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Anno 17 n° 5 - EDIZIONE GRATUITA Giovedì 4 aprile 2019 DEA, CACCIA ALLA CHAMPIONS SERIE A Con uno Zapata straripante, i nerazzurri ospitano il Bologna. Tre punti per l Europa delle big BOMBERONE - Zapata, 19 reti nel suo primo campionato di Serie A con la Dea FOTO MORO

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Anno 17 n° 5 - EDIZIONE GRATUITA Giovedì 4 aprile 2019

DEA, CACCIA ALLA CHAMPIONSSERIE ACon uno Zapata straripante, i nerazzurri ospitano il Bologna. Tre punti per l’Europa delle big

BOMBERONE - Zapata, 19 reti nel suo primo campionato di Serie A con la Dea FOTO MORO

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Bergamo&Sport2 Giovedì 4 Aprile 2019

Dea, incrocio Europa-salvezzaLA SFIDA Stasera a Bergamo di scena un Bologna rivitalizzato dalla cura Mihajlovic

Atalanta per l’Europa, il Bolognaper la salvezza. Al termine della tren-tesima di campionato i nerazzurri han-no intenzione di confermare, e chissà,migliorare la posizione in classifica, irossoblu, altrettanto, stabilirsi in ma-niera definitiva fuori dalla zona retro-cessione dopo una rincorsa durata,praticamente, l’intera stagione. Nonsolo, Atalanta e Bologna sono duesquadre che scoppiano di salute, infat-ti i nostri beniamini nel girone di ri-torno hanno perso solo con Milan eTorino ottenendo sei vittorie e due pa-reggi mentre i felsinei con l’arrivo inpanca di Sinisa Mihajlovic hannoconquistato tredici punti in otto gare e,soprattutto, sono tornati al gol, dopo lamicragna dell’era Inzaghi. Eppure cisono 21 punti di differenza tra le dueformazioni con 60 gol realizzati e 40subiti per l’Atalanta, 27 gol fatti e 43incassati da parte degli emiliani. Sulcampo spesso queste difformità tecni-che non vengono confermate perchéci sono anche scelte tattiche e motiva-zioni collettive che riducono l’even-tuale gap. Certo a Bergamo gli atalan-tini non brillano come in trasferta, seivittorie contro le otto fuori casa anchese, sotto la Maresana, le vittorie conInter e Fiorentina e il pari con la Juvesono entrate nella straordinarietà del-l’attuale stagione e, quindi, il popolonerazzurro si è divertito anche in casa.Manca qualcosa quando si affrontanoavversarie di bassa classifica ed è op-portuno colmare questa piccola lacu-na con una scintillante vittoria controil Bologna. Intanto Gasperini puòpraticare il turnover, o meno, ma è or-mai consolidato che chi entra, o dalprimo minuto o durante la partita, gio-ca come il compagno che sostituisce.E’ un meccanismo perfetto che dimo-stra, ancora una volta, come l’organiz-zazione di gioco dell’Atalanta siascientifica, ciascun giocatore sa come

deve fare e non c’è bisogno del libronedella tattica che Tullio Gritti squa-derna a chi entra in campo. Tanto si sagià dove andare e come giocare. Neldopopartita di Parma è stato chiesto aGasperini dei suoi gregari: “Da noinon ci sono gregari. L’Atalanta è ungruppo di leader. Tutti i miei ragazzidevono dimostrare sempre la loro

personalità in campo, essere i miglio-ri nel loro specifico ruolo, altrimentinon riusciremmo a conquistare certirisultati”. Difficile dargli torto. Unchiaro esempio: Arkadiusz Reca. Ilpolacco ha giocato pochissimo maGasperini lo ha tenuto in considera-zione e domenica ha disputato trentaminuti d’alta qualità con cross da si-

nistra al bacio. Di sicuro, in questomomento, Gollini, Freuler, Gomez eZapata sono autentici match winner.Il Bologna proverà ad insidiare l’Ata-lanta col 4-2-3-1, modulo a parte i ros-soblu fuori casa hanno collezionatodue vittorie, una a San Siro con l’Interalla terza di ritorno e l’altra a Torinocontro i granata il 17 marzo scorso,

cinque pareggi e otto sconfitte, quin-dici gol segnati e 25 subiti. Rispettoalla formazione che ha battuto il Sas-suolo all’ultimo minuto, il tecnico ser-bo potrebbe cambiare qualche pedinae vedremo se confermerà Orsolini, unex che vuole dimostrare ai bergama-schi le sue qualità tecniche.

Giacomo Mayer

Una bella coreografia della curva atalantina Foto Francesco Moro

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Bergamo&Sport4 Giovedì 4 Aprile 2019

Emiliano, manchi un MondoPRIMO PIANO A un anno dalla scomparsa, il ricordo del nostro Giacomo Mayer

BERGAMO - E’ entrato di di-ritto nel Pantheon degli deidel calcio, Emiliano Mondo-nico. E a un anno della suascomparsa il ricordo non sismorza, anzi ci manca. Pro-prio adesso che l’Atalanta èentrata nell’Olimpo, appuntoa due passi dal Pantheon. Valeper tutti quello che ha scrittoGiorgio Parretti, intimo ami-co del Mondo: “La condivi-sione professionale nel no-stro pianeta, il pianeta calcio,non è sempre facile vista l’i-steria galoppante che circon-da e penetra dentro ognuno dinoi ma tu, con i tuoi silenzi e iltuo pragmatismo, hai saputo,nei momenti opportuni azze-rare qualsiasi principio diburrasca dialettica” (L’Ecodi Bergamo, 29 marzo 2019).Non ha vinto scudetti, CoppaItalia, Coppe europee (ci è an-dato vicino col Toro e conl’Atalanta) eppure è il capo-saldo del nostro calcio. Dagiocatore dicono sia stato undisastro o quasi, non per dotitecniche, anzi quelle non glimancavano, ma semplice-mente perché poco incline al-la ferrea disciplina che vigevatra le squadre professionisti-che negli anni Sessanta e Set-tanta, vale a dire in piena “ri -voluzione culturale” che nonha tralasciato il calcio. E’ en -trata nella leggenda la sua “fu -ga” dalla Cremonese per cor-rere al Palalido di Milano l’8apriel 1967 ad assistere alconcerto dei Rolling Stones.Giancarlo Finardi, suo com-pagno di squadra e suo colla-boratore tecnico, ha spesso ri-cordato: “Mai avrei pensatoche il Mondo facesse l’allena -tore”. Invece, come spessosuccede a chi è nato sotto il se-gno dei Pesci, da giocatore“scapestrato” ad allenatorepoco incline alle mezze misu-re o alla dissipazione, vero vi-zio del calcio professionisti-co. Che fosse un mago dellapanchina è noto a tutti, facevae disfaceva un assetto tatticodella squadra durante la parti-ta con una semplicità scon-volgente che stupiva soprat-tutto noi cronisti a quei tempinon troppo edotti sulle mo-venze della tattica. E, spesso evolenteri, nella conferenzadel dopopartita ce lo rimarca-va con le sue battute, con lesue frasi disseminate qua e làche erano autentiche provo-cazioni. E tutti noi a cercare dicapirne il vero significato. Ar-ricchendo i nostri articoli e lafantasia dei titolisti. Provoca-zioni che non mancavano an-che con i suoi giocatori nellospogliatoio o durante una se-duta di allenamento. Diceva,per esempio, allo stopper:“Ehi, attento domani sui calcid’angolo a quello spilungonebrasiliano che segna sempredi testa” fingendo di non co-noscere nome e cognome del-l’avversario. Invece lo sapevabene che non fosse brasilianoma, addirittura, il centravantidella nazionale cecoslovacca.Era un modo per tenere destal’attenzione. Non solo allena-tore famoso e opinionista tvsopraffino ma persona dispiccata sensibilità umana.Sempre pronto ad aiutare gli“ultimi”, quelli che per i ben-pensanti sono i reietti della so-cietà. Il Mondo non alzavamuri, apriva le porte a tutti.Una sola porta ha sempre cer-cato di tenerla chiusa: quelladella sua squadra durante lapartita.

Giacomo Mayer

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Bergamo&Sport6 Giovedì 4 Aprile 2019

Zapata, stagione da fenomenoIL PROTAGONISTA Con un Duvan così, nulla è precluso alla splendida banda di mister Gasp

Per un’Atalanta tornata asognare in grande dopo iltrionfo in rimonta al Tardini,con il gap dall’El DoradoChampions ridotto a sole trelunghezze, c’è un Duvan Za-pata che sta vivendo la stagio-ne della definitiva consacra-zione sul palcoscenico dellanostra Serie A. Con la dop-pietta in terra emiliana, il co-lombiano è salito a quota 19reti, per un bottino complessi-vo di 24 se si estende il con-teggio anche a Coppa Italia edEuropa League. E’ una rincor-sa in parallelo quella della Deae del suo numero 91: a novegiornate dalla chiusura del tor-neo i nerazzurri condividonola quinta piazza a braccettocon una Lazio in crescita. Fi-nisse oggi il campionato, perGomez e compagni sarebbeEuropa League per il terzo an-no consecutivo, senza dimen-ticare la “scorciatoia” CoppaItalia, ma il piatto forte è lì aduna manciata di punti e a Ber-gamo c’è la voglia di credercifino in fondo. Un sogno da ali-mentare con i gol dell’ attac-cante nativo di Calì, a sua vol-ta in prima fila per giocarsi si-no all’ ultimo il titolo di ca-pocannoniere, all’ insegui-mento dell’ attuale leaderQuagliarella che comanda aquota 21, tallonato da Cristia-no Ronaldo e Piatek che, pro-prio con Zapata, completano ilterzetto inseguitori con 19squilli a testa. In una virtualegraduatoria che non contemplile realizzazioni su penalty, sa-rebbe proprio l’ atalantino ilRe di casa nostra con le gerar-chie dei bomber di fatto ribal-

tate: Zapata 18, Piatek 17,Quagliarella 15 e Ronaldo 14.A certificare il colombiano co-me la punta più prolifica suazione. Zapata e l’ Atalantaviaggiano sugli stessi binarianche per quanto concerne lacapacità di sbriciolare primatisu primati: i ragazzi di misterGasperini, con i tre acuti inEmilia, hanno perfezionatol’aggancio nei confronti dellaJuventus alla voce “miglior at-tacco” con 60 gol messi a re-ferto in 29 giornate. Asticellache si alza ulteriormente se sipuntano i riflettori sulle pre-stazioni del nazionale “cafete-ro”: record di centri personaliin A già ampiamente superato(il precedente era di 11 in ma-glia Samp, ndr), così come lemarcature complessive in sta-gione (stracciato il vecchioprimato di 11 ottenuto conblucerchiati e Udinese, ndr).In una sola stagione, peraltronon ancora conclusa, in ma-glia nerazzurra ha già miglio-rato il bottino di reti messi in-sieme nei due anni di Napoli,nel biennio friulano e nell’unica annata disputata all’ om-bra della lanterna. Record de-stinati ad essere ritoccati ulte-riormente verso l’alto in un fi-nale di stagione che, facendo idovuti scongiuri, vedrà l’ Ata-lanta scendere in campo undi-ci volte da qui a fine maggio.Tanti appuntamenti per tantiobbiettivi da raggiungere. Perrendere la 18-19 la stagionepiù bella di sempre. L’ Atalan-ta ci crede, e con uno Zapatacosì nulla può essere preclu-so.

Michael Di Chiaro Diciannove gol in campionato (più altri cinque nelle coppe) per Zapata in maglia nerazzurra Foto Francesco Moro

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Bergamo&Sport8 Giovedì 4 Aprile 2019

Aprile può essere il mese della veritàCALENDARIO Dal Bologna all’Udinese, passando per l’Inter e la semifinale di Coppa Italia

La visita del Bologna in quel diBergamo, nell’ insolito “posticipo”del giovedì che chiude l’ ultimo turnoinfrasettimanale della stagione, inau-gura l’ aprile dell’ Atalanta, chiamataa giocarsi tanto, se non tutto, nelle re-sidue settimane di competizioni uffi-ciali. Questa sera, al Comunale, arrivaun Bologna rivitalizzato dalla curaMihajlovic. La vittoria all’ ultimo re-spiro contro il Sassuolo ha spinto laformazione felsinea fuori dalle paludidella zona retrocessione e per rimane-re in superficie i rossoblu sbarcanonella Città dei Mille con il chiaro in-tento di incamerare altri punti pesantiin chiave salvezza. Impegno non fa-cile per la Dea, obbligata a centrare ilbottino pieno davanti al proprio pub-blico per blindare in primis la casellaEuropa League, ma con lo sguardosempre rivolto al sogno quarto posto.Un pensiero stupendo distante tre mi-seri punti, le cui percentuali di realiz-zazione potrebbero meglio definirsigiusto tre giorni più tardi quando, alleore 18, l’ Atalanta sarà di scena allaScala del Calcio, ospite dell’ Inter. Inerazzurri milanesi stanno vivendoun momento complicatissimo: la vit-toria nel Derby sembrava aver atte-nuato i malumori in casa meneghina,esasperati dall’ uscita di scena in Eu-ropa League e dal caso Icardi che tie-ne banco ormai da settimane, ma il kointerno contro la Lazio e la non con-vocazione dell’ argentino hanno ria-perto la crepa e messo sulla graticolauno Spalletti non più così intoccabi-le. Una settimana più tardi, domenica14, si torna all’ Atleti Azzurri d’Italiaper il match interno contro l’ Empoli.Impegno sulla carta accessibile, ma lapericolante situazione di classifica deitoscani potrebbe creare più di un grat-tacapo a Gasperini, al cospetto di unasquadra che per credere nella perma-nenza in massima serie non può più

permettersi di fare calcoli. La terzasettimana di aprile, però, è senza dub-bio la più attesa da tutto il popolo ne-razzurro. Tre partite condensate in unfazzoletto di otto giorni: si parte con ilMonday Night al San Paolo di Napolicontro la seconda della classe che, ac-cantonato il pensiero Scudetto, po-

trebbe pagare dazio in termini di ener-gie da dirottare esclusivamente sultraguardo Europa League, divenutoobbiettivo primario della stagionepartenopea. Dispendio energetico delquale dovrà tenere conto anche l’ Ata-lanta, chiamata settantadue ore piùtardi all’ appuntamento con la storia.

La sfida che vale una stagione, ossiala semifinale di ritorno di Coppa Italiacontro la Fiorentina. Si preannunciaun Comunale gremito in ogni ordinedi posto per spingere i nerazzurri ver-so la finalissima di Roma del 15 mag-gio. A chiudere un mese pieno zeppodi impegni, la sfida all’ Udinese di do-

menica 28. Teatro l’ Atleti Azzurri d’Italia. Ora come non mai fondamen-tale per trascinare i ragazzi del Gaspattraverso cinque sfide molto delica-te, che potrebbero apparecchiare la ta-vola per un altro mese di emozioniforti.

Michael Di Chiaro

Josip Ilicic in gol contro il Chievo, sfida terminata in parità (1-1) Foto Francesco Moro)

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Bergamo&SportGiovedì 4 Aprile 2019 9

I quattro moschiettieri in fasciaQUI ATALANTACastagne, Gosens, Hateboer e Reca: soluzioni diverse, ma tutte di quantità e qualitàBERGAMO - In pieno invernoGian Piero Gasperini, il misterche ama le rose corte salvo poipungere peggio delle spinequando si gira verso la panchi-na e di alternative di qualitànemmeno l'ombra, se n'erauscito che in corsia aveva untris di titolari da sfogliare divolta in volta come una mar-gherita ottenendone comun-que un paio perfino profumati.Da mettere all'occhiello dellasua Atalanta, cui piace parec-chio girare al largo lavorandoai fianchi il nemico prima diarrivare al dunque. Merito del-l'ambivalenza di Timothy Ca-stagne, della solidità di RobinGosens a sinistra e dello stra-potere fisico-atletico di unHans Hateboer capace di rad-drizzare il piede quanto bastaper infilarne da par suo. A Par-ma, d'improvviso, la scopertadel non c'è tre senza quattro.Arkadiusz Reca, quello che inritiro in Valseriana pareva adapprendimento lento perchéparlava solo polacco, entranella rotazione rilevando An-drea Masiello con sequela deltulipano a terzo dietro e virataa destra del belga. La mossa al-la Kasparov che dà scaccomatto ai ducali: assist propriodi Tim il Vallone per il contro-sorpasso by Duvan, a tiro di undiagonale appena largo, il Pa-pu che la smista innescandotutti e sovrapponendosi di lìper il pallone della doppiettacolombiana. Il tutto corrobo-rando gli equilibri di una squa-dra che a furia di spingere perbuttar giù dal letto le difese av-versarie rischia costantementela coperta corta. Chi non risicanon rosica. E bravi i nostri to-poloni in fascia, adusi ormai arecitare la parte di quelli delformaggio per gli incauti di-rimpettai che osino solo pensa-re di cavarsela a buon merca-to.

IL DIAVOLO ROSSO -Recentemente in Nazionale ilBoröla le ha tolte dal fuoco nelbattesimo delle qualificazionia Euro 2020 a Bruxelles con laRussia, porgendo a Tielemansil vassoio per aprirla. Anche sepoi ha dovuto risolverla Ha-zard da fermo (rigore e puni-zione). Ormai è un lateralecompleto, a mezza via tra Con-ti e Spinazzola, benché debbamigliorare nelle diagonali di-fensive e nei tagli. Corsa alacree snella, un utensile che si tra-sforma in grimaldello. Gol allaRoma, di piede e di testa, neldoppio confronto da 3-3, e spe-

cialmente alla Juve nel quartodi Coppa Italia, gabbandoCancelo per la botta accentra-ta. Cinquina di servizi vincentiraggiunta al canto dell'Aida: inprecedenza, a Zapata conl'Haifa, ad Hansone l'olande-sone per la craniata-matchballdi Cagliari e a Robin dell'AltoReno, stessa specialità daquinto a quinto, nel sigillo del3-1 alla Fiorentina.

IL TEDESCO – Forsequello sceso, non nel rendi-mento ma nella considerazio-ne dell'allenatore, è lui. O è ilresto della ciurma che sale dipiù. Cognome da polder e di-ghe ma venuto alla luce al diqua del grande fiume, Robinama vestirsi da Batman e, a di-spetto del minutaggio contesodall'uomo che calca la sua zol-la (1922' contro 1901', in A1474' vs 1405', 21 presenze a20 sulle 27 totali) a piede in-vertito, vola a mancina che èuno spettacolo. La specialità ètamponare e ribaltare il fronteinserendosi se non ci hanno giàpensato gli altri. L'acuto da trepunti al volo nella tana dellaSamp, quasi dal fondo sul tra-versone dell'olandese sporcatoda Audero, è da scrivere a ca-

ratteri d'oro negli annali neraz-zurri. Come la magia da poke-rissimo al Chievo all'andata.Piattini ai compagni, per con-verso, pochi: a Ilicic coi Mussie allo stantuffo qui sotto permenare le danze nel 4-1 all'In-ter.

ZOCCOLETTI OLAN-DESI – Hateboer, 34 presenzeglobali (27 in campionato) equindi il più indispensabil-mente occupato del reparto, èuna sorta di Schelotto con piùfisico, più chilometraggio epiù costanza. In chiusura e indisimpegno gli capita di esseredifettoso (movimenti grezzi,colpevole del 2-1 del Milan byCalhanoglu e anche del van-taggio del Toro con Izzo, ser-vito dalla sua svirgolata), manegli impieghi estemporaneida centrale in terza linea è ef-ficace quasi quanto sfreccian-do parallelo alla riga lunga. IlGasp non farebbe mai a menodi una simile forza della natu-ra. Gli Oranje lo chiamano atappare i buchi, ma come gio-catore di club è il massimo: 4gol in A da faticatore puro cheperò ci crede, la metà in giocoaereo (Empoli, Casteddu) el'altra di destro (Frosinone alla

prima, Inter) che usa di prefe-renza di prima intenzione ca-tapultandosi sulla sfera comese fosse l'ultimo tuffo della vi-ta. Ad Haifa, la piazzata di pre-cisione di sinistro, anche per-ché la potenza è tutta nell'artoopposto. Azioni né in rialzo né

in ribasso, ma costanti. Il suovero plus. Poker d'assist, pergradire: Napoli, sponda perZapatone; a Udine, idem macol destro; a Frosinone, spondaper il terzo su quattro del Ter-nero; Spal, lungolinea per l'af-fondo di... indovinato, di nuo-

vo il colombiano. Segno che lamanovra esige assi preferen-ziali e lui sa leggere le situa-zioni imbeccando tagli o di-scese a rete: il Papu quando erauna punta duettava con Spina,il ragazzone di Beerta ha il to-tem nero che sprinta dal verticeopposto e Josip a inventarglidavanti. Coprirlo è affar suo.Occhio di lince, ha capito tuttodel 3-4-1-2.

DALLA POLONIA CONFURORE - L'uomo di Gru-gliasco sembrava avergli tiratoil freno a mano dopo l'esordioeuropeo nel ritorno con gliisraeliani, causa tempismo ri-vedibile in zona difensiva.Nelle partitelle e nei test a Zin-gonia pare un missile dritto al-la porta. E la mette con voluttà.Sinistro educato e destro nondisprezzabile, col part time du-cale è alla quinta d'annata. Haspinto e accelerato, in copertu-ra è stato attento. Ed è stato ilpiede di porco tattico per spo-stare Castagne dov'è risultatopiù utile, anzi decisivo. 27 giridi lancetta più recupero. Entra-to lui, alla fine, si è vinto senzasoffrire. In Ciociaria, scampoliper Djimsiti. Col Toro, per Ca-stagne. Al "Franchi", nella se-mifinale della Coccarda, per ilbomberone. Arkadiusz dal Wi-sla Plock sa stare al suo posto.Intanto guarda, impara, aspettala grande occasione, magari daturnover, e cresce con la Polo-nia: contro la Lettonia, il 24marzo, ha accarezzato al bacionientemeno che la fronte di Le-wandowski...

Simone Fornoni

IL TEDESCO - Gosens, qui in azione contro il Chievo, tre gol in questo campionato con la maglia della Dea FOTO MORO

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Bergamo&Sport10 Giovedì 4 Aprile 2019

A Bologna qualcosa è cambiatoGLI AVVERSARI Nell’ultimo mese il cambio di marcia e adesso i felsinei vedono la salvezza

BERGAMO - Dirà l'osservatore su-perficiale: bella forza 'sto SinisaMihajlovic, sta pasteggiando al de-sco della salvezza coi manicarettichiesti dal silurato Pippo Inzaghi epiovuti dalla finestra masterchef digennaio. Dal 3 febbraio, in 8 gior-nate, 13 punti, esordendo col bottinocorsaro contro l'Inter e vincendo leultime 3 per chiudere la porta allastriscia negativa (Roma, Juve, Udi-nese) di pari numero. Le novità in-vernali ci sono e ci fanno, eccome.Roberto Soriano a inventare tra le li-nee dedicandosi a compiti di cuci-tura sartoriale tra reparti che nem-meno un couturier di fama interna-zionale. Nicola Sansone, l'esternooffensivo d'esperienza che mancava(targato Villarreal pure lui) per aiu-tare un attacco precedentemente le-gato a doppio filo alle lune e ai lampidi Federico Santander, 6 in tutta la

stagione. E non è un caso che ab-biano inciso entrambi senza farsi at-tendere troppo, l'uno tentando di ria-prirla in solitario in casa della Romaper poi offrire sul vassoio il raddop-pio all'altro col Cagliari, allo startdella recente serie positiva comple-tata con Torino (seconda afferma-zione in trasferta, occhio che sta di-ventando un vizio) e Sassuolo.

Ma non sono solo i due paisà diGermania classe '91 ad aver consen-tito al serbo in panca di ghermire l'i-nerzia della lotta per la permanenzain A. Per soffittare nel baule polve-roso degli incubi le 14 lunghissimegiornate sognando i 3 punti, metàdelle quali dolorosamente perse, c'èvoluto il cambio di rotta all'insegnadelle cose semplici e delle scelte ta-lora lapidarie. Essenziale, in primis,l'abbandono del radicalismo tatticoche aveva indotto Superpippo a cam-

biare pressoché solo a partite in cor-so il suo prediletto 3-5-2, a favoredel 4-2-3-1 che non si discute ma va-ria spesso le caratteristiche insiemealle pedine, rinunciando a stanchistereotipi come la riproposizione fis-sa di Dzemaili da mezzala pronta atramutarsi in trequartista. In mezzo,insieme allo svizzero, ci sono Poli ePulgar in lotta per due maglie. Suilati bassi, a detrimento del prestitonerazzurro Federico Mattiello chedifensore non è, retroguardia stabi-lizzata con Mbaye, illusorio apripi-sta proprio all'andata contro l'Ata-lanta quando faceva quasi solo ilpendolino, e Dijks, ai tempi in bal-lottaggio con un Krejci ora cadutonel dimenticatoio dopo essere statocostretto a fare il boia e l'impiccatodal fu bomber piacentino. Su quellialti, invece, rotazione godibile conl'altro volto noto Riccardo Orsolini

usualmente impiegato a destra e ilTrenza Palacio a coprire le spalle adali o centravanti secondo la bisogna.Già, perché anche Mattia Destro statornando in auge, avendo azzeccatola seconda stagionale col matchballallo scadere di testa contro il nero-verde Mapei grazie al corner al baciodi Orso, a sua volta 3 (l'ultimo coigranata) più 4 assist e sempre fra ipiù positivi con la sua fisicità man-cina non priva di bagliori geniali.

Il figlio d'arte (Flavio fu ringhiosodifensore dell'Ascoli e ora allena laFermana) è stato rigenerato da Miha,visto che a prescindere dall'utilizzo -titolare solo col Genoa il 10 feb-braio, con rompighiaccio personale -prima di segnare non se ne parlavanemmeno. Nel giovedì sera berga-masco, ahilui, la tribuna. Non sonomale nemmeno gli altri innestiLyanco, che si gioca con Helander la

maglia accanto alla roccia difensivaDanilo (De Maio sbolognato - nelmercato invernale, come Oikono-mou, Crisetig, Rizzo e Okwonkwo -all'Udinese, casa madre del brasilei-ro) a protezione di un discreto Sko-rupski, e il rampicante mancino Si-mone Edera, a titolo temporaneo dalToro nel pacco con Soriano. Dietro,azioni in ribasso per Gonzalez e Ca-labresi; a metà per Nagy e Donsah,mentre Svanberg è un tappabuchi in-teressante; davanti per Falcinelli,che comunque stasera una chance,foss'anche part time, dovrebbe aver-la. Fenomeni zero, trascinatori qual-cuno, ottimismo per l'obiettivo mi-nimo in rialzo deciso. Un possibilecratere aperto sulla strada dell'Ata-lanta verso l'Europa? Mah. 27 golfatti, 43 presi. Sotto Sinisa, però,fanno 11-9. Òcio.

Simone Fornoni

GOL PESANTISSIMO - L’esultanza di Destro dopo il gol del 2-1 al Sassuolo segnato al 96’

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Bergamo&SportGiovedì 4 Aprile 2019 11

Gianluca Mancini, il predestinato(NER)AZZURRI Il difensore del Gasp è una certezza anche per l’omonimo commissario tecnico

Il 20 gennaio 2019 Gianluca Mancini realizzala rete dell’1 a 0 ai danni del Frosinone, al BenitoStirpe, realizzando la sua quinta rete personale incampionato, e diventando il difensore più proli-fico d’Europa, superando addirittura Sergio Ra-mos, uno dei difensori più votati al gol di sem-pre.

Il gol punta i riflettori addosso a Mancini, e ilsuo omonimo CT della Nazionale, Roberto Man-cini, non esita a dargli nuovamente fiducia; dopola prima convocazione in Nazionale maggiore da-tata 16 novembre 2018, il 26 Marzo esordisce inmaglia azzurra. Sulla carta è terzino destro, ma ilmodulo iniziale è solo un ibrido, andando spesso aformarsi durante la gara una difesa a 3 compostadallo stesso Mancini, Bonucci e Romagnoli.

La gara termina con un tennistico 6-0 per l’I-talia, Mancini gioca 90 minuti ed è autore di unaprestazione priva di affanni sulla destra, sia da ter-zino sia da braccetto destro del terzetto difensi-vo.

Classe 1996, di Pontedera, vicino Pisa, Mancinidopo un passato nelle giovanili della Fiorentina edun paio di stagioni in B con il Perugia la scorsastagione viene acquistato dall’Atalanta per sosti-tuire il partente Caldara; la prima stagione di ap-prendistato termina con 13 presenze complessiveed un solo gol, la seconda stagione, quella in cor-so, non lo vede inizialmente tra i titolari fissi macon il passare delle gare e il calo di rendimento diMasiello permettono a Mancini di conquistarsi latitolarità, la fiducia di Gasperini e l’attenzionedel “Mancio”.

L’Atalanta gioca un calcio moderno ed aggres-sivo, e Mancini incarna il prototipo di difensorecentrale moderno: senso della posizione, capacitàdi anticipo, buona dimestichezza nell’impostare equalche mancanza nell’uno contro uno; devastan-te invece sotto porta, con un fiuto del gol da fareinvidia a parecchi attaccanti. Sebbene ci sia tantaconcorrenza nella retroguardia azzurra (inamovi-bili Chiellini e Bonucci, scalpitanti Romagnoli eIzzo) Gianluca Mancini è giovane, gioca in unasquadra all’avanguardia tatticamente e segna concostanza e disinvoltura.

Insomma, le possibilità per poter far parte sta-bilmente delle gare azzurre ci sono, sia per le doticalcistiche del ragazzo sia per la spasmodica at-tenzione di Roberto Mancini verso i giovani ita-liani emergenti; questo deve essere un monito disperanza anche per chi come Valzania e Pessina,poco impiegati da Gasperini ma sicuri della con-vocazione nell’Under 21 di Gigi Di Biagio, hannonecessità di minutaggio in campo.

La prossima stagione sarà determinante per tut-ti: per l’Italia che deve qualificarsi ad Euro 2020,e per gli italiani atalantini che se godranno dellafiducia di mister Gasperini, non dovranno man-care all’appello, sperando nella tripla competizio-ne: Serie A, Coppa Italia e Europa League.

Daniele MayerGianluca Mancini a duello con Federico Chiesa durante Atalanta-Fiorentina Foto Francesco Moro

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Bergamo&Sport12 Giovedì 4 Aprile 2019

Dea domenica con l’Inter, alla pariLA PROSSIMA SFIDACon i milanesi una sfida mai banale. E questa stagione ci si gioca la Champions...

BERGAMO - Inter-Atalanta non è maiuna sfida banale. Lo dicono i prece-denti. E domenica alle 18 ci sarà dadivertirsi perchè la Dea, smentite aparte, sogna la Champions e la forma-zione di mister Spalletti è una direttaconcorrente per l'obiettivo. Riavvol-gendo il nastro di questo incontro nelrecente passato al Meazza, è difficilenon pensare al 6 maggio 2001, quan-do i tifosi interisti lanciarono dal se-condo anello verde uno scooter di unsupporter bergamasco mentre sulcampo la squadra di Tardelli batteva

quella di Vavassori per 3-0 grazie alladoppietta di Vieri e alla rete di Reco-ba. Un folle gesto che sintetizzava unarivalità sportiva maturata nel corsodella storia e che oggi prosegue, for-tunatamente, con toni meno accesi.Inter-Atalanta, sul puro rettangoloverde, ha lasciato in eredità sia gioieche dolori e non potrebbe essere al-trimenti. La vittoria orobica più affa-scinante dell'ultimo ventennio è stataquella fatta registrare domenica 7aprile 2013: 3-4 il risultato conclusi-vo, Stramaccioni in panchina da una

parte e Colantuono dall'altra. L'1-0 si-glato da Rocchi non aveva spaventatola Dea che si era portata sul pari mo-mentaneo con Bonaventura. Interistidi nuovo avanti sul 3-1 con la doppiet-ta di Ricardo Alvarez, prima della tri-pletta griffata German Denis che an-cora oggi è custodita nel libro dei ri-cordi più belli. Nell'annata successivafurono ancora soddisfazioni. L'undicidi Colantuono superò quello di Maz-zarri per 1-2: giornata di grazia, quel-la, per Giacomo Bonaventura, autoredella doppietta che rese vana la mar-

catura di un giovanissimo Icardi. Co-me detto, però, il team bergamasco aSan Siro ha dovuto ingoiare anchebocconi amarissimi. Uno su tutti è da-tato 12 marzo 2017, l'Inter trionfò per7-1 in una delle gare più nere dellalunga vita atalantina. Tripletta di Icar-di, tripletta di Banega e gol di Gagliar-dini, preziosa solo ai fini statistici larete della bandiera di Remo Freuler.Nell'ultimo campionato invece furo-no ancora gli Spalletti Boys ad impor-si in casa per 2-0, trascinati dalla dop-pietta nella ripresa del capitano Icar-

di. All'andata, a Bergamo, fu al con-trario l'Atalanta a fare la voce grossa:Hateboer per l'1-0, pareggio provvi-sorio di Icardi dal dischetto, poi il trisin rapida successione marchiato Man-cini, Djimsiti e Gomez. Alla Scala delCalcio sarà una partita con ogni pro-babilità diversa, ma se la compaginedi mister Gasperini sarà la stessa am-mirata nelle ultime trasferte ci saràforse da lustrarsi gli occhi. Le stati-stiche parlano chiaro. E l'Inter lo sabenissimo.

Norman Setti

IL GRANDE EX - Gian Piero Gasperini, mister dell’Atalanta, ha allenato anche l’Inter. Correva la stagione 2011-2012 FOTO MORO

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Bergamo&SportGiovedì 4 Aprile 2019 13

Champions, le altre big stentanoPRIMO PIANO Il Milan non sa più vincere, Inter sempre alle prese col caso Icardi, Roma altalenanteBERGAMO - La settimana difuoco dell'Atalanta si conclu-derà domenica alle 18 in oc-casione del match esterno conl'Inter a San Siro. Dopo Par-ma e Bologna, saranno i mi-lanesi a misurare la vogliad'Europa della Dea. Il periodoattuale della formazione dimister Spalletti non è certa-mente dei più tranquilli, lagrana Icardi sta tormentandoun ambiente che vive di risul-tati altalenanti e che dovrà su-darsi l'obiettivo Championsprobabilmente fino al rush fi-nale del campionato. GranaIcardi dunque, con l'attaccan-te che non sembra intenziona-to a fare passi indietro dopo lafascia persa e il tecnico inte-rista a dare stoccate pesantiall'argentino: "La differenzala fanno Messi, Ronaldo e po-chi altri. Erano sei anni chel’Inter non andava in Cham-pions e Mauro c’era sem-pre...". Parole che hanno fattomolto rumore, un ulteriorefulmine in un cielo che serenonon è. La società non ha ap-prezzato i modi "Spallettiani"e questa "fiction" rischia diprolungarsi a tempo indeter-minato. Intanto il valore diIcardi sul mercato si sta ine-vitabilmente abbassando e larottura al termine dell'annataè quasi certezza. La convoca-zione di Maurito con il Genoaha in parte alleviato, ma nonarchiviato, la questione: "Illavoro svolto da Marotta èstato un lavoro determinante– ha detto Spalletti in confe-renza stampa -. Chi dice ilcontrario vuole dare una let-tura distorta delle cose. Haportato le parti in causa a fa-re un confronto reale e nonvirtuale. Se la mediazione èservita per dettare condizioniallora diventa tutto complica-to perché dietro c'è un alle-natore, uno spogliatoio, unatifoseria. Per l'Inter bisogna

sudare, essere dentro la squa-dra. La maglia di Icardi, ap-pesa da sola non vale niente.E' accanto a quella dei suoicompagni che acquista valo-re. E' una storia da cui neusciamo tutti sconfitti, non c'èun vincitore, casomai è unpunto fermo da cui ripartire".

L'Atalanta dovrà essere bravaa sfruttare questa situazionedi cristallo, consapevole chein questo momento la condi-zione fisica della squadra èpiù che invidiabile e lontanoda casa la banda di Gasperiniè una macchina da gol. Cre-derci è un obbligo, il sogno

Champions passa soprattuttoda questi appuntamenti. E se

l'Inter non sorride, nemmenola Roma può considerarsi fe-

lice. L'esonero di Di France-sco e l'avvento di Ranierihanno alzato solamente unpolverone che non ha prodot-to punti utili per la classifica.Il tonfo interno con il Napolidi domenica ha sintetizzato ilmomento dei giallorossi, fra-gili ed estremamente vulnera-bili. L'attuale allenatore hacercato di dare un'improntatutta sua, puntando su unaconvivenza tra Dzeko eSchick che è sembrata un az-zardo e che si sta conferman-do tale. Ma i problemi in casaromanista sono ben altri. Ilpresidente chiede ai giocatoridi mostrare gli attributi, co-prendo lacune societarie etecniche (caso Monchi inse-gna) che sono la punta dell'i-ceberg. Considerando infineanche la continuità di rendi-mento non impeccabile diMilan e Lazio, il sogno del-l'Atalanta di inserirsi nell'Eu-ropa dei grandi non è poi cosìutopia. In fondo, crederci noncosta nulla e questa Dea è bel-la da impazzire.

Il Milan, martedì sera, nonè andato oltre a un modesto1-1 contro l’Udinese (a Piatekha risposto Lasagna), e quellache fino a un mese fa parevauna certezza, ossia la qualifi-cazione alla prossima Cham-pions, si sta trasformando inun incubo perché una manca-ta qualificazione all’Europadelle big significherebbe undramma per le casse rossone-re.

L’Atalanta, fortissima, masbarazzina e senza assilli, puòdavvero sognare un posto alsole.

Norman Setti

La delusione di Piatek, Bakayoko e Musacchio dopo l’1-1 interno con l’Udinese

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Bergamo&Sport14 Giovedì 4 Aprile 2019

SINISA, STORIA DI UN VINCENTEL’ALLENATORE AVVERSARIOGrinta da vendere, così Miha ha rivitalizzato un Bologna in crisi neraBERGAMO - Spesso al di là delle placide sponde del politicallycorrect, Sinisa Mihajlovic è un personaggio che non può la-sciare indifferenti. E che è sempre pronto alle sfide, comedimostra la decisione di accomodarsi (si fa per dire) su unapanchina scomodissima come quella del Bologna, alla ricercadi una salvezza che con la precedente gestione di SuperpippoInzaghi aveva assunto i contorni sfocati di un miraggio. E cheinvece oggi sembra sempre più alla portata, con i felsinei uscitidalla zona rossa delle ultime tre dopo la vittoria al fotofinishsul Sassuolo grazie alla capocciata del redivivo Mattia Destro.Del resto, il ruolino di marcia dei rossoblu dopo l’ascesa altimone dell’allenatore serbo è di quelli da metà classifica: inotto partite quattro vittorie e un pareggio, molto meglio di altresquadre ben più blasonate. Ci sarà quindi da stare attenti oggi,con l’Atalanta che non dovrà sottovalutare il carattere dimo-strato da questo Bologna, un gruppo cementato proprio dalsergente Miha, non nuovo a imprese salvezza come accaduto aCatania, una delle sue prime squadre al termine di una carrierada giocatore top player. Soprattutto per via del suo sinistromagico, talmente unico da diventare oggetto anche di studio daparte dell’Università di fisica di Belgrado e che per anni hafatto tremare i portieri della Serie A. Cresciuto nella StellaRossa (dove conquista una Coppa dei Campioni), i calci dipunizione tirati quasi come fossero calci di rigore e la suaprestanza favoriscono nel 1992 il suo sbarco in Italia a Roma,

sponda giallorossa: da lì una crescita continua, con l’approdonel 1994 alla Sampdoria e nel 1998 alla Lazio, dove con-

quisterà il secondo scudetto biancoceleste. Termina la carrieranel 2006 all’Inter, mettendo nell’album dei ricordi ben 96 retiin 563 gare di club: proprio niente male per un difensore.

Per uno come lui, abituato a lottare in campo, il passo inpanchina è breve: appena pochi mesi dopo aver appeso gliscarpini al chiodo diventa vice di Roberto Mancini all’Inter,per poi proseguire una più che discreta carriera che lo ha por-tato a guidare, tra le altre, Fiorentina, Sampdoria e Milan,sempre con risultati nettamente al di sopra della sufficienza. Intutto questo, qualche scelta coraggiosa come quella di vestirele maglie delle due squadre della Capitale e il lancio di tantigiovani (Romagnoli e Donnarumma, per citarne solo un paio)ma anche alcune uscite a vuoto fuori dal campo, come le di-scutibili frasi sui generali serbi ai tempi della guerra nei Bal-cani o le frasi razziste (mai ritirate) nei confronti di PatrickVieira durante un Lazio - Arsenal di Champions League. Tuttemacchie che comunque non possono cancellare una carrieraimportantissima, costellata di tanti successi da giocatore e ot-timi risultati da allenatore. Su una cosa, comunque, non ci sonodubbi: oggi come oggi Sinisa è il valore aggiunto di questoBologna. Riuscirà la banda di Gasperini a mettere in riga ilSergente e il suo Bologna? Di certo non sarà facile, ma lo statodi salute dei nerazzurri permette alla Dea di partire con unamarcia in più nel motore.

Fabio Spaterna

BERGAMO - Musa Barrow il desaparecido? In tantilo pensano, in molti lo aspettano. Pochi i minutigiocati dal gambiano in questa stagione dove, do-po un avvio di stagione faticoso, è venuto pian pia-no fuori un certo Zapata. Difficile stare ai livellidel “Titan” esploso in maniera clamorosa totaliz-zando 19 gol, contando solamente il campionato diSerie A. Musa stenta a decollare a causa del ren-dimento monstre del compagno che se la gioca inclassifica marcatori al pari di Cristiano Ronaldo ePiatek, sognando l’Olimpo occupato attualmenteda Quagliarella. Purtroppo il giovane atalantinofrutto del fiorente vivaio di Zingonia ha dovutoadattarsi alle gerarchie createsi all’interno delgruppo e negli scampoli concessi da mister Gaspe-rini non è riuscito ancora a lasciare il segno. Ad ini-zio campionato il classe ‘98 aveva fatto ben spe-rare trovando la via del gol sia a Sarajevo che adHaifa nei preliminari di Europa League, ma è an-dato via via spegnendosi cedendo il passo al Pan-teron Zapata. Predichiamo la calma: un ragazzo divent’anni deve poter crescere al meglio e perchénon poterlo fare proprio con un esempio come ilcompagno colombiano neo ventottenne? Il per-corso è ancora lungo e soprattutto il giovane Bar-row deve necessariamente farsi trovare pronto adogni minima occasione che gli si presenterà. Il mi-ster ha grande fiducia in lui, tanto che da quando

Musa è entrato in rosa se lo è tenuto ben stretto, al-lontanando qualsiasi ipotesi di vederlo lontano daBergamo. Il perché è molto semplice: Musa ha del-le qualità straordinarie se espresse nel modo giu-sto. Non a caso presentò il suo biglietto da visita atutti con stampato: “26 gol con la Primavera”. Unamiriade. Fiuto del gol e velocità, queste in sintesi leprincipali caratteristiche del gambiano che punì inordine nella scorsa stagione Benevento, Genoa eLazio. Tra l’altro aprile è il mese fortunato di Mu-sa, proprio perché realizzò queste tre reti controogni pronostico. L’Atalanta ha saputo coltivare unaltro giovane talento, scoprendolo dal nulla e por-tandolo nel grande palcoscenico italiano ed inter-nazionale. Musa potrebbe essere facilmente para-gonabile a Moise Kean, giovane attaccante dellaJuventus, che ad oggi è sotto la luce dei riflettoricome lo fu l’atalantino l’anno scorso. Tutti i veritifosi atalantini sanno bene cosa stia provandoBarrow in questo momento e sono sicuro che lospingeranno oltre le sue insicurezze. Anche io au-guro il meglio a questo giovane ragazzo, perchépossa portare la Dea in alto. Winston Churchill di-ceva: “Il successo è l’abilità di passare da un fal-limento all’altro senza perdere il tuo entusia-smo”. Non perdere mai l’entusiasmo giovane Mu-sa: vai e corri più veloce del vento verso la porta.

Mattia Maraglio

BARROW, GRANDE TALENTO SENZA SPAZIOEROI NERAZZURRI L’anno scorso era sulla bocca di tutti, ora l’esplosione di Zapata l’ha messo in disparte

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Bergamo&SportGiovedì 4 Aprile 2019 15

Il portiere titolare della DeaIL RITRATTO Prodezze e simpatia: sipario alzato su Pierluigi Gollini

BERGAMO - Il dubbio amletico che attana-gliava le menti di tutti i tifosi atalantini edegli appassionati del fantacalcio pare or-mai dissiparsi. Infatti, da quanto visto ul-timamente sul rettangolo verde di gioco, laprima scelta di mister Gasperini per l’e-stremo difensore nerazzurro è ricaduta suPierluigi Gollini. Il classe ’95 ha superatonelle gerarchie il collega Etrit Berisha di-mostrando a suon di prestazioni convin-centi di poter essere il titolare di cui l’A-talanta ha bisogno. Non che Berisha si siamai comportato male tra i pali, anzi, ma ilnumero 95 nativo di Bologna nelle ultimeuscite di campionato ha convinto tutti conprontezza di intervento e riflessi felini. Dainizio stagione la domanda era tra le piùgettonate sia in conferenza stampa con ilmister che tra i tifosi al bar: “Gioca Berishao gioca Gollini?”. Il mister ancora una vol-ta ha saputo ottenere il massimo dai suoidue giocatori gestendoli al meglio comesolo lui è in grado di fare. Il Gasp ha infattivalutato oculatamente i periodi di formasia di Gollini che di Berisha, schierando incampo chi in quel determinato momentoha dimostrato di stare meglio fisicamente ementalmente. Ad oggi l’Atalanta sa di po-ter contare su una valida certezza che portail nome di Gollini, un gigante di 1,88 metridalla simpatia ineguagliabile. Sì, perché seda un lato le doti fisiche di questo giocatoresono fuori discussione, dall’altro il Golloha dalla sua uno spiccato senso nel faregruppo. I suoi siparietti ricchi di ilarità coni compagni di spogliatoio impazzano suisocial fino ad arrivare alla sua canzone rap“Rapper coi guanti” a dimostrazione diquanto sia vicino al mondo dei giovanid’oggi. Berisha dal canto suo ha fatto dachioccia al giovane Gollini, insegnandoglil’importanza della continuità e dell’espe-rienza tra i pali. Fattori essenziali per un

giocatore con i guantoni che ha il gravosocompito di difendere la porta della propriasquadra scongiurando i pericoli e le minac-ce provenienti dagli avversari. I due si tro-vano bene insieme, come del resto tutti igiocatori nello spogliatoio atalantino. Labellezza del club di Percassi sta proprio inquesto: sentirsi parte di un gruppo come sefosse una famiglia allargata. I giocatori siaiutano e non si invidiano e di tutto questoha un grande merito il Genio assoluto chedi nome fa Gian Piero Gasperini. Il perchéè molto semplice da spiegare: la filosofiadel tecnico piemontese è tanto semplicequanto estremamente efficace. Chi è più informa gioca. Non importa che si chiamiPapu Gomez o Pessina, l’importante è di-mostrare di poter dare il massimo alla cau-sa atalantina. Grazie a questa sempliceconvinzione all’interno del gruppo si creauna sorta di “competizione positiva”. Tuttipensano solamente a far bene quando ven-gono chiamati in causa anche alla minimaoccasione, perché consci di poter essereschierati nuovamente dal mister. Gollini èstato bravo a mantenere la mente lucida,lavorando al massimo dell’intensità per ar-rivare ad oggi preparato per un posto da ti-tolare. Ovviamente i risultati positivi con-seguiti dalla banda del Gasp hanno giovatoa tutti questi meccanismi, ma abbiamo già

potuto constatare in passato che anche inassenza di vittorie il gruppo atalantino nonsi è mai scomposto. Nell’ultima partita dicampionato in quel di Parma Gollini è statodeterminante con interventi decisivi chehanno permesso alla Dea di uscire vittorio-sa da un campo insidioso contro una squa-dra schierata per non concedere spazi agliavversari. Speriamo che il Gollo continuinella sua crescita ed i tifosi non abbianopaura perché in panchina Berisha è semprepronto a rientrare, voglioso di dimostraretutto il suo valore e la sua passione nel di-fendere i colori atalantini.

Mattia Maraglio

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Bergamo&Sport16 Giovedì 4 Aprile 2019