Da Monte Agruxiau a Nebida (CI) - Regoleo · Più ci si allontana dal paese e più ... la strada fa...

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Da Monte Agruxiau a Nebida (CI) www.regoleo.altervista.com Pag. 1 Veduta aerea simulata Profilo altimetrico e grafico delle velocità Sfruttando le infinite possibilità della tecnologia moderna capita fare certe avventurose scoperte. Già da un bel po’ utilizzo Google Earth per organizzare i miei viaggi, ma anche localmente vien voglia ogni tanto di fare un giro a volo d’uccello, per scoprire particolari di un territorio che si crede di conoscere a fondo e invece non è mai vero. Questa possibilità è particolarmente comoda per le escursioni, di solito lontane dalle vie di comunicazione e perciò per nulla segnalate. Così da poco mentre ricostruivo l’itinerario di una delle ultime, alla scoperta dei villaggi minerari abbandonati nei dintorni di Iglesias, mi sono accorto per caso vedendola virtualmente dallo spazio, che esiste una strada che dalla frazione mineraria di Monte Agruxiau nelle vicinanze di Iglesias, conduce alla ben più nota Masua, anch’essa frazione del comune di Iglesias. Ne presi atto mentalmente ripromettendomi di provare a fare quella escursione alla prima occasione. La curiosità mi ha premiato, perché non solo ho scoperto un itinerario facile, alla portata di tutti e panoramico, ma cosa che proprio non mi aspettavo, l’ennesimo desolato villaggio abbandonato. Google Earth non da solo la possibilità di scoprire vie sconosciute, ma una volta individuate si può tracciare un itinerario di massima, visualizzarne la lunghezza e (dato importantissimo quando si viaggia a piedi) il dislivello da superare. In questo caso l’itinerario risultava essere lungo quasi 8 km, con un dislivello di 135 mt circa. Un inezia per un escursionista anche di bassa leva, da percorrersi presumibilmente in due ore circa. A questo punto bastava solo aspettare l’occasione giusta. Una domenica di luglio, quando la gente affolla le spiagge anziché frequentare l’interno, possibilmente ventilata e col cielo coperto. A - 39°17'59.81"N 8°29'22.24"E – mt.slm 130 - 00h 00m – km 00.00 L’escursione inizia dalla piazzetta di Monte Agruxiau, un piccolo paesino minerario che una volta tanto non è stato abbandonato, probabilmente grazie alla vicinanza a Iglesias, anzi abbastanza ben curato a giudicare dalla condizione media delle case. Da qui si prende subito in direzione ovest, con la strada che sale repentinamente e dopo pochissimo lascia l’abitato inoltrandosi in aperta campagna. Poi diventa

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Da Monte Agruxiau a Nebida (CI)

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Veduta aerea simulata

Profilo altimetrico e grafico delle velocità

Sfruttando le infinite possibilità della tecnologia moderna capita fare certe avventurose scoperte. Già da un bel po’ utilizzo Google Earth per organizzare i miei viaggi, ma anche localmente vien voglia ogni tanto di fare un giro a volo d’uccello, per scoprire particolari di un territorio che si crede di conoscere a fondo e invece non è mai vero. Questa possibilità è particolarmente comoda per le escursioni, di solito lontane dalle vie di comunicazione e perciò per nulla segnalate. Così da poco mentre ricostruivo l’itinerario di una delle ultime, alla scoperta dei villaggi minerari abbandonati nei dintorni di Iglesias, mi sono accorto per caso vedendola virtualmente dallo spazio, che esiste una strada che dalla frazione mineraria di Monte Agruxiau nelle vicinanze di Iglesias, conduce alla ben più nota Masua, anch’essa frazione del comune di Iglesias. Ne presi atto mentalmente ripromettendomi di provare a fare quella escursione alla prima occasione. La curiosità mi ha premiato, perché non solo ho scoperto un itinerario facile, alla portata di tutti e panoramico, ma cosa che proprio non mi aspettavo, l’ennesimo desolato villaggio abbandonato. Google Earth non da solo la possibilità di scoprire vie sconosciute, ma una volta individuate si può tracciare un itinerario di massima, visualizzarne la lunghezza e (dato importantissimo quando si viaggia a piedi) il dislivello da superare. In questo caso l’itinerario risultava essere lungo quasi 8 km, con un dislivello di 135 mt circa. Un inezia per un escursionista anche di bassa leva, da percorrersi presumibilmente in due ore circa. A questo punto bastava solo aspettare l’occasione giusta. Una domenica di luglio, quando la gente affolla le spiagge anziché frequentare l’interno, possibilmente ventilata e col cielo coperto. A - 39°17'59.81"N 8°29'22.24"E – mt.slm 130 - 00h 00m – km 00.00 L’escursione inizia dalla piazzetta di Monte Agruxiau, un piccolo paesino minerario che una volta tanto non è stato abbandonato, probabilmente grazie alla vicinanza a Iglesias, anzi abbastanza ben curato a giudicare dalla condizione media delle case. Da qui si prende subito in direzione ovest, con la strada che sale repentinamente e dopo pochissimo lascia l’abitato inoltrandosi in aperta campagna. Poi diventa

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quasi pianeggiante, sterrata con fondo prevalentemente sassoso, larga non più di 2,5 mt. In teoria sarebbe percorribile anche con una normale vettura con un po’ di cautela, ma meglio se si tratta di una fuori strada. La mountain bike invece sarebbe proprio la morte sua, permettendo di muoversi più speditamente che a piedi, ma altrettanto in silenzio. B - 39°17'55.53"N 8°28'38.07"E - 182 mt.slm - 00h 24m – km 01.52 Nel leggere tempi e percorrenze, si tenga presente che io ho camminato molto lentamente, fermandomi spesso ad annotare i punti di rilievo, a fare fotografie e a godere il panorama. Più ci si allontana dal paese e più viene voglia di girarsi. Lo sguardo si perde sorvolando le vecchie discariche di fanghi rossi di Monte Poni. Qualcosa di spettacolare ma che mai si armonizzerà con la natura, solo ultimamente si sta pensando (ma solo pensando) di metterle in sicurezza. In lontananza si vedono anche i vecchi impianti di Campo Pisano. Giunti ad uno stretto tornante (punto B) si lascia la vista appena descritta e compare non troppo in lontananza il villaggio abbandonato di Monte Scorra. Asservito alla omonima miniera attiva dal 1889 al 1965, ci vivevano circa 200 persone. E’ rimasto ben poco, visto dallo spazio è solo una serie di rettangoli di pietra. Visto sul posto invece par di vedere un antico villaggio andino, quasi completamente fagocitato dalla vegetazione. C - 39°17'58.91"N 39°17'58.91"N 8°28'17.18"E - 200 mt.slm - 00h 42m – km 02.35 Poco dopo si passa sotto l’alta campata di una linea elettrica ad alta tensione. Si percorre un contro tornante e sulla destra compaiono gli scavi e discariche della miniera. Le prime case a livello strada si incontrano al punto C, con desolante sorpresa. Da qui la strada riprende a salire compiendo alcuni tornanti e lambendo la “periferia” del paesino. Volendo un ripido sentiero evita i tornanti tagliandoli in linea retta, ma perché far fatica inutile? Intanto in lontananza compare il mare e ben distinta la valle percorsa dalla strada che collega Iglesias a Gonnesa, percorsa da un torrente che sfocia a Fontanamare col nome di rio Sa Masa. Gonnesa la si vede chiaramente in lontananza e rimarrà in vista, anche se a tratti, fino alla fine del percorso. La giornata è coperta e se da un lato fa comodo perché si è protetti dal sole, dall’altro disturba la visuale. Ciò nonostante si intravede l’isola della Vacca quasi all’orizzonte. Oggi questi “punti noti” sono semplici curiosità ma al tempo del pieno sfruttamento minerario, dovevano essere importantissimi riferimenti cartografici. D - 39°17'58.49"N 8°28'4.26"E - 260 mt.slm - 01h 06m - km 03.38 Siamo al punto di massima elevazione, la strada fa un ampia curva e da qui in poi guarda verso Nebida. C’è un incrocio, da dove si diparte un sentiero in direzione sud, contrassegnato con le strisce bianche e rosse del CAI. Buono a sapersi, mi toccherà documentarmi e approfondire l’esplorazione. Da qui si scende verso un ampia valle. Sulla destra compare l’inconfondibile scheletro della torre di un argano per i montacarichi di servizio alle gallerie di Pitzu Luas, rimasta in attività dal 1881 al 1938. E - 39°18'7.99"N 8°27'49.11"E – 232 mt.slm - 01h 18m – km 03.91 Al punto E c’è un quadrivio. A sinistra la strada scende più o meno con le stesse dimensioni e condizioni, verso il mare. A sinistra sale più stretta verso le inguaribili ferite della miniera. Io invece proseguo verso la mia destinazione, la strada riprende a salire. In lontananza scorgo un motorino che mi viene incontro, è la prima presenza umana in questa affollata domenica di luglio. Il tizio mi incrocia, ha l’aspetto imbronciato e si guarda bene dal salutare, mi comporto di conseguenza e tiro dritto per i fatti miei. F - 39°18'13.41"N 8°27'34.47"E – 253 mt.slm - 01h 35m – km 04.40 Al punto F c’è un grande ovile, di proprietà del tizio motorizzato, che infatti dopo un po’ torna indietro e lo raggiunge. Evidentemente mi aveva visto da lontano ed è venuto a controllare chi invadeva il suo territorio. Appena mi trovo nei pressi del cancello (aperto) due grossi cani vengono a darmi il ben venuto latrando minacciosi. Il tizio si degna di richiamarli a gran voce ma i cani se ne fregano e proseguono la corsa. Per fortuna l’esperienza aiuta, mi basta agitare il mio alpenstock e fare il gesto di raccogliere una pietra, i molossi frenano di botto alzando una nuvola di polvere. Il bastone è di leggero alluminio anodizzato, si piegherebbe al primo colpo e gli farei solo il solletico. Quanto alla pietra non so se avrei avuto il coraggio di tirarla. Ma i cani tutto questo non lo sanno e si convincono del contrario mantenendosi a distanza di sicurezza. G - 39°18'12.63"N 8°27'9.36"E - 187 mt.slm - 01h 49m – km 05.28 Si prosegue con lievi saliscendi, ma mediamente in discesa. Al punto G ci si immette perpendicolarmente in una strada

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asfaltata non troppo larga, quanto basta perché due vetture si possano incrociare con un po’ di cautela. Il bivio, che è in realtà una sorta di passo obbligato, è dominato da un bunker della seconda guerra mondiale. Se ne incontrano facilmente in tutta l’area compresa tra Buggerru, Portoscuso, Teulada e Gonnesa, in quanto data la vicinanza degli impianti minerari e la presenza di ampie spiagge, era considerata uno dei più probabili punti di sbarco degli alleati. In questo caso la presenza del fortino dimostra che il percorso che sto seguendo era allora una importante via di collegamento tra il mare e la vallata iglesiente, peraltro più corta della normale via che passa da Gonnesa. Prendo a destra, da qui la strada rimarrà asfaltata fino alla fine. H - 39°18'21.49"N 8°26'51.30"E - 205 mt.slm - 02h 10m – km 06.05 Ancora una breve e lieve salita, ma sono le ultime, fino ad arrivare ad una curva. A sinistra ci sono due ruderi (probabilmente ancora abitazioni minerarie) e sulla destra un parallelepipedo in cemento armato di recente costruzione. Dovrebbe trattarsi di un serbatoi dell’acquedotto, infatti proseguendo si noteranno numerosi tombini. Guardando in basso si vede anche un piccolo laghetto artificiale, ma è sicuramente in disuso. I - 39°18'30.96"N 8°26'15.61"E - 129 mt.slm - 02h 28m – km 07.30 Ormai la via è facile e si naviga a vista. Dall’alto si domina la tortuosa e panoramica strada provinciale, che da Iglesias porta a Nebida passando per Gonnesa. La vista domina il mare fino all’isola di S. Pietro. Non mi resta che percorrere gli ultimi 300 metri per raggiungere l’abitato. I - 39°18'39.86"N 8°26'13.01"E - 144 mt.slm - 02h 33m – km 07.60 Si giunge ad una piazzetta con dei giardinetti e un bar, dove una birra gelata è d’obbligo. Una brevissima passeggiata pedonale, perfettamente in piano, aggira un costone roccioso praticamente a picco sul mare. Se non la si conosce vale la pena di fare un ultimo sforzo. Poi si può attendere un amico compassionevole che ci viene a prendere (le mogli per esempio in queste occasioni sono delle ottime amiche). Oppure andare alla fermata dell’autobus per Iglesias, in questo caso dobbiamo ricordarci di scendere a San Giovanni Miniera – Bindua – Monte Agruxiau. Oppure ancora tornare sui nostri passi, di solito al ritorno si cammina più spediti e ce la caveremo in minor tempo. 20 luglio 2014

Inizio del sentiero, veduta verso Monteponi

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Particolare di un cavalcafosso in pietra

Prime case del villaggio

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Abbandono

Un architrave in mattoni

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Veduta verso Gonnesa, in lontananza

Il villaggio di Monte Scorra visto dall’alto

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I resti di un forno minerario

La strada si sovrappone ad un sentiero CAI, notare il segnavia

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L’argano di un montacarichi di servizio alle gallerie

Vista su Fontanamare e isola di San Pietro

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Le discariche che caratterizzano il paesaggio di tutto l’Iglesiente

Meritato riposo all’arrivo