggiato dal presidente diConfindustria. Poi la mente corre ra-pida alla situazione attuale di passi-vità e di non crescita delle nostreaziende. E ancora da Confindustrianon ci dicono quante sarebbero diproprietà straniera e quante ancoraitaliane. Anzi, invece di dirci cosa vo-gliono fare da grandi i leader in po-litica, in sella ai governi degli ultimianni, come del resto i capi delle con-federazioni sindacali, dovrebberodirci cosa intendono fare per evitarel’ulteriore impoverimento del Paese.Perché solo se alla gente venisse per-messo di pagare meno tasse ci sareb-bero i veri soldi per riattivare gliinvestimenti per il mercato interno.Ma quest’aspetto, non certo secon-dario, non mi sembra sia stato tra leprincipali preoccupazioni di Confin-dustria che, invece, si preoccupavapiù della buona salute politica deigovernanti che della politica indu-striale, manifatturiera e commercialedel Paese. E poi, cos’hanno risolto?Il referendum appoggiato da Confin-dustria s’è rivelato come la Capo-retto di Matteo Renzi. Certi grandiindustriali hanno perso il referentepolitico, che solo a parole si preoc-cupava di rilanciare il lavoro, e l’Ita-lia è sprofondata ancora più inbasso. La gente con tutte queste tassesulla casa non ha più le scorte suffi-cienti alle manutenzioni ordinarie estraordinarie; così le case cascano, ilpatrimonio edilizio privato (quellopubblico non sta di certo meglio) si

depaupera e la ricchezza media cala.Quello che stiamo pagando, in-somma, è un prezzo altissimo.

Per come stanno messe le cose, igoverni non sono nemmeno più ingrado di chiedere alla Fiat di assu-

mere per rilanciare l’occupazione.Perché la Fiat (al pari di tutte legrandi aziende) guadagnava ven-

dendo la Punto in Europa, aiutatadalla svalutazione e dall’inflazionedell’epoca della Lira. Con l’avventodell’Euro la Fiat ha spostato le pro-duzioni serie negli Usa ed in Italia halasciato una minima percentuale, le-gata solo alla fondazione e alla me-moria della famiglia Agnelli. Ora laVolkswagen continua a fare ottimeautomobili e vende nel mondo, alpari di tutte le altre case automobili-stiche. È morta nel belpaese anchel’industria dell’auto, un tempo ne-vralgica come l’edilizia.

Ma veramente Confindustria pen-sava che la vittoria del “Sì” di Renziavrebbe rimesso in moto l’intera ma-nifattura italiana? Nessuno vuol fareil presuntuoso, ma la dissennata po-litica fiscale e creditizia ha sottocapi-talizzato l’impresa italiana, uccisol’iniziativa privata e trasformato gliitaliani in gente che ha paura delleproprie idee. L’imprenditore haormai paura di inventare, teme lesconfitte. La politica ha ucciso i ca-pitani d’industria, li ha fatti fuggire.E per capitani d’industria inten-diamo quelle presenze che permiseroal nostro Paese una miracolosa rico-struzione. Soprattutto, fa rabbia chenemmeno Confindustria riesca a mo-nitorare quante aziende italianesiano ormai in mani francesi, tede-sche, belghe, olandesi. Così si estin-gue una tradizione, una cultura,quella genialità italiana che tanto cihanno invidiato e copiato. La genia-lità non ha prezzo, se la si sapesse va-lorizzare (questo è compito dellescelte politiche) farebbe nuovamenteaffermare il primato dell’industriaitaliana.

4 L’oPinione delle Libertà Economia

di roberto MezzAroMA Confindustria non rappresenta il primato dell’industria italiana

martedì 14 febbraio 2017

L’Italia snodo energetico del Mediterraneodi Antonciro cozzi (*)

Benvenuti in Québec, con il suo sa-pore di vecchia provincia fran-

cese, dove le strade hanno nomi disanti e dove un uomo armato qual-che giorno fa ha ucciso sei persone inuna moschea locale.

La violenza può essere la conse-guenza di sconvolgimenti sociali,come il massacro compiuto nel 2011sull’isola di Utoya, in Norvegia, unPaese che andava fiero di essere ul-trasecolarizzato e di far parte “del-l’alta società” mondiale. Anche ilQuébec, come l’intero Occidente, staaffrontando una profonda crisi de-mografica e religiosa.

In un articolo apparso sulla rivi-sta americana “First Things”, GeorgeWeigel ha definito il Québec “quartovuoto del Cattolicesimo”. “Non c’èluogo religiosamente più arido”, silegge nel saggio, “tra il Polo Nord ela Terra del Fuoco; non potrebbe es-serci luogo religiosamente più aridosul pianeta”.

Sandro Magister, uno dei mag-giori vaticanisti italiani, ha scritto:“Mentre a Roma si discute, il Qué-bec è già stato espugnato”.

In Québec, gli edifici cattolicisono vuoti; il clero sta invecchiando.Oggi, all’interno della Chiesa diSaint-Jude, a Montréal, i personaltrainer hanno preso il posto dei preti.Il Théatre Paradoxe, a Montréal, harilevato la chiesa di Notre-Dame-du-Perpétuel-Secours dopo la sua chiu-sura. L’ex navata centrale dellachiesa è oggi teatro di concerti e con-ferenze, e gli spettacoli da discotecahanno sostituito gli inni della dome-nica.

La diocesi cattolica di Montréalha venduto 50 chiese e altri edifici re-ligiosi negli ultimi quindici anni. Il24 maggio 2015, è stata celebratal’ultima messa nella famosa chiesa diSan Giovanni Battista, dedicata al

patrono dei canadesi francesi. Il ve-scovo ausiliare del Québec, GaétanProulx, ha detto che “metà dellechiese in Québec” chiuderà nei pros-simi dieci anni.

Nel film di Denys Arcand “Le in-vasioni barbariche”, c’è una scena incui un prete mostra a un’espertad’arte la paccottiglia liturgica di cui èpiena la sua diocesi, per sottoline-arne l’irrilevanza. Il vecchio sacer-dote dice: “Il Québec era cattolicocome la Spagna o l’Irlanda. Tutti cre-devano. A un certo punto, nel 1966,le chiese improvvisamente si svuota-rono nel giro di mesi. Uno strano fe-nomeno che nessuno è mai stato ingrado di spiegare”.

“L’uomo senza storia, senza cul-tura, senza paese, senza famiglia e

senza civiltà non è libero: è nudo econdannato alla disperazione”,scrive il filosofo del Québec, MathieuBock-Côté.

Lo stato del Cattolicesimo inQuébec oggi è davvero disperato.Nel 1966 c’erano 8.800 sacerdoti;oggi ce ne sono 2.600, la maggiorparte dei quali anziani e molti in casedi cura. Nel 1945, la partecipazionealla messa settimanale era pari al 90per cento; oggi siamo al quattro percento. Centinaia di comunità reli-giose sono semplicemente scom-parse.

Il Consiglio del Québec per il pa-trimonio religioso ha riferito che unrecord di 72 chiese sono state chiusesolo nel 2014. La situazione è ancorapeggiore nell’arcidiocesi di Montréal.

Da 257 parrocchie nel 1966 si è pas-sati a 250 parrocchie nel 2000 e a169 nel 2013. Il Cristianesimo sem-bra a rischio di estinzione: l’arcive-scovo di Montréal, Christian Lépine,ha lanciato una moratoria sulla ven-dita delle chiese.

Mentre le autorità del Québechanno usato un secolarismo aggres-sivo come strumento per promuo-vere il multiculturalismo, il Québecha assistito a un drastico aumentodel numero di giovani musulmaniche si sono uniti allo Stato islamico.Gli attacchi terroristici sono staticompiuti da individui convertiti al-l’Islam – gente che ha respinto il re-lativismo canadese per abbracciare ilfanatismo islamista. “Un fondamen-talismo laicista che è arrivato alpunto di imporre in tutte le scuolestatali e private del Québec – primocaso al mondo – un corso obbligato-rio di ‘etica e cultura delle religioni’”,ha scritto Sandro Magister.

Uno studio accademico ha con-cluso: “I dati demografici mostranoche l’Islam è la religione più diffusanel Paese e che anche se gran partedella crescita della popolazione mu-sulmana è legata al tasso di natalitàe alla migrazione, a partire dal 2001la popolazione musulmana è aumen-tata anche a causa delle conversionireligiose da parte dei canadesi nonmusulmani”.

Anche il calo demografico delQuébec è eloquente. Il tasso di nata-lità è sceso da una media di quattrofigli per coppia a 1,6, ben al di sottodi quello che i demografi chiamanoil “tasso di sostituzione”. Il calo dellafertilità in Québec è stato così rapidoe netto che non ha uguali nei Paesisviluppati. La spirale di morte del

Québec è esplicitamente collegataalle richieste di intensificare l’immi-grazione. Il premier canadese JustinTrudeau, che ha posto fine alla cam-pagna militare contro lo Stato isla-mico, ha appena esortato i migrantimusulmani ad andare nel suo Paese.

Secondo i demografi, la provinciadel Québec ha bisogno tra i 70mila egli 80mila immigrati all’anno percompensare il suo basso tasso di na-talità. Ma per compensare un calodemografico, che cosa succedequando uno dei più famosi territoricattolici al mondo subisce una rivo-luzione culturale e religiosa del ge-nere?

L’opposizione al drammatico de-clino del Cristianesimo in Québecnon richiede necessariamente l’ade-sione a un vecchio Cattolicesimo, masicuramente ha bisogno di una sanariscoperta di quello che una demo-crazia occidentale dovrebbe essere.Questo include un apprezzamentodell’identità occidentale e dei valorigiudaico-cristiani, ciò che il governoTrudeau e gran parte dell’Europaevidentemente si rifiutano di accet-tare. La metà dei ministri del go-verno Trudeau non hanno prestatogiuramento religioso. Si sono rifiutatianche di dire “con l’aiuto di Dio”.

Il motto del Québec è “Je me sou-viens”: mi ricordo. Ma cosa, esatta-mente, si ricorda oggi in Québec?Nel “quarto vuoto del Cattolice-simo”, il vincitore sarà l’Islam?

(*) Gatestone Institute

5l’opinione delle libertàmartedì 14 febbraio 2017

Québec: la crisi dell’Occidentedi giulio meotti (*)

Esteri

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La chiesa di Saint-Jude, a Montréal, è oggi la “Saint-Jude spa” per “adoratori delbenessere”, completa di personal trainer, cocktail alla moda e panche a forma dicrocifisso negli spogliatoi (fonte dell’immagine: Montreal.tv video screenshot).

“Il Paradiso e la Peri” di RobertSchumann è un’indicazione

della nuova direzione che sta pren-dendo l’Accademia Nazionale diSanta Cecilia: proporre, accanto al“repertorio tradizionale”, lavori dirara esecuzione, non necessariamentemoderni o contemporanei. Questo“oratorio profano” ebbe la primaesecuzione a Lipsia nel dicembre del1843 ed è solo la seconda volta cheapproda nella sinfonica della mag-giore e più antica istituzione musi-cale italiana. Era stata ascoltata nellastagione 2003 di Santa Cecilia sottola direzione di Wolfgang Sawallisch.Non ho notizia di esecuzioni prece-denti, con l’eccezione all’Auditoriumdella Rai nel 1974 con sul podioCarlo Maria Giulini e un grande castvocale internazionale.

L’Accademia non è stata da menoinvitando Daniele Gatti, che, bennoto al pubblico del Parco della Mu-sica, avrà un ruolo non secondario al“cugino” Teatro dell’Opera, e alcunedelle migliori voci oggi sul mercatointernazionali (Angel Blue, RegulaMühlemann, Jennifer Johnston,Martina Mikelić, Brenden Gunnell,Patrick Grahl, Georg Zeppenfeld,nonché nei ruoli minori reclute dalcoro come Maria Chiara Chizzoni,Patrizia Roberti, Francesca Calò eTiziana Pizzi). Il pubblico dell’Acca-demia spesso freddo di fronte a no-vità (anche se di oltre 170 anni fa), èrimasto entusiasta e commosso a ve-dere le lacrime della protagonistaAngel Blue alla fine delle spettacolo.

L’“oratorio profano” (che in al-cuni tedeschi viene presentato conscene e costumi dato che è molto tea-trale) si basa su una novella persianache tratta del dilemma della Peri, unadivinità esclusa, per avere commessoun peccato, dalla beatitudine celesteche aspira alla redenzione. In effettiesprime l’essenza delle inquietudinipiù profonde dell`artista romantico,pesantemente segnato da un nobileed irrefrenabile anelito al trascen-dente.

Il testo proviene dalla raccolta“Lalla-Rookh” del poeta irlandeseThomas Moore (1779-1852), intimoamico di Lord Byron. Il fascino delmito dell’angelo caduto viene ampli-ficato dall’ambientazione esotica delracconto, che si svolge nelle remoteterre d’Oriente, misteriose e irrag-giungibili. A causa della sua origina-ria funzione di ancella di Arimane, ildiavolo della reli-gione zoroastriana,la Peri è una divi-nità della mitologiapersiana destinata acercare “il dono piùcaro al cielo” che leconsenta di con-quistare l’accessoal paradiso. Com-binando sapien-temente desideriodi trascendenza efascino dell’ignoto,“Il Paradiso e laPeri” costituisce ilcoronamento diun’inveterata at-trazione del com-

positore versomondi lontani es c o n o s c i u t i .Stando alle di-chiarazioni d’in-tenti dell’autore ,“Il Paradiso e laPeri” è “un orato-rio non destinatoal luogo di pre-ghiera, ma pergente lieta”. Lacomposizione èarticolata in treparti, che corri-spondono alle tredolorose peregri-nazioni compiutedalla Peri nella ri-cerca di un donogradito al cielo.

Nella prima parte vaga per l’India,dove raccoglie l’ultima goccia disangue di un giovane patriota vit-tima della tirannide. Dopo il di-niego delle potenze celesti di frontealla sua prima offerta, la Peri volaverso l’Egitto, ove assiste al sacrifi-cio di una donna che decide di mo-rire accanto al suo amato colpitodalla peste. Solo nell’ultima partedell’opera tuttavia, “fra i mille mi-nareti della Siria”, la Peri riuscirà atrovare il dono decisivo, le “santelacrime di profondo pentimento”versate da un peccatore incallito difronte alla purezza di un bambinoassorto in preghiera.

La semplicità e la chiarezza dellastruttura narrativa sono confortateda una elaborazione musicale che,evitando complicazioni contrap-

puntistiche e virtuosismi vocali, in-troduce una serie di innovazioniparticolarmente significative ri-spetto alla prassi stilistica del-l’epoca. Superando quella rigidadivisione dei ruoli tipica dell’orato-rio tradizionale, il compositore hadistribuito le parti narrative fra ivari solisti e il coro, che diventanoalternativamente attori e commen-tatori della vicenda. La mancanzadi recitativi secchi conferisce all’in-sieme un’impronta lirico-liederi-stica costante, in cui l’ariosodeclamato si trasforma impercetti-bilmente in canto spiegato e vice-versa. Il magico mondo dell’Orienteè reso attraverso un colore orche-strale caldo e luminoso, completa-mente scevro di effetti pittoreschi ebanali turcherie. Il coro dei conqui-statori che acclamano il tirannoGazna costituisce l’unico passo pit-toresco dell’opera, in cui la delibe-rata trivialità della scrittura diventaun valido espediente di condannanei confronti dell’umana medio-crità. In tutti gli altri casi l’ambien-tazione esotica viene resa attraversoprocedimenti raffinati, come nelcoro delle urì che apre la terza partedell’opera, in cui l’iterazione dellequinte vuote al basso, l’uso dellesole voci femminili e il potenzia-mento della strumentazione contriangoli, tamburi e cimbali, con-corrono a restituire un effetto digrande fascino sonoro.

Un grande e meritato successo.

(fotografie di Riccardo Musacchio e Flavio Ianniello)

7l’OpiniOne delle libertà

Prevedere un attacco cardiaco èpossibile. Secondo quanto si

legge sulla rivista specializzata “Ra-diology”, gli scienziati del Mrc Lon-don Institute of Medical Sciences(Lms) hanno infatti messo a puntoun software in grado di calcolare illasso di tempo entro il quale un pa-ziente potrebbe essere vittima di unattacco cardiaco. L’intelligenza arti-ficiale aiuterà quindi i medici a iden-tificare rapidamente i pazienti più arischio e a intervenire su quelli piùgravi, scegliendo la cura più ade-guata.

“Questa è la prima volta che icomputer hanno interpretato lescansioni del cuore in modo dapoter prevedere con precisionequanto tempo i pazienti vivranno -ha dichiarato il dottor DeclanO’Regan, che ha guidato la ricerca -Si potrebbe trasformare il modo in

cui i medici trattano i pazienti chesoffrono di cuore”.

Attraverso le risonanze magneti-che di 256 pazienti affetti da iper-tensione polmonare, è statopossibile dapprima creare le copievirtuali in 3D dei loro cuori e poianalizzarle tramite un algoritmo chesfrutta la tecnica del machine lear-ning (apprendimento automatico).Ogni battito cardiaco è stato cosìmisurato in trentamila punti diffe-renti del cuore e, incrociando le in-formazioni ottenute durante lostudio del centro motore dell’appa-rato circolatorio in 3D con le car-telle cliniche di pazientiprecedentemente colpiti dalla stessapatologia, è stato possibile identifi-

care quali sono le caratteristiche diun cuore sofferente, vicino all’at-tacco cardiaco.

Il software al momento ha la ca-

pacità di predire, con una corret-tezza del’80 per cento, quali pazientihanno più di un anno di vita a di-sposizione, mentre la percentuale si

abbassa a 60 per cento quando sitratta di pazienti con più di un annodi speranza.

“Il computer esegue l’analisi inpochi secondi e contemporanea-mente confronta i dati delle imma-gini - ha dichiarato Tim Dawes,membro della Lms, che ha svilup-pato gli algoritmi alla base del soft-ware - le analisi del sangue e di altriesami senza intervento umano. Essopotrebbe aiutare i medici a dare itrattamenti giusti per i pazienti almomento giusto”.

Prima di poter essere utilizzato, ilsoftware dovrà però essere appro-vato in ambito clinico da un trialmulticentrico che comprenderà pa-zienti di diversi ospedali. Qualora itest dovessero dare esiti positivi,l’obiettivo del gruppo di ricerca nonsarà solo quello di fare previsionianche sul tipo di trattamento chepiù si addice ad ogni paziente, ma diestendere questa nuova forma di in-telligenza artificiale anche ad altremalattie cardiovascolari.

di Maria Giulia MessinaL’intelligenza artificiale

prevede gli attacchi di cuoreSALUTE

di Giuseppe pennisi

martedì 14 febbraio 2017 Cultura

“Il Paradiso e la Peri” incanta Santa Cecilia

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