Decreto carceri - intervento On. Melis

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GUIDO MELIS . Signor Presidente, nell'annunciare la fiducia al Governo da parte del gruppo del Partito Democratico, desidero innanzitutto dare atto al Ministro Severino di avere posto la questione carceraria al centro del suo programma e, personalmente, ho anche molto apprezzato la sua affermazione a Catania, dal sapore molto voltairiano, che, dallo stato delle carceri, si misura il livello di civiltà di un Paese. È proprio così: negli ultimi 12 anni sono morte nelle carceri italiane 1.947 persone, delle quali 699 si sono suicidate. Basterebbe questo dato, drammatico, ma ce ne sono altri, che non ricorderò perché sono stati ampiamente menzionati. Ne cito uno soltanto: 68 mila persone custodite, 23 mila in più della capienza delle celle. Bisogna aver visitato le carceri italiane in modo non occasionale per rendersi conto dello sfacelo: edifici, innanzitutto, con qualche eccezione, inadatti, risalenti spesso all'Ottocento, celle anguste, non in regola con gli standard europei, poca luce, poca aria, detenuti ammucchiati, servizi igienici che è poco definire vergognosi, ambienti freddi d'inverno e caldi d'estate, parassiti, insetti, pulizia scarsissima, assenza o carenza di assistenza psichiatrica, psicologica, sanitaria. Mancano figure professionali come psicologi ed educatori, alcuni di questi operatori vincitori di concorso attendono da anni di essere chiamati, gli organici del personale di custodia sono fermi ormai ai bisogni di parecchi anni fa, comunque largamente incompleti, turni massacranti per il personale, sicurezza del personale scarsissima. Colpisce l'altissimo numero di Pag. 35carcerati stranieri, che è anche conseguenza, signor Presidente, dell'assenza di serie politiche preventive e preveggenti, volte a metabolizzare per tempo il fenomeno prevedibile dell'immigrazione clandestina. Le leggi emanate nel corso di questa legislatura e il tanto sbandierato piano carceri sono miseramente falliti, e non solo perché quelle leggi l'Europa le ha respinte come liberticide, ma soprattutto perché non servivano in pratica a niente. Da quelle cattive leggi deriva anche la crescita del numero dei detenuti stranieri, resi clandestini da norme sul permesso di soggiorno che giustamente il Ministro Riccardi sta riformando. C'è un modo però se si vuole davvero ovviare, ed è quello della restituzione ai Paesi di provenienza previo accordi bilaterali. Segnalo, signor Ministro, che in alcuni casi - io conosco bene il caso della Romania - i detenuti rinunciano all'appello pur di scontrare in patria la condanna, poi però lei burocrazie dei due Paesi ritardano o addirittura impediscono il buon esito della pratica. Cari amici della Lega, però al Governo c'eravate voi mentre questo

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GUIDO MELIS. Signor Presidente, nell'annunciare la fiducia al Governo da parte del gruppo del Partito Democratico, desidero innanzitutto dare atto al Ministro Severino di avere posto la questione carceraria al centro del suo programma e, personalmente, ho anche molto apprezzato la sua affermazione a Catania, dal sapore molto voltairiano, che, dallo stato delle carceri, si misura il livello di civiltà di un Paese. È proprio così: negli ultimi 12 anni sono morte nelle carceri italiane 1.947 persone, delle quali 699 si sono suicidate. Basterebbe questo dato, drammatico, ma ce ne sono altri, che non ricorderò perché sono stati ampiamente menzionati. Ne cito uno soltanto: 68 mila persone custodite, 23 mila in più della capienza delle celle.Bisogna aver visitato le carceri italiane in modo non occasionale per rendersi conto dello sfacelo: edifici, innanzitutto, con qualche eccezione, inadatti, risalenti spesso all'Ottocento, celle anguste, non in regola con gli standard europei, poca luce, poca aria, detenuti ammucchiati, servizi igienici che è poco definire vergognosi, ambienti freddi d'inverno e caldi d'estate, parassiti, insetti, pulizia scarsissima, assenza o carenza di assistenza psichiatrica, psicologica, sanitaria. Mancano figure professionali come psicologi ed educatori, alcuni di questi operatori vincitori di concorso attendono da anni di essere chiamati, gli organici del personale di custodia sono fermi ormai ai bisogni di parecchi anni fa, comunque largamente incompleti, turni massacranti per il personale, sicurezza del personale scarsissima. Colpisce l'altissimo numero di Pag. 35carcerati stranieri, che è anche conseguenza, signor Presidente, dell'assenza di serie politiche preventive e preveggenti, volte a metabolizzare per tempo il fenomeno prevedibile dell'immigrazione clandestina.Le leggi emanate nel corso di questa legislatura e il tanto sbandierato piano carceri sono miseramente falliti, e non solo perché quelle leggi l'Europa le ha respinte come liberticide, ma soprattutto perché non servivano in pratica a niente. Da quelle cattive leggi deriva anche la crescita del numero dei detenuti stranieri, resi clandestini da norme sul permesso di soggiorno che giustamente il Ministro Riccardi sta riformando. C'è un modo però se si vuole davvero ovviare, ed è quello della restituzione ai Paesi di provenienza previo accordi bilaterali. Segnalo, signor Ministro, che in alcuni casi - io conosco bene il caso della Romania - i detenuti rinunciano all'appello pur di scontrare in patria la condanna, poi però lei burocrazie dei due Paesi ritardano o addirittura impediscono il buon esito della pratica. Cari amici della Lega, però al Governo c'eravate voi mentre questo avveniva, potevate preoccuparvene prima, noi lo abbiamo denunciato in un'interrogazione già nel 2008.Apprezzo, in modo particolare, l'articolo 1 sulla custodia alternativa, contro l'effetto «porte girevoli», per due ragioni: perché nelle nostre carceri il 42 per cento dei custoditi è in attesa di giudizio e non mi stancherò mai di dire che a norma di Costituzione significa che ancora non è colpevole, tuttavia è costretto a convivere promiscuamente con i condannati, esposto concretamente al rischio di ulteriori contagi criminogeni e perché i costi di questi ricoveri brevi in uomini, spazi e burocrazia sono altissimi. Ci dite che le celle dei commissariati non sarebbero adeguate per 48 ore di custodia, mi verrebbe da rispondervi: ma perché quelle di certe carceri italiane sì? Le avete mai viste, colleghi della Lega, quelle celle? Avete mai visitato Regina Coeli, Gazzi di Messina, San Sebastiano a Sassari, Badu 'e Carros a Nuoro, Poggioreale? Un censimento attesta che oltre mille di questi nuovi spazi alternativi sono già oggi idonei, noi chiediamo al Ministro di seguire passo per passo con attenzione il processo di attuazione e di riferirne al Parlamento.Io pongo semmai un'altra questione, signor Ministro, più scomoda e meno trattata dal dibattito e lo faccio nel totale rispetto della professionalità dei Corpi di Polizia ma anche nella consapevolezza di un passato doloroso, penso al caso di Stefano Cucchi. Abbiamo davvero tutte le garanzie che nelle ore trascorse in quelle celle, sotto la responsabilità di un personale che è professionalmente non altrettanto preparato per quella specifica funzione, come sarebbe quello delle carceri, e la certezza che tutte le garanzie del detenuto saranno rigorosamente osservate? Un eminente costituzionalista suggeriva l'altro giorno che si potrebbe nominare in questi luoghi di custodia provvisoria un funzionario di polizia cui attribuire di volta in volta un ruolo di vigilanza, una sorta di garante provvisorio. Sottopongo questa idea alla valutazione dei Ministri interessati, perché riguarda anche il Ministro dell'interno, certo che vorranno comprendere le ragioni e rifletterci.

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Riduzione a 18 mesi della fase finale del carcere, grande strepito della Lega. Scusate, colleghi della Lega, ma non avete già votato insieme a noi - perché anche noi abbiamo votato quel provvedimento nel 2010 - non abbiamo tutti votato per i 12 mesi? Ed ora fate uno sconquasso come se si volesse sovvertire l'ordine costituito per sei mesi in più, ma via! Ci sono tutte le garanzie, ci sono tutti i presupposti, sono gli stessi presupposti: solo se meritevoli, esclusi i delinquenti abituali, esclusi i reati efferati, sotto la vigilanza del giudice. Queste, scusate, ma sono tempeste propagandistiche nel bicchier d'acqua, senza senso alcuno.Le misure alternative: detenzione domiciliare innanzitutto, anche qui una polemica poco fondata. Se nel 2011 di 20.314 detenuti in detenzione domiciliare solo lo 0,81 per cento ha dato luogo a reati, come scriveva l'altro giorno Luigi Manconi su Il Foglio, mi spiegate per favore di cosa stiamo parlando, di quali pericoli mortali per la sicurezza deriverebbero dalla detenzione domiciliare?Poi naturalmente depenalizzare, una parola difficile, che va spiegata bene. Non significa mettere in giro i delinquenti, come volete far credere ai disinformati, significhi eliminare quelle norme inutilmente punitive che oggi colpiscono pseudo-reati insignificanti meglio perseguibili come illeciti amministrativi. L'ingiuria per esempio, che comporta oggi tre gradi di giudizio. Sono esclusi i reati in materia di edilizia, di ambiente, di immigrazione, di alimenti e bevande, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di sicurezza pubblica. Parliamo delle cose come sono, non come le volete rappresentare a fini propagandistici. Per quanto riguarda gli ospedali psichiatrici giudiziari, è merito in particolare del Partito Democratico se questo risultato è stato raggiunto al Senato. Tutti conosciamo la tristissima realtà di questi luoghi, veri e propri lager. Anche qui, signor Ministro, le raccomandiamo però di accompagnare questa riforma con opportune misure amministrative e di non lasciarla andare incontrollata. Le riforme vanno amministrate, una cosa che in Italia non facciamo quasi mai. Spesso facciamo delle buone leggi e poi le lasciamo andare da sole. Occorre seguirle passo per passo e questo è il compito dell'Esecutivo, come va seguito in genere tutto il processo in atto sulla politica penitenziaria, che è passata alle ASL. In Sardegna - apro una parentesi - siamo in drammatico ritardo, abbiamo problemi molto gravi che le segnalo, signor Ministro, in questo passaggio della sanità penitenziaria alle ASL.Una annotazione finale: va bene, anzi benissimo, estendere la prerogativa della visita agli istituti, attualmente riservata ai soli parlamentari nazionali, anche ai parlamentari europei. Forse, però, si dovrebbe pretendere che questa norma, che abilita tutti i parlamentari europei e non solo i parlamentari italiani - trovo che questa non sia una svista, ma una scelta giusta, coraggiosa e opportuna, vista la quantità di stranieri che abbiamo nelle nostre carceri - a visitare le nostre carceri, venga estesa agli altri Paesi dell'Unione. Devono essere fatte le politiche diplomatiche necessarie, in modo che sia garantita la piena reciprocità di questa funzione, in modo che anche i deputati parlamentari europei italiani possano andare nelle carceri dei Paesi stranieri a verificare le condizioni dei nostri connazionali che sono lì detenuti.Concludo, signor Ministro Severino, noi riconosciamo validità al provvedimento da lei presentato, ne condividiamo le finalità e ne apprezziamo la concretezza e il realismo, dopo tante vane promesse e grosse parole. Era ora di mettere fine alla propaganda su fantomatici piani carcere finora mai attuati. Per questo noi voteremo la fiducia al Governo. Naturalmente, ciò non toglie, però, che la questione carceraria italiana resti, anche dopo questa buona legge, drammaticamente aperta. C'è ancora molto, moltissimo, da fare per ridurre il numero dei detenuti. Bisogna depenalizzare intere aree della legislazione, specialmente la più recente, bisogna modernizzare le strutture, bisogna crescere e formare adeguatamente Pag. 39il personale intensificando e riprendendo i concorsi da troppo tempo bloccati. Forse bisogna usare di più anche la pena alternativa del lavoro socialmente utile, come si fa in altri Paesi, rendendo nel contempo il carcere extrema ratio e solo quando serve e comunque più umano, in linea con la Costituzione, come ci richiede l'Europa e - se mi permette - come ci richiede la nostra coscienza civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).