Cultura e tradizioni sarde nell’arte della famiglia Melis · delle civette, all’interno del...

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15 Cultura IL MESSAGGERO SARDO L’ incontro tra la cultura e le tradizioni sarde, segnate da una forte radice identitaria, e il mondo artistico romano dei primi anni del ’900, l’incontro tra le famiglie Melis e Giuliani, che al loro interno già realizzavano la magia della sovrapposizione e della convergenza tra arte e artigianato, tra arte “universale” e le arti “decorative”, quelle allora definite “minori”. A questi incontri è stata dedicata una mostra, promossa dal Gremio dei sardi a Roma, e allestita nel museo della Casa delle civette, all’interno del complesso di Villa Torlonia. Dedicata in particolare a Pino Melis che di quegli incontri resta uno dei principali protagonisti. Pino Melis, nato a Bosa nel 1902, nel 1921 si trasferisce a Roma, dove prosegue con successo la sua attività di pittore, ma soprattutto di illustratore di opere letterarie e di riviste. Particolarmente significativa è la sua collaborazione, già iniziata nel 1919, col periodico “Il giornalino della domenica”. Poi l’incontro e il successivo matrimonio con la pittrice Maria Letizia Giuliani, figlia di Giulio Cesare Giuliani, famoso maestro vetraio: Pino Melis inizia quindi una intensa collaborazione, creando cartoni con soggetti naturalistici ma soprattutto sacri, con la storica vetreria Giuliani. Della vasta produzione di Melis sono esposte nella mostra di Roma un centinaio di opere originali: libri, cartoni per vetrate, appunto, ceramiche, schizzi, bozzetti, e altro, di proprietà dell’Archivio Radici-Giuliani, ma anche provenienti da altre raccolte private. Opere frutto di un talento straordinario, capace di comprendere e amalgamare sapientemente l’Art Noveau dello Jugendstile con il Liberty e con il “Giapponismo”, ma sempre con un ricordo, forse un sogno, legato, come dicevamo, alla cultura e alle tradizioni sarde e alle loro tenaci radici identitarie. Un altro felice incontro, di diverso genere, è stato messo in evidenza dai curatori della mostra tra la produzione di Pino Melis e quella dei suoi fratelli, il più famoso Melchiorre, Federico, i cui lavori di ceramica hanno segnato un momento significativo nell’evoluzione della ceramica sarda, e Olimpia, che ha creato a Bosa una rete manifatturiera per la produzione del rinomato “filet”, adattandolo anche alle nuove richieste del mercato. È esposta una tenda da lei creata negli anni ’20, di straordinaria bellezza. La mostra, voluta dal Gremio dei sardi, come abbiamo già detto, è stata realizzata con la collaborazione e il patrocinio di enti pubblici e di privati, tra i quali l’Archivio Redini-Giuliani, il Museo della Casina delle civette, l’Assessorato delle Politiche culturali del Comune di Roma, l’Istituto Ville e parchi storici, il Consiglio regionale sardo e la Fasi. Inaugurando la mostra l’assessore del Lavoro della Regione sarda Romina Congera, ha sottolineato l’importante ruolo svolto dai Circoli sardi degli emigrati, come finestre dell’isola sul mondo, e come centri di promozione della cultura sarda nel territorio in cui operano. La mostra delle opere della famiglia Melis, ha aggiunto, fa parte dei “progetti speciali regionali”, voluti proprio per favorire questa evoluzione dei Circoli, da centri di aggregazione e solidarietà in centri, appunto, di promozione della cultura sarda. Il Gremio di Roma, peraltro, la più antica associazione sarda in Italia, ha sempre avuto, fin dalla sua fondazione, una caratteristica peculiare che l’ha portato a farsi promotore di eventi culturali di alto livello. L’assessore ha quindi ringraziato i dirigenti del Gremio e della Fasi per quanto essi fanno per la promozione dell’isola e della sua produzione artistica. È importante che tutto ciò, ha concluso, venga portato anche a conoscenza dei sardi che vivono nell’isola. La dirigente dell’istituto Ville e parchi storici, Alberta Campitelli, ha sottolineato come la mostra ripercorra la vicenda dei fratelli Melis, soprattutto Pino, attraverso una molteplicità di oggetti che permettono di apprezzare la loro capacità di espressione, in forme tanto diverse, ad esempio gioielli e tessuti. In sostanza uno sguardo d’insieme su una produzione che, pur affondando le sue radici nell’artigianato, raggiunge livelli di vera e grande arte. Ha quindi preso la parola il presidente della Fasi, Tonino Mulas, per affermare come iniziative del livello di quella che oggi si inaugura, costituiscono la conferma del fatto che già dai primi del secolo scorso la Sardegna era ormai uscita dal suo isolamento e la sua cultura ben inserita nel contesto della cultura nazionale. È importante che venga conosciuta e diffusa la produzione degli artisti sardi di quel periodo, ed è importante che a ciò contribuiscano istituzioni pubbliche, musei, privati, attraverso una puntuale ricerca sul ruolo che essi seppero svolgere nell’ambito della cultura nazionale, appunto, e per la diffusione di quella isolana. La direttrice del museo della Casina delle civette, Maria Grazia Massafra, ha ricostruito la vicenda umana e artistica dei fratelli Melis, per soffermarsi quindi sulla produzione artistica in particolare di Pino Melis. Una produzione, ha detto, profondamente legata all’immaginario della Casina delle civette, sia per i soggetti naturalistici, sia per il rapporto con la vetreria Giuliani, sia per l’eleganza e la finezza della sua arte, che lo rendono uno degli esponenti più validi dell’arte del primo decennio del ’900. Tra le opere dei fratelli Melis esposte a Roma, Massafra ha richiamato l’attenzione sui quadri di Melchiorre Melis, della collezione del Consiglio regionale, e altre, mai esposte finora, come il piccolo presepe in terracotta dipinta realizzato da Pino Melis, con uno stile molto naif, quando era appena tredicenne. Massafra, concludendo il suo intervento, ha quindi osservato come la mostra di Roma riconosca in Pino Melis uno degli esponenti di spicco del patrimonio culturale non solo sardo ma internazionale, “espressione di una poetica personalissima che rimarrà sempre legata alla raffinatezza e alla preziosità del Liberty”. Ha quindi preso la parola la vicepresidente del Gremio dei sardi, Maria Vittoria Migaleddu: “un’associazione – ha detto – nata il giorno di Pasquetta del 1948, su iniziativa di un gruppo di circa 100 sardi residenti a Roma, e che fin da allora ha sempre avuto come finalità quella di costituire un punto di aggregazione per la numerosa comunità sarda, ma anche e soprattutto far conoscere il meglio della cultura dell’isola, varia, molteplice e non omologabile in stereotipi. La Mostra sui fratelli Melis – ha aggiunto – è coerente con queste finalità, e ha il pregio inoltre di mettere in evidenza il fatto che i fratelli Pino. Melchiorre, Federico e Olimpia rappresentano il primo caso in Sardegna di famiglia d’artisti, caratterizzata da un forte legame reciproco, e, sostenuta dall’ideologia dell’affermazione identitaria, capace di confrontarsi con i linguaggi artistici più aggiornati. In un contesto analogo – ha aggiunto Migaleddu – si deve intendere l’invito rivolto alle sorelle Patrizia, Paola, Rita e Betti Piredda, per presentare alcuni capi della loro collezione di abiti. Anch’essi rappresentano una rielaborazione di colori, forme e tecniche della tradizione sarda, attraverso una costante sperimentazione di nuove strade”. Dopo alcuni altri interventi, ha preso la parola Maria Gemma Azuni consigliere del Comune di Roma, che ha sottolineato come la mostra che si inaugura oggi presenta alla comunità dei sardi residenti a Roma una famiglia di artisti che ha svolto un ruolo importante nei diversi settori delle arti applicate, e, al tempo stesso costituisce uno stimolo alla città di Roma per rivisitare una produzione artistica della prima metà del ’900, non sufficientemente studiata e talvolta poco conosciuta. Si è svolta quindi la sfilata, applauditissima, delle sorelle Piredda. Cultura e tradizioni sarde nell’arte della famiglia Melis Presentate in una mostra organizzata a Roma dal “Gremio dei Sardi” le opere di Pino, Melchiorre, Federico e Olimpia Melis protagonisti dell’arte italiana dei primi del Novecento dall’inviato Roberto Puddu

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15CulturaILMESSAGGEROSARDO

L’incontro tra la cultura e letradizioni sarde, segnate da una

forte radice identitaria, e il mondoartistico romano dei primi anni del’900, l’incontro tra le famiglie Melise Giuliani, che al loro interno giàrealizzavano la magia dellasovrapposizione e della convergenzatra arte e artigianato, tra arte“universale” e le arti “decorative”,quelle allora definite “minori”.A questi incontri è stata dedicatauna mostra, promossadal Gremio dei sardi a Roma,e allestita nel museo della Casadelle civette, all’interno delcomplesso di Villa Torlonia.Dedicata in particolare a Pino Melische di quegli incontri resta unodei principali protagonisti.Pino Melis, nato a Bosa nel 1902, nel 1921 sitrasferisce a Roma, dove prosegue con successola sua attività di pittore, ma soprattutto diillustratore di opere letterarie e di riviste.Particolarmente significativa è la suacollaborazione, già iniziata nel 1919,col periodico “Il giornalino della domenica”.Poi l’incontro e il successivo matrimoniocon la pittrice Maria Letizia Giuliani, figliadi Giulio Cesare Giuliani, famoso maestrovetraio: Pino Melis inizia quindi una intensacollaborazione, creando cartonicon soggetti naturalistici ma soprattutto sacri,con la storica vetreria Giuliani.Della vasta produzione di Melis sono espostenella mostra di Roma un centinaio di opereoriginali: libri, cartoni per vetrate, appunto,ceramiche, schizzi, bozzetti, e altro, di proprietàdell’Archivio Radici-Giuliani, ma ancheprovenienti da altre raccolte private. Opere fruttodi un talento straordinario, capace di comprenderee amalgamare sapientemente l’Art Noveau delloJugendstile con il Liberty e con il “Giapponismo”,ma sempre con un ricordo, forse un sogno, legato,come dicevamo, alla cultura e alle tradizioni sarde ealle loro tenaci radici identitarie.Un altro felice incontro, di diverso genere,è stato messo in evidenza dai curatori della mostratra la produzione di Pino Melis e quelladei suoi fratelli, il più famoso Melchiorre,Federico, i cui lavori di ceramica hanno segnatoun momento significativo nell’evoluzione dellaceramica sarda, e Olimpia, che ha creato a Bosauna rete manifatturiera per la produzionedel rinomato “filet”, adattandolo anche alle nuoverichieste del mercato. È esposta una tenda da leicreata negli anni ’20, di straordinaria bellezza.La mostra, voluta dal Gremio dei sardi,come abbiamo già detto, è stata realizzatacon la collaborazione e il patrocinio di enti pubblicie di privati, tra i quali l’Archivio Redini-Giuliani,il Museo della Casina delle civette,l’Assessorato delle Politiche culturalidel Comune di Roma, l’Istituto Ville e parchistorici, il Consiglio regionale sardo e la Fasi.Inaugurando la mostra l’assessore del Lavoro dellaRegione sarda Romina Congera, ha sottolineatol’importante ruolo svolto dai Circoli sardi degliemigrati, come finestre dell’isola sul mondo, e come

centri di promozione della cultura sardanel territorio in cui operano.La mostra delle opere della famiglia Melis, haaggiunto, fa parte dei “progetti speciali regionali”,voluti proprio per favorire questa evoluzione deiCircoli, da centri di aggregazione e solidarietà incentri, appunto, di promozione della cultura sarda.Il Gremio di Roma, peraltro, la più anticaassociazione sarda in Italia, ha sempre avuto,fin dalla sua fondazione, una caratteristicapeculiare che l’ha portato a farsi promotoredi eventi culturali di alto livello.L’assessore ha quindi ringraziato i dirigentidel Gremio e della Fasi per quanto essi fannoper la promozione dell’isola e della sua produzioneartistica. È importante che tutto ciò,ha concluso, venga portato anche a conoscenzadei sardi che vivono nell’isola.La dirigente dell’istituto Ville e parchi storici,Alberta Campitelli, ha sottolineato come la mostraripercorra la vicenda dei fratelli Melis,soprattutto Pino, attraverso una molteplicitàdi oggetti che permettono di apprezzare la lorocapacità di espressione, in forme tanto diverse,ad esempio gioielli e tessuti. In sostanza unosguardo d’insieme su una produzione che,pur affondando le sue radici nell’artigianato,raggiunge livelli di vera e grande arte.Ha quindi preso la parola il presidente della Fasi,Tonino Mulas, per affermare come iniziative del

livello di quella che oggi si inaugura, costituisconola conferma del fatto che già dai primi del secoloscorso la Sardegna era ormai uscitadal suo isolamento e la sua cultura ben inseritanel contesto della cultura nazionale.È importante che venga conosciuta e diffusala produzione degli artisti sardi di quel periodo,ed è importante che a ciò contribuiscanoistituzioni pubbliche, musei, privati, attraversouna puntuale ricerca sul ruolo che essi seppero

svolgere nell’ambito della culturanazionale, appunto, e per ladiffusione di quella isolana.La direttrice del museo della Casinadelle civette, Maria GraziaMassafra, ha ricostruito la vicendaumana e artistica dei fratelli Melis,per soffermarsi quindi sullaproduzione artistica in particolare diPino Melis. Una produzione, hadetto, profondamente legataall’immaginario della Casina dellecivette, sia per i soggettinaturalistici, sia per il rapporto conla vetreria Giuliani, sia perl’eleganza e la finezza della sua arte,che lo rendono uno degli esponentipiù validi dell’arte del primodecennio del ’900. Tra le opere deifratelli Melis esposte a Roma,Massafra ha richiamato l’attenzionesui quadri di Melchiorre Melis, della

collezione del Consiglio regionale, e altre, maiesposte finora, come il piccolo presepe interracotta dipinta realizzato da Pino Melis,con uno stile molto naif, quando era appenatredicenne. Massafra, concludendoil suo intervento, ha quindi osservatocome la mostra di Roma riconosca in Pino Melisuno degli esponenti di spicco del patrimonioculturale non solo sardo ma internazionale,“espressione di una poetica personalissimache rimarrà sempre legata alla raffinatezzae alla preziosità del Liberty”.Ha quindi preso la parola la vicepresidente delGremio dei sardi, Maria Vittoria Migaleddu:“un’associazione – ha detto – nata il giorno diPasquetta del 1948, su iniziativa di un gruppo dicirca 100 sardi residenti a Roma, e che fin daallora ha sempre avuto come finalità quella dicostituire un punto di aggregazione per lanumerosa comunità sarda, ma anche e

soprattutto far conoscere il meglio della culturadell’isola, varia, molteplice e non omologabile instereotipi. La Mostra sui fratelli Melis – haaggiunto – è coerente con queste finalità, e ha ilpregio inoltre di mettere in evidenza il fatto che ifratelli Pino. Melchiorre, Federico e Olimpiarappresentano il primo caso in Sardegna di famigliad’artisti, caratterizzata da un forte legamereciproco, e, sostenuta dall’ideologiadell’affermazione identitaria, capace di confrontarsicon i linguaggi artistici più aggiornati. In uncontesto analogo – ha aggiunto Migaleddu – si deveintendere l’invito rivolto alle sorelle Patrizia, Paola,Rita e Betti Piredda, per presentare alcuni capidella loro collezione di abiti. Anch’essirappresentano una rielaborazione di colori, forme etecniche della tradizione sarda, attraverso unacostante sperimentazione di nuove strade”.Dopo alcuni altri interventi, ha preso la parolaMaria Gemma Azuni consigliere del Comune diRoma, che ha sottolineato come la mostra che siinaugura oggi presenta alla comunità dei sardiresidenti a Roma una famiglia di artisti che hasvolto un ruolo importante nei diversi settori dellearti applicate, e, al tempo stesso costituisce unostimolo alla città di Roma per rivisitare unaproduzione artistica della prima metà del ’900, nonsufficientemente studiata e talvolta pococonosciuta. Si è svolta quindi la sfilata,applauditissima, delle sorelle Piredda.

Cultura e tradizioni sardenell’arte della famiglia MelisPresentate in una mostra organizzata a Roma dal “Gremio dei Sardi” le opere di Pino,Melchiorre, Federico e Olimpia Melis protagonisti dell’arte italiana dei primi del Novecento

dall’inviato Roberto Puddu