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DECOLONIZZAZIONE Dopo la guerra i paesi premevano per la decolonizzazione. La Gran Bretagna fondò il Commonwealth, una comunità di Stati sovrani ex coloniali. La decolonizzazione era un processo inevitabile ma spesso si instaurarono regimi dittatoriali nei neonati Stati. INDIA L’India aveva visto la presenza degli inglesi per 200 anni dopo l’impero Moghul. L’India era stata una risorsa per la Gran Bretagna. L’India era divisa in sette province. Le due grandi religioni prevalenti erano quella indù e quella musulmana. Gli inglesi cominciarono a pensare di dare delle forme di autogoverno ma poi i piani si interruppero durante la Seconda guerra mondiale, per poi riprendere. Dopo la Seconda guerra mondiale nacquero due componenti politiche: il Partito del Congresso e la Lega musulmana. Del primo ci furono due leader: Gandhi, che aveva una formazione culturale approfondita e che era convinto della indipendenza dell’India tramite metodi non violenti. Per far questo, Gandhi voleva boicottare gli interessi economici inglesi ed essere autosufficiente dal punto di vista economico. Gandhi voleva anche una libertà religiosa pensava che l’India dovesse ricostruirsi a partire dalla sua tradizione agricola e artigianale. Oltre a Gandhi un altro personaggio dello stesso partito era Subes Chandra Bose. Egli non aveva le stesse idee di Gandhi e voleva una emancipazione e industrializzazione dell’India di stampo occidentale. Nel 1939 Chandra Bose avrebbe voluto innescare un processo rivoluzionario per cacciare gli inglesi (come la rivoluzione russa del 1917). Durante la Seconda guerra mondiale Churchill fu intransigente nei confronti dei nazionalisti indiani e di Chandra Bose, che fu arrestato. Fu imprigionato a Kabul, da cui riuscì a fuggire chiedendo aiuto a Stalin che, però, non volle aiutarlo. Chandra Bose tentò di allacciare contatti con le potenze ostili agli inglesi: Italia e Germania. A Berlino fondò l’associazione “India libera” e dal 1943 si impegnò a reclutare indiani all’interno dell’esercito tedesco. C’erano quindi mezzi indiani arruolati dagli inglesi e mezzi dai tedeschi. Chandra Bose cercò contatti anche con i giapponesi. Non era nazista, voleva solo trovare un’alleanza per l’India. Alla fine della Seconda guerra mondiale Churchill fece un processo a Chandra Bose ma questi venne liberato e nel 1945 tentò di andare da Stalin con il proposito di avere aiuti. Tuttavia, l’areo precipitò nei pressi di Taiwan. Il processo di indipendenza, quindi, rimase nelle mani di Gandhi e nel 1947 L’India riuscì a rendersi indipendente. Tuttavia l’ONU stabilì la nascita di due “indie”, una musulmana (il Pakistan) e una indù (l’India), mandando in frantumi il sogno di Gandhi di un paese multi religioso. Già nel 1948 ci fu un conflitto tra Pakistan e India per il cachemire. L’India era caratterizzata fin da subito da povertà cornica, costumi arcaici (tra cui il prezzo della sposa).

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DECOLONIZZAZIONE

Dopo la guerra i paesi premevano per la decolonizzazione. La Gran Bretagna fondò il

Commonwealth, una comunità di Stati sovrani ex coloniali.

La decolonizzazione era un processo inevitabile ma spesso si instaurarono regimi

dittatoriali nei neonati Stati.

INDIA

L’India aveva visto la presenza degli inglesi per 200 anni dopo l’impero Moghul. L’India era

stata una risorsa per la Gran Bretagna. L’India era divisa in sette province. Le due grandi

religioni prevalenti erano quella indù e quella musulmana. Gli inglesi cominciarono a

pensare di dare delle forme di autogoverno ma poi i piani si interruppero durante la

Seconda guerra mondiale, per poi riprendere.

Dopo la Seconda guerra mondiale nacquero due componenti politiche: il Partito del

Congresso e la Lega musulmana. Del primo ci furono due leader: Gandhi, che aveva una

formazione culturale approfondita e che era convinto della indipendenza dell’India tramite

metodi non violenti. Per far questo, Gandhi voleva boicottare gli interessi economici inglesi

ed essere autosufficiente dal punto di vista economico. Gandhi voleva anche una libertà

religiosa pensava che l’India dovesse ricostruirsi a partire dalla sua tradizione agricola e

artigianale. Oltre a Gandhi un altro personaggio dello stesso partito era Subes Chandra

Bose. Egli non aveva le stesse idee di Gandhi e voleva una emancipazione e

industrializzazione dell’India di stampo occidentale. Nel 1939 Chandra Bose avrebbe voluto

innescare un processo rivoluzionario per cacciare gli inglesi (come la rivoluzione russa del

1917). Durante la Seconda guerra mondiale Churchill fu intransigente nei confronti dei

nazionalisti indiani e di Chandra Bose, che fu arrestato. Fu imprigionato a Kabul, da cui

riuscì a fuggire chiedendo aiuto a Stalin che, però, non volle aiutarlo. Chandra Bose tentò

di allacciare contatti con le potenze ostili agli inglesi: Italia e Germania. A Berlino fondò

l’associazione “India libera” e dal 1943 si impegnò a reclutare indiani all’interno

dell’esercito tedesco. C’erano quindi mezzi indiani arruolati dagli inglesi e mezzi dai

tedeschi. Chandra Bose cercò contatti anche con i giapponesi. Non era nazista, voleva solo

trovare un’alleanza per l’India.

Alla fine della Seconda guerra mondiale Churchill fece un processo a Chandra Bose ma

questi venne liberato e nel 1945 tentò di andare da Stalin con il proposito di avere aiuti.

Tuttavia, l’areo precipitò nei pressi di Taiwan. Il processo di indipendenza, quindi, rimase

nelle mani di Gandhi e nel 1947 L’India riuscì a rendersi indipendente. Tuttavia l’ONU

stabilì la nascita di due “indie”, una musulmana (il Pakistan) e una indù (l’India), mandando

in frantumi il sogno di Gandhi di un paese multi religioso. Già nel 1948 ci fu un conflitto tra

Pakistan e India per il cachemire. L’India era caratterizzata fin da subito da povertà cornica,

costumi arcaici (tra cui il prezzo della sposa).

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ORIENTE

L’Oriente fu attraversato da questa ondata decolonizzante e USA e URSS temevano la

diffusione dell’influenza del paese avversario. Questo accadde per la Birmania, la Tailandia,

la Malesia. Qui si crearono regimi nazionalisti supportati dagli USA.

La Francia aveva sempre fatto una politica di assimilazione ma nei suoi territori si innescò il

processo di emancipazione.

ISRAELE

L’Inghilterra era rimasta in Palestina dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1945 era nata

la Lega araba, una lega federalista che voleva unificare gli Stati a religione islamica. Ma in

Palestina c’era un problema grosso: a partire dalla nascita del movimento sionista (fine

‘800) gli ebrei avevano cominciato ad emigrare in Palestina e ancor più a partire dalla

dichiarazione di Balfour, che consentiva agli ebrei di emigrare in Palestina. A partire dal

1947 ci furono molte migrazioni. Gli ebrei istituirono anche un fondo nazionale ebraico per

aiutare gli altri ebrei nel mondo ad andare in Palestina.

Nel 1936 ci fu la prima rivolta araba contro gli inglesi per l’arrivo di troppi ebrei. Gli ebrei

stavano organizzandosi con un esercito (non regolare) e nacquero due organizzazioni

militari: la Haganah e l’Irgun. Questi eserciti compivano azioni di terrorismo. Tra l’altro nel

1944-45 una nave di ebrei profughi era stata respinta dagli inglesi.

Dopo l’attentato all’Hotel King David ad opera di ebrei fondamentalisti, gli inglesi rimisero

il mandato della Palestina all’ONU. Nel 1948 l’ONU optò per la nascita di due Stati:

Palestina e Israele. Israele, però, era molto più grande perché le varie potenze erano in

imbarazzo per come erano stati trattati gli ebrei e perché pensavano che molti ebrei

sarebbero andati là. Il primo presidente di Israele fu Ben Gurion, un capo dell’esercito.

Quando nacquero i due Stati la Lega araba non accettò questa risoluzione (mentre gli

israeliani sì).

Gerusalemme fu dichiarata città libera (e questo destò disapprovazione tra gli ebrei

fondamentalisti). Gli arabi, invece, erano tutti scontenti sia per una la cattiva ripartizione

dei territori sia perché non volevano proprio Israele.

Nel 1948 il neonato Stato dovette affrontare la prima guerra arabo-israeliana perché la

Lega araba attaccò Israele che, però, vinse ed allargò i propri possedimenti.

L’ONU chiese a Israele di restituire i territori persi ma Israele non volle, forte dell’appoggio

degli USA.

Quasi 1'000'000 di arabi fu costretto ad andare in Giordania. Ben Gurion fece una politica

di popolamento e il numero di abitanti raddoppiò. Israele chiese anche debiti di guerra alla

Germania e li ottenne. Con questi aiuti economici Israele divenne tecnologizzato, evoluto,

industrializzato, acculturato.

L’ONU voleva demilitarizzare la zona intorno a Gerusalemme e restituire i beni ai

palestinesi ma Israele non volle.

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Nel 1956 il presidente egiziano el-Nasser decise di nazionalizzare il canale di Suez. Questo

fu un problema per francesi e inglesi che minacciarono la guerra all’Egitto. Israele si sentiva

minacciato dalla nazionalizzazione di Suez perché avrebbe perso le rotte commerciali.

Francesi e inglesi rinunciarono alla guerra ma gli israeliani occuparono la pianura del Sinai.

Gli arabi dovettero ritirarsi e così pure Israele per le minacce ONU. Fu la seconda guerra

arabo-palestinese.

A partire dal 1967 continuarono i conflitti: gli egiziani chiesero la ritirata di Israele dalla

striscia di Gaza e da Sharmen Shaik e chiusero la navigazione. Il porto israeliano Tel Aviv fu

chiuso e Israele dichiarò guerra, che durò solo 6 giorni (“guerra dei sei giorni”). Gli israeliani

occuparono di nuovo il Sinai e la pianura del Golan.

Passarono alla storia come i “territori occupati”, di cui l’ONU chiese la liberazione e che

otterrà solo nel 1973 dopo gli accordi di Camp David.

Nacque l’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Nel 1973 la Lega araba

attaccò Gerusalemme in occasione dello Yom Kippur e vinse.

Nonostante Israele avesse consegnato il Sinai agli egiziani i rapporti non si normalizzarono

subito. C’era un risentimento degli arabi nei confronti di Israele. La guerra dello Yom

Kippur si concluse velocemente per l’intervento dell’ONU. L’Egitto, poi, fu il primo Stato

arabo a riconoscere ufficialmente l’esistenza dello Stato di Israele. A partire dagli anni ’70

nacque istituzionalmente l’OLP.

Nel 1978 Israele cominciò la campagna bellica Pace in Galilea; si trattava, in realtà, di

un’azione di smantellamento dei campi palestinesi nei territori limitrofi in modo da

eliminare i presunti “terroristi”.

Nel 1981 il presidente egiziano Sadat fu ucciso da un fondamentalista arabo perché aveva

riconosciuto Israele.

Nel 1982 in Libano, a Sabra e Shatila, Sharon portò avanti una campagna militare nei

territori palestinesi, uccidendo più di 2000 profughi palestinesi. Israele fece un’inchiesta per

trovare i responsabili.

Negli anni successivi a questa strage, l’OLP dovette ripiegare in Tunisia, combattendo

come poteva e dal 1987 cominciò la “sassaiola” contro i militari e i coloni israeliani.

Alle olimpiadi di Monaco ci fu il rapimento e l’uccisione degli atleti israeliani. Nacquero

due organizzazioni terroristiche: Hamas e Organizzazione fondamentalista israeliana.