Daniela Conti Valeria Ratti La SCELTa Sui rifiuTi · Una questione ambientale di stringente...

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Daniela Conti Valeria Ratti LA SCELTA SUI RIFIUTI Conoscere un problema ambientale per condividere scelte sostenibili

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Daniela Conti Valeria Ratti

La SCELTa Sui rifiuTiConoscere un problema ambientale per condividere scelte sostenibili

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ISBN 978-88-95196-09-1Edizione fuori commercio

Daniela Conti Valeria Ratti

La SCELTa Sui rifiuTiConoscere un problema ambientale per condividere scelte sostenibili

Consorzio Provinciale della Brianza Milanese per lo smaltimento dei ri�uti solidi urbani

Progetto e contenuti della pubblicazioneCREDA onlus con i contributi di Massimo Bonfà, Silvia Boccato, Marco Lacalamita

Documentazione fotograficaFrancesco Maggi e

gli studenti partecipanti al progetto

Fotografie Cinzia Baglivi pag. 19, 30, 57, 58, 60, 62

Valeria Ratti pag. 10, 17, 18, 26, 64

CartografiaImmagini TerraItaly™

© Blom Compagnia Generale Ripreseaeree SpAParma | www.terraitaly.it

Progetto grafico Roberto Nova, Andrea Baracani

ImpaginazioneValeria Ratti

© Copyright 2010CREDA onlus Editore, Monza

Villa Mirabello, Parco di Monza | 20052 MonzaT 039 360 367 | F 039 362 127

[email protected] | www.creda.it

Prima edizione novembre 2010 Stampa Studio Pixart Srl

I diritti di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale

sono riservati per tutti i paesi.ISBN 978-88-95196-09-1

La scelta sui rifiuti è un progetto sviluppato e realizzato da CREDA onlus e Consorzio Provinciale della Brianza Milanese con il contributo della Fondazione Cariplo.

Le attività si sono svolte negli anni 2009 e 2010 con le scuole secondarie di primo e secondo grado e le amministrazioni comunaliin provincia di Monza e Brianza di Albiate, Besana Brianza, Biassono, Briosco, Carate Brianza, Giussano, Lissone, Macherio, Monza, Renate, Seregno, Sovico, Triuggio, Vedano al Lambro, Veduggio con Colzano e Verano.

CoordinamentoMarco Desiderati e Massimo Bonfà, Consorzio Provinciale della Brianza MilaneseDaniela Conti e Luca Baglivo, CREDA onlus

Hanno collaborato al progetto Beatrice Giorni e Simone Munari, Consorzio Provinciale della Brianza Milanese

Alberto Confalonieri, Scuola Agraria del Parco di Monza

Lucia De Biase, Università degli Studi Milano Bicocca

Flavio Gotta, Gaia SpA

Giulia Bizzoni, Berco Srl

Roberto Sancinelli, Montello SpA

Paolo Masserdotti, Compostaggio Lecchese SpA

Rosario Farruggia, ACEA Pinerolese industriale SpA

Domenico Boccia, Francesco Maggi, Martina Mangano, Paola Meda, Elena Monzini, Paola Panzeri, Fabiana Paris, Valeria Ratti, Annalisa Renzi, Paola Zerbi, CREDA onlus

Riprese videoAndrea Baracani

PERCHÉ PARLARE DI RIFIUTI

TRATTASI DI RIFIUTI. I CONTENUTI DI PARTENZA

LA SCELTA: IDEE, STRUMENTI E METODI

BIBLIOGRAFIA

GLOSSARIO

DA DOVE SIAMO PARTITICOMPOST E ANTIDOTI AL FENOMENO NIMBY

Con il contributo di

LE SCELTEUN PERCORSO DA INTRAPRENDERE

I RIFIUTI SONO UN FLUSSO CONTINUORSU E FORSU

UNO STILE DI VITA USA E GETTA DA SOVVERTIRELA GESTIONE SOSTENIBILE DEI RIFIUTI

LA RACCOLTA DIFFERENZIATALA FRAZIONE ORGANICA

COME TRATTARE LA FRAZIONE ORGANICAGLI IMPIANTI AEROBICI

GLI IMPIANTI ANAEROBICICOMPOSTAGGIO DOMESTICO

IL CONTESTO TERRITORIALE DEL PROGETTOLA RACCOLTA DELLA FRAZIONE ORGANICA

IL PIANO PROVINCIALE

LA SINDROME NIMBYL’ANALISI DELL’OSSERVATORIO MEDIA PERMANENTE NIMBY FORUM

®

FARE PER CAPIREMETTERE IN SCENA

TROVARE L’ANTINIMBYIL DOCUMENTO ELABORATO DAGLI STUDENTI

ANDARE A VEDEREPROVARE A LOCALIZZARE

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IL NUOVO PIANO GESTIONE RIFIUTI DELLA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA

CIMENTARSI NELLA COMUNICAZIONE

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Le ragioni per cui la questione dei rifiuti ha assunto un’importanza crescente nel corso degli ultimi anni sono sostanzialmente due:1. Si producono troppi rifiuti e non si sa più dove metterli. [...] Terra, acqua, aria sono sature di rifiuti umani e non sono più in grado di assorbirli al ritmo in cui vengono prodotti. [...]2. La seconda ragione [...] è la pressione dello sviluppo economico sulle risorse del pianeta: [...] se le risorse vergini sono limitate, la possibilità di riutilizzare più volte quelle già usate ne aumenta la produttività. [...] Riciclaggio e recupero sono diventati parole d’ordine diffuse, che sembrano aver trasformato i rifiuti in risorse.G. Viale

PERCHÉ PARLARE DI RIFIUTI

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DA DOVE SIAMO PARTITIUna questione ambientale di stringente attualità e l’idea di poterla affrontare a partire dal coinvolgimento dei giovani per sperimentare nuove modalità di trattare problemi complessi. Sono questi gli elementi caratterizzanti il progetto La scelta sui rifiuti, che ha visto, nell’anno scolastico 2009-2010, 1800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni misurarsi con i temi legati alla produzione, alla gestione e al trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani.

Il progetto è nato dall’incontro tra CREDA onlus, un’organizzazione no profit attiva nel campo della sostenibilità e Consorzio Provinciale della Brianza Milanese, un ente territoriale costituito da sedici comuni della provincia di Monza e Brianza ed è stato sostenuto da Fondazione Cariplo attraverso il bando 2008 “Promuovere l’educazione ambientale”. Obiettivo condiviso è stato quello di promuovere azioni diversificate che interessassero innanzitutto gli studenti e che potessero essere da volano per il successivo coinvolgimento dei cittadini di sedici comuni della Brianza milanese. Da un lato si è mirato a individuare le modalità efficaci e gli strumenti più interessanti per la diffusione sul territorio delle conoscenze base per entrare nel vivo del problema: cos’è un rifiuto? Perché i rifiuti non scompaiano una volta buttati nel sacco dell’immondizia? Per quali ragioni è necessaria la raccolta differenziata? Come si gestiscono i rifiuti dopo la selezione e cosa possono diventare se il processo di raccolta e trattamento è effettuato in modo corretto?

Si è voluto anche fare un passo ulteriore andando a verificare l’attuabilità di percorsi inclusivi nell’ambito di processi decisionali complessi, fonte potenziale di situazioni conflittuali e di fenomeni NIMBY (Not In My Back Yard, Non nel mio cortile). La scelta sui rifiuti ha infatti preso spunto da una necessità concreta e reale del territorio su cui opera il Consorzio Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti - l’esigenza di individuare un nuovo impianto per lo smaltimento dei rifiuti organici - e studiato insieme con gli studenti il tema della partecipazione come occasione per costruire un progetto più adeguato al territorio e condiviso dalla popolazione interessata.

COMPOST E ANTIDOTI AL FENOMENO NIMBYSe occuparsi di rifiuti e trattare il tema in percorsi di educazione ambientale è abbastanza semplice da immaginare, soprattutto in una situazione come quella italiana caratterizzata ancora dallo smaltimento in discarica e da livelli di raccolta differenziata non soddisfacenti, meno ovvio è trovare la chiave per appassionare al tema. Con il progetto La scelta sui rifiuti si è voluto puntare l’attenzione sul ruolo attivo ricoperto dal singolo cittadino provando a costruire insieme con gli studenti informazioni e conoscenze sulle problematiche della raccolta differenziata e del trattamento dei rifiuti:

i trend di produzione dei rifiuti e le loro relazioni con gli stili di vita;

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le tecnologie per la gestione e trasformazione delle diverse frazioni; le implicazioni di tali metodi sul territorio e sull’ambiente;le modalità con cui le comunità locali possano assumere un ruolo attivo in queste scelte.

Per semplicità e per rilevanza si è ristretto il campo focalizzando l’attenzione ai rifiuti organici: costituiscono generalmente la prima componente in peso dei rifiuti solidi urbani e con una separazione e trattamento adeguato possono essere efficacemente trasformati in compost ed energia.

LE SCELTE La definizione puntuale delle azioni per la realizzazione del progetto parte da un semplice dato di fatto: la produzione di rifiuti è nel nostro contesto territoriale in continuo aumento. Ogni giorno produciamo un flusso di rifiuti che deve necessariamente essere gestito e che, se opportunamente trattato, da problema può diventare risorsa attraverso il riuso e il riciclo.

Alla luce di queste considerazioni i percorsi didattici individuati hanno approfondito le modalità e le tecnologie applicabili al trattamento della frazione organica attraverso visite a sei differenti impianti selezionati sul territorio delle regioni Lombardia e Piemonte. La simulazione di un percorso negoziale, la realizzazione di un gioco di ruolo e l’individuazione di cornici metaforiche sono stati gli strumenti sperimentati per indagare gli aspetti legati alle dinamiche decisionali nell’ambito di un processo per l’identificazione di un sito adatto alla localizzazione di un impianto per il trattamento della frazione organica. Gli studenti delle scuole secondarie di primo grado hanno verificato in prima persona come il processo di trattamento della frazione organica consenta di produrre compost, nuova terra e, attraverso tecnologie specifiche, biogas, mentre i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, attraverso un percorso di simulazione e negoziazione, hanno sperimentato le implicazioni di scelte localizzative, approfondendo le questioni riguardanti l’accettabilità di strutture di pubblica utilità in comunità locali.

Con i dati e le conoscenze prodotte durante la fase svolta nelle classi si è realizzato un progetto di comunicazione, di diffusione dei risultati e di condivisione dello sviluppo del progetto complessivo. I risultati sono stati la messa a punto di una mostra itinerante per il territorio e le scuole, l’organizzazione di un seminario sperimentale di approfondimento e confronto in cui non solo gli amministratori e i tecnici ma anche gli studenti potessero confrontarsi e, infine, la produzione di un video di documentazione.

L’articolazione delle azioni proposte ha sicuramente sollecitato il dibattito sul tema della localizzazione di un impianto di smaltimento della frazione organica in un contesto territoriale, quello di sedici comuni della provincia di Monza e Brianza afferenti al Consorzio della Brianza

Milanese per lo smaltimento dei rifiuti, che dovrà infatti misurarsi con questa questione, come previsto dal Piano Provinciale della Provincia di Milano. Ma non solo. La scelta sui rifiuti ha consentito di porre in risalto le questioni sull’accessibilità delle informazioni a tutti i livelli e sulla predisposizione di spazi di confronto e dialogo diretto tra gli attori, in un’ottica di superamento di atteggiamenti stereotipati e conflittuali in favore di percorsi decisionali in cui gli stakeholders possano costruire un linguaggio comune, superando particolarismi e asimmetrie informative che generalmente contribuiscono ad alimentare la spirale del conflitto. I risultati del progetto sembrano suggerire che la via sperimentata costituisca una base corretta per interpretare le scelte future sul territorio.

Quanto descritto nelle pagine seguenti è tutto ciò che al momento è stato realizzato, da questo punto in avanti, sulla base della sperimentazione effettuata e dei risultati ottenuti, si apre il confronto con il territorio.

UN PERCORSO DA INTRAPRENDERE Massimo Bonfà, Consorzio Provinciale della Brianza Milanese

La scelta sui rifiuti è un progetto che il Consorzio ha promosso con orgoglio, rilevandone la sua valenza educativa e formativa legata alle tematiche ambientali toccate e alla sua massiccia diffusione sul territorio brianzolo. Il coinvolgimento di 1800 ragazzi di età differenti ci ha permesso di conoscere a fondo le diverse realtà territoriali e allo stesso tempo di far conoscere ai ragazzi l’articolato mondo dei rifiuti, comprese le difficoltà della gestione territoriale di questa complessa materia.

Il successo della scelta ci guida anche verso la consapevolezza dell’importanza di una educazione ambientale corretta ed efficace, per fare in modo di incrementare i livelli di conoscenza e migliorare la fiducia nelle istituzioni. In questo percorso abbiamo trovato in CREDA un ottimo supporto, competente e preparato, che ha portato avanti il progetto educativo con passione e determinazione, raggiungendo notevoli risultati in termini di coinvolgimento ed informazione.

Forti dei risultati raggiunti intendiamo quindi perseguire nell’intento comunicativo all’interno dei 16 Comuni soci del Consorzio, coinvolgendo anche gli ulteriori 5 Comuni che hanno manifestato la volontà di farne parte e, contando sul supporto della Provincia di Monza e Brianza, vogliamo arrivare all’intera cittadinanza del nostro bacino (370.000 abitanti) per ottenere risultati quali-quantitativamente ottimali.

Ad oggi non possediamo impianti di recupero e smaltimento, ma utilizziamo impianti di terzi che vengono individuati attraverso gare di evidenza pubblica, che ci permettono di organizzare i servizi di recupero e smaltimento con i costi più bassi rilevabili nella nostra Provincia e nella Provincia di Milano. Quest’anno gestiremo una produzione di rifiuti procapite pari a 450 Kg/anno, con livelli percentuali di raccolta

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differenziata che sono cresciuti negli anni raggiungendo una media ponderata del 56%, con livelli massimi che arrivano al 67%. Ovviamente i risultati non devono essere valutati solo in termini quantitativi perché sappiamo che le raccolte differenziate possono, e devono, essere migliorate qualitativamente per recuperare al meglio la materia di scarto senza dimenticare che, comunque, alla base di una corretta gestione si trova la prevenzione dei rifiuti, che stiamo riuscendo a registrare con una riduzione della produzione negli ultimi tre anni.

Siamo certi che la conoscenza e l’educazione siano gli strumenti di base per contrastare la disinformazione e i mali costumi che spesso non permettono la valorizzazione di questa preziosa risorsa, e che grazie alla sensibilità ambientale e all’attenzione che abbiamo registrato nelle nuove generazioni si potrà garantire un futuro più sostenibile.

Non le caratteristiche proprie della cosa, non le sue qualità innate la rendono “sporca”, ma il luogo nel quale viene momentaneamente a trovarsi; o, per meglio dire, il divario tra il posto dove essa si trova e quello dove dovrebbe trovarsi secondo lo schema dell’ordine previsto.Z. Bauman

TRATTASI DI RIFIUTI. I CONTENUTI DI PARTENZA

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Nel capitolo che segue, riportiamo i contenuti di partenza che hanno fatto da sfondo al progetto e che hanno costituito il bagaglio di conoscenze che gli studenti hanno approfondito e utilizzato per elaborare i contenuti presentati nel capitolo successivo. Costituiscono gli spunti da cui partire per inquadrare il problema e percepirne la complessità.

I RIFIUTI SONO UN FLUSSO CONTINUO Al continuo aumento della produzione dei rifiuti solidi urbani – generato dai nostri consumi, dai cicli produttivi e, in definitiva, dal nostro stile di vita – fa da contrappeso la possibilità di considerare i rifiuti – i materiali di scarto, ciò che crediamo inutile e inservibile – come una risorsa. La nostra generazione ha l’opportunità di sperimentare tecnologie e modalità di trattamento delle materie seconde finalizzate alla loro re-introduzione nel ciclo produttivo, per ridurre l’impiego di materie prime e ottimizzare, di fatto, i cicli produttivi. In questo senso il rifiuto si trasforma in risorsa, perché, se opportunamente trattati, anche i materiali considerati come scarti possono essere restituiti a nuova vita: così ad esempio una bottiglia di vetro torna a essere vetro e i resti di un pasto diventano compost, nuova terra utilizzabile come ammendante per le coltivazioni.

Per realizzare tali processi di trattamento sono naturalmente necessari impianti in grado di gestire opportunamente le diverse frazioni merceologiche della raccolta differenziata e per i quali si pone la necessità di identificare idonee aree localizzative qualora nei diversi ambiti territoriali non siano presenti. Queste considerazioni, alla luce dei dati di produzione nel nostro ambito territoriale, contribuiscono a delineare il contesto dal quale prende le mosse il progetto: i dati raccolti, le tecnologie studiate, gli approfondimenti compiuti, sono bagaglio informativo indispensabile e condiviso per ciascun attore coinvolto, base comune grazie alla quale concorrere alla costruzione delle scelte.

RSU E FORSULa produzione dei rifiuti urbani a livello nazionale si attesta, nell’anno 2008, a poco meno di 32,5 milioni di tonnellate mostrando, rispetto al 2007, una leggera contrazione, -0,2%, che fa seguito alla sostanziale stabilità già riscontrata tra il 2006 ed il 2007, con una variazione pari al +0,1%.

Sembra dunque verificarsi una flessione considerevole rispetto agli anni precedenti, che hanno visto la produzione dei rifiuti in costante aumento. Basti pensare che nel 2008 sono stati prodotti 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti in più rispetto al 2004. Tuttavia tali dati non sembrano rivelare una completa inversione di tendenza: è necessario rilevare come infatti la produzione di rifiuti sia legata a molteplici fattori, primi tra tutti gli indicatori socio economici quali il prodotto interno lordo e i livelli di consumi che in un periodo di contrazione e crisi possono determinarne una diminuzione. La produzione pro capite media nazionale ha superato i 500 chilogrammi all’anno e la tendenza al continuo aumento viene confermata anche analizzando i dati relativi alla regione Lombardia.

2004 2005 2006 2007 2008Piemonte 515 513 523 516 509Valle d’Aosta 591 594 599 601 608Lombardia 510 503 518 512 515Trentino Alto Adige 490 485 495 486 496Veneto 465 480 498 491 494Friuli Venezia Giulia 490 498 494 506 497Liguria 599 601 609 610 612Emilia Romagna 657 666 677 673 680Nord 530 531 544 539 541

2004 2005 2006 2007 2008Abruzzo 522 532 534 527 524Molise 382 415 405 404 420Campania 481 485 495 491 468Puglia 489 486 517 527 523Basilicata 398 385 401 414 386Calabria 470 467 470 470 459Sicilia 508 520 542 536 526Sardegna 532 529 519 519 507Sud 491 494 509 508 496

2004 2005 2006 2007 2008Italia 533 539 550 546 541

2004 2005 2006 2007 2008Toscana 693 697 704 694 686Umbria 555 641 647 639 613Marche 543 573 565 564 551Lazio 597 617 611 604 594Centro 617 639 637 630 619

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UNO STILE DI VITA USA E GETTA DA SOVVERTIREQuesti dati fotografano perfettamente la nostra quotidianità: la produzione dei rifiuti è strettamente legata al nostro stile di vita, ai prodotti che consumiamo, alle scelte che compiamo ogni giorno. Non è sempre stato così. Il cambiamento è avvenuto progressivamente a partire dal secondo dopoguerra, con la diffusione di nuovi materiali non biodegradabili – un esempio su tutti, la plastica sintetica – e l’uso diffuso degli imballaggi e degli oggetti usa e getta. Si è andata progressivamente perdendo l’abitudine al riutilizzo e al riciclo in precedenza ampiamente praticata, conoscenza tramandata dall’esperienza che trasformava oggetti e materiali inutili per alcuni, indispensabili per altri. Certo ciascuno di noi può impegnarsi nel tentativo di adottare comportamenti più sostenibili per ridurre le quantità di rifiuti prodotte quotidianamente, ad esempio privilegiando prodotti privi di imballaggi, tuttavia non possiamo dimenticare che ogni nostra azione genera scarti e residui che vanno gestiti, raccolti, stoccati e trattati.

LA GESTIONE SOSTENIBILE DEI RIFIUTILa produzione dei rifiuti si configura quindi come un flusso continuo e inarrestabile che per essere trattato implica necessariamente un approccio diversificato – in termini di azioni e politiche da implementare – e condiviso – in termini di varietà di attori da coinvolgere. Se da un lato è indispensabile modificare i comportamenti al fine di diminuire la produzione dei rifiuti, dall’altro è necessario puntare sull’efficacia e la sostenibilità economica ed ambientale dei processi di smaltimento e di

riciclaggio delle varie componenti dei prodotti. La complessità e l’urgenza del tema chiamano in causa una molteplicità di attori: innanzitutto i cittadini, che possono incidere attraverso il proprio stile di vita e le quantità di rifiuti prodotti; i tecnici e gli esperti, che possono ricercare soluzioni tecnologicamente avanzate per il trattamento dei rifiuti; coloro che si occupano della gestione e del trattamento di questo flusso, siano essi amministratori o gestori di consorzi, che possono definire le modalità di raccolta dei rifiuti e compiere scelte volte alla sostenibilità.

Le azioni praticabili sono diverse, tuttavia assolutamente insufficienti a risolvere la questione se non applicate in un’ottica sinergica e sistemica:

incentivare l’utilizzo da parte del settore produttivo di imballaggi composti da materiali riciclabili; promuovere l’allungamento della vita dei beni durevoli e ingombranti; sostenere gli acquisti verdi nel settore pubblico e privato; incoraggiare i cambiamenti di alcuni stili di vita: scegliere di fare acquisti evitando imballaggi inutili, utilizzare borse di tela o sacchetti biodegradabili per fare la spesa, preferire prodotti che contengono materie riciclate, scegliere prodotti con vuoto a rendere o alla spina, utilizzare pile ricaricabili e carta riciclata; incentivare una attenta raccolta differenziata.

LA RACCOLTA DIFFERENZIATAA livello nazionale, la raccolta differenziata ha raggiunto, nel 2008, una percentuale pari al 30,6% della produzione totale dei rifiuti urbani. Rispetto al 2007, anno in cui tale percentuale si assestava al 27,5% circa, si osserva, dunque, un’ulteriore crescita, sebbene non siano ancora conseguiti né l’obiettivo fissato dalla normativa per il 31 dicembre 2008, 45%, né quelli previsti per il 2007 e il 2006, rispettivamente 40% e 35% – Decreto legislativo 152/2006 e legge 27 dicembre 2006, n. 296. In prospettiva la raccolta differenziata diventa una chiave di potenziale successo per la gestione dei rifiuti solidi urbani. Tale approccio, infatti, consente di ottenere frazioni differenziate per tipologie merceologiche, avviabili più facilmente ed efficacemente al processo di trattamento, trasformazione, recupero e riciclo.

LA FRAZIONE ORGANICALa scelta sui rifiuti ha privilegiato in particolare le tematiche relative a una specifica frazione merceologica della raccolta differenziata: la frazione organica. Tale frazione, denominata anche FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani) e comunemente definita “umido”, proviene essenzialmente da usi domestici, da grandi utenze come mense e mercati e da materiale vegetale proveniente dall’attività di sfalcio e giardinaggio. La frazione organica costituisce la componente più significativa in peso dei rifiuti prodotti nel circuito urbano. Nel 2004 la FORSU costituiva il 31,4% dei rifiuti solidi urbani, percentuale che è andata aumentando fino ad assestarsi nel 2008 al 33,6% (fonte ISPRA, Rapporto rifiuti urbani 2009).

Andamento della produzione dei rifiuti nelle regioni italiane,

Kg anno per abitante,periodo 2004/2008.

Fonte: Rapporto rifiuti urbani, edizione 2009, Istituto Superiore per la

Protezione e la Ricerca Ambientale

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Il quantitativo pro capite di frazione organica da rifiuti urbani avviata a compostaggio e digestione anaerobica, è pari a circa 51 kg pro capite a livello nazionale. Al Nord arriva a 88 kg/abitante per anno, mentre nelle altre zone i valori restano ancora relativamente bassi, 33 kg/abitante al Centro e appena 16 kg/abitante al Sud.

Alla luce dei livelli di produzione sopra descritti diventa stringente la necessità di porsi il problema di come gestire in maniera efficiente ed efficace tale frazione, che per sua stessa natura deve essere separata dal resto dei rifiuti urbani e trattata in maniera differenziata anche allorquando si dovesse decidere di avviarla a inceneritori o in discarica. Nel primo caso, infatti, l’alta percentuale di umidità presente nella frazione organica può provocare abbassamenti della temperatura d’incenerimento, con il rischio di produzione di gas tossici. D’altra parte, in discarica, la frazione organica non stabilizzata è soggetta a processi di ossidazione che generano calore e, di conseguenza, combustione e percolato.

Separare la frazione organica dal resto dei rifiuti rappresenta non solo una priorità in termini gestionali ma, in seconda istanza, se avviata al riciclaggio, rappresenta una risorsa di grande interesse in termini energetici e per la produzione agricola. Infatti, gli scarti di cucina e verdi sono facilmente riciclabili e utilizzati come materiali di partenza per produrre fertilizzanti organici, il compost, e per generare biogas, che può essere in seguito sfruttato per la produzione di energia elettrica o, dopo purificazione, per la trazione di autoveicoli e per il riscaldamento domestico.

COME TRATTARE LA FRAZIONE ORGANICAPer il trattamento industriale della frazione organica sono attualmente applicabili due tecnologie, eventualmente integrabili: gli impianti aerobici per la produzione di compost e quelli anaerobici per la produzione di energia e in seconda istanza di compost.

Gli impianti di compostaggio riproducono su scala industriale, in maniera controllata e accelerata, i processi naturali in cui la sostanza organica è decomposta, attraverso processi bio-ossidativi, dai microrganismi presenti nel terreno, funghi, batteri e attinomiceti, e successivamente restituita e adoperata in nuovi cicli di vita. Sono due le fasi di trattamento in impianto aerobico: la prima fase di igienizzazione, in cui si stabiliscono le reazioni bio-ossidative e di degradazione e la seconda fase detta di maturazione durante la quale il prodotto si stabilizza e si arricchisce di sostanze umiche, ricche cioè di humus, la componente del terreno fondamentale per la buona crescita di piante e vegetali.

Il compostaggio industriale permette un controllo ottimale delle condizioni di processo: la temperatura è monitorata in modo costante tra i 60° e i 70° C nella fase di igienizzazione, il pH intorno a 6 per garantire lo sviluppo ottimale di batteri e l’umidità tra il 40% e il 65% con un’aereazione forzata per garantire la sopravvivenza dei microorganismi e favorire l’evaporazione dell’eccesso di umidità.

GLI IMPIANTI AEROBICIIn un impianto aerobico gli scarti del verde e la frazione umida proveniente dalla raccolta differenziata sono stoccati in una zona di conferimento e avviati, una volta triturati con pezzature da 1 a 7 cm di diametro e mischiati, alla fase intensiva di igienizzazione.

Gli ambienti sono generalmente chiusi e mantenuti in depressione con l’aspirazione forzata, per evitare la fuoriuscita delle arie di processo ricche in sostanze odorigene, quali ammoniaca, composti solforati, ammine, terpeni e acidi grassi volatili. In questa fase i cumuli possono essere rivoltati e insufflati con aria per velocizzare le reazioni di degradazione delle sostanze organiche. I capannoni sono provvisti di un sistema per la captazione e il trattamento dell’aria con filtri chimici o biofiltri costituiti da cortecce e materiale legnoso. Al termine della fase intensiva termofila il compost deve essere convogliato in aree apposite per la fase successiva di maturazione in cui la bassa umidità favorisce la crescita e diffusione di funghi che attuano, mediante l’emissione di specifici enzimi, una progressiva, anche se incompleta, degradazione delle sostanze più complesse come la cellulosa, la lignina e le emicellulose. Il materiale finale ottenuto è vagliato mediante setacci meccanici con maglia vagliante da 6-10 o 15-20 millimetri in modo da eliminare gli eventuali corpi estranei come plastica, metallo e vetro e da separare parti legnose indecomposte. Il compost è pronto per la distribuzione o la miscelazione per produrre terricci per il florovivaismo. La durata dell’intero processo è variabile e dipende dal materiale di partenza, dalle tecnologie utilizzate, dalla stagione e dalle temperature esterne e, infine, dalla stabilità del prodotto finale che si vuole raggiungere. Per un compost di qualità ottenuto dalla raccolta differenziata dell’organico mediante processo industriale e da utilizzare in agricoltura come fertilizzante naturale sono necessari almeno tre mesi di stabilizzazione.

Il numero di impianti aerobici operativi sul territorio nazionale nel 2009, su un totale di 290 impianti censiti, è pari a 229 con un aumento pari a 9 impianti rispetto all’anno 2007.

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GLI IMPIANTI ANAEROBICINegli impianti di tipo anaerobico il trattamento dei rifiuti organici avviene in una prima fase in assenza di ossigeno e in presenza di batteri idrolitici acidificanti e metanigeni che degradano la sostanza organica producendo, al termine della fase di lavorazione digestato, biogas, biossido di carbonio, acqua e ammoniaca.

Il digestato è avviato a una successiva lavorazione in modalità aerobica per la produzione di compost, mentre il biogas può essere utilizzato come combustibile per alimentare caldaie a gas accoppiate a turbine per la produzione di energia elettrica o in centrali a ciclo combinato o motori a combustione interna.

La prima fase di lavorazione riguarda la vagliatura della frazione organica conferita in impianto per eliminare i materiali impropri come metalli, vetro e plastica. Il materiale è poi avviato in digestori concepiti per mantenere la temperatura costante e per evitare il contatto tra ossigeno e biomassa. La digestione anaerobica è effettuata sia in condizioni umide sia a secco. La prima si riferisce a miscele di materiale con contenuto minimo in solidi del 30%, mentre nella seconda il tenore in solidi arriva a percentuali inferiori al 10%.

Convenzionalmente, in relazione al tipo di batteri utilizzati, esistono due differenti intervalli di temperatura che caratterizzano la digestione anaerobica:

con batteri mesofili si lavora a temperature comprese tra 20°- 45° C, con un intervallo ottimale di 37°- 41° C; con batteri termofili le condizioni di esercizio ottimali implicano un intervallo di temperatura compreso tra i 50°- 52° C, con temperature che possono anche essere elevate e superare i 70° C.

Al termine del processo la sostanza organica si trasforma in biogas e in digestato. Quest’ultimo è ricco in carbonio e azoto, matrice ideale per la formazione della miscela da avviare al compostaggio tradizionale di tipo aerobico per la produzione di compost di qualità. Il biogas invece è filtrato e deumidificato, accumulato in gasometri e bruciato in una stazione di cogenerazione per la produzione di energia elettrica ed energia termica che può essere impiegata ad esempio per il teleriscaldamento di abitazioni. Il potere calorifico del gas ottenuto varia secondo il contenuto di metano. Un valore medio può essere pari a circa 23.000 kJ/m3.

Gli impatti ambientali dei processi di digestione anaerobica dei rifiuti organici riguardano le emissioni odorose e la produzione dei reflui, oltre alle emissioni in atmosfera causate dai processi di produzione di energia elettrica. Le emissioni odorose sono rilevanti poiché l’instaurarsi di processi anaerobici e aerobici dei microorganismi responsabili della biodegradazione del materiale organico genera prodotti odorosi tra cui ammoniaca, acido solfidrico e composti aromatici. Il loro controllo e abbattimento può essere efficacemente effettuato grazie alla progettazione di ambienti di lavoro chiusi e in depressione con aspirazione forzata e al trattamento delle arie esauste con biofiltri.

Gli impianti di trattamento della frazione organica preselezionata da raccolta differenziata censiti dall’ISPRA in Italia sono 18, di cui 12 operano a regime ed 1 in fase di collaudo. I rifiuti trattati nel 2009, pari a 536.732 tonnellate mostrano, rispetto all’anno 2007, un incremento di ben 146 punti percentuali, dovuto sia all’aumento dei flussi di rifiuti in ingresso ad alcuni impianti, sia all’entrata in esercizio di due nuovi impianti, entrambi in Lombardia.

COMPOSTAGGIO DOMESTICOIl compostaggio industriale non è l’unica soluzione per il trattamento della frazione organica. È infatti possibile avviare il processo anche a livello casalingo: se si dispone di un piccolo spazio verde, avanzi di cucina, scarti di giardino e orto e altri materiali biodegradabili come carta non patinata, cartone e segatura proveniente da legni non trattati costituiscono il materiale di partenza per ottenere un compost di ottima qualità a casa propria.

Per avviare il processo di compostaggio sono necessari gli scarti organici come materiale di partenza per i microrganismi decompositori, l’ossigeno per la respirazione microbica e la trasformazione delle sostanze organiche e infine l’acqua perché i microrganismi sono attivi in ambiente umido.

Per ottenere un buon compost è necessario avere un mix di rifiuti ben assortito in materiale carbonioso (ramaglie, paglia, foglie secche, segatura) e materiali azotati (sfalci d’erba, avanzi di cucina, deiezioni animali): con troppo materiale azotato il compost genera cattivi odori, viceversa con troppo materiale carbonioso la trasformazione in compost è più lenta.

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Il cumulo deve presentare un’umidità compresa tra il 50% e 60%. Troppa umidità dà origine a putrefazione, poca ne rallenta la trasformazione fino ad arrestarla. Per valutare la giusta umidità si fa il test del pugno: prendendo in mano una manciata di compost e stringendo bene, la mano si deve appena inumidire con la formazione di alcune goccioline tra le dita. Se gocciola il cumulo è troppo umido, se la mano non si inumidisce è troppo secco.

È importante scegliere un luogo ombreggiato dove sistemare il cumolo di rifiuti, preferibilmente in un angolo del giardino al riparo dal vento e dall’eccessivo soleggiamento, oppure in apposite compostiere. La massa dei rifiuti organici necessita di essere rivoltata frequentemente con una vanga cercando di alternare gli scarti di cucina con materiale di sostegno come rametti, foglie e trucioli in modo che il cumulo risulti poroso e l’ossigeno possa circolare bene. Il cumulo va formato alternando il più possibile i diversi materiali da compostare, azotati e carboniosi, umidi e secchi e materiale di sostegno. Per facilitare l’inizio della trasformazione si consiglia di alternare anche qualche strato di semplice terriccio, già ricco di microrganismi decompositori.

La preparazione del fondo a contatto col terreno è particolarmente importante e richiede una formazione fatta esclusivamente di materiali di sostegno come tronchi e rametti per permettere ai liquidi che si formano durante la trasformazione di non mandare in putrescenza la parte terminale del cumulo.

Il primo compost sarà pronto dopo 2/3 mesi, quando gli scarti inseriti non saranno più riconoscibili. Una volta pronto è bene passare al setaccio il prodotto in modo da separare eventuali parti non ancora del tutto compostate che potranno essere introdotte in un nuovo ciclo di compostaggio.

In sintesi per ottenere un compost di buona qualità è importante fare attenzione a:

il luogo adatto, un luogo ombreggiato, evitando zone acquitrinose;la preparazione del fondo con la predisposizione di un buon drenaggio con materiale di sostegno;una buona miscela alternando gli strati con diversi scarti e non solo utilizzando avanzi di cucina;l’areazione del cumulo mescolando spesso e alternando strati con materiale di sostegno;la giusta umidità drenando, ombreggiando, annaffiando il cumulo.

Andamento percentuali produzione Rsu e percentuale raccolta differenziata.

Fonte: Rapporto 2008 Consorzio Provinciale Brianza Milanese. 10%

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Raccolta differenziata consortile RSU

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IL CONTESTO TERRITORIALE DEL PROGETTOLa situazione tratteggiata fino a questo momento è declinata ai fini progettuali nella specificità della realtà territoriale della Provincia di Monza e Brianza, ambito nel quale si è svolto il progetto, con particolare riferimento ai 16 comuni che afferiscono al Consorzio Provinciale della Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti. L’approfondimento ha consentito di fornire agli studenti coinvolti un quadro informativo il più possibile completo e preciso, che potesse definire le modalità di gestione dei rifiuti nel loro contesto quotidiano.

Il Consorzio Provinciale della Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti è costituito da sedici comuni inclusi nel territorio della provincia di Monza e Brianza: Albiate, Besana Brianza, Biassono, Briosco, Carate Brianza, Giussano, Lissone, Macherio, Monza, Renate, Seregno, Sovico, Triuggio, Vedano al Lambro, Veduggio con Colzano e Verano Brianza.

Attualmente il territorio consorziato ha una superficie di 132 km2, per un totale di circa 333.490 abitanti, con una produzione procapite nel 2008 di 474 kg/anno di rifiuti solidi urbani (RSU). La percentuale di raccolta differenziata del comprensorio è andata progressivamente aumentando, arrivando nel 2008 ad attestarsi al 55%. I livelli di produzione di FORSU sono variabili da comune e comune, nel 2008 tale quantità si è attestata a 21.625 tonnellate.

Il Consorzio Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti è l’organo gestionale e direzionale per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani del territorio consorziato. Poiché non possiede direttamente impianti di smaltimento o recupero dei rifiuti, né mezzi per i servizi di igiene urbana o piattaforme per le proprie attività, il Consorzio stipula contratti tramite gare pubbliche con aziende e impianti per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti urbani. La raccolta dei rifiuti nei comuni viene effettuata in modo diverso sia dal punto di vista del conferimento che da quello della raccolta, privilegiando generalmente la modalità porta a porta.

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LA RACCOLTA DELLA FRAZIONE ORGANICA La frazione organica è raccolta porta a porta in tutti i 16 comuni consorziati. I rifiuti umidi sono conferiti dai cittadini in sacchetto biodegradabile in un secchiello areato che permette l’evaporazione continua dell’acqua in eccesso, contrastando la formazione di liquidi di fermentazione e di cattivi odori e riducendo il peso dei rifiuti raccolti.

Il Consorzio Provinciale della Brianza Milanese non possiede impianti di gestione del rifiuto umido all’interno del proprio territorio. Si è vincolati dunque a conferire la FORSU in impianti di compostaggio e digestione anaerobica al di fuori della Provincia di Monza e Brianza, ed in particolare presso l’impianto di Montello, per fronteggiare una rete impiantistica locale inadeguata.

IL PIANO PROVINCIALELa legge regionale 12/2003 disciplina i servizi locali di interesse economico generale tra cui la gestione dei rifiuti urbani, demandando alle province l’adozione dei piani provinciali di gestione (PPGR) sulla base dei contenuti della pianificazione regionale.

Nel territorio dove è stata effettuata la sperimentazione del progetto al momento della realizzazione della presente documentazione, e fino a quando la nuova Provincia di Monza e Brianza non approverà il Piano Provinciale, è vigente il PPRG redatto nel 2008 dalla Provincia di Milano. Il PPGR, la cui relazione sintetica è stata sottoposta all’attenzione degli studenti coinvolti, presenta una descrizione dello stato di fatto del sistema gestionale dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali a livello provinciale, con gli obiettivi della pianificazione, la descrizione dei possibili scenari evolutivi e la loro comparazione.

Il Piano propone inoltre gli indirizzi per l’attuazione del Piano, i servizi e gli obiettivi di recupero diversificati per territorio, e particolarmente importante per il progetto La scelta sui rifiuti, i fabbisogni impiantistici relativi ai diversi flussi di rifiuti e i criteri applicati per l’individuazione delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti.

In riferimento al territorio preso in esame con La scelta sui rifiuti, il Piano segnala l’inadeguatezza della rete impiantistica nel territorio della Brianza milanese, in particolare per quanto riguarda la gestione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. La logica di autosufficienza territoriale in merito allo smaltimento e recupero dei rifiuti solidi urbani, e la conseguente necessità di dotarsi di un impianto e di trattare i rifiuti in prossimità dell’ambito di produzione, ottimizza il processo di trattamento stesso: sono innanzitutto ridotti i costi riguardanti il trasporto dei rifiuti in impianti esterni al territorio consortile e in secondo luogo possono essere finalizzate e ottimizzate le modalità di raccolta secondo le tecnologie impiantistiche utilizzate.

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Andamento della produzione di rifiuti organici, in kg, nei comuni del territorio consortile.Fonte: Rapporto 2008 Consorzio Provinciale Brianza Milanese.

Andamento della produzione pro capite di rifiuti organici nei comuni del territorio consortile.Fonte: Rapporto 2008 Consorzio Provinciale Brianza Milanese.

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kg rifiuti organici per abitante

IL NUOVO PIANO GESTIONE RIFIUTI DELLA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZAMarco Lacalamita, Alta professionalità rifiuti, Provincia Monza e Brianza

La Scelta sui Rifiuti è un progetto che fornisce a tutti gli operatori pubblici del settore una metodologia concreta ed efficace per indirizzare le scelte programmatiche e gestionali del ciclo dei rifiuti: conoscenza del rifiuto e del territorio, conoscenze degli impianti, sviluppo di nuove iniziative, analisi del NIMBY, coinvolgimento pubblico.

La stessa Provincia di Monza e Brianza entrerà a breve nelle fasi operative della redazione del Piano di Gestione Rifiuti provinciale, i cui contenuti

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base sono previsti dalla Legge Regionale n°26/03 art.20 c.4: i dati di rilevazione e stima della produzione dei rifiuti e la determinazione dei flussi da avviare a recupero e smaltimento, ivi compresi i flussi destinati all’incenerimento; gli obiettivi di contenimento della produzione dei rifiuti, di recupero e di riduzione del conferimento in discarica, nonché la definizione di un programma per il riutilizzo e il recupero dei rifiuti urbani;la programmazione di obiettivi di raccolta differenziata di rifiuti urbani in funzione di specifiche situazioni locali; il censimento degli impianti esistenti e l’individuazione delle necessità impiantistiche di completamento, nonché l’individuazione dell’offerta di recupero e smaltimento da parte del sistema industriale per i rifiuti urbani e speciali; l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali; la stima dei costi delle operazioni di recupero e smaltimento per i rifiuti urbani; i meccanismi gestionali per la verifica dello stato di attuazione del piano e le modalità di controllo sulle varie fasi.

Il percorso intrapreso da ragazzi di scuola superiore, nell’anno scolastico passato, ha mostrato una via da seguire per programmare la pianificazione provinciale in materia di gestione rifiuti nel rispetto e in coerenza con quanto previsto dalla stessa Legge Regionale. In particolare i passaggi effettuati hanno mostrato come:

sia necessaria l’acquisizione dei dati di base sulla produzione, raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani;l’analisi di tali dati e delle dotazioni impiantistiche del territorio sia lo strumento con cui lavorare;la conoscenza delle tecnologie impiantistiche per il trattamento dei rifiuti sia importante per poter gestire il futuro;l’individuazione delle aree non idonee all’ubicazione dei nuovi centri di trattamento rifiuti possa rispondere al dovere e all’esigenza dei cittadini di contribuire e a non subire il ciclo dei rifiuti;sia necessario diffondere i risultati del processo e condividere i percorsi attuati.

Anche gli elaborati grafici prodotti nell’ambito del progetto forniscono in maniera chiara le informazioni necessarie per individuare le criticità presenti nel territorio per l’ubicazione di impianti, le aree ambientalmente vincolate, le aree urbanizzate, le aree agricole; tutti elementi fondamentali per individuare e gestire il territorio nell’ambito del ciclo dei rifiuti.

La Provincia di Monza e Brianza è costituita da 55 comuni, occupa una superficie di 405 Kmq, vi sono 833.348 residenti. Nella Provincia di Monza e Brianza vengono prodotti (dati 2008, esclusi i comuni di recente inclusione) nell’anno circa 360.000 t/anno, si ha una raccolta differenziata che raggiunge una percentuale pari al 57,9% e si ha un costo medio netto (costi – ricavi) di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti pari a circa 110 € per abitante all’anno.

LA SINDROME NIMBYLa necessità di un nuovo impianto per la gestione dei rifiuti organici, individuata dal PPRG, e la conseguente individuazione di aree nel territorio servito dal Consorzio Brianza Milanese adatte alla localizzazione di questa specifica tipologia di impianto, hanno posto le basi per l’avvio di attività specifiche sul tema del fenomeno NIMBY.

Infatti l’individuazione di un sito e l’avvio delle procedure per la realizzazione di un’opera di interesse collettivo – come ad esempio la costruzione di un impianto per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti organici – potrebbero ingenerare potenziali situazioni conflittuali, fenomeni che sono generalmente descritti con l’acronimo NIMBY, Not in My Back Yard, non nel mio cortile: le comunità locali, pur percependo come necessario un impianto di pubblica utilità, sono restie a ospitarlo nel proprio territorio.

Sebbene la costruzione di impianti di pubblica utilità generi benefici diffusi – giacché è l’intera popolazione di un determinato ambito territoriale a usufruirne – quando i costi, in termini di impatti, sono concentrati in un ambito territoriale decisamente più ristretto si creano situazioni conflittuali che vedono spesso contrastarsi, su fronti opposti, proponenti e comunità locali.

Si rende dunque necessario studiare e individuare strumenti e metodi idonei per affrontare e andare oltre alla sindrome NIMBY, mettendo a punto processi decisionali capaci di accogliere i punti di vista dei cittadini e dei principali stakeholder del territorio e volti al raggiungimento di scelte efficaci e condivise. Esperienze molteplici in Italia e soprattutto nel mondo anglosassone indicano che il coinvolgimento sui territori di riferimento che consenta ai cittadini di ricevere informazioni tecniche chiare, dettagliate e corrette sugli impianti e le infrastrutture in questione da realizzare, può efficacemente contrastare quelle contestazioni spesso legate soprattutto a timori ammissibili – ad esempio preoccupazioni ambientali, per la salute della popolazione o per la sostenibilità e la qualità del progetto – ma non sempre fondati, perché spesso scaturiti a fronte dell’esiguità e inaccessibilità delle informazioni progettuali.

Nel progetto La scelta sui rifiuti, come meglio specificato nella sezione successiva, si è voluto indagare il ruolo che informazione e accessibilità a rapporti, dati e progetti possono apportare durante un processo decisionale sul fenomeno NIMBY, andando a individuare le caratteristiche dei processi inclusivi.

La nuova pianificazione del Piano Gestione Rifiuti Provinciale terrà conto e svilupperà quanto iniziato e intrapreso ne La scelta sui rifiuti relativamente agli impianti di compostaggio, per tutte le tipologie di rifiuti prodotti e per tutte le tipologie di impianti. L’attenzione ai costi di recupero/smaltimento e l’attenzione allo sviluppo sostenibile sarà una priorità per il futuro con l’individuazione di quanto fino a qua è stato fatto di buono e di quanto e dove si può migliorare.

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L’ANALISI DELL’OSSERVATORIO MEDIA PERMANENTE NIMBY FORUM®

Silvia Boccato, Nimby Forum®

Nimby Forum®

è un progetto di ricerca nato nel 2004 e promosso dall’associazione Aris – Agenzia di Ricerche Informazione e Società. Attraverso l’attività del suo Osservatorio Media Permanente, Nimby Forum® censisce le contestazioni ambientali e analizza l’evoluzione del fenomeno NIMBY in Italia. Dal 2004 a oggi, i dati emersi dalle cinque edizioni della ricerca hanno delineato il profilo di un Paese bloccato a causa dell’aumento dei fenomeni di opposizione alla costruzione di opere e infrastrutture di pubblica utilità. L’ultima edizione dell’Osservatorio ha registrato un’ulteriore crescita delle contestazioni: sono stati 283 gli impianti oggetto di opposizioni territoriali nel corso del 2009.Le contestazioni hanno colpito in modo trasversale i diversi settori e le diverse tipologie di opere. Al settore rifiuti, in particolare, afferisce il 33,6% degli impianti censiti. Di questi, gli impianti su cui si concentrano maggiormente le proteste sono termovalorizzatori (41), discariche per rifiuti urbani (16) e discariche per rifiuti speciali (14).

Indipendentemente dall’oggetto della contestazione, il fenomeno risulta radicato nel tessuto sociale nazionale e la crescente richiesta di partecipazione e condivisione delle informazioni, fin dai primi passi del progetto, accomuna comitati, organizzazioni ed enti pubblici, indipendentemente dal colore politico dell’amministrazione in carica. Significativa, ad esempio, l’opposizione dei Comuni limitrofi che supera quella dei Comuni direttamente interessati dalle opere censite (85,6% contro circa il 70%): un chiaro segnale di come questi soggetti si sentano spesso penalizzati dalla mancanza di coinvolgimento nelle scelte relative all’impianto.

Dalle analisi compiute da Nimby Forum®

, emerge la necessità di attuare processi di comunicazione e partecipazione sui territori di riferimento, che consentano a tutti gli stakeholder di ricevere informazioni chiare e corrette sugli impianti in questione, limitando così l’insorgere di contestazioni spesso legate a paure lecite, ma non sempre motivate. Infatti, tra le principali argomentazioni contro l’insediamento degli impianti, prevalgono i timori connessi alle ripercussioni su ambiente, salute e qualità della vita, anche a fronte di progetti innovativi e compatibili con i principi dello sviluppo sostenibile.

I dati dell’Osservatorio evidenziano come solo il 38,3% di proponenti e soggetti favorevoli agli impianti promuovano iniziative di comunicazione, quali, ad esempio, incontri informativi aperti al pubblico e sezioni dedicate sui propri siti web. Molto più attivi si dimostrano invece i soggetti contrari

I edizione II edizione III edizione IV edizione V edizioneTotale impianti contestati 190 171 193 264 283

che nel 67% dei casi che, ad esempio, creano pagine sui social network e organizzano momenti di confronto per coinvolgere altri cittadini.L’approccio volontaristico, attualmente adottato dai proponenti in termine di coinvolgimento del territorio, risulta quindi insufficiente. Non mancano esperienze concrete (dibattito pubblico sulla Gronda autostradale di Genova) e iniziative legislative interessanti (L.R. n. 69/2007 di Regione Toscana e L.R. n. 3/2010 di Regione Emilia Romagna) che testimoniano il diffondersi di una nuova sensibilità al tema dei processi partecipativi; tuttavia esse sono rimaste confinate ad ambiti locali.

Sono quindi ancora molti gli ostacoli da superare per un effettivo rilancio del processo di modernizzazione del Paese, in un’ottica di sviluppo sostenibile e di dialogo.In questo contesto è necessario prevedere una regolamentazione nazionale delle modalità di informazione e coinvolgimento, che fornisca alle organizzazioni interessate un quadro di riferimento entro cui operare, nel rispetto di tempi e procedure.

La combinazione delle parti non è una semplice addizione, ma possiede la natura di una moltiplicazione o di un frazionamento o della creazione di un prodotto logico, un attimo di illuminazione.

G. Bateson

LA SCELTA: IDEE, STRUMENTI EMETODI

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Mettere mano ai e nei contenuti per farli propri è stata l’intenzione che ha animato tutto il progetto. La dimensione di concretezza che ha caratterizzato le attività e le azioni proposte agli studenti ha contribuito con efficacia a rendere accessibile tematiche altrimenti distanti dalla dimensione quotidiana delle persone e spesso troppo tecniche da approcciare. Sebbene la questione sui rifiuti ci coinvolga direttamente fino dal momento della produzione del rifiuto, spesso non si conoscono né i processi di separazione e di trattamento né dove essi vengono smaltiti.

Gli studenti hanno dunque vissuto un contesto esperienziale di simulazione e sono stati messi in condizione di fare delle prove per capire come si fa la raccolta differenziata e verificarne i risultati e gli effetti, documentare le caratteristiche e gli impatti di un impianto per il loro trattamento, immedesimarsi in chi compie scelte sul territorio in materia di rifiuti e infine localizzare un impianto nel loro territorio.

L’intento è stato quello di condurre le attività in modo che tutti i soggetti coinvolti potessero, partendo dalle proprie sensibilità e peculiarità, maturare conoscenze proprie e contribuire a costruire un nuovo approccio al problema, ridefinendo i termini della questione e collaborando alla definizione di un linguaggio comune per interpretare e risolvere scelte decisionali da effettuare nel territorio.

COME E PERCHÉ SI FA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA. Un aspetto determinante per il successo della raccolta differenziata e per superare le resistenze dei singoli a cambiare comportamenti e gesti abituali, consiste nel poter conoscere anche quanto avviene dopo che gli oggetti non più utili sono scartati, scoprire duque i processi di smaltimento e di trattamento dell’indifferenziato e delle frazioni raccolte separatamente.

Nel progetto La scelta sui rifiuti si sono individuati più strumenti:

Visite agli impianti. La visita a un impianto di smaltimento dei rifiuti rappresenta un’opportunità efficace per verificare con mano quanto accade nella fase di trattamento dei rifiuti. È un’esperienza emotivamente rilevante in quanto è possibile constatare cosa accade quando si fa la raccolta differenziata in modo errato e il lavoro manuale necessario per riseparare i materiali, e secondariamente perché è possibile prendere atto visivamente delle ingenti quantità di rifiuti prodotti e del flusso continuo in arrivo.

Esperimenti. Nell’ambito delle attività didattiche la scelta di prevedere una fase di lavoro sperimentale ha consentito ai partecipanti di capire i processi chimici coinvolti e, attraverso l’allestimento di esperimenti e di prove scientifiche, le caratteristiche del processo di degradazione della frazione organica, monitorandone l’evoluzione nel corso del tempo e individuando le modalità per ritardarli o, di contro, per accelerarli.

Simulazioni, giochi di ruolo, cornici metaforiche. Per entrare nel vivo del problema gli studenti si sono cimentati in attività specifiche di simulazione e di invenzioni di cornici metaforiche per entrare nel merito di cosa possa significare prendere decisioni per la localizzazione di un impianto per il trattamento dei rifiuti sul proprio territorio e per individuare le strategie interessanti da proporre per attivare un processo inclusivo in cui tutti, dagli studenti ai cittadini, possano prendere parte alle decisioni che riguardano i cambiamenti sul territorio. La ricostruzione di casi di studio – l’esame di situazioni effettivamente accadute nel territorio italiano, con approfondimenti di best practice e, di contro, di approcci poco efficaci – hanno infine consentito agli studenti di entrare nel merito delle questioni e di rendersi immediatamente conto delle problematiche per la qualità della vita dei cittadini che una gestione dei rifiuti poco efficace e lungimirante può generare.

FARE PER CAPIREChi desidera capire il poema, deve recarsi nella terra della poesia. Chi desidera capire il poeta deve andare nella terra del poeta.Johann Wolfgang von Goethe

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Gli studenti hanno esaminato due situazioni contrastanti con l’obiettivo di tratteggiare due esempi di modalità di gestione dei rifiuti e le rispettive conseguenze: la gestione di un consorzio nella provincia di Treviso e quella della città di Napoli. La prima è una realtà nella quale, attraverso una progressiva ottimizzazione della raccolta dei rifiuti e un’oculata politica di tariffazione si sono incrementate le percentuali di raccolta differenziata e si è assistito al contempo a una riduzione della produzione di rifiuti, in particolare della frazione indifferenziata. Di contro le vicende che in questi anni hanno portato alla ribalta la situazione della regione Campania hanno permesso di evidenziare come il ciclo dei rifiuti sia un sistema fragile, una catena nella quale ogni passaggio è di fondamentale importanza per fronteggiare la produzione continua di rifiuti e per ottimizzarne il processo di gestione. In questa situazione invece politiche poco lungimiranti, gravi infiltrazioni criminose, difficoltà tecniche e una scarsa promozione di comportamenti individuali virtuosi hanno concorso a generare una situazione nella quale la produzione dei rifiuti diventa un flusso ingestibile e incontrollabile.

I casi studio sono diventati il soggetto di una sceneggiatura che gli studenti stessi hanno ideato e interpretato. I contenuti legati alle diverse fasi decisionali e al susseguirsi degli eventi sono stati analizzati e presi in considerazione andando a individuare le tappe salienti, le caratteristiche da comunicare, chiarendo la consequenzialità degli eventi e inserendoli in un processo. Tutti gli studenti hanno fatto parte dell’organizzazione e messo in scena la rappresentazione: giocando, le informazioni sono inserite all’interno di una situazione più ampia e complessiva che permette di superare il condizionamento di eventuali preconoscenze e consente di avere a disposizione le informazioni necessarie per ragionare insieme sulle strategie per ridurre i rifiuti, gestirne al meglio i processi di raccolta e separazione, individuare le tecnologie per il loro trattamento.

Per il progetto è stato ideato uno specifico gioco di ruolo1, sperimentato

con tutti i ragazzi delle classi delle scuole secondarie di secondo grado, con l’obiettivo di affrontare il tema delle dinamiche decisionali nei processi localizzativi.

Durante la simulazione la situazione di partenza offerta alle classi è la medesima: un determinato territorio, tratteggiato con caratteristiche simili a quello gestito dal Consorzio, si trova a dover risolvere la necessità di localizzare un impianto di compostaggio. Gli studenti, suddivisi in gruppi ai quali vengono assegnati ruoli specifici – i proponenti, i Sindaci dei comuni coinvolti, i tecnici della Provincia, i cittadini, i rappresentanti di un’associazione di tutela dell’ambiente e i giornalisti – hanno il compito di trovare una soluzione al problema, confrontando le rispettive posizioni e contrattando i termini di un eventuale accordo. L’obiettivo è stato quello di mettere in evidenza come gli attori coinvolti concorrano alla costruzione delle decisioni. I gruppi non sono stati spinti a trovare un accordo a tutti i costi, quanto piuttosto a comprendere come le reciproche posizioni influenzino il sistema decisionale e come qualsiasi decisione implichi delle conseguenze che si ripercuotono sull’intero processo. Scopo della simulazione non è stato quindi far schierare gli studenti a favore o contro l’impianto, quanto piuttosto evidenziare i pro quando la propensione è al rifiuto e viceversa i contro allorquando vi è una forte tendenza all’accettabilità, per sviscerare il più possibile gli aspetti della questione e stimolare un confronto aperto e formativo.

I risultati della simulazione sono vari: l’accordo tra i partecipanti all’assemblea in merito alla localizzazione dell’impianto non è sempre raggiunto e i rapporti tra gli attori sono diversi a seconda delle disponibilità di ciascuno al confronto e al negoziato. Si passa da situazioni nelle quali si ricrea il clichè del conflitto ambientale a simulazioni nelle quali gli attori in gioco riescono a siglare un accordo. Nel primo caso il processo decisionale subisce uno stallo laddove i proponenti, dovendo fare i conti con l’opposizione locale, non riescono a rimodulare la propria posizione o quando i cittadini non percepiscono chiaramente gli impatti sul territorio e sull’ambiente. Gli accordi sono invece siglati grazie alla capacità degli attori coinvolti nel processo decisionale di aprire un confronto, mettendo a sistema conoscenze specifiche e negoziando i termini della realizzazione dell’impianto con mitigazioni e compensazioni ambientali. In tutti i casi comunque, l’elemento di riflessione è che gli studenti sono riusciti a fare proprio il problema, comprendendo la necessità di affrontare apertamente la questione e le diverse implicazioni del processo decisionale.La simulazione è diventata occasione di apprendimento: i partecipanti si sono confrontati con dati, informazioni di impatti ambientali, pianificazioni territoriali, si sono misurati con punti di vista molteplici, hanno compreso la necessità di affrontare la questione e hanno ragionato su quali elementi potrebbero essere necessari per superare atteggiamenti stereotipati, accogliere punti di vista diversi dal proprio e affrontare i momenti di conflitto in modo efficace.

METTERE IN SCENA LA GESTIONE SOSTENIBILE DEI RIFIUTI E SIMULARE LA NEGOZIAZIONELa vita è un gioco di cui puoi imparare le regole se ci salti dentro e le giochi fino in fondo.Frank Herbert

Il gioco di ruolo è descritto in La scelta sui rifiuti. Gioco di ruolo sulla localizzazione di impianti per la gestione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani ed è possibile visionarne i risultati nel video allegato alla presente pubblicazione.

Il caso del consorzio intercomunale di Priula: l’ottimizzazione delle modalità di raccolte e la politica di tariffazione finalizzato al miglioramento dell’offerta.

Nel dicembre del 2000 diciotto comuni della parte centrale di pianura della provincia di Treviso hanno deciso di uniformare a livello consortile la gestione dei rifiuti solidi urbani, utilizzando lo stesso servizio di raccolta porta a porta per tutte le frazioni di rifiuto, applicando:

a tutte le utenze domestiche commerciali e produttive un’unica tariffa calcolata in modo globale partendo da un’analisi integrata dei costi di servizio per tutto il territorio consortile;un unico regolamento tecnico per i servizi;un unico regolamento per la gestione della tariffa in modo omogeneo su tutti i comuni e riscuotendo le tariffe quale unico soggetto gestore dell’intero ciclo dei rifiuti urbani.

Infatti il precedente sistema di raccolta differenziata, organizzato indipendentemente in ogni realtà comunale e che prevedeva modalità diverse (porta a porta, campane stradali, bidoncini per l’organico), la diffusione dell’informazione lasciata esclusivamente all’iniziativa delle singole amministrazioni locali, la mancanza di standard uniformi nei contenitori per la raccolta e la diversità dei regolamenti comunali avevano già dimostrato i limiti e ottenuto una variabilità di risultati raggiunti dai comuni nell’anno 2000, rendendo evidente l’impossibilità del raggiungimento delle percentuali minime di raccolta differenziata imposte dalla legge. Sin dal 2001 sono stati distribuite alle 49.688 utenze i contenitori per la raccolta differenziata dotato di dispositivo a radiofrequenza (trasponder) e l’avvio della raccolta con mezzi equipaggiati di apposite unità di lettura dei trasponder. Da gennaio 2002 è stato possibile rilevare i singoli apporti di rifiuti prodotti dal singolo utente e di slegare la tariffa da parametri presuntivi ed applicare una tariffa legata al reale consumo di ogni utente.Il consorzio ha inoltre impostato la pianificazione in modo da:

migliorare e ottimizzare i giri di raccolta monitorati sulle reali necessità e produzioni;responsabilizzare gli utenti sul ruolo attivo che ognuno ha nella riduzione dei quantitativi di rifiuti non riciclabili prodotti;implementare un sistema di educazione dell’utenza all’acquisto intelligente alla riduzione dei rifiuti, al compostaggio

domestico, alla raccolta differenziata da realizzarsi con strumenti di formazione ambientale, con gli eco sportelli per il cittadino e le aziende, gli allegati alle fatture e la pubblicazione periodica del Consorzio;migliorare la comunicazione tramite ventidue eco sportelli gestiti direttamente dal Consorzio e collegati a un unico database e con una rete intranet propria.

Oggi il Consorzio Intercomunale Priula gestisce l’intero ciclo dei rifiuti urbani di 24 comuni della provincia di Treviso. Il territorio servito è di 640,16 km quadrati, per un totale di circa 105.000 utenze e 238.000 abitanti. Il sistema utilizzato si caratterizza per la raccolta porta a porta “spinta” e per la tariffa a commisurazione puntuale. Con la raccolta porta a porta spinta, vengono prelevate a domicilio le tipologie di rifiuto urbano più comuni (secco non riciclabile, umido e vegetale, carta e cartone, multimateriale vetro, plastica, lattine) che famiglie, aziende ed enti pubblici inseriscono nei vari contenitori colorati disponibili. Integrano la raccolta domiciliare ventitre CeRD, centri di raccolta differenziata, in cui sono disponibili diversi container per altre frazioni di rifiuto urbano: dagli ingombranti agli apparecchi elettrici ed elettronici, dai rifiuti pericolosi agli inerti. La tariffa applicata a ciascuna utenza (famiglia o azienda) è commisurata all’effettiva produzione di rifiuto, secondo il principio “chi inquina paga”, e valorizza i comportamenti virtuosi, quali il compostaggio domestico. L’utente paga una quota fissa e una quota variabile, diversa a seconda del numero di svuotamenti del contenitore del secco non riciclabile effettuati e rilevati tramite un transponder al momento della raccolta.Il Consorzio si occupa anche della tutela dell’igiene ambientale. Provvede infatti alla pulizia del territorio, in particolare allo spazzamento e lavaggio delle strade e piazze, alla manutenzione e svuotamento dei cestini pubblici, alla pulizia delle aree in cui si svolgono i mercati. Il rapporto tra Consorzio e cittadini si realizza attraverso canali di comunicazione diversificati. Il dialogo diretto è possibile grazie a 24 ecosportelli, front-office territoriali collegati tra loro e con la sede centrale tramite la rete informatica. Sono questi i luoghi in cui gli utenti si recano per attivare i servizi, chiedere chiarimenti, ritirare contenitori e sacchetti. Il giornalino, il sito, l’ecocalendario e l’attività di educazione ambientale nelle scuole sono altri mezzi attraverso i quali sviluppare la cultura della tutela ambientale, cultura difesa anche attraverso sistemi di controllo. Per questo esistono figure specifiche, gli “Ecovigili”,

che rilevano e sanzionano i comportamenti scorretti, dannosi per l’ambiente quali, ad esempio, l’abbandono e la combustione dei rifiuti. Accanto al servizio rifiuti urbani, sono attivi anche servizi integrativi quali la gestione di rifiuti diversi dagli urbani (agricoli, sanitari, speciali vari, amianto), del verde pubblico, dei cimiteri e le disinfestazioni. Il Consorzio offre inoltre consulenze e collaborazione agli enti locali che intendano avviare, nel loro territorio, la gestione integrata dei rifiuti secondo il sistema Priula. In conclusione il piano messo a punto dal Consorzio Comunale di Priula è sistema che ha permesso il raggiungimento di un’elevata percentuale di raccolta differenziata (media del 78% nel 2007), una riduzione della produzione procapite di rifiuti (da 440 kg/abitante*anno nel 2000 a 364 kg/abitante*anno nel 2007) e, in particolare, di quelli non riciclabili (il secco non riciclabile passa da 321 kg/abitante*anno nel 2000 a 81,5 kg/abitante*anno nel 2007).Inoltre è stato dimostrato già dagli inizi, nel 2002, che il concetto di vincolare la parte variabile della tariffa all’effettivo conferimento del rifiuto secco non riciclabile opera una spinta verso una maggiore differenziazione e, di conseguenza, verso una riduzione di produzione da avviare allo smaltimento.

Elaborazione a partire da dati raccolti in Azzerare i rifiuti di Guido Viale

La gestione rifiuti in Campania: come errori di valutazione, problemi tecnici ed amministrativi, condizionamenti di poteri politici, industriali, scarso coinvolgimento della popolazione – in un contesto ad alta infiltrazione camorristica – fanno di una regione un “caso”.

Negli anni ottanta il ciclo dei rifiuti urbani in Campania è coordinato da privati che gestiscono discariche, aperte grazie ad autorizzazioni provvisorie, sulle quali l’amministrazione pubblica ha scarso controllo. Una situazione così frammentata e di difficile monitoraggio lascia ampi margini d’azione alla criminalità organizzata: la regione diventa terreno ideale per lo stoccaggio incontrollato dei rifiuti industriali e pericolosi dell’intera Italia.Nel 1993 la Giunta Regionale promulga la legge n.10 che prevede la regionalizzazione e la gestione pubblica del ciclo dei rifiuti e la requisizione o la chiusura delle discariche private. L’attuazione della legge non è immediata e fa scattare nel febbraio del 1994 la cosiddetta prima emergenza rifiuti: a seguito della chiusura forzata di alcune discariche ormai sature, il Governo centrale prende atto dell’emergenza rifiuti e nomina un Commissario Straordinario, per affrontare la situazione; all’ENEA invece viene affidata la gestione della discarica più grande, quella di Pianura, ove confluirà l’80% dei rifiuti campani.Nel 1997, dopo una lunga serie di modifiche e revisioni viene approvato il Piano Regionale per lo smaltimento dei rifiuti. Il sistema proposto dal Piano prevede che una parte dei rifiuti, vetro, carta, metalli e plastica siano differenziati e avviati al riciclo. Il rifiuto indifferenziato rimanente, non altrimenti riciclabile, viene destinato a un processo di separazione e vagliatura a seguito del quale il materiale combustibile diventa CDR, combustibile da rifiuti, mentre l’organico, inadatto a essere bruciato, dopo un’ulteriore lavorazione che ne prevede l’essicazione e la stabilizzazione diventa FOS, Frazione Organica Stabilizzata, utile per opere di ripristino ambientale o da destinare alle discariche. La materia residuale del processo è invece da destinare allo stoccaggio in discarica. Il Piano stabilisce la creazione di 7 impianti per la produzione di CDR a valle della raccolta differenziata e di due inceneritori, i cui siti sono successivamente individuati ad Acerra e Santa Maria la Fossa. Per la gestione impiantistica del sistema viene istituita una gara d’appalto vinta dal Consorzio Fibe, con capofila Fisia Italimpianti (Impregilo) nonostante il voto più basso espresso dalla Commissione tecnica: 4,2 contro 8,6 dei

concorrenti. I due fattori chiave nella vittoria nella gara d’appalto sono il prezzo più basso per il conferimento dei rifiuti e i tempi più brevi nella costruzione delle opere.A seguito della progressiva costruzione e attivazione degli impianti per il CDR (portata a compimento nel 2003) molte discariche vengono chiuse: il sistema non è però completamente a regime – non sono ancora attivi gli inceneritori, e ciò implica da un lato l’accumulo delle ecoballe, dall’altro il fiorire di speculazioni sui terreni per accoglierle e di proteste delle popolazioni delle zone interessate. Si crea una situazione di stallo esplosiva: la mancata costruzione degli inceneritori e la chiusura anticipata delle discariche costringo gli impianti di CDR a lavorare a ritmi serrati, senza manutenzione e con uno scadimento generale di tutto il processo. La FOS non viene più stabilizzata: trasuda quindi liquami, emana miasmi e crea situazioni igieniche al limite del sopportabile. Di fatto non si sa più dove conferire i rifiuti, una volta raccolti: la situazione alla fine del 2003 è nuovamente d’emergenza e i vari Commissari che si sono succeduti per gestirla non possono far altro che imporre la riapertura delle discariche o l’esportazione dei rifiuti all’estero.La protesta dei residenti, delle associazioni ambientaliste e dei comitati locali contro l’apertura o la riapertura degli impianti anche se temporanei monta. I cassonetti e i cumuli di rifiuti sono bruciati e i Tir diretti ai siti di stoccaggio temporaneo vengono bloccati. Ad aggravare ulteriormente la situazione la presenza di manovre della Camorra per fomentare la rivolta ed impedire che il nuovo sistema sostituisca quello basato sulle discariche di più facile infiltrazione. Anche le amministrazioni dei comuni che dovrebbero ospitare i siti di stoccaggio temporaneo si oppongono e scendono in piazza e, in alcuni casi, sono costrette ad emanare misure igienico-sanitarie come la chiusura dei mercati e delle scuole.L’apertura forzata dei siti di stoccaggio temporaneo non è più sufficiente a sopportare il flusso dei rifiuti prodotti e nel 2004 torna a verificarsi una situazione di emergenza. I tentativi di individuare nuovi siti per la realizzazione degli impianti innescano l’opposizione locale. A volte si riesce a trovare delle soluzioni di mediazione, in altre il Commissario deve far valere i suoi poteri nuovamente potenziati tra cui anche il potere di requisire con la forze le aree da destinare a siti temporanei di stoccaggio o a discariche.La situazione prosegue per diversi anni con le medesime modalità: si alternano i Commissari straordinari, si procede con la

chiusura di siti ormai saturi e con l’apertura di nuove aree per lo stoccaggio delle ecoballe, scatenando in talune situazioni violente proteste della popolazione. Il quadro generale si aggrava ulteriormente con gli interventi della magistratura che nel 2007 rinvia a giudizio il Commissario straordinario Antonio Bassolino, già Presidente della Regione, nonché i vertici del Consorzio Fibe. Inoltre la Commissione Europea avvia la procedura di infrazione contro l’Italia, per la crisi cronica che coinvolge Napoli e la Campania, che implica una multa giornaliera che va da 22.000 a 700.000 euro. Al completamento dell’attuazione definitiva del Piano Rifiuti mancano i termovalorizzatori di Acerra, Santa Maria La Fossa e un terzo nel salernitano. L’individuazione di tali siti scatena l’avvio di proteste e opposizioni locali. In particolare ad Acerra le proteste culminano in una manifestazione di 30 mila persone, durante la quale si verificano scontri con le forze dell’ordine. La situazione pare sbloccarsi nel 2008, allorquando viene approvato il Decreto Legge n. 90 che stabilisce la costruzione dei nuovi inceneritori e individua i siti per dieci nuove discariche. Questi siti sono dichiarati zone di “interesse strategico nazionale” e quindi di competenza militare. L’emergenza dovuta alla mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani in Campania è dichiarata chiusa, anche se, in mancanza dell’entrata in funzione dei termovalorizzatori e di una soddisfacente raccolta differenziata, un ciclo industriale dei rifiuti non può dirsi stabilmente avviato, mentre restano da smaltire cinque milioni di ecoballe ancora in giacenza. Anche l’apertura dell’impianto di Acerra non sembra essere risolutiva e recenti fatti di cronaca (ottobre 2010) hanno riportato l’ennesima emergenza rifiuti in Campania sulle prime pagine di tutti i quotidiani.

Elaborazione a partire da dati raccolti in Azzerare i rifiuti di Guido Viale; La questione rifiuti in Campania tra crisi di sistema e conflitti locali di Piero Giugni e Matteo Zulianello; L’Italia sotto i rifiuti di Ruzzenti; Il passo lento. Energia, ambiente e infrastrutture in Italia di Nimby Forum.

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ANDARE A VEDERE: VERIFICARE SUL CAMPO COME SONO GLI IMPIANTI E I LORO IMPATTIQuelli che noi oggi chiamiamo rifiuti sono destinati a diventare le miniere del futuro. Quando le risorse naturali cominceranno a esaurirsi e lo spazio – cielo, mare e terra – per scaricare i rifiuti sarà diventato insufficiente, l’unica soluzione per consentire alla società i livelli basilari di benessere ai quali non è disposta a rinunciare sarà costituita dal riciclaggio e dal recupero più o meno integrale dei materiali di scarto.Guido Viale

Le modalità per gestire il trattamento dei rifiuti solidi urbani contemplano pratiche diversificate e, in considerazione delle tecnologie utilizzate, differenti sono gli impatti e le ripercussioni sul territorio. L’evidenza è tuttavia che il flusso di produzione se da un lato può essere ridotto grazie a politiche che incentivino comportamenti sostenibili dal punto di vista ambientale, dall’altro si presenta come continuo ed inarrestabile e in quanto tale va studiato e fronteggiato. Soluzioni impiantistiche, innovazione e tecnologie più efficienti sono dunque necessarie per trattare e trasformare le differenti frazioni merceologiche provenienti dalla raccolta differenziata in risorse da immettere nuovamente nel ciclo produttivo.

La necessità di localizzare nuovi impianti in una determinata situazione territoriale, oltre a progettazioni, analisi e studi iniziali, apre anche un processo decisionale che necessariamente deve fronteggiare paure e talvolta preconcetti circa le implicazioni e gli effetti che una struttura di questo tipo può avere. La percezione negativa degli impatti di un impianto è spesso dettata da una conoscenza insufficiente delle caratteristiche dell’impianto stesso o dagli atteggiamenti dei proponenti, spesso restii a fornire indicazioni circa le effettive implicazioni degli impianti o, viceversa, pronti a dare informazioni in termini estremamente tecnici, il più delle volte incomprensibili e assolutamente difficili da comunicare.

Nel tentativo di ridurre questo gap informativo, la scelta è stata quella di far sì che i partecipanti al progetto, una volta avute informazioni di base circa le differenti tecnologie utilizzabili per la trasformazione della frazione organica, fossero i protagonisti dell’esplorazione di un

impianto esistente e funzionante, andando a verificare caratteristiche, impatti ed implicazioni. Prendendo spunto da esperienze svolte in ambiti di trasformazione urbana con le cosiddette camminate di quartiere, dove progettisti e abitanti mettono a sistema le proprie conoscenze per far maturare un’idea nuova di città, i gruppi di studenti sono stati accompagnati a visitare impianti di trattamento anaerobico e aerobico della frazione organica dei rifiuti solidi urbani.

Gli obiettivi di un’esperienza come questa sono molteplici. Da un lato si dà agli studenti l’opportunità di verificare in presa diretta, talvolta toccando con mano, quali siano le effettive caratteristiche di un impianto. Dall’altro, svelando il processo che sta dietro il trattamento dei rifiuti, se ne chiariscono le fasi e le diverse implicazioni, motivando scelte riguardanti la raccolta differenziata effettuate a monte del processo stesso e che, avendo ripercussioni dirette sui cittadini, sono spesso percepite come un peso. La concretizzazione di quanto avviene e “la rivelazione” che dietro ai processi per trasformare i rifiuti ci siano persone, risorse e risultati tangibili – il compost e il metano nel caso del trattamento dei rifiuti organici – hanno conferito alle uscite il carattere sperimentale di una scoperta, dando la possibilità agli studenti di poter valutare costi, benefici e opportunità dei processi considerati.

Spazio e attenzione si è voluto dare all’analisi degli effetti e degli impatti derivanti dalla presenza di un impianto nei territori visitati. Rumori, odori, traffico, acqua di lavorazione sono stati inseriti nel contesto più ampio del processo di trattamento di questa tipologia di rifiuto. Gli impatti sono stati valutati in relazione alle soluzioni per ridurne le conseguenze negative sull’ambiente e sulla qualità della vita degli abitanti (ad esempio filtri, raccolta delle acque e loro trattamento) e si sono provati a valutare costi e benefici di una situazione in cui i rifiuti organici non sono trattati e vanno dunque in discarica rispetto a quella in cui sono opportunamente trattati con la trasformazione in nuova terra e in biogas oltre ai materiali di scarto.

L’uso della fotografia digitale come strumento per documentare quanto si vede e si percepisce ha assunto rilevanza all’interno del percorso con le scuole. Riprendendo i principi dell’instant photography finalizzati a trovare un sistema fotografico utilizzabile da chiunque in maniera semplice e immediata, l’uso delle macchine digitali ha permesso agli studenti di scegliere soggetti ed inquadrature, stabilendo in assoluta autonomia cosa a loro parere fosse più importante e cosa meritasse di essere ripreso per dare l’idea dell’esperienza che stavano vivendo. Grazie alle visite realizzate e alle informazioni raccolte dagli studenti divisi in gruppi operativi – cronisti, fotografi, editorialisti – per ogni impianto sono state create delle carte d’identità e scattate delle fotografie che descrivono puntualmente le diverse fasi di lavorazione e trattamento della frazione organica. Queste informazioni hanno costituito il materiale iconografico e i contenuti della mostra informativa, mentre i dati raccolti sono stati utilizzati durante il percorso didattico nella fase di simulazione del processo localizzativo.

ASTI

MONTELLO

NomeData di nascita

Ragione socialeTipologia impianto

Tipologia di abbattimento degli odoriRegione

IndirizzoSito internet

Caratteri distintiviSuperficie occupata dall’impianto

Quantità di Forsu trattataQuantità di sfalci e scarti verdi trattati

Quantità di compost prodottoQuantità di energia elettrica prodotta

Quantità di acqua consumataQuantità di scarti smaltiti in discarica

Quantità di reflui da smaltire nel depuratorePercentuale di scarto

Destinazione del compostDurata del ciclo produttivo del compost

Bacino d’utenzaNumero di abitanti serviti

Numero di camion in entrata alla settimana

Cosa abbiamo scopertoIl cumulo di compost, durante la maturazione, fuma ed è caldo perché è in corso la fase di biodegradazione. L’aria maleodorante passa attraverso enormi vasche colme di corteccia naturale per essere filtrata e restituita all’ambiente priva i odori fastidiosi e di agenti inquinanti.

Cosa ci aspettavamoL’impianto di compostaggio di Asti nella nostra immaginazione è un luogo umido, con grandi cumuli di sacchetti biodegradabili e di compost visibili, grossi macchinari rumorosi all’opera e un via vai di camion che portano e scaricano la Forsu. Ovunque ci sono gabbiani e insetti e si percepisce un cattivo odore sin dall’entrata dell’impianto.

Com’è l’impianto nella realtàL’impianto di Asti non assomiglia a quanto immaginato. L’impianto è piccolo e formato da un capannone, dove avviene la fase di trasformazione e di maturazione del compost. Si può avvertire un leggero odore penetrante ma è una sensazionesopportabile. I cumuli di verde e di Forsu sono abbastanza alti, non abbiamo visto insetti o uccelli attratti dall’attività svolta. I macchinari sono grandi e rumorosi specialmente la lacera sacchi, il trituratore per la frantumazione del verde e i vagli che separano ciò che non è biodegradabile e compostabile. Il traffico di camion è modesto.

NomeData di nascita

Ragione socialeTipologia impianto

Tipologia di abbattimento degli odoriRegione

IndirizzoSito internet

Caratteri distintiviSuperficie occupata dall’impianto

Quantità di Forsu trattataQuantità di sfalci e scarti verdi trattati

Quantità di compost prodottoQuantità di energia elettrica prodotta

Quantità di acqua consumataQuantità di scarti smaltiti in discarica

Quantità di reflui da smaltire nel depuratorePercentuale di scarto

Destinazione del compostDurata del ciclo produttivo del compost

Bacino d’utenzaNumero di abitanti serviti

Numero di camion in entrata alla settimana Giorni lavorativi Orari lavorativi

Numero dipendenti

Berco Srl2001Gruppo Colbiz SpAImpianto di compostaggio con processo aerobicoScrubberLombardiaVia Ninola, 34 Calcinate www.berco.orgNessuno63.000 mq30.000 ton/a34.000 ton/a25.000 mc/aNon si produce energia2000 mc/a800 ton/a0Circa 1%Ortoflorovivaismo, viticoltura, frutticoltura e agricolturaCirca un anno e mezzo80% provincia Bergamo; 20% comuni extra provinciali465.000 abitanti circa280/30067,30/12 – 13/18,3020

Cosa ci aspettavamoCi aspettavamo di vedere un impianto un po’ datato, con spazi grandi, aperti e capannoni, un luogo un po’ strano ma affascinante, con odori sgradevoli, pieno di camion e trattori in movimento. Ci immaginavamo pochi dipendenti al lavoro anche di notte, fango ovunque e molte macchinari in azione. L’impianto è poco igienico, sporco, triste e non conviene toccare quello che c’è in giro.

Com’è l’impianto nella realtàL’impianto della Berco è quasi interamente all’aperto e anche se è provvisto di biofiltro, rimane nell’aria un odore un po’ sgradevole che impregna i vestiti. È un posto silenzioso e abbastanza pulito con tanti macchinari per trasportare e vagliare il compost, pale gommate e pochi trattori. I camion in arrivo sono ben tenuti e non emanano cattivi odori. Dai cumuli di compost in maturazione salgono nuvole di fumo. Si può tranquillamente toccare tutto, in particolare il compost e i terricci che sanno di terra e di legna appena tagliata.

Cosa abbiamo scopertoIl compost è composto da frazione organica e scarti di verde ed erba. I camion che trasportano i rifiuti all’impianto prima di scaricare devono essere pesati. Il processo di compostaggio dura 90 giorni, ma il compost prima di diventare terriccio resta in impianto fino a due anni. Abbiamo scoperto che il terriccio prodotto in questo impianto è venduto in tutta Italia.

Impianto anaerobico e aerobico Montello1995 impianto aerobico 2008 inserimento fase anaerobicaMontello SpAImpianto di trattamento Forsu da raccolta differenziataScrubber e filtro biologicoLombardiaIndirizzo Via Filzi, 5 Montellowww.montello-spa.itMassimizzazione produzione energia elettrica, eliminazione odori70.000 mq170.000 ton/a10.000 ton/a15.000 ton/aIl fabbisogno di 13.000 personeAcqua di recupero, in funzione della qualità del rifiuto in ingressoIn funzione della qualità del rifiuto in ingressoIn funzione di stagionalità, qualità del rifiutoIn funzione di stagionalità, provenienza e qualità del rifiutoAgricoltura30 giorni circa200 comuni della regione Lombardia4.000.000 abitanti100 camion

NomeData di nascita

Ragione socialeTipologia impianto

Tipologia di abbattimento degli odoriRegione

IndirizzoSito internet

Caratteri distintiviSuperficie occupata dall’impianto

Quantità di Forsu trattataQuantità di sfalci e scarti verdi trattati

Quantità di compost prodottoQuantità di energia elettrica prodotta

Quantità di acqua consumataQuantità di scarti smaltiti in discarica

Quantità di reflui da smaltire nel depuratorePercentuale di scarto

Destinazione del compostDurata del ciclo produttivo del compost

Bacino d’utenzaNumero di abitanti serviti

Numero di camion in entrata alla settimana

Cosa abbiamo scopertoTutto il processo di digestione anaerobica è controllato da computer in modo che tutti i parametri (temperatura, ph e umidità) siano costantemente monitorati. Non ci aspettavamo di vedere cosi tanti rifiuti, non pensavamo che ne producessimo così tanti! Ci ha anche stupito la quantità di energia elettrica che la Montello produce partendo dai nostri rifiuti. In generale ci aspettavamo più puzza, meno macchinari e più persone.

Cosa ci aspettavamoUn impianto moderno localizzato in un luogo isolato, molto grande con capannoni grigi, numerosi mezzi in movimento e lavoratori e lavoratrici in divisa. Gli ambienti li immaginiamo pieni di rifiuti, sporchi, maleodoranti e rumorosi, soprattutto nella fase di miscelazione. Ovunque ci sono molti camion in movimento. Ci aspettiamo che il compost sia venduto ai cittadini.

Com’è l’impianto nella realtàL’impianto è modernissimo, vicino all’A4. È un impianto grandissimo con capannoni colorati con tinte vivaci. Vi lavora molto personale tutto di genere maschile e in divisa arancione con il casco. Le zone di conferimento e maturazione sono quelle più maleodoranti, ma generalmente l’odore è sopportabile. Gli ambienti sono puliti, i rifiuti sono stoccati in montagne ordinate. L’impianto è silenzioso tranne che nella zona dove i camion scaricano i rifiuti e le ruspe miscelano il verde e la Forsu. Ci sono molti camion in movimento.

Impianto di compostaggio2003GAIA SpAImpianto di compostaggio della FORSUBiofiltroPiemonteBorgata Martinetta, 100 - San Damiano d’Astiwww.gaia.at.itSoci CIC – Marchio di qualità CIC Certificato EMAS16.000 mq17.000 ton/a5.000 ton/a6.000 ton/aNessuna3.000 mc/a2.000 ton/a4.000 ton/a9%Agricoltura pieno campo, orticoltura, ortoflorovivaismo80 giorni115 su 118 comuni della provincia di Asti323.000150

CALCINATE

4342

ANNONE

VOGHERA

Compostaggio Lecchese SpA2008Impianto aerobicoBiofiltroLombardiaLoc. Tassera Annone di Brianza7.000 mq12.000 ton/a8.000 ton/a4.000 ton/aNon si produce energia200 ton/a1%30% privati cittadini, 70% agricolturaMaggiore di 80 giorniProvincia di Lecco250.000150In funzione 365 giorni all’anno per 24 ore al giorno4

NomeData di nascita

Tipologia impiantoTipologia di abbattimento degli odori

RegioneIndirizzo

Superficie occupata dall’impiantoQuantità di Forsu trattata

Quantità di sfalci e scarti verdi trattatiQuantità di compost prodotto

Quantità di energia elettrica prodottaQuantità di scarti smaltiti in discarica

Percentuale di scartoDestinazione del compost

Durata del ciclo produttivo del compostBacino d’utenza

Numero di abitanti servitiNumero di camion in entrata alla settimana

Giorni lavorativi Numero di dipendenti

Cosa abbiamo scopertoTutto ciò che avviene nell’impianto è un processo naturale ma in tempi più veloci. Grazie alla visita fatta siamo sicuri che in futuro faremo grande attenzione quando raccoglieremo l’umido e ci impegneremo ad aiutare le nostre famiglie a fare meglio la raccolta differenziata.

Cosa ci aspettavamoPrima dell’uscita all’impianto di Annone, ci immaginavamo un impianto molto grande in un luogo isolato, diviso in reparti con diverse funzioni, numerosi macchinari con un processo di compostaggio completamente realizzato all’aperto. Pensavamo ad un luogo sporco e rumoroso con fumi che esalano dai cumuli e dove i lavoratori sono provvisti di mascherine per filtrare i cattivi odori.

Com’è l’impianto nella realtàL’impianto è di piccole dimensioni, si trova in luogo isolato quasi nascosto dalla vegetazione ma molto vicino alla strada SS 36. Tutto il processo iniziale e di maturazione avviene all’interno di un capannone chiuso in depressione, in modo tale che tutti gli odori rimangano intrappolati all’interno e depurati con un filtro speciale fatto di cortecce che profuma di legna umida. Gli operai lavorano senza mascherine perchè i cattivi odori sono pochi.

NomeData di nascita

Ragione socialeTipologia impianto

Tipologia di abbattimento degli odoriRegione

IndirizzoSito internet

Caratteri distintiviSuperficie occupata dall’impianto

Quantità di Forsu trattataQuantità di sfalci e scarti verdi trattati

Quantità di compost prodottoQuantità di energia elettrica prodotta

Quantità di acqua consumataQuantità di reflui da smaltire nel depuratore

Percentuale di scartoDestinazione del compost

Durata del ciclo produttivo del compostBacino d’utenza

Numero di abitanti servitiNumero di camion in entrata alla settimana

Giorni lavorativi Numero dipendenti

Polo Ecologico Integrato2002ACEA Pinerolese industriale SpATrattamento rifiuti secco/umido integrato anaerobico/aerobicoBiofiltriPiemonteC.so della Costituzione 19, Pinerolowww.ambiente.aceapinerolese.itDigestione anaerobica monostadio a umido termofiloSecco/umido: 51.000 mq e impianto di compostaggio 28.500 mq41.000 ton/a7.880 ton/a5.560 ton/a13 GWh/annoCirca 30.000 mc80.000 mc/aCirca 25%Agricoltura, florovivaismo90 giorniImpianto di bacino ATO (Provincia di To)800.000237624

Cosa ci aspettavamoPrima della visita immaginavamo un impianto grandissimo e poco gradevole, rivoltante per gli odori e per lo sporco. I passaggi per arrivare alla formazione del compost sono numerosi, complicati e molto laboriosi.

Com’è l’impianto nella realtàL’impianto non è così grande, ha solamente 12 lavoratori in azione durante il momento della visita. Soprattutto sono gli ambienti ad averci stupito: il luogo è pulito, curato e ordinato. Anche gli odori sgradevoli sono contenuti, soprattutto li abbiamo sentiti nella zona dove i rifiuti sono accumulati prima di essere selezionati e trattati. I passaggi per arrivare alla produzione di energia e compost sono effettivamente tanti ma non così complicati.

Cosa abbiamo scopertoNel capannone della selezione dei rifiuti umidi non ci aspettavamo di trovare una passerella coperta per osservare tutte le fasi di preparazione dei rifiuti prima dell’avvio al digestore anaerobico.

ASM Voghera SpA2009ASM Voghera SpABiodigestione anaerobica e compostaggioBiofiltriLombardiaVia Postiglione, Vogherawww.asmvoghera.it15.000 ton/a3.000 ton/aAd oggi solo prove in agricoltura1.8 MWh/a15%Agricoltura80 giorni25.0003

NomeData di nascita

Ragione socialeTipologia impianto

Tipologia di abbattimento degli odoriRegione

IndirizzoSito internet

Quantità di Forsu trattataQuantità di sfalci e scarti verdi trattati

Quantità di compost prodottoQuantità di energia elettrica prodotta

Percentuale di scartoDestinazione del compost

Durata del ciclo produttivo del compostNumero di abitanti serviti

Numero di dipendenti

Cosa abbiamo scopertoI rifiuti organici che vanno al digestore devono essere il più possibile privi di plastica e di altri materiali non biodegradabilialtrimenti i macchinari s’inceppano. È dunque indispensabile fare una corretta raccolta differenziata. Pensavamo che il digestore fosse più piccolo, invece è un silos enorme.

Cosa ci aspettavamoCi aspettavamo un impianto moderno, con molti operai al lavoro e moltissimi rifiuti accumulati da smaltire. L’odore e la possibilità che l’impianto fosse molto sporco erano gli aspetti che più ci preoccupavano pensando alla visita e, infatti, ci siamo portati le mascherine.

Com’è l’impianto nella realtàL’impianto non è moderno, risale al 1989 e alcuni macchinari utilizzano una tecnologia non più in uso. Ci lavorano poche persone, molte delle operazioni di controllo sono effettuate tramite computer. L’impianto smaltisce pochissima Forsu in quanto a Voghera si effettua poca raccolta differenziata. Si smaltiscono soprattutto i fanghi provenienti dal vicino depuratore. L’odore effettivamente è pungente e vicino alle vasche del depuratore insopportabile. Il compost invece profuma di terra umida.

PINEROLO

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PROVARE A LOCALIZZARE: CAPIRE COME SI COMPIONO LE SCELTE DI INDIVIDUAZIONE E DI PIANIFICAZIONE

Le scelte per individuare un sito adatto per la realizzazione di opere di pubblica utilità si basano essenzialmente sulle caratteristiche dell’opera in relazione ai macro territori prescelti e sul consenso delle comunità locali all’ubicazione individuata. Queste due componenti sono strettamente ed intimamente legate, due facce della stessa medaglia. Una localizzazione efficace non può dunque prescindere dal coinvolgimento e dal confronto pubblico tra i soggetti interessati che riguardi le tre dimensioni della questione: il cosa verrà costruito, il come cioè le soluzioni adottate, gli incentivi e le compensazioni individuate e infine, non meno importante, il dove, cioè il sito prescelto. Nel corso de La Scelta sui rifiuti ci si è cimentati nell’analisi di tutte e tre le componenti con una particolare attenzione all’individuazione del sito idoneo per la localizzazione di un impianto, perché spesso è proprio su questo elemento che si creano le condizioni per l’affermarsi della sindrome NIMBY.

Gli studenti hanno inizialmente analizzato il territorio in cui vivono, compreso nell’area dei sedici comuni appartenenti al Consorzio Provinciale della Brianza Milanese, e ne hanno esaminato le caratteristiche morfologiche quali ad esempio la conformazione fisica, l’infrastrutturazione e il livello di urbanizzazione. Questa prima analisi è stata successivamente intrecciata con le necessità logistiche di un impianto atto a trattare quantitativi di frazione organica prodotta uguali a quelli del Consorzio e sono state valutate le dimensioni, i livelli di traffico generati, gli impatti e gli effetti sul territorio. L’analisi effettuata è stata successivamente sovrapposta a quanto riportato dal Piano Provinciale

per la Gestione dei rifiuti della Provincia di Miano, per verificare la compatibilità con i vincoli insistenti sul territorio in riferimento ai diversi strumenti di pianificazione e programmazione urbanistica.

Per riuscire a padroneggiare la molteplicità delle informazioni raccolte e a comporre un quadro organico che facilitasse la lettura delle analisi effettuate, i gruppi classe hanno creato layer tematici sovrapponendo a una base cartografica fogli di acetato con i risultati delle fasi di studio effettuate. Anziché utilizzare una cartografia tecnica si è scelto di far uso di una foto aerea per facilitare la lettura del territorio e consentire agli studenti di individuare più facilmente punti di riferimento riconoscibili e vicini al loro vissuto. Osservando il lavoro degli studenti, a partire dalle semplici operazioni di analisi del territorio – individuazione del proprio comune di residenza, della scuola, delle abitazioni e del parco maggiormente frequentato – si è potuto verificare quanto sia necessario riuscire a offrire strumenti che superino l’analisi in astratto di un territorio e che consentano invece di analizzarlo e osservarlo concretamente, di raccogliere informazioni e di percepire direttamente densità abitative, posizione ed estensione di aree vincolate e di aree libere.I layer individuati hanno messo in luce:

i confini comunali;le aree non urbanizzate nel contesto territoriale dei sedici comuni afferenti al Consorzio;la maglia viaria esistente e le infrastrutture in previsione, dal momento che la prossimità a una via di traffico rappresenta uno dei fattori da evidenziare per una futura localizzazione dell’impianto oggetto di studio;i vincoli vigenti, raccolti e sintetizzati dopo una prima analisi del Piano Provinciale per la Gestione dei rifiuti redatto dalla Provincia di Milano vigente sul territorio in questione;le aree non vincolate e libere.

La sovrapposizione dei layer ha facilitato l’individuazione di quelle aree logisticamente idonee, non vincolate, nei pressi di una rete infrastrutturale e in posizione mediana rispetto ai sedici comuni che afferiscono al Consorzio. Il percorso proposto agli studenti non ha pretesa di esaustività: per le aree identificate come potenzialmente idonee si sono chiariti i passi successivi per le ulteriori analisi puntuali e di dettaglio necessarie tra cui ad esempio le singole pianificazioni urbanistiche operate negli ambiti territoriali.

Non basta aprire la finestraper vedere la campagna e il fiume.Non basta non essere ciechiper vedere gli alberi e i fiori.C’è solo una finestra chiusa e tutto ilmondo fuori; e un sogno di ciò chepotrebbe essere visto se la finestrasi aprisse.Fernando Pessoa

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A seguito dell’analisi effettuata gli studenti hanno identificato quindi le aree all’interno del territorio consortile potenzialmente adatte alla localizzazione: non sono

infatti interessate da alcun vincolo e si caratterizzano per la prossimità alla rete infrastrutturale, quindi ideali dal punto di vista logistico. AREE NON VINCOLATE

AREE NON ADATTE LOGISTICAMENTE

AREE VINCOLATE

LE AREE NON URBANIZZATE

IL TERRITORIO

Le aree non urbanizzate sono state successivamente analizzate sulla base delle indicazioni del Piano Provinciale per la Gestione dei rifiuti della Provincia di Milano: in

questo modo gli studenti hanno identificato le aree vincolate, ove quindi non è possibile prevedere la localizzazione di un impianto per la presenza ad esempio di aree naturali

protette, di zone umide e boscate, di ambiti fluviali e pozzi, di ambiti agricoli e di cave.

La prossimità alla rete infrastrutturale costituisce una delle discriminanti per la localizzazione di un impianto. La presenza di aree libere è stata messa quindi in relazione

alla rete infrastrutturale del territorio che si caratterizza per la presenza della Strada Statale 36, che attraversa da nord a sud il territorio consortile e costituisce risorsa

logistica di fondamentale importanza.

Il Consorzio Provinciale della Brianza Milanese comprende 16 comuni nella provincia di Monza e Brianza, per una superficie totale di circa 132 kmq. Gli abitanti totali si attestano

a 333.399: il comune più popoloso è Monza, con 121.280 abitanti, seguito da Seregno e Lissone, rispettivamente con 42.000 e 40.787 abitanti Nel 2008 sono stati prodotti 158.159.558 kg di rifiuti, con una produzione media procapite di 474 kg/abitante. La

frazione organica prodotta nell’area di interesse si attesta a 21.624 kg.

Primo passo per la localizzazione delle aree potenzialmente adatte alla localizzazione di un impianto per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani è stata

l’identificazione di tutte le aree non urbanizzate comprese nel territorio del consorzio e in prossimità dei suoi confini.

Gli studenti si sono misurati con un ambito territoriale fortemente urbanizzato, spesso caratterizzato dalla presenza di zone densamente urbanizzate con destinazioni d’uso

frammiste – residenziale, terziario e produttivo; tuttavia l’analisi puntuale del territorio ha permesso di identificare numerose aree libere e non urbanizzate.

LAYER 1

LAYER 2

LAYER 3

LAYER 4

LAYER 5

50 51

TROVARE L’ANTINIMBY: INDIVIDUARE LE CARATTERISTICHE DI PROCESSI INCLUSIVI

La localizzazione di un impianto di pubblica utilità implica l’avvio di un processo di negoziazione e contrattazione con l’ambito territoriale di riferimento. La scelta del sito, le caratteristiche dell’impianto e le modalità utilizzate dal proponente nella gestione dell’intero processo possono, in molti casi, rivelarsi decisivi per il successo dell’iniziativa. Il nostro territorio è ormai densamente urbanizzato ed è assolutamente irrealistico pensare che un impianto – un’infrastruttura, un centro commerciale – possa essere localizzato in ambiti dove non ci siano insediamenti. È del resto probabile, invece, che i cittadini, e più precisamente gli abitanti – poiché il concetto di abitare allude sia al radicamento fisico ad un luogo ma ne riconosce anche l’unicità, in quanto legato a ciò che viene vissuto, progettato, trasformato e appunto, abitato – possano voler esprimere la propria opinione in merito a scelte localizzative che incidano sul loro ambito territoriale.

I processi decisionali che portano alla definizione di una scelta localizzativa sono complessi e vedono coinvolti numerosi attori, che a diverso titolo entrano in gioco per difendere interessi privati o collettivi. Nel tentativo di rendere esplicita e comprensibile questa complessità e per far capire quanto essa incida sulle dinamiche decisionali le classi coinvolte, partendo dall’esperienza maturata durante la simulazione del gioco di ruolo e attraverso l’utilizzo di situazioni più semplici e ispirate alla loro vita quotidiana, si sono confrontate sulle caratteristiche di un processo decisionale inclusivo e sugli elementi che possono determinare il superamento di situazioni potenzialmente di conflitto e di ostruzionismo.

Il vademecum elaborato dagli studenti per superare i momenti d’opposizione

tout court e per riuscire a non perdere l’obiettivo finale – gestire in modo sostenibile la produzione di rifiuti – include aspetti legati all’accessibilità e alla diffusione delle informazioni, il rispetto del territorio in cui si opera per chiarire gli impatti e la qualità dei progetti proposti, i criteri con i quali sono compiute le scelte localizzative e infine le possibilità di riqualificazione del territorio attraverso le compensazioni e le mitigazioni degli impatti. Un ulteriore elemento chiave messo in evidenza dagli studenti riguarda la continua attenzione alla gestione del processo in modo che esso sia improntato alla chiarezza, all’apertura e al confronto, al coinvolgimento diretto delle comunità locali e degli stakeholder sul territorio lungo tutto il periodo del processo localizzativo.

Le trenta classi che hanno dapprima sperimentato la simulazione e hanno provato a cimentarsi nella difficile questione del superamento della sindrome NIMBY, hanno eletto novantasei rappresentanti che hanno potuto incontrarsi il 30 aprile 2010 durante i lavori del seminario di presentazione dei risultati del progetto. Gli studenti rappresentanti si sono divisi in gruppi di lavoro, si sono confrontati su quanto sviluppato nelle singole classi e infine hanno elaborato un instant report, un documento di sintesi del loro lavoro e un invito per il territorio – sindaci, assessori, tecnici, stakeholder presenti al seminario – ad affrontare con responsabilità la questione del trattamento dei rifiuti organici nella sua complessità, considerando gli elementi tecnici e non tralasciando gli aspetti di metodo, scegliendo un percorso il più possibile inclusivo.

I paesi democratici sono afflitti dalla sindrome NIMBY. Essa è figlia diretta della democrazia, delle sue promesse di cittadinanza, di autogoverno e del diritto alla pursuit of happiness. E nello stesso tempo costituisce una sfida per la democrazia dal momento che apre un solco, difficilmente colmabile, tra il generale e il particolare, tra il nazionale e il locale, tra il benessere dei più e il sacrificio dei meno. Luigi Bobbio e Alberico Zeppetella

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IL DOCUMENTO ELABORATO DAGLI STUDENTI

LA SCELTA SUI RIFIUTI Modalità di gestione della frazione organica e coinvolgimento dei cittadini

30 aprile 2010 Palazzo Terragni Lissone

In questi mesi noi studenti ci siamo impegnati nel progetto La scelta sui rifiuti e - abbiamo CAPITO che dalle nostre case esce un continuo flusso di rifiuti - abbiamo CAPITO che la spazzatura non è un rifiuto ma una risorsa - abbiamo STUDIATO come si trattano i rifiuti umidi producendo compost ed energia- abbiamo PROVATO a simulare un processo decisionale e capito le difficoltà dei diversi attori

coinvolti- abbiamo PROVATO ad individuare delle aree dove poter situare l’impianto di smaltimento

Abbiamo fatto tutto ciò partendo da noi, da quanti siamo e da quanti rifiuti produciamo

Numero Comuni componenti il Consorzio: 16 Totale abitanti nei 16 Comuni: 333.399

Totale rifiuti solidi urbani prodotti (RSU): 158.159 tonnellate Produzione annuale pro capite RSU: 474 kg/ab

Totale FORSU prodotta: 21.624 % raccolta differenziata: 55%

Tutti noi produciamo rifiuti, non possiamo non porci il problema di cosa farne. Noi ci siamo occupati in particolare della frazione organica, grazie a visite e approfondimenti abbiamo capito che i rifiuti organici

possono diventare una risorsa, perché con il loro trattamento possiamo produrre compost ed energia. Pensare alla costruzione di un impianto è difficile,

noi ci abbiamo provato, cercando di capire quali problemi possono nascere e come si possono risolvere. Abbiamo elaborato una strategia di comportamento per far sì che le cose possano funzionare quando ci si

mette in pista per costruire un impianto, bisogna prestare attenzione ad alcuni aspetti:

- L’INFORMAZIONE e LA COMUNICAZIONE: informare i cittadini sulle caratteristiche dell’impianto (localizzazione, impatti, vantaggi, costi). È importante organizzare momenti di incontro e assemblee ed utilizzare tutti i mezzi di

comunicazione: in questo modo è possibile far dialogare tecnici e non tecnici, trovando la giusta chiave per rendere accessibili tutte le informazioni, facendo confrontare punti di vista e fonti diverse.

- GLI ACCORDI: concordare con i cittadini, ad esempio creando un comitato, le modalità di realizzazione del progetto in tutte le sue fasi.

- ESSERE APERTI AL CONFRONTO: prendere in considerazione le opinioni altrui ed essere disponibili trattare. - LA PROGETTAZIONE: progettare l’impianto a regola d’arte, nel rispetto dell’ambiente. Si possono proporre diverse

soluzioni progettuali da verificare con i cittadini. - APERTURA DEL CANTIERE E DELL’IMPIANTO: organizzando visite per i cittadini e scuole.

- RISPETTO DEGLI ACCORDI: in tutte le fasi assicurare il rispetto degli accordi presi, i tempi di realizzazione e il budget stabilito.

Tutto questo riguarda “il come” costruire un impianto, ma anche decidere “il dove” può essere problematico. Basandoci sulle indicazioni del Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti abbiamo scoperto

che nel nostro territorio:

- Vi sono diverse zone libere non edificate, pur essendo una zona ad alta densità abitativa.

- Basandosi sul piano provinciale per la gestione dei rifiuti abbiamo escluso le aree vincolate ossia: parchi e riserve naturali (Parco di Monza, Parco della Valle del Lambro)

aree agricole aree boscate

zone di esondazione del fiume Lambro

- Abbiamo evidenziato le aree non vincolate, ma senza principali vie di comunicazione e lontane dalla rete infrastrutturale.

- Abbiamo escluso le aree situate all’esterno del territorio del Consorzio.

- Abbiamo individuato le aree che potenzialmente sono idonee per la localizzazione dell’impianto e suggeriamo soprattutto quelle nella parte centrale del territorio del Consorzio, in prossimità della Statale 36.

- È necessario approfondire l’analisi di queste aree per capire l’effettiva possibilità di impiego tenendo conto della tipologia del terreno, della vicinanza a parchi e centri abitati. È successivamente necessario approfondire le questioni

relative alle proprietà delle diverse aree esaminate.

Sembra un percorso ad ostacoli! Ma siamo convinti che tutti noi possiamo impegnarci per compiere La scelta sui rifiuti.

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CIMENTARSI NELLA COMUNICAZIONE Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? Parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? Con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.Galileo Galilei

Se è vero, come più volte ribadito dagli studenti che un nodo centrale nella questione della gestione dei rifiuti e nella costruzione di nuovi impianti per il loro trattamento è rappresentato dalla disponibilità di informazioni in termini di quantità e di qualità, con il progetto La scelta sui rifiuti ci si è misurati con la necessità di diffondere i contenuti elaborati con gli studenti e il patrimonio di informazioni raccolte al fine di renderle disponibili agli altri studenti e più in generale ai cittadini.

Il primo passo è stato quello di predisporre una mostra che potesse essere itinerante nel territorio, allestita nelle scuole partecipanti al progetto e approntata in occasione di incontri pubblici nei sedici comuni aderenti al progetto. Il percorso espositivo consta di quattro diverse sezioni. La prima propone al visitatore indicazioni e approfondimenti sui nodi centrali della gestione corretta dei rifiuti: il contenimento, il riuso e il riciclo tramite la raccolta differenziata. La seconda sezione accompagna il visitatore alla scoperta di una delle principali componenti merceologiche della raccolta differenziata – la frazione organica dei rifiuti solidi urbani – e delle tipologie di impianti in uso per il suo smaltimento. La terza sezione ospita il lavoro dettagliato, le fotografie e il materiale di documentazione elaborato dalle classi partecipanti al progetto. La quarta sezione propone alcune postazioni interattive in cui i visitatori si cimentano in prove sulla corretta raccolta differenziata, sul contenimento della produzione dei rifiuti solidi urbani e sul fenomeno NIMBY.

L’allestimento del percorso espositivo da un lato dà ampio risalto all’impegno e al lavoro svolto dai 1800 studenti partecipanti al progetto con i loro docenti, dall’altro consente a tutta la cittadinanza di approcciare

in maniera immediata e semplice argomenti che incidono in maniera rilevante sulla qualità della vita degli abitanti. La mostra quindi non si limita semplicemente a descrivere le attività svolte, ma diventa essa stessa strumento di diffusione e trasmissione di informazioni relative ai temi affrontati. La volontà di documentare sia i risultati sia i processi che hanno condotto alla loro costruzione, ha determinato la scelta di riprendere alcune delle attività condotte con le scuole superiori e di trarne un video in allegato in questa pubblicazione.

Risponde alla necessità di diffondere i risultati del processo e di condividere i percorsi attuati la scelta di chiudere l’esperienza svolta nell’ambito di un seminario che ha visto la partecipazione di tutti gli attori coinvolti: amministratori locali, tecnici e studenti partecipanti al percorso didattico hanno avuto modo, attraverso le rispettive competenze, di costruire uno scenario condiviso per approcciare il problema della gestione dei rifiuti. Gli studenti hanno presentato in plenaria un documento di lavoro che tratteggia i termini del problema e prospetta un possibile percorso di soluzioni in cui momenti di dialogo e di coinvolgimento della popolazione e la possibilità di accedere a informazioni e conoscenze tecniche sembrano essere le chiavi prioritarie per affrontare problematiche complesse e per sperimentare alternative efficaci sul piano della costruzione di scelte condivise.

Il ruolo determinante di conoscenza e informazione come strumenti imprescindibili per passare da fenomeni NIMBY a processi PIMBY (Please in my backyard, sì, nel mio cortile) e per far sì che gli abitanti possano prendere consapevolmente delle decisioni è confermato anche dai dati raccolti in occasione di un’indagine conoscitiva somministrata a un totale di 60 classi dei plessi scolastici coinvolti, 31 delle quali hanno preso parte al percorso didattico.

L’indagine, articolata in cinque domande a risposta chiusa, è stata finalizzata all’approfondimento dei seguenti temi:

conoscenza del fenomeno della Sindrome NIMBY o di fenomeni di opposizione locale in genere;posizione degli studenti rispetto all’ipotesi localizzativa di un impianto per il trattamento della frazione organica nel proprio comune;percezione dei vantaggi e delle preoccupazioni in merito a un impianto per il trattamento della frazione organica;modalità di reperimento di informazioni e coinvolgimento della popolazione in situazioni di questo tipo.

Soprattutto in merito alla possibilità di localizzare un impianto per il trattamento della frazione organica nel proprio comune le differenze tra classi partecipanti e classi non partecipanti si possono rilevare scostamenti significativi tra i due campioni.

In particolare il 29% degli studenti aderenti al progetto si dice favorevole alla localizzazione di un impianto nel proprio comune, mentre tale valore diminuisce sensibilmente attestandosi al 16% degli studenti non partecipanti. Sono contrari a un progetto di questo tipo il 12% degli

Immagina che nel territorio del tuo Comune si prospetti la possibilità di costruire un impianto per

il trattamento della frazione organica. Hai saputo del progetto: qual è la tua posizione?

Classi partecipanti Classi non partecipanti

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Sono favorevole

Sono contrario

Vorrei saperne di più prima di prendere posizione

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Classi partecipanti

10%

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Per avere maggiori informazioni su un progetto di questo tipo preferiresti

Classi non partecipanti

Incontri informativi

Apertura di un forum online

Visite ad impianti

Nulla

Altro

38%

31%

29%

33%

35%

30%

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studenti delle classi partecipanti e il 23% di coloro che non hanno partecipato. Tale dato può testimoniare l’importanza delle informazioni e del coinvolgimento diretto della popolazione in un progetto di questo tipo, affinché le posizioni non siano pregiudiziali ma maturate a seguito di opportune conoscenze. Per entrambi i gruppi inoltre le informazioni sono fondamentali per prendere posizioni in merito a scelte di questo tipo (59% studenti partecipanti, 61% studenti non partecipanti).

Altro dato raccolto durante l’indagine è relativo all’identificazione della modalità preferita dagli studenti per raccogliere informazioni allorquando si presentasse la necessità di localizzare un progetto di questo tipo nel loro territorio. La possibilità di visitare impianti simili già attivi per poter verificarne le caratteristiche è scelta dal 38% degli studenti aderenti e dal 33% degli studenti di classi non partecipanti. Il 35% di questi ultimi, la maggioranza quindi, preferirebbe invece l’apertura di un forum online per favorire la raccolta di informazioni, il confronto ed il dibattito tra i cittadini. Tale opzione è invece scelta dal 31% degli studenti coinvolti nel progetto. Infine il 30% degli studenti non aderenti preferirebbe incontri informativi pubblici con esperti (29% per quanto riguarda gli studenti aderenti).

Sembra quindi essere confermata l’ipotesi di partenza che ha determinato il percorso progettuale de La Scelta sui rifiuti: le conoscenze tecniche sono supporto fondamentale alla costruzione delle decisioni e tutti gli attori coinvolti in un processo decisionale possono contribuirvi proficuamente se inseriti in un percorso di condivisione e costruzione comune delle scelte valutate tra le diverse alternative possibili.

Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca.

Antico proverbio arabo

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wwww.arisweb.orgSito gestito dall’Agenzia di Ricerche Informazione e Società, associazione no profit che si occupa di progetti di ricerca, divulgazione e informazione nei settori ambiente, energia e infrastrutture. La sezione Nimby Forum® è dedicata al progetto finalizzato a sviluppare e diffondere la cultura della comunicazione, del dialogo e della partecipazione in ambito territoriale, come fattori indispensabili nella realizzazione di impianti e infrastrutture strategiche per lo sviluppo del Paese.

www.pimby.euSito gestito dall’Associazione Pimby (Please in My Backyard) con lo scopo di di promuovere il dialogo tra le amministrazioni pubbliche e la cittadinanza in merito alle grandi opere di interesse collettivo.

www.conflittiambientali.itL’Osservatorio per la Gestione dei Conflitti Ambientali e Territoriali è un progetto nato all’inizio del 1999 per iniziativa di Avanzi e dell’Istituto per la Ricerca Sociale (IRS). L’Osservatorio ha l’obiettivo di diffondere la cultura della prevenzione e gestione dei conflitti ambientali nel contesto italiano sia in quanto a dibattito ed elaborazione concettuale sia per quanto concerne la pratica.

www.consorziopriula.itSito del Consorzio Intercomunale Priula che gestisce l’intero ciclo dei rifiuti urbani di 24 comuni della provincia di Treviso.

www.brianzarifiuti.comSito del Consorzio Provinciale della Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti.

www.provincia.milano.it - www.provincia.mb.itNelle sezioni “Ambiente e Rifiuti” informazioni circa le modalità di gestione dei rifiuti solidi urbani e la legislazione in vigore.

Odio le definizioni.

Benjamin Disraeli

GLOSSARIO

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ATTORI coloro che entrano nel processo decisionale perché portatori di interessi (in inglese stakeholder) e di un sistema di obiettivi coerenti con il problema in questione. Essi possono rivestire un ruolo istituzionale o essere semplici cittadini, talvolta riuniti in comitati. Tutti gli attori sono coinvolti in un processo decisionale in quanto hanno un interesse, privato o collettivo, da difendere. Vedi anche NIMBY.

BIOGAS miscela gassosa composta prevalentemente da metano e anidride carbonica, con componenti di idrogeno e in talune occasioni tracce di acido solfidrico. Può essere bruciato per produrre elettricità o utilizzato per la cogenerazione, generando energia elettrica e calore sfruttato nel processo produttivo o per effettuare il teleriscaldamento.

COMPENSAZIONI nell’ambito del progetto e della contrattazione per la localizzazione di una grande opera si definiscono compensazioni gli interventi o le realizzazioni previste affinché il valore ambientale e paesaggistico del territorio non venga compromesso dall’opera in questione.

COMPOST (detto anche concime o ammendante) prodotto ottenuto mediate un processo biologico aerobico mediante l’utilizzo della componente organica dei rifiuti solidi urbani, da sfalci verdi e dall’eventuale miscela con fanghi derivanti da processi di depurazione delle acque.

COMPOSTAGGIO processo tramite il quale la frazione organica dei rifiuti solidi urbani è trasformato in fertilizzante attraverso un processo di degradazione attuato in presenza d’aria (aerobico).

CONFLITTO AMBIENTALE situazione nella quale, in un determinato contesto territoriale, si verificano dinamiche di opposizione e contestazione di scelte localizzative: le comunità locali tendono a mobilitarsi contro progetti di interesse generale dal momento che li percepiscono come una minaccia per i propri interessi, la propria identità, il proprio territorio.

DIGESTATO assieme al Biogas (vedi) costituisce il sottoprodotto del processo di digestione anaerobica (vedi).

DIGESTIONE AEROBICA processo di degradazione della materia organica in ambiente aerobico, quindi in presenza d’aria.

DIGESTIONE ANAEROBICA è il processo industriale di trasformazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani la cui degradazione, previi opportuni trattamenti, viene ottenuta grazie a microrganismi in condizioni di anaerobiosi. Si tratta di un processo alternativo al compostaggio, che è al contrario strettamente aerobico.

DIGESTORE Reattore chiuso in cui un materiale organico, costituito da rifiuti solidi o fanghi di depurazione o acque di lavaggio, viene sottoposto all’azione di batteri anaerobici che lo decompongono con formazione di biogas (vedi), utilizzabile per la produzione di energia e digestato (vedi), matrice per la produzione di compost (vedi).

DISCARICHE aree predisposte al deposito dei rifiuti, con caratteristiche differenti in base alla tipologia di materiale stoccato e alle disposizioni della normativa vigente.

FORSU Frazione organica da rifiuti solidi urbani, viene differenziata per la produzione di compost (vedi).

MITIGAZIONI interventi tecnici finalizzati a mitigare gli impatti di una grande opera in un determinato contesto territoriale in termini ambientali e paesaggistici. Ad esempio, possono essere considerate mitigazioni le

cortine di vegetazione, le barriere artificiali antirumore o l’uso di colori e materiali specifici.

NIMBY acronimo per Not In My Back Yard, non nel mio cortile. Con tale acronimo si definiscono in letteratura quelle situazioni nelle quali alla possibilità di localizzazione di un’opera in un determinato contesto territoriale corrisponde un’opposizione e una mobilitazione della cittadinanza e della popolazione. L’acronimo viene creato in Nord America, dove il fenomeno compare sistematicamente, ormai da tempo, ogni volta si propone la localizzazione di un impianto indesiderato, sia esso un aeroporto, una diga o un inceneritore. Comunque venga definito il fenomeno – negli Stati Uniti e in Canada sono fiorite le più variegate sigle, ad esempio LULU, Locally Unwanted Land Use; NIABY, Not in Anybody Backyard o BANANA, Build Absolutly Nothing Anywhere Near Anybody – recenti fatti di cronaca hanno portato alla ribalta situazioni di questo tipo anche nel nostro paese, si ricordino ad esempio le mobilitazioni contro l’alta velocità (No Tav) in Val di Susa o le opposizioni per l’allargamento della base Nato a Vicenza o ancora il rifiuto per il deposito delle scorie radioattive a Scanzano Ionico o i comitati contro Gronda Nord e Pedemontana in Lombardia.

PIMBY atteggiamento che viene contrapposto a quello che si verifica in occasione del manifestarsi di fenomeni di opposizione locale e sindrome NIMBY, è l’acronimo per Please In My Back Yard, letteralmente per favore nel mio cortile: prevede approcci decisionali inclusivi che vedano il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse e potrebbe implicare maggiori possibilità di successo rispetto a processi decisionali chiusi.

RACCOLTA DIFFERENZIATA come previsto dal Decreto Legislativo 22/1997 è il procedimento di raccolta dei rifiuti solidi urbani in frazioni merceologiche omogenee – plastica, carta, vetro, frazione umida, – destinate al riutilizzo, al riciclaggio e al recupero di materia prima.

REFLUI sostanze liquide di scarto, generate da un processo produttivo.

RICICLARE rimettere in circolazione come materie prime materiali e sostanze ricavati da un adeguato trattamento dei rifiuti.

RIFIUTO Vengono considerati comunemente rifiuti quei materiali e quegli oggetti che nella vita di tutti i giorni eliminiamo. Secondo il D.Lgs. n.22 del 5.2.97, che rappresenta la normativa quadro sui rifiuti, è “rifiuto” qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate in un elenco allegato al decreto stesso e “di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”. L’allegato non è comunque esaustivo e inoltre la definizione di rifiuto è stata oggetto di approfondimenti ed interpretazioni con l’ emanazione di successive norme e circolari esplicative (L.178/2002).

SVILUPPO SOSTENIBILE come stabilito nella Conferenza dell’ONU sull’Ambiente, svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992, è lo sviluppo di un determinato ambito territoriale rispettandone le caratteristiche ambientali, cioè sfruttandone le risorse naturali in funzione della sua capacità di sopportare tale sfruttamento.

SCRUBBER macchinario che consente di abbattere la concentrazione di sostanze presenti in una corrente gassosa, solitamente polveri e microinquinanti.

BIOFILTRO sistema di filtraggio, di liquidi o gas, basato sullo sfruttamento dell’attività di microrganismi immobilizzati su una struttura di supporto. Generalmente si caratterizza per la presenza in un invaso riempito con materiale inerte di diversa dimensione, ad esempio cortecce.

Scuole secondarie di I grado partecipanti

Albiate: 1A, B, C Scuola Fermi

Besana in Brianza: 1A, B, 3A, B Scuola Don Carlo San Martino

Biassono: 1E ICS Sant’Andrea

Briosco: 2F, G Scuola Benedetto da Briosco

Carate Brianza: 1A, B, C, D, E, F Scuola Dante Alighieri

Giussano: 2A, B, C Scuola A. da Giussano e 2D Scuola D.Beretta

Lissone: 1C, E ICS De Amicis; 1 C Scuola Farè; 1A, B, C, D Scuola Croce

Macherio: 2A, B Scuola Leopardi

Monza: 1A, B, C ICS San Fruttuoso; 1H, 3G, H Scuola Ardigò-Bellani; 1E, 2E; Scuola Confalonieri; 2 Scuola Tonoli; 2A, B Collegio Bianconi; 1A Istituto Maddalena di Canossa

Renate e Veduggio con Colzano: 2C, F Scuola Giovanni XXIII

Seregno: 1A Comunità Parrocchiale di Sant’Ambrogio

Sovico: 1A, B Scuola Parini

Triuggio: 1 A, B, C ICS Triuggio

Vedano al Lambro: 2A, 3C Scuola Giovanni XXIII

Verano Brianza: 1B ICS di Verano

Scuole secondarie di II grado partecipanti

Besana in Brianza: 4A, E, U Istituto Tecnico Gandhi

Carate Brianza: 2C, 2CS, 2AS, 2ATS, 2BS ITIS Leonardo da Vinci

Lissone: 2A, B ragioneria, 2A, B geometri ITCG Europa Unita

Monza: 3LM, 3GE Collegio Bianconi; 2TB, 2TA IPSIA; VA, B, 1SPP Istituto Leone Dehon; 1, 2 Egeria Istituto Maddalena di Canossa; 2A Igea, 2B Erica Istituto Tecnico Mapelli; 5D2, 4D2 ITIS Hensemberger

Seregno: 1 Istituto Paritario Paci; 1A, B, C, D ITC Bassi

Daniela Conti Valeria Ratti

La SCELTa Sui rifiuTiConoscere un problema ambientale per condividere scelte sostenibili

9 788895 196091

ISBN 978-88-95196-09-1Edizione fuori commercio