Decliniamo la misericordia nell’educazione · piace sintetizzare la pedagogia della lu-maca,...

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25 scuolaatuttocampo L’elogio della lentezza. In questa formula si può condensare tutto il li- bro. Sapremo ritrovare tempi natura- li? Sapremo attendere una lettera? Sapre- mo piantare una ghianda o una castagna, sapendo che saranno i nostri pronipoti a vederne la maestosità secolare? Sapremo aspettare? Sono solo alcune delle doman- de che Gianfranco Zavalloni, maestro e di- rigente scolastico, si pone in queste pagi- ne didatticamente ben scritte. Il clima di accelerazione storica del mondo contemporaneo, con i suoi ritmi sempre più frenetici e vorticosi, ha investi- to anche la scuola, che spesso non rispet- ta i tempi di apprendimento dei bambini e li costringe a una spasmodica corsa, fina- lizzata al raggiungimento di sempre più incalzanti obiettivi e alla realizzazione delle più varie proposte progettuali. Il mito delle “competenze da acquisire” ne è un esem- pio. La scuola odierna, riflettendo le ten- denze di buona parte della società umana, è centrata sul mito della velocità, dell’ac- celerazione e della competizione, come criterio di selezione al quale i bambini vengono educati fin dai primi anni di vita. Questo ha delle ripercussioni incredibili nel nostro “modo di vivere”. Non abbiamo più il tempo di “attendere”, non sappiamo partecipare a un incontro senza essere di- sturbati dal cellulare, vogliamo “tutto e su- bito” in tempo reale. «Le teorie psicologi- che sono concordi nel pensare che una delle differenze fra i bambini e gli adulti stia nel fatto che i bambini vivono secondo il principio di piacere (tutto e subito), men- tre gli adulti vivono secondo il principio di realtà (saper fare sacrifici oggi per godere poi domani). Oggi gli adulti, grazie anche alla società del consumismo esasperato, vivono come i bambini secondo le modali- tà del “voglio tutto e subito”» Così Chri- stoph Baker nell’introduzione. Rousseau diceva: «Bisogna perdere tempo per guadagnarne», evidenziando che quello che a volte ci appare come tempo perso è in realtà il modo più idoneo per favorire i processi di apprendimento e di crescita degli alunni. «A scuola, soprat- tutto nella scuola primaria, è necessario bandire la fretta e gli alunni devono avere la possibilità di crescere nel rispetto dei loro ritmi, dei loro modi e dei loro tempi di apprendimento» sottolinea la pedagogista Aida Dattola. Perdere tempo a parlare rappresenta la premessa indispensabile per un corretta relazione educativa. Gli alunni, infatti, non sono materiale amorfo, da trattare in modo indifferenziato e mo- dellare a nostro piacimento… Prendiamo due esempi: i compiti per casa e la calli- grafia. La fretta, si sa, è cattiva consigliera e induce, a volte, i docenti ad assegnare molti compiti per casa per completare i percorsi programmati. Il problema, secon- do Zavalloni, non è dato dalla quantità, bensì dalla qualità: se i compiti coinvolgo- no emotivamente l’alunno e sono piacevo- li non sono vissuti come un peso, ma co- me una piacevole attività di ricerca e di ri- flessione. Abituare i bambini a scrivere be- ne è didatticamente importante, intanto perché l’ordine esteriore è proporzionale a quello interiore e poi perché il compito di un docente è quello di educare al bello. Mi piace sintetizzare la pedagogia della lu- maca, ovvero l’elogio della lentezza, con un invito proveniente dalla cultura latina: Festina lente, ossia affrettati lentamen- te… Per arrivare alla meta non bisogna correre, magari improvvisando, ma impe- gnarsi senza fretta e in modo oculato. Il libro dà indicazioni anche pratiche per chi lavora a scuola su come poter tra- sformare nel quotidiano il sistema scola- stico attuale in vista di una scuola più giu- sta socialmente, una scuola davvero edu- cativa e non solo istruttiva. Patrizio Zanella Incontri gruppi zonali Ripensarsi nella professione: l’agire didattico e la relazione con la classe, i colleghi e i genitori. Giovedì 25 febbraio, 16.30-18.30 – Centro parrocchiale Pio X di Cittadella IdR infanzia e pri- mo ciclo (primaria e SS1G) dei gruppi zonali di Cittadella, Pedemontana e Valbrenta, con Rinalda Montani. Giovedì 3 marzo, 16.30-18.30 – Scuola pari- taria Santa Capitanio di Piove di Sacco IdR Ss2g dei gruppi zonali di Piove e di Dolo con Rinalda Montani. Venerdì 11 marzo, 16.30-18.30 – Istituto pa- ritario Buggiani Poloni di Monselice IdR Infanzia e primo ciclo (primaria e SS1G) del gruppo zonale Monselice, Este, Montagnana (Due Carrare, Ma- serà, Conselve, Tribano, Monselice, Solesino, Ponso, Este, Lozzo, Villa Estense, Montagnana, Casale, Megliadino), con Barbara Pastò. Giovedì 17 marzo, 16.30-18.30 – Istituto pa- ritario Buggiani Poloni di Monselice IdR Infanzia e Primo Ciclo (primaria e SS1G) del gruppo zonale Monselice, Este, Montagnana (Due Carrare, Ma- serà, Conselve, Tribano, Monselice, Solesino, Ponso Este, Lozzo, Villa Estense, Montagnana, Casale, Megliadino), con la prof.ssa Barbara Pa- stò. Don Lorenzo Celi incontra gli insegnanti di religione: Lunedì 22 febbraio, alle 16.30 al Barbarigo: gli IdR delle scuole dell’infanzia e primaria degli istituti comprensivi di Padova terzo, quarto, quinto e sesto, Limena, Curtarolo, Cadoneghe. Martedì 23 febbraio, alle 16.30 al Barbarigo: gli IdR delle scuole dell’infanzia e primaria degli istituti comprensivi di Villafranca, Rubano, Vigo- darzere, Maserà. Giovedì 25 febbraio, alle 16.30 nel centro parrocchiale di Montagnana, gli IdR delle scuole dell’infanzia e primaria degli istituti comprensivi Chinaglia e San Benedetto di Montagnana, Casa- le di Scodosia, Megliadino. Venerdì 4 marzo, alle 16.30 nel centro par- rocchiale delle Grazie di Este, gli IdR delle scuole dell’infanzia e primaria degli istituti comprensivi di Este, Solesino, Ponso, Lozzo, Villa Estense. Mercoledì 9 marzo, alle 16.30 nel Centro parrocchiale di Thiene, gli IdR delle scuole dell’in- fanzia e primaria degli istituti di Thiene, Piovene, Carrè, Sarcedo, Lugo, Cogollo. Martedì 15 marzo, alle 16.30, nel Centro par- rocchiale di Asiago, gli IdR delle scuole dell’infan- zia e primaria degli istituti comprensivi di Asiago, Gallio, Lusiana. Venerdì 18 marzo, alle 16.30 nella scuola Santa Maria Assunta di Valdobbiadene, gli IdR delle scuole dell’infanzia e primaria degli istituti di Valdobbiadene, Quero (sono invitati anche gli IdR delle SS1 e 2G). Sabato 19 marzo, alle 14.30 nel centro par- rocchiale di Fellette di Romano, gli IdR delle scuo- le dell’infanzia e primaria di Fonzaso, Valstagna, Romano d’Ezzelino, Rossano, Cassola, Marostica. Lunedì 21 marzo, alle 16.30 nel centro par- rocchiale Pio X di Cittadella, gli IdR delle Scuole dell’infanzia e primaria di Cittadella, Galliera, S. Giorgio d. Pertiche, S. Giorgio in Bosco, S. Martino di Lupari, Borgoricco, Campodarsego, Campo- sampiero. La pedagogia della lumaca ricorda ai docenti di educare al bello LIBRI PER APPROFONDIRE Gianfranco Zavalloni. Per una scuola lenta e solidale Nella foto sopra, san Basilio di Cesarea e san Gregorio di Nazianzo. «Se un uomo ha fame non regalargli un pesce, ma inse- gnagli a pescare. Solo così non lo avrai sfamato per un giorno, ma per sempre». Il proverbio è antico, la consegna quanto mai attuale, specie nel campo del- l’educazione, il cui fine è proprio quello di “insegnare a pescare”. Nella società del tutto e subi- to, della pancia piena anche a scapito dell’ambiente e degli al- tri, nel tempo della verità ridotta a opinione e della ragione di chi urla di più o ha i soldi, non è mo- derno parlare di educazione, di tempi lunghi, di cammino, di pa- zienza, ecc. Eppure è proprio in questa situazione che la sfida educativa si rivela essere una priorità assoluta ed è essenziale assumerla nella misericordia. Il binomio educazione-mise- ricordia potrebbe essere facil- mente declinato con le opere di misericordia spirituale: consiglia- re i dubbiosi, insegnare agli igno- ranti, richiamare chi sbaglia. La misericordia, infatti, non è esau- rita nella risposta a bisogni ma- teriali, in quanto la povertà ha molti volti e spesso i più difficili da affrontare sono quelli nasco- sti. Ma la questione è un’altra. Le opere di misericordia non riguar- dano il fare ma l’essere. L’ha ben capito l’apostolo Paolo quando scrive: «Se anche dessi in cibo tutti i miei beni… ma non avessi la carità, nulla mi servirebbe» (1 Cor 13,3). La cari- tà, come la misericordia, è un modo di essere, non qualcosa da fare. Ecco allora la domanda con la quale ci dobbiamo confronta- re: da insegnanti, come passare dal fare un’opera di misericordia all’essere misericordia? Misericordia è qualcosa che ha a che fare con le viscere (sia per l’ebraico che per il greco). L’educatore è come la levatrice (socratica) e l’educazione è un parto, che colloca l’insegnante al secondo posto dopo i genitori. Accompagnare una persona nel suo percorso di crescita/matura- zione significa dargli gli strumen- ti per portare alla luce il capola- voro che ha dentro. Ma non c’è rapporto generativo senza quella cura che è volere bene e volere il bene. Il professore marca-cartelli- no, distributore di nozioni è un mestierante, un funzionario, non un docente. La burocrazia scola- stica assorbe tante energie e ri- schia di spegnere l’entusiasmo o di lasciare solo le briciole al rap- porto con i ragazzi. Inoltre, la cri- si di altre agenzie (famiglia e parrocchia in primis) trasferisce sulla scuola deleghe educative che trasformano l’insegnante in un Sisifo dei tempi moderni: co- me può la scuola farsi carico di così tante e larghe attese? Gli alibi non mancano. Resta che se misericordia è farsi carico delle miserie altrui, a scuola i ragazzi si portano il biso- gno di rapporti educanti e adulti, che siano in grado di suscitare passione per la vita. A volte tale bisogno è espresso, altre latente, altre ancora va suscitato o riani- mato. In ogni caso solo la pro- spettiva di chi c’è con il cuore è in grado di intercettarlo e farlo fruttare. Scrive Paolo VI: «Biso- gnerebbe essere ispirati da un amore folle, cioè superiore alle misure della prudenza umana, li- rico, profetico, eroico, teso fino all’impossibile per poter compie- re qualche cosa di possibile». Quanto è vero questo nell’educa- zione! A scanso di equivoci, va chiarito l’obiettivo di questo rap- porto misericordioso e viscerale: ascoltare insieme la vita, analiz- zarla, conoscerla (fatti, cause, sviluppi) per tornare a se stessi con le ineludibili domande: chi siamo, chi stiamo diventando, verso dove ci affrettiamo, da chi siamo liberati e da cosa ci dob- biamo riscattare. Sono questi gli interrogativi che negli orizzonti dilatati del mondo globalizzato e in quelli virtuali del cyberspazio consentono di trovare la strada della vita, di tessere una trama di significati che sia in grado di giu- stificare gli sforzi e i sacrifici per arrivare a essere e rimanere uo- mo/donna, veramente e piena- mente. In questa narrazione, che ha a che fare con il presente ma so- prattutto con il futuro, l’educato- re è guida, animatore, innovato- re, allenatore motivazionale. Le tecnologie sono una grande ri- sorsa, ma per gestirle serve creatività, consapevolezza, cultu- ra, impegno civile, collaborazio- ne, responsabilità. A tutto questo solo un maestro vero e “miseri- cordioso” ti allena! Le idee qui esposte sono li- beramente ispirate da due testi della tradizione cristiana antica: il discorso ai giovani di Basilio di Cesarea e il discorso di ringra- ziamento di Gregorio il taumatur- go. Se ne raccomanda la lettura. Roberto Ravazzolo INSEGNANTI Cercare di “essere misericordia” nelle relazioni con i ragazzi Decliniamo la misericordia nell’educazione LA DIFESA DEL POPOLO 21 FEBBRAIO 2016 Quando si parla di misericordia (per chi cre- de) ci si sente felici e proiettati verso un mondo ideale di affetti e comunione fraterna. La realtà di ogni giorno però ci presenta fatti di violenza fisica o verbale anche o soprattutto fra vi- cini di casa. Sul lavoro sono tutti pronti a eviden- ziare i nostri errori e le nostre debolezze, in fami- glia ci riversiamo addosso frustrazioni e risenti- menti, per la strada o sul bus ci si scontra spesso con l’impazienza e la maleducazione, con l’intem- peranza dei giovani e l’insofferenza dei vecchi. In questo microcosmo relazionale nel quale, per definizione, si dovrebbero instillare sentimenti di benevolenza, gratitudine, condivisione, non mancano tra colleghi atteggiamenti fatti di traco- tanza, indifferenza, incapacità di relazionarsi con serenità e apertura per invidia, gelosia o paura di perdere il proprio spazio. Nessuna fiducia recipro- ca, né attitudine all’ascolto, né unità di intenti. Co- sa si può sperare di insegnare ai giovani con que- sti presupposti? È possibile far sentire intorno a noi il vento buono della misericordia? Forse non servo- no le prediche, le parole infiocchettate di retorica e neanche gli ammonimenti. Conta una cosa sola: l’esempio. Come un padre e una madre devono essere di esempio per i propri figli, la famiglia e la scuola dovrebbero dare vita a una rinnovata edu- cazione alle virtù perché la tolleranza, l’ascolto re- ciproco, l’empatia, la misericordia… passano dal cuore prima che dalla mente. Spinoza scriveva: «È meglio insegnare le virtù che condannare i vizi». Se è vero che è nel nostro modo di essere che risiede la chiave per cambiare l’atteggiamento, la misericordia è nel nostro dna e va cercata dentro noi, va coltivata, diffusa. In que- sto contesto l’insegnante di religione ha un ruolo fondamentale nella scuola perché promuove una “cultura dell’incontro”, porgendo con grazia e deli- catezza la propria fede e il proprio stile. Simona Sau A SCUOLA DI MISERICORDIA «Meglio insegnare le virtù che condannare i vizi» Promotori di bene con uno stile preciso

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�L’elogio della lentezza. In questaformula si può condensare tutto il li-bro. Sapremo ritrovare tempi natura-

li? Sapremo attendere una lettera? Sapre-mo piantare una ghianda o una castagna,sapendo che saranno i nostri pronipoti avederne la maestosità secolare? Sapremoaspettare? Sono solo alcune delle doman-de che Gianfranco Zavalloni, maestro e di-rigente scolastico, si pone in queste pagi-ne didatticamente ben scritte.

Il clima di accelerazione storica delmondo contemporaneo, con i suoi ritmisempre più frenetici e vorticosi, ha investi-to anche la scuola, che spesso non rispet-ta i tempi di apprendimento dei bambini eli costringe a una spasmodica corsa, fina-lizzata al raggiungimento di sempre piùincalzanti obiettivi e alla realizzazione dellepiù varie proposte progettuali. Il mito delle

“competenze da acquisire” ne è un esem-pio. La scuola odierna, riflettendo le ten-denze di buona parte della società umana,è centrata sul mito della velocità, dell’ac-celerazione e della competizione, comecriterio di selezione al quale i bambinivengono educati fin dai primi anni di vita.Questo ha delle ripercussioni incredibilinel nostro “modo di vivere”. Non abbiamopiù il tempo di “attendere”, non sappiamopartecipare a un incontro senza essere di-sturbati dal cellulare, vogliamo “tutto e su-bito” in tempo reale. «Le teorie psicologi-che sono concordi nel pensare che unadelle differenze fra i bambini e gli adultistia nel fatto che i bambini vivono secondoil principio di piacere (tutto e subito), men-tre gli adulti vivono secondo il principio direaltà (saper fare sacrifici oggi per goderepoi domani). Oggi gli adulti, grazie anche

alla società del consumismo esasperato,vivono come i bambini secondo le modali-tà del “voglio tutto e subito”» Così Chri-stoph Baker nell’introduzione.

Rousseau diceva: «Bisogna perderetempo per guadagnarne», evidenziandoche quello che a volte ci appare cometempo perso è in realtà il modo più idoneoper favorire i processi di apprendimento edi crescita degli alunni. «A scuola, soprat-tutto nella scuola primaria, è necessariobandire la fretta e gli alunni devono averela possibilità di crescere nel rispetto deiloro ritmi, dei loro modi e dei loro tempi diapprendimento» sottolinea la pedagogistaAida Dattola. Perdere tempo a parlarerappresenta la premessa indispensabileper un corretta relazione educativa. Glialunni, infatti, non sono materiale amorfo,da trattare in modo indifferenziato e mo-

dellare a nostro piacimento… Prendiamodue esempi: i compiti per casa e la calli-grafia. La fretta, si sa, è cattiva consiglierae induce, a volte, i docenti ad assegnaremolti compiti per casa per completare ipercorsi programmati. Il problema, secon-do Zavalloni, non è dato dalla quantità,bensì dalla qualità: se i compiti coinvolgo-no emotivamente l’alunno e sono piacevo-li non sono vissuti come un peso, ma co-me una piacevole attività di ricerca e di ri-flessione. Abituare i bambini a scrivere be-ne è didatticamente importante, intantoperché l’ordine esteriore è proporzionale aquello interiore e poi perché il compito diun docente è quello di educare al bello. Mipiace sintetizzare la pedagogia della lu-maca, ovvero l’elogio della lentezza, conun invito proveniente dalla cultura latina:Festina lente, ossia affrettati lentamen-

te… Per arrivare alla meta non bisognacorrere, magari improvvisando, ma impe-gnarsi senza fretta e in modo oculato.

Il libro dà indicazioni anche praticheper chi lavora a scuola su come poter tra-sformare nel quotidiano il sistema scola-stico attuale in vista di una scuola più giu-sta socialmente, una scuola davvero edu-cativa e non solo istruttiva.

�Patrizio Zanella

� Incontri gruppi zonali Ripensarsi nella professione: l’agire didattico

e la relazione con la classe, i colleghi e i genitori.Giovedì 25 febbraio, 16.30-18.30 – Centro

parrocchiale Pio X di Cittadella IdR infanzia e pri-mo ciclo (primaria e SS1G) dei gruppi zonali diCittadella, Pedemontana e Valbrenta, con RinaldaMontani.

Giovedì 3 marzo, 16.30-18.30 – Scuola pari-taria Santa Capitanio di Piove di Sacco IdR Ss2gdei gruppi zonali di Piove e di Dolo con RinaldaMontani.

Venerdì 11 marzo, 16.30-18.30 – Istituto pa-ritario Buggiani Poloni di Monselice IdR Infanzia eprimo ciclo (primaria e SS1G) del gruppo zonaleMonselice, Este, Montagnana (Due Carrare, Ma-serà, Conselve, Tribano, Monselice, Solesino,Ponso, Este, Lozzo, Villa Estense, Montagnana,Casale, Megliadino), con Barbara Pastò.

Giovedì 17 marzo, 16.30-18.30 – Istituto pa-ritario Buggiani Poloni di Monselice IdR Infanzia ePrimo Ciclo (primaria e SS1G) del gruppo zonaleMonselice, Este, Montagnana (Due Carrare, Ma-serà, Conselve, Tribano, Monselice, Solesino,Ponso Este, Lozzo, Villa Estense, Montagnana,Casale, Megliadino), con la prof.ssa Barbara Pa-stò.� Don Lorenzo Celi incontra gli insegnanti direligione:

Lunedì 22 febbraio, alle 16.30 al Barbarigo:gli IdR delle scuole dell’infanzia e primaria degliistituti comprensivi di Padova terzo, quarto, quintoe sesto, Limena, Curtarolo, Cadoneghe.

Martedì 23 febbraio, alle 16.30 al Barbarigo:gli IdR delle scuole dell’infanzia e primaria degliistituti comprensivi di Villafranca, Rubano, Vigo-darzere, Maserà.

Giovedì 25 febbraio, alle 16.30 nel centroparrocchiale di Montagnana, gli IdR delle scuoledell’infanzia e primaria degli istituti comprensiviChinaglia e San Benedetto di Montagnana, Casa-le di Scodosia, Megliadino.

Venerdì 4 marzo, alle 16.30 nel centro par-rocchiale delle Grazie di Este, gli IdR delle scuoledell’infanzia e primaria degli istituti comprensivi diEste, Solesino, Ponso, Lozzo, Villa Estense.

Mercoledì 9 marzo, alle 16.30 nel Centroparrocchiale di Thiene, gli IdR delle scuole dell’in-fanzia e primaria degli istituti di Thiene, Piovene,Carrè, Sarcedo, Lugo, Cogollo.

Martedì 15 marzo, alle 16.30, nel Centro par-rocchiale di Asiago, gli IdR delle scuole dell’infan-zia e primaria degli istituti comprensivi di Asiago,Gallio, Lusiana.

Venerdì 18 marzo, alle 16.30 nella scuolaSanta Maria Assunta di Valdobbiadene, gli IdRdelle scuole dell’infanzia e primaria degli istituti diValdobbiadene, Quero (sono invitati anche gli IdRdelle SS1 e 2G).

Sabato 19 marzo, alle 14.30 nel centro par-rocchiale di Fellette di Romano, gli IdR delle scuo-le dell’infanzia e primaria di Fonzaso, Valstagna,Romano d’Ezzelino, Rossano, Cassola, Marostica.

Lunedì 21 marzo, alle 16.30 nel centro par-rocchiale Pio X di Cittadella, gli IdR delle Scuoledell’infanzia e primaria di Cittadella, Galliera, S.Giorgio d. Pertiche, S. Giorgio in Bosco, S. Martinodi Lupari, Borgoricco, Campodarsego, Campo-sampiero.

La pedagogia della lumaca ricorda ai docenti di educare al bello

LIBRI PER APPROFONDIRE Gianfranco Zavalloni. Per una scuola lenta e solidale

Nella fotosopra,san Basiliodi Cesarea esan Gregoriodi Nazianzo.

� «Se un uomo ha fame nonregalargli un pesce, ma inse-

gnagli a pescare. Solo così nonlo avrai sfamato per un giorno,ma per sempre». Il proverbio èantico, la consegna quanto maiattuale, specie nel campo del-l’educazione, il cui fine è proprioquello di “insegnare a pescare”.

Nella società del tutto e subi-to, della pancia piena anche ascapito dell’ambiente e degli al-tri, nel tempo della verità ridottaa opinione e della ragione di chiurla di più o ha i soldi, non è mo-derno parlare di educazione, ditempi lunghi, di cammino, di pa-zienza, ecc. Eppure è proprio inquesta situazione che la sfidaeducativa si rivela essere unapriorità assoluta ed è essenzialeassumerla nella misericordia.

Il binomio educazione-mise-ricordia potrebbe essere facil-mente declinato con le opere dimisericordia spirituale: consiglia-re i dubbiosi, insegnare agli igno-ranti, richiamare chi sbaglia. Lamisericordia, infatti, non è esau-rita nella risposta a bisogni ma-teriali, in quanto la povertà hamolti volti e spesso i più difficilida affrontare sono quelli nasco-sti. Ma la questione è un’altra. Leopere di misericordia non riguar-dano il fare ma l’essere.

L’ha ben capito l’apostoloPaolo quando scrive: «Se anche

dessi in cibo tutti i miei beni…ma non avessi la carità, nulla miservirebbe» (1 Cor 13,3). La cari-tà, come la misericordia, è unmodo di essere, non qualcosa dafare. Ecco allora la domanda conla quale ci dobbiamo confronta-re: da insegnanti, come passaredal fare un’opera di misericordiaall’essere misericordia?

Misericordia è qualcosa cheha a che fare con le viscere (siaper l’ebraico che per il greco).L’educatore è come la levatrice(socratica) e l’educazione è unparto, che colloca l’insegnante alsecondo posto dopo i genitori.Accompagnare una persona nelsuo percorso di crescita/matura-zione significa dargli gli strumen-ti per portare alla luce il capola-voro che ha dentro. Ma non c’èrapporto generativo senza quellacura che è volere bene e volere ilbene.

Il professore marca-cartelli-no, distributore di nozioni è unmestierante, un funzionario, nonun docente. La burocrazia scola-stica assorbe tante energie e ri-schia di spegnere l’entusiasmo odi lasciare solo le briciole al rap-porto con i ragazzi. Inoltre, la cri-si di altre agenzie (famiglia eparrocchia in primis) trasferiscesulla scuola deleghe educativeche trasformano l’insegnante inun Sisifo dei tempi moderni: co-

me può la scuola farsi carico dicosì tante e larghe attese? Glialibi non mancano.

Resta che se misericordia èfarsi carico delle miserie altrui, ascuola i ragazzi si portano il biso-gno di rapporti educanti e adulti,che siano in grado di suscitarepassione per la vita. A volte talebisogno è espresso, altre latente,altre ancora va suscitato o riani-mato. In ogni caso solo la pro-spettiva di chi c’è con il cuore èin grado di intercettarlo e farlofruttare. Scrive Paolo VI: «Biso-gnerebbe essere ispirati da unamore folle, cioè superiore allemisure della prudenza umana, li-rico, profetico, eroico, teso finoall’impossibile per poter compie-re qualche cosa di possibile».Quanto è vero questo nell’educa-zione!

A scanso di equivoci, vachiarito l’obiettivo di questo rap-porto misericordioso e viscerale:ascoltare insieme la vita, analiz-zarla, conoscerla (fatti, cause,sviluppi) per tornare a se stessicon le ineludibili domande: chisiamo, chi stiamo diventando,verso dove ci affrettiamo, da chisiamo liberati e da cosa ci dob-biamo riscattare. Sono questi gliinterrogativi che negli orizzontidilatati del mondo globalizzato ein quelli virtuali del cyberspazioconsentono di trovare la strada

della vita, di tessere una trama disignificati che sia in grado di giu-stificare gli sforzi e i sacrifici perarrivare a essere e rimanere uo-mo/donna, veramente e piena-mente.

In questa narrazione, che haa che fare con il presente ma so-prattutto con il futuro, l’educato-re è guida, animatore, innovato-re, allenatore motivazionale. Letecnologie sono una grande ri-sorsa, ma per gestirle servecreatività, consapevolezza, cultu-ra, impegno civile, collaborazio-ne, responsabilità. A tutto questosolo un maestro vero e “miseri-cordioso” ti allena!

Le idee qui esposte sono li-beramente ispirate da due testidella tradizione cristiana antica: ildiscorso ai giovani di Basilio diCesarea e il discorso di ringra-ziamento di Gregorio il taumatur-go. Se ne raccomanda la lettura.

�Roberto Ravazzolo

INSEGNANTI Cercare di “essere misericordia” nelle relazioni con i ragazzi

Decliniamo la misericordia nell’educazione

LA DIFESA DEL POPOLO21 FEBBRAIO 2016

�Quando si parla di misericordia (per chi cre-de) ci si sente felici e proiettati verso un mondo

ideale di affetti e comunione fraterna.La realtà di ogni giorno però ci presenta fatti di

violenza fisica o verbale anche o soprattutto fra vi-cini di casa. Sul lavoro sono tutti pronti a eviden-ziare i nostri errori e le nostre debolezze, in fami-glia ci riversiamo addosso frustrazioni e risenti-menti, per la strada o sul bus ci si scontra spessocon l’impazienza e la maleducazione, con l’intem-peranza dei giovani e l’insofferenza dei vecchi.

In questo microcosmo relazionale nel quale,per definizione, si dovrebbero instillare sentimentidi benevolenza, gratitudine, condivisione, nonmancano tra colleghi atteggiamenti fatti di traco-tanza, indifferenza, incapacità di relazionarsi conserenità e apertura per invidia, gelosia o paura diperdere il proprio spazio. Nessuna fiducia recipro-ca, né attitudine all’ascolto, né unità di intenti. Co-sa si può sperare di insegnare ai giovani con que-

sti presupposti? È possibile far sentire intorno a noiil vento buono della misericordia? Forse non servo-no le prediche, le parole infiocchettate di retorica eneanche gli ammonimenti. Conta una cosa sola:l’esempio. Come un padre e una madre devonoessere di esempio per i propri figli, la famiglia e lascuola dovrebbero dare vita a una rinnovata edu-cazione alle virtù perché la tolleranza, l’ascolto re-ciproco, l’empatia, la misericordia… passano dalcuore prima che dalla mente.

Spinoza scriveva: «È meglio insegnare le virtùche condannare i vizi». Se è vero che è nel nostromodo di essere che risiede la chiave per cambiarel’atteggiamento, la misericordia è nel nostro dna eva cercata dentro noi, va coltivata, diffusa. In que-sto contesto l’insegnante di religione ha un ruolofondamentale nella scuola perché promuove una“cultura dell’incontro”, porgendo con grazia e deli-catezza la propria fede e il proprio stile.

�Simona Sau

A SCUOLA DI MISERICORDIA «Meglio insegnare le virtù che condannare i vizi»

Promotori di bene con uno stile preciso