del Coordinamento FABIGiovani Giugno / Luglio 2014 · Wladimir Brotto Simone Capuani Giovanni...

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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Giugno / Luglio 2014 INCUBO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE ATTUALITÀ Garanzia giovani: luci ed ombre di un’opportunità MARKETING La miglior pubblicità? Arriva dal dipendente RACCONTI BANCARI Forma mentis

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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] / Luglio 2014

FEDERAZIONE AUTONOMABANCARI ITALIANI

INCUBO DIUNA NOTTEDI MEZZAESTATE

ATTUALITÀGaranzia giovani: luci ed ombre di un’opportunità

MARKETINGLa miglior pubblicità?Arriva dal dipendente

RACCONTI BANCARIForma mentis

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03 EDITORIALEIncubo di una notte di mezza estate

05 ATTUALITàManuale minimo di sopravvivenzapost assunzione

07 ATTUALITàPercorsi formativi efficaci

10 ATTUALITàRagazzi. In banca la sicurezza non è mai troppa!

12 ATTUALITàVogliamo essere protagonisti del nostro futuro

13 ATTUALITàGaranzia giovani

15 EQUILIBRI PRECARIL’ultima crociata dei nostri Indiana Jones

17 WELFAREGiovani e previdenza

19 MARKETINGLa miglior pubblicità? Arriva dal dipendente

22 RACCONTI BANCARIForma mentis

26 POETRy CORNERTeorema / Velo

28 LETTERATURAUtopia di Thomas More

30 MUSICA & CONCERTISubsonica / LazzaroF. Cammarata e P. Fuschi / Skint and golden

31 CINEMAIl capitale umano / Tra le nuvole

32 GIOVANI, ARTE, LAVOROSimon Roberts / Let this be a sign

33 SPORTMarquez. Il più giovane di sempre

34 ENOGASTRONOMIAAlla scoperta dei Colli Euganei

36 VIAGGIBerlino

39 CITAZIONI

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariAiello PierluigiRiccardo BarabaniWladimir BrottoSimone CapuaniGiovanni CorsaroAlessandro De RiccardisElisa Bianca GallinaroRoberto InchiappaGiorgio IsabellaAlberto LodaSimona MisticoniFederico MostaccioElio SfarraCaterina StramengaGiuseppe TaorminaAlessandra VanonciniMaria Chiara Wang

CollaboratoriFlavia GamberaleSimona SacconiDemetra

EditingSimona Sacconi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione

CONTATTACI: [email protected]

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3EditorialeGiugno / Luglio 2014

di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI GiovaniditorialeE

Una stanza enorme e bianca co-me la neve di montagna. Il pa-vimento, i muri e le pareti sono

lisci e senza angoli, con una luce forteche abbaglia e confonde. Cerco deipunti di riferimento, ma non ci sono.Soltanto il vuoto e il rumore dei mieipassi incerti sopra una superficie in-naturale e costante. È come se il nienteavesse trovato una forma definita e miavesse ingoiato. Divorato dalla bana-

lità dell’omologazione, dentro unospazio che sembra infinito. Arranco ecerco di capire dove mi trovo. È comeun contenitore vuoto, una stanza dacui hanno portato via tutto. Non c’èpiù niente che la caratterizza, nienteche mi faccia pensare a una provenien-za e a una destinazione. Grido, chiedose c’è qualcuno. Voglio parlare e sape-re, ma non mi risponde nessuno. Sem-bra proprio che in quest’angolo di nul-la, la conoscenza sia soltanto una pre-tesa e non un diritto. Cade una monetina dall’alto. È un eu-ro di dimensioni enormi, il rumorerimbalza sulle pareti e riecheggia inmaniera assordante. Un fischio mi so-vrasta le orecchie, perdo l’equilibrio ecado. Straiato a terra, apro gli occhi eli vedo. Ridono, forse di me. Sono uo-mini enormi che sovrastano questastrana scatola in cui mi trovo. “Dobbiamo ridurre il costo del perso-nale e puntare sulla digitalizzazione”,grida uno con la giacca a doppio pettogessata. “Sì, ma gli operatori dei contact centerpoi vanno formati. Devono sapere tut-to, è un investimento importante”, ag-giunge un altro con tono preoccupato.“Non diciamo stupidaggini, puntiamosulla digitalizzazione soltanto per ri-durre i costi. Niente formazione. Inquesto modo potremo presentare deibilanci accettabili agli azionisti”.“Dobbiamo chiudere più sportelli, ri-durre il numero degli addetti, abbat-tere gli inquadramenti e diversificarei salari per rendere i lavoratori più de-boli e divisi”.“Non ci dimentichiamo di esternaliz-zare, però”. Precisa un terzo.“E chi si dimentica”. Ridono, tutti in-sieme.

INCUBO DIUNA NOTTE

DI MEZZAESTATE

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“I sindacati hanno presentato unapiattaforma rivendicativa per ilrinnovo del contratto collettivo na-zionale di lavoro e un documentoper un nuovo modello di banca alservizio dell’occupazione e del pae-se. Avete notato che entrambi i te-sti sono costruiti sulla centralitàdella persona?”.“Sì, chiedono formazione e salario.Vogliono operatori specializzatiper migliorare il servizio alla clien-tela”.“Non scherziamo, siamo nel 2014.Non si può mettere in discussioneil primato dell’economia”. “Loro sostengono che ripartendodalla dignità degli individui i risul-tati economici arriveranno e saran-no molto più stabili di quelli delpassato”.“Sì, magari dopo un medio perio-do. Tempo che noi non abbiamo.Dobbiamo dare risultati agli azio-nisti, e occorre farlo subito”.“Svuotiamo le banche di tuttoquello che riteniamo superfluo”.“Compresi noi?”. Ridono.

“No, trasformiamo tutto in scatolebianche come questa. Dove l’indi-viduo è soltanto una parte margi-nale”.“Levando le persone, rischiamo dicreare un sistema bancario com-pletamente uguale. Quale sarebbepoi la differenza tra una banca eun’altra?”.“Non correte troppo in là con i ra-gionamenti. Limitiamoci a tagliarei costi, ovviamente solo quelli dellavoro. I nostri stipendi, le consu-lenze esterne, le sponsorizzazionie tutto il resto lo teniamo. Faccia-mo soltanto delle scatole bianchee lisce da riempire con dei soldi”.“Così?”, domanda uno rovescian-domi addosso un intero salvada-naio.

Mi sveglio, l’orologio segna le 3:14minuti. Sono sudato. Mi alzo e vadoa lavarmi la faccia. Penso a tutte lepersone e le famiglie che potrebbe-ro essere sommerse dal taglio deicosti e alle conseguenze per la col-lettività. Abbiamo presentato unapiattaforma e un nuovo modello dibanca che pongono al centro le per-sone e, in particolare, la dignità de-gli individui. Abbiamo fatto questaproposta nell’era in cui il primatodel capitale ha marginalizzato ognicosa, compreso il valore della rap-presentanza. Siamo stati coraggiosio forse soltanto responsabili. In re-altà penso che sia stata semplice-mente la strada più giusta. Una viacollettiva che parte dal valore diognuno di noi. Sarà un confrontodifficile, ma se la categoria saràcompatta e in grado di dialogarecon la società civile, potremo far-cela. Riusciremo a riempire quellascatola bianca e vuota con tantepersone determinate e non ci sa-ranno più monete in grado dischiacciarci. Del resto, abbiamo giàdimostrato che, quando siamo uni-ti, lo scontro non ci spaventa.

Editoriale

ditorialeE

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di Alberto LodaEsecutivo Nazionale FABI Giovani

5Giugno / Luglio 2014

L’ingresso di un dipendente inuna nuova realtà aziendaleè sicuramente una situazio-

ne che turba gli equilibri dell’im-presa e del soggetto interessato. Quali sono i principali problemiche insorgono quando una personaè inserita in un ambiente aziendaleche non conosce?Il mercato del lavoro impone unacrescente flessibilità e pertanto siverificano sempre più spesso occa-sioni in cui, in azienda, vi è la ne-cessità di creare nuove funzioniche richiedono l’inserimento dinuovi elementi. Generalmente, l’inserimento di unneoassunto in un contesto lavora-tivo per lui nuovo rappresenta si-curamente un momento partico-larmente delicato di cambiamentoe d’incertezza. Se da una parte vi èil neoassunto con proprie caratte-ristiche personali, aspettative especifici modi d’interpretazionedella realtà, dall’altra vi è un’azien-da con una propria cultura orga-

Attualità

GIOVANI E NEOASSUNTI IN BANCA

MANUALE MINIMODI SOPRAVVIVENZAPOST ASSUNZIONE

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6 Attualità

ttualitàA

nizzativa e un sistema di valori bendefinito. Per questa ragione, l’in-contro tra il neoassunto e l’orga-nizzazione è, molto spesso, uno deimomenti più delicati della vitaaziendale.Diverse sono le problematiche chesi possono incontrare al momentodell’inserimento in un nuovo con-testo aziendale: -difficoltà nell’istaurare rapporticon i colleghi o con nuovi superio-ri, con una conseguente incapacitàdi comprensione e di condivisionedegli obiettivi aziendali;-discrepanza tra le aspettative del-la persona e la realtà sperimentatain azienda con un conseguente calodi motivazione e soddisfazioneprofessionale;La capacità di gestire l’asimmetriache il neoassunto vive nell’affron-tare la fase d’ingresso nell’organiz-zazione è fortemente legata allasua identità. È necessario, dunque,che questi adotti un comporta-mento orientato all’informazione:cercare e combinare le notizie in-tegrandole in un’immagine di sé.L’ingresso lavorativo è un processod’interazione sociale persona-am-biente nella quale è negoziato unpunto di equilibrio. Così come lapersona adotta strategie per inter-

pretare la situazione e decidere co-me muoversi, il contesto lavorativointerviene per influenzare il neofi-ta orientandone la condotta, gli at-teggiamenti e i valori. Queste tat-tiche di socializzazione organizza-tiva possono essere espressione diun impegno sistematico e pro-grammato o essere casuali.In generale, si può affermare cheuna persona in un ambiente nonconosciuto ha bisogno di rendereil nuovo contesto più prevedibile,ha bisogno d’informazioni, in altreparole, ha la necessità di essereguidato nelle prime fasi del suo in-serimento.Per questo motivo, tra le diversetecniche di socializzazione organiz-zativa, sembra ve ne siano alcuneche contribuiscono in manieramaggiore a dare certezza e chiarez-za al neoassunto, incrementando ilsuo benessere psicologico e il lega-me affettivo con l’azienda. Come s’intersecano queste affer-mazioni con la realtà dei giovani

che entrano nel mercato del lavoroin ambito bancario?Una volta superata la fase d’ingres-so e di primo adattamento comin-cia la vera vita lavorativa e, soprat-tutto nel nostro settore, cominciala lotta alla sopravvivenza… so-prattutto psicologica.È evidente che in banca, rispettoad altri ambienti, il malessere (obenessere) dei dipendenti è forte-mente legato agli obiettivi di ven-dita – di strumenti finanziari e non– con cui i giovani neoassunti sitrovano a dover fare i conti già solodopo pochi mesi dal loro inseri-mento.Ci si è interrogati abbastanza inquesti anni, caratterizzati dal forteutilizzo dei fondi esuberi e dal con-testuale inserimento di nuove leve,

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COME PROMESSO NEL PRECEDENTE NUMERO DI MY GENERATION, PROSEGUIAMO IL PERCORSO DIAPPROFONDIMENTI IN MATERIA DI FORMAZIONE EPERCORSI PROFESSIONALI EFFICACI NELLE AZIENDE.ANCHE PER QUESTA PUNTATA CI ACCOMPAGNERÀ LA DOTTORESSA CARBOTTI, SPECIALISTA INFORMAZIONE E VALUTAZIONE DEL POTENZIALE

Abbiamo evidenziato nella precedente intervista la valutazionecome strumento necessario, oltre che alla misurazione delleprestazioni e competenze, alla programmazione di un percor-

so formativo ad hoc. Può raccontarci esperienze fatte sulcampo? Ci porti alcuni casi particolari, uno in cui il per-corso formativo ha avuto successo e un altro in cui i risultatisono stati insoddisfacenti.«Nel corso della mia esperienza professionale possosostenere che i casi di successo sono legati allapossibilità di dare ai partecipanti/desti-natari ruolo attivo nella definizionee pianificazione dell’interven-to formativo. Prassi quotidia-na che precede la progettazio-ne e successiva erogazione delcorso è il colloquio con il clienteper l’analisi dei bisogni.Momento importantee prezioso ai fini dellacostruzione di un per-

su come siano elaborate dai giova-ni bancari le forti tensioni che ge-nerano le specificità di tale lavoro?Capiremo presto, nei prossimi an-ni, se i giovani hanno aspettative ben diverse da quelle di chi hanno sostituito trovando piena soddisfa-zione o se invece manifesteranno presto o tardi l’insofferenza di chi ha inseguito per anni gli accessi ai fondi esuberi rincorrendo il sogno di una prematura libertà dai logo-ranti meccanismi bancari. Tornando a ciò che si diceva nella prima parte dell’articolo, è ovvio che dovrebbe preoccupare ed esse-re oggetto di attenti studi tutta la primissima fase di elaborazione e di presa di coscienza dei giovani assunti; probabilmente ed erro-neamente si dà per scontata l’ac-quisizione, la comprensione e l’in-teriorizzazione di dinamiche ban-carie che oltre ad essere a volte in conflitto con i reali bisogni dei clienti serviti, lo sono anche con il background educativo, etico e mo-rale delle nuove leve.La Fabi, come primo sindacato del settore bancario, è sempre stata attenta ed ha sempre sensibilizza-to tutti gli stakeholders per fare emergere e stimolare discussioni su questi temi. I giovani e i neoas-sunti possono trovare nei loro rappresentanti sindacali aziendali Fabi interlocutori critici e sensibili che, nella stragrande maggioranza delle realtà bancarie, sostituisco-no le aziende nel delicatissimo compito di traghettare i colleghi nelle prime fasi di comprensione ed elaborazione delle dinamiche bancarie.

7AttualitàGiugno / Luglio 2014

di Morena ArtusaRSA FABI Milano

INTERVISTA A FRANCESCA CARBOTTI, PSICOLOGA DEL LAVORO

PERCORSIFORMATIVIEFFICACI

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8 Attualità

corso ad hoc, ma a mio avviso non sufficiente. Risultaottimale e sempre auspicabile poter effettuare dei col-loqui preliminari (vis à vis, via telefono) con i discential fine di raccogliere motivazione, aspettative, osser-vazioni sul campo sulle dinamiche relazionali e sulclima presente nel contesto aziendale di riferimento.Ricordo in particolare la progettazione di un percorsoformativo in un’azienda del milanese la cui richiestada parte della committenza nasceva dal bisogno dicreare un team coeso, collaborativo verso il raggiun-gimento dell’obiettivo. Il percorso formativo è stato strutturato in tre fasi:Focus group - Formazione - Follow up. Nello specifico la fase di osservazione e colloquio coni destinatari del piano formativo (Focus group) ha per-messo la creazione di sessioni formative i cui conte-nuti rispondevano alle reali esigenze dei discenti; ses-sioni caratterizzate da grande entusiasmo, motivazio-ne, coinvolgimento e partecipazione. Auspicabile è altresì, nei casi di formazione compor-tamentale, poter disporre di un incontro (solitamentea distanza di un mese dalla formazione d’aula) di Fol-low up orientato a evidenziare e consolidare compor-tamenti funzionali e far emergere ulteriori bisogni,aree di interesse per corsi formativi futuri.La presenza della committenza in aula costituisce unnuovo fattore di successo.Quando il capo scende in campo attraverso la sua par-tecipazione attiva (non come osservatore silente) alcorso formativo pensato per i suoi collaboratori, il be-neficio è di tutti. Maggiori comunicazioni interpersonali accrescono lafiducia e la conoscenza reciproca e creano gruppi dilavoro coesi, collaborativi, efficaci ed efficienti.Casi d’insuccesso accadono ogni qualvolta ci si fermiad un’analisi dei bisogni con la committenza che noncontempli l’opportunità di una conoscenza dei desti-natari fruitori dell’intervento formativo prima del-l’erogazione dello stesso.In questi casi si avverte un malessere causato dallamancanza di ascolto delle reali esigenze di sviluppodei discenti da parte del cliente e dal senso di costri-zione dovuto alla partecipazione ad un evento non de-siderato ma imposto».

Può sintetizzare quali sono i compiti dello psicologodel lavoro e in particolar modo l'importanza di talefigura nelle aziende moderne?«Lo psicologo all’interno delle organizzazioni rivesteun ruolo basilare non solo in qualità di esperto chia-mato a osservare i comportamenti e le dinamiche dellepersone nei luoghi di lavoro, ma altresì come figuradi riferimento in casi di mobbing; bossing (forma dimobbing “dall'alto” ossia attuato non da colleghi dilavoro bensì da un superiore gerarchico); stress da la-voro correlato; riduzione dell’organico; fusioni e rior-ganizzazioni aziendali.A mio avviso, al pari del contesto scolastico, dove inalcuni istituti esiste uno sportello di ascolto gestito dapsicologi esperti in disagio giovanile e sviluppo evo-lutivo, sarebbe necessario istituire uno spazio azien-dale a disposizione del dipendente come benefit (im-materiale) per trovare un supporto alle situazioni pro-blematiche professionali e relazionali.Tale spazio di ascolto non si prefigge ovviamente finiterapeutici i quali avrebbero bisogno di un setting spe-cifico e tempi d’intervento più estesi.Lo sportello ha la funzione di ascolto, per un verso, epropositivo per un altro, nel senso che agisce sulle ri-sorse psicologiche del richiedente per far leva sugliaspetti dell’autovalutazione di sé, dell’autostima, del-l’espressione dei sentimenti e delle emozioni, delleproblematiche e dei vissuti personali, garantendo il

ttualitàA

MAGGIORI COMUNICAZIONIINTERPERSONALI

ACCRESCONO LA FIDUCIA E LA CONOSCENZA

RECIPROCA E CREANOGRUPPI DI LAVORO

COESI, COLLABORATIVI,

EFFICACI ED EFFICIENTI

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Giugno / Luglio 2014

di Morena Artusa

9Attualità

giusto contenimento e l’intervento appropriato infunzione delle risorse messe in campo dal soggetto. Attraverso il segreto professionale, il dipendenteha la certezza di poter disporre di un contenitorein cui riversare il suo malessere/disagio fiduciosodella tenuta dei suoi confini.Predisporre uno spazio dedicato al lavoratore e al suodisagio è un messaggio di forte interesse che l’aziendainvia a suoi dipendenti, messaggio di cura e tutelavolto al benessere psicofisico sul luogo di lavoro.Attraverso uno spazio di ascolto, il lavoratore vincela tendenza all’isolamento (non resta solo con ilsuo disagio), accresce consapevolezza su se stessoe le fonti di stress e acquisisce strumenti efficaciper aumentare la propria resilienza.I vantaggi si manifestano anche per l’azienda: tu-tela della salute fisica e psicosociale dei lavoratoriche mira a ridurre i costi legati all’assenteismo, al-to turnover e bassa produttività; riduzione dei tas-si di incidenza degli infortuni ed errori sul luogodi lavoro. Un lavoratore più sereno e più attento èmeno esposto agli incidenti e garantisce processipiù efficaci ed efficienti».Quest’affermazione avvalora la tesi per cui è fon-damentale dare ampio spazio a percorsi di forma-zione mirati. La valorizzazione del capitale umanocrea il valore dell'impresa stessa. L'evoluzione pre-suppone anche e soprattutto una maggiore valu-tazione e considerazione dei bisogni del cliente in-terno: il lavoratore. È necessario sviluppare inter-venti rilevanti, volti a una sensibilizzazione al-l'ascolto che mai prima c'è stata neppure quandola crisi economica non ci costringeva a razionaliz-zare, a limitare. Diffondere una cultura della cen-tralità della persona ha impatti positivi sull'impre-sa e sul lavoratore: una svolta senza precedentiche apre un orizzonte nuovo e necessario a un veromiglioramento.

(*) L’intervista è stata rilasciata da Francesca Carbotti: psicologa e psicoterapeuta. Lavora come psi-cologa del lavoro presso prestigiose società di consulenza, nazionali e internazionali, occupandosi diattività di ricerca e selezione del personale, formazione, valutazione del potenziale, coaching, orien-tamento professionale e processi di crescita manageriale. Svolge in ambito privato psicoterapia in-dividuale e di gruppo a indirizzo psicoanalitico, counseling a adulti ed adolescenti, assessment psi-cologico. www.francescacarbotti.it.

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ttualitàA

10 Attualità

Purtroppo molto spesso capitache i giovani assunti non sia-no ben informati sulle norme

vitali relative alla sicurezza sui luo-ghi di lavoro. Partiamo dal fatto cheil lavoratore è chi, indipendente-mente dalla tipologia contrattuale,svolge un’attività lavorativa nelcontesto dell’organizzazione del la-voro aziendale (data da un datoredi lavoro). I compiti del lavoratore,nell’ambito della sicurezza, sonofondamentalmente quelli di rispet-tare le norme e le disposizioni in-terne aziendali su temi di sicurezza,fare buon utilizzo delle attrezzaturea lui messe a disposizione dal-l’azienda, evidenziare le anomalierilevate nel suo posto di lavoro, col-laborare alla realizzazione delle mi-sure di prevenzione e protezione(art. 20 D.Lg. 81/08).Bisogna sempre tener presente cheil lavoratore può essere sanzionabi-le, anche penalmente e amministra-tivamente, per l’inadempienza a talicompiti (art. 160 D.Lg. 81/08 san-zioni per il lavoratore) ed è per que-sto basilare avere una buona prepa-

RAGAZZIIN BANCALA SICUREZZANON è MAI TROPPA!

UNA FIGURA DIGRANDE INTERESSEPER LA GESTIONEDELLA SICUREZZA INAZIENDA È QUELLADEGLI RLS

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Attualità 11Giugno / Luglio 2014

di Caterina StramengaEsecutivo Nazionale FABI Giovani

razione in materia di sicurezza. Daparte sua, il datore di lavoro deveassicurare a ciascun dipendenteun’adeguata informazione (art.36/37 D.Lgv. 81/08).La formazione, dunque, non è maitroppa in quanto deve essere ade-guata in merito ai rischi specifici edeve avvenire alla costituzione delrapporto di lavoro, del trasferi-mento o cambiamento di mansio-ni, dell’introduzione di nuove at-trezzature di lavoro o di nuove tec-nologie. La formazione deve essere perio-dicamente ripetuta in relazioneall’insorgenza o all’evoluzione deirischi.Una figura di grande interesse perla gestione della sicurezza in azien-da è quella degli RLS (rappresen-tanti dei lavoratori per la sicurez-za): una figura eletta dai lavoratoriper essere rappresentati in temad’igiene e sicurezza e a cui il legi-slatore attribuisce vari compiticonsultivi (art. 47 Dlg.81/08).

Il “Testo Unico” nel quale sonoracchiuse tutte le normative rela-tive alla sicurezza nei luoghi di la-voro è il Dgl. 81/08, che trova ap-plicazione in molti settori di atti-vità e di tipologia di rischio e si ap-plica a tutte le lavoratrici e i lavo-ratori. Tra le norme, si obbliga ildatore di lavoro alla tutela dell’in-columità e della salute dei lavora-tori, poiché individuato come sog-getto responsabile della sicurezza

all’interno dell’azienda. Con ilD.Lg. 81/08, inoltre, è stata intro-dotta obbligatoriamente la stesu-ra del “Documento di valutazionedei rischi in azienda” (DVR), do-cumento in cui sono affrontatevalutazioni del rischio e indivi-duate le fonti di pericolo. Metten-do così in atto una serie di miglio-ramenti per la salvaguardia dellasalute e della sicurezza dei lavo-ratori stessi.

LA FORMAZIONEDEVE ESSERE

PERIODICAMENTERIPETUTA INRELAZIONE

ALL’INSORGENZA O ALL’EVOLUZIONE

DEI RISCHI

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12

ttualitàA

Attualità

CONOSCENZA,PARTECIPAZIONE E

CONDIVISIONE SONO LEARMI PIÙ POTENTI PER

SCONFIGGERE LASENSAZIONE D’IMPOTENZACHE NASCE DALLA PAURA

E DALLA RABBIA

Nell’ultimo decennio il contesto e le condizionidi lavoro si sono deteriorati giorno dopo giornoe, in molti settori, sono arrivate al limite della

dignità e della sopportazione. È necessario fare qual-cosa e agire subito perché oggi il mercato del lavorosembra sia soggetto a regole evolutive di tipo “darwi-niano” che hanno trovato un proprio perverso equili-brio nella stabilizzazione della precarietà.Indispensabile porsi una domanda: perché il mercatodeve decidere per noi, per il nostro destino? Cosa nesa il mercato dei nostri sogni e della nostra dignità?Probabilmente per la sua autoconservazione il mer-cato sacrificherebbe tranquillamente tutti quei valoriche non ritiene indispensabili, ma che sono stati ilmotore dell’aggregazione tra le persone e che hannoportato alla conquista d’importanti diritti universali. È difficile accettare l’idea che un’entità, che apparecosì astratta come il mercato, possa, in propria auto-

nomia, decidere il nostro futuro. Ognuno di noi è sog-getto attivo dei cambiamenti sociali e per questo devedifendere il proprio avvenire, senza vivere nella pe-renne paura di dover accettare l’ennesima rinunciaimposta.La paura, vissuta ogni giorno, rischia di trasformarsiin rabbia se, invece di lottare per mantenere i dirittiacquisiti grazie ai sacrifici delle generazioni preceden-ti, si subisce passivamente quella condizione per cuioggi pochi accrescono i loro privilegi. Allora, in questo contesto, l’unica possibilità è coglierel’occasione del cambiamento. Condividere le idee efarle sentire a gran voce, così che il nostro pensierodiventi lo strumento per vincere la rabbia e la paura. Dialogo e partecipazione sono le basi della rappresen-tanza con cui sciogliere le catene della sudditanza, perliberarci definitivamente dal perenne ritornello del“tra piuttosto e niente, meglio piuttosto”.

MERCATO DEL LAVORO AL TEMPO DELLA CRISI

VOGLIAMO ESSEREPROTAGONISTI DEL NOSTRO FUTURO

di Wladimir Brotto Esecutivo Nazionale FABI Giovani

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Da maggio ad oggi si registrano 90 mila iscrizioni per appena579 offerte. Stiamo parlando di Garanzia Giovani, il Piano Eu-ropeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Come funzio-

na: l’UE ha previsto finanziamenti per i Paesi Membri con tassi didisoccupazione superiori al 25%, affinché siano create “politiche at-tive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro,per sostenere i giovani che non sono impegnati in un'attività lavora-tiva, né inseriti in un percorso scolastico o formativo”. Nella pratica,l'“Italia dovrà garantire ai giovani al di sotto dei 30 anni un'offertaqualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, ap-prendistato o tirocinio, entro 4 mesi dall'inizio della disoccupazione

13AttualitàGiugno / Luglio 2014

di Simona Sacconi

GARANZIAGIOVANILUCI ED OMBREDI UN’OPPORTUNITà

L’EUROPA BACCHETTAL’ITALIA: SÌ AI FONDI,

MA CON RISERVA. SERVEPIÙ LUNGIMIRANZA,

INCIDERE SULLADISOCCUPAZIONE CON PROGRAMMI A LUNGO TERMINE

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14 Attualità

ttualitàA

o dall'uscita dal sistema d'istruzio-ne formale”. Sulla carta, un’inizia-tiva concreta che potrebbe inciderepositivamente sulla ricerca diun’attività lavorativa, valorizzandole attitudini personali così come ilpercorso formativo e professionalegià acquisito. Sulla carta, appunto.Arriva, infatti, proprio dall’Europala prima “bacchettata”: bocciati no,ma rimandati sì. I fondi non sonoa rischio, l’UE ha, infatti, confer-mato che il Piano presentato dalGoverno è eleggibile per ottenere ifinanziamenti. Quello che peròhanno costatato i tecnici europei èche “la manovra pone le radici nelquadro di un’azione effettivamenteavviata per combattere la disoccu-pazione, ma con efficacia incerta eampiezza limitata”. In particolare,il commento della Commissioneindividua cinque punti su cui gliItaliani dovrebbero concentrarsi; ilprimo fa riferimento al coordina-mento tra i livelli regionali e nazio-nali nell’assegnazione della Garan-zia. Proprio sul rapporto con le Re-gioni aveva espresso perplessitàanche il coordinatore FABI Giova-ni. Mattia Pari, infatti, a marginedell’incontro di presentazione diYouth Guarantee, organizzato dalForum nazionale dei Giovani, ave-va fatto notare come pur essendouna grande opportunità, la Garan-zia Giovani rimaneva incerta sulruolo che avrebbero dovuto assol-vere le Regioni e sulla reale capa-cità di incidere sulla disoccupazio-ne di lungo termine. Un lungo ter-mine al quale la FABI guarda dasempre con concretezza, basti pen-sare all’istituzione del Fondo na-

zionale per la nuova occupazione.Uno strumento fortemente volutodal sindacato in sede di rinnovocontrattuale e che permette nonsolo di stabilizzare i precari del set-tore bancario, ma anche di aprirenuove opportunità lavorative al-l’interno degli istituti di credito.Tornando ai compiti a casa. Bru-xelles, nella sua relazione sul pianoGaranzia, invita inoltre il nostroGoverno a stimolare “un maggior

impegno del settore privato e unasua più stretta cooperazione con ilmondo dell’istruzione perché mi-gliori la qualità dell’apprendistatoe dei corsi di formazione”. Argo-menti sui quali permane qualcheperplessità di attuazione. Insomma, se fosse il commento fi-nale di una pagella, sarebbe “suofiglio ha le capacità, ma non si ap-plica”. Touché.

BRUXELLES, NELLA SUA RELAZIONE SULPIANO GARANZIA, INVITA INOLTRE ILNOSTRO GOVERNO A STIMOLARE “UN

MAGGIOR IMPEGNO DEL SETTORE PRIVATOE UNA SUA PIÙ STRETTA COOPERAZIONECON IL MONDO DELL’ISTRUZIONE PERCHÉ

MIGLIORI LA QUALITÀ DELL’APPRENDISTATOE DEI CORSI DI FORMAZIONE”

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di Flavia Gamberale

15

Lavorano nel paese che custo-disce il 60% del patrimonioartistico mondiale, eppure

non hanno un contratto collettivonazionale di riferimento, né un ta-riffario, né un albo professionalené tantomeno un sindacato di ca-tegoria. Sono gli archeologi italia-ni. Indiana Jones alla disperata ri-cerca di un riconoscimento con-trattuale e sociale. Memorabile laloro prima manifestazione di pro-

testa, avvenuta nel 2008 a Romadavanti alla colonna Traiana: un“plotone” di lavoratori altamentequalificati chiedeva la regolamen-tazione delle professione, retribu-zioni più giuste e maggiori investi-menti pubblici nella valorizzazionedel patrimonio archeologico. Un sit-in di denuncia che per laprima volta aveva squarciato il velo

su un altro piccolo mondo malatodi precarietà. Ad oggi purtroppo, dopo quel pri-mo “coming out”, nulla è cambia-to.Gli archeologi italiani continuanoa non avere un contratto di cate-goria, dunque neanche dei minimitariffari da far rispettare, e a essereenormemente ricattabili di fronteai propri datori di lavoro. Così amolti di loro capita di essere inqua-

drati contrattualmente come ope-rai, nonostante gli anni passati suilibri e nei siti archeologici, i titolidi studio, la laurea, la specializza-zione e spesso anche il dottorato diricerca. Ma a volte succede di peg-gio. Le società private che effettua-no scavi a un archeologo superti-tolato e dal curriculum chilometri-co preferiscono un geometra. In al-cuni casi pure un operaio semplice.E pazienza se non sa distinguere

VIAGGIO NEL MONDO PRECARIO DEGLI ARCHEOLOGI ITALIANI

L’ULTIMA CROCIATA DEI NOSTRI INDIANA JONES

quilibri precariE

Giugno / Luglio 2014 Equilibri precari

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quilibri precariE

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un coccio da un vaso di età impe-riale. Del resto, nel Belpaese gli ar-cheologi svolgono un ruolo di su-bordine, quasi sempre alla dipen-denze di società di lavori pubbliciil cui primo obiettivo è quello direalizzare grandi infrastrutture co-me metropolitane o edifici. E perqueste imprese i sondaggi archeo-logici sono solo una fastidiosa in-

assunti al ministero dei Beni Cul-turali, ai quali viene applicato ilcontratto da funzionario pubblico.Si tratta di 250 persone assunteperlopiù prima del 1979. Un datosolo apparentemente positivo, per-ché a partire dai primi anni ’80non sono stati più banditi concorsipubblici per rimpiazzare il perso-nale che va in pensione o eventual-

combenza che esula dal core busi-ness di riferimento. Le retribuzio-ni, poi, rimangono a discrezionedelle singole ditte di scavo. “Pos-siamo essere pagati 20 euro algiorno o 70, al massimo 130, indi-pendentemente dalla nostra espe-rienza e dai nostri titoli”, dice Fla-vio Castaldi, archeologo, 34 anni,un figlio e un probabile futuro dainsegnante di latino e greco. “Perquesto”, continua, “gran parte de-gli archeologi arrivata a 35 anni dietà cambia lavoro. È impossibilevivere con simili salari da fame”.Va un po’ meglio ai pochi fortunati

mente per aumentare l’organico.Altro tasto dolente sono gli scarsistanziamenti per la tutela dei beniartistici. In Italia si investe lo0,24% del Pil a fronte di una mediaeuropea di investimenti pubblici

30 anni mi dovrò accontentare diun salario di 1000 euro al mese, ameno che non emigri”. Già, emi-grare proprio da quel Paese che,quanto al possesso di bellezze arti-stiche, non ha rivali.

del 4%. “Manca una vera politicadi conservazione dei beni cultura-li”, chiosa Castaldi. Un ritornelloormai vecchio che sanno a memo-ria anche i giovani studenti di Ar-cheologia. Scoraggiati ancor primadi aver messo piede in un’area discavo archeologico. “Mi sto specia-lizzando all’università di RomaTre”, sospira Valentina, “e forse a

Equilibri precari

DA ANNI CHIEDONO UNACONTRATTAZIONE NAZIONALE DIRIFERIMENTO, DEI MINIMI TARIFFARI,RETRIBUZIONI PIÙ GIUSTE E MAGGIORIINVESTIMENTI PUBBLICI NELLAVALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIOARCHEOLOGICO, PERCHÉ NEL PAESE CHECUSTODISCE IL 60% DELLE BELLEZZEARTISTICHE MONDIALI GLI ARCHEOLOGISONO PAGATI COME DEGLI OPERAI, SE NON PEGGIO. E PAZIENZA SE IN TASCAHANNO FIOR DI SPECIALIZZAZIONI EVIVONO IN UN TERRITORIO CHE DELLACULTURA POTREBBE FARE DAVVERO IL SUO MERCATO DI RIFERIMENTO

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di Alessandro VanonciniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

17WelfareGiugno / Luglio 2014

elfareW

GIOVANIE PREVIDENZA

Le giovani generazioni approdanopiù tardi al lavoro, incontrano del-le realtà di precariato con basse re-tribuzioni e discontinuità occupa-zionale, con conseguenti sviluppinegativi sugli aspetti previdenziali. Nonostante ciò (o forse proprio perquesto) è importante occuparsi sinda subito di previdenza, in quanto

gli anni perduti non si recuperanoe concorrerebbero a non riuscire acostituire una posizione pensioni-stica “dignitosa”.La FABI, anche con questa piccolarubrica, vuole dare un altro sup-porto a tutti i giovani bancari al fi-ne di facilitarli a compiere le scelteche riterranno migliori per il lorofuturo. In questa rubrica è nostraintenzione approfondire alcuniaspetti e, nello specifico, risponde-re ad alcune delle domande più ri-correnti che i giovani si pongonosull’argomento. Chiunque volesse

Benché con sensibilità diffe-renti, la maggior parte deicolleghi è pienamente con-

sapevole dell’insufficienza delleprospettive della pensione INPS.Infatti, non è assolutamente veroche i giovani sono disinteressati ri-spetto al tema della previdenza, inparticolare nel nostro settore. Piuttosto l’ostacolo è la condizionelavorativa, rappresentata frequen-temente da contratti di lavoro “nonstabili”, che determinano l’impos-sibilità di pianificare con prospet-tive a lungo termine.

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elfareW

18 Welfare

proporci un tema da trattare, puòfarlo scrivendo a [email protected].

1. Quando andrò in pensione?Sebbene la prima risposta che vie-ne in mente a qualche giovane col-lega sia un laconico “mai”, la veritàè che, nel passato, vari Governi so-no intervenuti sia posticipando ladata di pensionamento sia modifi-cando le modalità di calcolo dellepensioni; nello specifico, per lapensione di vecchiaia, il GovernoMonti ha stabilito i nuovi requisitidi età, che subiranno un progres-sivo incremento.La riforma “Fornero”, in particola-re, ha portato a 66 anni il limiteanagrafico per il pensionamento divecchiaia e velocizzato il processodi adeguamento dell’età pensiona-bile delle donne nel settore privatoa 66 anni dal 2018; per quantoconcerne le pensioni di anzianità(oggi dette pensioni anticipate) haabolito il previgente sistema delle

quote, con un considerevole au-mento dei requisiti contributivi(42 anni per gli uomini e 41 anniper le donne più l’aspettativa di vi-ta) e introdotto penalizzazioni eco-nomiche per chi accede alla pen-sione prima dei 62 anni.

2. Di che importo sarà la pensioneINPS?È estremamente difficile azzardarepronostici, ma le proiezioni stati-stico/demografiche indicano che lapensione INPS sarà pari a ca. il 50-60% dell’ultimo stipendio (contro80% circa delle attuali pensioni);questo con la considerazione chele progressioni di carriera e retri-butive (nel nostro settore ma nonsolo) si stanno appiattendo, abbas-

sando così ulteriormente il calcolodelle percentuali di cui sopra, se siconsidera che gli “ultimi stipendi”dei futuri pensionati, se nulla cam-bia, saranno più bassi di chi è ap-pena andato in pensione.Proprio per questo motivo diventamolto importante aderire al fondopensione che la FABI in primo luo-go, insieme alle altre Organizzazio-ni sindacali, ha ottenuto con lacontrattazione: è necessario, in-somma, compensare l’inadegua-tezza della pensione pubblica conla costruzione di una pensione “in-tegrativa”.

È NECESSARIOCOMPENSARE

L’INADEGUATEZZA DELLAPENSIONE PUBBLICACON LA COSTRUZIONE

DI UNA PENSIONE“INTEGRATIVA”

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19MarketingGiugno / Luglio 2014

di Nettuno

LA MIGLIORPUBBLICITà?

ARRIVA DAL DIPENDENTE

“Lavoratori sempre più partecipativi in rete”.A dirlo una ricerca Weber Shandwick. E co-sì, in Europa, il 24% delle compagnie inco-

raggia il proprio staff a pubblicare e condividere online notizie sul proprio posto di lavoro, ma occorre fa-re molta attenzione a quello che si scrive.Che la reputazione aziendale si giocasse, oggi, buonaparte delle sue fortune sul web è ormai una certezzaacquisita, ma che i dipendenti fossero i primi “brandambassador” della propria azienda sui canali social,beh qualche dubbio lo avremmo anche potuto avere.E invece bisogna ricredersi. Una nuova indagine tar-gata Weber Shandwick, multinazionale leader nel set-tore delle relazioni pubbliche e di consulenza in cam-po di comunicazione, ha portato in evidenza un feno-meno in grande ascesa nel mondo digitale: i dipen-denti sono tra i soggetti più attivi on line nel giudicare

I DIPENDENTI SONO TRA ISOGGETTI PIÙ ATTIVI ON LINENEL GIUDICARE IN MANIERA

POSITIVA (O NEGATIVA)L’OPERATO E L’IMMAGINEDELLA PROPRIA AZIENDA

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Marketing

arketingM

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in maniera positiva (o negativa) il comportamento el’immagine della propria azienda.L’indagine “Employees Rising: Seizing the Opportu-nity in Employee Activism”, condotta in partnershipcon Krc Research, e basata su di un sondaggio on lineche ha analizzato un campione di 2.300 dipendenti diaziende di 15 diversi paesi del mondo, ha dimostratoche in Europa un dipendente su cinque è da conside-rarsi attivo, mentre un buon 32% ha un grande po-tenziale nel poterlo diventare. Vediamo cosa vuol dire essere “attivi”. Potrebbero es-sere definiti così i dipendenti che danno visibilità alproprio posto di lavoro, che difendono la propriaazienda dalle critiche esterne e si comportano comedei veri e propri advocate. Attenzione però perché ac-canto agli attivi esistono anche alcuni tra i più convintidetrattori.

Parliamo dunque di un fenomeno molto delicato che,se da un lato può rappresentare per le aziende un’op-portunità importante per crearsi un patrimonio di con-vinti sostenitori del proprio brand, nella peggiore delleipotesi può, invece, recare un danno alla reputazione. Stiamo, infatti, parlando pur sempre di coloro chi viveogni giorno l’ambiente interno lavorativo, persone ilcui giudizio è percepito dai pubblici esterni come ilpiù veritiero e oggettivo possibile. L’attivismo dei dipendenti, come detto, si scatena inparticolar modo sui social network, lo dimostrano ledichiarazioni degli intervistati, che ben fotografano ilfenomeno. Il 43% pubblica sui canali social messaggi, foto e videoinerenti l’azienda per cui lavorano, il 33% ha condivisoun commento positivo sulla propria azienda, l’11% neha condiviso invece critiche o commenti negativi, il10% ha pubblicato qualcosa inerente al proprio luogodi lavoro di cui poi si è pentito (anche perché il temaè molto delicato e rischi per i dipendenti sono concre-ti). Proprio su quest’ultimo punto citiamo un esempio

per far comprendere la delicatezza del tema: alcunianni fa la compagnia aerea Virgin Atlantic ha licen-ziato 13 assistenti di volo che avevano pubblicato suuna pagina Facebook dei commenti “non positivi”sull’azienda.Nonostante questi dati evidenzino una situazione de-gna di attenzione, una buona parte di aziende dimo-stra verso il fenomeno ancora un atteggiamento mio-pe, per cui alla consapevolezza ormai acquisita del-l’importanza dei social media per la reputazione delbrand non corrisponde un’altrettanta attenzione al-l’impatto che su questi hanno i dipendenti.

IL POTENZIALE DI ADVOCACY IN ITALIA

È ANCORA PIÙ ALTO

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21MarketingGiugno / Luglio 2014

Eppure qualche cosa si muove. Alcune aziende, infatti,stanno cavalcando il trend: l’indagine ha rivelato chein Europa il 24% delle aziende incoraggia il propriostaff a condividere sui social le esperienze che riguar-dano il proprio posto di lavoro. E questo incoraggia-mento stimola i dipendenti ad attivarsi in manierapropositiva nei confronti della propria azienda: le per-sone spinte ad attivarsi sui social sono poi quelle piùpropense a consigliare agli altri i prodotti/servizi dellapropria impresa. La strada da percorrere in questo senso rimane ancoralunga, soprattutto se si analizza l’attuale situazione didisorientamento e, perché no, in molti casi conflittoin cui spesso oggi si trovano i dipendenti di un’azien-da. Secondo la ricerca, attualmente, solo il 28% deidipendenti europei si sente profondamente coinvoltodall’azienda per cui lavora e il 60% agisce “in caso diurgenza” per prendere le difese della propria organiz-zazione da critiche esterne da parte di familiari o co-noscenti, oppure provenienti da un sito internet, unblog o un organo di stampa.Il lavoro svolto dalla Weber Shandwick ha portato allaclassificazione di sei modelli di comportamento socialdei dipendenti, dai “ProAttivi” (18% del totale euro-peo) che sono i più attivi e positivi sui social, fino ai

“PreAttivi” (32%), che condividono qualche critica mamantengono comunque un buon grado di attività. Aseguire le altre categorie, IperAttivi, ReAttivi, Detrat-tori e InAttivi (questi ultimi costituiscono comunqueil 20% del totale). Numeri che confermano quanto sia sempre più im-portante monitorare il fenomeno, soprattutto in con-siderazione del fatto che “il potenziale di advocacy inItalia è ancora più alto – come ha sottolineato LindaBulgheroni, managing director di Weber SandwickItalia –. Nel nostro paese, infatti, è ancora maggiore(36%) la percentuale rilevata di dipendenti PreAttivi,a fronte di un numero minore di soggetti che compio-no tutte le azioni possibili di supporto all’organizza-zione”.

di Nettuno

L’INDAGINE HA RIVELATO CHE IN EUROPA IL 24% DELLE AZIENDE

INCORAGGIA IL PROPRIO STAFF A CONDIVIDERE SUI SOCIAL

LE ESPERIENZE CHE RIGUARDANO IL PROPRIO POSTO DI LAVORO

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acconti bancariR

22 Racconti bancari

FORMAMENTISTUTTO QUELLOCHE (NON) C’è DA SAPERE

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Racconti bancari 23Giugno / Luglio 2014

di Demetra

“Heiii ciaooo, è da un sac-co che non ci vedia-mo!”.

Alcune persone misurano questisacchi con uno sgradevole allunga-mento delle vocali.“Ma che fine hai fatto? Pensavo divederti al corso di vendita asser-tiva …”.Eccolo. Un fiotto di veleno. Dai,sputalo, che dopo stai meglio.“Invece … cos’è, l’hai già fatto o …per caso TU non sei stato convo-cato?”.Scusa, hai detto vendita assertivao asservita? Va bene, lasciamo sta-re, è lunedì mattina e non sarò dicerto io a mitragliare la Croce Ros-sa. Quantomeno non per primo.I venti, trenta minuti che precedo-no un corso di formazione sonsempre così. C’è una gran gazzarra,e pur trovando i miei colleghi visi-bilmente più depressi di volta in

volta, devo dire che il baccano cheriescono ad emettere è sempre for-te. Del resto uno dice: fai fruttare imomenti di confronto. Ma sono gliunici venti minuti nell’arco delleotto di mattina/diciassette. Non èche possiamo farci molto. Tantovale lasciar libera la chiacchierainutile, per una sgranchita con an-nessa pisciatina nel parco. Come iltizio che mi ha salutato, guardalo,ancora ridacchia. Tronfio di nonsapere nulla di asserti qualcosa,avendo fatto pure il corso. Con glianni, e l’esperienza, ho capito chebisogna trovare spazio anche perlui, in questa nostra stramba socie-tà.

Dal canto mio, sono mediamenteterrorizzato da quello che miaspetta. Credo, comunque, di ma-scherarlo abbastanza bene. La maildi convocazione però suonava ma-le. Quando si usa – solitamente asproposito – la parola “proattivo”,tutto assume i temibili contorni diuna minaccia. E il lunedì non è unascelta a caso. È la mano invisibiledel padrone che tira i fili della tuasettimana – notoriamente, ognisettimana prende il suo sapore,unico e irripetibile, di lunedì – co-me a sussurrarti “il tuo umore è amia completa disposizione”.Complottista? Magari. Umilmente,bancario.C’è solo da scoprire chi sarà il gurudella giornata. Capìto questo, nonresterà che scegliere quale delle mieinnumerevoli modalità attivare.Il Polemico Beninformato, per cri-ticare con cognizione di causa ilformatore cedrone di turno fino afargli scoppiare i capillari negli oc-chi; il Vegetale Hippy, passivo, pa-cifico, tutto pura compassioneumana – perfetto nei casi di for-matori interni che in premessa tidicono “vi chiedo anticipatamentescusa, io l’avevo detto all’ufficiopersonale che non me la sentivo ditenere un corso, ma loro hanno …insistito. Comunque se avete do-mande fatele pure, mi raccoman-do. Cercherò … si insomma, pren-

... C’È SOLO DA SCOPRIRE

CHI SARÀ IL GURUDELLA GIORNATA.CAPÌTO QUESTO,

NON RESTERÀ CHESCEGLIERE QUALE

DELLE MIEINNUMEREVOLI

MODALITÀ ATTIVARE...

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acconti bancariR

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do nota e poi vediamo”; il Menda-ce Interessato, ottimo per quandonon hai nessuna voglia di lottarecontro un sistema troppo convintodi sé e per nulla di te.Finché varca la porta lui. Mi bastaun’occhiata, tutto chiaro.Lui è il Migliore. Si capisce subito.Capello scolpito, sorriso ritoccatoa Photoshop, incarnato “terra diSiena bruciata” – era dalla quintaelementare che non pensavo a quelpreciso colore – mocassini acce-canti e l’inconfondibile firma delDemonio: iniziali-ricamate-sulla-camicia. Non mi sono mai fidato,non mi fiderò mai di uno di voi.Mai. Non saprei dire dove l’ho im-parato, ma sono convinto che que-st’attenzione contribuisca in ma-niera importante al mio essere tut-tora vivo.Io, fintanto che la mia Azienda in-veste profumati bouquet di milionisu corsi da smargiassi, ho semprepreferito di gran lunga formarmisul campo. E il mio umile osserva-torio personale è abbastanza esau-stivo: un consulente di provinciacome me, con una buona cono-scenza dei prodotti ed una discretacapacità di lettura dei mercati, siritrova con un portafoglio saturo –smonti e rimonti, rismonti e ri-componi, scomponi e rimonti, e viacosì, ogni mese, ad ogni giro di sca-denze, piccolo-operaio-dei-picco-li-risparmi-nel-mare-inquinato-della-piccola-finanza-a-catena-di-montaggio.Risultati? Il miracolo resta semprelontano, il budget, manco a dirlo,pure. Saranno tre o quattro anniche si va costantemente in declino.

La noia dilaga su un lavoro che undì fu bellissimo, l’entusiasmo isolale suole, mal di testa a merendatutti i giorni, la casella postale chesi gonfia di report come un gavet-tone – se hai un bravo capo, te nemanda quattro al giorno dopo unachirurgica opera di filtraggio, e perquesto ogni tanto ti tocca pure of-frirgli il caffè.Se devo essere sincero, non è cheogni giorno sia proprio identicoall’altro. Càpita talvolta che qual-

che cliente passi a miglior vita, eallora giù di eredi spiantati, asse-tati, disoccupati – di quelli che aquarantacinque anni hanno almassimo un libretto in posta e seti azzardi a proporgli qualcosa tiguardano come un folle predicato-re di Folletto – e dal giorno dopofatteli pure i “numeri” con quel cheresta del tuo lussuoso portafoglioclienti. Adrenalina pura. Allo statoattuale posso, comunque, ancoragarantire la Nazionale Bocciofila

più benestante della provincia, ri-serve incluse. Il che, non lo na-scondo, mi da un certo lustro.Questa è la situazione, né più némeno.Poi mi si piazzano davanti questipersonaggi appena sgusciati fuorida un enorme tubetto di dentifri-cio, che per guadagnarsi la pagnot-ta farcita fatturata alla mia aziendas’impossesseranno di otto (8) oredel mio suscettibile, traballante lu-nedì per convincermi che non miso organizzare, che il mio atteggia-mento è più corrosivo di quello diun adolescente ribelle a messa, chese seguo le campagne concepitegrazie alla fusione tra acume e ri-cerche di mercato, tutto magica-mente migliorerà, forse anche l’ef-fetto serra, la ricezione del mio di-gitale terrestre e il caratteraccio diquel birbante di Putin.Andare dal dottore perché ti fa ma-le una caviglia e sentirsi dire chenon sai usare il filo interdentale. Per quanto ancora ci sembrerà tut-to normale?Qualcuno mi dice che sono preve-nuto. Se non lo dice, lo pensa. Sì,può essere che lo sia.Perché tu dovresti essere diverso?Hai le iniziali ricamate sulla cami-cia. E io non mi fido di te. Preve-nuto e contento, sì.Peraltro già lo so, caro il mio mar-kettaro del marketting, che la but-terai sempre sul personale, tu e ituoi mantra “la vita va vissuta apropulsione sfida” e via a snoccio-lare sport estremi, avventure eso-tiche, selvaggiamente ridicole, e lalussuriosa scarica elettrica che tiattraversa quando riesci, con ca-

Racconti bancari

... PERCHÉ TUDOVRESTI ESSEREDIVERSO? HAI LE

INIZIALI RICAMATESULLA CAMICIA. E IONON MI FIDO DI TE.

PREVENUTO E CONTENTO, SÌ...

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di Demetra

pia pulsante invece è la destra. Inun perfetto bilanciamento da “seiun bovino come gli altri, chetticre-di”. Ma intanto, la fronte è più lu-cida di due minuti fa.Da copione. Ti avvicini, prendi ilcartoncino col mio nome – prendime, perché tu mi controlli, vero? –imposti la voce per uno scontatis-simo “Abbiamo l’elemento vivacedel gruppo, bene bene”.“Evito che russino o peggio, sba-vino sulle dispense che ci darai.Entro sera dovrai ringraziarmi”.Potrei fartela sudare veramentequesta pagnotta dorata, lo sai,amico?Stai sereno, non lo farò. Staseradevo giocare a tennis con Giuliano,se arrivo stanco vince lui. E sicco-me non succede mai, quando vincediventa odioso. E io mi innervosi-sco. Ma domattina dovrò gestiretutto l’arretrato di oggi, poiché hopassato l’intera giornata a tenerticompagnia e giocare a coccole epizzicotti col tuo ego.Il signor Giovanni, 82 anni di fibra,guerra e fame, non perdona. Do-mani alle 9 arriverà, non troverà lecarte pronte. Grazie a te. E lui siche mi farà passare un gran bruttoquarto d’ora. Direi quindi che c’èben poca energia da sprecare, qui.Chissà come inizierai. Magari mifai cambiare idea.“Allora, iniziamo …”.Ecco, sentiamo.“Voi lo sapete cos’è la dopamina?”.Appunto. Stasera Giuliano è stracciato. Co-sì domani potrò offrire il collo alsignor Giovanni con grande sere-nità.

25Racconti bancariGiugno / Luglio 2014

denza settimanale programmatacon ordine fiscale nel tuo Outlook,a superare i tuoi limiti.La gente come te sfida costante-mente se stessa per non pensare.Che opinione dovrei avere d’indi-vidui costantemente appesi a untrampolino a puntare la bacinellada bucato con spettacolare tuffo ditesta? Tutta una sfida con te stesso,sempre sfida, comunque sfida,qualunque sfida.Io dico, sarebbe ora ti sedessi al ta-volino di un bar a berci una birra,col povero te stesso. Scopriresti fi-nalmente un sacco di cose vere sultuo conto. Probabilmente avrestiun crollo nervoso. Ma per iniziare,ti farebbe indubbiamente bene.Magari riusciresti a metterti ancheuna t-shirt, ogni tanto. Torniamoa noi. Mentre articolavo tutte que-

ste orribili ruvide impietose sinuo-se presuntuose congetture – caffei-na da macchinetta, un passo versola distruzione di massa che avverrà,guarda caso, di lunedì – tu facevigiusto in tempo a presentare quelte stesso sfidato fino al midollo,splendido cinquantenne tonico efrizzante, sportivo e rugoso, tiratostirato falsato e falsario, e a iniziareil solito imbarazzante giro di tavolotra gente che non sa perché è qui.Il prossimo sono io, e non ho anco-ra scelto la modalità.“Io sono Carlo, faccio il GestorePrivati da diversi anni, gli ultimitre nella filiale 19, e ringrazio ilpubblico da casa che mi ha tele vo-tato per farmi arrivare fin qui”.Quanto fa bene una risata colletti-va. Ti osservo. Il sorriso è storto, labocca tira tutta a sinistra. La tem-

... IO DICO, SAREBBE ORA TI SEDESSI AL TAVOLINO DI UN BAR A BERTI

UNA BIRRA, COL POVERO TE STESSO. SCOPRIRESTI FINALMENTE UN SACCO

DI COSE VERE SUL TUO CONTO ...

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oetry CornerP

26 Poetry CornerSe fra i nostri lettori ci fosse qualcuno con la vena poetica, ci invii le sue opere.La redazione pubblicherà le migliori a suo insindacabile giudizio

TEOREMAdi Francesca Lipperi

È la vita che scorre e la sento.Come la saliva porta il cibo così lei porta noi.Passa per la trachea degli avvenimentici aiuta a digerire la storiae ne trattiene solo le parti più utili.Così quello che prima sembrava senza senso e vuotocome scatola dopo un traslocoora rischiara dalle lacrime pulito.Se socchiudi gli occhi ne intravedi riflessi di ramee bagliori colpiscono l’iride, s’insinuano fino al cervelloil quale riconoscente, riorganizza le idee.

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VELOdi Francesca Lipperi

Un uomo che muorela gente lo guardauna donna ai suoi piedivigila attentae aspetta il suo ultimo respiroquello che divide la terra dal cieloe saluta il mondo con chi gli appartiene.Senza rabbia la donna aspettasono quasi le tre del pomeriggiol’aria si svuota portando l’ultimo grido del condannatoun volto anonimo e mani di artigiano lui eranessuno sentì le sue ultime parolesi seppe solo di lui il suo lamentoche squarciò il velo di un tempio.

Poetry CornerGiugno / Luglio 2014

Se fra i nostri lettori ci fosse qualcuno con la vena poetica, ci invii le sue opere.La redazione pubblicherà le migliori a suo insindacabile giudizio 27

a cura di Francesca LipperiDirigente Provinciale FABI Viterbo

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etteraturaL

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“Una mappa del mondo che non in-cluda il paese dell’Utopia nonvale neppure un’occhiata, per-

ché lascia fuori la sola terra a cui l’umanitàabbia sempre approdato”. Scriveva cosìOscar Wilde nel suo saggio L’anima dell’uo-mo sotto il socialismo. Un’affermazione inverità non reale, come del resto non è realeil viaggio che Thomas More ci permette diaffrontare con la sua opera. Utopia. Il paeseinesistente. Pare essere letteralmente que-sto il suo significato, anche se la derivazionerimane ambigua: infatti, mentre si è certidel fatto che l’ultima parte del nome derividal greco topos (luogo), non si è altrettantocerti sull’origine della prima parte. Proprioa quest’ultima possono essere attribuite duederivazioni: quella dalla parola greca eu (be-ne), e allora utopia significherebbe “luogofelice”, oppure da ou (non), cosa che resti-tuirebbe ad Utopia il significato di “non luo-go”, luogo, appunto, inesistente. E a ben leg-gere il testo, More ci dice piuttosto esplici-tamente quale fosse il senso, a iniziare dalfatto che l’autore descrive una società per-

fetta, ma impossibile da realizzare. Poi ancora, i nomi: Ademo (senza popolo), Anidro(senz’acqua), Amauroto (città invisibile). Infine, la narrazione del viaggio: affidata almarinaio Itlodeo, nome che significa “contafrottole”.

Letteratura

UTOPIADI THOMAS MORE

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di Simona Sacconi

Nel 2000 papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato santo. Thomas More,scrittore e uomo politico inglese nato a Londra il 7 febbraio 1478. A luiviene attribuito il merito di aver coniato il vocabolo “utopia”, con cuibattezzò un’immaginaria isola dotata di una società ideale, di cui de-scrisse il sistema politico nella sua opera più famosa, “L'Utopia” ap-punto, pubblicata nel 1516. Amico di Erasmo da Rotterdam, che gli de-dicherà il suo “Elogio della follia”, More ha contribuito alla redazionede “La difesa dei sette sacramenti”, polemica contro la dottrina prote-stante che fa guadagnare a Enrico VIII nel 1521 il titolo di “difensoredella Fede” da parte di papa Leone X. Storicamente è ricordato per ilsuo forte e fermo rifiuto della rivendicazione di Enrico VIII di procla-marsi capo supremo della Chiesa d'Inghilterra: decisione che mise finealla sua carriera politica conducendo More alla pena capitale con l’ac-cusa di tradimento. Processato, condannato e incarcerato, viene giu-stiziato a Tower Hill il 6 luglio 1535. La testa viene mostrata sul Pontedi Londra per un mese; fino a quando la figlia Margaret Roper la recu-però dietro pagamento di una tangente.

29LetteraturaGiugno / Luglio 2014

etteraturaL

BIOGRAFIA

UTOPIATHOMAS MORE

2000, Guida (collana Saggi)pp. 308, € 17,00

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a cura di Roberto InchiappaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

30 Musica & concerti

SUBSONICALAZZARO (SINGOLO, 2014)

FABRIZIO CAMMARATA & PAOLO FUSCHISKINT AND GOLDEN(2014)

La band Torinese più alternativa e conosciutad'Italia è tornata, dopo l'ultimo album “Eden”del 2011, con il singolo “Lazzaro”, brano cheprecede l'uscita dell'album a settembre.

La musica ci riporta alle origini della band, con unsound che è un misto di rock ed elettronica tipici deiSubsonica. Il testo della canzone è attuale e ragionato,tratta temi delicati come la crisi e lo sconforto cheognuno di noi oggi si trova ad affrontare, suggerendociuna via d'uscita attraverso la reazione energica anchedi fronte alle difficoltà e al dolore. Bisogna rialzarsisempre, senza mai perdere la speranza. La band co-mincerà il suo tour in giro per l'Italia a ottobre. Primatappa il 29 a Jesolo.

Dalla collaborazione con l'amico e chitarristaPaolo Fuschi, nome noto nel panorama mu-sicale di Manchester, è nato l'ultimo singolodi Fabrizio Cammarata, “My salvation”, un

vero esempio spontaneo di musica soul che fa partedell'album “Skint and golden”. La notorietà di Fabri-zio Cammarata arriva nel 2007 con la canzone “Anta-

nanarive”, nata dalprogetto The Se-cond Grace e colon-na sonora dello spotpubblicitario di unnoto marchio di tor-tellini. Dopo due al-bum di successo al-l'attivo, FabrizioCammarata ha col-laborato con diversiartisti in diverseparti del mondo.

Con questo suo ultimo album “Skint and golden”, ilcantautore palermitano si conferma una delle voci piùinteressanti del panorama musicale europeo.

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a cura di Giovanni Corsaro Esecutivo Nazionale FABI Giovani

DI OGGI...IL CAPITALE UMANO

Qual è il valore di una persona?Quante volte abbiamo sentito porrequest'interrogativo? Sono stati ver-sati fiumi d’inchiostro sulla neces-sità, in alcuni contesti, di dovere da-re una risposta a questa domandanon in senso etico o morale ma inmaniera squisitamente economica.La pellicola di cui vi parliamo bre-vemente rappresenta il tentativoapprezzabile del regista Paolo Virzìdi risolvere il quesito. Si tratta di “IlCapitale Umano” (Italia, 2013,109') film recentemente uscito nellesale e che ha riscosso un ottimo suc-cesso di critica e di pubblico. La pel-licola, di fatto un thriller-noir, parteda un evento purtroppo frequente,un incidente automobilistico nelquale ha la peggio un povero cicli-sta, per costruire il racconto di duefamiglie della provincia italiana.Sullo sfondo la crisi economica e fi-nanziaria che ha colpito il Paese apartire dal 2008 nella quale ban-che, finanza e speculazione immo-biliare la fanno da padrone. Moltoben fatto il montaggio attraverso ilquale si ripercorrono diverse voltegli stessi fatti, ma sempre dal puntodi vista di un protagonista differen-

te. Si arriva così all'epilogo finaleche come ogni thriller che si rispettinon risparmia colpi di scena. Di ot-timo livello il cast, da Fabrizio Ben-tivoglio a Valeria Golino, con unabravissima Valeria Bruni Tedeschi,autentica rivelazione e vincitrice delpremio come migliore attrice al Tri-beca film festival 2014. Il ritmo èsempre molto buono, e riesce a te-nere desta l'attenzione dalla primaall'ultima scena. A tratti si riesce an-che a sorridere (spassosa la scenadella riunione del cda del teatro),ma gli interrogativi che restano allafine sono di più di quelli che si han-no all'inizio.

DI IERI…TRA LE NUVOLE

Se c'e qualcuno che conosce bene ilvalore (nel senso del costo) di unessere umano, inteso come lavora-tore, questo è sicuramente il “ta-gliatore di teste”. Questo personag-gio, molto attivo nel mercato del la-

CinemaGiugno / Luglio 2014

inemaC

FILMDA NONPERDERE

voro statunitense è colui che si vedearrivare in azienda quando bisognaapplicare dei tagli – appunto – alpersonale. L'attività di una coppiadi questi “professionisti” è moltoben raccontata nella pellicola “Trale nuvole (Up in the air)” (USA2009 109'). I protagonisti sono untenebroso e disincantato GeorgeClooney nel ruolo dell'uomo di“esperienza” e Anna Kendrick inquello di una giovane collega alleprime armi. Il film esplora l'aspetto“umano” del rapporto tra i due equindi, in ultima analisi, la questio-ne “generazionale”. Molto belle lescene che documentano i colloquiche la coppia tiene di volta in voltacon i dipendenti delle varie aziende“clienti”. La pellicola – che si è me-ritata sei nomination agli Oscar –dovrebbe essere assolutamente vi-sta da tutti coloro che si occupanodi “risorse umane” all'interno delleaziende nostrane, ma anche da tuttii lavoratori perché riesce a fare me-glio apprezzare le conquiste delwelfare europeo.

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di Maria Chiara WangRSA FABI Bolognaiovani, arte, lavoroG

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Simon Roberts (1974) è un fo-tografo documentarista bri-tannico che dal 2010 si dedi-

ca al reportage degli effetti econo-mici, politici e sociali della recenterecessione nel Regno Unito.La sua arte si avvale di molteplicistrumenti quali: video, testi, ogget-ti, collage digitali ed ha l’intento diregistrare l’attualità, di portarne te-stimonianza e di crearne una me-moria visiva. Nel far questo Ro-berts coinvolge anche il pubblico: ivisitatori delle sue esposizioni sono

invitati a condividere le proprieesperienze relative alla crisi e allesue conseguenze lasciando un mes-saggio sul ‘Public Wall’ e comuni-cando via Twitter.Roberts, con il ciclo di opere dal ti-tolo Let This Be A Sign– inaugura-to al Festival Londinese della foto-grafia del 2012 –, grazie al suddettoapproccio multidisciplinare, è di-ventato un emblema dell’iconogra-fia di quella che lui definisce ‘Epocadell’Austerità’. Di seguito una rapi-da descrizione degli esempi più pa-

radigmatici della potenza espressi-va di questo artista.Credit Crunch Lexicon documentail linguaggio della crisi che, attra-verso le pagine dei giornali, le tra-smissioni radiofoniche e televisive,è uscito dall’ambito strettamenteeconomico e politico ed è diventatoparte del lessico comune. Tali ter-mini (tratti da discorsi politici, do-cumenti del governatore della Ban-ca d'Inghilterra, titoli di giornale,slogan di protesta, manifesti e re-lazioni economiche che fanno rife-

Giovani, arte, lavoro

RITRATTI DELLA CRISIECONOMICA BRITANNICA

SIMONROBERTS LET THIS BEA SIGN

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di Pieluigi AielloEsecutivo nazionale FABI Giovani

rimento alla situazione dal 2007 al2012) mettono in evidenza la ‘neb-bia della retorica’ e la contraddit-torietà delle espressioni usate daidiversi attori di questo palcosceni-co per descrivere gli effetti dellastretta del credito. La parte testualesopra descritta è sormontata da ungrafico che mette in evidenza il calodella fiducia dei consumatori veri-ficatosi durante lo stesso periodo,

che rende l’opera un ipertesto daleggere a più livelli.Placards from demonstrationsacross the UK, 2010 - 2012 (Digitalcollage) e Occupy LSX, St Paul'sCathedral, London, November2011 - February 2012 (Digital col-lage), invece, sono due dei tributidi Roberts al movimento ‘OccupyLondon’ che si iscrive all’interno diun’azione di protesta globale, nataa New York nel 2011 (‘Occupy WallStreet’ - OWS), che ha riunito i cit-tadini di tutto il mondo con il finedi combattere le ingiustizie attualie di promuovere un nuovo sistemapolitico ed economico che antepon-ga le persone, la democrazia e l'am-biente al profitto.

Un ragazzo sta impressionando addetti ai lavori e appassionati di motori, i motivisono i più vari, i risultati conseguiti, l’assoluto dominio dimostrato e i record chesta infrangendo di gara in gara. Record che hanno un comune denominatore: il

più giovane di sempre. Nome completo Marc Marquez Alenta, professione, pilota motociclistico, nasce 21 annifa a Cervera, cittadina della catalogna a un centinaio di chilometri da Barcellona, riceveall’età di 4 anni da papà Julià e mamma Roser la sua prima minimoto e da allora la suavita si è indissolubilmente legata a un mezzo a due ruote.Per eccellere nel motociclismo, oltre ad un ottimo mezzo, sono indispensabili inco-scienza e audacia, caratteristiche che nella gioventù attecchiscono rigogliose ed è lagioventù che ha caratterizzato tanti predecessori di Marquez. Agli albori della cilindrata500, poi sostituita nel 2002 dalla MotoGP, si affermava John Surtees. Era il 1956 e a 22anni compiuti, inizia a scrivere un primato tuttora inavvicinabile, l’unico pilota ad avervinto il mondiale sia nelle moto che nella Formula Uno. A seguire Mike Hailwood, anchelui ventiduenne conquista il primo dei suoi 4 mondiali nel 1962. “Mike the Bike”, è co-nosciuto anche per aver vinto 14 volte il leggendario Tourist Trophy dell’isola di Man,gara, tra le più pericolose di ogni epoca. Come non ricordare poi Giacomo Agostini.Aveva 24 anni quando vinse, quasi un vecchietto al cospetto degli altri. Si fregia peròdel record di mondiali vinti, 8 nella “classe regina”. Freddie Spencer e più recentementeValentino Rossi confermano la regola, an-che loro vincitori a 22 anni. Questa sfilza di nomi ci dimostra che chiben comincia è a metà dell'opera per en-trare nella storia, e deve aver pensato lastessa cosa il papà di Marc Marquez. Dopogli esordi sugli sterrati delle motocross,a 8 anni, il catalano spinto soprattutto dalgenitore, inizia la sua avventura in pista.Si laurea campione in numerose compe-tizioni regionali e nazionali sino all'esor-dio nel motomondiale a 15 anni. Dopo unaserie di stagioni condite da tante affer-mazioni personali, arriva il debutto in Mo-toGp. Era il 2013, Marc poco più che ventenneinizia a sbriciolare tutti i record scritti sino ad allora. Dopo solo una gara di ambienta-mento, terzo posto nel GP del Quatar, in quella successiva ad Austin, Texas, firma poleposition e vittoria diventando il più giovane pilota di sempre a vincere una gara in Mo-toGP. Marquez affabile e disponibile fuori dalla pista in gara è un rullo compressore ea fine campionato vince il mondiale. Da allora, dal primo record, tanti sono i primaticonquistati da questo giovanissimo sino alla sorprendente quota di 7 successi nelleprime 7 gare del campionato 2014. Adesso siamo tutti curiosi di vedere dove arriveràe se avrà la costanza e il buon senso che gli permetteranno di rimanere ad alti livellicome i nomi dei suoi predecessori, giovani vincenti e poi, vecchie leggende.

33SportGiugno / Luglio 2014

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MARQUEZIL PIù GIOVANEDI SEMPRE

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nogastronomiaE

34 Enogastronomia

Achi si reca per la prima voltasui Colli Euganei per una va-canza o magari soltanto per

un weekend, e voglia unire enoga-stronomia e paesaggio, il mio con-siglio è di scegliere come periodol’autunno e di cominciare questoviaggio da Arquà Petrarca. La bel-lezza di questo Borgo medioevale,non a caso considerato uno dei piùbelli d’Italia, salta subito agli occhiquando, percorrendo le sue strade,ci si sofferma a guardare le case ele mura di pietra perfettamenteconservate, quasi che il tempo sisia fermato a quando il Petrarca loaveva scelto come sua dimora. Neigiardini e negli orti è tutto un sus-seguirsi di alberi di melograno, di

giuggiole e di olivo. Anche i pendiicircostanti sono ricoperti da filaridi viti e da olivi a testimoniare co-me da sempre, da queste parti, il

vino e l’olio siano di casa. Vino eolio che si possono degustare e ac-quistare sia nelle enoteche e nei lo-cali del centro storico, sia nelleaziende agricole disseminate sulterritorio. O, magari, scegliendocome data per questo viaggio la I ola II domenica di ottobre, quandosi tiene la tradizionale Festa delleGiuggiole, forse la festa più carat-teristica del comprensorio dei ColliEuganei. In quest’occasione lestrade del Borgo si riempiono d’in-numerevoli chioschi, dove si pos-sono acquistare tutti i prodotti lo-cali e dove fanno bella mostra di ségiuggiole e melograni in granquantità. Un’altra data da tenere amente è la III domenica di novem-

DA ARQUà PETRARCA A Vò EUGANEO ALLA SCOPERTADEI COLLI EUGANEI

I PENDII SONORICOPERTI DA FILARI

DI VITI E DA OLIVI A TESTIMONIARE

COME DA SEMPRE, DA QUESTE PARTI, IL VINO E L’OLIO SIANO DI CASA

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di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

35Enogastronomia

bre quando si tiene la festa del-l’olio, un’occasione per incontrarei migliori produttori.Come già detto, è l’autunno la sta-gione ideale per venire in questiluoghi, perché è appunto in questimesi che la natura da il meglio disé, tingendo di rosso e di giallo lefoglie delle viti e degli alberi e do-nandoci un clima particolarmentegradevole. Continuando il nostropercorso e lasciandoci alle spalleArquà Petrarca proseguiamo in di-rezione Valle San Giorgio, per poipuntare verso Cinto Euganeo eFontanafredda in un continuo saliscendi attraverso colline costellatedi vigneti e di cantine. Da qui sipunta dritti verso Vò Euganeo lun-go una strada che attraversa innu-merevoli vigneti e dove le insegnedelle numerose aziende vitivinicoleci fanno capire come ci stiamo av-vicinando a quella che, non a caso,è chiamata la città del vino e dellatrachite. I produttori di vino inquesta zona sono assai numerosi,qui ha sede la cantina sociale esempre qui ogni anno si tiene insettembre la festa dell’uva durantela quale si può assistere alla sfilatadei carri realizzati con grappolid’uva e acquistare vini dei produt-tori locali.Da Vò Euganeo salendo verso lafrazione di Boccon si incontra VillaSceriman, un’opera minore delPalladio risalente al XVI secolo,che consiglio di visitare. All’internodelle ex scuderie è stata ricavatauna splendida enoteca, dove è pos-sibile fermarsi per una sosta e de-gustare vino, salumi e formaggi ti-pici e dove si possono acquistare i

vini, l’olio, la grappa, il miele ed al-tri prodotti di questa rinomataazienda. Qui si conclude questobreve viaggio da Arquà Petrarca aVò Euganeo attraverso i colli, mase venite da queste parti, vi sugge-risco di non limitarvi a seguire l’iti-nerario che vi ho consigliato, ma diandare anche a visitare alcune pic-cole frazioni particolarmente sug-gestive come Cornoleda, Valnoga-redo, Cortelà e alcuni luoghi d’in-teresse storico e artistico come Vil-la Beatrice d’Este e il Museo di Ca-va Bomba.Non ho volutamente parlato dei ri-storanti e degli alberghi, delle trat-torie, degli agriturismi e dei bed &breakfast che sono veramente tantie disseminati lungo tutto il percor-so, per cui ognuno potrà sceglierequello che più gli aggrada.Per quanto riguarda i vini rossicredo di poter suggerire il Colli Eu-ganei rosso, i vari tipi di cabernete il Merlot, per quanto concerne ibianchi il Moscato e perché no ilSerprino, un vino frizzante assaigradevole. Un’ultima cosa, se sieteappassionati di mountain bike, co-me lo sono io, approfittatene i sen-tieri, le ciclabili e gli sterrati sonouno spasso (cinghiali permetten-do).

LINK UTILI

www.stradadelvinocollieuganei.itwww.parcocollieuganei.comwww.museicollieuganei.itwww.arquapetrarca.com

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iaggiV

36 Viaggi

Berlinesi e turisti oltrepassano ormai da 25 anni – i primicon distrazione, i secondi spesso con emozione – l’inoffen-siva cicatrice che ha ricucito lo strappo quasi trentennale

delle due Berlino divise. La doppia fila di mattoncini incastonatinell’asfalto, che si snoda per tutta la città ripercorrendo quella cheper 28 anni fu la lacerazione interna della capitale tedesca. Il muroche circondava la parte occidentale della citta (quello vero, alto 3metri e 60 centimetri, lungo 160 chilometri e composto da 45.000blocchi di cemento da quasi tre tonnellate l’uno) sopravvive in po-chissime reliquie, la maggior parte delle quali talmente ricopertedi graffiti da annullare quasi completamente il timore reverenzialeche un tempo ispirava.Forse il luogo che più di ogni altro incarna il simbolo della divisio-ne della città è Potsdamer Platz, dove si erge solitaria una lastraalta e stretta del muro. Teatro della vitalità berlinese degli anni20, l’enorme piazza fu poi sventrata dalle divisioni postbelliche.Poi per oltre 40 anni, sul lato occidentale della piazza il centroculturale di Berlino Ovest, di cui fanno parte la Stabi (la Bibliote-ca), la Philarmonie e la Neue Nationalgalerie, ha rappresentatoun ultimo sussulto di vita “sbattuta in faccia al Muro”. Oltre quellabarriera la terra di nessuno, una striscia di sabbia, monitoratadalla Volkspolizei; che separava i due lati del “vallo di difesa anti-

IL MURO DELLA MEMORIA.A PIÙ DI VENT’ANNI

DAL CROLLO LA CAPITALETEDESCA HA FATTO DI QUELLA STORICA

CICATRICE UN TRATTODISTINTIVO CHE LA RENDE UNICA

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a cura di Simona MisticoniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

37ViaggiGiugno / Luglio 2014

la Unter den Linden, il boulevard “imperiale”, prestatoalle parate fasciste, su cui, sotto una passeggiata di ti-gli, sfilano il Museo Guggenheim l’università Hum-boldt, il Deutsches Historisches Museum e l’infaustaBebelplatz, dove una vetrata inserita nella pavimen-tazione fa intravedere una scaffalatura simbolicamen-te vuota a ricordo del rogo di libri voluto nel 1933 daGoebbels.Inoltrandosi verso il quartiere Mitte (letteralmentecentro di una città che un vero centro non c’è l’ha), laMuseuminsel (l’isola dei musei) introduce a quelloche è stato il primo quartiere della ex Berlino est og-getto della ristrutturazione urbana. Must see per ogniturista è l’East side Gallery, quella che prima era unabarriera di dolore e separazione, dalla quale si accedea quella che una volta era definita la “terra di nessu-no”. Oggi questa striscia di sabbia tra il Muro e il corsodella Sprea appartiene alla gioventù berlinese, che hasaputo mutarne la destinazione d’uso, da luogo di ter-rore a luogo di ritrovo di una città che ama feste econcerti, la Ostrand.Per chi desidera documentarsi in maniera più appro-fondita La Fondazione del muro di Berlino è un indi-rizzo imprescindibile: essa custodisce, infatti, l’archi-vio più completo esistente sulla memoria del Mauer,i suoi protagonisti e le sue vittime. E se volete ripercorrere l’intero tracciato del Muro,non limitandovi ai quartieri del centro ma esploran-done l’immensa area metropolitana, affidatevi al Sen-tiero del Muro (Berliner Mauerweg). Si tratta di unitinerario ciclopedonale che ripercorre per intero la“terra di nessuno”, la striscia che divideva BerlinoOvest dalla Ddr. Il tracciato, lungo 160 chilometri(quanto il Muro) e segnato da cartelli bianco grigi, at-traversa anche quartieri extra urbani, passando traboschi e costeggiando anche i canali, in un paesaggioin cui i resti del Muro, le torri di controllo e i monu-menti ai tentativi di evasione appaiono ancor piùdrammatici. Un ottimo modo per visitare la Berlinomeno nota.

fascista”, come veniva chiamata quell’innaturale pa-rete di cemento. Ed era ovvio ne sarebbe diventata il simbolo della riu-nificazione tedesca: così negli anni 90 la piazza piùtormentata d’Europa è diventata carta bianca in manoagli architetti più quotati del mondo (tra gli altri Ren-zo Piano, Hans Kollhoff e Helmut Jahn) che hannocercato di riportarla ai fasti di un tempo costruendoedifici commerciali, cinema e hotel che non hanno pe-rò cambiato a questo luogo denso di storia la sua con-notazione di “non luogo”. E il 21 luglio 1990, gli ini-mitabili accordi di “The Wall”, dei Pink Floyd, emo-zionarono il mondo da Potsdamer Platz. Dal vivo.Andando verso nord la” cicatrice” incastonata nel-l’asfalto prosegue dritta fino a lambire il simbolo diBerlino, la porta di Brandeburgo: ai tempi della Guer-ra Fredda, insieme al ponte neogotico sulla Sprea det-to Oberbaumbrucke, era uno dei varchi tra Berlinoest e Berlino ovest. Poi si fa irregolare a seguire il pe-rimetro del Bundestag, il Parlamento riprogettato daNorman Foster nel 1995. Lo skyline che emerge oltrele sei colonne più fotografate di Germania è la versio-ne “rimasterizzata” della via berlinese per eccellenza:

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30 Estero / viaggi

E stero/viaggi di Simona MisticoniComponente Esecutivo Nazionale FABI Giovani

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di Biancaneve

39CitazioniGiugno / Luglio 2014

itazioniC

Passai accanto a duecento persone

e non riuscii a vedere un solo essere umano.

Charles Bukowski, dal racconto “Una pioggia di donne”

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