Da san Francesco la gioia di con div er a f · 2020. 6. 15. · sempre più f ort ecn az id lum h -...

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N ell’imminenza della festa di san Francesco di Assisi e alla conclusione dell’VIII Centenario di fondazione delle Sorelle Povere di santa Chiara, mi nasce spontanea una parola di condivisione per quanti guardano a noi frati minori con stima e ci ono- rano della loro amicizia. Ecco, dentro a questo mondo in forte e continuo cambiamento, anche noi, per essere in grado di of- frire il Vangelo in modo comprensi- bile, preghiamo e riflettiamo per comprendere quanto è vitale delle nostre abitudini ed espressioni e quanto invece è da lasciare perché è arrivato al capolinea. Non vogliamo chiudere la fede nel Dio che salva in spazi e tempi solo religiosi, la vorremmo aprire e portarla in ogni respiro della vita. Per tutti i cristiani il professare la fede non è solo dire il Credo quando si è a Messa, ma viverlo nelle circostanze del quotidiano. Secondo l’esperienza di san Francesco, affinché l’appartenenza a Gesù sia capace di rin- novare il mondo personale e quello comunitario, si deve uscire e andare lungo le strade. La strada evoca spazi aperti e percorribili, dove possiamo avvicinare l’altro e lui può farsi vicino a noi, dove si incrociano sguardi, parole, timori, spe- ranze, diffidenze e nuove amicizie. Ogni strada è impreve- dibile: occorre determinazione e pazienza nel camminare e al tempo stesso la volontà di comprendere quanti si incon- trano, di guardarli con gli occhi di Gesù, di riconoscerne sen- timenti e valori, di rimanere insieme a loro soprattutto nei momenti di crisi e di smarrimento. Ci si può chiedere se sia possibile vivere tutto ciò con degli sconosciuti se prima non ci si allena a farlo tra di noi cristiani e tra di noi frati. Emerge allora quanto sia preziosa l’esperienza fatta con le persone al margine per superare, all’interno delle nostre co- munità, campanilismi, presunzioni e pregiudizi. L’accettarsi come mendicanti di senso ci facilita l’incontro e l’accoglienza dell’altro. Di fronte al cambiamento di vita che ha portato ad una sempre più forte contrazione del numero di coloro che chie- dono di sperimentare la nostra vita religiosa e francescana, noi frati del Nord Italia stiamo passando dall’interesse per la sopravvivenza delle strutture, che hanno caratterizzato il nostro passato, al riconoscimento che la memoria di san Francesco chiede di essere reinterpretata, in quanto la gente è altrove da dove noi l’aspettiamo. Ci siamo messi alla ri- cerca e abbiamo convenuto che è opportuno unificare le nostre forze dando vita, dalle attuali sei Pro- vince religiose - tante sono quelle che esistono sul nostro territorio dalla fine del secondo conflitto mondiale - ad una sola entità. Un processo che ha già interessato e che interpella gli Istituti religiosi in altri paesi d’Europa. Non si può negare che davanti ad un cambiamento così radicale, il clima che a volte si respira tra noi è un misto di turbamento e di paura, talvolta di delusione. Tutto è umanamente comprensibile di fronte all’insicurezza del futuro. E tuttavia siamo nella con- dizione di essere dei chiamati a riparare la Chiesa come Francesco, infatti le vecchie Province non muoiono, ma vi- vranno del dono della vita in unità con le altre cinque la no- vità che lo Spirito ci dona. Sono tra coloro che riconoscono in questo un segno dei tempi e cercano di affrettarne il pro- cesso: il Signore rimane sempre il protagonista delle opere di quanti si affidano a Lui e lo è in modo creativo. Chi avrebbe potuto immaginare un anno fa un Papa che si im- ponesse il nome di Francesco e come tale sfidasse tutti, in particolare noi francescani, all’incontro autentico con il Si- gnore Gesù? Poi, se guardo ai doni con i quali il Signore con- tinuamente ci rinnova, noi frati per primi, mi accorgo della vicinanza di sorelle che condividono con noi la grazia del me- desimo sentire il Vangelo, sono le Sorelle Povere di santa Chiara. È risaputo che Dio rende infinitamente grande ciò che non è visibile allo sguardo mondano, così rende l’anima fedele il luogo della sua presenza, uno spazio di comunione con la creatura che risponde in pieno al suo amore, che a sua volta diviene un ponte di riavvicinamento e luogo di ricon- ciliazione per gli altri. Le Clarisse non sono solo donne che pregano, esse animano la Chiesa e l’Ordine francescano ad essere missione: in forza dello Spirito, infatti, sono ancora oggi come un grembo materno dove si incontrano e stanno insieme il divino e l’umano. Questo è quanto sta nel segreto, nel profondo della vi- cenda di noi frati, dei missionari su tante strade del mondo. Rende possibile confermare quel “io voglio” contenuto come in bocciolo nel battesimo e ripetuto ogni giorno nella rispo- sta di fede al Signore Gesù, Crocifisso e Risorto. fr. Guido Ravaglia Da san Francesco la gioia di condividere la fede Notiziario di informazione delle Missioni Francescane della Provincia Minoritica di Cristo Re dei Frati Minori dell’Emilia con commento ai fatti del giorno Pia Opera Fratini e Missioni • Via dell’Osservanza, 88 - 40136 Bologna Tel. 051.58.03.56 • Fax 051.644.81.60 Internet: www.missioni.fratiminorier.it • E-mail: [email protected] Anno LXXXIX - Nuova Serie - Anno LIV Poste Italiane S.p.A. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CN/BO PROMOZIONE NO PROFIT

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  • Nell’imminenza della festadi san Francesco di Assisie alla conclusione dell’VIIICentenario di fondazionedelle Sorelle Povere di santa Chiara,mi nasce spontanea una parola dicondivisione per quanti guardano anoi frati minori con stima e ci ono-rano della loro amicizia.Ecco, dentro a questo mondo in

    forte e continuo cambiamento,anche noi, per essere in grado di of-frire il Vangelo in modo comprensi-bile, preghiamo e riflettiamo percomprendere quanto è vitale dellenostre abitudini ed espressioni equanto invece è da lasciare perché è arrivato al capolinea.Non vogliamo chiudere la fede nel Dio che salva in spazi

    e tempi solo religiosi, la vorremmo aprire e portarla in ognirespiro della vita. Per tutti i cristiani il professare la fedenon è solo dire il Credo quando si è a Messa, ma viverlo nellecircostanze del quotidiano. Secondo l’esperienza di sanFrancesco, affinché l’appartenenza a Gesù sia capace di rin-novare il mondo personale e quello comunitario, si deveuscire e andare lungo le strade. La strada evoca spazi apertie percorribili, dove possiamo avvicinare l’altro e lui può farsivicino a noi, dove si incrociano sguardi, parole, timori, spe-ranze, diffidenze e nuove amicizie. Ogni strada è impreve-dibile: occorre determinazione e pazienza nel camminare eal tempo stesso la volontà di comprendere quanti si incon-trano, di guardarli con gli occhi di Gesù, di riconoscerne sen-timenti e valori, di rimanere insieme a loro soprattutto neimomenti di crisi e di smarrimento. Ci si può chiedere se siapossibile vivere tutto ciò con degli sconosciuti se prima nonci si allena a farlo tra di noi cristiani e tra di noi frati.Emerge allora quanto sia preziosa l’esperienza fatta con lepersone al margine per superare, all’interno delle nostre co-munità, campanilismi, presunzioni e pregiudizi. L’accettarsicome mendicanti di senso ci facilita l’incontro e l’accoglienzadell’altro.Di fronte al cambiamento di vita che ha portato ad una

    sempre più forte contrazione del numero di coloro che chie-dono di sperimentare la nostra vita religiosa e francescana,noi frati del Nord Italia stiamo passando dall’interesse perla sopravvivenza delle strutture, che hanno caratterizzatoil nostro passato, al riconoscimento che la memoria di sanFrancesco chiede di essere reinterpretata, in quanto la genteè altrove da dove noi l’aspettiamo. Ci siamo messi alla ri-

    cerca e abbiamo convenuto che èopportuno unificare le nostre forzedando vita, dalle attuali sei Pro-vince religiose - tante sono quelleche esistono sul nostro territoriodalla fine del secondo conflittomondiale - ad una sola entità. Unprocesso che ha già interessato eche interpella gli Istituti religiosi inaltri paesi d’Europa.Non si può negare che davanti

    ad un cambiamento così radicale, ilclima che a volte si respira tra noiè un misto di turbamento e dipaura, talvolta di delusione. Tuttoè umanamente comprensibile di

    fronte all’insicurezza del futuro. E tuttavia siamo nella con-dizione di essere dei chiamati a riparare la Chiesa comeFrancesco, infatti le vecchie Province non muoiono, ma vi-vranno del dono della vita in unità con le altre cinque la no-vità che lo Spirito ci dona. Sono tra coloro che riconosconoin questo un segno dei tempi e cercano di affrettarne il pro-cesso: il Signore rimane sempre il protagonista delle operedi quanti si affidano a Lui e lo è in modo creativo. Chiavrebbe potuto immaginare un anno fa un Papa che si im-ponesse il nome di Francesco e come tale sfidasse tutti, inparticolare noi francescani, all’incontro autentico con il Si-gnore Gesù? Poi, se guardo ai doni con i quali il Signore con-tinuamente ci rinnova, noi frati per primi, mi accorgo dellavicinanza di sorelle che condividono con noi la grazia del me-desimo sentire il Vangelo, sono le Sorelle Povere di santaChiara. È risaputo che Dio rende infinitamente grande ciòche non è visibile allo sguardo mondano, così rende l’animafedele il luogo della sua presenza, uno spazio di comunionecon la creatura che risponde in pieno al suo amore, che a suavolta diviene un ponte di riavvicinamento e luogo di ricon-ciliazione per gli altri. Le Clarisse non sono solo donne chepregano, esse animano la Chiesa e l’Ordine francescano adessere missione: in forza dello Spirito, infatti, sono ancoraoggi come un grembo materno dove si incontrano e stannoinsieme il divino e l’umano. Questo è quanto sta nel segreto, nel profondo della vi-

    cenda di noi frati, dei missionari su tante strade del mondo.Rende possibile confermare quel “io voglio” contenuto comein bocciolo nel battesimo e ripetuto ogni giorno nella rispo-sta di fede al Signore Gesù, Crocifisso e Risorto.

    fr. Guido Ravaglia

    Da san Francesco la gioia di condividere la fede

    Notiziario di informazione delle Missioni Francescane della Provincia Minoritica di Cristo Re dei Frati Minori dell’Emilia con commento ai fatti del giornoPia Opera Fratini e Missioni • Via dell’Osservanza, 88 - 40136 BolognaTel. 051.58.03.56 • Fax 051.644.81.60Internet: www.missioni.fratiminorier.it • E-mail: [email protected] LXXXIX - Nuova Serie - Anno LIVPoste Italiane S.p.A. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CN/BO

    PROMOZIONE NO PROFIT

  • Primavera di Vita Serafica - 2

    Il 15 giugno 2013 a Carpi, con la ce-rimonia ufficiale della Beatifica-zione presieduta dal Card. Amato,Prefetto della Congregazione delleCause dei Santi, si è felicemente con-cluso il processo di beatificazione diOdoardo Focherini, un cammino ini-ziato nel lontano 1996.

    Ma chi era Odoardo Focherini? Eperché lo ricordiamo proprio qui, suPrimavera? Nato a Carpi, in provinciadi Modena, il 6 giugno 1907, Focheriniproviene in realtà da una famiglia diorigini trentine. La sua crescita ènella realtà ecclesiale locale dove siimpegna in varie associazioni, in par-ticolare nell’Azione Cattolica di cui di-viene anche Presidente diocesano. Poi,nel 1930, il grande richiamo del-l’amore e della famiglia lo conduconoa sposarsi con Maria Marchesi. Da lei,fra il 1931 e il 1943, avrà sette figli.Nel 1934 viene assunto dalla SocietàCattolica di Assicurazione di Veronadove arriva a coprire il ruolo di ispet-tore per Modena, Bologna, Verona ePordenone.Ma, ed ecco il motivo per il quale

    ospitiamo un suo ricordo sulle paginedi Primavera, il suo destino era il gior-nalismo. Diremo di più, la strada chesenza mai deviare ha intrapreso e per-corso era quella che riuniva, in un solosentiero, la sua fede cristiana con lapassione per l’informazione e lastampa.La possibilità, in buona sostanza, di

    fornire notizie e di farlo con una co-scienza cattolica vivace e mai intorpi-dita.Nel 1924, a 17 anni, in collabora-

    zione con Zeno Saltini, fonda L’Aspi-rante, la prima testata cattolica inItalia dedicata espressamente ai ra-gazzi che nel 1928, grazie alla Pia So-cietà San Paolo, diventerà giornalenazionale. Da quel giorno in avanti lasua firma apparirà anche su Cuor digiovane, L’Operaio Cattolico, e nel

    La missione di un giusto:

    Beato Odoardo Focherini1927 diventa corrispondente locale peril quotidiano bolognese L’Avvenire d’Ita-lia (oggi L’Avvenire) e per L’OsservatoreRomano. Nel 1939 diventa consiglieremandatario, cioè Amministratore Dele-gato, de L’Avvenire d’Italia. Queste sono alcune delle date e dei

    passaggi chiave nella carriera e nellamaturazione umana e profes-sionale di Focherini, una car-riera che parla per lui e chevogliamo ricordare con quellatematica che forse è stata lasua più grande “sfida” comeuomo di fede e, sotto certiaspetti (quelli legati all’amoreper la verità e la necessità di ri-pristinare una situazione digiustizia), anche come giornali-sta. Nel 1942 inizia l’attività afavore degli ebrei che si inten-sifica ulteriormente dopo l’8settembre 1943.

    “Una casa e il pane noi ce lo ab-biamo, loro no”, con queste parole la mo-glie Maria diede il suo consenso edappoggio alla scelta del marito di sal-vare gli ebrei perseguitati dalla depor-tazione grazie ad una fitta rete dicontatti al fine di farli scappare in Sviz-zera clandestinamente. In pochi mesiFocherini ne salverà oltre un centinaio.L’11 marzo 1944 però, la sua vita avràuna svolta dolorosa; viene arrestatoall’ospedale di Carpi mentre cerca di or-ganizzare la fuga di Enrico Donati, ul-timo ebreo che riesce a far fuggire. Saràl’inizio della fine.Portato dal reggente del fascio di

    Carpi alla questura di Modena viene re-cluso nel Carcere di San Giovanni inMonte a Bologna. Interrogato una solavolta, senza alcun processo, il 5 luglio ètrasferito al Campo di concentramentodi Fossoli (frazione di Carpi) e il 5 ago-sto a quello di Gries (Bolzano). Il 7 set-tembre è deportato in Germania nelcampo di Flossenbürg e poi nel sotto-campo di Hersbruck. Muore il 27 dicem-bre 1944 nell’infermeria del Campo, acausa di una setticemia per una feritanon curata alla gamba.Perché dunque, un uomo, come di-

    remmo noi occidentali moderni (confon-dendo il benessere con il ben vivere),“che poteva avere tutto” non se ne èstato fuori dai guai, ed ha sacrificato lapropria stessa vita?Saranno le sue stesse parole a darci

    la risposta: “Se tu avessi visto, come hovisto io in questo carcere, cosa fanno pa-tire agli ebrei, non rimpiangeresti senon di non averne salvati in numeromaggiore”. È quanto dichiarato da Fo-

    cherini in carcere a Bologna al cognatoBruno Marchesi, fratello della moglieMaria, che gli domandava se avesseavuto dei ripensamenti rispetto aquanto operato in favore degli ebrei.Diversi sono i riconoscimenti dedi-

    cati alla memoria di Odoardo Foche-rini. Tra questi la Medaglia d’Oro dellaRepubblica Italiana al Merito Civile,consegnata dal Presidente Giorgio Na-politano nel 2007 alla primogenitaOlga, il titolo di “Giusto fra le Nazioni”nel 1969 (l’onorificenza più alta che loStato di Israele riconosce ai non-ebrei),la Medaglia d’Oro della ComunitàIsraelitica di Milano nel 1955.E da qualche mese, anche noi tutti

    che proviamo, ognuno con le propriepossibilità e capacità, a fare informa-zione, abbiamo un nuovo Beato al cuiesempio guardare senza mai smetteredi sperare; il suo nome è Odoardo Fo-cherini.

    c. g.

    Come Centro Missionario saremo presenti al

    FESTIVAL FRANCESCANO che si terrà a Rimini

    il 27, 28, 29 settembre 2013. P. Kevin, del Congo-Brazzaville,

    presenterà una nuova pubblicazione.

    Chi volesse avere maggiori informazioni

    sul programma, i protagonisti e le novità di questa quinta

    edizione dal tema “In cammino”può visitare il sito internet:www.festivalfrancescano.it

  • Primavera di Vita Serafica - 3

    Congo-Brazzaville

    E. e M. non sono figure nuove alcentro. Certo di tempo ne è passato daquando sono andati via per vari mo-tivi, varie scelte. Scelte che ciascunodi noi fa durante la vita e che poi con-dizionano inevitabilmente il resto del-l’esistenza.Li guardavo mentre mi avvicinavo

    alla paillotte, luogo dove accogliamogli ospiti, addormentati dalla faticaforse affrontata per arrivare fin lì,magari a piedi: una passeggiata dinon meno di 25 chilometri, tanti, so-prattutto per chi non ha il pranzo as-sicurato.Dopo un colloquio non molto lungo

    con ciascuno di loro, abbiamo prepa-rato un posto per dormire, in “acco-glienza temporanea”... Li osserviamo,poi vedremo cosa potremo fare perloro. Hanno ormai superato (anche sedi poco) la maggiore età, per loro sarànecessario un altro approccio... An-diamo avanti e vediamo: il Signore cifarà capire. Intanto E. ha cominciatoa frequentare un meccanico e sta im-parando mentre M. ha cominciato alavorare con un muratore di nostraconoscenza. Ieri si lamentava dicendoche il muratore gli chiede di portarecarichi troppo pesanti per lui nellacarriola e per questo non voleva con-tinuare a stare con lui. Gli ho detto:«Sei appena arrivato, hai chiestoaiuto. Te lo posso dare ma come dicoio, non come dici tu. Scegli: o la car-riola o la porta». Ha fatto un grandesorriso, ha ripreso la carriola ed è tor-nato dal maestro muratore…“Mezzi”... non facciamo che tentare

    di dare dei mezzi affinché un ragazzodi strada possa un giorno prendere inmano la propria vita. Già, perché nonsiamo noi a dover prendere in mano

    la loro vita, ma a dareloro la possibilità di farlo(se ne hanno la voglia).A un ragazzo (C.), che a

    breve comincerà unostage lavorativo in unaazienda e che mi chiedevail biglietto del pullmanper fare ogni mattina trechilometri (andata, ealtri tre al ritorno), hodetto: «Guarda che oggitu mi chiedi 500 franchial giorno per gli sposta-menti, e oggi - le possibi-lità ci sono, per ora - tene potrei dare anche

    5.000. Ma io credo che non sia forma-tivo per te. Se vuoi riuscire, devi met-terci del tuo, sempre di più, anche a

    Impegno e preghiera

    costo di sacrifici. Il risultato ottenutosarà più bello e soprattutto più “tuo”.Ci sono tante persone che hannochiesto mezzi, continuamente, perfare questo o quello, ma alla fine nonhanno saputo usarli o forse, meglio,non hanno saputo usare che i mezzidegli altri, e quando questi sono fi-niti, non sono riusciti a fare piùniente e hanno fallito». Il ragazzo miha guardato per un po’ e poi mi hadetto: «Hai ragione, è meglio che mialzi presto al mattino e che vada apiedi...».Non so se veramente ha colto il

    senso di ciò che gli dicevo, comunqueè bene che cominci a farlo.Intanto non mancano le visite:

    oggi, nel pomeriggio, una donna è ve-nuta a parlarmi. Con lei un ragaz-zino di 15 anni e una ragazzina di 12,suoi figli. Conosco la signora, abitanel nostro quartiere e conosco ancheil ragazzino. Qui nel quartiere lo co-noscono tutti perché il ragazzo ha un

    leggero ritardo, comunica poco e malecon gli altri, muove continuamente latesta facendola dondolare a destra ea sinistra e ha una grossa pancia.Qualche mese fa il papà è morto in se-guito a problemi di salute di cui forseil ragazzo porta con sé l’eredità. Nelquartiere è conosciuto come “Zembe”,una parola che significa “qualcunoche ha uno sguardo fisso e cattivo, chenon si cura di nessuno, che ha unaspetto che incute timore...”, ma in re-altà tutti gli vogliono bene e quandochiede qualcosa da mangiare trovasempre qualcuno disposto a dar-gliene.La signora è venuta a parlarmi di-

    cendo che ha bisogno di aiuto, per suofiglio, giustamente. Io gli chiedo inche modo posso aiutarla e lei mi dice:

    «Padre, preghi per mio fi-glio. Non riesce a starefermo, deve continuamentecamminare e io non so doveva e ho paura perché lestrade sono piene di camione lui rischia di essere inve-stito...». Io le dico: «D’ac-cordo, pregherò per lui, mavoi avete provato a portarloin ospedale per saperequale è il suo problema?».Mi dice: «Sì, siamo stati inuna clinica (del quartiere)...Chiedevano sempre soldi eio non ne ho, soprattutto

    dopo la morte di mio marito, ma inuna clinica più piccola mi hanno dettoche è meglio se affido il ragazzo allepreghiere di un sacerdote, può darsiche guarisca...».Avendo adesso un quadro più pre-

    ciso posso fare qualche passo, soprat-tutto visto che lei non mi ha chiestosoldi. Così ho invitato la donna a re-carsi presso un dottore che io conoscoper cominciare a fare dei test per ca-pire quale è il problema del ragazzo epoi vedremo come seguirlo.L’appuntamento è per domani po-

    meriggio alle 14. Grazie a Dio, la“cassa di Elia” ci permette di farfronte anche a situazioni del genere.Speriamo bene!Intanto il nostro piccolo A. ha rico-

    minciato una nuova serie di chemio-terapia (in ritardo a causa di unamalaria che aveva contratto in questigiorni) e aspettiamo che finisca pervedere come e dove (e quando) comin-ciare la radioterapia.

  • Primavera di Vita Serafica - 4

    piccoli progetti È nell’amore che scopriamo di essereal servizio gli uni degli altri.Chiediamo un aiuto per potercontinuare a contribuire aquesta “cassa speciale” chepermette a fr. Adolfo Marmo-rino e agli altri frati che si oc-cupano dei ragazzi di strada,accolti nel Centro p. AngeloRedaelli di Makabandilu, ditendere una mano anche aitanti che ogni giorno bussanoalla loro porta per casi d’ur-genza. Si può partecipare con

    un “gettone” da 10,00 Euro o con qualsiasi altra of-ferta, secondo le possibilità.

    Nella Missione di PapuaNuova Guinea c’è sempregrande necessità di medi-cine per curare la lebbra ealtre malattie molto diffusecome la malaria, la tinia im-bricata (una grave affezionedella pelle che colpisce tantibambini), le bronchiti. Lasomma di Euro 50,00 sa-rebbe un aiuto significativoper molti ammalati troppopoveri per potersi compe-rare le medicine.

    È venuta a trovarmi mia ni-pote Francesca: riabbracciareuna persona cara in un posto cosìlontano è una grande gioia!

    29 • Contributo medicine 92 • La cassa di Elia - Congo Brazzaville

    Conto corrente bancarioIBAN: IT 88 Y 02008 02452 000010623957intestato a Pia Opera Fratini e Missioni

    presso UniCredit Banca

    È possibile effettuare una donazione direttamente anche dal nostro sito internet:

    www.missioni.fratiminorier.it

    Flash da p. Gianni

    Mettiamo tutto questo nella pre-ghiera al Signore. Io so che il mondoè pieno di malati e di situazionianche peggiori di queste. Accanto allealtre situazioni per cui preghiamomettiamo anche queste. E lasciamoche il Signore accolga come Lui vuolee per i misteriosi disegni che Lui soloconosce le nostre richieste.A volte sembra che le preghiere

    non siano ascoltate. A volte ci chie-diamo perché in alcuni casi il Signoreinterviene e non in altri... Lasciamoche Egli faccia il suo lavoro, noi fac-ciamo il nostro. A noi è chiesto di pre-gare e di impegnarci. Facciamolo, elasciamo che il risultato sia nelle suemani, che, comunque vada, sarà sem-pre per il bene. Anche quando nonriusciamo a comprenderlo.

    fr. Adolfo Marmorino

    PaPUa nUova gUinea

    Sono nel villaggio di Sabig, inoccasione della partenza della Bib-bia dal Vicariato di Lumi a quellodi Nuku. Fango, monti, arrampi-cate... ma la moto arrivata dall’Ita-lia è potente, mi sembra di avere leali sotto i piedi!

    La primacroce

    portatadai

    missionari 66 anni fanella mia parrocchia di Fatima.

    Grazie a tutti per gli auguri (dicompleanno, il 12 luglio, ndr), miavete intasato internet, ma libe-rato il cuore...

  • Primavera di Vita Serafica - 5

    Il desiderio di condividere la gioiadi partire insieme ad altri per cono-scere donne e uomini di altre culture econtinenti, nella speranza che l’ur-genza di trasmettere il Vangelo cam-mini più veloce di noi, ha portato noifrati a proporre un breve percorso dimissionarietà rivolto ai laici: tre finesettimana a cui hanno partecipato unaventina di persone provenienti da cittàe paesi del Nord Italia, con età, staticivili e professioni diverse, tutti inte-ressati ad esperienze missionarie eorientati a sostenere progetti di aiuto.Quest’anno i partecipanti si sonoorientati verso il Perù, dove sono pre-senti i frati del Trentino, e verso il Bu-rundi, dove operano quelli dellaLiguria. Riportiamo le emozioni diviaggio e le riflessioni di Laura e Mo-nica che hanno condiviso le settimanedelle loro ferie con i bambini di un sob-borgo di Lima, capitale del Perù.Nei prossimi numeri ci ripromet-

    tiamo di pubblicare altre testimo-nianze.

    Torino, 14 luglio 2013

    Ciao amici,la partenza per il Perù è quasi arri-

    vata, martedì per me e Monica è ilgrande giorno! Siamo agitate e nellostesso tempo non vediamo l’ora di es-sere già a Lima. Stiamo provandotante sensazioni, dall’ansia all’emo-zione di vivere questa esperienza.La mia forza è pensare che c’è Qual-

    cuno di più grande che mi guida e misostiene nel mio cammino e sono certache ci sarà anche in questa mia nuovaavventura!Un abbraccio affettuoso da me e da

    Monica. Pensateci... E appena saràpossibile vi manderemo notizie.

    Laura e Monica

    Lima, 19 luglio 2013

    Qui tutto benone, a casa del padresi sta molto bene, sono tutti molto gen-tili, da lunedì si incomincia a lavorare!Questa mattina siamo andate a ve-

    dere dove faremo servizio. Monicaandrà alla collina del Pino al mattinoe riordinerà una biblioteca, mentre alpomeriggio starà con i ragazzi. Io in-vece andrò ad aiutare una maestra discuola materna e nell’ultima setti-mana dovrò sostituirla perché sarà inferie, ci sarà da ridere!La città è un caos, milioni di mac-

    chine e molte contraddizioni, immagi-nate una città circondata da colline

    con baracche una sopra l’altra. È vera-mente un altro mondo!Ci sentiamo presto, bacioni

    Laura

    Perù

    Anche Monica fa servizio in unascuola, al Pino, molto più povera e illuogo è veramente triste, un ex depo-sito di acqua, con pochissima luce e inpiù cucinano, tutto nello stesso spazio.Al pomeriggio andiamo insieme in unabiblioteca ed accogliamo i bambini delquartiere, qui è molto divertente per-ché riusciamo a gestire tutto da sole ei bambini ormai si sono affezionati!Le suore che ci ospitano sono molto

    carine, immaginavo tanta povertà, mavederla dal vivo fa tutto un altro ef-fetto.Lo scorso fine settimana abbiamo

    fatto due giorni di tour a Cusco e alMachu Picchu, con pulmino sganghe-rato e passeggiata a piedi di 10 chilo-metri. La cosa che mi lascia piùconfusa è passare da una realtà all’al-

    Perù, Lima – Monica e Lauracon mons. Adriano Tomasi(padre Pachi) e le suore che le hanno ospitate.

    Perù, Lima – Laura con i bambini che ha accudito.

    Lima, 31 luglio 2013

    Hola, todo bien!Le giornate trascorrono veloci e

    molto impegnate. Io al mattino vado inuna scuola vicino alla casa delle suoreche ci ospitano, ci sono bambini con si-tuazioni familiari difficili, qui la mag-gior parte delle donne è sola e conalmeno due bimbi. Questa settimanasostituisco la maestra che è in ferie, ibimbi fortunatamente sono pochi per-ché è la settimana di festa nazionale,ormai cantano le mie canzoni in ita-liano ed io imparo lo spagnolo da loro!

    Lima, 3 agosto 2013

    Carissimi,prima di tutto vi posso dire che, no-

    nostante l’inverno veramente rigido,sto bene e posso lavorare sodo.Vi scrivo per darvi notizie dei vo-

    lontari. Giovanni è tornato dalla selvalasciandosi dietro il cuore, tutti gli vo-gliono bene e i frati spagnoli mi rac-contano della sua bontà e buonesempio.Laura e Monica sono veramente

    brave. Laura lavora in un piccolo asiloed è stata provvidenziale perché lamaestra è mancata per una decina digiorni. Lei è rimasta sola, ma è riu-scita a far tutto e bene. A Monica ab-biamo chiesto di andare sulla collina

    Una finestra su uno spicchio di mondo

    del Pino al “tanque” (un vecchio serba-toio per l’acqua dal quale, con alcunilavori, sono stati ricavati gli spazi peruna scuola materna). È una zona trale più pericolose di Lima, così il par-roco le ha assegnato una ragazza chel’accompagni nell’andata e nel ritorno.Le abbiamo chiesto questo sacrificioperché qui siamo in periodo di vacanzae le scuole sono chiuse: aprono soloqueste strutture che accolgono i bam-bini mentre le mamme vanno a lavo-rare, così non rimangono soli. Monicaha accettato con grande generosità.Dopo esservi stata un paio di giorni miha fatto presente alcune cose che se-condo lei si dovevano cambiare, sotto-lineando la mancanza di normeigieniche, che la povera maestra do-

    Lettera del Vescovo Ausiliare di Lima, mons. Adriano Tomasi, più conosciuto col nome di padre Pachi

  • Padre Guido risponde

    Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

    GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI AMICI DI PRIMAVERA DI VITA SERAFICA. Assi cu ria mo la mas-sima riservatezza sugli indirizzi custoditi nei nostri archivi elettronici (come da Dlgs 196/2003). Li uti-lizziamo esclusivamente per inviarvi informazioni missionarie.

    Carissimi p. Guido e sorelle delCentro Missionario,quando vi ricordo (spesso!) mi sob-

    balza il cuore. Come è bello e riposantepassare un po’ di tempo in famiglia!!Dopo 50 anni di vita in Giappone,

    Gesù mi ha fatto la grazia di vivere tremesi in Terra Santa e due settimane inItalia. Veramente “ammirevole è il Si-gnore nelle sue opere!”.Nel Centro della Custodia, accanto

    al grande fratello p. Pierbattista Piz-zaballa, ho sperimentato le tre linee divita che dovranno prolungarsi anchenella mia testimonianza in Giappone,cioè: la comunione fraterna, l’appro-fondimento della preghiera liturgica eun rinnovato coraggioso slancio mis-sionario.L’idea di partire dalla base del con-

    vento di San Salvatore per le visitemirate dentro e subito fuori di Geru-salemme, con brevi permanenze neivari luoghi santi della Galilea e dellaGiudea, si è dimostrata ottimale.Ovunque, attraverso la Parola, le sco-perte archeologiche e la tradizionedella gente del luogo ho potuto udire

    Poste Italiane S.p.A.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CN/BO

    PRIMAVERA DI VITA SERAFICAVIA DELL’OSSERVANZA, 88 - 40136 BOLOGNAP. Guido Ravaglia, redattore e direttore responsabileIn redazione: Cristiano GovernaCon approvazione dell'OrdineAutorizzazione del Tribunale di Bologna n. 2877 del 22-12-1959Registro Naz. Stampa n. 2739 del 01-02-1990Stampa e grafica sab - via San Vitale 20/c - Trebbo di Budrio - BO

    Primavera di Vita Serafica - 6

    tra così velocemente, da realtà moltoturistiche a situazioni sociali di de-grado. Una cosa che fa rabbia è chenon c’è riscatto sociale, anche i volon-tari sembrano rassegnati! Ci sonobambini con grandi potenzialità, manon potendo permettersi una scuolavalida, cioè privata, sono rassegnatiad una vita difficile. Padre Pachi è ve-ramente una persona speciale, è sem-pre pieno di impegni ma trova iltempo di ascoltare tutti!Questo è solo uno schizzo di quello

    che stiamo vivendo, ci sarà il tempo diraccontare tutto. Baci

    Laura

    Torino, 13 agosto 2013

    Ciao, amici e amiche,venerdì sono tornata da Lima, mi

    sembra strano che tutto sia già avve-nuto, un’esperienza straordinaria!La permanenza è stata breve, in-

    fatti nel momento in cui ti affezionidevi andare via! Provi diverse emo-zioni durante il viaggio e le personeche conosci sono veramente speciali, tifanno sentire accolta come in famiglia,i bambini sono il ricordo più dolce chemi porto nel cuore.Padre Pachi ripeteva spesso una

    frase di Madre Teresa: “Quello che noifacciamo è solo una goccia nell’oceano,ma se non lo facessimo l’oceanoavrebbe una goccia in meno...”. È lafrase simbolica del mio viaggio, perchéquando sei in quei luoghi vorresti ri-solvere i problemi di tutti, ma non sipuò fare! Ci sentiamo presto,

    Laura

    veva far tutto da sola e mentre facevale pulizie dell’aula lasciava i bambinisoli... Le ho detto di comperare il mi-nimo necessario per migliorare il la-voro, di parlarne con la maestra e diaiutarla. Ieri sono andata a trovarlaed era contenta. Naturalmente ci sonodelle carenze gravi, e questo perchéquando c’erano i preti di Camerino ri-cevevano aiuti mensili dalla loro dio-cesi. Ora che ci sono i sacerdotinazionali non hanno tutte quelle ri-sorse e pensate che, in due, devono ce-lebrare ogni domenica nove SS. Messee ricevono per loro solamente 30/40dollari alla domenica nelle offerte. Tornando a Laura e Monica sono

    due ottime volontarie, veramentemolto in gamba, e ringrazio che sianovenute, anche se per poco tempo.Sanno che il loro aiuto è quella gocciadi acqua che, se mancasse, farebbe piùpovero l’oceano, come diceva MadreTeresa.

    Terra Santa”), lalunga relazione chela nobildonna spa-gnola – negli anni380 d.c.! – fece delsuo pellegrinaggiotriennale nei luoghi santi.Come fu 50 anni fa, rimettendo piede

    sul suolo giapponese, ho fatto voto nelmio cuore di parlare ogni giorno del mio“Itinerario” in Terra Santa e nell’amataItalia alle persone che avvicinerò nel-l’Estremo Oriente.Vi abbraccio e vi auguro di festeggiare

    con gioia il Festival Francescano a Ri-mini nell’800° anniversario della dona-zione del monte della Verna a SanFrancesco e del suo passaggio da VillaVerucchio. Sarò... in linea anch’io!

    fr. Mario Tarcisio Canducci, ofm

    Carissimo p. Mario Tarcisio,ti ringrazio del tuo scritto, anche a

    nome delle collaboratrici del CentroMissionario.Rientrato da qualche giorno nel “tuo”

    Giappone, hai voluto condividere con noii sentimenti e i propositi del tempodi “riposo sabbatico” trascorso inTerra Santa per farci dono di quantolo Spirito e la tua coscienza ti hannopermesso di raccogliere sostandonella terra del Signore Gesù, comeper dirci: tesorizziamo insieme ildono della fede in Lui. È bello conti-nuare a riportare al nostro cuore ilsuo amore fino a reinventarci ognigiorno le occasioni per esserne testi-moni e missionari, in Giappone, inItalia, ovunque.A proposito della comunione fra-

    terna, che ricordi come un valorecolto presso i frati della Custodia diTerra Santa, non mancheremo di re-carci nella tua Rimini in occasionedel Festival Francescano (27 – 29settembre 2013) anche a nome tuo.Faremo in modo che la gente ricono-

    sca voi missionari presenti in mezzo aloro. Ci prepariamo con il vicendevole ri-cordo nella preghiera.Con affetto e riconoscenza

    fr. Guido

    con le orecchie del cuore, palpare conle mie mani la presenza viva del Si-gnore, gustare e approfondire le sue“Parole odorifere”.È cresciuta in me la stima per l’im-

    pegno della Custodia Francescana, daitempi di San Francesco ai nostri giorni.Forse dico una bestemmia, ma ho pen-sato che, anche se l’Ordine dei Frati Mi-nori scomparisse da tutto il mondo,restando solamente in Terra Santa, ri-splenderebbe ancor più come “luce” suun alto monte, per proiettare il riflessodel volto di Gesù su tutta l’umanità.Durante le 12 ore del volo di ritorno

    in Giappone da Roma a Narita mi sonogustato l’“Itinerarium Egeriae” (in ita-liano “Pellegrinaggio di Egeria in

    Giappone, Takada – I bambini dell’asilo felici con la croce

    che p. Mario ha consegnato loro per la preghiera quotidiana

    e dono di un confratello di Villa Verucchio.