Dalla caritas al diritto di sergio ciroldi

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Un lungo percorso di carità, partecipazione e civiltà.Gli anni della trasformazione - innovazione.Cronologia politico amministrativa dal 1970.Considerazione e condivisione dei bisogni della collettività.A colloquio con Edda e Tonino Mariani Cerati.Intervista a Luigi Pederzoli.Il progetto del centro socio sanitario.

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In copertina:timbro della Congregazione di Carità di Novellara. (collez. A.Rapacchi).

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Per la collaborazione e la disponibilità si ringraziano:

Elisa PaterliniElena GhidiniMarzia MoreniAntonella RapacchiFranco LombardiniSilvia CavazzoliRinaldo Pace

FotografieAntonella RapacchiFranco LombardiniArchivio Storico di Novellara (R.E.), Fondo fotografico.Circolo degli Artisti di Reggio Emila

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Sommario

Un lungo percorso di carità, partecipazione e civiltà

Gli anni della trasformazione – innovazione. Cronologia politico amministrativa dal 1970

Considerazione e condivisione dei bisogni della collettività.A colloquio con Edda e Tonino Mariani Cerati

Equilibrio nel trasferimento dal passato al presente,risolutezza nell’impegno, certezza nel nuovo che procedeIntervista a Luigi Pederzoli

Il progetto del centro socio sanitario

Bibliografia

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Il 24 marzo è una data importante per la comunità novellarese perché inaugureremo il nuovo centro socio-sanitario “Don Pasquino Borghi”. Sono particolarmente onorato che in tale giornata il prof. Sergio Ciroldi presenti la sua pubblicazione sull’origine di questo centro.Sfogliando questa pubblicazione non sono sorpreso di trovare così tante assonanze tra il passato ed il presente dei servizi socio-assistenziali, tra benefattori di ieri e volontari di oggi, tra l’impegno di vecchi e nuovi operatori del sociale. In tutta la nostra storia sociale, civile e assistenziale l’obiettivo si è mantenuto invariato: garantire alle famiglie un ventaglio di servizi il più ampio possibile.Prevenzione, riabilitazione, assistenza tutelare, domiciliarità, fanno parte di una impegno politico che ci caratterizza da molti anni, a partire dal 1973, quando mettemmo in pratica gli indirizzi della Regione Emilia Romagna sulla politica sociale per gli anziani. Ancora oggi stiamo investendo in politiche sociali dove l’uomo, con tutti i suoi bisogni è al centro delle nostre scelte. Tutto il nostro impegno si è concretizzato negli anni attraverso una rete di ser-vizi capace di rispondere a tutti i bisogni, riuscendo anche a responsabilizzare e aiutare chi sta accanto alla persona in difficoltà.Tutti gli operatori hanno avuto il grande merito di saper gestire in modo efficiente tutti questi servizi, garantendo flessibilità di prestazioni in base ai mutamenti sociale: incremento nuove patologie ed invecchiamento, nuova povertà, immigrazione, solitudine.

Raul DaoliSindaco di Novellara (RE)

Novellara, marzo 2007

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La pubblicazione del Prof.Sergio Ciroldi, con competenza e dedizione, descrive e restituisce alla comunità novellarese il percorso che ha portato nell’arco di cinquecento anni all’attuale modello di rete dei servizi socio-sanitari. Il libro ci fa comprendere come l’idea dell’aiuto ai più deboli abbia sempre visto come pro-tagonisti la società civile, il privato e le istituzioni. Noi oggi raccogliamo l’eredità di tutte quelle persone che negli anni, con la loro sensibilità, solidarietà e amore per il prossimo, si sono impegnate per realizzare strutture e servizi per tutta la collettività. Invecchiamento della popolazione, aumento delle persone immigrate, contrazione dei nuclei familiari con una esigua rete parentale, sono i segnali di una società in rapido cambiamento, dove i bisogni, sempre più articolati e complessi, non consentono più risposte settoriali.Tenendo conto di questi nuovi scenari, il nuovo Centro Socio-Sanitario di Novellara è l’espressione della volontà e dell’impegno delle istituzioni per offrire ai cittadini, in un uni-co polo, i principali servizi socio-sanitari di base. Il nuovo polo di Novellara, attraverso un modello a rete, si propone di accorciare le distanze tra cittadini e servizi, sviluppando ulteriormente la collaborazione tra servizi sanitari e socia-li, per offrire una presa in carico globale, in grado di garantire modelli assistenziali più vicini ai bisogni delle persone e delle loro famiglie.

Mariella MartiniDirettore generale Azienda USL di Reggio Emilia

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La presente pubblicazione nasce dalla volontà dell’autore di sottolineare il valore straordinario di questa opera pubblica e di collocarla, attraverso una ricerca storica, all’interno di un percorso di solidarietà che pare avere radici molto lontane.Creare conoscenza e consapevolezza degli eventi storici aiuta i cittadini ad apprezzare e a valorizzare le conquiste del presente.Siamo grati al Prof. Sergio Ciroldi per questo dono.

La realizzazione del nuovo Centro Socio-Sanitario rappresenta, un traguardo significativo nell’offerta dei servizi alla persona nel nostro Comune.In riferimento alla storia più recente, le linee guida tracciate negli anni ’70 e l’esperienza maturata trovano, in questa nuova struttura, una ulteriore conferma e dimostrazione della forte volontà politica di continuità, pur senza interrompere l’elaborazione di risposte adeguate ai processi di trasformazione della società, della famiglia, della condizione di vita delle persone.

L’idea di mantenere una “vicinanza”anche strutturale tra i servizi sociali e i servizi sanitari deriva da un grande bisogno di “mettersi insieme” per ottimizzare le risorse ed affrontare con efficacia l’aumento, la complessità e la specificità delle richieste.Per questo la necessità di una integrazione socio-sanitaria e di un buon lavoro di rete tra le Istituzioni e tra queste e la società civile, comprendendo anche l’Associazionismo, sono obiettivi prioritari ( riconosciuti dalle normative regionali e nazionali) cui tendere per la tutela e la salvaguardia dei diritti di tutti, in particolare delle persone anziane.

E’ “normale” e motivo di vanto per le famiglie novellaresi “prendersi cura dei propri vecchi”, mantenendoli il più possibile nella loro casa, nonostante le difficoltà dovute alla nuclearizzazione della famiglia e alle sue dinamiche di complessità, agli impegni di lavoro, all’allungamento della “vecchiaia”e all’aumento di patologie invalidanti.

E’ evidente che il prezioso sostegno alla domiciliarità offerto in questi anni attraverso servizi numerosi e differenziati ( Assistenza Domiciliare, Centri Diurni, Appartamento Protetto, Mini Appartamenti, servizio di trasporto anziani, consegna dei pasti a domicilio, servizio di lavanderia, gruppi di auto aiuto, inserimento in lavori socialmente utili, sportello sociale) ha accompagnato le famiglie e favorito la diffusione e l’interiorizzazione di una cultura del “prendersi cura”.

L’apertura all’interno del complesso, di un nuovo Centro Diurno, riservato alle persone affette da patologie legate alle demenze ( programmato per attuare una sperimentazione delle metodologie più avanzate per stimolare l’autonomia, mantenere il più a lungo possibile le abilità e rallentare l’aggravamento delle malattie ) costituisce un altro importante intervento a favore degli anziani e delle loro famiglie.

Occorre comunque rilevare come l’allungamento della vita e in particolare della “vecchiaia” e il conseguente insorgere di gravi patologie fisiche e psichiche rendano indispensabile contare su strutture residenziali che accolgano l’anziano quando le condizioni socio-sanitarie

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Maura BusseiAssessore ai Servizi Sociali

e Welfare locale del Comune di Novellara

Novellara, marzo 2007

non consentono più il mantenimento a domicilio.La nuova Casa Protetta oggi accoglie anziani non autosufficienti e nel 80% dei casi affetti da patologie incluse nell’area delle demenze ( Alzheimer, Parkinson ecc.)Si propone di essere innanzi tutto una Casa accogliente per gli ospiti che la abitano producendo un lavoro di cura competente e una assistenza individuale capace di offrire aiuto nello svolgimento delle attività quotidiane, dell’assistenza sanitaria, del recupero e mantenimento delle abilità residue.E poiché la quantità di abilità residue è purtroppo scarsa, la Casa diventa un luogo giocato tutto sulla relazione, sui rapporti personali, sulle tante parole, sguardi, gesti che intercorrono tra gli anziani e gli operatori, i familiari e i volontari.Il clima di serenità anche gioioso e scherzoso, non sospettabile dall’esterno, la tendenza a sdrammatizzare le situazioni pure con l’attenzione dovuta, la proposta di attività ricreative agite con e intorno all’anziano creano un ambiente avvolgente e vivace permettendogli di vivere una condizione di “miglior benessere possibile”.

Consegnare ai novellaresi questo Centro rappresenta sicuramente una conquista, da un lato per la qualificazione dei servizi, dall’altro per i valori espressi in ordine al rispetto della persona, al diritto alla cura e all’assistenza, alla solidarietà ( ricordiamo il lavoro del Comitato Promotore raccolta fondi Casa protetta e la positiva risposta dei cittadini ).E’una testimonianza concreta di civiltà, di senso di appartenenza alla comunità e di un sano sentimento di orgoglio da offrire, anche come esempio alle giovani generazioni.

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Jacopo Bassano, il Buon Samaritano. Londra, National Gallery.Fino alla medicina del Cinquecento la malattia era concepita come qualcosa che vagava nell’aria e che col-piva l’uomo dall’esterno, come la freccia di Apollo che nell’Iliade causa la peste tra gli Achei.

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UN LUNGO PERCORSO DI CARITÀ PARTECIPAZIONE E CIVILTÀ

1. Premessa

La storia degli uomini, studiata e insegnata sino ad ora, puntualizzando le guerre e le distru-zioni, l’accumulo di potere e di ricchezza, non è mai stata esaminata organicamente attra-verso le ben più importanti istituzioni benefiche che ne hanno caratterizzato lo svolgimento. Si è fatto spesso più cronaca nera che cronaca bianca.Se invece, mutando l’angolo della visione, consideriamo le vicende dell’uomo ponendo l’accento sulle imprese di solidarietà, allora, più agevolmente, comprenderemo i valori che ci possono unire e che sono alla base della convivenza civile di ogni società.Faremo storia su un versante quasi sconosciuto, ma affascinante: rosso d’amore, non di sangue. Questi appunti non ambiscono al pur legittimo desiderio di tracciare la storia della nuova Casa Protetta “Don Pasquino Borghi” che oggi viene consegnata alla comunità di Novellara. Sono da considerarsi una traccia che altri potranno o meno tener presente per scriverne la cronaca più approfondita. Non è questa nemmeno la sede per spaziare sulle soluzioni che altre civiltà hanno dato al problema sempre esistito e presente ovunque, un problema che è legato all’uomo e alla sua vicenda terrena: le tribolazioni e la sofferenza.

2. Una storia millenariaDal Vangelo alle prime comunità cristiane, alle congregazioni monastiche

Sono trascorsi 2000 anni da quando un dottore della legge si alzò per mettere Gesù alla prova: “Maestro, che cosa devo fare per meritare la vita eterna?” Gesù gli rispose chiedendo: “Che cosa sta scritto nella legge? Che cosa vi leggi?”Costui recitò: “Amerai il Si-gnore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossi-mo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene: fa’ questo e vivrai”.Poi il Maestro gli indicò come riconoscere il nostro prossi-

Antico Ospedale degli Infermi.Casa posta all’incrocio fra via A.Costa e via C.Cantoni, ora di proprietà di Pier Angelo Davolio. Nel 600 era sede dell’ Ospedale fondato nel 1616 dal conte Camillo II Gonzaga (1561 – 1650). La fotografia, del 1950, è stata scattata dalla nuova via F.lli Cervi.(Arch. F. Lombardini).

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mo e come operare narrando la parabola del Buon Samaritano (Luca, 10, 25, 36). Ma come procedere per realizzare concretamente l’insegnamento di Gesù?La strada più rispondente anche se la più ardua, è apparsa quella della “Caritas” (carità, ancora per il prossimo): una virtù più grande della fede. E’ soltanto con il cristianesimo che il sentimento di solidarietà umana diviene legge morale e che viene avvertita una connessione tra i destini individuali nel più ampio disegno divino, sicché nel soccorso al vicino sofferente si vede anche una forma di assicurazione personale per l’aldilà.Nei testamenti dei cristiani più abbienti delle comunità primitive non mancava mai, dopo l’invocazione a Dio e alla Vergine, un lascito o una donazione a favore dei poveri. L’esercizio della carità era considerato una buona occasione di penitenza ed espiazione dei peccati.Non è il caso d’indagare su quali fossero le motivazioni dei singoli benefattori, ma è certo comunque che l’organizzazione dell’attività caritativa ed assistenziale fu uno dei compiti precipui di ogni comunità cristiana.Il Concilio di Nicea del 325 d.C. stabilì anche l’ obbligo, per ogni comunità cittadina, di costituire un proprio “xenodochio” o ospedale e di aprirlo alle necessità dei bisognosi.

Convento dei Carmelitani.Ubicato nell’antica Contrada delle Scuderie, ora via Lelio Orsi, è stato fondato nel 1485 ca. dal conte Gio: Pietro Gonzaga (1465 – 1515 ca). E’ ricordato dai novellaresi come Casino Chiavelli dalla omonima famiglia alla quale appartenevano due famosi medici e un ingegnere. La chiesa tutta decorata da Lelio Orsi (1511 – 1587) è stata demolita dal Comune nella seconda meta dell’Ot-tocento per costruire la strada che conduce al nuovo cimitero. Il resto del chiostro è stato demolito dall’ebreo Emanuele Sinigaglia.(Arch. F. Lombardini).

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Non che mancassero, precedentemente, forme di possibile intervento pubblico in casi di calamità, o sporadici gesti di munificenza privata. Durante l’Impero romano, da Nerva a Tra-iano, era l’Imperatore stesso il patrono delle classi disagiate che soccorreva con periodiche elargizioni di grano o di generi di vestiario (Institutiones Alimentariae). In pratica il fisco imperiale concedeva alle famiglie povere e agli orfani un sussidio al tasso, allora ritenuto agevolato, del 5%. Ma si trattava di gesti per evitare che “Giove” se la pren-desse con il monarca assoluto.Con il riconoscimento del Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero (fine del IV secolo), si moltiplicarono le opere e le istituzioni benefiche finanziate dai patrimoni delle diocesi vescovili o dai privati, umili o illustri, come quella assunta da Galla Placidia moglie di Teodosio che fondò un ospedale. L’insieme di queste attività acquisì, per la prima volta, le caratteristiche di un vero servizio sociale, elargito per secoli, dalla Chiesa.In Europa, infatti,era sconosciuto il concetto di Stato come gestore dell’assistenza e previ-denza sociale. La fondazione di chiese e monasteri e, più tardi, l’istituzione di Ordini mendi-canti (francescani e domenicani) costituivano i canali nei quali si traduceva, concretamente, la spinta caritativa del precetto cristiano.Il feudatario, rappresentante in loco del potere imperiale, riconoscendo l’importanza sociale delle istituzioni benefiche, concedeva privilegi, donazioni ed esenzioni ai singoli monasteri. Si creò, lentamente nel tempo, un’alleanza tra la Chiesa e il potere politico. Del resto, le piaghe sociali erano tremende: povertà morale e materiale, incertezza e precarietà della vita.L’ospitalità offerta (vitto e alloggio) ai poveri assistiti era, comunque, ai limiti della sussi-stenza: un po’ di pane di farro o di segale, un po’ di lardo e di legumi, un bicchiere di vino. L’ospite era considerato sacro e lo era tanto più se bisognoso e sofferente. Sino alla Rivoluzione Francese le istituzioni assistenziali erano figlie del Vangelo anche quando. avevano ottenuto l’approvazione del feudatario. Dopo, il problema diventò sociale.

Convento dei Carmeli-tani, particolare.(Arch. F. Lombardini).

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3. Prime e più recenti realizzazioni a favore della collettività di Novellara

E nella nostra piccola città? Ad un esame, anche sommario, della storia della nostra comunità, fa riscontro una moltepli-cità di iniziative di cui non possiamo che fare un rapido elenco:- I Padri carmelitani (presenti dal 1485) e i Servi di Maria (dal 1521) distribuivano pasti giornalieri ai poveri e ospitavano, in una stanza separata dal monastero, i pellegrini. In caso di bisogno li curavano.- I Padri gesuiti (dal 1570), oltre a ospitare i poveri “vergognosi” e distribuire un po’ di pane, gestivano la cosiddetta Scuola dell’Umiltà per bambini (maschi e femmine) abbandonati o orfani.- Nel 1595 veniva fondato ufficialmente (ma era già operante alla fine del sec. XV) il Monte dei Pegni e del Grano. Il primo concedeva prestiti su pegno al 3% (quando sul mercato era intorno al 9%); il secondo forniva il grano (frumento e granoturco) per le semine. - Dal 1595 veniva, annualmente, distribuita “la dote delle pulzelle”. Il Conte Camillo I Gonzaga ne assegnava sei ogni anno. La dote di 50 scudi veniva data alle ragazze della contea che intendevano sposarsi nel giorno di San Lorenzo (10 agosto).

Convento dei Gesuiti.Chiamati, nel 1570, dal conte Camillo I Gonzaga (1521 – 1595) e dalla moglie contessa Barbara Borromeo (1537 -1572), i gesuiti presero possesso dell’imponente fabbricato progettato da L.Orsi, nel 1571. Era sede del-la più antica università per la formazione dei sacerdoti, di una spezieria o farmacia e di una scuola per fanciulli orfani o abbandonati. La chiesa, posta su via Provinciale, è stata demolita nel 1808 dal conte Antonio Greppi, proprietario di tutti gli immobili e terreni dei Gesuiti. La chiesa, il chiostro, la spezieria e alcune sale erano decorate da allievi di Lelio Orsi. (Arch. F. Lombardini).

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Nel 1611 Camillo II Gonzaga, fondò l’Ospedale degli infermi, per le necessità della contea di Novellara – Bagnolo.Anche le Confraternite laiche dedicarono una larga parte della loro attività ad opere di carità e misericordia, anticipando, così, le società di mutuo soccorso e le cooperative che si costi-tuiranno nei secoli successivi. All’interno della Chiesa esse si organizzarono per difendere i diritti personali e corporativi dei soci.Nel 1753 Francesco III dispose che le principali Opere Pie fossero sottoposte ad un unico or-ganismo di controllo amministrativo denominato Congregazione ed Unione dei Luoghi Pii.Il sistema subì un ritocco, non sostanziale, nel 1773, con l’istituzione della Congregazione Generale delle Opere Pie di Novellara detta anche di Carità.

Nel 1773 era così composta:Denominazione Natura Rendita (lire) Beneficiati

Ospedale Civile degli infermi Vitto e medicine 10.277,73 80

Beata Vergine del Popolo Culto e servizi 1.687,01 2

Beneficienza “ Dott. Angelo Iotti” Sussidi a domicilio 1.037,67 24

Beneficienza pubblica Sussidi a domicilio 662,64 10

Monte dei Grani Sovvenzione grani 546,00 100

Monte dei Pegni Sovvenzione di somme sopra Pegni 133,01 775

Fonte: Atti Comunali, b. 124

Chiesa e Convento dei CappucciniL’imponente complesso di fabbricati è stato edificato nel 1603 dalla contessa Vittoria di Capua (1548 – 1627), moglie del conte Alfonso I Gonzaga (1529 – 1589). I fabbricati, demoliti dal Comune nel 1965, furono edificati nella Contrada detta poi dei Cappuccini, all’incrocio fra via Cavour e via Campanini. Lo spazio reso libero dalle demolizioni è stato destinato a area fabbricabile e a piazzale della Resistenza. (Arch. F. Lombardini).

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4. Il progresso continua: dal Ricovero di Mendicità all’E.C.A, al Centro Sociale, alla Casa Protetta

Il 5 maggio 1892, il Consiglio d‘Amministrazione della Congregazione di Carità compie una scelta importante: sopprime il Monte dei Pegni e destina il suo patrimonio all’erigendo Ricovero di mendicità. La delibera fu approvata dalla Giunta Provinciale Amministrativa di Reggio Emilia in data 14 febbraio 1895. Rappresentava il buon seme di un grande albero che si svilupperà nel sec. XX. Orgogliosi d’aver fatto una scelta fondamentale per la società novellarese, Dallari Giuseppe del fu Ferdinando, presidente della Congregazione di Carità e Borsari Alfredo di Felice, se-gretario della stessa, allacciarono buoni rapporti con Federico Levi, presidente della locale Cassa di Risparmio. L’obiettivo era chiaro: coinvolgere, in qualche modo, questa istituzione per la realizzazione di un…sogno.La Congregazione di Carità, mediante lettera n°124 del 18 giugno 1900, interpellò la Cassa di Risparmio per sapere se avesse voluto concorrere, in parte, alle spese per la costruzione di un nuovo fabbricato per uso Ricovero dei poveri cronici, inabili al lavoro, tanto di sesso maschile che femminile.La Cassa di Risparmio, con lettera n°108 del Presidente Federico Levi del 22 successivo comunicò che il Consiglio d’Amministrazione aveva deliberato di costruire, a sue spese, un nuovo fabbricato sul terreno dell’Ospedale Civile degli Infermi e di “allogarlo ad uso Rico-vero di poveri cronici, inabili al lavoro, tanto di sesso maschile che femminile”. La Congregazione approvò, con grande soddisfazione, quanto aveva deliberato la Cassa di

Convento dei CappucciniPozzo e cortile interno del convento in una fotografia del 1930.

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Atto notarile del Dott. Zuccardi Grisanti Luigi del 10 maggio 1903 con il quale la Cassa di Risparmio di No-vellara dona alla Congregazione di Carità il Ricovero “Umberto I”.

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Risparmio. Compensò l’affittuario del terreno per i mancati redditi ed autorizzò la Cassa a costruire il nuovo fabbricato. I lavori furono subito appaltati al capomastro muratore Giovanni Gianotti; procedettero spe-ditamente tanto che il Consiglio d’Amministrazione della Cassa, dopo aver collaudato il fabbricato, con delibera del 21 aprile 1903, n°12, incaricò il Presidente Federico Levi di informare l’ Opera Pia che l’ immobile era ultimato. Dopo alcuni giorni, pervenne al Presidente della Congregazione di Carità la lettera n°59 del 7 maggio 1903 con la quale veniva avvisato che la Cassa di Risparmio era pronta a conse-gnare il fabbricato per uso ricovero di vecchi indigenti ed inabili al lavoro.Con atto notarile del Dott. Zuccardi Merli Luigi del 10 maggio 1903, n°3038, registrato a Guastalla il 29 del detto mese al vol.59, n°703, la Cassa di Risparmio, rappresentata da Federico Levi, consegnò, a titolo di donazione, alla Congregazione di Carità rappresentata da Dallari Giuseppe e da Borsari Alfredo, il fabbricato costruito per intero a sue spese ed ubicato nel recinto dell’Ospedale Civile Infermi di Novellara, nel lato prospiciente a levante, presso la strada ghiaiata di Villa Borgazzo. Per onorare la memoria di Umberto I, assassinato a Monza il 29 luglio 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci, le parti concordarono che il Ricovero fosse intitolato al Re d’Italia. Fra i patti è anche detto che “il fabbricato dovrà mantenersi costantemente adibito allo scopo per il quale venne eretto, cioè a Ricovero di Mendicità, e se, in progresso di tempo si avvi-sasse l’opportunità di destinarlo ad altro uso, avente però, sempre, lo scopo di beneficienza, sia tenuta la Congregazione chiedere, preventivamente, l’assenso alla Cassa di Risparmio di Novellara, oppure al Comune …”.

Ricovero “Umberto I” edificato nel 1903 dalla Cassa di Risparmio di Novellara. Fotografia del 1978. (Arch. F. Lombardini).

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Nell’atto notarile è dichiarato che il fabbricato comportò una spesa di £ 9.395,91.Nella serata del 30 luglio 1903, nel cortile della Rocca, ebbe luogo un concerto strumentale per voci con il “meraviglioso e premiato grammofono Manark”.Il ricavato fu devoluto all’erigendo Ricovero. Con disposizione testamentaria del 23 ottobre 1903 la signora Luigia Fornaciari, vedova dell’Ing Giovanni Fabbrici, donò £.1.000 per il Ricovero. La donazione ebbe efficacia 10 anni dopo.Su proposta dell’attivissimo segretario dell’opera Pia, Celestino Malagoli, nello stesso anno, furono accettate nell’Ospedale tre suore del Monastero di San Filippo Neri di Lodi (Suor Maddalena, Suor Caterina e Suor Germana). Con altra delibera avente effetto con il 1° gennaio 1904, furono assunte altre Suore, questa volta dell’Istituto Piccole Figlie di San Giuseppe di Verona (Suor Nazzarena sup., Suor Angelita, Suor Vincenzina e Suor Emiliana). Queste suore disimpegneranno il servizio di infermiere e di cuciniere per l’Ospedale e il Ricovero. Il 31 luglio 1904 fu organizzata una grandiosa tombola il cui ricavato doveva andare a be-neficio dell’erigendo Ricovero “Umberto I”. Il risultato economico presentò un consistente passivo per la società promotrice a causa delle enormi spese sostenute. Il 10 agosto 1904 furono ammessi i primi ospiti: Montagna Paolo fu Antonio di 83 anni, Grossi Luigi fu Pietro di 64 e Fornaciari Angelo fu Bernardo di 69. Con lettera del 6 settembre 1904, Ponzio Vaglia, Ministro della Real Casa, comunicò che S.M. il Re d’Italia aveva elargito £. 500 quale suo concorso alle spese occorrenti per l’arre-

Biglietto della lotteria di beneficenza indetta in occasione della Fiera di Sant’Anna. (30 Luglio 1905). Il rica-vato fu destinato all’acquisto di arredi per il Ricovero. In primo piano la Collegiata di Santo Stefano edificata per volere di Alfonso I Gonzaga nel 1567. Il progetto è di Lelio Orsi. (Collez. A. Rapacchi).

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damento del Ricovero di Mendicità “Umberto I”.La Congregazione di Carità, nella seduta del 21 settembre 1904, nominò, in via provvisoria, Oliva Giuseppe, custode e inserviente del Ricovero ed Elena Volta in Montanari, guardaro-biera. Contemporaneamente fissò per il giorno di martedì 27, l’inaugurazione e l’apertura del Ri-covero stesso. Alle ore 11 del giorno 26, i locali furono benedetti dall’Arciprete Mons. Enrico Volta assi-stito da Don Antonio Gatti. Erano presenti tre consiglieri della Congregazione di Carità, precisamente Celestino Mala-goli, Ettore Zuccardi e Tito Agosti.Il primo preparò anche una epigrafe in latino affinché ne restasse perpetua memoria, ma, a causa dell’alto costo, non fu scolpita nel marmo. Alle ore 12 del 27 settembre 1904, ebbe luogo l’inaugurazione del Ricovero di Mendicità presenti i primi ospiti: sei uomini e quattro donne; i primi furono ospitati a spese dell’Opera Pia, le seconde dal Comune. Erano presenti tutte le autorità: il Presidente dell’Asilo In-fantile, il Presidente della Cassa di Risparmio con il segretario, il Giudice Conciliatore, il Segretario del Comune, molte signore e signorine del paese che contribuivano “ai lavori di biancheria”, l’Arciprete e il Maresciallo dei carabinieri. Per l’occasione furono pronunciati due discorsi: uno letto dal consigliere della Congregazio-ne Tito Agosti e l’altro da Federico Levi in ricordo del benemerito Dott. Luigi Carbonieri,

Ospiti del Ricovero “Umberto I” in una fotografia del 1922. Con il grembiule bianco suor Artenisca. (Collez. A. Rapacchi).

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già Presidente della Cassa di Risparmio. Furono offerti dolci e liquori a tutti gli intervenuti. Alcune signore servirono i dieci ricoverati durante il pranzo. Da ultimo, un gruppo di signo-rine donò £. 50 a favore del Ricovero. Il presidente della Congregazione di Carità diede anche lettura del telegramma inviato a S.M. il Re d’Italia Vittorio Emanuele III:

Novellara 27 settembre 1904 S.M. il Re d’ItaliaRacconigiInaugurandosi oggi Ricovero dedicato sacro nome compianto augusto vostro genitore, Con-gregazione di Carità ed autorità cittadine rinnovano omaggio a S.M. e onorata dinastia.

Dallari Giuseppe, presidente.Al telegramma rispose il Ministro della Reale Casa Ponzio Vaglia con il seguente telegram-ma:REG 3305 Racconigi 28 settembre 1904, ore 18,30Sua Maestà ha particolarmente gradito il gentile pensiero di cui è interprete, e mi incarica ringraziarla assieme a quanti vollero associare quel dovuto omaggio all’inaugurazione del benefico Istituto.

Ministro Ponzo VagliaCon delibera del 23 ottobre 1904, la Congregazione di Carità accetta l’eredità del cav. Gio-

L’addetta alla lavanderia Piera Fornaciari. La fotografia è stata scattata nel 1953 (Collez. A. Rapacchi).

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Riforma delle Opere Pie voluta nel 1786 da Ercole III d’Este, duca di Modena.Il duca dopo aver soppresso molte decine di enti monastici, si diede all’opera di risanamento dell’economia sulla base di serie analisi del malessere sociale e sulle sue cure. Per suo impulso il ministro Ricci preparò la riforma alle opere Pie. Il testo appare fondamentale per l’esercizio di un’oculata politica assistenziale. Per la prima volta “l’invalido viene considerato l’unico vero povero, colui che è sfornito d’ogni forza d’aiuto, che non può provvedere in alcuna maniera al proprio sostentamento”.

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vanni Battista Ferretti (Novellara, 1850 - Novara 1904). Il 10 settembre 1905 fugge da Novellara, per dissesto finanziario, il famoso socialista Rossi Garibaldi, dimenticando di consegnare alle Casse del Ricovero, l’incasso di £. 2000 derivato dalla vendita dei biglietti della lotteria.Il 21 ottobre 1910 muore il notissimo e stimato chimico - farmacista Dott. Nerico Mariani. Nel suo testamento non dimentica le istituzioni benefiche del suo paese dalle quali, studente universitario a Modena aveva ottenuto contributi economici, infatti lascia all’Ospedale degli Infermi, al Ricovero Umberto I, alla Cucina economica (per i poveri) presso il Comune e all’Asilo Infantile, £. 500 ad ogni istituzione. Nel 1907 aveva fondato la FARMACIA NUO-VA di Novellara dotata di un vero laboratorio farmaceutico.Su proposta del Capo del Governo, il Re d’Italia, in data 10 giugno 1939, emanò un decreto, in forza del quale, la gestione e amministrazione dell’Ospedale Civile degli infermi e il Ri-covero Umberto I doveva essere trasferita all’Ente Comunale Assistenza (E.C.A).In forza dell’art. 2 del decreto, il Comitato di gestione doveva essere composto da cinque membri: il presidente di nomina prefettizia, tre dal Podestà e uno dal Fascio di Combatti-mento.Il Consiglio d’Amministrazione diventerà, come si può facilmente intendere, non più espres-sione della comunità, ma del partito al governo. L’ambizioso progetto aveva come obiettivo primario quello di accentrare tutte le attività amministrative in un solo Ente e di esercitare il controllo politico. Nel medesimo tempo si proponeva di raggiungere altri due obiettivi: fare sparire il fastidioso concetto di “Carità” e scaricare sulle amministrazioni locali l’imbarazzante fardello. La Congregazione di Carità veniva, di conseguenza, formalmente soppressa. Il suo patrimo-nio veniva incamerato dall’E.C.A.Rispetto al passato, il provvedimento, bisogna riconoscerlo, fece compiere un salto di quali-tà all’assistenza sociale, ma sempre in quel quadro politico – sociale in cui l’individuo non esisteva, se non in quanto apparteneva allo Stato ed era subordinato totalmente alle sue leggi.La nascita dell’E.C.A. vede un periodo di innegabile mobilità di mezzi e di attivismo sociale.La Società si rende conto, però, che il contributo statale è insufficiente per erogare una buo-na assistenza e che occorre fare appello ai cittadini ed Enti, affinché elargiscano sostanziose donazioni. Con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana, 1 gennaio 1948, si va preci-sando, meglio, il significato giuridico di “moderna assistenza sociale”.Lentamente, ma progressivamente, il servizio sociale si impone in tutta la sua complessità come una delle funzioni fondamentali dello Stato moderno per alleviare le grandi categorie dal bisogno. Questo nuovo clima stimola alcuni studiosi all’autocritica per il ritardo degli studi sull’uomo considerato nella sua dignità: i ricoverati, l’assistenza malattie, le pensioni sociali e l’assi-stenza economica.Nel 1965 il Ministro del Bilancio presentò al Parlamento il progetto di programmazione economica. Riconobbe la necessità di una radicale riforma dell’assistenza sociale fondata sui seguenti principi:- superamento del criterio di povertà per l’accesso ai servizi di assistenza;- adozione del criterio dell’uguaglianza delle prestazioni per bisogni uguali; - accentuazione del carattere preventivo dell’assistenza sociale.

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Decreto del 10 giugno1939 che unifica nell’Ente Comunale Assistenza (E.C.A.), l’Ospedale “San Tommaso di Aquino e il Ricovero “Umberto I”

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Tra le opere caritatevoli più vicine a noi vanno comprese quelle compiute dall’indimentica-bile Mons. Don Secondo Del Bue all’ombra del Santuario della Beata Vergine della Fossetta; quelle dei “Servitores Pauperum” (servitori dei poveri) nella Casa della Carità di Novellara. Sorta nel 1952 ospita, attualmente, 25 persone. E’ dedicata alla memoria della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria. E’ doveroso ricordare anche la meritoria opera svolta dai volontari della Croce Rossa, dell’A.V.I.S, dell’Associazione Malati in Assistenza Domiciliare (A.M.T.A.D.), dell’Asso-ciazione Italiana Donatori Organi (A.I.D.O.), dell’Associazione “Servire l’Uomo”, la “Casa Femminile di Accoglienza” di S.Giovanni della Fossa, della Caritas e quanti in silenzio e senza ricompensa assistono ammalati, emarginati e delusi dalle vicende umane.

Nel capitolo che segue vedremo come il rinnovato slancio sociale tenda ad assicurare la stessa assistenza al povero e al ricco.

Casa di Riposo “Umberto I” fotografia del 1975 (Arch. F.Lombardini).

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GLI ANNI DELLA TRASFORMAZIONE – INNOVAZIONE CRONOLOGIA POLITICO AMMINISTRATIVA DAL 1970

La definizione di politiche innovative nel settore dell’assistenza agli anziani prende consi-stenza nei primi anni settanta. Vale la pena di ripercorrere, seppure a grandi linee, le tappe di questa esperienza, tuttora in corso.

1971 La Giunta Comunale predispone il “Documento per il Servizio Geriatrico”. Questo documento verrà sottoposto alla discussione con i cittadini, gli anziani e gli esperti in appositi convegni “… per mettere il Consiglio in grado di compiere una sintesi, dalla quale ricavare il proprio impegno per la trasformazione dell’attuale servizio presso gli anziani”. Tutti i partiti rappresentanti del Consiglio Comunale sono favorevoli a questa impostazione. La discussione si svolge nella seduta del 15 ottobre. Il documento elaborato dalla Giunta contiene una critica, pacata ma ferma, delle politiche sociali fino ad allora attuate e traccia nuovi orientamenti per le nuove linee guida degli inter-venti socio-assistenziali a favore degli anziani di Novellara.Nel documento si afferma: “… E’ indubbio che fino ad oggi l’assistenza all’anziano è stata elargita in forma caritatevole e che non si è invece affrontato il problema in una dimensione sociale che vedesse l’anziano come un cittadino, come un lavoratore che ha diritto di gode-re di quei servizi che gli permettono di restare il più a lungo possibile inserito nel contesto sociale dove ha vissuto e lavorato e non lo riduca al ruolo di cittadino di seconda categoria, emarginato e ritenuto un peso per la società…”.E ancora: “…Il nostro convincimento è di arrivare entro il 1972 alla creazione di un centro di Assistenza Domiciliare”.“… La nostra opinione è che occorrerà arrivare a casette unifamiliari nei piani terreni dei centri residenziali dove gli anziani siano seguiti da personale qualificato che dovrà assi-curare tutti i servizi necessari. E’ evidente che i tempi di attuazione non sono vicini, per cui dovremo trovare soluzioni contingenti in attesa di arrivare alla completa realizzazione dell’ipotesi su indicata. La nostra convinzione è che occorrerà, come inizio, individuare alcuni appartamenti dove poter assistere nuclei di anziani in modo da evitare ingressi nella casa di riposo…”.L’intento all’Amministrazione Comunale era dunque di riformare l’assistenza in atto allo scopo di conseguire l’obiettivo di creare un centro di assistenza domiciliare e di filtrare gli accessi alla Casa di Riposo, promuovendo anche le dimissioni degli autosufficienti.

1972 Con D.P.R 14 gennaio 1972, n°4 lo Stato trasferisce alle Regioni a statuto ordinario le fun-zioni amministrative statali in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera e il relativo personale e uffici. Con la nascita delle Regioni vengono individuati, nei Comuni, gli enti preposti a rispondere ai bisogni della popolazione anziana.Nonostante il trasferimento alle Regioni (legge 6 maggio 1970, n° 281) delle funzioni d’in-dirizzo e di coordinamento sanitario, l’assistenza sociale procedette come negli anni passati.

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C’è però un aspetto importante: fioriscono gli studi e le ricerche sui problemi degli anziani che fra il 1973 e il 1975 porteranno le Regioni a organizzare due importanti convegni.Il 5 maggio 1973 ad Ancona, si svolgerà il primo Convegno Nazionale sui Servizi Sociali per la Popolazione Anziana. Il secondo, organizzato nel maggio 1975 dalla Regione Emilia-Romagna, approfondirà gli stessi temi. Nella nostra comunità erano state, formalmente, fondate diverse istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (I.P.A.B.), per raggiungere questi obiettivi: la Casa di Riposo “Um-berto I” da cui deriverà per modifica statutaria introdotta il 24 marzo 1975 il Centro Sociale “Don Pasquino Borghi” ; il Monte dei Grani ; l’Istituto Beata Vergine del Popolo; l’Istituto di beneficenza Radefè Sedek e l’Asilo Infantile.

Chiesa dei Servi di Maria Costruita a partire dal 1654 con le rendite del giurista Camillo Farnetti (? - 1637) è dedicata a San Filippo Benizzi. Nel 1790 a seguito dell’abbandono della primitiva chiesa del Molino di Sotto i Servi di Maria vi tra-sferirono l’immagine miracolosa della B.V. delle Grazie. (Arch. F. Lombardini).

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Tutte queste Opere Pie, ad eccezione della Casa di Riposo, saranno soppresse con legge Regionale 8 aprile 1980 in attuazione del D.P.R 24 luglio1977, n°616 e i loro beni saranno trasferiti in proprietà ai Comuni.L’amministrazione di queste istituzioni era affidata a un Comitato composto da consiglieri in parte di nomina prefettizia e in parte dal Consiglio Comunale.Nonostante l’esistenza del Comitato a cui abbiamo fatto cenno, la direzione della Casa di Riposo “Umberto I” era, praticamente, nelle mani del personale religioso formato da quattro

Giovanni Battista Cattani detto Cavallari Disegno acquerellato dell’Ospedale degli Infermi di via Cavour, sezione sud – nord. Nel 1765 la contessa Ricciarda Gonzaga (1698 – 1768) incaricò l’architetto reggiano Cattani di compiere il restauro del suo Ospedale “San Tommaso D’Aquino”. (Propr. privata).

Giovanni Battista Cattani detto Cavallari Disegno acquerellato dell’Ospedale degli Infermi di via Cavour, planimetria del primo piano.Si osservino i due cameroni a sei letti a baldacchino, uno per le donne e uno per gli uomini. (Propr. privata).

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suore: la madre superiora, un’infermiera, una cuoca e una guardarobiera. Il personale laico era esclusivamente inserviente: uno di ruolo e tre avventizi. Con la creazione del servizio di assistenza domiciliare, si offriva all’I.P.A.B. la disponibilità di gestire direttamente la Casa di Riposo tramite l’Ufficio Comunale Sicurezza Sociale. La Casa di Riposo “Umberto I” perde la sua autonomia e si trasforma in Centro Sociale “Don Pasquino Borghi”. La nuova istituzione avrà il compito di perseguire le seguenti finalità: “…servire i cittadini in condizioni di insufficienza sociale…. L’Istituzione assume come metodo l’assistenza do-miciliare e in via subordinata provvede al mantenimento di cittadini mediante permanenza nel centro sociale…”. Per l’ammissione al centro sociale verrà data la precedenza alle per-sone anziane residenti e domiciliate nel Comune di Novellara.L’organo amministrativo composto da 11 membri, compreso il presidente, diventerà di no-mina del Consiglio Comunale. L’opera Pia Monte dei Grani, già fondato dal conte Camillo I di Gonzaga e dalla cognata contessa Vittoria di Capua nel 1595 (ma già attivo alla fine del sec XV) aveva da tempo esaurito i suoi compiti istituzionali. Secondo le finalità statutarie doveva “…sovvenire alle esigenze della classe agricola della Parrocchia di Novellara fornendo frumento e frumentone col frutto del 3%, per il rimpiazzo delle sementi che, per le frequenti inondazioni, venissero distrutte…”.Anche l’Istituto Beata Vergine del Popolo fondato nel 1704 con offerte di privati aveva perso importanza.Secondo lo statuto della Congregazione di Carità, l’Istituto aveva lo scopo di sostenere le spese di culto e elargire somme di denaro ai bisognosi. Era beneficiario di vari legati, di una parte del fabbricato annesso alla chiesa e di un negozio – magazzino.La Beneficenza Redefè Sedek aveva il compito… “di fornire ai poveri israeliti dei sussidi e ciò senza riguardo al luogo di nascita, domicilio o residenza…”.Fondata dall’Università degli Ebrei con sede in Modena aveva cessato la sua attività verso la fine del sec. XIX per la quasi totale emigrazione degli ebrei novellaresi verso altre città. Oggi dispone di un’area, all’interno del cimitero cattolico di Novellara, dove riposano i loro defunti.L’Asilo Infantile istituito formalmente con R.D. giugno1889, ma attivo già nel 1886, era stato eretto da diversi benefattori novellaresi. Aveva come finalità statutaria l’obiettivo di “… raccogliere e custodire nei giorni feriali i bambini poveri di ambo i sessi del Comune di Novellara dell’età dai 3 ai 6 anni e provve-dere alla loro educazione fisica, morale e intellettuale nei limiti consentiti dalla loro tenera età…”. L’Asilo Infantile poteva accogliere anche bambini a pagamento. La preferenza spettava co-munque ai bambini appartenenti a famiglie attente alla loro educazione. Con modifica statutaria attuata con R.D. 20 maggio 1935 l’Amministrazione veniva assunta direttamente dal Comune.Per disincentivare e ridurre la corsa ai ricoveri e filtrare l’accesso degli anziani al Ricovero “Umberto I”, nel 1972, il Comune di Novellara istituisce, tra i primi della Regione Emilia Romagna, il Servizio di Assistenza Domiciliare. Inizialmente gli assistiti erano una ventina, l’anno successivo erano 112 appartenenti a 81

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nuclei famigliari. Con delibera del Consiglio Comunale del 14 febbraio 1972 la nostra comunità diventa socio dell’ Abicoop Bassa Reggiana, la quale, riferisce il verbale della seduta “…sta costruendo nel capoluogo a Novellara un gruppo di appartamenti a proprietà indivisa nel nuovo fabbri-cato. Un gruppo di appartamenti posto al pian terreno verrebbe appositamente costruito per essere destinato ad accogliere persone anziane…”.Ancora, nello stesso anno, verrà aperto l’Ospedale Zonale di Guastalla. Questo fatto comporterà nei tempi brevi la chiusura del nostro Ospedale “San Tommaso d’Aquino”.

1973 Viene assunto dal Comune un addetto alla “Sanità e Sicurezza Sociale”. Nasce così l’ufficio che riunirà in sè la funzione di coordinamento di assistenza sociale agli anziani residenti a Novellara. Nel corso del’73 prende il via il servizio per i soggiorni climatici del quale usufruirono 252 persone. Gli impegni di spesa del bilancio comunale incominciano ad aumentare con l’espandersi dei servizi: 52 milioni di lire per il servizio geriatrico comunale; 22 milioni per le rette di rico-vero presso altri istituti; 13 milioni per il servizio di assistenza domiciliare, a cui sono addetti un assistente e cinque operatrici domiciliari; 24 milioni per il medico geriatria; 5 milioni per

Ospedale Civile “San Tommaso D’Aquino”. Nel 1786 il duca Ercole III d’Este sopprime l’Ordine dei Servi di Maria di Novellara. Conseguentemente i frati dovettero abbandonare il loro convento. L’immobile fu incamerato dal Grande Albergo dei Poveri di Modena e subito venduto all’ebreo Emanuele Sinigaglia il quale fece demolire, parzialmente il chiostro.Fotografia scattata all’inizio dell’900. (Collez. A. Rapacchi).

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i soggiorni climatici degli anziani; 500.000 lire per il trasporto degli anziani presso i centri riabilitativi; 5 milioni per interventi assistenziali a favore di poveri inabili in condizioni economiche disagiate.Gli investimenti che abbiamo descritto individuano, con chiarezza, le linee di intervento del Comune nel settore Sanità e Sicurezza Sociale.Nello stesso anno viene nominato un comitato di gestione formato dall’Ente Comunale As-sistenza (E.C.A.) e dalla “Casa di Riposo Umberto I”. A questo comitato fu attribuito il compito di valutare le richieste di prestazioni socio assi-stenziali a domicilio e i ricoveri nelle case di riposo. Il comitato, di volta in volta, assumeva le proprie deliberazioni dopo aver chiesto parere ai consigli di quartiere e di frazione e valutato le risultanze della scheda socio-sanitaria.Con questo sistema di valutazione si è ottenuto l’effetto di limitare i ricoveri in quanto l’at-tività delle Assistenti Domiciliari consentiva una efficace prevenzione.Durante l’anno, gli anziani ricoverati scendono a 3, mentre salgono da 2 a 5 le assistenti domiciliari.Le prestazioni socio-assistenziali a domicilio comprendevano vari servizi: pulizia e cura della casa, igiene della persona, assistenza infermieristica, medico geriatrica, preparazione e consegna dei pasti caldi, servizio di lavanderia, trasporto e accompagnamento, disbrigo di pratiche burocratiche.

1974Viene nominato, quale Segretario del Ricovero “Umberto I”, il responsabile dell’ufficio comunale Sanità e Sicurezza Sociale. Con questo atto dell’I.P.A.B. ha inizio la gestione unitaria dei servizi sociali. Nello stesso anno il numero delle Assistenti Domiciliari viene incrementato fino a raggiungere le 11 unità (un’assistente ogni 1000 abitanti).

1975Con decreto del presidente della Regione Emilia-Romagna del 24 marzo 1975 viene appro-vato il nuovo statuto della Casa di Riposo, adottato dal Consiglio d’Amministrazione il 31 agosto 1974. In applicazione del nuovo statuto la Casa di Riposo “Umberto I” (già Opera Pia Monte dei Pegni) assume la denominazione di Centro Sociale “Don Pasquino Borghi”. Con il nuovo statuto sarà anche modificata la convenzione con la casa madre delle suore dell’ Istituto Piccole Figlie di San Giuseppe di Verona. Le finalità del Centro sociale sancite dal nuovo statuto sono quelle di servire i cittadini in condizioni di insufficienza sociale tramite l’assistenza domiciliare e, in via subordinata, con l’ammissione presso la casa di riposo Centro Sociale “Don Pasquino Borghi”. Nello statuto si afferma anche la volontà di costruire una nuova casa protetta con una dota-zione di 36 posti letto. Il nuovo Consiglio d’Amministrazione formato da 11 membri ( sette della maggioranza e quattro della minoranza ) diventa di nomina del Consiglio Comunale. Con questa scelta, che si perfezionerà in data 25 maggio 1977, termina l’amministrazione prefettizia prevista dalla legge del 1890, secondo la quale la nomina del presidente e del vice presidente del Ricovero erano di competenza del Prefetto e i tre consiglieri del Consiglio Comunale.

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Con la modifica statutaria del 1975 le funzioni di coordinamento amministrativo- sociale furono trasferite al Comune.

1977 Vengono trasferite alle Regioni le funzioni amministrative degli enti nazionali preposti alla beneficienza pubblica, all’assistenza sanitaria e ospedaliera e all’assistenza scolastica (D.P.R 24 luglio 1977, n°616 ). A loro volta, le Regioni provvedono a trasferire ai Comuni l’organizzazione dei servizi as-sistenziali.Gli E.C.A. (Ente Comunale Assistenza) vengono sciolti e i loro beni, unitamente alle fun-zioni, al personale e ai beni delle I.P.A.B. (Opere Pie, Casa di Riposo) vengono trasferite in proprietà ai Comuni “con modalità previste dalla futura legge di riforma dell’assistenza”.La legge 616 incontra difficoltà applicative per diversi ricorsi alla Corte Costituzionale.

1978Nella primavera, il Consiglio d’Amministrazione delibera di attuare i criteri e i metodi dell’assistenza agli anziani previsti dalla legge n°382 e dal D.P.R. n° 616. Il 2 giugno il Consiglio chiede, formalmente, all’Istituto delle “Piccole Figlie di San Giu-seppe” di Verona alle quali era affidata la gestione del Ricovero “Umberto I”, di aprire le trattative per il rinnovo della precedente convenzione che risaliva al 2 agosto 1951. Questa convenzione regolava funzioni, mansioni e prestazioni delle suore addette alla con-duzione della Casa di riposo e all’opera di assistenza degli ospiti dell’Ospedale Civile “San Tommaso d’Aquino”.Il negoziato, durato qualche mese, si conclude positivamente. Lo spirito dell’accordo aveva come obiettivo la realizzazione di un’ organizzazione del la-voro assistenziale diversa dal passato. Il personale religioso doveva rinunciare al ruolo di protagonista esclusivo che aveva avuto nella conduzione dell’ex Ricovero. L’applicazione dell’accordo risulta, però, irto di difficoltà, per le incomprensioni sorte tra il personale laico e religioso. In data 19 dicembre 1978 l’Istituto “Piccole Figlie di San Giuseppe”, comunica formalmen-te la propria volontà di ritirare le suore nei termini previsti dalla convenzione.Entra nella fase applicativa la legge nazionale 23 dicembre 1978, n°833 sull’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale ordinato in Unità Sanitarie Locali.L’ assistenza sanitaria viene posta a carico delle Unità Sanitarie competenti per territorio.

1979 Cessa l’attività dell’Ospedale “San Tommaso d’Aquino”, contemporaneamente nasce l’Ospedale Civile Comprensoriale con sede a Guastalla. Il patrimonio dell’Ospedale sop-presso viene acquisito dal Comune con il vincolo di destinazione a servizi socio- sanitari. L’ospedale era stato fondato il 19 aprile 1616 dal conte Camillo II Gonzaga con le finalità “…che in detto ospitale si possano e si debbano ricevere infermi tanto terrieri poveri che non possano curarsi da se stessi, quanto forestieri di passaggio e tanto uomini quanto donne e anche bastardelli esposti che non si sappia chi siano il padre e la madre loro…”.È da osservare che l’hospitale all’origine, era un’ istituzione molto diversa dall’attuale.

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Adeodato Malatesta, Ritratto del dott. Antonio Taschini. Novellara, Museo Gonzaga.Il dott. Taschini raffigurato dal celebre pittore modenese Adeodato Malatesta, nella seconda metà dell’Otto-cento, acquistò dalla famiglia Sinigaglia l’antico convento dei Servi di Maria e lo fece restaurare. Con dispo-sizione testamentaria del 10 dicembre 1865 lo donò, insieme ad un podere, alla Congregazione di Carità di Novellara affinché vi trasferisse l’ Ospedale. Il nuovo Ospedale fu inaugurato nel 1873.

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Non si occupava solo della cura degli infermi, ma più in generale di aiutare i bisognosi se-condo un concetto di caritas molto allargato, ispirato al proposito di salvarsi l’anima e di riparare al male commesso.Il primo ospedale era ubicato in via Garibaldi, accanto al campanile della Collegiata di Santo Stefano. Successivamente (1625 ca.) è stato trasferito nel fabbricato d’angolo tra via Vitto-rio Marchi e via Carlo Cantoni; in epoca successiva (1766) lo troviamo in un edificio di via Camillo Benso di Cavour già caserma dei carabinieri (ora proprietà Gambarelli). A seguito della soppressione delle piccole presenze di ordini religiosi avvenuta per disposi-zione del Duca Francesco III d’Este nel 1768, il Convento dei Servi di Maria fu incamerato a favore del Grande Albergo dell’Opera Pia generale dei poveri di Modena; i Servi di Maria, dopo quasi 250 anni dalla loro venuta (presso il Molino di Sotto), dovettero partire definiti-vamente da Novellara.Il Convento e i suoi beni furono rilevati a basso prezzo all’ebreo novellarese Emanuele Si-nigaglia il quale fece demolire parzialmente il fabbricato, all’origine quadrato. Il fabbricato fu acquistato nella prima metà dell’Ottocento dal Dott. Antonio Taschini il quale, dopo aver compiuto onerosi lavori di restauro e riadattamenti lo donò alla Congregazione di Carità di Novellara con il vincolo di destinazione a Ospedale “San Tommaso d’Aquino” (disposizio-ne testamentaria del 10 dicembre 1865, operativa dal 2 gennaio 1868). Il nuovo ospedale fu inaugurato nel 1873. Ad aumentare il patrimonio dell’ospedale contribuirono diversi benefattori: la contessa Ric-ciarda Cibo Gonzaga nel 1768, il canonico Don Giovanni Penelli, Bernardino Taschini,

Ospedale Civile “San Tommaso D’Aquino”.Fotografia scattata negli anni ‘50. (Arch. F. Lombardini).

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l’avvocato Dott. Pietro Taschini, lo stesso Dott. Antonio Taschini e molti altri. Gli scopi dell’Opera Pia Ospedale, secondo lo statuto del 1939 che ha modificato il prece-dente del 21 gennaio 1911, erano “…di provvedere al ricovero, alla cura e al mantenimento gratuito nei limiti dei propri mezzi,degli infermi poveri di ambo i sessi aventi domicilio di soccorso nel Comune, i quali non abbiamo congiunti tenuti per legge a provvedere alla loro sorte e in grado di poterlo fare…”.Il 6 novembre 1968 l’Ospedale fu classificato come “Ospedale Generale di zona”. Il 28 febbraio 1970, con decreto del Presidente della Repubblica, fu eretto a “Centro Ospe-daliero” gestito da un consiglio d’amministrazione composto da sei membri. Il 19 marzo 1979 (giorno di san Giuseppe ) le suore dell’Istituto Piccole Figlie di san Giu-seppe abbandonarono Novellara per raggiungere la casa madre di Verona. E’ doveroso ricordare l’impegno profuso dal cav. Ruben Rossi (1916 – viv.), presidente delle Commissioni Amministrative (dal 1962 al 1972), sia dell’ Ospedale “S. Tommaso d’Aqui-no” che del Ricovero “Umberto I”, i medici e le ostretiche che per diversi decenni, hanno dato prova, all’interno dell’Ospedale, di grande professionalità. In particolare il Prof. Dott. Antonino Alessi (1913 – 1992), Direttore Sanitario e chirurgo dal 1945 al 1978 e il Dott. Lino Bagni (1918 – 2005), aiuto medico chirurgo. Ad essi associamo gli indimenticabili Dott. Fabio Bellesia (1913 – 1979) , Dott. Guglielmo Neri (1906 – 2003) e il Dott. Franco Reggiani (1911 – 1984) che, senza risparmiare energie e tempo, hanno as-sistito le nostre famiglie e le ostetriche Teodolinda Soliani, Lina Marini, Ebe Davoli e Sara Mantovani che, con discrezione e professionalità, hanno accompagnato la nascita di tanti bambini.Con legge della Regione n°30 nel 1 settembre1979, le Case di Riposo vengono definite “Case Protette” 1981Alla soppressione dell’Ospedale, “S.Tommaso d’Aquino”, avvenuta nel 1981, la Casa Pro-tetta Don P. Borghi si trasferisce nei locali lasciati liberi.

1982 Dopo il trasferimento si rese disponibile la struttura della vecchia casa di riposo. Si creano le condizioni per realizzare un progetto che già da anni ipotizzava il riattamento e la tra-sformazione di questa sede in Centro Sociale per anziani che trovano a fatica accoglienza nei consueti luoghi di ritrovo come i bar. Il 3 novembre un folto gruppo di anziani fonda, nei locali dell’ex Ricovero Umberto I, ristrutturati dal Comune, il Circolo Ricreativo Aperto Novellarese che svolgerà, e svolge tuttora, in sinergia con l’Ufficio Sicurezza Sociale del Comune, tante attività ricreative rivolte a tutte le fasce d’età: corsi di ricamo, cucito, maglia, ginnastica, scrittura creativa e tanti altri.

1983Con atto rep. 9895/1789 del 20/10/1983, redatto dal Notaio F. Ghibellini l’I.P.A.B. Centro Sociale “Don Pasquino Borghi” cede e trasferisce al Comune di Novellara per il prezzo di Lire 1, il fabbricato con circostante area cortiliva in via V. Veneto 28, già denominato Rico-vero Umberto I°, da destinare a Centro Sociale per anziani; il Comune costituisce a favore

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dell’I.P.A.B. il diritto d’uso, per anni 99, dei locali del primo piano ala sud- ovest dell’ex ospedale di proprietà del Comune stesso.

1984Dopo un periodo sperimentale viene avviata la rotazione tra il personale del servizio domi-ciliare e della casa protetta, elemento essenziale della rete integrata dei servizi per anziani; la rotazione del personale permette di aumentare le competenze, omogeneizzare la filosofia di intervento tra i diversi servizi, alternare periodi di lavoro nei servizi a maggiore intensità assistenziale con periodi in servizi esterni, domiciliari, diurni ed anche nei servizi alber-ghieri , diminuendo per gli operatori i rischi di bun-out sempre presenti nelle professioni di aiuto.Per gli anziani il beneficio è quello di poter incontrare, nei passaggi da un servizio ad un altro, operatori conosciuti, a conoscenza della loro storia, delle loro abitudini e dei loro bi-sogni, con il risultato di essere “accompagnati” all’interno della rete da persone di fiducia.

1985 Viene approvata dalla Regione Emilia Romagna la L.R.n° 2 “Riordino e programmazione delle funzioni di assistenza sociale” che all’art. 4 detta i principi informatori dell’intervento assistenziale:

Fig.18 Circolo Ricreativo Aperto NovellareseFondato nel 1982 è allogato nei locali dell’ex Ricovero resi liberi, per trasferimento di quest’ultimo nell’ex Ospedale. L’Ospedale fu soppresso nel 1979. (Arch. F. Lombardini).

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eguaglianza, a parità di bisogni, dell’intervento di assistenza sociale;rispetto della persona e della sua dignità, adeguatezza dell’intervento al bisogno ed alle esi-genze affettive, psicologiche, familiari , relazionali e sociali della persona, superando anche i tradizionali interventi di istituzionalizzazione;qualificazione delle prestazioni, prontezza e professionalità dell’intervento;rispetto delle opzioni individuali degli utenti in riferimento alle risposte assistenziali esi-stenti;riservatezza, con particolare riguardo allo stato ed al tipo di bisogno ed alle prestazioni ri-chieste e ricevute;fruizione dell’intervento assistenziale negli ambiti territoriali di residenza.

1987Viene aperto il Centro Diurno di via Veneto, (che sarà inaugurato il 20 febbraio 1988) con la presenza di 7 ospiti parzialmente autosufficienti; il centro Diurno coniuga funzioni tutelari e assistenziali con attività di mobilizzazione e socializzazione anche grazie alla vicinanza del Circolo Ricreativo che accoglie ed integra per scelta , in tutte le proprie attività, sia gli ospiti di questo servizio che della casa protetta.

1989 Viene approvata una proposta della Giunta Regionale n° 3024 del 20/06/1989 riguardante i requisiti funzionali e strutturali per il rilascio, la sospensione e la revoca della autorizzazione al funzionamento di strutture socio-assistenziali che, con varie modifiche ed integrazioni, rimarrà valida fino alla direttiva 564/2000 riguardante la stessa materia e tuttora vigente.

1992Con il D.Lgs. 502/92 riguardante il riordino della disciplina in materia sanitaria, iniziano le trasformazioni del sistema sanitario nazionale e regionale.A Novellara, dopo il pensionamento di Luigi Pederzoli, le funzioni di Segretario dell’I.P.A.B. “Don Pasquino Borghi” e quella di Responsabile del Settore Sicurezza Sociale sono rico-perte da due distinte figure ; la presenza di Pederzoli rimane per un paio d’anni un prezioso e costante supporto per entrambe.In questo momento l’Ufficio Sicurezza Sociale può contare su un totale di 4 figure ammi-nistrative.

1993 Il 28 novembre vengono inaugurati i locali dell’ala nord della casa protetta ristrutturati su progetto dell’Arch. Omar Mezzetti .

1994La Regione Emilia Romagna approva la L.R. 5/94 “Tutela e valorizzazione delle persone anziane- interventi a favore di anziani non autosufficienti” che inaugura il sistema regio-nale che tuttora conosciamo: il Servizio Assistenza Anziani, coordinato su base distret-tuale (coincidente con il Distretto sanitario dei Comuni di Boretto, Brescello, Gualtieri,

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Guastalla,Luzzara, Novellara e Poviglio) che si articola con sportelli comunali e accoglie le domande di accesso ai servizi per anziani. Le domande sono vagliate dalla Commissione UVG (Unità di Valutazione Geriatrica) che, con una valutazione multidimensionale (che tiene conto cioè dell’aspetto sanitario e di quello sociale) indirizza la persona e la famiglia verso il servizio della rete più adeguato ai bisogni.Va sottolineato che in questi anni, l’Ufficio Sicurezza Sociale del Comune vede ampliarsi progressivamente i suoi interventi ad altre fasce di popolazione, diverse dagli anziani. La maggiore complessità sociale, l’immigrazione, le trasformazioni nella struttura familiare impongono all’attenzione dell’amministrazione bisogni e realtà fino a quel momento meno rappresentate.Nello stesso anno, con la L. R 19/94 le Unità sanitarie Locali diventano Aziende Unità Sani-tarie Locali (A. USL) ed i rapporti tra la funzione sociale (di competenza e a finanziamento comunale) e la parte sanitaria, di competenza dell’Azienda USL (che ha un rapporto sempre più diretto con l’Assessorato alla Sanità della Regione) si strutturano in ogni ambito attra-verso convenzioni specifiche, per disciplinare i reciproci obblighi e la competenza rispetto alla spesa. Assumono maggiore rilevanza i concetti di efficacia, efficienza, economicità e nascono le prime concrete preoccupazioni riguardo alla sostenibilità del sistema dei servizi e da qui la necessità di ottimizzare le risorse esistenti.A Novellara, dati i crescenti bisogni della popolazione anziana, non si rinuncia però a guar-dare avanti, tenendo però sempre presente l’irrinunciabile principio del privilegiare, quando possibile, l’assistenza a domicilio del bisognoso.Per potenziare la risposta alle persone anziane a domicilio si strutturano convenzioni con una ditta per fornire sollevatori a domicilio, e si avvia la convenzione con l’Associazione Auser per lavori socialmente utili (dai trasporti alla cura del verde, alle piccole manutenzio-ni).Questa realtà offre un duplice vantaggio: ne beneficiano i volontari che svolgono le atti-vità socialmente utili, recuperando un senso di utilità ed un ruolo sociale che, a volte, con il pensionamento, viene perduto e per gli anziani che necessitano di un aiuto che possono contare su questo servizio, a costo contenuto e svolto da persone motivate, attente e spesso disponibili oltre ogni attesa.

1995Vengono promossi dall’Amministrazione Comunale incontri con l’Azienda USL ed i tecnici dei due enti per verificare le possibilità di messa a norma dell’ex ospedale che, in base alle normative, manca di alcuni requisiti di sicurezza e adeguatezza degli spazi.

1996Dopo un intenso lavoro di volontariato e con il coinvolgimento di ditte e singoli donatori, il 7 luglio viene inaugurato il Giardino della Casa Protetta (ex chiostro del convento dei Servi di Maria), interamente ristrutturato su progetto dello Studio consulenza di Chiesi e Sassi di Reggio Emilia.

1998Già dall’inizio dell’anno precedente l’Amministrazione Comunale si era rivolta all’Azienda

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USL, nella figura dell’allora Direttore Generale Franco Riboldi, per un confronto ed un ac-cordo sulla “manutenzione, ristrutturazione, destinazione e uso dei locali dell’ex ospedale”, chiedendo contemporaneamente il mantenimento dei servizi in essere e confermando la pro-pria disponibilità ad una partecipazione anche economica per effettuare le opere necessarie alla riqualificazione dei locali.Nell’agosto del 1998 finalmente, dopo ampia discussione ad ogni livello, la Giunta Comuna-le decide per uno studio di approfondimento sulla possibilità di ristrutturare l’ex ospedale che ormai manca dei requisiti funzionali e di sicurezza necessari sia per una efficiente servi-zio di casa protetta che per tutte le funzioni sanitarie che vi vengono svolte nei locali di pro-prietà dell’Azienda USL, che ha comunque manifestato la volontà di alienare l’immobile. Con questi obiettivi viene conferito un incarico allo Studio Corum di Modena per la valu-tazione delle opportunità di ristrutturazione dell’ex ospedale per l’adeguamento alle norme vigenti , in materia di prevenzione incendi, di adeguatezza degli spazi alle funzioni che vi sono ospitate, nell’ottica di una progettualità attenta ai possibili futuri sviluppi dei servizi.Già in dicembre Corum presenta il primo rapporto nel quale evidenzia quattro possibilità di finanziamento della ristrutturazione, con partners e ruoli diversi sia da parte degli enti pubblici coinvolti che di eventuali soggetti privati.A Novellara, nell’ottobre di quest’anno apre il nuovo Centro Diurno per anziani, nella fra-zione S. Maria, per otto ospiti, inizialmente con un orario ridotto (solo al mattino dal lunedì al sabato) che verrà successivamente, nel 2002, ampliato anche a tutti i pomeriggi, dal lunedì al sabato.Al pomeriggio, insieme agli ospiti, usufruiscono del Centro anche alcuni pensionati che vi si ritrovano per giocare a carte e stare insieme. In base ad un accordo con le Associazioni del

Fotografia di Benassi Monica ©

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territorio che operano in frazione, come l’AVIS, il Centro viene utilizzato in varie occasioni e momenti di incontro per tutta la cittadinanza.

1999 In ottobre la società Corum presenta un secondo rapporto la cui introduzione, frutto dell’ana-lisi svolta quell’anno da parte degli enti coinvolti sottolinea “ da un lato la seria e comples-siva inidoneità del fabbricato rispetto alla sua funzione e dall’altro, e conseguentemente, un contesto di rilevante e particolare urgenza di intervento”. Nello stesso documento vengono evidenziati :la particolare complessità dell’iter procedurale e “due scelte di fondo fondamentalmente condivise:la costruzione di una nuova strutturail mantenimento sostanziale dell’attuale modello gestionale ( con o senza I.P.A.B.).”Tra le motivazioni che hanno orientato verso questa ipotesi si evidenziano:una valutazione del rapporto costi / benefici, ritenuto più favorevole rispetto a ipotesi di ristrutturazione dell’attuale struttura;il permanere, alla fine di una eventuale ristrutturazione, di una condizione strutturale su tre piani, lontana dalle caratteristiche standard oggi mediamente praticate nelle strutture nuove;significative difficoltà , nell’ipotesi di ristrutturare l’esistente, sul reperimento di una idonea collocazione per gli ospiti presenti per tutto il periodo di durata del cantiere;la possibilità esistente di conservare l’inserimento della nuova struttura in un contesto urba-nistico non molto diverso da quello dell’ex ospedale, garantendo l’interazione con la comu-nità locale ritenuto valore irrinunciabile.

Foto di Maria Grazia Candiani ©

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Per quanto riguarda il mantenimento della gestione pubblica, rispetto ad alternative di affi-damento a privati, le motivazioni a favore di questa soluzione furono individuate:nella riconosciuta qualità del servizio propria dell’attuale gestione;nella competitività delle rette applicate, segno di una gestione efficiente;nella disponibilità, da parte dell’Amministrazione, di buona parte delle risorse necessarie alle quali se ne potevano aggiungere altre, senza bisogno di ricorrere a privati che avrebbero comportato inevitabilmente mutamenti nelle modalità gestionali.

2000 L’Amministrazione individua un’area, divenuta di proprietà comunale grazie ad un’ope-razione di urbanistica contrattata, di circa 11.000 mq, che si affaccia su via Costituzione, delimitata ad ovest dalla ferrovia e ad est e a nord da zona residenziale che puo’ ritenersi idonea allo scopo in quanto sufficientemente vicina al centro e ad esso collegabile con per-corsi ciclabili e pedonali.Nello stesso anno il Consiglio di Amministrazione dell’I.P.A.B. “Don Pasquino Borghi”, con proprio atto del 30/06, approva lo scioglimento dell’ente a favore del Comune di Novel-lara, con decorrenza 1° gennaio 2001. Nel successivo mese di luglio il Consiglio Comunale esprime parere favorevole all’ini-ziativa e il Consiglio Regionale a sua volta con propria deliberazione n° 85 del 8/11/2000 approva lo scioglimento dell’I.P.A.B. “ Centro Sociale Don P. Borghi” a favore del Comu-ne di Novellara ; tutto il personale dell’IPAB viene assorbito dal Comune; il patrimonio dell’I.P.A.B. che viene interamente trasferito al Comune, consiste unicamente degli arredi e delle attrezzature della casa protetta; la sede dell’ex I.P.A.B. era infatti stata ceduta al Co-mune in cambio della ristrutturazione.Viene approvata la L. 328 “ Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di inter-venti e servizi sociali” che ridisegna, per la prima volta dopo il 1890, il sistema dei servizi sociali a livello nazionale ed istituisce il Fondo Nazionale per le politiche sociali .Il Comune di Novellara presenta una prima domanda di contributo per la costruzione del nuovo Centro Socio - Assistenziale alla Fondazione della Cassa di Risparmio “Pietro Mano-dori” che viene respinta.Nello stesso anno viene commissionato uno studio di rilevazione acustica, propedeutico alla realizzazione del nuovo Centro Socio - Sanitario-assistenziale per valutare la compatibilità di questo tipo di destinazione con la ferrovia e la strada provinciale che darà esito positivo.L’incarico per lo studio di fattibilità e progettazione di massima della nuova struttura com-prendente casa protetta per 60 ospiti, centro diurno, ambulatori e uffici A.USL viene affidato al Centro Cooperativo di Progettazione di Reggio Emilia. Ad occuparsi del progetto sarà l’Arch. Giorgio Menozzi, che vantava una lunga e qualificata esperienza nel settore.

2002Nel febbraio, anche per conto dell’Azienda USL, il Comune chiede alla Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali di Bologna, di accertare la sussistenza o meno di requisiti di interesse storico ed artistico (tutela Ope Legis) dell’immobile denominato Ex Ospedale S. Tommaso D’Aquino di Novellara che l’Amministrazione, congiuntamente all’Azienda USL, intendono alienare per finanziare la costruzione del nuovo immobile.

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Nel mese di aprile la Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali risponde al Comune rilevando che l’immobile non ha i requisiti d’interesse storico e architettonico, in quanto ha subito nel corso degli anni interventi di sopraelevazioni e superfettazioni che hanno completamente alterato l’impianto e le architetture originarie, con l’unica eccezione del portico interno.Viene respinta una seconda domanda di contributo presentata alla Fondazione Manodori.L’ARPA ( Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente per l’Emilia Romagna) con sua nota del 15 luglio, esprime parere favorevole per un’eventuale trasferimento della propria sede distrettuale ( già collocata a Novellara in via Cavour ), nel nuovo Centro di via Costituzione.Si sottoscrive l’Accordo di Programma tra Comune e l’Azienda USL di Reggio Emilia per la realizzazione della nuova sede del Centro Socio assistenziale e dei servizi sanitari, che garantisce la permanenza a Novellara e la qualificazione dei servizi già presenti nell’ex ospedale. Questo accordo rappresenta un importante punto di arrivo.In ottobre viene formalizzata la richiesta alla Regione Emilia Romagna di contributo in conto capitale, ai sensi della L.R. 2/85 per la costruzione di una nuova casa protetta per 60 posti in sostituzione dell’esistente Casa Protetta “Don Pasquino Borghi” e per il nuovo Centro Diurno.Nel 2002 nasce anche il Comitato promotore per la raccolta fondi per la nuova casa protetta, presieduto da Zafferri Maurizio, e composto da molti volontari che con idee e lavoro volon-tario, ognuno per la propria competenza e per il proprio ambito di attività, contribuirà a rac-cogliere fondi da privati e ditte per finanziare l’allestimento e l’arredo della nuova struttura.La prima consistente donazione, che ha anche un valore simbolico, è del Circolo Ricreativo Aperto Novellarese, che offre al Comune 60.000 euro.

2003 Dopo un positivo confronto all’interno della competente commissione consiliare e con le or-ganizzazioni sindacali nasce l’Istituzione dei Servizi Sociali “I Millefiori” che ricomprende tutti i servizi e le attività già affidate al Settore Servizi Sanitari e di Sicurezza Sociale .Si tratta di un organismo strumentale del Comune, dotato di autonomia gestionale previ-sto dal DLgs. 267/2000 come forma di gestione dei Servizi Sociali. I suoi organi sono il Presidente (che per Statuto coincide con l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Novellara), il Consiglio di Amministrazione ed il Direttore, nominato dal Consiglio di Am-ministrazione.Finalmente arriva la notizia positiva della concessione di un finanziamento di € 1.130.000 da parte della Regione Emilia Romagna .Iniziano, dopo alcuni incontri informativi rivolti alla popolazione, i Gruppi di auto aiuto rivolti a familiari di persone affette da demenza, tenuti da una psicologa esperta. I gruppi hanno subito un positivo riscontro di partecipazione ed interesse che dura tuttora.Si avviano, in collaborazione con il Circolo Ricreativo, i corsi per il mantenimento della memoria, rivolti sempre alla popolazione anziana.

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2004 Per quanto riguarda la rete dei servizi per anziani, si rea-lizza un altro punto della rete, l’Appartamento Protetto, una piccola convivenza per anzia-ni parzialmente autosufficien-te che, anziché ricorrere alla struttura protetta, scelgono di vivere insieme in un apparta-mento messo a disposizione dal Comune, con l’aiuto di una assistente straniera che, assunta dagli anziani stessi, collabora però strettamente con i servizi del Comune; le assistenti domiciliari portano infatti quotidianamente il pa-sto, sostituiscono l’assistente nelle sue giornate di riposo e gli anziani partecipano alle iniziative ricreative organiz-zate dai Centri Diurni e dalla Casa Protetta.Intanto si procede lungo il percorso che deve portare alla nascita del nuovo Centro Ser-vizi Socio- assistenziali e Sa-nitari e con la cerimonia del 4 marzo si festeggia l’inizio dei lavori del cantiere. La posa della “ prima pietra “ poteva spettare solo a Luigi Pederzoli. E così è stato.

2005Mentre il cantiere procede, fortunatamente senza i “soliti” ritardi che caratterizzano le opere pubbliche, grazie alle idee e alla spumeggiante iniziativa di numerosi volontari che collabo-rano per la realizzazione del piano di attività (per i trasporti, le piccole manutenzioni in casa protetta, l’animazione nei centri diurni, il supporto alla cucina), nasce l’idea di un servizio che sia di sollievo alla solitudine per quegli anziani magari troppo autonomi per ricorrere ai servizi tutelari (assistenza domiciliare o centri diurni), ma comunque troppo soli, costretti a rimanere chiusi in casa per mancanza di occasioni, amicizie o piccole difficoltà. Nasce così il Telefono Amico, un gruppo di volontari, coordinato dall’Istituzione “I Mille-fiori”, che inizia con telefonate di cortesia per prendere e mantenere i contatti con anziani segnalati attraverso vari canali e che però allarga presto la sua attività a visite domiciliari,

Fotografia Emilio Giberti ©

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uscite domenicali per un sano pomeriggio di chiacchiere, “filos” come si diceva una volta.Il 3 dicembre con il convegno “Segni del tempo” – l’evoluzione dei servizi per anziani, Novellara fa i conti con la sua storia e pensa al suo futuro, presentando alla popolazione la nuova struttura.La raccolta fondi procede e la solidarietà dei cittadini singoli o riuniti in gruppi ed associa-zioni, è sempre più concreta .

2006A giugno la nuova struttura in via Costituzione è pressoché terminata, mancano le piccole rifiniture, soprattutto all’esterno,Il 3 luglio 2006 gli uffici amministrativi dell’Istituzione aprono al pubblico nella nuova sede; scopo di questo trasferimento “ anticipato” degli uffici è anche il poter monitorare da vicino i lavori di ultimazione della struttura, di sistemazione degli arredi , di allestimento dei locali.Il 4 agosto, in una bella mattina soleggiata, dopo qualche giorno di pioggia, una lunga fila di familiari e ospiti lascia l’ex ospedale e arriva ad “occupare” la nuova casa. Tante piccole cose sono ancora da finire, ci sono tecnici, idraulici ed elettricisti che forse avrebbero preferito essere già in ferie, il personale e i familiari sono un po’ confusi, qualche anziano chiede di “tornare a casa”. Appropriarsi degli spazi, così ampi rispetto a prima, impararne la destinazione e la disposi-zione, ricordarsi dove sono le cose… tutto sembra difficile; si fa anche sentire la fatica di avere cercato di fare tante, veramente tante cose in un breve periodo di tempo, ma è fatta.Per i primi mesi gli ospiti rimangono 46 come nella vecchia struttura, per facilitare l’ambien-

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tamento e l’organizzazione del lavoro, ma già da fine settembre arrivano i quattro cittadini di Novellara prima ospitati dalla casa protetta di Campagnola per insufficienza dei posti nella vecchia struttura e poi, tra fine ottobre e novembre, altri sei nuovi ospiti. Solo a dicembre si concludono le procedure per poter assumere nuovo personale e finalmente si tira un sospiro di sollievo. Per le vacanze di Natale si riesce anche a dare un sollievo ad alcune famiglie, ospitando alcuni anziani per brevi periodi. Questa sarà una delle novità offerte dalla nuova struttura.Durante questo ultimo anno, forse anche grazie alla visibilità dei risultati, ai singoli e alle famiglie si aggiungono molte ditte di Novellara che donano a favore della nuova struttura e, grazie anche a due eredità lasciate negli anni precedenti, le offerte raggiungono la somma di € 515.000,00.Il Comitato puo’ dire di avere raggiunto il risultato che si era prefissato e i novellaresi di avere dato l’ennesima prova della loro partecipazione e generosità per un progetto di soli-darietà .

2007 Il 19 febbraio apre il Centro Diurno destinato a persone con problemi di demenza. Il 24 marzo 2007, solenne inauguraazione del nuovo Centro Socio Sanitario Assistenziale.Il resto è futuro...

Sono trascorsi due millenni da quando lo scriba rivolse al Maestro la famosa domanda: “Hai detto che amare il prossimo come te stesso vale più che tutti gli olocausti e tutti i sacrifici…”Conosciamo la risposta.In mezzo c’è la storia dell’uomo, del povero, dell’inabile, del sofferente, del “vergognoso”. Tutto questo patimento può portare, se non alleviato, al disgusto della vita e alla disperazio-ne. Ricordiamoci quanto scrisse un grande poeta:

“ … Mi giunse una lettera di quel mio amico,che m’avea sempre confortato a sperare,

e pregato a vivere…”Giacomo Leopardi

(Piacenza, 8 giugno 1819)

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CONSIDERAZIONE E CONDIVISIONE DEI BISOGNI DELLA COLLETTIVITÀ

A colloquio con Edda e Tonino Mariani Cerati

Tonino (Antonio) Mariani Cerati è nato a Novellara il 18 marzo 1924. Dopo aver frequentato le scuole obbligatorie, iniziò, ancora nella prima adolescenza, a lavorare nella bottega del padre Galliano, fabbro-ferraio. Chiamato alle armi, nel 1943, fu catturato dai tede-schi e trasferito, dopo una breve sosta a Venezia, in un campo di concentramento in Germania.

In quel luogo di sofferenza ha condiviso le privazioni con altri prigionieri e conosciuto l’alto valore della solidarietà. Questa esperienza ha lasciato un’impronta indelebile nel suo animo. Ritornato in patria, ha ripreso il lavoro in una piccola fabbrichetta che produceva reti me-talliche. Nel 1951 fu eletto sindaco di Novellara. Carica che conservò ininterrottamente, per 25 anni, nonostante l’indennità di carica (senza versamento di contributi previdenziali ed assicurativi) fosse di £ 18.000, quando un impiegato d’ordine aveva uno stipendio di 23.000 lire. E con questo magro compenso, per diversi anni, dovette far fronte anche alle spese mediche per sé e per la propria famiglia. Per ben tre volte diversi sindaci della Bassa, apprezzando le sue realizzazioni, lo sollecita-rono affinché accettasse la candidatura al Parlamento. Rifiutò sempre, preferendo seguire di persona la realizzazione delle numerose opere in corso nella sua città, piuttosto che oc-cuparsi di problemi di altre regioni che non conosceva. Rifiutò anche le ricorrenti proposte di un Prefetto per il conferimento della Stella al Merito del Lavoro, con la motivazione che avrebbe dovuto dividerla con troppe persone. Scaduto il mandato continuò , per ancora ventisette anni ad occuparsi come assessore o semplice consigliere dei problemi politico-amministrativi del suo paese. Sempre insieme alla sua Edda.Nel 1994 è stato colpito da una grave malattia che lo ha privato dell’uso della parola e degli arti; la partecipazione al dialogo che riferiamo, con l’aiuto della moglie Edda, è, stata viva, continua e consapevole. Si esprimeva con leggibili cenni di assenso o di diniego.

Quali sono state le linee fondamentali della sua azione politico – amministrativa

Distinguerei due momenti. Nel primo mi ponevo in ascolto dei problemi dei cittadini. Molti ricorderanno come il mio ufficio fosse sempre aperto, senza lunghe attese, alla popolazione. Per estendere la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità, abbiamo creato le Con-sulte per categorie economiche e professionali (commercianti, agricoltura, artigiani, scuola, sport, ecc.). Ogni consulta era coordinata da un presidente da me nominato, senza tener conto dell’ap-partenenza politica. Il suo compito era di raccogliere le istanze della categoria stabilendone anche la priorità. Le diverse richieste venivano, poi, esaminate dalla Giunta comunale e

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inserite nel bilancio annuale. Questo metodo di lavoro, a dire la verità molto impegnativo, è stato assai apprezzato dai cittadini, tanto che la minoranza politica, in Consiglio Comunale, per molti anni, approvò il bilancio. Il secondo è caratterizzato dall’impegno comune, per dare una risposta rapida, duratura e soddisfacente ai problemi della collettività. Ho detto “impegno comune” intendendo, con ciò, ricordare il lavoro prezioso della Giunta, dell’apparato amministrativo e di molti volontari.

Molti cittadini le sono grati per aver promosso, concretamente, una politica efficace della casa. Che cosa ricorda in proposito ?

Ricordo che negli anni ’50 il Convento dei gesuiti (e non solo) era abitato da oltre duecento persone, quasi tutti braccianti agricoli. Questo grande fabbricato era, praticamente, senza servizi igienici, riscaldamento ed acqua; per gli usi domestici dovevano attingere acqua dalla prospiciente fontana. Le condizioni di vita in questa vecchio fabbricato erano al limite della sopportabilità. Per dare una risposta concreta a questa impellente esigenza, abbiamo deciso di vincolare estese aree agricole a ridosso del centro abitato e di destinarle a edilizia economica – popo-lare. Gran parte della superficie è stata riservata alla costruzione di edifici popolari con finanzia-mento pubblico; la parte rimanente fu venduta, a prezzo moderato, ai cittadini. Questo modo di agire ha impedito che gruppi finanziari attuassero speculazioni a danno dei privati. Il passo successivo ci ha portato a essere soci dell’ ABICOOP BASSA REGGIANA – s.c.r.l. , una società assai attiva nel campo edilizio. E’ da notare che il Parlamento, in quel periodo, licenziava molte leggi per incentivare l’edilizia economico – popolare. La proposta fu discussa in una seduta del Consiglio Comunale che si è svolta all’aperto, nel luogo in cui dovevano sorgere le case Abicoop, ed approvata all’unanimità.Quasi tutti i martedì e venerdì (giorni di ricevimento) mi recavo dal Prefetto per trovare una via alla soluzione del problema della casa; ho fatto anche moltissimi viaggi a Roma nella speranza di ottenere dai funzionari competenti qualche aiuto. Ricordo che un giorno sono tornato da Roma con l’approvazione di 100 appartamenti ABI-COOP. Ero, quel giorno, molto contento. Sono nate, in questo clima, le Case Gescal, ABICOOP, i PEEP 1 e 2, le Case per braccianti agricoli. Questo attivismo fu particolarmente apprezzato dai colleghi Sindaci dei paesi vicini.

Lei è considerato il fondatore della moderna assistenza domiciliare. Ci spieghi che cosa si proponeva, le difficoltà incontrate e gli insuccessi, se vi sono stati.

Negli anni ’60 le famiglie contadine, assai numerose per la presenza di più generazioni, su-birono un lento processo di disgregazione. Questa frantumazione era alimentata dall’espan-sione economica e dal desiderio di formare famiglie autonome. La conseguenza fu che venne a mancare alla persona anziana con scarsa autonomia, quell’as-sistenza famigliare presente nel passato.

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Con il trascorrere degli anni, le richieste di assistenza alla persona aumentarono considere-volmente. Consapevole che l’anziano sarebbe stato meglio nel proprio ambiente famigliare piuttosto che nel Ricovero, pensai, nel 1972, d’istituire un servizio di assistenza domiciliare alla persona e di ridurre al minimo i costi connessi con l’ospitalità nel locale Ricovero “Um-berto I”. Per disimpegnare questo servizio comprendente la pulizia igienico – sanitaria dell’ambiente e della persona, la fornitura di pasti, l’acquisto di medicinali e di quant’altro avesse bisogno l’assistito, sono state assunte quattro persone (donne) diventate, poi, dieci. Questo servizio, allora gratuito, ebbe un riscontro positivo nella popolazione. Senza trionfalismi possiamo dire di essere stati i primi a creare questo servizio in Emilia Romagna.

E nel settore della Scuola, che cosa può dirci ?

Nel 1971 o ’72 è stato costruito il nuovo Asilo Infantile e la palestra. Abbiamo anche appoggiato la richiesta di introdurre nella Scuola Elementare il Tempo Pie-no. La proposta è venuta dal Direttore Didattico dott. Sergio Masini e dalle maestre Marta Beltrami ed Anna Maria Morini. Il Consiglio Comunale approvò, a maggioranza, questo nuovo modo di organizzare l’attività didattica, nel Plesso di Novellara. E’ da ricordare che parte degli insegnanti e dei genitori non gradirono, allora, questo cam-biamento. La frattura nella comunità stenta, ancora, a rimarginarsi.

É soddisfatto del suo impegno politico – amministrativo ?

Sì, sono soddisfatto, anche se è rimasto nel mio cuore il desiderio di fare di più per la mia gente.

Quale messaggio vorrebbe lasciare agli odierni amministratori ?

Voglio incitare a mantenere rapporti diretti, costanti con i cittadini, di ascoltarli, ascoltarli …. E di dare, coerentemente una risposta ai loro bisogni.

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EQUILIBRIO NEL TRASFERIMENTO DAL PASSATO AL PRESENTE, RISOLUTEZZA E TENACIA NELL’IMPEGNO, CERTEZZA NEL NUOVO CHE PROCEDE

Intervista a Luigi Pederzoli

Abbiamo chiesto a Luigi Pederzoli, già funzionario del Comune di No-vellara addetto alla Sanità e Sicurezza Sociale, di raccontarci gli aspetti più significativi della sua esaltante esperienza di lavoro. All’intervista facciamo precedere una breve biografia dell’interessato.

Luigi Pederzoli è nato nel Comune di Albinea (Reggio Emilia) il 27 agosto 1935. I genitori, mezzadri, cambiarono residenza varie volte a causa della

precarietà del lavoro: Cadelbosco Sopra, San Prospero Strinati, Villa Argine, Campagnola Emilia e infine Novellara.Nel 1952 ha conseguito la maturità di computista Commerciale presso l’allora scuola pro-fessionale “Filippo Re”. Dopo una breve esperienza come garzone di caseificio ottiene il patentino di Agente per le imposte di consumo. Nel 1960 viene assunto come daziere dal Comune di Campagnola Emilia. Il 1 maggio 1962 è trasferito a Novellara con le funzioni di ricevitore cassiere contabile; nel 1974 l’Ammi-nistrazione Comunale lo nomina addetto al Servizio Sicurezza Sociale e Segretario delle IPAB. Incarico che ha mantenuto sino all’ottobre 1992 quando è stato collocato a riposo. Ha mantenuto attiva la sua collaborazione con l’Ufficio Sicurezza Sociale del Comune an-cora per due anni. Dopo le Amministrative del 1994 è nominato Assessore ai Servizi Sociali; scaduto il mandato viene rinominato dal Sindaco, Assessore esterno ai Servizi Sociali. In questa veste, Luigi Pederzoli continua a lavorare per ancora tre anni, con l’ufficio che aveva creato. Dal 1993 è Presidente del Circolo Ricreativo Aperto Novellarese con sede nell’ex Ricovero Umberto I.

Il Comune di Novellara, a partire dai primi anni ’70, ha dato l’avvio a politiche di assi-stenza agli anziani fortemente innovative, ci spieghi in che cosa consistono.

In Emilia Romagna, nei primissimi anni ’70, come lei ha ricordato, presero l’avvio poi si consolidarono iniziative e esperienze che avevano come obiettivo principale la trasfor-mazione di tutto il complesso dell’assistenza sociale e sanitaria. Il Ministero degli Interni commissionò alla società LABOS di Roma una ricerca sulle condizioni di vita degli anziani ultra settantacinquenni. Questi ricercatori vennero anche a Novellara e notarono l’esistenza di “un intreccio” tra la società e l’Amministrazione Comunale che assicurava all’anziano condizioni di vita accet-tabili all’interno del proprio ambiente famigliare.

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L’esperienza fu definita di “carattere significativo” a livello nazionale e inserita nella “Col-lana promossa dalla Direzione Generale dei Servizi Civili del Ministero dell’Interno - Nuovi Bisogni e Nuove Politiche Sociali -”. Seguirono visite di Radio 2 “chiamate Roma 3131” e del TG1 “Uno mattina”.A queste ricerche seguì un convegno internazionale a Bologna a cui parteciparono esperti e studiosi da tutta Europa. Alcuni autorevoli geriatri e sociologi tedeschi e svedesi visitarono le nostre strutture. Non trascurarono anche l’aspetto pratico della visita e cioè di incontrare gli anziani. Ebbene anch’essi notarono “quell’intreccio positivo” a cui abbiamo fatto cenno all’inizio. I nuovi orientamenti emersi dal convegno di Bologna furono introdotti a Novellara con un cospicuo investimento di risorse e di energie progettuali.L’obiettivo fondamentale che si voleva raggiungere era quello di offrire agli anziani un ventaglio di possibilità alternative al Ricovero, privilegiando il mantenimento del soggetto bisognoso nel proprio ambiente di vita.

Quali sono state le trasformazioni più significative attuate sull’assistenzialismo tradi-zionale?

La filosofia che ha animato il Consiglio Comunale, in primis il Sindaco Mariani Cerati Antonio da considerarsi il fondatore dell’assistenza sociale moderna, era (ed è) quella di mantenere gli anziani all’interno della società. Si è proceduto alla trasformazione della locale casa di riposo “Umberto I” in Casa Protetta “Don Pasquino Borghi”. “Casa”, nel senso di abitazione famigliare, non un luogo senza storia; “protetta” in modo da tutelare l’ospite sotto ogni aspetto. Tutto questo ha comportato la riqualificazione del personale e la creazione di una serie di servizi in grado di coprire i molteplici bisogni degli anziani. Così, nel quindicennio compreso tra il ‘72 e l’’87 sono stati realizzati: il Servizio di Assisten-za Socio Sanitaria Domiciliare, mini appartamenti per anziani a canone sociale, il Centro Socio-Ricreativo e il Centro Diurno. Inoltre sono state avviate iniziative di supporto, quali il volontariato sociale degli anziani e la promozione di viaggi turistico sociali. Tutte queste iniziative sono state (e sono) gestite in una prospettiva di interrelazione tra tutti i servizi, con l’obiettivo di dare una risposta elastica e complessiva ai bisogni del singolo utente.

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Mi spieghi come ha agito per ottenere la necessaria “interrelazione” tra i diversi servizi offerti dalla Casa Protetta.

Come prima cosa abbiamo cercato di allacciare buoni rapporti con il personale, sia dal lato umano che professionale. Possiamo dire, con piacere, di aver incontrato tra il personale direttivo, assistente, ammini-strativo ed esecutivo, personalità meravigliose. Esse hanno affrontato le incombenze quoti-diane, dalla confezione di pasti alla cura alla persona, con professionalità e amore.Per ottenere una interrelazione ottimale tra i vari servizi abbiamo agito a vari livelli: da quello gestionale a direzione unica a quello dell’organizzazione del lavoro che prevedeva, per il personale, rotazione tra il servizio domiciliare e residenziale fino alla presa in carica del “bisognoso”.

E i rapporti con i famigliari dei degenti come sono stati?

Nel complesso sono stati (e sono) buoni, anche se la presenza dei famigliari nella casa protetta è auspicabile che si estenda. E questo per mantenere vivo quel clima caldo in cui l’assistito ha vissuto per la maggior parte della sua vita. Solo in qualche sporadico caso, è affiorata l’indifferenza. In tutti gli anni in cui ho avuto la responsabilità dei servizi non ho mai riscontrato che la famiglia abbandonasse il proprio congiunto.

E i rapporti con il Sindaco e il Consiglio Comunale, come sono stati?

Direi ottimi e comprensivi delle esigenze dei vari servizi. Naturalmente avevo le mie idee che ho fatto conoscere in tutte le occasioni. Sono sempre stato ascoltato e capito. In particolare ricordo l’azione ferma e convinta del Sindaco Mariani Cerati Antonio che, con tenacia, ha voluto la trasformazione della presente organizzazione socio-sanitaria, in un modello più aderente alle esigenze dell’uomo moderno.

Il nostro Comune pur essendo dal punto di vista economico tra i più ricchi della pro-vincia ha solo oggi realizzato una struttura socio-sanitaria degna di questo nome. Come spiega questa contraddizione?

Il nostro Comune non ha goduto di lasciti patrimoniali consistenti, se si escludono i contri-

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buti recenti della famiglia Pedrazzoli Gino e della signora Lina Giovanetti. La somma incamerata (€ 515.595) è stata utilizzata per l’acquisto di arredi e attrezzature. L’aspetto economico congiunto alla creazione della nuova Casa Protetta e ancor più alla sua gestione, ha per un lungo periodo di tempo impedito il cambiamento a cui abbiamo fatto cenno. Successivamente, nell’ambito del Consiglio Comunale, ha prevalso l’odierno orientamento. Si è così giunti all’individuazione di un’area adatta per la costruzione del nuovo edificio. Rimarchevole è stato l’impegno del comitato incaricato di ricevere contributi per l’edifica-zione della nuova Casa Protetta.

Ha incontrato particolari difficoltà nel suo lavoro?

La gestione di un servizio particolarmente complesso, come il nostro, presenta sempre qual-che difficoltà, ma la ferma determinazione di andare avanti, per raggiungere gli obiettivi previsti, ha consentito di superare i momenti di crisi.La partenza, da Novellara, delle suore dell’Istituto Piccole Figlie di San Giuseppe, ad esem-pio, anche se comunicata tre mesi prima, creò un vuoto temporaneo nell’assistenza e un sensibile aggravamento dei costi di gestione dell’IPAB già “Umberto I”.Ancora, particolarmente impegnativo è stato il percorso che ci ha portato ad un accordo con l’A.USL. Non dimentichiamo che la vecchia struttura dell’Ospedale era, in gran parte, inagibile; inol-tre poteva accogliere soltanto trenta ospiti. Furono commissionati studi per la definizione delle quote di proprietà dell’edificio e per accertare se convenisse,o meno, ristrutturare il vecchio Ospedale o realizzare una nuova struttura.Questi studi hanno permesso di calcolare che il 56% dell’immobile era di proprietà dell’A.USL e il 44% del Comune.I tecnici hanno, poi, con dati alla mano, sentenziato che era più conveniente costruire un nuovo edificio, assieme all’A.USL piuttosto che riadattare – restaurare il vecchio.Il convincimento che la collaborazione tra i due servizi sociali avrebbe portato vantaggi per la nostra popolazione era particolarmente avvertito dall’Amministrazione Comunale di Novellara e dai responsabili dell’A.USL, in particolare dalla Dott. ssa Mariella Martini, Direttore Provinciale A.USL.Giunti a questo punto si è passati all’acquisizione e alla urbanizzazione di circa 11.000 mq di terreno e all’affidamento dell’incarico di progettazione.L’incarico fu, poi, affidato al Centro Cooperativo di progettazione di Reggio Emilia che già aveva ottenuto brillanti risultati nella realizzazione di strutture sanitarie.Il progetto, quindi, fu approvato e finanziato con un contributo di 2 miliardi di lire dalla Regione Emilia Romagna.

Mi parli delle condizioni degli ospiti della casa protetta.

L’aumento della vita media, 77,6 anni per l’uomo e 84,2 per la donna, ha provocato un cam-biamento profondo nel modo di erogare i servizi sociali.

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Nel 1996 erano presenti nel nostro Comune circa 600 ultra-ottantenni, nel 2005 erano ben 850. L’aumento è stato di oltre il 40%. Di più: quasi tutti i ricoverati presentano gravissime patologie (soprattutto Alztheimer). Nel 1996 l’età “media” dei ricoverati era assai più bassa rispetto al 2005; ad essa corrispon-deva una maggiore autosufficienza. Anche gli ospiti con disturbi psichici (ricordo i tre fratelli Barbieri, Papi e altri) avevano un grado di autonomia accettabile. Oggi non è più così. Questa nuova situazione obbliga gli operatori sanitari a servire con maggiore cura l’ospite.

Lei, attualmente, è presidente del Circolo Ricreativo Aperto Novellarese con sede in via Vittorio Veneto: ci racconta come è nato?

L’assemblea costitutiva, a cui hanno partecipato 75 anziani unitamente al Sindaco Loris Lusetti, è del 3 novembre 1982. Il circolo è nato “… con lo scopo principale di togliere dalla solitudine un folto gruppo di anziani dando loro la possibilità, per alcune ore la giornata, di ritrovarsi tutti insieme in compagnia…”. Pioniere di questa iniziativa è stato Andrea Torreggiani che del circolo è stato per dieci anni presidente. Per conseguire gli obiettivi statutari, l’Amministrazione Comunale mise a disposizione parte degli ambienti della vecchia Casa di Riposo dopo averli imbiancati e avervi sistemato al-

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cuni tavoli con sedie. (Gli ospiti avevano trovato più idonea sistemazione nei locali dell’ex Ospedale).Il tutto si rilevò subito insufficiente per l’alta partecipazione degli anziani. Il Circolo ha promosso e organizzato conferenze scientifiche, corsi di educazione sanitaria e motoria, gare del gioco delle bocce, danze e musica in occasioni di feste particolari e corsi su “Le stagioni della vita raccontate dai nonni”.Rilevanti sono stati gli investimenti compiuti dal Circolo nel 1985, per migliorare l’edificio e le adiacenze (giardino, ingresso, tiri per il gioco delle bocce, ecc).I locali dell’ex Ricovero appartengono al Comune. Con delibera della giunta del 16 agosto 1984 sono stati concessi, in uso gratuito,al Circolo Ricreativo aperto Novellarese.

La comunità Novellarese vede in lei una persona particolarmente qualificata nell’am-bito dei servizi socio – sanitari. Signor Pederzoli, come si definirebbe?

Dopo una breve pausa, risponde: “Credo di avere un alto senso del dovere e un innato desi-derio volto a realizzare progetti sentiti, condivisi. Per il lavoro svolto, avverto che la gente mi è vicina: sembra volermi ripagare con tanti ringraziamenti. E questo mi basta”.

E soddisfatto della nuova casa protetta?

Questo, sì.

Centro Socio-Sanitario (particolare).Sede dei Servizi dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia. L’intero complesso di fabbricati è stato costruito dalla ditta ORION soc. coop di Cavriago (Reggio Emilia).

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IL PROGETTO DEL CENTRO SOCIO SANITARIO

Arch. Giorgio Menozzi, responsabile del progetto preliminareArch. Denis Liva, responsabile del progetto esecutivoIng. Patrizia Porretto, progettazione e calcoli strutturali

Nella fase di messa a punto e verifica del progetto esecutivo si sono assunte informazioni presso gli Enti interessati e coinvolti per aver conferma delle previsioni contenute nel pro-getto preliminare che presentava una formula grafica assai dettagliata nella definizione e articolazione degli spazi, al punto di poterlo ritenere quasi un definitivo.

La verifica ha confermato quanto previsto nel progetto preliminare, solo in pochi casi sì è preceduto ad un ulteriore affinamento che ha permesso di mettere a fuoco problematiche più di tipo gestionale ed impiantistico che di carattere edilizio.

In sintesi l’edificio presenta una sagoma a corona circolare con 67,60 mt di diametro ester-no con alcune appendici protese all’esterno costituite da corpi di fabbrica. L’insieme del complesso fabbricato si sviluppa su uno o due piani fuori terra, con la presenza di un piano interrato sottostante l’intera sagoma edificata.

Le funzioni presenti sono state così confermate:

1 La Casa Protetta: occupa la superficie dell’intero anello al piano terra e una porzione dell’anello al piano primo nella parte compresa tra le due scale (corrisponde al fronte su via Costituzione).

2 Il Centro Diurno: occupa un punto di fabbrica ad un piano che si incunea nell’anello, po-sizionato in tangenza esterna, il cui asse centrale si protende da sud-ovest a nord-est. Il Centro Diurno è collegato alla cabina Enel tramite una grande pensilina che ne protegge l’ingresso.

3 La sede A.USL.: Si sviluppa su due livelli fuori terra ed uno interrato ( destinato ad auto-rimessa, locali tecnici ed archivi ) in una palazzina rettangolare, tangente all’anello ortogo-nalmente al raggio sud.

4 La sede A.R.P.A è collocata al piano primo dell’anello tra i raggi est e sud, ha accesso da un vano scala autonomo esterno all’anello.

5 Gli uffici del Servizio Sociale: sono collocati al piano primo dell’anello tra i raggi est e nord, anno accesso dallo stesso vano scala della sede A.R.P.A.

6. L’area destinata a lavanderia: rappresenta una piccola appendice ad un solo piano che si stacca dall’anello sul raggio sud-ovest.

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7 Autorimessa della casa protetta: è collocata al piano interrato in tangenza al lato nord della palazzina a A.USL ed utilizza la sua stessa rampa carrabile d’accesso.

8 Il piano interrato: La parte corrispondente all’anello è interamente destinata agli impianti, è accessibile solo per manutenzioni, è praticamente una intercapedine tecnologica.

Passiamo ora all’esame dettagliato delle principali funzioni previste nel progetto esecutivo.

Casa Protetta

La casa protetta ha una recettività di 60 ospiti, collocati tutti al piano terra del corpo di fabbrica circolare, dove trovano posto anche la maggior parte degli spazi utilizzabili dagli anziani.

La struttura è suddivisibile in macro spazi, la zona giorno e la zona notte.

La casa protetta presenta una sostanziale simmetria, con l’ingresso principale al centro del fronte nord, affacciato su via Costituzione, lateralmente all’ingresso principale si aprono altri due accessi secondari di servizio ; quello ad ovest è riservato al personale, alla cucina e alla dispensa ; mentre quello ad est è destinato al Centro Diurno.

L’organizzazione interna degli ambienti, prevede sul fronte dell’ingresso gli spazi giorno ad uso collettivo, ad est e ovest le due ali della zona notte (suddivisa in due nuclei da 30 posti) che si ricongiungono tramite un locale soggiorno di uso comune a tutti gli ospiti.I 60 posti letto della zona notte sono stati suddivisi in 2 nuclei da 30, a loro volta suddivisi in due sottogruppi da 15 posti interponendo gli spazi destinati all’assistenza. Questa im-postazione si dimostra compatibile con diversi modelli gestionali, intesi sia come modello organizzativo sia come raggruppamento di patologie specifiche che necessitino di particolari controlli.

In diretto contatto con l’ingresso, affacciato sul fronte interno del fabbricato, si trova il sog-giorno collettivo, utilizzabile polifunzionalmente, che ha ai lati le due sale da pranzo, una per ogni nucleo abitativo; nei punti di confine tra le due funzioni sono presenti due bagni accessibili.

Sul fronte esterno, ai lati dell’ingresso, sono presenti: ad ovest gli spazi riservati alla prepa-razione e alla conservazione degli alimenti (cucina, lavaggio stoviglie e dispensa); ad est la reception e la guardiola del personale.

Le camere doppie dispongono di un bagno accessibile ad uso esclusivo con accesso diret-tamente dalla camera; le camere singole dispongono di un bagno condiviso tra due camere; l’ingresso al bagno avviene da un vano comune che funge anche da guardaroba.

La presenza di due cerniere, costituite da un grande ambiente di soggiorno, sul lato nord e

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da un altro soggiorno minore sul lato sud, soddisfa la doverosa suddivisione degli ospiti in piccoli gruppi, ma garantisce anche al personale di assistenza percorsi più brevi per le ne-cessità di spostamento.

Gli ospiti troveranno al piano superiore: l’atelier, la palestra per le attività riabilitative col proprio deposito per le attrezzature, e l’ambulatorio per visite mediche.

I restanti spazi del piano sono riservati al personale addetto, essi sono: gli spogliatoi (sud-divisi tra maschi e femmine e per funzione degli addetti, personale di assistenza, operatori di cucina, addetti alle pulizie), i vari depositi dei materiali di consumo e una sala riunioni.La casa protetta dispone di aree esterne di differente significato; un grande cortile circolare racchiuso dal fabbricato e il terreno circostante all’edificio.

Verde alberato con ampi percorsi accessibili alle carrozzelle e attrezzati con sedute caratte-rizzano il cortile interno, che di fatto è la vera area esterna, utilizzabile come estensione del fabbricato all’aperto nella stagione favorevole.

La presenza di una quinta muraria contribuisce alla creazione di un microclima e la prote-zione dalle correnti d’ aria.

Sede A.USL

Il progetto esecutivo riconferma l’edificio a pianta rettangolare del progetto preliminare, mantiene la sua collocazione a sud della casa protetta, impostato su tre livelli, di cui il primo interrato è destinato essenzialmente alle funzioni di autorimessa, centrale termica, deposti e archivi.

La palazzina è servita su fronti est ed ovest da una viabilità carrabile e da parcheggi ; ad est il proseguimento di via Gronchi con parcheggi pubblici su ambo i lati, a ovest parcheggi riservati al personale da cui si accede anche al piano interrato.

Al piano terra, oltre ai due vani scala con ascensore idraulico e atrio d’ingresso, posizionati alle estremità opposte all’asse longitudinale, trovano posto le seguenti funzioni:

- Servizio di radiologia con spogliatoio, locali di deposito sporco e pulito;- Servizio C.U.P. e S.A.U.B.- Una sala d’attesa ;- Servizio di fisioterapia riabilitativa, con spogliatoi, palestra e ambulatorio;- Ambulatorio di logopedia ;- Spogliatoi con servizi igienici per il personale impiegato;- Bagni accessibili con antibagno per i pazienti;- Il centro socio riabilitativo diurno per dieci disabili con area esterna riservata e recintata.

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Sul lato est un percorso interno mette in relazione il servizio di radiologia, il servizio C.U.P. S.A.U.B. e il servizio di fisioterapia riabilitativa, mentre il centro socio riabilitativo diurno ha accesso indipendente dal lato ovest della palazzina.

Rispetto al progetto preliminare sono state introdotte alcune modifiche migliorative desunte da verifiche compiute con il contributo del personale addetto.

Al piano primo del corpo principale di fabbrica il progetto destina una superficie pari a circa un quarto dell’intera corona circolare ad uffici e ambulatori per il servizio sociale e per la sede A.R.P.A.

Sede uffici comunali del servizio sociale.

I locali del servizio sociale hanno l’accesso autonomo da un vano scala, con ascensore idrau-lico, posizionato a sud-est rispetto alla Casa Protetta.Lungo un percorso centrale sono distribuiti un ufficio “open space” per due operatori, con antistante una sala d’attesa, un ufficio chiuso per due operatori, una sala riunioni per il per-sonale, un ufficio per il presidente, un ufficio per il direttore con funzione di sala riunioni del consiglio, uno spogliatoio con bagno per il personale femminile (il personale maschile verrà indirizzato allo spogliatoio omologo della Casa Protetta), i servizi igienici per il pubblico e l’archivio.Il corridoio, al lato opposto dell’ingresso, è comunicante con la Casa Protetta tramite il suo vano scala che funge anche da via di fuga in caso di emergenza.

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Sede A.R.P.A.

La sede A.R.P.A. ha l’accesso dal medesimo vano scala che disimpegna il Servizio Sociale, si articola in modo simmetrico.All’ingresso sono previsti una reception-segreteria ed una sala riunioni con possibilità di accesso direttamente dal vano scala, seguono quattro uffici con due posti lavoro e due uffici con posto individuale, un locale preparazione campioni, un locale per la cancelleria e la fo-tocopiatrice, i servizi igienici ed un locale per l’archivio.

Aree Esterne

La sistemazione delle aree di pertinenza prevede la realizzazione di due tipi di parcheggi; lungo il lato est del lotto di pertinenza sono collocati i parcheggi di uso pubblico con 56 posti auto; lungo il lato ovest sono collocati i parcheggi riservati al personale operante nel complesso con 26 posti auto, cui vanno aggiunti quelli disponibili in autorimessa al piano interrato.

Tolta la viabilità carrabile, ciclo-pedonale e il piazzale di manovra per i rifornimenti e la ge-stione dei rifiuti, tutta la restante area è sistemata a verde alberato e recintato a disposizione degli ospiti.

L’area esterna al fabbricato circolare ha una funzione coreografica e di cintura protettiva verso gli agenti disturbanti esterni; l’area interna è quella destinata all’uso effettivo da parte degli ospiti, la disponibilità di percorsi e spazi pavimentati, la protezione dai venti costituita dal prospetto interno dell’edificio, la considerevole dimensione e la particolare cura nella scelta delle essenze arboree la rendono particolarmente adatta ad una utenza bisognosa di tutela.

L’area collocata a sud del Centro Diurno Riabilitativo verrà sistemata a verde piantumata e recintata per uso esclusivo in sicurezza da parte degli ospiti.

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