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Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - [email protected] – www.ancesicilia.it

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https://qds.it/ferrovie-siciliane-con-linee-ottocentesche-aumentano-passeggeri-ma-sud-indietro/

Ferrovie siciliane, crescono i passeggeri ma il

Sud è indietro

Il rapporto “Pendolaria 2020” di Legambiente ha sottolineato le problematiche dei treni

dell’Isola. Trenitalia: “La Sicilia ha una parte importante nel Piano industriale 2019-2023”.

All'interno il dettaglio delle linee esaminate

PALERMO – Le infrastrutture ferroviarie siciliane sono state oggetto di molti investimenti

negli ultimi dieci anni. Investimenti che, però, sono rimasti sulla carta.

è questa la fotografia del settore scattata dal Focus Sicilia del rapporto “Pendolaria 2020” di

Legambiente, che è stato presentato ieri a Palermo. Secondo il documento, le ferrovie siciliane

versano in condizioni pietose, tra treni sovraffollati, linee ottocentesche e velocità medie

eccessivamente basse.

Per quanto riguarda la tratta Palermo-Agrigento, per esempio, “Rfi ha speso 70 milioni

di euro negli ultimi dieci anni – ha spiegato l’Associazione ambientalista – per ridurre di circa

20 minuti la percorrenza che invece è aumentata di cinque minuti”. Ma i disagi di questa linea

non finiscono qui. Infatti, spesso i treni sono sovraffollati e, inoltre, nella fermata agrigentina

non è prevista la raccolta dei liquami che si sono accumulati durante il viaggio, dunque spesso

sui vagoni “c’è un insopportabile puzzo di fogna”.

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Altra tratta analizzata dal rapporto di Legambiente è la Catania-Caltagirone-Gela.

Questa linea è stata rimessa in funzione circa un anno fa, dopo una chiusura durata due anni a

causa degli interventi di manutenzione straordinaria.

Lavori che hanno portato ad avere un binario unico “il cui tracciato è in larga parte quello

originario del 1892”. Nella tratta che da Caltagirone porta a Gela, inoltre, nel 2014 è stato

demolito un viadotto, mentre altri necessitano di “manutenzione straordinaria se non di

ricostruzione”. Per mettere in sicurezza solamente questa parte di ferrovia, è stato presentato,

ad agosto del 2018, un progetto preliminare che potrebbe contare su 90 milioni di euro. Ulteriori

problematiche anche nei 60 chilometri che ci sono tra la stazione di Catania e quella di

Caltagirone. In questo tratto ogni singola corsa “non ha mai una durata inferiore alle 2 ore e 30

– si legge nel focus – sfiorando anche le tre ore e oltre”.

Altra linea presa in esame da Legambiente è la Siracusa-Ragusa-Gela-Canicattì, che nel

2005 era stata la protagonista di un progetto di riqualificazione ed elettrificazione che prevedeva

sei anni di lavori e 183 milioni di investimenti. Tuttavia di questi 183 milioni ne sono stati spesi

solamente 38 per la tratta Licata-Comiso. Anche questa linea ferroviaria, nonostante colleghi

ben quattro province, ha problemi di velocità (55 chilometri all’ora).

Venti anni, invece, sono stati necessari per avviare il cantiere del raddoppio dei binari tra

Fiumefreddo e Giampilieri. 42 chilometri a doppio binario, in variante rispetto alla linea

attuale, di cui 38 in galleria già inclusa nel programma con Rfi nel 2000 e il cui tracciato

preliminare è del 2003. Il 2005 era l’anno di fine lavori. Rfi intende partire dalla tratta

Fiumefreddo – Letojanni con un appalto da 900 milioni e l’impegno ad avviare i cantieri nel

2020 (ancora è in corso l’autorizzazione sul progetto definitivo).

Per quanto riguarda i nodi di Catania e Palermo il rapporto dell’associazione passa in

rassegna i lavori previsti. A Catania la tratta Stesicoro-Aeroporto con i lavori che, pur se partiti

bene, sono stati rallentati dalla crisi di liquidità dell’impresa aggiudicataria e dovranno finire

entro il 2024. L’anello ferroviario di Palermo, invece, è stato aggiudicato nel 2007 alla Tecnis

per 97,5 milioni di euro: vicende giudiziarie e contenziosi hanno impedito l’apertura dei cantieri

e i costi sono lievitati notevolmente. I lavori per il prolungamento della tratta sono iniziati

ufficialmente nel settembre del 2014 “ma la fine dei lavori è stata spostata di anno in anno”. Ad

oggi, la fine dei lavori è stata prevista per il 2021.

La drammaticità della situazione è stata evidenziata anche dal ministro per il

Sud, Giuseppe Provenzano. “Si parla tanto di rete viaria – ha dichiarato – ma la Sicilia ha

bisogno di investimenti sulle ferrovie. Bisogna intervenire, intanto, sul completamento del

raddoppio della linea tirrenica e occorre aumentare la frequenza dei collegamenti su alcune

tratte come la Agrigento-Palermo: più corse significa anche compensare i disservizi”.

Nonostante le criticità che, ormai, sono sotto gli occhi di tutti, Sabrina De Filippis, direttore

divisione passeggeri regionale di Trenitalia, alla luce del rapporto “Pendolaria”, ha tenuto a

precisare che “la Sicilia ha una parte importante nel Piano industriale 2019-2023 del Gruppo Fs

Italiane. Grazie al contratto di servizio firmato nel 2018 con la Regione – ha concluso – sono

previsti investimenti per 426 milioni, di cui 325 per l’acquisto di 43 nuovi treni, che

diminuiranno nel 2021 l’età media dei treni siciliani da 24,5 anni a 7,6”.

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Rinascita Urbana, il maxi-piano da oltre 850 milioni di euro «buca» la prima scadenza Massimo Frontera

Ancora non si è visto il Dm del Mit con la nomina dell'«alta commissione» che sovrintende

il piano. Entro fine mese è invece atteso il Dm Mit-Mef sul bando per Comuni e Regioni

Piccolo ritardo sulla tabella di marcia per il Piano Rinascita Urbana, finanziato con oltre 850 milioni di euro dal Mit per promuovere iniziative di trasformazione urbana con produzione di edifici residenziali. Entro la fine di gennaio sarebbe dovuto uscire il decreto del Mit che individua i componenti dell'Alta Commissione con il compito di valutare le iniziative da finanziare. La scadenza del 30 gennaio - fissata dalla legge per l'adozione del decreto (articolo 1, comma 440 della legge 160/2019) - è stata superata e il testo non si è visto. Il Mit informa che «è in attesa delle designazioni», come a dire che attende l'indicazione dei nomi da parte delle istituzioni rappresentate nella commissione: Regioni, comuni, ministeri dell'Interno e dei Beni Culturali, oltre a due rappresentanti di Palazzo Chigi (Dipe e Digitalizzazione). La componente relativamente maggioritaria sarà però quella del Mit, con sei componenti. L'alta commissione del Mit dovrà - con il supporto tecnico di altre strutture come Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, per esempio - esaminare le proposte da finanziare e selezionarle e stilarne una graduatoria in base a criteri da definire. Ma il cuore del piano sta nel provvedimento attuativo atteso entro la fine di questo mese, esattamente il 29 febbraio (60 giorni dall'entrata in vigore della norma istitutiva). A questo decreto Mef-Mit-Mibact è affidato il compito di definire le cose più importanti per la riuscita del piano, come l'entità massima del contributo sui progetti, i tempi e le modalità di erogazione e, soprattutto, i criteri per valutare le proposte (da parte dell'alta commissione), privilegiando, come specifica la norma, «l'entità degli interventi riguardanti gli immobili di edilizia residenziale pubblica, il recupero e la valorizzazione dei beni culturali, l'azzeramento del consumo di nuovo suolo mediante interventi di recupero, riqualificazione e densificazione funzionale di aree già urbanizzate ovvero, qualora non edificate, comprese in tessuti urbanistici fortemente consolidati, l'attivazione di finanziamenti sia pubblici che privati, il coinvolgimento di operatori privati, anche del Terzo settore, le misure e i modelli innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano».

Il piano può contare su una dote di quasi 854 milioni, ripartiti sull'arco di 14 anni. I fondi trovati dal Mit non includono però le risorse Gescal ancora giacenti presso i due conti appositi di Cdp, cioè le famose risorse assegnate alle Regioni all'epoca della riforma del titolo quinto della Costituzione e destinate a programmi di edilizia residenziale sociale. A distanza di oltre 20 anni dall'assegnazione alle Regioni, risultano inutilizzati ancora circa un miliardo di euro di queste risorse. Tornando al

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Piano Rinascita Urbana, le proposte possono arrivare da regioni, città metropolitane, comuni capoluoghi di provincia, comuni con più di 60mila abitanti e dalla città di Aosta (espressamente indicata in quanto capoluogo di provincia con meno di 60mila abitanti). Nelle proposte, i comuni potranno prevedere, tra le altre cose, anche l'esenzione del costo di costruzione.

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Paesaggio, il Tar contro i veti dei sovrintendenti: i no alle opere devono essere motivati Mauro Salerno

I giudici amministrativi veneti: non bastano affermazioni «apodittiche e stereotipate» per

bocciare un intervento

I no alle opere devono essere motivati. Valutando a compatibilità di un intervento con i vincoli paesaggistici i sovrintendenti devono spiegare nel dettaglio perchè quel progetto non va realizzato. Con questa motivazione il Tribunale amministrativo veneto, con la sentenza n. 108/2020 depositata il 30 gennaio, ha bocciato il comportamento della Sovrintendenza di Verona, Rovigo e Vicenza.

In ballo c'era un piccolo intervento, ma di vitale importanza per un ristoratore. Si trattava di installare all'esterno del negozio un motore per garantire la climatizzazione interna dei locali. Richiesta l'autorizzazione paesaggistica l'imprenditore aveva ottenuto l'ok dal Comune, mentre dalla Sovrintendenza è arrivato un apodittico no, motivato con il fatto che «l'intervento non è compatibile con i valori espressi dall'ambito paesaggistico vincolato».

Il Tar ha ritenuto questa motivazione inaccettabile. Anche a fronte della disponibilità del proprietario del ristorante a rendere meno impattante possibile l'intervento. «La motivazione del parere - si legge nella sentenza - è comunque carente di motivazione in relazione ad elementi rilevanti che erano stati rappresentati nella domanda, quali le ridotte dimensioni del manufatto, il suo posizionamento a ridosso del soprastante poggiolo del piano primo, e la disponibilità alla installazione di mascheratura e sistemi di mimetizzazione con la parete, tutti elementi potenzialmente idonei ad influenzare un giudizio di compatibilità, che tuttavia è stato formulato senza averli considerati (o almeno senza dare conto di averlo fatto)».

Pur riguardante un piccolo intervento la decisione del Tar ha una valenza generale e diventa valida in tutti i casi in cui un sovrintendente venga chiamato ad esprimersi sulla compatibilità paesaggistica di un'opera. «L'amministrazione - conclude la sentenza - non può limitarsi ad esprimere valutazioni apodittiche e stereotipate, ma deve esplicitare i motivi di contrasto tra le opere da autorizzare e le ragioni della tutela. Mentre nella fattispecie la interferenza negativa con il prospetto dell'edificio, che è l'unica ragione concreta espressa nel parere, non dice nulla circa l'effetto sul quadro d'insieme che è l'unico oggetto della tutela».

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Codice appalti, nel regolamento attuativo il Rup è un pubblico ufficiale Stefano Usai

Lo schema di regolamento attuativo d ribadisce la centralità del responsabile unico del

procedimento

Lo schema di regolamento attuativo del codice appalti ribadisce la centralità del responsabile unico, nel procedimento amministrativo contrattuale, e quindi l'esigenza di un solo "referente" destinato a occuparsi, anche in funzione di coordinamento di risorse umane assegnate, delle quattro fasi intese in senso unitario della programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione del contratto.

Il Rup è un pubblico ufficiale Tra le precisazioni di rilievo, il regolamento puntualizza che «Il Rup svolge i propri compiti con il supporto dei dipendenti della stazione appaltante». La norma non chiarisce in che modo debba/possa esplicitarsi questo potere soprattutto in relazione alla possibilità di individuare i "dipendenti" della propria stazione appaltante come responsabili di procedimento. Circostanza, quest'ultima sicuramente ammissibile se il Rup è al contempo anche dirigente.

Lo stesso articolo, per la prima volta chiarisce che nell'esercizio delle funzioni di responsabile unico questi è un «pubblico ufficiale». Precisazione che, affiancata alla sottolineatura contenuta nell'articolo 31 del codice dei contratti, secondo cui l'ufficio di Rup non può essere oggetto di rifiuto /rinuncia, enfatizza la rilevanza del ruolo.

Il Rup è il soggetto che acquisisce il Cig ed è tenuto, quindi, anche ai vari adempimenti. Da notare che questa disposizione – esplicitata in tema di lavori e di appalti servizi attinenti all'ingegneria e all'architettura – non viene ripetuta in tema di appalti di beni e servizi. Ovviamente si deve ritenere che l'acquisizione del Cig costituisca uno degli adempimenti principali del responsabile unico che, proprio in quanto tale, non può essere "sdoppiato" con comportamenti ambigui circa i ruoli e le responsabilità (in questo senso, ad esempio, le precisazioni espressa dall'Anac con la deliberazione n. 201/2019).

Rup e procedimento In tema di competenza, lo schema di regolamento riassume gli approdi giurisprudenziali più recenti, anche in questo caso, confermando i poteri decisori a valenza esterna. In questo senso, il comma 4 dell'articolo 3 prevede che per ogni procedura di affidamento prevista dal codice dei contratti «il Rup svolge la verifica della documentazione amministrativa». Nell'ipotesi in cui «la verifica della documentazione amministrativa sia demandata, dai documenti di gara, ad altro soggetto quale la commissione giudicatrice, ovvero, se presente nell'organico della stazione appaltante, apposito ufficio o servizio a ciò deputato, sulla base delle

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disposizioni organizzative proprie della stazione appaltante, il Rup esercita in ogni caso funzioni di coordinamento e verifica finalizzate ad assicurare il corretto svolgimento delle procedure e adotta, sulla base delle disposizioni organizzative proprie della stazione appaltante, le decisioni conseguenti alle valutazioni effettuate». Pertanto, l'epilogo sulle valutazioni – ed evidentemente i provvedimenti di ammissione ed esclusione – rimangono nella competenza del Rup.

Il riferimento del regolamento alle «disposizioni organizzative proprie della stazione appaltante» potrebbero essere inteso nel senso che se il Rup è dirigente, adotta direttamente i provvedimenti a valenza esterna, altrimenti, se solo funzionario (legge 241/1990), dovrebbe predisporre la proposta per il proprio responsabile di servizio. Sul punto, sarebbe necessaria una maggiore chiarezza dall'Anac e dalla giurisprudenza. A differenza, a titolo esemplificativo, di quanto prevede la legge regionale sugli appalti della Sardegna n. 8/2018, articolo 35, comma 7, in cui si puntualizza che i provvedimenti vengono adottati solo se il responsabile unico è un dirigente.

Altro definitivo chiarimento, nel silenzio del codice dei contratti, è quello relativo alla competenza sulla valutazione delle offerte. Nel caso del minor prezzo «il Rup procede direttamente alla valutazione delle offerte economiche e, nel caso di eventuale commissione appositamente istituita, può essere nominato Presidente o componente della commissione». Per la verifica della congruità nel caso di appalto da aggiudicare al minor prezzo – come anche già chiarito dall'Anac – sarà la legge speciale di gara a indicare se questa sia rimessa direttamente la responsabile unico o se «questi, in ragione della particolare complessità delle valutazioni o della specificità delle competenze richieste, debba o possa avvalersi della struttura di supporto (…) o da apposita commissione». Commissione che dovrà essere costituita principalmente da personale interno. Nel caso di appalto da aggiudicarsi con l'offerta economicamente più vantaggiosa, il procedimento è svolto direttamente dal Rup ed è rimessa alla sua discrezionalità decidere sull'eventuale supporto della commissione di gara.

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Efficienza energetica, intesa tra Ecogena (Acea) e costruttori romani per sfruttare l'eco-sismabonus Q.E.T.

Obiettivo: avviare progetti di trasformazione edilizia su grande scala applicando il meccanismo della cessione del credito

I costruttori romani dell'Acer hanno sottoscritto un accordo con Ecogena, Energy Service Company del Gruppo Acea, specializzata in soluzioni di efficienza energetica e servizi tecnologicamente avanzati per la produzione combinata di energia termica ed elettrica. L'obiettivo - spiega un comunicato congiunto - è di progettare, sviluppare e realizzare un aggiornamento impiantistico degli edifici della Capitale - ad uso condominiale e produttivo - attraverso il meccanismo di cessione del credito, derivante dalle agevolazioni Sismabonus ed Ecobonus. Con la firma del protocollo, Ecogena, Ance Roma e le imprese associate svilupperanno in maniera congiunta le attività di analisi e valutazione delle opportunità di interesse relative all'efficientamento energetico degli edifici. La società del Gruppo Acea gestirà la progettazione preliminare ed esecutiva, nonché il coordinamento ed il finanziamento dell'intero progetto, mentre le imprese coinvolte di volta in volta si occuperanno degli aspetti realizzativi, con il ruolo di prestatori d'opera. «Le attività di efficientamento energetico degli edifici ad uso condominiale e produttivo, messe in atto attraverso gli strumenti normativi dell'Ecobonus e del Sismabonus, nonché nei lavori ad essi propedeutici e connessi, rappresentano una grande opportunità per i condomini che possono accedere alla riqualificazione dell'immobile a condizioni fortemente agevolate e una importante occasione di sviluppo per il settore con la creazione di nuovi posti di lavoro e un'attenzione concreta all'ambiente e alla sostenibilità», ha detto il Presidente di Ance Roma - Acer Nicolò Rebecchini. «Sostenibilità e efficienza energetica - ha detto il presidente di Ecogena, Francesco Del Pizzo - sono due linee guida di tutto il gruppo Acea e questa convenzione si inserisce pienamente in questo approccio. Con questa iniziativa Acea conferma inoltre il suo impegno nei confronti dei cittadini, attraverso il rinnovamento degli edifici che inciderà in maniera positiva sul miglioramento del territorio».

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