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LA STAMPASABATO 21 DICEMBRE 2013 .Primo Piano .3

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Vannoni incastratoda una mail: “Le cellule?Non le conosciamo”LarichiestadelpoolaunricercatorenegliUsa:“Bisognagarantire labontàdelprodotto finale”

Un test oltreoceano, a Miami,per capire che diavolo di cellu-le si stanno iniettando ai pa-zienti in trattamento Staminaa Brescia e, soprattutto, la ri-chiesta di aiuto «per garantirela qualità finale del prodotto»,insomma per renderlo sicuro.Sì, perché per ammissione de-gli stessi biologi della StaminaFoundation quelle cellule nonsarebbero né sterilizzate, néfiltrate. In pratica pericolose.La seconda bomba destinata afar deflagrare il caso Stamina ènelle mail scambiate pochigiorni fa, il 16 dicembre scorso,tra la biologa del pool di Vanno-

ni, Erica Molino e il professorCamillo Ricordi, una carrierada vero ricercatore negli Sta-tes, esperto di trapianti cellula-ri. Scrive in inglese la Molino alprof: «Non abbiamo mai valu-

tato l’espressione genica dellenostre cellule e non sappiamose esprimano quei fattori chesono essenziali per mantenereil loro stato di cellule stamina-li». Come dire, non sappiamo

cosa iniettiamo ai pazienti.In pratica la stessa Stamina

sembra confermare il rapportochoc del comitato scientificoche ha bocciato la sperimenta-zione, affermando tra l’altroche di cellule staminali in quel-le infusioni ce ne sarebbero sì eno tracce. Conclusioni definiteproprio ieri l’altro «ridicole»da Davide Vannoni, ma che evi-dentemente non fanno invecedormire sonni tranquilli ai suoistessi biologi. Che a Miami dalprofessor Ricordi cercano an-che aiuto. Quale? Lo svela lastessa mail. «Dato che il pro-cesso di espansione delle cellu-le di Stamina - scrive sempre ladottoressa Molino - non subi-

sce sterilizzazioni o filtrazioni,bisogna cercare di garantire labontà del prodotto finale». Eun’altra missiva elettronica in-viata a Miami, sempre a propo-sito della sicurezza del cock-tail, rivela: «Dobbiamo docu-mentare l’assenza di battericlassici e di contaminazione damicoplasma e verificare la pre-senza di endotossine diretta-mente sulle cellule preparateper l’infusione».

Batteri, endotossine, conta-minazioni. Parole che la diconolunga su cosa sia dal punto divista della sicurezza quel cheattualmente viene infuso aBrescia a bambine e adulti di-sperati.

E cosa risponde Ricordi? Indiverse apparizioni televisive ilprof, un po’ italiano, un po’americano, aveva fatto stra-buzzare gli occhi a più di un suocollega scienziato, dicendosi

disponibile a valutare l’avvio diuna sperimentazione del meto-do Stamina all’Università diMiami. Ma ora nella mail di ri-sposta frena e parla di semplicitest di laboratorio. Non una

sperimentazione dunque eniente che possa alla fine direse i preparati di Stamina sianoefficaci o meno. Ma almenosvelare i dubbi sulla loro even-tuale tossicità si.

Resta un altro dilemma, checertamente non potrà essere ilprofessor Ricordi a chiarire:come sia stato possibile avvia-re in un ospedale pubblico, aBrescia, un trattamento delquale nessuno ha potuto finoad ora documentare non solol’efficacia ma la sua sicurezza enon tossicità.

Ma queste sono domande al-le quali spetterà probabilmen-te alla magistratura dare pre-sto una risposta. [PA. RU.]

Dallelettererisultail timorediunacontaminazionedibatteri

Restadachiarirecomeunmetodoinsicurosiastatosperimentatoinstrutturepubbliche

ROMA

CamilloRicordi

Lo scienziato dell’universitàdi Miami è stato interpellato

dal pool che lavora conVannoni per cercare di fugare

i dubbi su Stamina

LemaildelpooldiVannoni

R icostruire la storia di chi si èsottoposto alle presunte curedel metodo Stamina per docu-

mentare l’evoluzione della malattia.Nelle situazioni più tragiche, indagareattraverso la testimonianza di amici eparenti il decorso delle patologie neipazienti che, nel frattempo, sono de-ceduti.

Questi i nuovi controlli e le acquisi-zioni disposti dalla procura di Torinoche mettono a fuoco un ulterioreaspetto dell’indagine condotta agliSpedali riuniti di Brescia, l’unicastruttura pubblica che in maniera si-

stematica, dal 2011, ha applicato la mi-steriosa terapia del protocollo messoa punto dall’équipe di Vannoni.

Se fin qui il procuratore RaffaeleGuarinello ha voluto accertare le vi-cende di chi dalla Stamina Foundationsi è sentito truffato e per questo ne hadenunciato imbrogli e lati oscuri, oggil’inchiesta si apre a coloro che, stra-volti per le condizioni di un figlio, unfratello, un padre, hanno voluto crede-re nella «medicina rigenerativa», ca-pace di curare quelle malattie che lascienza tradizionale non riesce a gua-rire, proposta dal laureato in lettereche si è fatto medico.

L’indagine è un ulteriore tassello

che riguarda l’ospedale lombardo. Neldicembre 2011 le investigazioni dellaprocura inglobarono Brescia e l’in-chiesta fu formalmente chiusa, adagosto 2012, con l’ipotesi di reato diassociazione per delinquere finalizza-ta alla somministrazione di farmaciimperfetti e pericolosi per la salutepubblica nonché alla truffa. Oltre alpresidente della Stamina Foundation,Davide Vannoni, gli indagati sono

trenta e per tutti è stato chiesto il rin-vio a giudizio.

A rendere il quadro più chiaro allaprocura sono stati i sopralluoghi neilaboratori di Stamina, all’interno de-gli Spedali Riuniti, da parte dei cara-binieri del Nas, degli ispettori del mi-nistero della Salute e di quelli del-l’agenzia italiana del farmaco, l’Aifa. Ilrisultato è condensato in un rapportodi trecento pagine che di fatto non so-

lo bolla il protocollo come «non scien-tifico», ma getta anche un luce di gros-solanità e sciatteria sulle operazionisvolte dallo staff Stamina. Ciò che èdescritto, in merito alle attività e alleprocedure, non lascia spazio a dubbi:«Non vi è sempre corrispondenza trail numero di cellule previste dal proto-collo stesso e quelle effettivamente in-fuse», scrivono gli ispettori. «Su 56 in-fusioni effettuate, solo in 7 casi i do-

saggi previsti corrispondevano a quel-li realmente infusi». Oppure: «Nelladocumentazione relativa alla donazio-ne non sono presenti i referti di alcuniesami previsti per il donatore». A nonsoddisfare gli ispettori anche il labo-ratorio, un ambiente che non corri-sponderebbe ai requisiti voluti dal-l’istituto superiore di Sanità. Manche-rebbero poi i risultati di test per ma-lattie infettive come l’Aids, scatenatadal virus Hiv. Approssimazioni nel-l’etichettatura di provette e fiale: «Su

37 ispezionate risulta che 8 campioninon sono identificabili per cognome eper data».

Una situazione caotica, confusa,ambigua che non ferma i sostenitori diStamina né Vannoni che si dice prontoa fornire tutte le informazioni alla sa-nità delle Regioni che volessero auto-rizzare la sperimentazione. Mentrealcune si dicono disponibili ad esami-nare il protocollo, riviste scientifichedi caratura mondiale come Nature ti-tolano così: «Il fiasco delle staminalideve essere fermato, l’emozione di chiha figli malati è un’arma potente».

Il dossier dell’ispezione dei Nas“Dosi sbagliate nelle infusioni”

Secondo i carabinieri previsioni rispettate solo in 7 casi su 56

LastoriaELENA LISA

TORINO

La Procura vuole ricostruireil decorso clinico dei pazientiattraverso le voci dei parenti

LE INDAGINI

L’ambiente non sarebbecorrispondente ai requisiti

dell’Istituto di sanità

IL LABORATORIO

RAVAGLI/INFOPHOTO

CIRO FUSCO/ANSA

JenaPeggio

Quando si avvicina il Natale bisognapensare a chi sta peggio di noi:Berlusconi, Bersani, D’Alema...

[email protected]

ControversoDavide Vannoni,promotoredel metodo Staminaal centro dell’inchiestadella Procuradi Torino

Nonabbiamomaivalutato l’espressionegenicadellenostrecelluleenonsappiamoseesprimanoquei fattorichesonoessenzialipermantenere il lorostatodicellule staminali

Datoche ilprocessodiespansionedellecellulediStaminanonsubiscesterilizzazionio filtrazioni,bisognacercaredigarantirelabontàdelprodottofinaleedocumentarel’assenzadibatteri classici

Il pm Raffaele Guariniello, che conduce l’inchiesta sul metodo Stamina a Torino