Davide Sapienza, scrittore e...

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I l grande scrittore Goethe sostenevauno stretto legame tra Natura eSpirito. La prima poteva essereconosciuta solo attraverso lo spirito

che vive nell’uomo. Rudolf Steiner, suogrande ammiratore, riprendendo questiconcetti, giunse a dire che «l’osservazionegoethiana della Natura conduce la scienzanaturale verso la scienza spirituale». I tempisono cambiati; teosofia e antroposofia sonolette e studiate da una nicchia di persone e,grazie anche al progressivo materialismodella società presente, la Natura vieneindagata con il cosiddetto “metodoscientifico”, e trasformata, troppo spesso, in base a logiche di profitto. Helena Norberg-Hodge, svedese, pioniera del movimento a favore dell’economia locale, autrice diAncient Futures, best seller internazionale,intervistata da E. Ambrosi per il FattoQuotidiano dice: «Abbiamo perso di vista la possibilità di sviluppare tecnologie cheoperino entro strutture che siano su scalaumana, tecnologie che servano e vadanorealmente a vantaggio degli esseri umani,senza distruggere l’ambiente. Nel ripensarealla tecnologia abbiamo bisogno di guardaresu scala minore: produzioni diversificate condistanze più brevi, negozi meno grandi legatia città e paesi più piccoli che possano ridurretutti i problemi associati al vasto sistemaglobalizzante. Più persone sui territori, piùpersone nei negozi all’interno di sistemiautenticamente locali equivale a un modo divita al tempo stesso più umano e piacevolema anche più ecologicamente sostenibile».In Italia, molto lentamente sta crescendouna maggior consapevolezza verso laprotezione dell’ambiente, dopo la quasiscomparsa del movimento politico dei Verdi.Una consapevolezza stimolata anche dalla

scrittura di alcuni autori che hanno posto laNatura al centro delle loro opere. La Naturanon è più vista come un mondo favolisticoslegato dalla vita quotidiana, ma nemmenocome una nemica da assoggettare. DavideSapienza è uno di questi autori che da anni si batte per proporre un modello di rispetto e convivenza con il mondo naturale. Scrittoree poeta, anzi “geopoeta” come si definisce,collaboratore di quotidiani nazionali, già nel2012 scriveva: “con questo approccioincitiamo a superare la vecchia separazioneideologica tra la Natura madre e l’Uomo,figlio della Natura. In varie fasi storico-culturali e in particolare in seguito aldualismo cartesiano, la sacralità e ladimensione intima di questo rapporto si sonoinfrante; il razionalismo della societàindustriale ha condizionato il punto di vistadi tanta narrativa. A ciò si aggiungono erratema persistenti interpretazioni religiose cheaffermano la centralità dell’Uomo nellaNatura, la quale deve essere al suo servizio.

Teorie astratte, particolarmente presenti in Italia. Le conseguenze di questa sceltastorica hanno condotto all’attuale situazionedi criticità sul pianeta Terra”. (D. Sapienza e F. Michieli Scrivere la natura 2012). Profondo conoscitore delle aree di wildernesslocali, ma anche europee (Scozia e Norvegia),ci è sembrato la persone più adatta perdiscutere oggi il rapporto tra Uomo e Natura.

Alberto Mazzocchi: L’addomesticamentodella Natura ha portato aspetti positivi e negativi: come vedi gli anni attuali?Davide Sapienza: L’addomesticamento dellanatura è in realtà una grande illusione. Noi ne facciamo parte (la nostra presenzabiologica è inferiore allo 0.1%), macontinuiamo a ragionare su tempi, spazi o eventi tarati sull’esistenza della specieumana: è giusto, ovviamente, ma è anchefacilmente fuorviante inebriarsi della nostracentralità in tutto questo straordinariomeccanismo che chiamiamo Vita. Nonostante

i 70.000 anni di storia di homo sapiens, cosi definito dal fatto che fu la rivoluzionecognitiva a metterlo sulla strada delcammino, negli ultimi secoli le scelte disemplificazione e predazione irresponsabiledelle risorse hanno dato caratteri pericolosial percorso. Prima abbiamo pensato di poterfare a meno, o considerare folkloristica, lasacralità attribuita a tutti gli elementi delPianeta – come invece accadeva nelle societàpoliteiste e indigene – semplificando con ilmonoteismo, che va a riflettersi su tutte lenostre scelte, le nostre visioni, le nostreimpostazioni sociali, anche quelleteoricamente laiche. È stato utile perricondurre le nostre azioni a codici benriconoscibili, ma ha dato il potere a pochepersone. Oltre al “genocidio” di biodiversità,ne abbiamo compiuto un altro tagliando fuoridettagli, sfumature, colori intermedi,interconnessioni. Per dirla con il grandeAlexander Von Humboldt, abbiamolargamente deciso di non considerare laNaturgemälde, quell’immagine della naturanella quale tutto esiste e interagisce. Sembradavvero che nonostante il profondo lavorofatto sulla coscienza e la psiche, lo spirito e il pensiero, la grande massa umana abbia in qualche modo optato per sacralizzare ilconsumo, il profitto sconsiderato, ma ancheuna specie di autoconsumo che ci rendeschiavi del nostro stesso sistema: è unparadosso dovere essere costretti a lavoraregran parte del tempo quando abbiamotecnologie incredibili per poterci inveceliberare dalla schiavitù del lavoro in quantoproduzione. E questa bulimia fa si che ci siamo convinti di avere addomesticato la natura, quando in realtà abbiamosemplicemente addomesticato noi stessi,perso il senso del selvatico (anche nel

simbolismo) al quale infatti milioni di persone tendono, disperatamenteconsapevoli di questo azzardo antropologico.Sarebbe tempo di ascoltare i rappresentantidella comunità scientifica e culturale,filosofi, scrittori, artisti e movimenti ispiratialla saggezza della natura come feceThoreau, primo occidentale a farci capire chela più grande conquista tecnologica è quellaspirituale e che nella rinuncia al consumo c’èil plus valore. Ora noi dobbiamo scegliere.Sappiamo di avere mezzi meccanici chepossono stravolgere ettari di territorio inpochi giorni? Bene, dobbiamo scegliere dinon farlo. Dobbiamo recuperare tempi e ritmiadatti a stare in relazione con la natura: daqui non si scappa, sembra impossibile macome è accaduto più volte nella nostrastoria, a volte tutto accade all’improvvisodopo un grande lavoro sotterraneo, propriocome nei mutamenti della natura. Non è latecnologia in quanto tale il problema:quando l’umanità imparò ad addomesticare il fuoco, quella tecnologia consentì al genereumano di sopravvivere e scoprire che sipoteva avere la luce anche nel buio. Noi oggicrediamo di essere illuminati, invecedobbiamo imparare nuovamente adaccendere un fuoco per vedere bene che ilprocesso naturale capace di darci un donosimile, non è nostro ma ne facciamo parte.L’unione di tante intelligenze ha portato acose come Internet, ma prima di usarlo,avremmo dovuto trovare il modo disperimentarlo per molti anni. Come per ogniinnovazione epocale, abbiamo la tendenza a “buttarla sul mercato e vedere come va”(facendo intanto profitti da capogiro), perpoi dimostrarci incapaci di tornare indietro.Dunque noi ci siamo addomesticati e facendoquesto, ci siamo creati l’illusione di avere

Domesticating Nature. An interview with Davide Sapienzaby Alberto Mazzocchi

Author Davide Sapienza has beensupporting and proposing for years a

model of respect and cohabitation with andwithin the natural world. A writer, poet – or“geopoet” as he likes to call himself – andco-editor of national newspapers, he wroteback in 2012: “By this approach, we areinciting people to overcome the oldideological separation between MotherNature and the humankind as the whole ofNature’s children. In different historicaland cultural phases and as a result ofCartesian dualism, in particular, thesacredness and intimate dimension of thisrelationship has been broken and theviewpoint of its narrative has beenconditioned by the rationalism of industrialsociety. On top of this, erroneous and yetpersistent religious interpretations keepaffirming the centrality of humankind inNature, which is seen as being at theirservice. These are abstract theories, but

Davide Sapienza, scrittore e “geopoeta”come si definisce, è collaboratore di quotidiani nazionali e profondoconoscitore delle aree di wildernesslocali ed europee, analizza il rapporto tra Uomo e Naturadi Alberto Mazzocchi

Addomesticarela natura

Davide SapienzaA sinistra:JohannHeinrichWilhelmTischbein,Goethe nellacampagnaromana,1787,Francoforte.A destra:DavideSapienza

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all of its possible effects, far beyond thesphere of human comfort. As I said,technology should help us reduce, and notincrease, the material production and theexploitation of resources, and shouldimprove our human time here, which isgone in a blink of an eye.

A.M.: How significant has ecologicalthinking been historically in Italy?Assuming it has been in some waysignificant.D.S.: Our country has a level of respect forthe environment that is close to zero. Justlook at all the political issues that havebeen addressed in the post-war age. Theenvironment and Nature are not evenmentioned in the Constitution! My personalwork on Nature’s Rights also meant totouch on this aspect. A few academics areworking on it too, but it’s not been broughtinto the public discussion, yet. Ifsomething has ever improved, this isthanks to major struggles sustained by thedifferent environmental movements. A dog,a bear, a badger, a chamois... they arepeople to me! And as people, they must beable to enjoy their rights. We are thatviolent species that has placedthemselves at the top of the food chainand now we must respond with a muchgreater responsibility.

A.M.: Do you know of examples ofcooperation in Nature? Why do we talkabout it so little and only from a “survivalof the fittest” point of view?D.S.: Everything tends towards life. Noother animal species except ours createsintensive farms or modifies their ownenvironment. I would rather have bears andwolves in forests than hunters. Selectionwould then be absolutely natural and notbecause the presence of large predatorsleads to the extinction of other species.Only homo sapiens have massacredthousands of different species and wipedthem off the face of the Earth. This is aproblem in human history and not in thehistory of any other species.

A.M.: What has changed since 2010 alongyour path of writing about Nature?D.S.: I would say… quoting the immensegenius of Alexander Von Humboldt, that my“Pictures of Nature” are concentric andmade of many connections. Theseconnections help me both physically andspiritually having great confidence in thepower of the Earth and the Cosmos, and Ifeel good. I am so infinitesimally small thatI can tend to the great enigma and themystery that gives us wonders every day ofour lives. Just like Nature, you can’tdomesticate wonder. It is the nourishmentof imagination, an irreplaceable piece oftechnology in each human being.

facendole scomparire dalla faccia della Terra.Dunque questo è un problema che attieneall’umana vicenda, più che alle altre specie.

A.M.: Che cosa è cambiato dal 2010 nelpercorso di scrittura della Natura?D.S.: Se devo dire, in breve, cosa è cambiato, si è andato certamente a formare un quadro più completo, che mi ha spesso aiutato a smascherare i mieilimiti, modificare idee e visioni, uscire da schematismi potenzialmente nocivi a me e dunque, indirettamente, a chi mi legge o mi segue. Direi, per rifarmiall’immenso e inarrivabile genio diAlexander Von Humboldt, che i “Quadridella natura” (libro fondamentale efinalmente ristampato a fine ottobre del 2018) sono concentrici e fatti ditalmente tante connessioni da aiutarmi,fisicamente e spiritualmente, ad averemolta fiducia nella potenza della Terra e del Cosmo e a sentirmi bene – come giàscrissi molti anni fa in un mio libro –proprio perché sono cosiinfinitesimamente piccolo da potertendere a questo grande enigma e misteroche ci regala, ogni giorno, meraviglie. E la meraviglia non si addomestica,proprio come la natura: è il nutrimentodell’immaginazione, la tecnologiainsostituibile di ogni essere umano.

deeply rooted in Italy. This is the historicalchoice that led to the present criticalsituation on planet Earth.” (D. Sapienzaand F. Michieli Writing Nature, 2012).

Alberto Mazzocchi: The domestication ofNature has brought both positive andnegative aspects with it. How do you feelthis in the most recent years?Davide Sapienza: The domestication ofNature is actually a great big illusion. Weare a very small part of it – with a biologicalpresence of less than 0.1% – yet we think interms of time scales, spaces and eventscalibrated on the only existence of thehuman species. It makes sense, of course,on one hand, however feeling sointoxicated about the human centrality canbe easily misleading in the extraordinarymechanism that we call Life. In addition tothe genocide of biodiversity, we perpetrateanother when we ignore the meaningfuldetails, nuances, shades andinterconnections of reality. We considerourselves as enlightened, but we need tolearn again how to light a fire in order toclearly see that we don’t own the naturalprocess that can give us such a preciousgift, but we are part of it.

A.M.: Are technology and Nature reallyincompatible?D.S.: There are some useful technologies.Some say that technology is meant toimprove our lives, but we must learn tothink of “our life” in terms of EarthCommunity. I think technology is trulycompatible only when it takes into account

addomesticato la natura, il che èpalesemente inverosimile: la potenza deglielementi e il fatto che questi settantamilaanni ci hanno consentito di sviluppare questotipo di società, sovrappopolandoall’inverosimile il pianeta di umani, madistruggendo decine di migliaia di altrespecie, sono un’illusione spaziotemporale.Usiamo dunque la tecnologia, ma perritrovare la sintonia con la natura, dei cuimeccanismi facciamo parte.

A.M.: Tecnologia e Natura sono realmenteincompatibili?D.S.: Credo davvero che sia più una questionedi scelte globali: quando comprenderemo chenon esistono le razze ma solo la specieumana e che condividiamo, nelle nostrebellissime diversità (che dobbiamo evitare dicancellare), un solo destino collettivo, allorasaremo veramente evoluti. Ci sono tecnologieutili: si dice che la tecnologia giusta siaquella che migliora la nostra vita: dobbiamoimparare che per “nostra vita” si intendequella della Comunità della Terra. Unatecnologia, per me, è davvero compatibile setiene conto di tutti gli effetti la cui portata vaben oltre la nostra comodità. Come ho giàdetto, la tecnologia dovrebbe aiutarci a ridurre, non aumentare la produzionemateriale e lo sfruttamento delle risorse, perrendere migliore il nostro tempo umano, cheè un battito di ciglia.

A.M.: Quanto è stato importante il pensieroecologista in Italia, ammesso che sia statoimportante?D.S.: Siamo un paese con un tasso di rispettoper l’ambiente vicino allo zero: basti vederele varie classi politiche espresse neldopoguerra: l’ambiente, la natura, non sononeanche citati nella Costituzione e il lavoroche ho fatto sui Diritti della Natura, volevatoccare anche questo aspetto, sul qualestanno lavorando alcuni accademici, ma chenon sembra entrare nel discorso pubblicocome dovrebbe. Per questo in Italia è statoun pensiero coraggioso, da Italia Nostra, laprima associazione, nata anni prima perfinodi Greenpeace, ai tanti movimenti locali, ilpensiero ecologista è fondamentale e deveperò stare attento a non ragionareideologicamente come i partiti, ad adattarsiai compromessi richiesti da quella dialettica.La situazione ambientale, soprattutto inregioni come la Lombardia, tra le piùinquinate al mondo, richiede molta azione epoco compromesso. Se qualcosa è miglioratoè stato grazie a lotte importanti sostenutedai movimenti ambientalisti: certo i partiticome i Verdi hanno fallito e sono i movimentiad avere avuto più effetto capillare tra la

gente, ma solo per via parlamentare sipossono fare delle leggi, ma anche cambiare i paradigmi del pensiero ecologista,riconoscendo ad esempio a tutti gli elementisulla Terra lo status giuridico di “persona” e non di “oggetto”. Si, un albero per me è unapersona. Un fiume è una persona. Un cane,un orso, un tasso, un camoscio, per me sonopersone. E come tali devono godere di diritti,perché noi siamo la specie che, con violenzasanguinaria, si è posta in cima alla catenaalimentare e di questo deve risponderne, conresponsabilità. Perché questo manca: il sensodi responsabilità.

A.M.: Chi sono oggi i grandi riferimentinella scrittura della Natura?D.S.: Non è facile rispondere, però iocontinuo a credere che il pensiero sviluppatoda Barry Lopez negli ultimi quarant’anni siail più evoluto, spirituale e profondo, maanche il più concreto. In Italia quando hoiniziato a scrivere narrativa, c’era poco ed erain ordine sparso. Oggi la natura ha un ruolopiù centrale per autori come Tiziano Fratus o Franco Michieli, nel senso profondo deltermine. Se la natura è semplicemente unacartolina, vende bene, ma serve a poco per lo sviluppo delle coscienze.

A.M.: Darwin e Lamark, selezione dellaspecie o condizionamento dell’ambientesull’animale, due poli interpretativi delmondo della Natura, avevano visto giusto?D.C.: Non sono uno scienziato per poterlodire e il discorso è molto complesso. Laselezione fa parte della Vita. La Vitaseleziona per preservarsi e per vivere. L’unicaspecie che ha saputo intervenire su questomeccanismo è stata quella umana, madopotutto essendo noi parte della naturaabbiamo dimostrato che selezioniamocomunque non sempre con principi eticigiusti ovviamente eppure, se osserviamo condistacco le cose, dove noi abbiamocolpevolmente lasciato nella povertà miliardidi persone, lì la vita, sentendosi minacciata,ha reagito facendo nascere e vivere esseriumani nei quali la vita scorre più fluida epotente che in noi. Quindi Darwin, e VonHumboldt (suo ispiratore e maestro),avevano compreso, attraverso i viaggi el’osservazione, la grande potenza, magia,meraviglia della natura. Avevano capito chequell’elemento elusivo, che per molti vienesimboleggiato nelle divinità, è davveroqualcosa di formidabile e che era proprio li,sotto i nostri occhi. Addirittura avevanocapito osservando, studiando, interpretando,collegando, che era possibile apprenderequel linguaggio inclusivo: foreste, acqua,montagne, oceani, vulcani, animali, piante,

esseri umani (anche noi animali, nondimentichiamolo mai), tutto è collegato,interconnesso, interdipendente.

A.M.: Fenomeni cooperativi in Natura.Perché se ne parla poco e si insiste solosulla selezione del più forte = vincente?D.S.: Noi esseri umani e le piante: due grandiesempi. Negli ultimi dieci anni, anche graziead autori come Tiziano Fratus da una parte escienziati come Stefano Mancuso dall’altra, ilmondo vegetale ha assunto un ruolo centralenella narrazione della natura. Inoltre, i fenomeni cooperativi non escludono laselezione e stiamo attenti, “survival of thefittest” non significa del più forte o vincente,ma del più adatto. Il che si traduce in terminiquotidiani nelle dinamiche all’interno di unposto di lavoro, piuttosto che di un bosco: inuna faggeta non c’è posto per altre essenze,non perché il faggio sia “più forte”, maperché “più adatto” a quel terreno pergarantire l’interscambio biologico necessarioalla sua sopravvivenza. Tutto tende alla vita:nessuna specie animale, tranne noi, creaallevamenti intensivi o va a modificare gliambienti. Io preferirei avere orsi e lupi nellenostre foreste, piuttosto che i cacciatori: laselezione sarebbe realmente naturale e non è dato che la presenza dei grandi predatoriporti all’estinzione di altre specie. Solo homosapiens ha massacrato migliaia di specie,