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Dante Alighieri - Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Alighieri[11/01/2017 14.04.52] Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Dante Alighieri (disambigua) . Dante Alighieri , o Alighiero , battezzato Durante di Alighiero degli Alighieri e anche noto con il solo nome Dante , della famiglia Alighieri ( Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 Ravenna, notte tra il 13 e il 14 settembre [1] 1321), è stato un poeta, scrittore e politico italiano. Il nome "Dante", secondo la testimonianza di Jacopo Alighieri , è un ipocoristico di Durante; [2] nei documenti era seguito dal patronimico Alagherii o dal gentilizio de Alagheriis , mentre la variante Alighieri si affermò solo con l'avvento di Boccaccio. È considerato il padre della lingua italiana; la sua fama è dovuta eminentemente alla paternità della Comedìa , divenuta celebre come Divina Commedia e universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale [3] . Espressione della cultura medievale , filtrata attraverso la lirica del Dolce stil novo , la Commedia è anche veicolo allegorico della salvezza umana, che si concretizza nel toccare i drammi dei dannati, le pene purgatoriali e le glorie celesti, permettendo a Dante di offrire al lettore uno spaccato di morale ed etica. Importante linguista, teorico politico e filosofo, Dante spaziò all'interno dello scibile umano, segnando profondamente la letteratura italiana dei secoli successivi e la stessa cultura occidentale, tanto da essere soprannominato il "Sommo Poeta" o, per antonomasia, il "Poeta" [4] . Dante, le cui spoglie si trovano presso la tomba a Ravenna costruita nel 1780 da Camillo Morigia, è diventato uno dei simboli dell'Italia nel mondo, grazie al nome del principale ente della diffusione della lingua italiana, la Società Dante Alighieri [5] , mentre gli studi critici e filologici sono mantenuti vivi dalla Società dantesca. A partire dal XX secolo e nei primi anni del XXI, l'autore della Commedia è entrato a far parte della cultura di massa, mentre l'opera e la figura di Dante hanno ispirato il mondo dei fumetti , dei manga, dei videogiochi e della letteratura. Indice 1 Biografia 1.1 Le origini 1.1.1 La data di nascita e il mito di Boccaccio 1.1.2 La famiglia paterna e materna 1.2 La formazione intellettuale 1.2.1 I primi studi e Brunetto Latini 1.2.2 Lo studio della filosofia 1.2.3 I presunti legami con Bologna e Parigi 1.2.4 La lirica volgare. Dante e l'incontro con Cavalcanti 1.3 Il matrimonio con Gemma Donati Dante Alighieri Sandro Botticelli, Dante Alighieri , olio su tela, 1495, Ginevra , collezione privata Cerca all'interno di W

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Dante Alighieri (disambigua).

Dante Alighieri, o Alighiero, battezzato Durante di Alighierodegli Alighieri e anche noto con il solo nome Dante, della famigliaAlighieri (Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 – Ravenna,notte tra il 13 e il 14 settembre[1] 1321), è stato un poeta, scrittore epolitico italiano. Il nome "Dante", secondo la testimonianza di JacopoAlighieri, è un ipocoristico di Durante;[2] nei documenti era seguitodal patronimico Alagherii o dal gentilizio de Alagheriis, mentre lavariante Alighieri si affermò solo con l'avvento di Boccaccio.

È considerato il padre della lingua italiana; la sua fama è dovutaeminentemente alla paternità della Comedìa, divenuta celebre comeDivina Commedia e universalmente considerata la più grande operascritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori dellaletteratura mondiale[3]. Espressione della cultura medievale, filtrataattraverso la lirica del Dolce stil novo, la Commedia è anche veicoloallegorico della salvezza umana, che si concretizza nel toccare idrammi dei dannati, le pene purgatoriali e le glorie celesti,permettendo a Dante di offrire al lettore uno spaccato di morale edetica.

Importante linguista, teorico politico e filosofo, Dante spaziòall'interno dello scibile umano, segnando profondamente laletteratura italiana dei secoli successivi e la stessa cultura occidentale,tanto da essere soprannominato il "Sommo Poeta" o, perantonomasia, il "Poeta"[4]. Dante, le cui spoglie si trovano presso latomba a Ravenna costruita nel 1780 da Camillo Morigia, è diventatouno dei simboli dell'Italia nel mondo, grazie al nome del principaleente della diffusione della lingua italiana, la Società Dante Alighieri[5], mentre gli studi critici e filologicisono mantenuti vivi dalla Società dantesca.

A partire dal XX secolo e nei primi anni del XXI, l'autore della Commedia è entrato a far parte dellacultura di massa, mentre l'opera e la figura di Dante hanno ispirato il mondo dei fumetti, dei manga, deivideogiochi e della letteratura.

Indice1 Biografia

1.1 Le origini1.1.1 La data di nascita e il mito di Boccaccio1.1.2 La famiglia paterna e materna

1.2 La formazione intellettuale1.2.1 I primi studi e Brunetto Latini1.2.2 Lo studio della filosofia1.2.3 I presunti legami con Bologna e Parigi1.2.4 La lirica volgare. Dante e l'incontro con Cavalcanti

1.3 Il matrimonio con Gemma Donati

Dante Alighieri

Sandro Botticelli, DanteAlighieri, olio su tela, 1495,Ginevra, collezione privata

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1.4 Impegni politici e militari1.4.1 Lo scontro con Bonifacio VIII (1300)

1.5 L'inizio dell'esilio (1301-1304)1.5.1 Carlo di Valois e la caduta dei bianchi1.5.2 I tentativi di rientro e la battaglia di Lastra (1304)

1.6 La prima fase dell'esilio (1304-1310)1.6.1 Tra Forlì e la Lunigiana dei Malaspina

1.7 La discesa di Arrigo VII (1310-1313)1.7.1 Il Ghibellin fuggiasco

1.8 Gli ultimi anni1.8.1 Il soggiorno veronese (1313-1318)1.8.2 Il soggiorno ravennate (1318-1321)

1.9 La morte e i funerali2 Le spoglie mortali

2.1 Le "tombe" di Dante2.2 Le travagliate vicende dei resti2.3 Il vero volto di Dante

3 Il pensiero3.1 Il ruolo del volgare e l'ottica "civile" della letteratura3.2 La poetica

3.2.1 Il «plurilinguismo» dantesco3.2.2 Lo Stilnovismo dantesco: tra biografismo e spiritualizzazione3.2.3 Beatrice e la «donna angelo»3.2.4 Dalle rime «amorose» a quelle «petrose»

3.3 Le fonti e i modelli letterari3.3.1 Dante e il mondo classico3.3.2 L'iconografia medievale3.3.3 Dante tra cristianesimo e Islam

3.4 Il ruolo della filosofia nella produzione dantesca3.4.1 Aristotele nella produzione poetica3.4.2 Aristotele nella produzione socio-politica3.4.3 L'esoterismo dantesco3.4.4 L'eresia dantesca

4 Opere4.1 Il Fiore e Detto d'Amore4.2 Le Rime4.3 Vita Nova4.4 Convivio4.5 De vulgari eloquentia4.6 De Monarchia4.7 Commedia4.8 Le Epistole e l'Epistola XIII a Cangrande della Scala4.9 Egloghe4.10 La Quaestio de aqua et terra

5 La fortuna in Italia e nel mondo5.1 In Italia5.2 Nel mondo

6 Dante nella cultura di massa7 Note8 Bibliografia9 Voci correlate10 Altri progetti11 Collegamenti esterni

Biografia

Le origini

La data di nascita e il mito di Boccaccio

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La data di nascita di Dante non è conosciuta con esattezza, anche sesolitamente viene indicata attorno al 1265. Tale datazione è ricavatasulla base di alcune allusioni autobiografiche riportate nella Vita Novae nella cantica dell'Inferno, che comincia con il celeberrimo verso Nelmezzo del cammin di nostra vita. Poiché la metà della vita dell'uomoè, per Dante, il trentacinquesimo anno di vita[6][7] e poiché il viaggioimmaginario avviene nel 1300, si risalirebbe di conseguenza al 1265.Oltre alle elucubrazioni dei critici, viene in supporto di tale ipotesi uncontemporaneo di Dante, lo storico fiorentino Giovanni Villani il quale,nella sua Nova Cronica, riporta che «questo Dante morì in esilio delcomune di Firenze in età di circa 56 anni»[8]: una prova checonfermerebbe tale idea. Alcuni versi del Paradiso ci dicono inoltreche egli nacque sotto il segno dei Gemelli, quindi in un periodocompreso fra il 21 maggio e il 21 giugno[9].

Tuttavia, se sconosciuto è il giorno della sua nascita, certo invece èquello del battesimo: il 27 marzo 1266, di Sabato santo[10]. Quelgiorno vennero portati al sacro fonte tutti i nati dell'anno per unasolenne cerimonia collettiva. Dante venne battezzato con il nome diDurante, poi sincopato in Dante, in ricordo di un parenteghibellino[11]. Pregna di rimandi classici è la leggenda narrata daGiovanni Boccaccio ne Il Trattatello in laude di Dante riguardo allanascita del poeta: secondo Boccaccio, la madre di Dante, poco primadi darlo alla luce, ebbe una visione e sognò di trovarsi sotto un alloroaltissimo, in mezzo a un vasto prato con una sorgente zampillanteinsieme al piccolo Dante appena partorito e di vedere il bimbotendere la piccola mano verso le fronde, mangiare le bacche etrasformarsi in un magnifico pavone[12][13].

Lo stesso argomento in dettaglio: Alighieri.

Dante apparteneva agli Alighieri, una famiglia di secondariaimportanza all'interno dell'élite sociale fiorentina che, negli ultimi duesecoli, aveva raggiunto una certa agiatezza economica. Benché Dante

affermi che la sua famiglia discendesse dagli antichi Romani,[14] il parente più lontano di cui egli fanome è il trisavolo Cacciaguida degli Elisei[15], fiorentino vissuto intorno al 1100 e cavaliere nellaseconda crociata al seguito dell'imperatore Corrado III[16].

Come sottolinea Arnaldo D'Addario sull'Enciclopedia dantesca, la famiglia degli Alighieri (che prese talenominativo dalla famiglia della moglie di Cacciaguida)[16] passò da uno status nobiliare meritocratico[17] auno borghese agiato, ma meno prestigioso sul piano sociale[18]. Il nonno paterno di Dante, Bellincione,era infatti un popolano e un popolano sposò la sorella di Dante[13]. Il figlio di Bellincione (e padre diDante), Aleghiero o Alighiero di Bellincione, svolgeva la professione di compsor (cambiavalute), con laquale riuscì a procurare un dignitoso decoro alla numerosa famiglia[19][20]. Era un guelfo, ma senzaambizioni politiche: per questo i ghibellini non lo esiliarono dopo la battaglia di Montaperti, come fecerocon altri guelfi, giudicandolo un avversario non pericoloso[13].

La madre di Dante si chiamava Bella degli Abati, figlia di Durante Scolaro[21][22] e appartenente aun'importante famiglia ghibellina locale[13]. Il figlio Dante non la citerà mai tra i suoi scritti, col risultatoche di lei possediamo pochissime notizie biografiche. Bella morì quando Dante aveva cinque o sei anni eAlighiero presto si risposò, forse tra il 1275 e il 1278[23], con Lapa di Chiarissimo Cialuffi. Da questomatrimonio nacquero Francesco e Tana Alighieri (Gaetana) e forse anche – ma potrebbe essere stataanche figlia di Bella degli Abati – un'altra figlia ricordata dal Boccaccio come moglie del banditorefiorentino Leone Poggi e madre del suo amico Andrea Poggi[23]. Si ritiene che a lei alluda Dante in Vitanuova (Vita nova) XXIII, 11-12, chiamandola «donna giovane e gentile [...] di propinquissimasanguinitade congiunta»[23].

Casa di Dante a Firenze

Luca Signorelli, Dante,affresco, 1499-1502, particolaretratto dalle Storie degli ultimigiorni, cappella di San Brizio,Duomo di Orvieto

La famiglia paterna e materna

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Della formazione di Dante non si conosce molto. Con ogni probabilitàseguì l'iter educativo proprio dell'epoca, che si basava sullaformazione presso un grammatico (conosciuto anche con il nome didoctor puerorum, probabilmente) con il quale apprendere prima irudimenti linguistici, per poi approdare allo studio delle arti liberali,pilastro dell'educazione medioevale[24][25]: teologia, filosofia, fisica,astronomia da un lato (quadrivio); dialettica, grammatica e retoricadall'altro (trivio). Come si può dedurre da convivio II, 12, 2-4,l'importanza del latino quale veicolo del sapere era fondamentale perla formazione dello studente, in quanto la ratio studiorum si basavaessenzialmente sulla lettura di Cicerone e di Virgilio da un lato e dellatino medievale dall'altro (Arrigo da Settimello, in particolare)[26].

L'educazione ufficiale era poi accompagnata dai contatti "informali"con gli stimoli culturali provenienti ora da altolocati ambienti cittadini,ora dal contatto diretto con viaggiatori e mercanti stranieri cheimportavano, in Toscana, le novità filosofiche e letterarie dei rispettiviPaesi d'origine[26]. Dante ebbe la fortuna di incontrare, negli anniottanta, il politico ed erudito fiorentino Ser Brunetto Latini, reduce daun lungo soggiorno in Francia sia come ambasciatore della Repubblica, sia come esiliato politico[27].L'effettiva influenza di Ser Brunetto sul giovane Dante è stata oggetto di studio da parte di FrancescoMazzoni[28]prima, e di Giorgio Inglese poi[29]. Entrambi i filologi, nei loro studi, cercarono di inquadrarel'eredità dell'autore del Tresor sulla formazione intellettuale del giovane concittadino. Dante, da partesua, ricordò commosso la figura del Latini nella Commedia, rimarcandone l'umanità e l'affetto ricevuto:

« [...] e or m'accora,la cara e buona imagine paternadi voi quando nel mondo ad ora ad oram'insegnavate come l'uom s'etterna [...] »(Inferno, Canto XV, vv. 82-85)

Da questi versi, Dante espresse chiaramente l'apprezzamento di una letteratura intesa nel suo senso"civico"[24][30], nell'accezione di utilità civica. La comunità in cui vive il poeta, infatti, ne serberà il ricordoanche dopo la morte di quest'ultimo. Umberto Bosco e Giovanni Reggio, inoltre, rimarcano l'analogia trail messaggio dantesco e quello manifestato da Brunetto nel Tresor, come si evince dalla volgarizzazionetoscana dell'opera operata da Bono Giamboni[31].

« E da questo imaginare cominciai ad andare là dov’ella [la Donna Gentile] si dimostravaveracemente, cioè ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti. Sì che in piccioltempo, forse di trenta mesi, cominciai tanto a sentire de la sua dolcezza, che lo suo amore cacciava edistruggeva ogni altro pensiero. »(Convivio, 12 7)

Dante, all'indomani della morte dell'amata Beatrice (in un periodo oscillante tra il 1291 e il1294/1295)[32], cominciò a raffinare la propria cultura filosofica frequentando le scuole organizzate daidomenicani di Santa Maria Novella e dai francescani di Santa Croce; se gli ultimi erano ereditari delpensiero di Bonaventura da Bagnoregio, i primi erano ereditari della lezione aristotelico-tomista diTommaso d'Aquino, permettendo a Dante di approfondire (forse grazie all'ascolto diretto del celebrestudioso Fra' Remigio de' Girolami)[33] il Filosofo per eccellenza della cultura medievale[34]. Inoltre, lalettura dei commenti di intellettuali che si opponevano all'interpretazione tomista (quali l'arabo Averroè),permise a Dante di adottare una sensibilità «polifonica dell'aristotelismo»[35].

La formazione intellettuale

I primi studi e Brunetto Latini

Codice miniato raffiguranteBrunetto Latini, BibliotecaMedicea-Laurenziana, Plut. 42.19,Brunetto Latino, Il Tesoro, fol. 72,secoli XIII-XIV.

Lo studio della filosofia

I presunti legami con Bologna e Parigi

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Alcuni critici ritengono che Dante abbia soggiornato a Bologna[36].Anche Giulio Ferroni ritiene certa la presenza di Dante nella cittàfelsinea: «Un memoriale bolognese del notaio Enrichetto delle Querceattesta (in una forma linguistica locale) il sonetto Non mi poriano giàmai fare ammenda: la circostanza viene considerata indizio pressochécerto di una presenza di Dante a Bologna anteriore a questadata»[37]. Entrambi ritengono che Dante abbia studiato pressol'Università di Bologna, ma non vi sono prove in proposito[38].

Invece è molto probabile che Dante soggiornasse a Bologna tral'estate del 1286 e quella del 1287 dove conobbe Bartolomeo daBologna[39], alla cui interpretazione teologica dell'Empireo Dante inparte aderisce. Riguardo al soggiorno parigino, ci sono inveceparecchi dubbi: in un passo del Paradiso, (Che, leggendo nel Vico deli Strami, silogizzò invidïosi veri)[40], Dante alluderebbe alla Rue duFouarre, dove si svolgevano le lezioni della Sorbona. Questo ha fattopensare a qualche commentatore, in modo puramente congetturale,che Dante possa essersi realmente recato a Parigi tra il 1309 e il1310[41][42].

Lo stesso argomento in dettaglio: Dolce stil novo.

Dante ebbe inoltre modo di partecipare alla vivace cultura letterariaruotante intorno alla lirica volgare. Negli anni sessanta del XIIIsecolo, in Toscana giunsero i primi influssi della "Scuola siciliana",movimento poetico sorto intorno alla corte di Federico II di Svevia eche rielaborò le tematiche amorose della lirica provenzale. I letteratitoscani, subendo gli influssi delle liriche di Giacomo da Lentini e di Guido delle Colonne, svilupparono unalirica orientata sia verso l'amor cortese, ma anche verso la politica e l'impegno civile. Guittone d'Arezzo eBonaggiunta Orbicciani, vale a dire i principali esponenti della cosiddetta scuola siculo-toscana, ebberoun seguace nella figura del fiorentino Chiaro Davanzati[43], il quale importò il nuovo codice poeticoall'interno delle mura della sua città. Fu proprio a Firenze, però, che alcuni giovani poeti (capeggiati dalnobile Guido Cavalcanti) espressero il loro dissenso nei confronti della complessità stilistica e linguisticadei siculo-toscani, propugnando al contrario una lirica più dolce e soave: il dolce stil novo.

Dante si trovò nel pieno di questo dibattito letterario: nelle sue prime opere è evidente il legame(seppur tenue)[44] sia con la poesia toscana di Guittone e di Bonagiunta[45], sia con quella piùschiettamente occitana[46]. Presto, però, il giovane si legò ai dettami della poetica stilnovista,cambiamento favorito dall'amicizia che lo legava al più anziano Cavalcanti[47].

Quando Dante aveva dodici anni, nel 1277, fu concordato il suo matrimonio con Gemma, figlia di MesserManetto Donati, che successivamente sposò all'età di vent'anni nel 1285[24][48]. Contrarre matrimoni inetà così precoce era abbastanza comune a quell'epoca; lo si faceva con una cerimonia importante, cherichiedeva atti formali sottoscritti davanti a un notaio. La famiglia a cui Gemma apparteneva – i Donati –era una delle più importanti nella Firenze tardo-medievale e in seguito divenne il punto di riferimentoper lo schieramento politico opposto a quello del poeta, vale a dire i guelfi neri.Il matrimonio tra i due non dovette essere molto felice, secondo la tradizione raccolta dal Boccaccio efatta propria poi nell'Ottocento da Vittorio Imbriani[49]. Dante non scrisse infatti un solo verso allamoglie, mentre di costei non ci sono pervenute notizie sulla effettiva presenza al fianco del maritodurante l'esilio. Comunque sia, l'unione generò tre figli: Jacopo, Pietro, Antonia e un possibile quarto,Giovanni[48][50]- Dei tre certi, Pietro fu giudice a Verona e l'unico che continuò la stirpe degli Alighieri, inquanto Jacopo scelse di seguire la carriera ecclesiastica, mentre Antonia divenne monaca con il nome diSorella Beatrice, sembra nel convento delle Olivetane a Ravenna[48].

Giorgio Vasari, Sei poeti toscani(da destra: Cavalcanti, Dante,Boccaccio, Petrarca, Cino daPistoia e Guittone d'Arezzo),pittura a olio, 1544, conservatapresso il Minneapolis Institute ofArt, Minneapolis. Considerato unodei maggiori lirici volgari del XIIIsecolo, Cavalcanti fu la guida e ilprimo interlocutore poetico diDante, quest'ultimo poco piùgiovane di lui.

La lirica volgare. Dante e l'incontro con Cavalcanti

Il matrimonio con Gemma Donati

Impegni politici e militari

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Lo stesso argomento in dettaglio: guelfi bianchi e neri e storia di Firenze § Gli Ordinamenti di Giustizia.

Poco dopo il matrimonio, Dante cominciò a partecipare comecavaliere ad alcune campagne militari che Firenze stava conducendocontro i suoi nemici esterni, tra cui Arezzo (battaglia di Campaldinodell'11 giugno 1289) e Pisa (presa di Caprona, 16 agosto 1289)[24].Successivamente, nel 1294, avrebbe fatto parte della delegazione dicavalieri che scortò Carlo Martello d'Angiò (figlio di Carlo II d'Angiò)quando questi si trovava a Firenze[52]. L'attività politica prese Dante apartire dai primi anni 1290, in un periodo quanto mai convulso per laRepubblica. Nel 1293 entrarono in vigore gli Ordinamenti di Giustiziadi Giano Della Bella, che escludevano l'antica nobiltà dalla politica epermettevano al ceto borghese di ottenere ruoli nella Repubblica,purché iscritti a un'Arte. Dante, in quanto nobile, fu escluso dallapolitica cittadina fino al 6 luglio del 1295, quando furono promulgati iTemperamenti, leggi che ridiedero diritto ai nobili di rivestire ruoliistituzionali, purché si immatricolassero alle Arti[24]. Dante, pertanto,si iscrisse all'Arte dei Medici e Speziali[53].

L'esatta serie dei suoi incarichi politici non è conosciuta, poiché iverbali delle assemblee sono andati perduti. Comunque, attraversoaltre fonti, si è potuta ricostruire buona parte della sua attività: fu nelConsiglio del popolo dal novembre 1295 all'aprile 1296[54]; fu nelgruppo dei "Savi", che nel dicembre 1296 rinnovarono le norme perl'elezione dei priori, i massimi rappresentanti di ciascuna Arte cheavrebbero occupato, per un bimestre, il ruolo istituzionale piùimportante della Repubblica; dal maggio al dicembre del 1296 fece parte del Consiglio dei Cento[54]. Fuinviato talvolta nella veste di ambasciatore, come nel maggio del 1300 a San Gimignano[55]. Nelfrattempo, all'interno del partito guelfo fiorentino si produsse una frattura gravissima tra il gruppocapeggiato dai Donati, fautori di una politica conservatrice e aristocratica (guelfi neri), e quello invecefautore di una politica moderatamente popolare (guelfi bianchi), capeggiato dalla famiglia Cerchi[56]. Lascissione, dovuta anche a motivi di carattere politico ed economico (i Donati, esponenti dell'anticanobiltà, erano stati surclassati in potenza dai Cerchi, considerati dai primi dei parvenu)[56], generò unaguerra intestina cui Dante non si sottrasse schierandosi, moderatamente, dalla parte dei guelfibianchi[54].

Nell'anno 1300, Dante fu eletto uno dei sette priori per il bimestre 15giugno-15 agosto[54][57]. Nonostante l'appartenenza al partito guelfo,egli cercò sempre di osteggiare le ingerenze del suo acerrimo nemicopapa Bonifacio VIII, dal poeta intravisto come supremo emblemadella decadenza morale della Chiesa. Con l'arrivo del cardinale Matteod'Acquasparta, inviato dal pontefice in qualità di paciere (ma in realtàspedito per ridimensionare la potenza dei guelfi bianchi, in quelperiodo in piena ascesa sui neri)[58], Dante riuscì ad ostacolare il suooperato. Sempre durante il suo priorato, Dante approvò il graveprovvedimento con cui furono esiliati, nel tentativo di riportare lapace all'interno dello Stato, otto esponenti dei guelfi neri e sette diquelli bianchi, compreso Guido Cavalcanti[59] che di lì a poco moriràin Sarzana. Questo provvedimento ebbe serie ripercussioni suglisviluppi degli eventi futuri: non solo si rivelò una disposizione inutile(i guelfi neri temporeggiarono prima di partire per l'Umbria, il postodestinato al loro confino)[60], ma fece rischiare un colpo di Stato daparte dei guelfi neri stessi, grazie al segreto supporto del cardinaled'Acquasparta[60]. Inoltre, il provvedimento attirò sui suoi fautori(incluso Dante stesso) sia l'odio della parte nera che la diffidenzadegli "amici" bianchi: i primi, ovviamente, per la ferita inferta; isecondi, per il colpo dato al loro partito da parte di un suo stesso

Giovanni Villani, Corso Donatifa liberare dei prigionieri, inCronaca, XIV secolo. CorsoDonati, esponente di punta deiNeri, fu acerrimo nemico di Dante,il quale lancerà contro di luiviolenti attacchi nei suoi scritti[51].

Lo scontro con Bonifacio VIII (1300)

Arnolfo di Cambio, statua diBonifacio VIII, 1298 ca,conservato presso il Museo

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membro. Nel frattempo, le relazioni tra Bonifacio e il governo deibianchi peggiorarono ulteriormente a partire dal mese di settembre,allorché i nuovi priori (succeduti al collegio di cui fece parte Dante)

revocarono immediatamente il bando per i bianchi[60], mostrando la loro partigianeria e dando così allegato papale cardinale d'Acquasparta modo di scagliare l'anatema su Firenze[60]. Con l'invio di Carlo diValois a Firenze, mandato dal papa come nuovo paciere (ma di fatto conquistatore) al posto delcardinale d'Acquasparta, la Repubblica spedì a Roma, nel tentativo di distogliere il papa dalle sue mireegemoniche, un'ambasceria di cui faceva parte essenziale anche Dante, accompagnato da MasoMinerbetti e da Corazza da Signa[58].

Dante si trovava quindi a Roma[62], sembra trattenuto oltre misura daBonifacio VIII, quando Carlo di Valois, al primo subbuglio cittadino,prese pretesto per mettere a ferro e fuoco Firenze con un colpo dimano. Il 9 novembre 1301 i conquistatori imposero come podestàCante Gabrielli da Gubbio[63]. Questi, appartenente alla fazione deiguelfi neri della sua città natia, diede inizio a una politica disistematica persecuzione degli esponenti politici di parte bianca ostilial papa, fatto che si risolse alla fine nella loro uccisione onell'espulsione da Firenze. Con due condanne successive, quella del27 gennaio e quella del 10 marzo 1302[54], che colpirono inoltrenumerosi esponenti delle famiglie dei Cerchi, il poeta fu condannato,in contumacia, al rogo e alla distruzione delle case. Da quelmomento, Dante non rivide più la sua patria.

Dopo i falliti tentati colpi di mano del 1302, Dante, in qualità dicapitano dell'esercito degli esuli, organizzò insieme a ScarpettaOrdelaffi, capo del partito ghibellino e signore di Forlì (presso il qualeDante si era rifugiato)[64], un nuovo tentativo di rientrare a Firenze.L'impresa fu però sfortunata: il podestà di Firenze, Fulcieri da Calboli(un altro forlivese, nemico degli Ordelaffi), riuscì ad avere la meglionella battaglia di Castel Pulciano. Fallita anche l'azione diplomatica,nell'estate del 1304, del cardinale Niccolò da Prato[65], legatopontificio di papa Benedetto XI (sul quale Dante aveva riposto moltesperanze)[66], il 20 luglio dello stesso anno i bianchi, riuniti allaLastra, una località a pochi chilometri da Firenze, decisero diintraprendere un nuovo attacco militare contro i neri[67]. Dante,ritenendo corretto aspettare un momento politicamente piùfavorevole, si schierò contro l'ennesima lotta armata, trovandosi inminoranza al punto che i più intransigenti formularono su di lui deisospetti di tradimento; pertanto decise di non partecipare allabattaglia e di prendere le distanze dal gruppo. Come preventivatodallo stesso, la battaglia di Lastra fu un vero e proprio fallimento conla morte di quattrocento uomini fra ghibellini e bianchi[67]. Ilmessaggio profetico ci arriva da Cacciaguida:

« Di sua bestialitate il suo processofarà la prova; sì ch'a te fia belloaverti fatta parte per te stesso. »(Paradiso XVII, vv. 67-69)

dell'Opera del Duomo, Firenze.

L'inizio dell'esilio (1301-1304)

Carlo di Valois e la caduta dei bianchi

Tommaso da Modena,Benedetto XI, affresco, anni '50del XIV secolo, Sala del Capitolo,Seminario di Treviso. Il beatopapa Boccasini, trevigiano, nel suobreve pontificato cercò di riportarela pace all'interno di Firenze,inviando il cardinale Niccolò daPrato come paciere. È l'unicopontefice su cui Dante non proferìalcuna condanna, ma neancheverso il quale manifestò pienoapprezzamento, tanto da noncomparire nella Commedia[61].

I tentativi di rientro e la battaglia di Lastra (1304)

La prima fase dell'esilio (1304-1310)

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Dante fu, dopo la battaglia della Lastra, ospite di diverse corti efamiglie della Romagna, fra cui gli stessi Ordelaffi. Il soggiornoforlivese non durò a lungo, in quanto l'esule si spostò prima aBologna (1305), poi a Padova nel 1306 e infine nella MarcaTrevigiana[41] presso Gherardo III da Camino[68]. Da qui, Dante fuchiamato in Lunigiana da Moroello Malaspina (quello di Giovagallo,visto che più membri della famiglia portavano questo nome)[69], colquale il poeta entrò forse in contatto grazie all'amico comune, ilpoeta Cino da Pistoia[70]. In Lunigiana (regione in cui giunse nellaprimavera del 1306), Dante ebbe l'occasione di negoziare la missionediplomatica per una ipotesi di pace tra i Malaspina e il vescovo-contedi Luni, Antonio Nuvolone da Camilla (1297 – 1307)[71]. In qualità diprocuratore plenipotenziario dei Malaspina, Dante riuscì a far firmareda ambo le parti la pace di Castelnuovo del 6 ottobre del 1306[42][71],successo che gli fece guadagnare la stima e la gratitudine dei suoiprotettori. L'ospitalità malaspiniana è celebrata nel Canto VIII delPurgatorio, dove al termine del componimento Dante formula allafigura di Corrado Malaspina il Giovane l'elogio del casato[72]:

« [...] e io vi giuro.../... che vostra gente onrata.../sola và dritta e 'l mal cammin dispregia. »(Pg VIII, vv. 127-132)

Nel 1307[73], dopo aver lasciato la Lunigiana, Dante si trasferì nel Casentino, dove fu ospite dei contiGuidi, conte di Battifolle e signori di Poppi, presso i quali iniziò a stendere la cantica dell'Inferno[42].

Il soggiorno nel casentino durò pochissimo tempo: tra il 1308 e il1310 si può infatti ipotizzare che il poeta risiedesse prima a Lucca epoi a Parigi, anche se non è possibile valutare con certezza ilsoggiorno transalpino come già precedentemente esposto. Dante,molto più probabilmente, si trovava a Forlì nel 1310[74], dove ebbe lanotizia, nel mese di ottobre[42], della discesa in Italia del nuovoimperatore Arrigo VII. Dante guardò a quella spedizione con grandesperanza, in quanto vi intravedeva non soltanto la fine dell'anarchiapolitica italiana[75], ma anche la concreta possibilità di rientrarefinalmente a Firenze[42] Infatti l'imperatore fu salutato dai ghibelliniitaliani e dai fuoriusciti politici guelfi, connubio che spinse il poeta adavvicinarsi alla fazione imperiale italiana capeggiata dagli Scaligeri diVerona[76]. Dante, che tra il 1308 e il 1311 stava scrivendo il De

Monarchia, manifestò le sue aperte simpatie imperiali, scagliando una violenta lettera contro i fiorentini il31 marzo del 1311[42] e giungendo, sulla base di quanto affermato nell'epistola indirizzata ad Arrigo VII,a incontrare l'imperatore stesso in un colloquio privato[77]. Non sorprende, pertanto, che Ugo Foscologiungerà a definire Dante come un ghibellino:

« E tu prima, Firenze, udivi il carmeChe allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco, »(Ugo Foscolo, Dei Sepolcri, vv. 173-174)

Il sogno dantesco di una Renovatio Imperii si infrangerà il 24 agosto del 1313, quando l'imperatorevenne a mancare, improvvisamente, a Buonconvento[78]. Se già la morte violenta di Corso Donati,avvenuta il 6 ottobre del 1308 per mano di Rossellino della Tosa (l'esponente più intransigente dei guelfineri)[73], aveva fatto crollare le speranze di Dante, la morte dell'imperatore diede un colpo mortale aitentativi del poeta di rientrare definitivamente a Firenze[73].

Tra Forlì e la Lunigiana dei Malaspina

Il castello-palazzo vescovile diCastelnuovo dove Dante nel 1306pacificò i rapporti tra i MarchesiMalaspina e i Vescovi-Conti diLuni.

La discesa di Arrigo VII (1310-1313)

Monumento a Dante Alighieri aVillafranca in Lunigiana presso latomba sacello dei Malaspina

Il Ghibellin fuggiasco

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Lo stesso argomento in dettaglio: della Scala.

All'indomani della morte improvvisa dell'imperatore, Dante accolsel'invito di Cangrande della Scala a risiedere presso la sua corte diVerona[42]. Dante ebbe già modo, in passato, di risiedere nella cittàveneta, in quegli anni nel pieno della sua potenza. Petrocchi, comedelineato prima nel suo saggio Itinerari danteschi e poi nella Vita diDante[79] ricorda come Dante fosse già stato ospite, per pochi mesitra il 1303 e il 1304, presso Bartolomeo della Scala, fratello maggioredi Cangrande. Quando poi Bartolomeo morì, nel marzo del 1304,Dante fu costretto a lasciare Verona in quanto il suo successore,Alboino, non era in buoni rapporti col poeta[80]. Alla morte di Alboino,nel 1312, divenne suo successore il fratello Cangrande[81], tra i capidei ghibellini italiani e protettore (oltreché amico) di Dante[81]. Fu invirtù di questo legame che Cangrande chiamò a sé l'esule fiorentinoe i suoi figli, dando loro sicurezza e protezione dai vari nemici che sierano fatti negli anni. L'amicizia e la stima tra i due uomini fu taleche Dante esaltò, nella cantica del Paradiso – composta per lamaggior parte durante il soggiorno veronese –, il suo generosopatrono in un panegirico per bocca dell'avo Cacciaguida:

« Lo primo tuo refugio e 'l primo ostellosarà la cortesia del gran Lombardoche 'n su la scala porta il santo uccello;ch'in te avrà sì benigno riguardo,che del fare e del chieder, tra voi due,fia primo quel che tra l'altri è più tardo[...]Le sue magnificenze conosciutesaranno ancora, sì che' suoi nemicinon ne potran tener le lingue mute.A lui t’aspetta e a’ suoi benefici;per lui fia trasmutata molta gente,cambiando condizion ricchi e mendici; »

(Paradiso XVII, vv. 70-75, 85-90)

Dante, per motivi ancora sconosciuti, si allontanò da Verona perapprodare, nel 1318, a Ravenna, presso la corte di Guido Novello daPolenta. I critici hanno cercato di comprendere le causedell'allontanamento di Dante dalla città scaligera, visti gli ottimirapporti che intercorrevano tra Dante e Cangrande. Augusto Torreipotizzò una missione politica a Ravenna, affidatagli dallo stesso suoprotettore[82] altri pongono le cause in una crisi momentanea traDante e Cangrande, oppure nell'attrattiva di far parte di una corte diletterati tra i quali il signore stesso (cioè Guido Novello), che siprofessava tale[83]. Tuttavia, i rapporti con Verona non cessarono deltutto, come testimoniato dalla presenza di Dante nella città veneta il20 gennaio 1320, per discutere la Quaestio de aqua et terra, l'ultimasua opera latina[84].

Gli ultimi tre anni di vita trascorsero relativamente tranquilli nella cittàromagnola, durante i quali Dante creò un cenacolo letterariofrequentato dai figli Pietro e Jacopo[85][86] e da alcuni giovani letterati

[87]

Gli ultimi anni

Cangrande della Scala, in unritratto immaginario del XVIIsecolo. Abilissimo politico egrande condottiero, Cangrande fumecenate della cultura e deiletterati in particolare, stringendoamicizia con Dante

Il soggiorno veronese (1313-1318)

Il soggiorno ravennate (1318-1321)

Andrea Pierini, Dante legge laDivina Commedia alla corte diGuido Novello, 1850, dipinto aolio, Palazzo Pitti-Galleria D'ArteModerna, Firenze

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locali, tra i quali Pieraccio Tedaldi e Giovanni Quirini . Per conto delsignore di Ravenna svolse occasionali ambascerie politiche[88], come quella che lo condusse a Venezia.All'epoca, la città lagunare era in attrito con Guido Novello a causa di attacchi continui alle sue navi daparte delle galee ravennati[89] e il doge, infuriato, si alleò con Forlì per muovere guerra a Guido Novello;questi, ben sapendo di non disporre dei mezzi necessari per fronteggiare tale invasione, chiese a Dantedi intercedere per lui davanti al Senato veneziano. Gli studiosi si sono domandati perché Guido Novelloavesse pensato proprio all'ultracinquantenne poeta come suo rappresentante: alcuni ritengono che siastato scelto Dante per quella missione in quanto amico degli Ordelaffi, signori di Forlì, e quindi in gradodi trovare più facilmente una via per comporre le divergenze in campo[90].

L'ambasceria di Dante sortì un buon effetto per la sicurezza di Ravenna, ma fu fatale al poeta che, diritorno dalla città lagunare, contrasse la malaria mentre passava dalle paludose Valli di Comacchio[73]. Lefebbri portarono velocemente il poeta cinquantaseienne alla morte, che avvenne a Ravenna nella nottetra il 13 e il 14 settembre 1321[73][91]. I funerali, in pompa magna, furono officiati nella chiesa di SanPier Maggiore (oggi San Francesco) a Ravenna, alla presenza delle massime autorità cittadine e deifigli[92]. La morte improvvisa di Dante suscitò ampio rammarico nel mondo letterario, come dimostratoda Cino da Pistoia nella sua canzone Su per la costa, Amor, de l'alto monte[93].

Lo stesso argomento in dettaglio: tomba di Dante.

Dante trovò inizialmente sepoltura in un'urna di marmo posta nellachiesa ove si tennero i funerali[94]. Quando la città di Ravenna passòpoi sotto il controllo della Serenissima, il podestà Bernardo Bembo(padre del ben più celebre Pietro) ordinò all'architetto PietroLombardi, nel 1483, di realizzare un grande monumento che ornassela tomba del poeta[94]. Ritornata la città, al principio del XVI secolo,agli Stati della Chiesa, i legati pontifici trascurarono le sorti dellatomba di Dante, la quale cadde presto in rovina. Nel corso dei duesecoli successivi furono compiuti solo due tentativi per porre rimedioalle disastrose condizioni in cui il sepolcro versava: il primo fu nel1692, quando il cardinale legato per le Romagne Domenico MariaCorsi e il prolegato Giovanni Salviati, entrambi di nobili famigliefiorentine, provvidero a restaurarla[95]. Nonostante fossero passatipochi decenni, il monumento funebre fu rovinato a causa delsollevamento del terreno sottostante la chiesa, cosa che spinse ilcardinale legato Luigi Valenti Gonzaga a incaricare l'architetto CamilloMorigia, nel 1780, di progettare il tempietto neoclassico tuttoravisibile[94].

I resti mortali di Dante furono oggetto di diatribe tra i ravennati e i fiorentini già dopo qualche decenniola sua morte, quando l'autore della Commedia fu "riscoperto" dai suoi concittadini grazie alla propagandaoperata da Boccaccio[96]. Se i fiorentini rivendicavano le spoglie in quanto concittadini dello scomparso, iravennati volevano che rimanessero nel luogo dove il poeta morì[97], ritenendo che i fiorentini non simeritassero i resti di un uomo che avevano dispregiato in vita. Per sottrarre i resti del poeta a unpossibile trafugamento da parte di Firenze (rischio divenuto concreto sotto i papi medicei Leone X eClemente VII)[97], i frati francescani[98] tolsero le ossa dal sepolcro realizzato da Pietro Lombardi,nascondendole in un luogo segreto[97] e rendendo poi, di fatto, il monumento del Morigia un cenotafio.Quando nel 1810 Napoleone ordinò la soppressione degli ordini religiosi, i frati, che di generazione ingenerazione si erano tramandati il luogo ove si trovavano i resti, decisero di nasconderle in una porta

La morte e i funerali

Le spoglie mortali

Le "tombe" di Dante

La tomba di Dante a Ravenna,realizzata da Camillo Morigia

Le travagliate vicende dei resti

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murata dell'attiguo oratorio del quadrarco di Braccioforte[97]. Le spoglie rimasero in quel luogo fino al1865, allorché un muratore, intento a restaurare il convento in occasione del VI centenario della nascitadel poeta, scoprì casualmente sotto una porta murata una piccola cassetta di legno, recante delleiscrizioni in latino a firma di un certo frate Antonio Santi (1677)[97], le quali riportavano che nella scatolaerano contenute le ossa di Dante. Effettivamente, all'interno della cassetta fu ritrovato uno scheletropressoché integro[99]; si provvide allora a riaprire l'urna nel tempietto del Morigia, che fu trovata vuota,fatte salve tre falangi[100], che risultarono combaciare con i resti rinvenuti sotto la porta murata,certificandone l'effettiva autenticità[100]. La salma fu ricomposta, esposta per qualche mese in un'urna dicristallo e quindi ritumulata all'interno del tempietto del Morigia, in una cassa di noce protetta da uncofano di piombo. Nel sepolcro di Dante, sotto un piccolo altare si trova l'epigrafe in versi latini dettatida Bernardo da Canaccio per volere di Guido Novello, ma incisi soltanto nel 1357[101]:

(LA)« IURA MONARCHIAE, SUPEROS FLEGETONTA, LACUSQUE

LUSTRANDO CECINI, VOLUERUNT FATA QUOUSQUE. SED QUIA

PARS CESSIT MELIORIBUS HOSPITA CASTRIS AUCTOREMQUE SUUM

PETIIT FELICITER ASTRIS, HIC CLAUDITUR DANTES, PATRIIS

EXTERRIS AB ORIS, QUEM GENUIT PARVI FLORENTIA MATER

AMORIS. »

(IT)« I diritti della monarchia, i cieli e le acque diFlegetonte [gli inferi] visitando cantai finchévollero i miei destini mortali. Poiché però la miaanima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor piùbeata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, quisto racchiuso, [io] Dante, esule dalla patria terra,cui generò Firenze, madre di poco amore. »

(Epigrafe)

Come si può ben vedere dai vari dipinti a lui dedicati, il volto delpoeta era assai spigoloso, con la faccia torva e col celeberrimo nasoaquilino, come figura nel dipinto di Botticelli posto nella sezioneintroduttiva. Fu Giovanni Boccaccio, nel suo Trattatello in laude diDante, a fornire questa descrizione fisica:

« Fu adunque questo nostro poeta di mediocre statura [...] Ilsuo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi chepiccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopraavanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, nerie crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso. »(Trattatello in laude di Dante, XX)

Gli studi compiuti dagli antropologi, però, smentirono gran parte dellaletteratura artistica dantesca nel corso dei secoli. Nel 1921, inoccasione del seicentenario della morte di Dante, l'antropologodell'Università di Bologna Fabio Frassetto fu autorizzato dalle autoritàdi studiare il cranio del poeta, risultato mancante dellamandibola[103]. Nonostante i mezzi dell'epoca e un risultato diindagine non pienamente soddisfacente, Frassetto può già dedurreche il volto "psicologico" tramandatoci nel corso dei secoli noncorrisponde a quello "fisico". Difatti nel 2007, grazie a una squadraguidata da Giorgio Gruppioni, antropologo sempre dell'Università diBologna, si riuscì a realizzare un volto i cui tratti somaticicorrisponderebbero al 95% a quello reale[103]. Partendo dal cranioricostruito da Frassetto, il volto reale di Dante è risultato (grazie al contributo del biologo dell'Universitàdi Pisa Francesco Mallegni e dello scultore Gabriele Mallegni)[104] sicuramente non bello, ma privo di quelnaso aquilino così accentuato dagli artisti di età rinascimentale e molto più vicino a quello, risalentepochi anni dopo la morte del poeta, di scuola giottesca.

Il più antico ritrattodocumentato di Dante Alighiericonosciuto, Palazzo dell'Arte deiGiudici e Notai, Firenze. Databileintorno al 1336-1337, l'affresco èdi scuola giottesca[102] ed è ilritratto iconografico del poeta piùvicino a quello ricostruito nel 2007

Il vero volto di Dante

Il pensiero

Il ruolo del volgare e l'ottica "civile" dellaletteratura

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Il ruolo della lingua volgare, definita da Dante nel De Vulgari comeHec est nostra vera prima locutio[105] («il nostro primo verolinguaggio», nella traduzione italiana)[106], fu fondamentale per losviluppo del suo programma letterario. Con Dante, infatti, il volgareassunse lo stato di lingua colta e letteraria, grazie alla ferrea volontà,da parte del poeta fiorentino, di trovare un veicolo linguistico comunetra gli italiani, perlomeno tra i governanti[107]. Egli, nei primi passi delDe Vulgari, esporrà chiaramente la sua predilezione per la linguacolloquiale e materna rispetto a quella latina, finta e artificiale:

(LA)« Harum quoque duarumnobilior est vulgaris: tum quiaprima fuit humano generiusitata; tum quia totus orbisipsa perfruitur, licet in diversasprolationes et vocabula sitdivisa; tum quia naturalis estnobis, cum illa potius artificialisexistat. »

(IT)« La più nobile di queste duelingue è il volgare, sia perchéfu la prima a essere usata dalgenere umano, sia perchétutto il mondo ne fruisce (purnelle diversità di pronuncia edi vocabolario che la dividono),sia perché ci è naturale,mentre l’altra è piuttostoartificiale. »

(De Vulgari Eloquentia I, 1,4)

Proposito della produzione letteraria volgare dantesca è infatti quelladi essere fruibile da parte del pubblico dei lettori, cercando diabbattere il muro tra i ceti colti (abituati a interagire fra di loro inlatino) e quelli più popolari, affinché anche questi ultimi potesseroapprendere contenuti filosofici e morali fino ad allora relegati

nell'ambiente accademico. Si ha quindi una visione della letteratura intesa come strumento al serviziodella società, come verrà esposto programmaticamente nel Convivio:

« E io adunque... a' piedi di coloro che seggiono [nella mensa dei dotti] ricolgo di quello che da lorocade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m’ho lasciati, per la dolcezza ch'io sento in quelloche a poco a poco ricolgo, misericordievolmente mosso, non me dimenticando, per li miseri alcunacosa ho riservata, la quale a li occhi loro, già è più tempo, ho dimostrata; e in ciò li ho fattimaggiormente vogliosi. »(Convivio, I, 10)

Alla scelta di Dante di utilizzare la lingua volgare per scrivere alcune delle sue opere possono avereinfluito notevolmente le opere di Andrea da Grosseto, letterato del Duecento che utilizzava la linguavolgare da lui parlata, il dialetto grossetano dell'epoca, per la traduzione di opere prosaiche in latino,come i trattati di Albertano da Brescia.[108]

Lo stesso argomento in dettaglio: Rota Vergilii.

Con questa felice espressione, il critico letterario Gianfranco Contini ha individuato la straordinariaversatilità di Dante, all'interno delle Rime, nel saper usare più registri linguistici con disinvoltura e graziaarmonica[109]. Come già esposto prima, Dante manifesta un'aperta curiosità per la struttura "genetica"della lingua materna degli italiani, concentrandosi sulle espressioni dell'eloquio quotidiano, sui motti ebattute più o meno raffinate. Questa tendenza a inquadrare la ricchezza testuale della lingua maternaspinge il letterato fiorentino a realizzare un affresco variopinto finora mai creato nella lirica volgareitaliana, come esposto lucidamente da Giulio Ferroni:

« Rispetto alla produzione poetica del volgare italiano della seconda metà del secolo XIII, laCommedia amplia notevolmente gli orizzonti sintattici e lessicali: la varietà stilistica... crea una

Andrea del Castagno, DanteAlighieri, ne Ciclo degli uomini edonne illustri, affresco, tra il 1448e il 1451, Galleria degli Uffizi,Firenze

La poetica

Il «plurilinguismo» dantesco

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variazione di registri, attingendo sia alla lingua bassa sia a quella nobile. Dante trae spunti dallaletteratura latina... o da quella in volgare, ma nello stesso tempo ha uno spiccato interesse per illinguaggio parlato, colloquiale, anche nelle forme più vivaci, aggressive e popolaresche. »(Ferroni, p. 28)

Come rimarca Guglielmo Barucci: «Non siamo dunque di fronte [nelleRime] a una progressiva evoluzione dello stile di Dante, ma allacompresenza – anche nello stesso periodo – di forme e stilidiversi»[110]. La capacità con cui Dante passa, all'interno delle Rime,dalle tematiche amorose a quelle politiche, da quelle morali a quelleburlesche, troverà il supremo raffinamento all'interno dellaCommedia, riuscendo a calibrare la tripartizione stilistica denominataRota Vergilii, secondo la quale a un determinato argomento devecorrispondere un determinato registro stilistico[111]. Nella Commedia,in cui le tre cantiche corrispondono ai tre stili "umile", "mezzano" e"sublime", la rigida tripartizione teorica scema davanti alle esigenzenarrative dello scrittore, per cui all'interno dell'Inferno (che dovrebbecorrispondere allo stile più basso), troviamo passi e luoghi dialtissima levatura stilistica e drammatica, quali l'incontro conFrancesca da Rimini e Ulisse. Il plurilinguismo, secondo un'analisi piùstrettamente lessicale, risente anch'esso dei numerosi idiomi di cuiera infarcita la lingua letteraria dell'epoca: vi si trovano infattilatinismi, gallicismi e, ovviamente, volgare fiorentino[112].

Dante ebbe un ruolo fondamentale nel far approdare la lirica volgarea nuove conquiste, non soltanto dal punto di vista tecnico-linguistico,ma anche da quello prettamente contenutistico. La spiritualizzazionedella figura dell'amata Beatrice e l'impianto vagamente storico in cuila vicenda amorosa è inserita, determinarono la nascita di tratti deltutto particolari all'interno dello stilnovismo[113]. La presenza dellafigura idealizzata della donna amata (la cosiddetta donna angelo) èun topos ricorrente in Lapo Gianni, Guido Cavalcanti e Cino daPistoia, ma in Dante assume una dimensione più storicizzata di quelladegli altri rimatori[114] La produzione dantesca, per la sua profondità filosofica può essere confrontatasoltanto con quella del maestro Cavalcanti, rispetto alla quale la divergenza consiste nella differenteconcezione dell'amore. Se Beatrice è l'angelo che opera la conversione spirituale di Dante sulla Terra eche gli dona la beatitudine celeste[115], la donna amata da Cavalcanti è invece foriera di sofferenza,dolore che allontanerà progressivamente l'uomo da quella catarsi divina teorizzata dall'Alighieri[116]. Altrotraguardo raggiunto da Dante è l'aver saputo far emergere l'introspezione psicologica el'autobiografismo: praticamente ignoti al Medioevo, queste due dimensioni guardano già al Petrarca e,più lontano ancora, alla letteratura umanistica. Dante così è il primo, tra i letterati italiani, a "scomporsi"tra il sé inteso come personaggio e l'altro io inteso come narratore delle proprie vicende. Così Contini,riprendendo il filo tracciato dallo studioso statunitense Charles Singleton, parla dell'operazione poetica enarrativa dantesca:

« Va citato a titolo d'onor l'italianista americano Charles Singleton, che in un suo saggio penetrante...ha notato come nell' io di Dante... convergano l'uomo in generale, soggetto del vivere e dell'agire, el'individuo storico, titolare di un'esperienza determinata hic et nunc, in un certo spazio e in un certotempo; Io trascendentale (con la maiuscola), diremmo oggi, e io (con la minuscola) esistenziale. »(Gianfranco Contini, Un'idea di Dante, pp. 34-35)

Lo stesso argomento in dettaglio: Beatrice Portinari e Vita nuova.

« L'amore per la bella fanciulla involta di drappo sanguigno,ch'egli chiama Beatrice, ha tutt'i caratteri di un primo amoregiovanile, nella sua purezza e verginità, più nell'immaginazione

Raffaello Sanzio, Disputa delSacramento, dettaglio raffiguranteDante, 1509-1510 ca, Stanza dellaSegnatura, Palazzo Pontificio,Vaticano. Raffaello inserisce Dantetra teologi e dottori della Chiesa,in quanto il poeta fiorentino eraritenuto filosofo e teologo dichiara fama per le opere da luilasciate in materia religiosa

Lo Stilnovismo dantesco: tra biografismo espiritualizzazione

Beatrice e la «donna angelo»

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che nel cuore. Beatrice è più simile a sogno, a fantasma, aideale celeste che a realtà distinta e che procura effetti proprii.Uno sguardo, un saluto è tutta la storia di questo amore.Beatrice morì angiolo, prima che fosse donna, e l'amore nonebbe tempo di divenire una passione, come si direbbe oggi,rimase un sogno ed un sospiro. »(Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana [1870], Morano,Napoli 1890, p. 59.)

Così De Sanctis, padre della storiografia letteraria italiana, scrissesulla donna amata dal poeta, Beatrice. Benché si cerchi tutt'oggi dicomprendere in che cosa consistesse realmente, per Dante, l'amorenei confronti di Beatrice Portinari (presunta identificazione storicadella Beatrice della Vita Nova), si può solo concludere con certezzal'importanza che tale amore ebbe per la cultura letteraria italiana. È nel nome di questo amore cheDante ha dato la sua impronta al Dolce stil novo, aprendo la sua "seconda fase poetica" (in cuimanifesta la sua piena originalità rispetto ai modelli passati)[117] e conducendo i poeti e gli scrittori ascoprire i temi dell'amore in un modo mai così enfatizzato prima. L'amore per Beatrice (come in mododifferente Francesco Petrarca mostrerà per la sua Laura) sarà il punto di partenza per la formulazionedel suo manifesto poetico, nuova concezione dell'amor cortese sublimato dalla sua intensa sensibilitàreligiosa (il culto mariano con le laudi arrivato a Dante attraverso le correnti pauperistiche del Duecento,dai Francescani in poi) e, pertanto, privata degli elementi sensuali e carnali tipici della lirica provenzale.Tale formulazione poetica, culminata con la poesia della lode[118], approderà, dopo la morte dellaBeatrice "terrena", alla ricerca filosofica prima (la Donna pietosa) e a quella teologica poi (l'apparizionein sogno di Beatrice che spinge Dante a ritornare a lei dopo il traviamento filosofico, critica che si faràpiù dura in Purgatorio, XXX)[119]. Tale allegorizzazione dell'amata, intesa come veicolo di salvezza, segnadefinitivamente il distacco dalla tematica amorosa e spinge Dante verso la vera sapienza, cioè luceabbacinante e impenetrabile che avvolge Dio nel Paradiso. Beatrice si conferma, pertanto, in quel ruolosalvifico tipico degli angeli, che reca non solo all'amato, ma a tutti gli uomini quella beatitudine di cui siaccennava prima[120].

Mantenendo una funzione allegorica, Dante frappone un valore numerologico alla figura di Beatrice. Èinfatti all'età di nove anni che la incontra per la prima volta, poi nell'ora nona avviene un successoincontro. Di lei dirà pure: «non soffre di stare in un altro numero se non nel nove». Dante fa morireBeatrice il 9 giugno (pur essendo in realtà l'8) scrivendo su di essa: «lo perfetto numero eracompiuto».[121]

Dopo la fine dell'esperienza amorosa, Dante si concentrò sempre più su una poesia caratterizzata dallariflessione filosofico-politica, che assumerà tratti duri e sofferenti nelle rime della seconda metà deglianni novanta, chiamate anche rime «petrose», in quanto incentrate sulla figura di una certa «donnapetra», completamente antitetica alle "donne che avete intelletto d'Amore"[122]. Infatti, come riportanoSalvatore Guglielmino e Hermann Grosser, la poesia dantesca perse quella dolcezza e leggiadria propriadella lirica della Vita nova, per assumere connotati aspri e difficili:

« ... l'esperienza delle rime petrose, che si riallacciano all'esperienza del trobar clus [poetare difficile]di Arnaut Daniel, costituisce un fondamentale esercizio di stile aspro (di contro a quello dolce dellostilnovismo). »(Guglielmino-Grosser, p. 151)

Dante ebbe un profondo amore nei confronti dell'antichità classica edella sua cultura: ne sono prova la devozione per Virgilio, l'altissimorispetto per Cesare e per le numerose fonti greche e latine da luiusate per la costruzione del mondo immaginario della Commedia (e

Henry Holiday, Dante incontraBeatrice al ponte Santa Trinita,dipinto a olio, 1883, Walker ArtGallery, Liverpool

Dalle rime «amorose» a quelle «petrose»

Le fonti e i modelli letterari

Dante e il mondo classico

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di cui la citazione de «li spiriti magni» in If IV sono un riferimentoesplicito degli autori su cui si poggiava la cultura dantesca)[123]. NellaCommedia, il poeta glorifica l'élite morale e intellettuale del mondoantico nel Limbo, luogo piacevole e ameno alle porte dell'Infernodove i giusti morti senza battesimo vivono, senza però non provaredolore per la mancata beatitudine[124]. Al contrario di quanto farannoPetrarca e Boccaccio, Dante si dimostrò un uomo ancora legatoappieno alla visione medievale che l'uomo aveva della civiltà greca elatina, poiché inquadrava quest'ultima all'interno della storia dellasalvezza propugnata dal cristianesimo, certezza basata sulla dottrinamedievale dell'esegesi detta dei quattro sensi (letterale, simbolico,allegorico e anagogico) con cui si cercava di individuare il messaggiocristiano negli autori antichi[125]. Virgilio è visto da Dante non nellasua dimensione storica e culturale di intellettuale latino dell'etàaugustea, quanto in quella profetico-soteriologica[126]: fu lui, infatti,a predire la nascita di Gesù Cristo nella IV Egloga delle Bucoliche ecosì fu glorificato dai cristiani medievali[127]. Oltre a questadimensione mitica della figura di Virgilio, Dante guardò a lui comesupremo modello letterario e morale, come evidenziato nel proemiodel Poema:

« O de li altri poeti onore e lume,vagliami 'l lungo studio e l' grande amoreche m'ha fatto cercar lo tuo volume.Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore,tu se' solo colui da cu' io tolsilo bello stilo che m'ha fatto onore. »(Inferno, If I, 82-87)

Dante fu influenzato moltissimo dal mondo che lo circondava,traendo spunto sia dalla dimensione artistica in senso stretto (busti,bassorilievi e affreschi presenti nelle chiese), sia da quanto potevavedere nella sua vita quotidiana. Barbara Reynolds riporta di come

« Dante [fosse] aduso a casi di tortura, morte di stenti, omicidio,tradimento, adulterio, sodomia e bestialità. Immagini del male sitrovavano illustrate ovunque. La cupola del battistero [battisterodi San Giovanni Battista], ad esempio, era decorata amosaici...ove si trovavano raffigurati l'inferno, il purgatorio, ilparadiso, il giudizio universale e, di particolare rilevanza nellaCommedia, una grottesca immagine di Satana [...] I diavoli e itormenti dell'Inferno non sono invenzioni della personale fantasiadantesca. Tali terrificanti moniti...erano recitati in rima daicantastorie ambulanti, costituivano temi di prediche e diallestimenti scenici. »(Reynolds, pp. 27-28)

Gli episodi di Malacoda, Barbariccia e della masnada comparsi in If XXI, XXII e XXIII, dunque, non sonoascrivibili soltanto all'immaginario personale del poeta, ma sono ricavati, nella loro potente e degradantecaricatura iconografica, da quanto il poeta poteva scorgere nelle chiese e/o nelle vie di Firenzeattraverso spettacoli allegorici. Oltre alle fonti iconografiche, c'erano però anche dei testi chepresentavano il demonio con tratti disumani e bestiali: in primo luogo, la visione di Tundale dell'XIsecolo, in cui è descritto il demonio che divora le anime dei dannati, ma anche le cronache di Giacominoda Verona e di Bonvesin de la Riva[128]. Gli stessi paesaggi della Commedia ricalcano la descrizione delle

Rafael Flores, Dante y Virgiliovisitando el Infierno, pittura a olio,1855, Museo nacional de arte,Città del Messico

Gustave Doré, Lucifero, 1861-1868. L'incisione dell'artistafrancese riprende la descrizionefatta dal poeta in If XXXIV, laquale a sua volta era tratta da unaffresco presente nel Battistero diSan Giovanni

L'iconografia medievale

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città medievali: la presenza di fortificazioni (il castello del Limbo, le mura della città di Dite), i pontipresenti sulle Malebolge, gli accenni, nel canto XV, alle imponenti dighe di Bruges e di Padova[129] e lestesse pene infernali sono una trasposizione visiva della "cultura" medievale in senso lato.

Influenza fondamentale fu anche quella esercitata dalla produzione letteraria appartenente alcristianesimo e, in un certo grado, anche alla religione islamica. La Bibbia è sicuramente il libro cui Danteattinge maggiormente: echi ne troviamo, oltre ai tantissimi della Commedia, anche nella Vita nova (peresempio, l'episodio della morte di Beatrice ricalca quello di Cristo sul Calvario)[130] e nel De vulgarieloquentia (l'episodio della torre di Babele quale origine delle lingue, presente nel I libro). Oltre allaproduzione strettamente sacra, Dante attinse anche alla produzione religiosa medievale, prendendospunto, per esempio, dalla Visio sancti Pauli del V secolo, opera narrante l'ascesa dell'apostolo delle gential terzo cielo del Paradiso[131]. Oltre alle fonti letterarie cristiane, Dante sarebbe giunto in possesso, sullabase di quanto ha scritto la filologa Maria Corti, del Libro della Scala, opera escatologica araba tradottain castigliano, francese antico e latino per conto del re Alfonso X[131][132].

Un esempio concreto lo troviamo nel concetto islamico di spirito della vita (rūh al hayāh) che èconsiderato come "aria" che esce dalla cavità del cuore. Dante a tal proposito scrive: «...spirito della vita,lo quale dimora nella secretissima camera de lo cuore.»[133]

Come si è detto già nella parte biografica Dante, dopo la morte diBeatrice, si immerse nello studio della filosofia. Dal Conviviosappiamo che Dante aveva letto il De consolatione philosophiae diBoezio e il De amicitia di Cicerone e che poi cominciò a prender partealle dispute filosofiche che i due principali ordini religiosi (Francescanie Domenicani) pubblicamente o indirettamente tennero in Firenze, gliuni spiegando la dottrina dei mistici e di San Bonaventura, gli altripresentando le teorie di San Tommaso d'Aquino. Il critico BrunoNardi[134] evidenzia i tratti salienti del pensiero filosofico dantescoche, pur avendo una base nel tomismo, presenta anche altri aspettitra cui un evidente influsso del neoplatonismo (ad esempio dalloPseudo-Dionigi l'Areopagita nelle gerarchie angeliche delParadiso)[135]. Nonostante gli influssi di scuola platonica, Dante subìmaggiormente l'influsso di Aristotele, che nella seconda metà del XIIIsecolo conobbe l'apogeo nell'Europa medievale.

La produzione poetica dantesca risentì di due opere aristoteliche inparticolare: la Fisica e l'Etica Nicomachea. La descrizione del mondonaturale da parte del filosofo di Stagira fu la fonte principale cuiDante e Cavalcanti attinsero per l'elaborazione della cosiddetta«dottrina degli spiriti». Attraverso i commenti redatti da Averroè[136], e da Alberto Magno[137] Danteaffermò che il funzionamento del corpo umano fosse dovuto alla presenza di vari spiriti in determinatiorgani, dai quali nascevano poi sentimenti corrispondenti allo stimolo proveniente dall'esterno. Allapresenza di Beatrice, tali spiriti entravano in subbuglio, suscitando in Dante violente reazioni emotive eassumendo, come nel caso sotto riportato, anche una volontà propria, resa efficace attraverso la figuraretorica della prosopopea:

« Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a lasua giovanissima etade si convenia.In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camerade lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; etremando disse queste parole: "Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi".In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitiviportano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti delviso, sì disse queste parole: "Apparuit iam beatitudo vestra".

Dante tra cristianesimo e Islam

Il ruolo della filosofia nella produzione dantesca

Aristotele, copia romana del117-138 d.C circa

Aristotele nella produzione poetica

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In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro,cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: "Heu miser, quia frequenter impeditus erodeinceps!". »

(Vita Nova, II, 3-6)

Ancor più significativa fu l'influenza di Aristotele all'interno dellaCommedia, dove si fece sentire la presenza dell'Etica Nicomachea,oltreché dalla Fisica. Da quest'ultima, Dante accolse la strutturacosmologica del Creato (impianto profondamente debitore anchedell'astronomo egiziano Tolomeo)[138], adattandola poi alla fedecristiana[137]; dall'Etica, invece, prese spunto per l'ordinata erazionale organizzazione del suo mondo ultraterreno, suddividendoloin varie sottounità (gironi nell'Inferno, cornici nel Purgatorio e cielinel Paradiso) dove porre determinate categorie di anime in base allecolpe/virtù commesse in vita[139].

Nell'ambito politico, Dante crede con Aristotele e san Tommasod'Aquino che lo Stato abbia un fondamento razionale e naturale,basato su legami gerarchici in grado di dare stabilità e ordine interno.Nardi aggiunge poi che "pur riconoscendo che lo schema generaledella sua metafisica è quello della scolastica cristiana, è certo che eglivi ha inserito taluni particolari caratteristici, come la produzione mediata del mondo inferiore e quellaintorno all'origine dell'anima umana risultante del concorso dell'atto creatore coll'opera della natura"[134].Nel trattato De Monarchia "è notevole la vigorosa affermazione dell'unità del genere umano, dedotta dalprincipio averroistico che tutti gli uomini tendono ad un unico fine, cioè a che, per mezzo dello sforzocomune, la potenza dell'intelletto possibile sia in ogni momento tutta quanta spiegata".

Diversi autori hanno trattato gli aspetti esoterici delle opere di Dante forse determinati dall'ormaiaccertata adesione alla setta dei Fedeli d'Amore. Lo schema e i contenuti stessi della Divina Commediafarebbero emergere chiari riferimenti. Sotto questo aspetto sono di notevole importanza il lavoro diGuenon, L'esoterismo di Dante e il testo di Luigi Valli, Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedelid'Amore[140][141].

A partire dal XIX secolo diversi autori hanno sostenuto la tesi che Dante potesse essere stato un cristianoeretico. Tra questi Ugo Foscolo[142], Gabriele Rossetti[143] e Eugène Aroux[144]. Più recentemente MariaSoresina ha avanzato l'ipotesi che fosse il catarismo l'eresia dantesca[145].

Lo stesso argomento in dettaglio: Il Fiore e Detto d'Amore.

Due opere poetiche in volgare di argomento, lessico e stile affini e collocate in un periodo cronologicoche va dal 1283 al 1287, sono state attribuite con una certa sicurezza a Dante dalla critica novecentesca,soprattutto a partire dal lavoro del filologo dantesco Gianfranco Contini[2].

Lo stesso argomento in dettaglio: Le Rime.

Le Rime sono una raccolta messa insieme e ordinata da modernieditori, che riunisce il complesso della produzione lirica dantesca dalle

Sandro Botticelli, La mappadell'Inferno, tra il 1480 e il 1490,Biblioteca Apostolica Vaticana. Ladivisione dell'Inferno e degli altridue regni dell'Oltretomba sonodebitori dell'etica aristotelica

Aristotele nella produzione socio-politica

L'esoterismo dantesco

L'eresia dantesca

Opere

Il Fiore e Detto d'Amore

Le Rime

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prove giovanili a quelle dell'età matura (le prime sono datate intornoal 1284)[86] divise tra Rime giovanili e Rime dell'esilio per distingueredue gruppi di liriche assai distanti per il tono e gli argomentiaffrontati. Le Rime giovanili comprendono componimenti cheriflettono le varie tendenze della lirica cortese del tempo, quellaguittoniana, quella guinizelliana e quella cavalcantiana, passando datematiche amorose a giocose tenzoni dallo sfondo velatamenteerotico-giocoso con Forese Donati e con Dante da Maiano.

Lo stesso argomento in dettaglio: Vita nuova.

La Vita Nova può essere considerata il "romanzo" autobiografico diDante, in cui si celebra l'amore per Beatrice, presentata con tutte lecaratteristiche proprie dello stilnovismo dantesco. Racconto della vitaspirituale e della evoluzione poetica del Poeta, resa come exemplum,la Vita nova è un prosimetro (brano caratterizzato dall'alternanza traprosa e versi) e risulta strutturata in quarantadue (o trentuno)[146]

capitoli in prosa collegati in una storia omogenea, che spiega unaserie di testi poetici composti in tempi differenti, tra cui hannoparticolare rilevanza la canzone-manifesto Donne ch'avete intelletto d'amore e il celebre sonetto Tantogentile e tanto onesta pare. Secondo buona parte degli studiosi, per la forma del prosimetro, Dante sisarebbe ispirato alle razos provenzali (ovvero le "ragioni") che servivano a spiegare le ragioni da cuiscaturivano le liriche; e alla De consolatione philosophiae di Severino Boezio[113]. L'opera è consacrataall'amore per Beatrice e fu composta probabilmente tra il 1292 e il 1293[113]- La composizione delle rimesi può far risalire, secondo la cronologia che Dante fornisce, tra il 1283 come risulta dal sonetto Aciascun alma presa e dopo il giugno del 1291, anniversario della morte di Beatrice. Per stabilire con unacerta sicurezza la data della composizione del libro nel suo insieme organico, ultimamente la critica èpropensa ad avvalersi del 1300, data non superabile, che corrisponde alla morte del destinatario GuidoCavalcanti: "Questo mio primo amico a cui io ciò scrivo" (Vita nova, XXX, 3). Quest'opera ha avuto unaparticolare fortuna negli Stati Uniti, dove fu tradotta dal filosofo e letterato Ralph Waldo Emerson[147].

Lo stesso argomento in dettaglio: Convivio.

Il Convivio (scritta tra il 1303 e il 1308)[148] dal latino convivium,ovvero "banchetto" (di sapienza), è la prima delle opere di Dantescritta subito dopo il forzato allontanamento di Firenze ed è il grandemanifesto del fine "civile" che la letteratura deve avere nel consorzioumano. L'opera consiste in un commento a varie canzoni dottrinaliposte all'incipit, una vera e propria enciclopedia dei saperi piùimportanti per coloro che vogliano dedicarsi all'attività pubblica ecivile senza aver compiuto gli studi regolari[113]. È pertanto scritta involgare per essere appunto capita da chi non ha avuto la possibilitàin precedenza di studiare il latino. L'incipit del Convivio fa capirechiaramente che l'autore è un grande conoscitore e seguace diAristotele; questi, infatti, viene citato con il termine "Lo Filosofo"[149].L'incipit in questo caso spiega a chi è rivolta quest'opera e a chi nonè rivolta: soltanto coloro che non hanno potuto conoscere la scienzadovrebbero accedervi. Questi sono stati impediti da due tipi diragioni:

interne: malformazioni fisiche, vizi e malizia;esterne: cura familiare, civile e difetto di luogo di nascita.

Dante ritiene beati i pochi che possono partecipare alla mensa dellascienza, dove si mangia il "pane degli angeli", e miseri coloro che si

Dante Gabriel Rossetti, BeataBeatrix, dipinto a olio, 1872,Chicago Art Institute

Vita Nova

Convivio

Monumento a Dante in PiazzaSanta Croce a Firenze (1865)

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accontentano di mangiare il cibo delle pecore. Dante non siede allamensa, ma è fuggito da coloro che mangiano il pastume e ha raccolto quello che cade dalla mensa deglieletti per crearne un altro banchetto. L'autore allestirà un banchetto e servirà una vivanda (icomponimenti in versi) accompagnata dal pane (la prosa) necessario per assimilarne l'essenza. Sarannoinvitati a sedersi solo coloro che erano stati impediti da cura familiare e civile, mentre i pigri sarebberostati ai loro piedi per raccogliere le briciole[150].

Lo stesso argomento in dettaglio: De vulgari eloquentia.

Contemporaneo al Convivio, il De vulgari eloquentia è un trattato inlatino scritto da Dante tra il 1303 e il 1304[151]. Composto da unprimo libro intero e da 14 capitoli del secondo libro, era inizialmentedestinato a comprendere quattro libri. Pur affrontando il tema dellalingua volgare, fu scritto in latino perché gli interlocutori a cui Dantesi rivolse appartenevano all'élite culturale del tempo, che forte dellatradizione della letteratura classica riteneva il latino senz'altrosuperiore a qualsiasi volgare, ma anche per conferire alla linguavolgare una maggior dignità: il latino era infatti usato soltanto perscrivere di legge, religione e trattati internazionali, cioè argomentidella massima importanza. Dante si lanciò in un'appassionata difesadel volgare, dicendo che meritava di diventare una lingua illustre ingrado di competere se non uguagliare la lingua di Virgilio,sostenendo però che per diventare una lingua in grado di trattareargomenti importanti il volgare doveva essere[152]:

illustre (in quanto luminoso e quindi capace di dare lustro a chi nefa uso nello scritto);cardinale (tale che intorno a esso ruotassero come una portaintorno al cardine, i volgari regionali);aulico (reso nobile dal suo uso dotto, tale da esser parlato nellareggia);curiale (come linguaggio delle corti italiane, e da essereadoperato negli atti politici di un sovrano).

Con tali termini intendeva l'assoluta dignità del volgare anche come lingua letteraria, non più comelingua esclusivamente popolare. Dopo avere ammesso la grande dignità del siciliano illustre, la primalingua letteraria assunta a dignità nazionale, passa in rassegna tutti gli altri volgari italiani trovandonell'uno alcune, nell'altro altre delle qualità che sommate dovrebbero costituire la lingua italiana. Dantevede nell'italiano la panthera redolens dei bestiari medievali, animale che attrae la sua preda (qui loscrittore) con il suo irresistibile profumo, che Dante sente in tutti i volgari regionali, e in particolare nelsiciliano, senza però riuscire mai a vederla materializzarsi[153]: manca in effetti ancora una lingua italianautilizzabile in tutti i suoi registri, da tutti gli strati della popolazione della penisola italica. Per farlariapparire era dunque necessario attingere alle opere dei letterati italiani finora apparsi, cercando così didelineare un canone linguistico e letterario comune[154].

Lo stesso argomento in dettaglio: De Monarchia.

L'opera venne composta in occasione della discesa in Italia dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo trail 1310 e il 1313. Si compone di tre libri ed è la summa del pensiero politico dantesco[155]. Nel primoDante afferma la necessità di un impero universale e autonomo, e riconosce questo impero come unicaforma di governo capace di garantire unità e pace. Nel secondo riconosce la legittimità del dirittodell'impero da parte dei Romani. Nel terzo libro Dante dimostra che l'autorità del monarca è una volontàdivina, e quindi dipende da Dio: non è soggetta all'autorità del pontefice; al contempo, però, l'imperatoredeve mostrare rispetto nei confronti del pontefice, Vicario di Dio in Terra. La posizione dantesca è perpiù aspetti originale, poiché si oppone decisivamente alla tradizione politica narrata dalla donazione diCostantino: il De Monarchia è in contrasto tanto con i sostenitori della concezione ierocratica[156], quantocon i sostenitori dell'autonomia politica e religiosa dei sovrani nazionali rispetto all'imperatore e al papa.

De vulgari eloquentia

De vulgari eloquentia, 1577. DaBEIC, biblioteca digitale

De Monarchia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Divina Commedia.

La Comedìa — titolo originaledell'opera: successivamenteGiovanni Boccaccio attribuìl'aggettivo "Divina" al poemadantesco[157] — è il capolavorodel poeta fiorentino ed èconsiderata la più importantetestimonianza letteraria dellaciviltà medievale nonché una dellepiù grandi opere della letteraturauniversale[158]. Viene definita"comedia" in quanto scritta in stile"comico", ovvero non aulico.Un'altra interpretazione si fondasul fatto che il poema inizia dasituazioni piene di dolore e paura

e finisce con la pace e la sublimità della visione di Dio. Dante iniziò alavorare all'opera intorno al 1300 (anno giubilare, tanto che egli dataal 7 aprile di quell'anno il suo viaggio nella selva oscura) e lacontinuò nel resto della vita, pubblicando le cantiche man mano chele completava[159]. Si hanno notizie di copie manoscritte dell'Infernointorno al 1313, mentre il Purgatorio fu pubblicato nei due annisuccessivi. Il Paradiso, iniziato forse nel 1316, fu pubblicato manmano che si completavano i canti negli ultimi anni di vita del poeta. Il poema è diviso in tre libri ocantiche, ciascuno formato da 33 canti (tranne l'Inferno che ne presenta 34, poiché il primo funge daproemio all'intero poema) e a cui corrispondono i tre stili della Rota Virgilii[160]; ogni canto si compone diterzine di endecasillabi (la terzina dantesca). La Commedia tende a una rappresentazione ampia edrammatica della realtà, ben lontana dalla pedante poesia didattica medievale, ma intrisa di unaspiritualità cristiana nuova che si mescola alla passione politica e agli interessi letterari del poeta. Sinarra di un viaggio immaginario nei tre regni dell'aldilà, nei quali si proiettano il bene e il male delmondo terreno, compiuto dal poeta stesso, quale "simbolo" dell'umanità[138], sotto la guida della ragionee della fede. Il percorso tortuoso e arduo di Dante, il cui linguaggio diventa sempre più complessoquanto più egli sale verso il Paradiso, rappresenta, sotto metafora, anche il difficile processo dimaturazione linguistica del volgare illustre, che si emancipa dai confini angusti municipali per farassurgere il volgare fiorentino al di sopra delle altre varianti del volgare italiano, arricchiendolo nelcontempo con il loro contatto[161]. Dante è accompagnato sia nell'Inferno che nel Purgatorio dal suomaestro Virgilio; in Paradiso da Beatrice e, infine, da san Bernardo.

Lo stesso argomento in dettaglio: Epistole (Dante Alighieri) ed Epistola XIII a Cangrande della Scala.

Ruolo rilevante hanno le 13 Epistole scritte da Dante durante gli anni dell'esilio. Tra le principali epistole,incentrate principalmente su questioni politiche (relative alla discesa di Arrigo VII) e religiose (letteraindirizzata ai cardinali italiani riuniti, nel 1314, per eleggere il successore di Clemente V)[162]. L'EpistolaXIII a Cangrande della Scala, risalente agli anni tra il 1316 e 1320[163], è l'ultima e la più rilevante delleepistole attualmente conservate (benché si dubiti in parte della sua autenticità)[163]. Essa contiene ladedica del Paradiso al signore di Verona, nonché importanti indicazioni per la lettura della Commedia: ilsoggetto (la condizione delle anime dopo la morte), la pluralità dei sensi, il titolo (che deriva dal fattoche inizia in modo aspro e triste e si conclude con il lieto fine), la finalità dell'opera che non è solospeculativa, ma pratica poiché mira a rimuovere i viventi dallo stato di miseria per portarli allafelicità[164].

Commedia

Domenico di Michelino, Danteed i tre regni, 1465, Firenze,Santa Maria del Fiore

Divina Commedia, 1472

Le Epistole e l'Epistola XIII a Cangrande della Scala

Egloghe

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Lo stesso argomento in dettaglio: Egloghe (Dante Alighieri).

Le Egloghe sono due componimenti di carattere bucolico scritti in lingua latina tra il 1319 e il 1321 aRavenna, facenti parte di una corrispondenza con Giovanni del Virgilio, intellettuale bolognese, i cui duecomponimenti finiscono sotto il titolo di Egloga I e Egloga III, mentre quelli danteschi sono l'Egloga II eEgloga IV. La corrispondenza/tenzone fra i due nacque quando il del Virgilio rimproverò Dante di volerconquistare la corona poetica scrivendo in volgare e non in latino, critica che suscitò la reazione di Dantee la composizione delle Egloghe, visto che Giovanni del Virgilio aveva inviato a Dante tale componimentolatino e che, secondo la dottrina medievale della responsio, l'interlocutore doveva rispondere con ilgenere usato per primo[165].

Lo stesso argomento in dettaglio: Quaestio de aqua et terra.

La trattazione filosofica continuò fino alla fine della vita del poeta. Il 20 gennaio 1320, Dante si recònuovamente a Verona per discutere, nella chiesa di Sant'Elena, la struttura del cosmo secondo i cardiniaristotelico-tolemaici che, in quel periodo, erano già oggetto di studio privilegiato per la composizione delParadiso. Dante, qui, sostiene come la Terra si trovasse al centro dell'universo, circondata dal mondosublunare (composto da terra, acqua, aria e fuoco) e di come l'acqua si trovi al di sopra della sferaterrestre. Da qui, la trattazione filosofica caratterizzata dalla disputatio con gli avversari[166].

Lo stesso argomento in dettaglio: influenza culturale di Dante Alighieri.

Dante ebbe una risonanza e una fama pressoché immediata in Italia. Già a partire dalla seconda metàdel XIV secolo, il Boccaccio iniziò una vera e propria diffusione del culto dantesco, culminata prima nellacomposizione del Trattatello in laude di Dante e poi nelle Esposizioni sopra la commedia[167]. L'ereditàdel Boccaccio fu raccolta, durante la fase del primo umanesimo, dal cancelliere della RepubblicaFiorentina Leonardo Bruni, che compose la Vita di Dante Alighieri (1436) e che contribuì al perdurare delmito dantesco nelle generazioni dei letterati (Agnolo Poliziano, Lorenzo de' Medici e Luigi Pulci) e degliartisti (Sandro Botticelli) fiorentini della seconda metà del Quattrocento[168]. La parabola dantescacominciò tuttavia a scemare a partire dal 1525, allorché il cardinale Pietro Bembo, nelle Prose dellavolgar lingua, stabilì la superiorità del Petrarca in campo poetico e del Boccaccio per la prosa. Talecanone escluderà il Dante della Commedia in quanto difficile imitatore, determinandone un declino(nonostante le appassionate difese di Michelangelo prima e di Giambattista Vico poi) che perdurerà pertutto il Seicento e il Settecento, a causa anche della messa all'Indice del De Monarchia. Solamente conl'età romantica e risorgimentale[169] Dante riacquisì un ruolo di primo piano in quanto simbolodell'italianità e della solitudine propria dell'eroe romantico. L'alto valore letterario della Commedia,consacrato da De Sanctis nella sua Storia della letteratura italiana e riconfermato poi da Carducci, Pascolie Benedetto Croce, troverà nel XX secolo[170] appassionati studiosi e cultori in Gianfranco Contini,Umberto Bosco, Natalino Sapegno, Giorgio Petrocchi, Maria Corti e, negli ultimi anni, in Marco Santagata.Sempre nel Novecento e nel Duemila, vari pontefici hanno dedicato pensieri di stima per l'Alighieri:Benedetto XV, Paolo VI, Giovanni Paolo II l'hanno ricordato per il suo altissimo valore artistico morale;Benedetto XVI per la finezza teologica e, ultimamente, papa Francesco per il valore soteriologico dellaCommedia[171][172][173][174][175].

Tra il Quattrocento e il XXI secolo, Dante conobbe fasi alterne neirestanti Paesi del mondo, influenzati da fattori storici e culturali aseconda delle regioni geografiche di appartenenza:

Inghilterra[176]: Geoffrey Chaucer, oltre al modello delDecameron, si ispirò anche alla Commedia, traendo spunto dalletragedie dell'Inferno quali quella del Conte Ugolino. Ignorato

La Quaestio de aqua et terra

La fortuna in Italia e nel mondo

In Italia

Nel mondo

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pressoché nei secoli XV e XVI secolo, il poeta fiorentino trovò ungrandissimo estimatore in John Milton, che prese spuntodall'immaginario dantesco per la creazione dell'universo del suoParadise Lost. Con il Romanticismo, Dante fu ammirato daletterati (William Blake, William Wordsworth, Samuel TaylorColeridge, George Gordon Byron e Alfred Tennyson) e pittori(Dante Gabriel Rossetti e i preraffaelliti, oltre che da William BellScott), che lo considerarono un vero e proprio maestro di poesiae di arte. Nel XX secolo, Edward Morgan Forster si ispirò alla selvaoscura per l'Omnibus celeste e Thomas Stearns Eliot (poeta diorigine statunitense naturalizzato inglese), grandissimo estimatore della Divina Commedia, nesottolinea il profondo ascendente sulla gran parte delle sue opere e in particolare su The Waste Land(La Terra Desolata, 1922), uno dei suoi saggi dedicati a Dante ora raccolti nel volume Scritti suDante.[177]

Francia[178]: a parte alcuni codici di Christine de Pizan, Dante non fu conosciuto approfonditamente inFrancia fino alla discesa, nel 1494, di Carlo VIII. Sotto Francesco I, Dante si diffuse grazie anche allacosiddetta Scuola lionese, fondata da mercanti italiani che esportarono d'oltralpe la Commedia. Lesuccessive critiche bembiane e il diffondersi del petrarchismo oscurarono la fama di Dante in terra diFrancia, cosa che fu favorita dai poeti de La Pléiade e dal classicismo francese sotto Luigi XIV.Aspramente criticato poi da Voltaire, Dante riconobbe un certo successo nel XIX secolo grazie allelezioni tenute da Claude Fauriel e da Abel-François Villemain.Germania[179]: la Germania conobbe, come la Francia, relativamente tardi Dante. L'interesse per ilSommo Poeta, al contrario delle altre Nazioni europee, toccò però un vero e proprio culmine nelcorso della riforma protestante, per via dei contenuti polemici anticlericali presenti nel De Monarchia.Il Dante della Commedia fu scoperto solo in età Romantica grazie a August Wilhelm von Schlegel, aifilosofi Friedrich Schelling e Hegel e al filologo Karl Witte.Spagna[180]: precoce fu invece la conoscenza di Dante in Spagna grazie a opere, datate tra il XIV e ilXV secolo, quali il Cancionero de Baena e Enrique de Aragón. La Spagna, esponente di spicco dellacontroriforma, condannò violentemente l'anticlericalismo dantesco, determinandone un vero e proprioeclissamento che perdurò fino al 1829, con l'arrivo del Romanticismo. Fondamentali risultarono letraduzioni della Commedia in prosa ad opera di M. Aranda y Sanjuán (1868) e in versi di Conde deCheste (1879).Americhe[181]: già nel corso del XIX secolo, lo statunitense Ralph Waldo Emerson importò sul suoloamericano la Vita Nova, decretando un interesse sempre maggiore nella letteratura americana graziea Ezra Pound ed Henry Miller. Nel mondo ispanofono, invece, si segnala il culto che l'argentino JorgeLuis Borges ha manifestato per la Commedia.

Lo stesso argomento in dettaglio: influenza culturale di Dante Alighieri § Dante nella cultura di massa.

Nel corso del XX secolo, la figura di Dante è stata oggetto dinumerose iniziative affinché fosse diffuso presso il grande pubblico.In occasione del cinquantenario dell'Unità d'Italia, la Milano Films[182]

e la Helios Film[183] realizzarono i due primi lungometraggi dedicatiall'Inferno, lavori che suscitarono reazioni sia positive che negative(queste ultime dovute alla presenza di elementi erotici).

Nei decenni successivi, le celebrazioni nazionali dantesche, come ilseicentenario della morte nel 1921 e il settecentenario della nascitanel 1965, sensibilizzarono il popolo italiano sull'eredità del SommoPoeta, anche grazie allo sceneggiato televisivo Vita di Dante,realizzato nel 1965 in occasione del settecentenario.[184] Nel corso

Eugène Delacroix, La barca diDante, olio su tela, 1822, Museodel Louvre, Parigi

Dante nella cultura di massa

Roberto Benigni in TuttoDante

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della seconda metà del Novecento, l'opera di sensibilizzazione siavvalse inoltre dell'emissione di lire raffiguranti il volto di Dante[185]

(oltre che di fumetti della Disney ispirati all'Inferno)[186][187].

Grazie alla televisione, la diffusione dell'opera di Dante raggiunse un pubblico sempre più ampio: VittorioGassman, Vittorio Sermonti e Roberto Benigni recitarono i versi della Commedia in manifestazionipubbliche. Nel resto del mondo, invece, Dante ha ispirato la realizzazione di alcuni film (quali Seven)[188]

e di alcuni manga giapponesi (come le opere di Gō Nagai) e videogiochi (tra cui Dante's Inferno)[189].

Personaggi e luoghi dell'Inferno sono stati scelti dall'Unione Astronomica Internazionale per dare i nomia formazioni geologiche sulla superficie di Io, satellite di Giove[190].

1. ^ Dante Alighieri , in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011. URLconsultato il 5 aprile 2016.

2. ^ a b Contini 1970, pp. 895-901« l’Alighieri era per solito designato con l’ipocorismo ‘Dante’ (unicamente in un atto del 1343, rogato infavore del figlio Iacopo, il defunto padre è denominato "Durante, ol. vocatus Dante, cd. Alagherii") »

3. ^ H. Bloom, Il Canone occidentale4. ^ Sara Marchesi e Maria Grazia Vasta (a cura di), Dante Alighieri , Letteratura.it, maggio 2007. URL consultato il 3

giugno 2015.5. ^ Società Dante Alighieri – il Mondo in Italiano , Società Dante Alighieri. URL consultato il 3 giugno 2015.6. ^ Dante espone questa sua convinzione in Convivio IV, XXIII 9: «Là dove sia lo punto sommo di questo arco,

per quella disaguaglianza che detta è di sopra, è forte da sapere; ma ne li più io credo tra il trentesimo equarantesimo anno, e io credo che ne li perfettamente naturati esso ne sia nel trentacinquesimo anno».

7. ^ I critici letterari Umberto Bosco e Giovanni Reggio sostengono che Dante fu influenzato da un passo estrattodalla Bibbia: «L'opinione era ricalcata d'altronde su un passo biblico: dies annorum nostrorum... septuaginta anni(Ps. LXXXIX 10 )» (Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Umberto Bosco e Giovanni Reggio, Vol. 1Inferno, p. 7).

8. ^ Villani, p. 1359. ^ Ferroni, p. 3

10. ^ Moreali, p. 45711. ^ Marchi, p. 15.12. ^ Giovanni Boccaccio, Trattatello in Laude di Dante , Capitolo II – Patria e maggiori di Dante. URL consultato il

20 maggio 2015.13. ^ a b c d Marchi, p. 1414. ^ Inferno, XV, v. 76.15. ^ Si veda Paradiso, XV 135.16. ^ a b Cacciaguida , su Dante online, Società dantesca italiana. URL consultato il 6 giugno 2015.17. ^ Riguardo al dibattito sulla nobiltà della famiglia Alighieri, si consultino: Carpi; Barbi18. ^ D'Addario

« Nell'arco di tempo di circa due secoli, le condizioni sociali degli A. avevano subito un mutamentoprofondo. Cacciaguida è un cavaliere prode e pio, degno di stare al seguito dell'imperatore; gli Elisei chene derivano sono nobili per dignità personale e per parentela; Alaghiero sposa una donna dei Ravignani;Bello è detto "dominus" nei documenti, con allusione alla dignità equestre di cui era investito; Geri diBello è impegnato nelle contese fra le consorterie e muore nel corso di una faida tra magnati.Gl'immediati ascendenti di D. appartengono già a un ceto diverso, di minore importanza sul pianosociale; sono cambiatori, prestatori, piccoli - per quanto agiati - proprietari di case e di terre. La nobiltàcittadinesca degli avi, sostanziata di valore militare e di pietà religiosa, è venuta trasformandosi inanonima condizione borghese e rivive ormai solo nell'idealizzazione che D. ne fa attraverso le parole diCacciaguida. La parabola discendente degli A. è assunta nella Commedia come paradigma delladecadenza cui soggiace l'intera società fiorentina, divisa e corrotta dalla lotta politica, profondamentemutata nelle sue componenti a causa dell'inurbamento conseguente all'ampliamento territoriale e allefortune economiche della città. »

19. ^ D'Addario 196020. ^ Andrea Mazzucchi, I genitori , Internet culturale, 2012. URL consultato il 3 giugno 2015.21. ^ Reynolds, p. 15.22. ^ Bella è diminutivo per Gabriella.

a b c

a Padova, 2008

Note

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23. ^ Petrocchi, p. 1224. ^ a b c d e Ferroni, p. 425. ^ Di Marco, p. 5626. ^ a b Petrocchi, p. 1327. ^ Andrea Mazzucchi, Brunetto Latini , Internet culturale, 2012. URL consultato il 3 giugno 2015.28. ^ Mazzoni29. ^ Inglese30. ^ L'ultimo verso, infatti, ricorda molto il Somnium Scipionis di Cicerone, ove gli uomini resisi illustri per i loro

meriti civili trovano finalmente pace in una sorta di "paradiso", eternandosi (come dice appunto Dante).31. ^ Bosco-Reggio, p. 248, nota 85

« Gloria dona al prode uomo una seconda vita, cioè a dir che, dopo la sua morte, la nominanza cheriman di sue opere buone mostra che egli sia ancora in vita »

32. ^ Andrea Mazzucchi, I francescani di Santa Croce e i domenicani di Santa Maria Novella , Internet Culturale.URL consultato il 18 maggio 2015.

33. ^ Reynolds, p. 20.34. ^ «... per Dante, come per quasi tutti i pensatori del suo tempo, Aristotele e l'autorità filosofica più alta [...] Noi

dicevamo di buon grado: il medioevo è il Papa e l'Imperatore; avvertiti da Dante, diciamo ormai: il Papa,l'Imperatore e Aristotele».(Gilson, pp. 136-137)

35. ^ Andrea Mazzucchi, Dante Alighieri. Aristotele: ’l maestro di color che sanno , suhttp://www.internetculturale.it , Internet Culturale. URL consultato il 17 maggio 2015.

36. ^ Tra questi Giorgio Petrocchi, come si evince dalla sua da quest'affermazione: Petrocchi, Vita di Dante, p. 22« L'anno successivo, il 1287, ci consente invece una certezza: il soggiorno a Bologna, breve ma sicuro »

37. ^ (Cronologia della vita di Dante - 1287 ).38. ^ Carlo Marchesi, Dante Alighieri. Soggiorno a Bologna , Bologna racconta. URL consultato il 20 maggio 2015.39. ^ Guidubaldi40. ^ Paradiso, X, 133-138.41. ^ a b Andrea Mazzucchi, I primi anni dell’esilio (1302-1310) , Internet Culturale. URL consultato il 17 maggio 2015.42. ^ a b c d e f g Ferroni, p. 6.43. ^ Contini 2006, pp. 75-7644. ^ «Le primissime rime si legano ancora agli schemi guittoniani e a quelli della lirica cortese toscana, ma hanno

una maggiore leggerezza di tono, dovuta a un rapporto più diretto con la lirica siciliana». (Ferroni, p. 7)45. ^ Si veda il rapporto polemico con l'Orbicciani in Purgatorio XXIV, vv. 52-62, ove viene stesa anche la prima

definizione di Stil novo.46. ^ La conoscenza del provenzale da parte di Dante è ricostruibile sia dalle citazioni contenute nel De vulgari

eloquentia sia dai versi provenzali inseriti nel Purgatorio (Canto XXVI, vv. 140-147).47. ^ Si veda, come approfondimento, Petrocchi, pp. 35-48 (Dalle rime guittoniane alla Vita Nova)48. ^ a b c Piattoli49. ^ Andrea Mazzucchi, La moglie: Gemma Donati , Internet culturale. URL consultato il 20 maggio 2015.50. ^ Un atto del 21 ottobre 1308 a Lucca testimonia che Giovanni fosse figlio suo, in quanto vi si trova scritto di un

"Iohannes filius Dantis Aligherii de Florentia".51. ^ Dante accenna alla morte violenta di Corso Donati nel Purgatorio XXIV, vv. 82-84, mettendo la profezia post

eventum in bocca al fratello di lui, Forese: «"Or va", diss'el; "che quei che più n'ha colpa,/vegg'ïo a coda d'unabestia tratto/inver' la valle ove mai non si scolpa./La bestia ad ogne passo va più ratto,/crescendo sempre, finch'ella il percuote,/e lascia il corpo vilmente disfatto». La tematica della cavalcata infernale è un topos letterarioben noto nella letteratura medievale: verrà ripreso, infatti, sia da Giovanni Boccaccio, sia da Jacopo Passavanti.

52. ^ Dante stesso citerà Carlo Martello d'Angiò nella Divina Commedia (Paradiso VIII, v. 31 e IX, v. 1).53. ^ Andrea Mazzucchi, L’Arte dei Medici e degli Speziali , Internet culturale, 2012. URL consultato il 3 giugno 2015.54. ^ a b c d e Ferroni, p. 555. ^ Bacci56. ^ a b Pampaloni57. ^ Petrocchi, p. 8058. ^ a b Petrocchi, p. 7959. ^ Petrocchi, p. 8160. ^ a b c d Petrocchi, p. 82.61. ^ Pizzinat, p. 323

« ... Benedetto XI: l'unico papa di quel periodo che non ebbe giudizi negativi da parte dell'Alighieri... »

62. ^ Marco Santagata, La condanna a morte , Mondadori, 2012. URL consultato il 17 maggio 2015.«Quasi sicuramente si trovava ancora a Roma al momento del colpo di Stato dei primi di novembre; LeonardoBruni riferisce che Dante, partito da Roma, a Siena era venuto a sapere che la situazione di Firenze era

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irreparabile e che perciò avrebbe deciso di riunirsi con i compagni di partito...».

63. ^ Ciappelli« Il 1° nov. 1301 Carlo di Valois entrò in Firenze. Al suo seguito, alla testa dei cavalieri senesi che loaccompagnavano, si trovava anche il Gabrielli. »

64. ^ Petrocchi, p. 93.65. ^ «... 10 giugno: Niccolò da Prato lascia Firenze; ultima decade di giugno: i Neri consolidano il loro potere in

città impadronendosi di tutte le cariche pubbliche». (Petrocchi, p. 97).66. ^ Petrocchi, p. 95.67. ^ a b Petrocchi, p. 97.68. ^ Guglielmino-Grosser, p. 145.69. ^ Saffiotti Bernardi70. ^ Andrea Mazzucchi, La Lunigiana , Internet culturale, 2012. URL consultato il 3 giugno 2015.71. ^ a b Giuseppe Benelli, Il VII centenario della venuta di Dante in Lunigiana (PDF), gruppocarige.it, p. 39. URL

consultato il 3 giugno 2015.72. ^ Marco Santagata, Dante in Lunigiana , Mondadori, 2012. URL consultato il 17 maggio 2015.73. ^ a b c d e Marco Santagata, Cronologia della vita di Dante , Mondadori, 2012. URL consultato il 18 maggio 2015.74. ^ Marco Santagata, Cronologia della vita di Dante , Mondadori, 2012. URL consultato il 4 giugno 2015.

«1310... Secondo la testimonianza di Biondo Flavio Dante, trovandosi a Forlì...».

75. ^ Già da parecchi anni, l'Italia era stravolta da guerre civili tra le fazioni dei guelfi e ghibellini. Inoltre, dal 1305,papa Clemente V trasferì la sua corte ad Avignone, mentre l'imperatore Alberto I d'Asburgo preferiva nonintromettersi nelle questioni italiane, suscitando la violenza indignazione dantesca nella celebra apostrofe politicain Pg VI, 97-99: «O Alberto tedesco ch'abbandoni/costei [l'Italia] ch'è fatta indomita e selvaggia,/e dovrestiinforcar li suoi arcioni...»

76. ^ Petrocchi, p. 148.77. ^ Marco Santagata, Dante a Milano , Mondadori, 2012. URL consultato il 17 maggio 2015.

«Nella lettera che invierà a Enrico in aprile, Dante afferma di avere avuto l’onore di essere ricevuto inudienza.».

78. ^ Petrocchi, p. 154.79. ^ Petrocchi, p. 94.80. ^ Dante stesso, in Convivio IV, XVI, 6, non ne elogia le qualità umane. Si veda:Varanini81. ^ a b Andrea Mazzucchi, Cangrande della Scala , su www.internetculturale.it, Internet Culturale. URL consultato il

18 maggio 2015.82. ^ Torre83. ^ Marco Santagata, Cronologia della vita di Dante , Mondadori, 2012. URL consultato il 18 maggio 2015.

«Le cause della partenza sono ignote: forse un accresciuto disagio per l’ambiente scaligero (di cui resterebbetestimonianza nell’aneddoto riferito da Petrarca, Rerum memorandarum libri II 83: Cangrande chiede a Dantecome mai non riesce a rendersi gradito al pari di un buffone di corte, il poeta risponde che gli uominiapprezzano chi è simile a loro), forse la fama di amico delle lettere goduta dal nuovo signore o la possibilità ditrovare una sistemazione ai figli (in questo periodo Pietro ottiene il rettorato di due chiese ravennati, S. Mariain Zenzanigola e S. Simone del Muro).».

84. ^ Giorgio Petrocchi, Vita di Dante, p. 199.85. ^ Come sottolineato da Petrocchi, pp. 198-199, Dante fu raggiunto dal resto della famiglia, compresa (forse) la

moglie Gemma.86. ^ a b Ferroni, p. 7.87. ^ Petrocchi, p. 198.88. ^ «... si può dedurre che il signore di Ravenna volle impegnarlo, e forse più volte, in ambascerie e relazioni

cancelleresche, mai in un servizio continuo e ufficiale di segretario...» (Petrocchi, p. 198).89. ^ Petrocchi, p. 221.90. ^ Dall'Onda, p. 158

« Tale fu la cagione dell'andata di Dante a Venezia che allora parve tanto più opportuna trattandosi diquistioni con gli Ordelaffi, giacché Dante era stato notario o segretario di Scarpetta Ordelaffi Signore diForlì circa il 1307. »

91. ^ «Ma quale giorno? Il Boccaccio e i codici del cosiddetto "gruppo del Cento" non esitano al riguardo: il 14settembre: "nel dì che la esaltazione della Santa Croce si celebra dalla Chiesa", dice il Boccaccio. Invece gli epitafi[sic] di Giovanni del Virgilio (Theologus Dantes) e di Meneghino Mezzani (Inclita fama) danno la data del 13settembre». (Petrocchi, p. 222).

92. ^ VI centenario dantesco, p. 693. ^ Andrea Mazzucchelli, La morte e le celebrazioni funebri , Internet Culturale. URL consultato il 20 maggio 2015.

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94. ^ VI centenario dantesco, p. 795. ^ Bencivenni Pelli, p. 14896. ^ «La diffusione della biografia di Boccaccio sortì i suoi effetti. Nel 1373 i cittadini di Firenze avanzarono istanza

ai priori per l'organizzazione di una serie di pubbliche lezioni sulla Commedia» (Reynolds, p. 430).97. ^ a b c d e Toni di Rossi, Ravenna - Tomba di Dante , tonidirossi.it. URL consultato il 18 maggio 2015.98. ^ Basilica di San Francesco , Ravenna. Turismo e cultura, 3 giugno 2015. URL consultato il 4 giugno 2015.

«L'attuale denominazione si deve ai frati minori francescani che, tra il 1261 e il 1810, e poi di nuovo tra il1949 sino a oggi, la scelsero come loro sede.».

99. ^ La morte di Dante e il giallo delle sue spoglie , Folia. URL consultato il 4 giugno 2015.«Al suo interno si trovavano ossa “ben conservate, consistenti, non rose da tarli di colore rosso scuro, e quasiin numero da completare uno scheletro” (secondo le parole di Primo Uccellini, autore della Relazione storicasulla avventurosa scoperta delle ossa di Dante Alighieri, 1865)».

100. ^ a b La morte di Dante e il giallo delle sue spoglie , Folia. URL consultato il 4 giugno 2015.101. ^ Marconi: «Giovanni Boccaccio, nella vita di Dante, racconta che Guido Novello aveva bandito un concorso per

l'epigrafe sulla nuova tomba di Dante che egli aveva intenzione di far erigere; in questa occasione appunto il C.avrebbe composto l'esastico "Iura monarchiae" fatto incidere da lui intorno al 1357, dopo la morte di GuidoNovello, sul vecchio sepolcro».

102. ^ Mara Amorevoli, Ma quale naso aquilino ecco il vero viso di Dante , in la Repubblica.it, 8 marzo 2005. URLconsultato il 24 maggio 2015.

103. ^ a b Cinzia dal Maso, Più dolce, ecco il vero volto di Dante. Via il profilo spigoloso del Sommo Poeta , in LaRepubblica.it, 11 gennaio 2007. URL consultato il 24 maggio 2015.

104. ^ Giorgio Grupponi, Ricostruzione del volto di Dante , fenici.unibo. URL consultato il 24 maggio 2015.105. ^ De Vulgari Eloquentia I, II 1106. ^ Cecchin107. ^ Marco Santagata, La promozione del volgare , Mondadori, 2012. URL consultato il 19 maggio 2015.

«Dante si rende conto che i ceti dirigenti italiani mancano di una lingua comune».

108. ^ Selmi, p. 389109. ^ Contini 1992

« Dei più visibili e sommari attributi che pertengono a Dante, il primo è il plurilinguismo. »

110. ^ Guglielmo Barucci, Dante e il pluristilismo delle "Rime" , su www.oilproject.org, oilproject. URL consultato il 19maggio 2015.

111. ^ Mengaldo« ... Dante non fa che ereditare una nozione, la tripartizione degli stili, che è un luogo comune di tutta laretorica medievale, a sua volta derivato da più modelli della latinità classica e tarda [...] Momentofondamentale nella storia di queste dottrine è quello in cui, dapprima con Donato e con Servio, loschema dei tre gradi di stili è applicato alle tre opere di Virgilio, che ne divengono esempioparadigmatico, rispettivamente le Bucoliche di stile umile o basso, le Georgiche del mezzano o mediocre,l'Eneide del grave o sublime o grandiloquus »

112. ^ Guglielmino-Grosser, p. 170.113. ^ a b c d Ferroni, p. 8114. ^ . L'ambientazione della Vita nova, per quanto infarcita di visioni oniriche e di stilemi simbolici, è contornata dal

paesaggio della Firenze medievale, in cui vengono rievocate le figure non solo di Beatrice, ma anche di GuidoCavalcanti (Vita nova III, 14: «... io chiamo primo de li miei amici...»), la propabili allusione alle operazionimilitari del 1289 (Vita Nova IX,1: «Appresso la morte di questa donna alquanti die avvenne cosa per la quale meconvenne partire de la sopradetta cittade e ire verso quelle parti dov'era la gentile donna ch'era stata miadifesa...»), la morte di Folco Portinari, padre di Beatrice (Vita nova XXII, 1: «Appresso ciò non molti dì passati, sìcome piacque al glorioso sire lo quale non negoe la morte a sé, colui che era stato genitore di tanta maravigliaquanta si vedea ch'era questa nobilissima Beatrice, di questa vita uscendo, a la gloria etternale se ne gioveracemente») e via dicendo.

115. ^ Il nome Beatrice assumerà soprattutto nella Divina Commedia la sua reale importanza, in quanto,etimologicamente parlando, significa Portatrice di Beatitudine, tanto che solo questa figura potrà condurre Dantelungo il percorso del Paradiso.

116. ^ Matilde Quarti, Guido Cavalcanti: la poetica e lo Stilnovo , oilproject. URL consultato il 19 maggio 2015.«Se quindi Cavalcanti getta le basi per la spiritualizzazione dell’amore degli stilnovisti, egli tuttavia non giungemai a teorizzare la donna-angelo (e quindi l’idea che la bellezza terrena sia tramite per la salvezzaultraterrena, come nel caso di Beatrice nella Vita Nova). Anzi, come detto nella canzone dottrinale Donna meprega, Amore allontana sempre l’uomo dal perfezionamento di sé».

117. ^ Guglielmino-Grosser, p. 147.118. ^ La “Vita Nova” di Dante: il capitolo 26 e la poesia della lode , Oilproject. URL consultato il 21 maggio 2015.

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119. ^ Andrea Cortellessa, "Purgatorio", Canto 30: commento critico , Oilproject. URL consultato il 21 maggio 2015.«Quando Beatrice “passa a seconda vita”, cioè muore, Dante commise la sua colpa: mutò vita; perse la dirittavia, la retta via; “si tolse a me e diessi altrui”. Questa non è gelosia di donna viva, ma è allegoria di unaperdita di ruolo, di significato dell’esistenza che Dante evidentemente aveva sofferto».

120. ^ Come manifestato nel sonetto programmatico Tanto gentile e tanto onesta pare (Vita Nova XXVI), Danteestende a tutti gli uomini i benefici della vista di Beatrice («Mostrasi sì piacente a chi la mira,/che dà per li occhiuna dolcezza al core,/che 'ntender no la può chi no la prova»).

121. ^ Julius Evola, Metafisica del sesso, Edizioni Mediterranee, p. 231, ISBN 88-272-0435-0.122. ^ Luca Ghirimoldi, Dante, "Così nel mio parlar voglio esser aspro": analisi e commento , Oilproject. URL

consultato il 4 giugno 2015.123. ^ «Tutto questo consesso di filosofi, poeti, moralisti e scienziati rappresenta le credenziali scientifiche di Dante,

la sua "bibliografia" di riferimento, le fonti autorevoli di quanto si accingeva a scrivere su inferno, purgatorio eparadiso» (Reynolds, p. 150)

124. ^ «Quivi, secondo che per ascoltare,/non avea pianto mai che di sospiri/che l'aura etterna facevan tremare»(Inferno IV, vv. 25-27); «... s'elli hanno mercedi,/non basta, perché non ebber battesmo,/ch'è porta de la fedeche tu credi;/e s'e’ furon dinanzi al cristianesmo,/non adorar debitamente a Dio:/e di questi cotai son iomedesmo./Per tai difetti, non per altro rio,/semo perduti, e sol di tanto offesi/che sanza speme vivemo in disio».(Inferno IV, vv. 34-42)

125. ^ Lisa Pericoli, La "Commedia" di Dante: fonti e modelli , oilproject. URL consultato il 21 maggio 2015.«Né si può dimenticare che alla base della rilettura dei “classici” c’è sempre, nella mentalità medievale, lateoria dei “quattro sensi” dell’interpretazione: il senso letterale (che trasmette la “lettera” del testo, ovvero ilsuo riferirsi al mondo reale), quello allegorico (in cui dietro la storia fittizia c’è un senso recondito dascoprire), quello morale (relativo all’insegnamento etico che si può desumere dalle pagine scritte) e quelloanagogico (che reinterpreta il contenuto dell’opera in ottica spiritual-salvifica).».

126. ^ Francesco Lamendola, Il culto di Virgilio nel medioevo , Centro Studi La Runa, 2 aprile 2010. URL consultato il21 maggio 2015.

127. ^ Cova, p. 66« I medioevali vollero vedervi una profezia del Cristo redentore, cantata da un pagano che sentiva lapienezza dei tempi; l’accenno a una Vergine, al Bimbo nascente e al serpente che muore erano elementiletterali più che sufficienti a giustificare questa interpretazione. »

128. ^ Gabriella Giudici, Il diavolo, ossessione medievale , gabriellagiudici.it. URL consultato il 22 maggio 2015.129. ^ Quali Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia, / temendo 'l fiotto che 'nver' lor s'avventa, / fanno lo schermo

perché 'l mar si fuggia; // e quali Padoan lungo la Brenta, / per difender lor ville e lor castelli, / anzi cheCarentana il caldo senta (Inferno XV, vv. 4-9)

130. ^ Foster131. ^ a b Lisa Pericoli, La Commedia di Dante: fonti e modelli , Oilproject. URL consultato il 21 maggio 2015.132. ^ Maria Corti. Dante e l'Islam , Rai Educational, 20 aprile 2000. URL consultato il 4 giugno 2015.133. ^ Alberto Ventura, Sapienza Sufi, Roma, Edizioni mediterranee, 2016, p. 17, ISBN 978-88-272-2653-7.134. ^ a b Nardi, pp. 1150-1253135. ^ Ferroni, p. 23.136. ^ Essendo Cavalcanti seguace di Averroè, e avendo usato la dottrina degli spiriti all'interno della sua poetica, è

plausibile l'idea che questi abbia appreso tale dottrina dai commenti di Averroè, esegesi che Dante conobbe siaper il legame che lo stringeva a Cavalcanti, sia per il suo raffinamento di nozioni filosofiche avvenute negli anni'90 a Firenze.

137. ^ a b Dendi138. ^ a b Guglielmino-Grosser, p. 164.139. ^ Anselmi-Ruozzi, p. 223

« ... l'inferno dantesco è fondamentalmente tripartito. Nei primi sei cerchi sono punti i colpevoli diincontinenza, nel settimo quelli di violenza, nell'ottavo e nel nono quelli di frode. Questa tripartizione èdovuta in parte allEtica Nicomachea di Aristotele, dall'altra al De Officiis di Cicerone, quest'ultimomediato dal Corpus iuris civilis di Giustiniano. »

140. ^ Luigi Valli, Il linguaggio segreto di Dante e dei «Fedeli d'Amore» (PDF).141. ^ L'esoterismo di Dante Alighieri Dante segreto Celato Fedeli D'amore Rosa Croce , 11 novembre 2013. URL

consultato il 26 dicembre 2016.142. ^ Discorso sul testo della Commedia di Dante , Londra, Pickering, 1826.143. ^ La Beatrice di Dante. Ragionamenti critici , Londra, stampato a spese dell'A., 1842.144. ^ Dante hérétique, révolutionnaire et socialiste. Révélations d'un catholique sur le Moyen Age , Paris, Jules

Renouard et C.ie libraires-éditeurs, 1854.145. ^ Maria Soresina, Libertà va cercando. Il catarismo nella Commedia di Dante, Bergamo, Moretti & Vitali, 2009.146. ^ L'edizione critica tradizionale di Barbi, 1921, conta 42 capitoli; quella di Gorni, 1996, ne rivede la suddivisione,

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contandone 31.147. ^ Ralph Waldo Emerson-Dante Alighieri - VITA NUOVA , Nino Aragno Editore. URL consultato il 22 maggio 2015.148. ^ Giulio Ferroni, Dante e il nuovo mondo letterario, p. 12149. ^ «Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere».

(Convivio I, 1)150. ^ «Ma vegna qua qualunque è [per cura] familiare o civile ne la umana fame rimaso, e ad una mensa con li altri

simili impediti s'assetti; e a li loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, che non sono degni dipiù alto sedere: e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane, che la far[à] loro e gustare e patire.»(Convivio I, 13)

151. ^ Ferroni, p. 14.152. ^ Ferroni, p. 15.153. ^ Andrea Cortellessa, Il "De vulgari eloquentia" di Dante: riassunto e analisi del testo , oilproject. URL consultato

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sarebbero stati composti a Firenze prima dell'esilio. Rimasti a Firenze e ritrovati da sua moglie, sarebbero staticonsegnati al poeta durante il suo soggiorno in Lunigiana, dove avrebbe ripreso la composizione dell'opera. Sullaquestione si veda: Ferretti 1935 e Ferretti 1950

160. ^ Si guardi la sezione dedicata allo stile.161. ^ Leonardo Rossi, La Lingua della Commedia , Treccani.it. URL consultato il 18 giugno 2015.

«Ebbene, in un quadro tanto eterogeneo Dante sa vedere, profeticamente, ciò che nessun altro aveva visto:la possibilità stessa di un unitario spazio letterario italiano [...] E sarà la fama del poema, attestata giàmentre Dante era in vita, ad assicurare al volgare fiorentino il prestigio necessario per travalicare i confinidella Toscana e raggiungere ampi strati sociali, non solo quelli di più alta cultura.».

162. ^ Pastore Stocchi163. ^ a b Ferroni, p. 18164. ^ Dante Alighieri. Epistole , Classicitaliani.it. URL consultato il 18 giugno 2015.165. ^ Martellotti166. ^ Pastore Stocchi-2167. ^ Andrea Mazzucchi Internet culturale, Giovanni Boccaccio , Internet culturale, 2012. URL consultato il 12 giugno

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Lo stesso argomento in dettaglio: bibliografia su Dante.

La bibliografia sulla vita e sull'opera di Dante è sterminata; normalmente, il primo strumento di ricerca èl'Enciclopedia Dantesca, dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, Roma, 1970-1978, consultabileanche on line. Si possono utilizzare anche le risorse informatiche, in primo luogo la bibliografiaconsultabile sul sito della Società Dantesca Italiana. Per la bibliografia cartacea si rimanda alla voceBibliografia su Dante. In questo luogo, si segnala la bibliografia utilizzata per la redazione scientificadella voce:

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