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Foto di Veronica Tarallo

“L’unica gioia al mondo è cominciare. E’ bello vivere perché vivere è cominciare sempre, ad ogni istante”.

Da “Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese

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Da quasi trent’anni, nella nostra scuola, l’attività didattica alternativa all’insegnamento della religione cattolica si svolge attraverso un corso di Educazione ai valori Etici e Sociali attraverso il linguaggio fotografico, che ha riscosso negli anni un costante interesse da parte di numerosi allievi, con risultati anche di notevole qualità e rilevanza culturale. Stimolare ed educare ai valori etici e sociali attraverso le immagini, utilizzando un linguaggio oggi assai vicino al vissuto dei nostri studenti, rappresenta una scelta educativa di alto profilo, in linea con le indicazioni nazionali ed europee in tema di educazione alla cittadinanza attiva e consapevole. È un impegno indispensabile nella nostra società, che si confronta oggi con una molteplicità di pro-blemi di natura etica: problematiche sociali di ogni genere, effetti della migrazione e dell’immigra-zione, crescente povertà, perdurare della crisi economica, che necessitano, per essere affrontate, di chiavi di lettura e di consapevolezze a livello sociale, culturale, relazionale e soprattutto etico. All’in-terno di questo quadro ci sono, infatti, valori chiave (come la dignità umana, la libertà, la democrazia, la giustizia e il rispetto della legge, i diritti umani, la solidarietà, il pluralismo, l’equità e la tolleranza) che stanno alle base delle radici umaniste della nostra cultura moderna. Ogni anno, utilizzando la conoscenza e la pratica del linguaggio della fotografia, attuato attraverso lezioni teoriche ed attività di laboratorio tecniche fotografiche sotto la guida di docenti-professionisti, gli studenti affrontano un tema trasversale della contemporaneità. Come dimostrano le bellissime fotografie che questo volume raccoglie, insieme alle riflessioni degli studenti, il tema di quest’anno, “la vita” può essere affrontato a molteplici e sempre più complessi livelli di complessità; la potenza delle immagini ha, in ogni caso, aiutato gli studenti a costruire un mondo di valori, ha ampliato il loro orizzonte in una dimensione sociale, ha offerto stimoli di riflessione sui comportamenti dell’uomo, specialmente in rapporto alla possibilità individuale di scelta tra il bene e il male. È uno- e forse il più rilevante- dei temi fondanti per l’individuo e per la nostra società, rispetto ai quali è compito specifico della scuola agire per sviluppare quelle competenze critiche e autoriflessive rite-nute indispensabili nel percorso di crescita dei nostri studenti.

Bruna BaggioDirigente scolastico IIS Cremona

EDUCARE AI VALORI

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Il tema del progetto comune svolto nell’arco di questo anno scolastico è stato “La rappresentazione della vita”.

Pensando a un modo originale e non banale per rappresentarla, mi è venuto in mente di riprodurre l’origine di tutto, anche della vita: il Big Bang.

Dal punto di vista scientifico la Terra, ma in generale l’Universo, si sono generati in seguito a una grande esplosione. In particolare sul nostro Pianeta le primordiali forme di vita furono organismi uni-cellulari acquatici, evolutisi dopo moltissimi anni in organismi pluricellulari sempre più complessi ed eterogenei.

Ma tornando al mio lavoro, ho deciso di raffigurare il preciso istante in cui il tutto è iniziato cercando di rappresentarlo come un vortice di materia provocato dall’enorme deflagrazione .

Secondo me il Big Bang è la manifestazione più eclatante e misteriosa mai accaduta e ancora oggi se ne ricerca la sua presenza in lontanissimi sistemi quale segno di una forza prorompente e inimmagi-nabile che nel corso di milioni di anni di evoluzione ha condotto alla formazione della vita sulla Terra. E’ stato affascinante tentarne la sua riproduzione.

Alessandro Binelli

BIG BANG

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Fotogramma di Alessandro Binelli

Scannografia di Alessandro Binelli

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L’acqua è una componente fondamentale di tutti gli organismi viventi presenti sul nostro pianeta. Essa è la sostanza la quale si trova in elevate percentuali nelle cellule e negli organismi viventi, ne rappre-senta il composto predominante e agisce come solvente per tutte le biomolecole (come carboidrati, e proteine) dando loro la possibilità di reagire tra di loro.Essa rappresenta quindi la vita, senza la quale nulla si sarebbe potuta originare, neanche la vita come noi la pensiamo e la vediamo. Con essa riusciamo a creare magnifici giochi e spettacoli, basti pensare agli arcobaleni ed all’acqua superionica. L’acqua ci fa vivere e ci fa sognare; ci permette, ingrandite le immagini, di scoprire nuove realtà.

Gagliardi Carlo Maria

L’ACQUA

Foto di Carlo Gagliardi

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Foto di Carlo Gagliardi

Foto di Carlo Gagliardi

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Buio intorno, pace accoglientepoi un bagliore, lampo, luce, fuocoCi si acceca con quel che sembra la fineMa non vi è altro che un nuovo inizio.

Il tempo passa e crea la realtàModifica le cose, le plasma, le avvolgeTutti sono alle dipendenze dell’Imparzialee, giudice di Natura, crea la giustizia

Ognuno è vittima e beneficiarioOgnuno lo trascorre tra bene e maleOgnuno vuole che questo sia perfettoOgnuno, finchè può provarlo, lo chiama vita

La vita crea la gioia, crea e spezza legamiLa vita, la vita crea euforia ed estasiEuforia, brivido di spensierata felicitàEstasi, la consapevolezza di tutto ciò che abbiamo

Ed è così che entriamonel miracolo della vita

Lamanna Gabriele

IL MIRACOLO DELLA VITA

Foto di Gabriele Lamanna

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Foto di Gabriele Lamanna

Foto di Gabriele Lamanna

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La vita è un’affascinante, pericolosa, imprevedibile metamorfosi.Chiunque, se vuole, può essere ciò che vuole

(Filippo Martinez)

METAMORFOSI

Fotogramma di Marta Dimitrijevic

Scannografia di Marta Dimitrijevic

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Fotogramma di Clara Casati

Scannografia di Clara Casati

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Kosmo è un camaleonte Furcifer pardalis ambilobe. Nato il 22 Gennaio 2018, è entrato a fare parte della famiglia il 19 Marzo 2018.

Abbiamo scelto questo animale perché volevamo avere “un’insolita” compagnia.All’inizio è stato abbastanza impegnativo prendersi cura di lui, infatti quando è arrivato era lungo solo pochi centimetri e si nutriva solo di moscerini della frutta. Man mano che cresceva, crescevano anche le sue prede!

Infatti adesso si nutre prevalentemente di grilli, anche se il suo cibo preferito sono le locuste, ma non può mangiarle troppo spesso perché contengono troppa chitina e gli farebbero male.Una caratteristica molto interessante è che, come tutti i rettili, periodicamente fa la muta, diventando ogni volta più grande e più colorato.

E’ un animale a sangue freddo, quindi non è in grado di termoregolarsi: il suo terrario è provvisto di speciali lampade che gli permettono di scaldarsi. La sua caratteristica più peculiare è senza dubbio la capacità di muovere gli occhi indipendentemente l’uno dall’altro, cosa che lo rende uno degli animali più strani al mondo.

Animaletto molto schivo e timido, fino a poche settimane fa non si faceva avvicinare né tantomeno toccare. Strano a dirsi, all’improvviso è diventato socievole: ci ha fatto capire che voleva uscire dal terrario e ora si fa ogni giorno un bel giro della casa. Adora stare sulle piante frondose, solo che ha la tendenza per natura ad andare nelle zone più alte e, ogni tanto, è difficile recuperarlo, cosa che comunque è necessario fare perché altrimenti si raffredderebbe troppo.

Alessandro Binelli

KOSMO

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Foto di Alessandro Binelli

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Foto di Alessandro Binelli

Foto di Alessandro Binelli

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Foto di Alessandro Binelli

Foto di Alessandro Binelli

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Mostra della Fotografia Etica di Lodi 28 ottobre 2018

Assieme alla mia famiglia, il 28 ottobre siamo andati a Lodi per poter visitare la mostra della Foto-grafia Etica. Pur essendo l’ultimo giorno le strade di Lodi erano molto affollate di turisti italiani e non.La mostra si divideva in vari spazi: alcune collezioni erano esposte in chiese altre in palazzi comunali.Come ci fa dedurre il titolo della mostra i temi trattati mettevano alla prova l’etica dell’essere umano. Mi hanno colpito in particolar modo gli scatti di Paolo Marchetti, intitolati da lui stesso: Il prezzo della Vanità. Marchetti dopo essersi documentato in varie parti del mondo ha realizzato degli scatti che sono fortemente contro l’uso delle pellicce degli animali per l’abbigliamento. L’uomo infatti sol-tanto per farsi apparire forte agli occhi degli altri ha iniziato ad usare abiti che testimoniano la ‘’sua superiorità’’. Marchetti per spiegare questi comportamenti chiama in causa la vanità, parola che conosciamo fin dall’antica Grecia, celebre il mito di Narciso.L’uomo secondo Marchetti è disposto a fare qualsiasi cosa per la vanità, anche di abbandonare tutti i princìpi etici alla base della convivenza umana. Dalla cittadina di Grodzisk in Polonia, a Rartchaburi in Thailandia e fino a Barranquilla in Colombia, Marchetti spende anni della sua carriera a raccogliere scatti sull’abuso degli animali, per poi esporli quale disapprovazione e rifiuto per tali gratuite e inutili sofferenze.Le sue fotografie immortalano attimi di morte, inumane nella loro durezza e devo ammettere difficili da rimuovere dalla mente.In Thailandia dove avviene l’allevamento intensivo di caimani più grande al mondo gli animali vengo-no non soltanto ammassati in gruppi da 250 esemplari in piccole piscine d’acqua ma vengono anche nutriti con i loro stessi simili.Infatti una volta scuoiati per la pelle le carcasse vengono utlizzate come nutrimento per gli esemplari ancora in vita, ma quale massima manifestazione di cinismo, senza superare il 20% del cibo a loro destinato in quanto , dopo quella soglia, si manifestano comportamenti di cannibalismo all’interno delle stesse vasche. I visoni, animali conosciuti principalmente più da morti che da vivi, non godono di un trattamento migliore. Allevati in Polonia, vivono una vita molto breve e sotto stress; sono costretti a vivere in gabbie minu-scole per massimizzare lo spazio e tutto ciò li fa letteralmente impazzire. Poiché in natura sono animali molto frenetici gli spazi piccoli li fanno perdere la testa e arrivano a infliggersi da soli lesioni a coda e orecchie. Al raggiungimento della misura richiesta dal mercato vengono infine condotti in grosse camere a gas per la loro soppressione, ciò al fine di evitare possibili danni alla pelliccia. Marchetti con questi scatti tragici manifesta seri dubbi sull’esistenza di una morale da parte di tali imprenditori e nei confronti di un business totalmente sbagliato e ingiusto in quanto rivolto su esseri, come gli animali, incapaci di difendersi adeguatamente.Per fortuna le richieste di pelli e pellicce di animali sono molto scese grazie a campagne di sensibiliz-zazione come quella di Marchetti. Io stessa che non ero a conoscenza fino a che punto le violenze si spingevano per il raggiungimento di un utile economico.

ETICA

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Quello sulla violenza sugli animali è un tema molto delicato perché alcuni ancora non capiscono l’importanza del rispetto per qualsiasi essere vivente, animale o non, come sopravvivenza della vita stessa.. Io che sono sempre stata sensibile a questo tipo di argomenti sono convinta che il messaggio di questa mostra mi rimarrà per sempre impresso nella mente.

Alessia Garcia Mori

Foto di Allessia Garcia Mori

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Friday for future - 15/03/19COMBATTIAMO PER IL NOSTRO FUTURO!

“Ci avete ignorato in passato e ci ignorerete di nuovo. Abbiamo finito le scuse e stiamo finendo il tempo. Siamo venuti qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene alle persone.”Il 15 marzo 2019 si è tenuto uno sciopero globale, seguendo l’esempio di Greta Thunberg, una ragaz-za, solo sedicenne, che attraverso le sue proteste è riuscita a sensibilizzare la popolazione mondiale riguardo le problematiche dovute ai cambiamenti climatici. Adesso sta a voi ascoltarci.

(Alice Micheli, Francesca Maniacco, Benedetta Mangoni, Sofia Redaelli, Edoardo Ferrari)

FRIDAY FOR FUTURE

Foto di Elena Pozzi

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Foto di Francesca Maniacco e Alice Micheli

Foto di Elena Pozzi

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Foto di Francesca Maniacco e Alice Micheli

Foto di Francesca Maniacco e Alice Micheli

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Foto di Alice Micheli

Foto di Elena Pozzi

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Nel corso della nostra vita tendiamo a dimenticare le piccole cose che ci hanno resi grandi come la natura. Al giorno d’oggi siamo propensi a reprimerla per costruire nuoveabitazioni ma è solo grazie a lei se oggi siamo qui. Perciò ho voluto ricordare a tutti,attraverso queste foto, quale capolavoro stiamo distruggendo.Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non sipuò imparare da maestri.(San Bernardo)

Davanti a un prato apriti alla chiarezza, abbraccia la semplicità, cancella l’egoismo. Vedi tutto come se fosse il seme di qualcosa.(Fabrizio Caramagna)

In ogni passeggiata nella natura l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca.(John Muir)

Siamo preoccupati che l’intelligenza artificiale ci farà sentire inferiori? Dovremmo inveceavere un complesso di inferiorità ogni volta che guardiamo un fiore.(Alan Kay)

(Foto scattate ad Andalo e Parco di Villa Litta)

Il 15 Marzo 2019 c’è stata una manifestazione di tutti gli studenti del mondo che hannoprotestato per salvare il nostro pianeta, ovvero il futuro pianeta dei giovani. Lamanifestazione è partita da una giovane ragazza svedese di nome Greta Thunberg cheogni venerdì andava a protestare sedendosi davanti alla sede del parlamento diStoccolma. In un’intervista al giornale inglese The Guardian Greta ha detto: “Se i politicinon fanno niente, è mia responsabilità morale fare qualcosa. E poi perché dovrei andare ascuola? I fatti non contano più. Se i politici non ascoltano gli scienziati, perché mai dovreistudiare?”. È affascinante osservare come molti giovani siano scesi in piazza a protestare controquesta ingiustizia, ora l’azione passa ai politici che dovranno decidere cosa fare.

Matteo Piacentini

NATURA

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Foto di Matteo Piacentini

Foto di Matteo Piacentini

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C’era un prato: con folte erbe, frammistea bianchi fiori, e gialli, e violetti;e fra esse un brusio di mille piccolevite felici; e se sull’erbe e i fiorispirava il vento, con piegar di stelitutto il prato nel sol trascolorava.E volavan farfalle, uguali a petalisciolti dai gambi; e si perdean rapidii miei pensieri in quell’aerea danzaove l’ala era il fiore e il fiore l’ala.

(Ada Negri)

PRATO D’APRILE

Foto di Matteo Piacentini

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Foto di Matteo Piacentini

Foto di Matteo Piacentini

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LA SEMINA

Fotogramma e scannografia di Emanuele Gioia

Semina un uomo ove passò il bifolcocon la forza dei tori: il seme splende

e in pioggia d’oro scendefra l’ombra delle bianche nubi e i voli.

Tempo verrà che i dolci rosignolicanteranno fra i verdi lauri e i mirti,

e nei solchi, sugli irtisteli, la spuga granirà feconda.

(Giovanni Pascoli)

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Foto di Lucrezia D’Anna

Foto di Lucrezia D’Anna

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Caro Amore,sei nel cuore di tutti, ma in pochi riescono ad apprezzarti.Sei un sentimento così bello che quando ti provano per la prima volta fai perdere la ragione.Saremmo pronti a tutto pur di mantenere viva la tua fiamma nel nostro petto, ma, quando il fuoco viene spento, provochi un dolore tale da essere temuto.Spero di non dover mai perdere la speranza in te.Mi auguro di rivederti presto.

Francesca,Teresa,Martina,Caterina

LETTERA ALL’AMORE

Foto di Elena Pozzi

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Foto di Gabriele Lamanna

Foto di Caterina Restuccia

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MATERNITÀRagionando sul tema della vita, un argomento incredibilmente vasto e spazioso, mi sono ritrovata spiazzata. Pensare alla “vita” come concetto, senza altre indicazioni, ci pone davanti a molte difficol-tà. Infatti, con questa parola possiamo indicare letteralmente qualsiasi cosa. L’idea di “vita” è tutto ciò che siamo, tutto ciò che conosciamo ed è impossibile pensare a qualcosa che non la riguardi, sia che la si consideri come un dono o come un semplice insieme di reazioni chimiche. L’uomo si è sempre posto domande esistenziali sul proprio essere e mi è subito sembrato utopistico ed estremamente riduttivo immaginare di rappresentare graficamente un’astrazione di questo calibro. Lasciando quindi alle scoperte future o all’interpretazione personale la comprensione dei grandi quesiti sulla vita, ho deciso di considerarne un aspetto concreto e che ci accomuna indistintamente: la nascita, ovvero la creazione di “nuova vita”. Per farlo, ho posto alcune domande a delle coppie di madri e figlie, di generazioni differenti, riguardo i rapporti familiari, la maternità e la crescita. Non specificherò l’età o darò ulteriori informazioni sulle caratteristiche delle due persone di cui riporto le risposte, poiché voglio far trasparire solamente la bellezza di questo legame nel modo più anonimo possibile. Così a emergere sarà l’universalità che riguarda un rapporto naturale comune a ognuno di noi, ovvero quello tra genitore e figlio.1) Quali sono i cambiamenti più evidenti nella quotidianità e nei comportamenti, in positivo e in ne-gativo, dopo la nascita di un figlio? *risponde la madre*In primo luogo la responsabilità. Con un figlio si diventa responsabili di un nuovo essere vivente e ogni piccolo dettaglio è una possibile preoccupazione a cui bisogna stare attenti. Diventa il centro dei tuoi pensieri. Io ho sempre desiderato avere una famiglia e per me non è stato un problema. Mia zia era una suora e mi ha proposto di seguire i suoi passi, ma io fin da giovanissima ero convinta di volere dei figli e ho rifiutato. Penso che il mio forte desiderio di diventare madre mi abbia aiutata a non avere paura. Le novità e le soprese che arrivano con la gravidanza e con la maternità infatti sono così tante che ci si spaventa e ci si sente impreparate. Nel mio caso però ho vissuto serenamente il passaggio per diventare madre ed esso non mi ha portato altro che felicità. Se potessi, rifarei tutto dall’inizio, senza cambiare nulla, perché fortunatamente ho avuto solo positività dalla scelta di avere dei figli.2) Come vedi il tuo futuro e come ti rapporti al dover crescere? *risponde la figlia*Al momento pensando al futuro penso alla possibilità di stare bene e di avere una prosecuzione po-sitiva della mia vita. Dai miei prossimi anni spero di ottenere serenità e di vivere tranquillamente, di viaggiare ancora e non avere particolari problemi. In questo momento ricerco una situazione di stabi-lità ed equilibrio. Rispetto alla crescita, da giovane non ho mai avuto troppe aspettative né paure: ero solo consapevole dello scorrere del tempo e così degli anni. La situazione però è mutata. Infatti, ma-turando ho sviluppato una sorta di “fastidio” nel crescere. Non ne sono impaurita perché so bene che è normale e naturale che accada, ma infastidita, appunto, perché le mie possibilità saranno sempre più limitate. Non potrò vedere lo sviluppo delle generazioni future, ad esempio, e questi impedimenti dati dalla crescita mi disturbano e mi fanno talvolta desiderare di rimanere ferma nei miei anni. 3) Cosa significa per te l’essere in grado di generare nuova vita? *rispondono entrambe*Madre: Per me questa capacità ha solo accezioni positive, perché dimostra la continuità della vita che prosegue nonostante tutto. Penso che non avere la possibilità di avere figli miei non mi avrebbe trattenuta, perché l’istinto materno è sempre stato in me. In quel caso, avrei probabilmente scelto l’adozione. Penso che, nonostante questa possibilità sia propria di ogni donna, siano necessari anche altri elementi per poter portare al mondo e crescere una nuova vita in un ambiente sano: l’armonia e

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Foto diAlice Micheli

l’amore, ad esempio. Per me è quindi una stupenda scelta di vita, che ho compiuto con l’intento di dare amore e, fortunatamente, mi ha ripagata equamente.Figlia: Per me la possibilità di generare nuova vita è un privilegio. Molte donne non possono avere figli nonostante lo desiderino, oppure l’opposto. È quindi un privilegio e un’opportunità che spesso non combacia con i desideri reali. Sono felice che nel mio caso la possibilità di avere figli sia aperta e io possa scegliere se portare nuova vita nel mondo. Tuttavia, se non fossi stata in grado di avere figli miei, non avrei optato per l’adozione o per altri metodi, perché penso che questo accanimento avreb-be finito per logorarmi nell’attesa. È però una scelta che deve rimanere aperta per chi lo desidera perché riesce ad unire due figure ugualmente bisognose d’amore: un genitore e un figlio.

Francesca Ronchi

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Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto,quanto il ricordo di un amico,la gioia della sua confidenza

o l’immenso sollievo di esserti tu confidato a luicon assoluta tranquillità;appunto perché amico.

Conforta il desiderio di rivederlo se lontano,di evocarlo per sentirlo vicino,

quasi per udire la sua vocee continuare colloqui mai finiti.

(David Maria Turoldo)

AMICO

Foto di Filippo Pennati

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Foto di Filippo Pennati

Foto di Filippo Pennati

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Mi sveglio di mattina, mi alzo dal letto e riinizia tutto da capo. Come ogni giorno da ormai due mesi. Oggi ho il primo giorno in Day Hospital del terzo ciclo di chemio.Aspetto che i miei escano da casa e mi preparo facendo attenzione a non bagnare il pick.Mio padre torna a casa e mi accompagna con la macchina a Monza... sono le 8 di mattina. Parcheggiando si vede il cielo, c’è l’alba, dopotutto è ancora inverno e sono in perfetto orario.

MONZA

Foto di Ilaria Scumaci

Foto di Ilaria Scumaci

Foto di Ilaria Scumaci

Entro nella hall e faccio l’ac-cettazione... letto 19, ore 9 di mattina.Mi dirigo verso il salone e sa-luto le infermiere che incontro nell’atrio le quali ricambiano col sorriso.

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Foto di Ilaria Scumaci

Foto di Ilaria Scumaci

Aspetto sul letto le analisi del sangue, dopo potranno confermarmi i medicinali se è tutto in regola.

Nel frattempo in lontananza vedo avvicinarsi la prof di latino, mi vede e mi chiede se posso andare a fare un’oretta di lezione in stanza. Mi alzo e prendo la cartella con dentro i libri; per fortuna non mi hanno ancora attaccato la flebo... almeno così mi è più facile spostarmi. Dopo aver fatto latino ed italiano mi ruba il prof di matematica ma ormai sono le 10:30 e mi viene a chiamare la dottoressa per la visita di controllo giornaliera.a.

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Foto di Ilaria Scumaci

Foto di Ilaria Scumaci

Saluto i prof e vado nella camera delle visite dove la dottorina mi misura la pressione, i battiti e mi fa varie domande di routine.

11 di mattina, sono sul letto e finalmente mi portano i vari medicinali. Nome, cognome, data di nascita... e poi mi attaccano la flebo. Il tempo passa tra pranzo e serie tv, faccio un po’ di chiacchiere con le infermiere e i ragazzi in DH come me.Arrivano le 16 le 4 ore di medicinali sono finite. Mi staccano “dall’albero dei medicinali”, mi fanno la medicazione e mi dirigo a sport therapy come ogni lunedì pomeriggio.

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Foto di Ilaria Scumaci

Foto di Nome CognomeFoto di Ilaria Scumaci

Entro in palestra e con altri ragazzi della mia età iniziamo a camminare avanti ed indietro nel terrazzo dell’ospedale, facciamo esercizi vari e poi arrampicata. Finito di faticare prendo appuntamento per la volta dopo e vado dall’osteopata dello staff. Mi scioglie i muscoli e mi sento già meglio.

Torno a casa che ormai sono le 18 di sera, non mangio molto perché ho la nausea da pranzo. Mi sdraio sul divano e mi addormento.

Ilaria Scumaci

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Uno e trino, blasfemo? ForseMa è cosi che mi sento incapace di controllarmiTravolto da un flusso di pensieriTroppi per una persona.

AUTORITRATTO

Foto di Nicolò Andreoni

Foto di Andrea Corbacio

A cosa serve mettere tutte queste mura Quando alla fine siamo soli in mezzo alla natura

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Foto di Silvia Melotto

Foto di Viola Gaggianese

La foto con la scelta del paesaggio vuole rappresentare l’istintività e l’emotività umana, due caratteri-stiche che mi rappresentano particolarmente.Con la scelta di scattare la foto di notte, quindi al buio e con la presenza nel paesaggio di lucine che creano una sorta di atmosfera magica ed evanescente volevo rappresentare la parte più emotiva e irrazionale della mente umana. Con il movimento del soggetto, l’istintività propria degli uomini che ci porta a prendere decisioni e compiere azioni velocemente lasciandosi guidare da sensazioni e emo-zioni senza pensare più di tanto.

Il titolo del mio autoritratto è “Vorrei poterti parlare”.Più che me stessa, ho voluto rappresentare un sentimento che spesso mi opprime: è l’incapacità di comunicare, di andare oltre il vetro appannato che mi separa dagli altri e mi impedisce il contatto con il mondo fuori di me. È l’incapacità di riflettere i colori che ho dentro; tutto sembra ridursi a un’ombra monocromatica.È l’incapacità di esternare i miei sentimenti; sul vetro le lacrime che non riesco a piangere.

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Foto di Luca Tosini

Forse l’ansia, l’indecisione, l’insicurezza non esistono,Forse è solo la vita, che per paura ti getta addosso tutto quello che trova,

Forse quel problema o quell’altro sono solo inutili macchinazioni.Escludi il mondo e guarda nei tuoi occhi,

Forse la scelta non esiste.

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Foto di Luca Tosini

Foto di Kartika Conti

Ci sentiamo costantemente incompletiUn vuoto causato dai nostri problemiPermanente insicurezza e indecisione

Poiché niente ci sembra davvero giusto o sbagliato.E se invece il vuoto venisse riempito dai problemi stessi?

Forse ciò di cui abbiamo paura non sono i problemi Ma la perfezione che potremmo raggiungere senza di essi,

E per questo ci perdiamo E ci facciamo corrompere dal fascino delle distrazioni.

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Foto di Francesca Reccagni

Foto di Susanna Frailich

Gioia è la prima parola che passa per la testa a chi osserva questa immagine. Questa non è una semplice foto ma è un autoritratto in cui ho provato a rappresentare la felicità che mi accompagna nella maggior parte dei momenti della mia vita. Nell’antichità, la gente comune tendeva a vivere più “alla giornata”, apprez-zando ogni minuto, assaporando ogni festa, banchetto, amicizia o rapporto con i membri della famiglia e scandendo la vita con tappe molto vicine. “O tempora, o mores!” ha uti-lizzato Cicerone per indicare il rimpianto delle antiche virtù. Potremmo citare questo autore in riferimento allo stile di vita che adotta gran parte delle persone al giorno d’oggi, ossia programmare la propria esistenza nel mondo senza godere delle piccole cose che accadono nel presente. Ho scelto di racchiudere la gioia di un mio semplice evento quotidiano all’in-terno di un’immagine, o meglio, di una palli-na, affinché io possa conservarla a lungo dato

che la vera felicità è un dono davvero prezioso che, però, sempre meno persone riescono ad apprezzare.

Un viso illuminato a metà da una sola candela la cui luce rappresenta la felicità, la piena co-scienza di sé e il raggiungimento del proprio obiettivo nella vita.Girando il capo sto lentamente arrivando a guardare questa luce, il voltarsi simboleggia la crescita.Mi sto pian piano lasciando indietro quello che ero, fino ad essere completamente illumi-nata.È un processo breve, ma allo stesso lunghissi-mo pieno di incertezze ed insicurezze.Non so ancora cosa mi aspetterà, non mi resta altro che continuare a voltarmi.

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Foto di Cecilia Gironi

Ho scelto di presentare come autoritratto una mia foto seduta sugli scogli davanti al mare perché assume diversi significati per me. In primo luogo, ho voluto ambientare l’autori-tratto al mare per il fatto che è sempre stato il mio posto preferito, fin da piccola. Amo il mare in tutte le sue diverse forme e sfumatu-re, sia d’estate sia d’inverno. Inoltre ho scelto di farmi fotografare da sola per evidenziare il mio carattere timido, introverso e solitario che è stato spesso d’impiccio nel relazionarmi con gli altri, specialmente da bambina. Sono an-che una persona molto riflessiva e per questo motivo, la posa pensierosa dello scatto mi ca-ratterizza molto. Questo lavoro sull’autoritrat-to mi è servito a fissare e a tenere presente una parte di me che per certi versi vorrei cam-biare e migliorare.

Se chiudo gli occhi, mi gira la testa, il mio corpo si rifiuta di capire dove si trova, non ascolta le voci, la gente che urla, il suono dei passi, la terra che si muove. Non sento i tasti del computer quando scrivo, né l’odore della carta quando leggo. solo chiudendo gli occhi la notte mi avvolge e i miei sensi si inebriano dei piaceri della vita, che mi avvolgono come un mare di nebbia

Foto di Eletta de Masi

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Fotogramma di Adele BarsantiScannografia di Adele Barsanti

Qualcuno potrebbe pensare che delle scarpette da danza, delle medaglie non hanno niente a che fare con la vita; potrebbe fermarsi alla scritta “ginnastica in festa”, al colore delle mezze punte o alla dimensione delle medaglie. In tanti non notano la fatica, il lavoro e i sacrifici che si nascondono dietro a questa foto; invece se non si soffermassero alle apparenze se nessuno fosse superficiale tutti vedrebbero la vita che c’è in questa immagine.Una bambina anche a soli sei anni può decidere di dedicare la propria vita alla ginnastica che per tutti è solo uno sport ma per alcuni è una passione per cui vale la pena lottare e fare qualche sacri-ficio. Io non sono stata in grado di lottare per tenermi stretto ciò che avevo e mi sono ritrovata due anni fa con un grosso infortunio alle spalle e un futuro nella ritmica quasi inesistente.

Adele Barsanti

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Scannografia di Anita RussoFotogramma di Anita Russo

Una delle cose più difficili che mi siano mai state chieste è quella di rappresentare la vita con dei pic-coli oggetti in un fotogramma.La vita è tantissime cose e ognuno di noi ha dovuto scegliere come rappresentarla. Oltre agli oggetti era soggettiva anche la scelta di come spiegarne il significato ed io ho scelto di usare solamente le mie parole. Dato che la vita è la mia non riuscirei mai a trovare qualcuno che sia in grado di concretiz-zare quello che penso, meglio di me stessa.Come si può notare nel mio fotogramma sono presenti soprattutto gioielli o portachiavi poiché nella società di oggi l’apparenza è importante. E non lo dico perché sono superficiale ma perché, ahimè, se non sei magra e di bell’aspetto non vieni considerata da nessuno.In modo più approfondito gli oggetti che ho utilizzato sono: un orologio, una collana con un serpente e ben due portachiavi a forma di cuore.L’orologio serve a ricordarmi giorno dopo giorno che il tempo scorre continuamente e non si ferma ad aspettare nessuno. E’ infinito ma allo stesso tempo si ferma per ogni persona nel momento della morte.La collana con il ciondolo indica e sottolinea tutti i miei difetti, i peggiori: come l’invidia, la rabbia e il desiderio di vendetta contro chi mi fa un torto. Anche se orribili, questi difetti fanno parte di quello che sono io e non posso cambiarli o cancellarli.I due cuori hanno due significati differenti: quello più grande non ha i contorni ben definiti simboleg-gia l’amore; l’amore in continua espansione, che c’è e non sempre è necessario dimostrarlo, quello che si prova verso i familiari e gli amici più stretti.Invece quello più piccolo simboleggia l’amore che si prova verso un ipotetico partner. Molti dicono che siamo troppo piccoli per capire cosa significhi ‘’amare’’ e, sotto certi aspetti, hanno ragione, anche se questo tipo di amore è una parte sostanziale della mia vita.In conclusione questa è la mia vita; è un po’ complessa… si potrebbe paragonare a un ruscello di montagna che scorre diversamente: la stagione in piena, ovvero il momento colmo di avvenimenti ed emozioni e una stagione secca in cui tutto è composto da noiose routine.

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IL SENSO DELLA VITA

Prendi un sorriso,regalalo a chi non l’ha mai avuto.

Prendi un raggio di solefallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgentefa bagnare chi vive nel fango.

Prendi una lacrima,posala sul volto di chi non ha pianto.

Prendi il coraggio,mettilo nell’animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita,raccontala a chi non sa capirla.

Prendi la speranza,e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà,e donala a chi non sa donare.

Scopri l’amore,e fallo conoscere al mondo.

(Mahatma Gandhi)

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Foto di Sivia Melotto

Foto di Chiara Varani

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Il sublime nasce di fronte a situazioni ed eventi che suscitano nell’ animo di chi le vive sentimenti con-trastanti, quali piacere e paura. La fonte principale di questo fenomeno è la natura, che con le sue diverse sfaccettature riesce sempre a lasciare l’uomo senza parole. L’alba e il tramonto sono due mo-menti del giorno che rappresentano a pieno questo fenomeno: mai uguali e sempre sorprendenti. La natura tuttavia può anche sconvolgere l’uomo: portare distruzione e rovina, ma l’istante che precede la tempesta rappresenta il più vivo attaccamento alla vita: che ci salva. Come sosteneva Ungaretti la più grande e intensa felicità nasce dai momenti più drastici e drammatici. È in questi momenti che la vita prende il sopravvento, le preoccupazioni scompaiono e la gioia invade il nostro cuore. “Il bello è limitato, il sublime è informe e illimitato, di modo che la mente alla presenza del sublime, cercando di immaginare cose che non si possono immaginare, prova dolore per il fallimento, ma pia-cere nel contemplare l’immensità del tentativo.”(Immanuel Kant)

Elaborazione di Alice Maschera e Margherita Pirovano

SUBLIMIS

Foto di Alice Maschera

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Foto di Alice Maschera

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Il viaggio è una delle esperienze più belle che si possano fare durante l’esistenza di qualsiasi persona, bambino o adulto. Sono convinto che la bellezza della vita sta nel poter trascorrere diversi giorni in luoghi diversi, non il luogo in cui abitualmente trascorriamo le nostre giornate. Ogni paesello, ogni cittadina, ogni metropoli ha qualcosa per cui valga la pena di essere visitata. La bellezza di un viaggio è l’ansia che ho prima di partire, i preparativi e la bellezza di giungere in un luogo sconosciuto, che desideri conoscere. Il viaggio può essere visto sotto numerosi aspetti, ma per chiunque lo intraprende rappresenta un’esperienza di vita, bella o brutta, che apporta dei cambiamenti interiori importanti. Dopo un viaggio ci sentiamo dotati di una nuova ricchezza che, una volta tornati a casa, influenzerà anche la nostra vita quotidiana. Una cosa che adoro fare è rivedere le foto che ho fatto; ogni foto è caratterizzata da un colore, che sia blu o rosso, dolce o forte, ogni foto mi trasmette un’emozione non sempre felice o gioiosa ma anche di rabbia o paura.

Bellavia Federico

VIAGGIARE

Foto di Federico Bellavia

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Foto di Federico Bellavia

Foto di Federico Bellavia

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In queste vacanze di Natale ho avuto la grande fortuna di visitare un paese ricco di cultura e di tradi-zioni; Il Marocco. Durante questa straordinaria esperienza ho cercato di fotografare tutti gli aspetti di questo immenso stato; qua i turisti sono accolti calorosamente, un esempio è che dovunque ti servo-no il the, perfino in accampamenti dispersi nel deserto; sono felici di condividere con noi tutto quello che hanno, anche se a volte è quello che serve a loro per vivere. La vita in questi luoghi è completamente diversa dalla nostra; abbiamo vissuto per qualche giorno come nomadi nel deserto, dove abbiamo avuto modo di vedere da vicino i dromedari e abbiamo ammirato, nel buio totale, una notte stellata e un’alba piena di colori vivaci. Essendo turisti, eravamo oggetto di sguardi curiosi, pronti a non perdersi nessun particolare dell’abbigliamento e nemmeno i nostri gesti.Nelle grandissime città di Casablanca e Marrakech; ci siamo persi nei suk (i mercati arabi), trovando luoghi tipici e meravigliosi. Poi per un giorno, ci siamo messi nei panni di un archeologo, camminando nei deserti di sassi per trovare fossili e pitture rupestri, con una guida che parlava solo arabo. Durante quelle calde escursioni, abbiamo potuto anche assaggiare le saporite ostriche di Essaouira, diretta-mente dai pescherecci che erano appena rientrati in porto.Il Marocco è un paese colorato, con profumi esotici, persone cordiali e disponibili che vivono vera-mente con poco, molto differenti da quelle che incontro tutti i giorni; è un paese che mi ha permesso di osservare e comprendere l’immensa diversità del mondo.

Ferrari Edoardo

MAROCCO

Foto di Edoardo Ferrari

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Foto di Edoardo Ferrari

Foto di Edoardo Ferrari

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Foto di Edoardo Ferrari

Foto di Edoardo Ferrari

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Foto di Edoardo Ferrari

Foto di Edoardo Ferrari

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La vita in Nepal è completamente diversa da quella che viviamo noi tutti i giorni.Tutto ruota intorno ad una fantastica religione che è un misto tra quella indù e quella buddista; non esiste più una netta divisione tra le due religioni perché le persone con il passare del tempo hanno iniziato a pregare oltre agli dei della propria religione anche a quelli degli altri perché magari po-tevano aiutarli in un aspetto nel quale stavano avendo particolare difficoltà. Per le città si trovano templi buddisti con all’interno statue indù e, allo stesso modo, templi indù con all’interno statue del Budda. Da ciò si può immaginare l’estrema varietà di dei, di credenze e di religioni; c’è chi crede in solo alcune divinità indù, chi crede solo in alcune buddiste o chi crede in tutte, ma non si trova quasi nessuno che non creda in nessuna di esse. È importante inoltre tenere a mente che il Nepal è un pa-ese estremamente povero che sta attraversando un periodo di crisi a causa soprattutto del terremoto avvenuto nel 2015, che ha causato il crollo di gran parte delle strutture e delle abitazioni. Migliaia di persone hanno perso tutto e si sono ritrovate per strada inaspettatamente e nonostante il Paese stia provando a rialzarsi, tre anni dopo le palazzine stanno ancora crollando e il Nepal è pieno di macerie. La scuola è costruita sul modello inglese: le lezioni di tutte le materie sono tenute in lingua inglese ma viene insegnata anche la loro lingua madre. In alcuni orari si possono vedere passare fiumi di scolari vestiti nelle loro uniformi, diverse per ogni scuola. Tornati da scuola i bambini vengono messi subito al lavoro, perché per parlare con i turisti c’è bisogno di conoscere l’inglese che i genitori non sanno. La lingua inglese si sta diffondendo abbastanza grazie alla nuove generazioni e quindi generalmente

VITA IN NEPAL

Foto di Veronica Tarallo

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si riesce a comunicare, anche se c’è sempre bisogno di un po’ di fantasia!A primo impatto salta all’occhio come il Nepal, un po’ come tutta l’Asia, sia molto colorato. Le donne sono quasi sempre vestite in abiti tradizionali, molto particolari e di colori brillanti. Le strade della capitale sono invase da fiumi di persone, e ovviamente non esistono marciapiedi quin-di motociclisti e tassisti cercano, suonando frequentemente i loro clacson, di districarsi tra la folla. In mezzo alle strade inoltre è comune incontrare animali di ogni genere e tipo, ma soprattutto mucche che sono animali sacri. Alle mucche infatti non si può fare del male; se una si trova in mezzo alla strada bisogna aspettare pazientemente che si sposti e non si dovrebbe nemmeno suonare il clacson o, se una mucca entra in un negozio, ed è successo, non la si può cacciare ma bisogna aspettare che decida lei di uscire. Questo per noi sarebbe a dir poco inconcepibile.I mezzi di trasporto sono spesso costituiti da rottami e non è improbabile che si rompano. Non esi-stono trasporti pubblici come li intendiamo noi; gli autobus sono dei pullman che viaggiano con le porte aperte e sovraccariche di persone. Diciamo che una compagnia di trasporto è costituita da due amici: un guidatore che si occupa esclusivamente di guidare l’autobus, anche perché le strade sono di terra e costruite con a lato veri e propri dirupi e un urlatore che si occupa di gridare e comunicare il percorso dell’autobus ai viaggiatori. Questi salgono mentre la vettura sostanzialmente rimane in moto. Suo altro compito contrattare il prezzo del viaggio specialmente con i turisti. Il business va bene se l’urlatore riesce a raccattare molta gente e il guidatore riesce a superare tutti gli altri autobus che

Foto di Veronica Tarallo

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gli si parano davanti e gli rubano la clientela. Sono comuni infatti vere e proprie gare per cercare di ottenere la prima posizione in momenti cruciali del viaggio. Ovviamente non ci sono fermate prestabilite e i viaggi durano una quantità esorbitante di tempo ma i locali generalmente sono molto tranquilli sapendo che prima o poi riusciranno ad arrivare a destina-zione.Per andare a scuola sono previsti gli scuolabus ma anch’essi non si sa bene a che ora passino e il ritardo è parte integrante della vita quotidiana e pertanto non viene considerata come una preoccu-pazione. Capita infatti che la scuola inizi alle otto ma lo scuolabus passi alle otto e mezza ma nessuno se ne fa un grande problema.Le persone infatti non sono frenetiche come qui da noi; ad esempio la risposta per eccellenza a “quando passa l’autobus?” è “oggi!”. Le giornate iniziano e finiscono molto presto. Alle sei di mattina c’è già un grande movimento e le persone vanno al mercato o a lavorare ma alle sette di sera chiude già tutto, ristoranti compresi. La vita si svolge sostanzialmente attorno al sole, ovvero si sta svegli dall’alba al tramonto.

Foto di Veronica Tarallo

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Foto di Veronica Tarallo

Foto di Veronica Tarallo

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La povertà è fame. La povertà è vivere senza un tetto. La povertà è essere ammalati e non riuscire a farsi visitare da un medico.La povertà è non potere andare a scuola e non sapere leggere. La povertà è non avere un lavoro, è timore del futuro, è vivere giorno per giorno.La povertà è perdere un figlio per una malattia causata dall’inquinamento dell’acqua.La povertà è non avere potere e non essere rappresentati adeguatamente; la povertà è mancanza di libertà.

La povertà assume volti diversi, volti che cambiano nei luoghi e nel tempo ed è stata descritta in molti modi.La povertà è una situazione da cui la gente vuole evadere.La povertà, quindi, richiede azioni sia da parte dei poveri che dei benestanti affinchè il mondo possa cambiare e permettere che molte più persone possano avere un livello sufficiente di cibo, un alloggio adeguato, accesso all’educazione e alla salute, protezione dalla violenza e voce in ciò che succede nella loro comunità.

Gaia Morichi e Samuele Olivieri

POVERTÀ

Kenia: Abitazioni dei Masai nomadi Foto di Gaia Morichi

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Kenia: Villaggio Masai Foto di Gaia Morichi

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A Milano attualmente ci sono circa 2600 senzatetto, di cui 600 vivono per le strade, mentre i restanti 2000 vivono nei centri dedicati a loro. Questi dati sono stabili da circa 5 anni. E’ vero che esistono molti centri di accoglienza, ma personalmente mi sono sorpresa nel vedere così tante persone, per la maggior parte uomini, per terra, alcuni coperti con una misera sciarpa che fa loro da coperta, af-fiancati da un cartello, spesso sgrammaticato, che esprimeva in poche parole la loro sofferenza e il loro grido da aiuto. Ciò che mi ha sorpreso di più però sono le altre persone, che come me, non si accorgono del degrado economico e spesso anche psicologico in cui sono ridotti i senzatetto, ma non per cattiveria, per abitudine. Siamo così abituati a vedere persone anche disabile che elemosinano in qualunque posto della città, dalla metro ai parchi, che stiamo diventando quasi indifferenti a questa situazione. Spesso molti non provano neanche compassione. È brutto pensare che per noi sia normale che in una città moderna e ricca come Milano esistano così tanti senzatetto da avere l’imbarazzo della scelta in caso si voglia fotografarli! E’ triste ma a me è successo:

Nicolò Montrasio

VITA IN STRADA

Foto di Nicolò Montrasio

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Foto di Nicolò Montrasio

Foto di Nicolò Montrasio

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Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibifinem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios

temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati.Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,quae nunc oppositis debilitat pumicibus mareTyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi

spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invidaaetas: carpe diem quam minimum credula postero.

L’Ode 1, 11 di Orazio: Carpe diem.

Tu non chiedere, non è lecito saperlo, quale fine gli dei abbiano dato a me e quale a te, o Leuconoe, e non consultare gli oroscopi babilonesi. Come sarebbe meglio sopportare qualunque cosa sarà, sia che Giove abbia concesso molti inverni sia che ci abbia concesso come ultimo (inverno) quello che ora fiacca il mar Tirreno sulle opposte scogliere: sii saggia, mesci i vini, e in breve tempo tronca la lunga speranza. Mentre parliamo, fuggirà il tempo invidioso: carpe diem, quanto meno fiduciosa possibile nel domani.

CARPE DIEM

Foto di Lorenzo Fonti

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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scalee ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,le trappole, gli scorni di chi credeche la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccionon già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi duele sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.

(Eugenio Montale)

HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO,ALMENO UN MILIONE DI SCALE

Foto di Lorenzo Pinna

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RINCORRERE IL MARE

Ama il presenteVivi l’oggi con felicitàDimentica il domanie sarai per sempre un bambino gioioso, un bambino che rincorre le onde del mare, che gioca per godersi ogni attimo, che gioca per godersi la vita.

Il giovane incosciente di ciò che l’aspetta, è mille volte più felice del vecchio sapiente.

Lorenzo Fonti

Foto di Lorenzo Fonti

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Il tempo scorre per tutti allo stesso modo; non importa che ruolo tu abbia o chi tu sia, il tempo va avanti indifferente, per tutti. Ognuno, però, lo impiega diversamente durante la sua vita. C’è chi

sceglie di viverlo e chi di lasciarlo passare; sta a te decidere da che parte stare.

“Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minum credula postero.”Mentre parliamo il tempo scorre indifferente: cogli l’attimo, affidati quanto meno nel domani.

(Orazio - Odi)Godi del tuo tempo, finché sei in tempo.

Francesca Reccagni e Giulia Rossi

TEMPUS FUGIS

Foto di Francesca Reccagni e Giulia Rossi

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Tutti nella vita abbiamo passato periodi bui. A tutti è capitato di essere tristi almeno una volta. Molte volte mi è capitato di essere triste, alcune volte mi è capitato persino di essere disperata, di sentirmi come se tutto quello che avevo costruito mi stesse franando addosso. Schiacciata, ecco, mi sono sen-tita schiacciata dalle mie scelte. Però ne sono sempre uscita indenne, anzi, anche più forte di prima.Purtroppo però, nella vita, non tutti reagiscono allo stesso modo, non tutti hanno la forza di andare avanti, non tutti riescono a respingere le macerie che gli sono cadute addosso. E’ così che cerchi un modo per nasconderti, per scappare da quella che è la realtà di tutti i giorni, perché quella realtà non ti piace, non ti ci trovi, quindi finisci per trovare un amico in qualsiasi cosa che ti permetta di fuggire.Attraverso le mie fotografie ho cercato di rappresentare la desolazione a cui la dipendenza da alcolici, fumo e droghe ti portano.

Beatrice Puglisi

VITE APPESE AD UN FILO

Foto di Beatrice Puglisi

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Foto di Beatrice Puglisi

Foto di Beatrice Puglisi

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I vizi capitali sono comportamenti che portano alla corruzione dell’anima umana e si contrappongono alle virtù che invece ne favoriscono la crescita rappresentando le fondamentali abitudini non rivolte verso Dio, dal quale tutti i peccati allontano. Nell’opera dantesca i sette vizi capitali per la loro gravità sono condannati nell’alto Inferno. Superbia: Sproporzionata stima di sé, delle proprie abilità e dei meriti che ne conseguono manifestandosi este-riormente con un atteggiamento altezzoso, sprezzante e con un ostentato senso di superiorità nei confronti degli altri. Essa è autoesaltazione portata fino al disprezzo degli altri, delle leggi o di qua-lunque ordine. Avarizia: Desiderio di possedere e conservare denaro, beni o oggetti di valore per sé stessi in quantità di molto maggiori a quanto necessario per la sopravvivenza evitando di spendere. Conta quindi semplice-mente l’avere piuttosto che il fruire di ciò che si ha. incentrando la propria vita sulla conservazione meticolosa di ciò che già si possiede.Lussuria:La lussuria è il disordinato desiderio del piacere sessuale che viene collocato al primo posto come fine a sé stesso indipendentemente dall’amore poiché l’unico fine è la sola soddisfazione personale.Invidia:Stato d’animo o sentimento spiacevole che nasce dal volere per sé un bene o una qualità altrui. L’invi-dia è spesso accompagnata da avversione e rancore verso chi possiede tale bene o qualità, che porta l’invidioso ad augurare il male all’altro di modo che il dolore e la tristezza possano così oscurarne le qualità o diminuirne la felicità Gola:L’ingordigia o la gola è il desiderio di ingurgitare cibi o sostanze più di quanto l’individuo necessiti mostrando comportamenti di sregolatezza al posto del controllo di sé.Ira:Sentimento improvviso e violento suscitato dal comportamento di persone o da avvenimenti che of-fusca la mente e il cuore, a favore dei bassi istinti.Accidia:L’accidia è forse il vizio meno conosciuto seppur alquanto presente nella normalità. E’ un male dell’a-nima che si manifesta come negligenza e a cui si aggiunge un sentimento di tristezza ma soprattutto di noia nel vivere la vita. Chi ne soffre nutre disinteresse verso ogni forma di iniziativa o di azione im-merso com’è nel suo torpore malinconico. Può essere un sentimento solo interno come la mancanza di gusto verso la vita oppure essere esterno manifestandosi con la pigrizia e l’inattività.

Elaborazione di Francesca Balbo e Basanisi Francesco

VIZI CAPITALI

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Foto di Francesco Basanisi

Foto di Francesco Basanisi

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Risulta spesso difficile definire la parola “vita”, soprattutto alla nostra giovane età.La vita è fatta di molte cose :emozioni, parole, piccoli gesti quotidiani che diamo spesso per scontati.Ma sono proprio questi effimeri elementi che rendono la vita di ognuno unica e irripetibile.Quando si pensa alla vita espressa con le immagini ci vengono alla mente fotogrammi ritraenti la na-tura, le persone, gli animali, ma cosa succede se invece di guardare l’opera per intero ci concentriamo sui dettagli?

Pancera Aurora e Rossotti Anna

DETTAGLI

Foto di Pancera Aurora e Rossotti Anna

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Evangelion è un opera partorita dalla mente di Hideaki Anno nel lontano 1995. Si tratta di un “anime mecha” futuristico che racconta le vicissitudini del protagonista quindicenne Shinji Ikari costretto a “ salvare l’umanità”. Come?Pilotando il robot antropomorfo Evangelion “unità 01” nel tentativo di combattere gli originari abitan-ti del pianeta Terra: gli Angeli. Nell’anno 2000 sono stati condotti degli esperimenti al Polo Sud che hanno permesso la nascita di un essere primordiale e, di conseguenza, degli Angeli. La storia è ambientata, invece, nel 2015.L’opera è una metafora che serve anche ad esporre la visione della vita e del mondo di Hideaki Anno e spesso espone anche ragionamenti filosofici sull’esistenza in generale da cui abbiamo preso spunto per questo lavoro. Credo che l’essenza di questo impegno sia racchiusa in queste parole di Leopardi

“Se la vita è sventura,Perchè da noi si dura?Intatta luna, taleE’ lo stato mortale.Ma tu mortal non sei,E forse del mio dir poco ti cale”.

Ruggieri Pietro

EVANGELION

Foto di Pietro Ruggieri

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Foto di Nome Cognome

ORLANDO FURIOSO:ANGELICA

Foto di Elena Defendenti

Ideazione e realizzazione di: Elena Defendenti, Nicole Medalla, Lorenzo Pinna, Nicola Tacchini e Andrew Xoxe

Fugge tra selve spaventose e scure,per lochi inabitati, ermi e selvaggi.Il mover de le frondi e di verzure,

che di cerri sentia, d’olmi e di faggi, fatto le avea con subite pauretrovar di qua di là strani viaggi;

ch’ad ogni ombra veduta o in monte o in valle,temea Rinaldo aver sempre alle spalle.

Canto I ottava 33

(Ludovico Ariosto)

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Corrò la fresca e matutina rosa,che, tardando, stagion perder potria.

So ben ch’a donna non si può far cosache più soave e più piacevol sia,

ancor che se ne mostri disdegnosa, e talor mesta e flebil se ne stia:

non starò per repulsa o finto sdegno,ch’io non adombri e incarni il mio disdegno.

Canto I ottava 58

(Ludovico Ariosto)

ORLANDO FURIOSO:LA ROSA

Foto di Nicole Medalla e Tacchini Nicola

Ideazione e realizzazione di: Elena Defendenti, Nicole Medalla, Lorenzo Pinna, Nicola Tacchini e Andrew Xoxe

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Qui riman l’elmo, e là riman lo scudo,lontan gli arnesi, e più lontan l’usbergo:l’arme sue tutte, insomma vi concludo,

avean pel bosco differente albergo.E poi si squarciò i panni, e mostrò ignudol’ispido ventre e tutto ‘l petto e ‘l tergo;

e cominciò la gran follia, sì orrenda,che de la più non sarà mai ch’intenda.

Canto XXIII ottava 133

(Ludovico Ariosto)

Ideazione e realizzazione di: Elena Defendenti, Nicole Medalla, Lorenzo Pinna, Nicola Tacchini e Andrew Xoxe

Foto di Lorenzo Pinna e Andrew Xoxe

ORLANDO FURIOSO: LA FOLLIA

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E svelse dopo il primo altri parecchi,come se fosser finocchi, ebuli o aneti;e fe’ il simil di querce e d’olmi vecchi,

di faggi e d’orni e d’illici e d’abeti.Quel ch’un ucellator che s’apparecchi

il campo mondo, fa, per por le reti,dei giunchi e de le stoppie e de l’urtiche,

facea de cerri e d’altre piante antiche.

Canto XXIII ottava 135

(Ludovico Ariosto)

ORLANDO FURIOSO:LA FURIA

Ideazione e realizzazione di: Elena Defendenti, Nicole Medalla, Lorenzo Pinna, Nicola Tacchini e Andrew Xoxe

Foto di Elena Defendenti

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Era come un liquor suttile e molle,atto a esalar, se non si tien ben chiuso;

e si vedea raccolto in varie ampolle, qual più, qual men capace, atte a quell’uso.Quella è maggior di tutte, in che del follesignor d’Anglante era il gran senno infuso;

e fu da l’altre conosciuta, quandoavea scritto di fuor: “Senno d’Orlando”.

Canto XXXIV ottava 83

(Ludovico Ariosto)

ORLANDO FURIOSO:ASTOLFO SULLA LUNA

Foto di Lorenzo Pinna e Andrew Xoxe

Ideazione e realizzazione di: Elena Defendenti, Nicole Medalla, Lorenzo Pinna, Nicola Tacchini e Andrew Xoxe

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Foto di Nicole Medalla

Foto di Elena Defendenti

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Non ho mai avuto certezza. Non ho mai avuto un punto fisso. Soffrire in silenzio controlla la mia vita. Un lieve strato di tristezza che incupisce la mia anima, ogni mattina mi sveglio e ho paura. Sono ter-rorizzata dal panico che potrei avere. Ho paura di perdere il controllo e ricadere. Passerò tutta la vita così, a ricadere e a tentare di alzarmi. Ci sono le persone come me, soffriamo ci teniamo tutto dentro fino a vedere sfocato. E ci nascondiamo, ci chiudiamo in noi stessi. Il futuro è un buco nero che ci risucchia. Non c’è speranza per anime intrappolate nel limbo tra il non sentire niente, eppure sentire tutto. Con ogni secondo che passa noi corriamo dietro il tempo, perdendo tutto che una volta trova-vamo estremamente importante. L’indifferenza in confronto a noi stessi, perché non ci sopportiamo abbastanza per restare soli a pensare. Quindi, scappiamo. Ognuno a modo suo, un giorno sperando di trovare una pace in noi, lottiamo. E a volte ci ritroveremo in una stanza senza speranza, al buio, e proveremo ad alzare la bandiera bianca, proveremo ad arrenderci. Ma ci ferma la speranza, che se-gretamente teniamo in noi. E cerchiamo noi stessi, dopo anni di perderci in emozioni altrui, troviamo un punto fisso. Anche dopo tutte le volte che ricadremo possiamo tornarci. E per le strette vie tra le tombe in piena luce, ci incontriamo l’uno con l’altro. Ci guardiamo in faccia e restiamo con gli occhi fissi nel vuoto, pronti a sfidare ogni volta la forza della vita stessa. Da soli possiamo salvarci, e insieme possiamo stare bene. Le persone entrano e escono dalla nostra vita, e perdono i ricordi di noi, fanno sbagli. Ma tornando indietro ora ha tutto senso. Il perché ci svegliamo la mattina con un peso sul pet-to e viviamo nella paranoia di noi stessi. Perché un effetto a catena ci ha portato qui. Potremo sempre tornare a dove siamo nati o cresciuti, per un piccolo tempo ci sembrerà anche migliore, e vivremo nel passato. Ritornando al presente, ci accorgiamo di chi siamo veramente. Persone a cui il cuore batte troppo forte per il proprio corpo, ma la cui anima è più forte di una città intera che grida per la propria salvezza. Resistiamo ogni giorno, nella piccola possibilità, che un giorno potremo vivere, con emozio-ni normali, e sorridere. Guardando il mondo dall’alto, dove potremo vedere quanto siamo piccoli ma importanti allo stesso tempo.

Ginevra Colombetti

CERTEZZE

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Foto di Ginevra Colombetti

Foto di Ginevra Colombetti

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Foto di Ginevra Colombetti

Foto di Ginevra Colombetti

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Foto di Ginevra Colombetti

Foto di Ginevra Colombetti

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Devo confessarti di essere sempre stato curioso riguardo la tua occupazione.Insomma il tuo è decisamente un lavoro ingrato e impegnativo e nonostante il tuo sacrificio non sei particolarmente apprezzata, come è normale che sia, oserei dire.Innanzitutto, una delle domande più frequenti che mi balenano in testa riguarda il tuo “criterio di selezione”. Mettiamola così. Ho sempre pensato che tu fossi attirata in qualche modo da coloro che avevano ormai terminato il proprio percorso sul mondo terreno ma, se così fosse, non si spieghe-rebbero i fin troppi casi di passaggio anticipato, se così posso dire, a qualsiasi cosa ci sia, nel caso ci fosse, dopo questa vita. D’altro canto trovo piuttosto riduttivo considerarti come un banale fenomeno naturale, poiché tra le altre cose toglierebbe un bel po’ di poesia e senso di importanza a noi umani (se proprio dobbiamo spegnerci almeno vogliamo che sia TU a prenderci e non che sia invece un ine-sorabile appassimento delle nostre cellule). Quindi, come funziona?Un altro quesito riguarda invece il perché tu lo faccia. Sei forse obbligata?O il tuo impegno è volontario? In ogni caso mi aspetto che qualcuno ti guidi nel tuo operato e dunque non posso esimermi dal chiederti chi esso sia. Fai un lavoro così importante per il prosieguo dell’ordi-ne delle cose che meriterebbe anch’esso di ricevere onori e oneri (in gran numero) in quanto process organizer. Ma la vera cosa di cui mi sono reso conto pensando a cosa chiederti e scriverti in questa lettera è il tuo legame con la vita, collegamento quantomeno singolare considerato che, apparentemente, voi due non vi volete molto bene. Ieri, stavo andando a sgranocchiare qualcosa in cucina quando ho notato un’arancia che mi ero dimenticato di buttar via alcuni giorni fa, era completamente ammuffita. Così su due piedi non ci ho fatto molto caso ma poi, beh, mi sono reso conto di quanto voi siate legate: vi completate l’una con l’altra e, ogni tanto, lavorate anche quasi in contemporanea!Ora però devo andare, sai com’è, tutto questo parlare di tempo, vita e morte mi ha messo una certa fretta… sai come si dice, Carpe diem, cogli l’attimo.Grazie di aver letto questa lettera e, mi raccomando, rispondimi solo per via digitale!Giacomo

CARA MORTE

Foto di Andrea Ferrario

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Cara Morte,

non sei amata da tanti, ma nonostante ciò, sei a disposizione di tutti; perché? Perché non ti stanchi di essere chiamata “assassina”? Te ne stai in un angolino e aspetti. E chissà quanto aspetti; un’eternità oppure un battito di ciglia. Ma dimmi, dove la trovi la forza? Dove lo trovi il coraggio di prendere con te una bambina, un’anima fragile, un ragazzo che non sa cosa farne della sua vita; un uomo che fatica ogni giorno per rendere felice la sua famiglia? Dove lo nascondi? Sei coraggiosa? Sei un’amara verità che prima o poi anche io incontrerò!Sei misteriosa e silenziosa; sei potente e astuta, ma non sei crudele. Dubito che tu sia anche insensibile, dentro te avrai una tristezza infinita e magar qualche lacrima ti sarà pure scesa. Ma come fai a lasciare nel cuore delle persone che restano un dolore così forte, quasi disumano?

Mi dispiace, non vorrei mai essere come te, neanche morta!

Alice

MISTERIOSA E SILENZIOSA

Foto di Andrea Ferrario

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WALKING SHADOW

“Life’s but a walking shadow; a poor player,That struts and frets his hour upon the stage,

And then is heard no more: it is a taleTold by an idiot, full of sound of fury,

Signifying nothing”

-

“La vita è un’ombra vagante; un attore scadente,Che si pavoneggia e si agita sul palco,E poi perde la sua fama: è una favola

Raccontata da uno sciocco, piena di collera,Che non significa nulla”

- (William Shakespeare)

Foto di Benedetta Mangoni

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Foto di Benedetta Mangoni

Foto di Benedetta Mangoni

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Ho cominciato questo lavoro pensando di fare un discorso universale, generale e ho finito per trasfo-marlo in un racconto personale e intimo.Questo perchè, forse, per ognuno la Vita è in realtà la propria vita. In questi cinque scatti ho racchiuso una serie di ragionamenti e di emozioni che la riguardano ma che, sinteticamente, abbracciano anche la morte, essendo espressioni di una stessa realtà.

VIANDANTEQuesta immagine è il risultato del mio tentativo di immortalare un’ emozione. Immagino come si possa essere sentito un viaggiatore medioevale nel percorrere una foresta sotto la pioggia battente in un giorno d’autunno. Così le ossa diventano simbolo dell’uomo e le bende della sua vita randagia.

ANZIANA INDOVINASe la prima immagine rappresentava un momento di solitudine, ma anche di intimità, questa desidera rappresentare la collettività. Ho voluto immortalare il gesto di un’anziana strega che lancia sassi, con-chiglie e bacche sul suo tavolo magico per interrogare gli dei sul futuro della sua comunità.Così, in quei piccoli oggetti immagino racchiuso anche l’atteggiamento di attesa e le aspettative dei membri del villaggio.

RELIQUIAI soggetti sono una cavalletta sotto spirito e una sfera di vetro. Questi sono immersi nel buio come un’apparizione onirica e rappresentano la vita passata; il ricordo ma anche il sogno, l’irreale, il fanta-stico. Sono tuttavia oggetti concreti che diventano simboli della parte nascosta della vita, anche se solo per un attimo.

FRAMMENTIFrammenti di vita, pezzi meccanici dall’uso ignoto, frutto di esplorazioni, di pomeriggi sotto il sole e tra le rovine immerse nella campagna. Sono parti di un macchinario strano, incomprensibile e miste-rioso; disposte con ordine su un tavolo per essere organizzate e catalogate senza tuttavia raggiungere risultati. Sono frammenti di un lontano passato che ricordo con affetto e che mi ha formato.

FAMIGLIA TEMPO E MORTEIn questa immagine sono presenti tre oggetti che mi legano a questi temi: un anello con zaffiro frutto della mia passione ma anche delle attenzioni dei miei familiari; un paio di forbici che rappresentano la morte, ma sono anche il ricordo delle ore passate a guardare mia madre cucire e un orologio da taschino, simbolo del tempo, ma anche l’oggetto che ha visto sbocciare le amicizie più significative della mia vita.

Pietro Ruggieri

RACCONTO INTIMO

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Foto di Nome CognomeFoto nella pagina: Pietro Ruggieri

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SOLDATI

Si sta come d’autunno

sugli alberi le foglie

(Giuseppe Ungaretti)

Fotogramma di Maia Giroletti Scannografia di Maia Giroletti

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È questa la chiave di tutto: rendersi conto di essere vivi,

ricordarsiche non è mai troppo tardi

per voltarsi a guardare il sole; ancora una volta.

(Sergio Bambarén)

LA CHIAVE

Scannografia di Maia GirolettiFotogramma di Maia Giroletti

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La vita e la morte sono da sempre stati soggetti chiave nelle raffigurazioni umane, sin dai tempi della preistoria. Al terminare di una, segue l’altra e reciprocamente le due si alternano in ogni aspetto. Le due non possono coesistere e sono in continua lotta fra di loro. Alla fine di ogni percorso vi è la morte, alla quale qualsiasi organismo vivente andrà ineluttabilmente incontro. Ma tutto questo non prima di aver vissuto la propria vita. Il ciclo della vita si divide in 3 fasi: giovinezza, maturità, vecchiaia. Ogni fase ha le proprie caratteristiche e in ognuna di esse cambia il proprio atteggiamento nei con-fronti della vita stessa.

Elaborazione di Lorenzo Zani

FASI

Foto di Benedetta MangoniFoto di Ginevra Colobetti

Foto di Alice Micheli Foto di Lorenzo Zani

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IO VIVA, SEMPRE

Foto di Alice Michelli

Sotto il peso ch’incombe

Io tremo,ma resisto

(Camilla Micheli)

Foto di Alice Micheli

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Abib Ikram Alpiovezza Francesco Andreoni Nicolò Angella Chiara Anselmo Luca Artese Alessan-dra Aurisicchio Leonardo Austa Andrea Azamouz Na’der Bajana Jorkys Balbo Francesca Balzanelli Beatrice Banal Valentina Barsanti Adele Barsanti Emma Basanisi Francesco Bazzocchi Federico Belfiore Mattia Bellavia Federico Belli Nicolò Belotti Gabriele Bianchi Sofia Billo Andrea Binelli Alessandro Bitetta Ilaria Borroni Davide Borsatti Nirmal Bosisio Sofia Boutahri Omar Bozzi Arturo Brandolini Dario Bravi Stella Briones Ginevra Brugnara Marcello Cagnoni Francesco Calderon Vic-toria Caminiti Simone Campiglio Nicola Canilla Francesco Colombo Francesco Carbajal Rodrigo Casabona Tommaso Casati Clara Castellani Francesca Catania Micol Cavallari Elena Cavglia Leda Chaix Diego Chiara Luca Chiaramonte Alessandro Chierici Filippo Ciccimarra Francesco Cicero Nicolò Cinquemani Lorenzo Ciusani Andrea Cocco Emanuele Colombetti Ginevra Concilio Sofia Conti Kartika Corbascio Andrea Cotti Riccardo Crispiatico Luca Cuoccio Matilde Cuoccio Nicolò D’Anna Lucrezia Dago Giulia Dal Lago Leonardo Daniotti Caterina De Masi Eletta De Santis Marti-na DeCaria Leonardo Defendenti Elena Dicorato Emma Dilillo Andrea Dimitrijevic Marta Dispenza Federico Dommarco Mila DrugmanTito Edirisinghe Yean El Zaiat Basma Errico Maurizio Fabbrica Giacomo Fabrizio Andrea Fedele Martina Ferrari Edoardo Ferrario Andrea Fonti Lorenzo Formentin Luca Fornaro Valentina Fortuna Emma Fragassi Nicole Frailich Susanna Franceschi Filippo Frigerio Luca Gaddi Giorgio Gaggianese Viola Gagliardi Carlo Galati Teresa Gallese Pietro Galliano Stefano Gandini Federica Garajo Giulia Garcia Alessia Garcia Giorgio Garufi Matteo Gentili Marta Gherlinzoni Andrea Giampaolo Marco Gioia Emanuele Gioia Francesca Giroletti Maia Gironi Cecilia Giunta Mattia Gobetti Carlotta Golzio Chiara Granvillani Alessandro Guarneri Alessia Guffanti Tommaso Hassan Marwan He Valentina Hu Letizia Hua Wenjing Irato Daniel Justin Hu Sisi Kaur Navkiran Koval Andrea Lamanna Gabriele Lambiasi Marta Lamioni Lorenzo Li Anna Lin Chiara Lionetti Camilla Liverani Lavinia Losciale Gabriele Madia Leonardo Maestrani Giorgia Makram Youssof Malanchini Irene Mancadori Riccardo Mangoni Benedetta Maniacco Francesca Manieri Gloria Marchioni Erika Mariani Federica Mariani Matteo Martone Alessandro Maschera Alice Massardo Sara Mazzola Ni-colò Medalla Nicole Medri Elisa Melenciuc Gabriel Melotto Silvia Melzi Martina Mercuri Manuel Metalpa Luca Micheli Alice Milani Dandy Roberto Milani Dendy Matteo Montrasio Nicolò Morichi Gaia Moudabbir Fedwa Musazzi Daniele Musi Tommaso Navarra Francesca Nichilo Micaela Novelli Arianna Olivieri Samuele Olivito Annalisa Pacoda Simone Pancera Aurora Paoleti Leonardo Papa-gni Camilla Parma Elia Passalacqua Alessia Passera Alessandro Pavesi Anna Pazzi Shivani Pella An-drea Pennati Filippo Pezzetti Giacomo Piacentini Matteo Pianese Lorenzo Pici Olivia Pinna Lorenzo Pipani Lucrezia Pirovano Margherita Piseri Giacomo Pozzi Elena Previtera Riccardo Puglia Riccardo Puglisi Beatrice Radice Camilla Rampinelli Daniele Reccagni Francesca Redaelli Sofia Restuccia Caterina Riboni Gianluca Riggi Luca Righini Tiziano Riina Alberto Rodolfo Risicato Giacomo Ronchi Francesca Rossi Giulia Rossini Gaia Rossotti Anna Rovere Daniele Ruggieri Pietro Ruoti Jacopo Rurali Matteo Russo Anita Saccani Christian Saraceno Alice Saraceno Andrea Savioli Matteo Sca-rioni Giuseppe Scumaci Ilaria Semenzato Greta Sguazzi Caterina Sigrist Amelie Sommariva Tobia Spada Giorgia Tacchini Nicola Tancredi Luca Tarallo Veronica Tasso Virginia Terranova Caterina To-gnasca Pietro Tomaselli Matteo Torchetti Samuele Tosini Luca Tracchia Ailin Tramontana Enea Ullo Gaia Ungari Stefano Valerani Marco Varani Chiara Varvariuk Anna Vigilio Roberto Eugenio Vincenti Leonardo Visintini Martina Xoxe Andew Ye Federica Ying Yangyang Zani Lorenzo Zemp Alessandro

GRAZIE

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Nei mesi scorsi nel catalogare gli articoli e le foto che man mano mi venivano consegnati pensavo all’impegno profuso dai miei studenti e quanto, anche negli anni scorsi, fossi stata esigente nei loro confronti richiedendo spesso attività e oneri a scapito di materie ben più impegnative. Ho ripensato al nostro primo lavoro e quanto era emerso nello svilupparlo insieme, quasi in simbiosi con l’argomento trattato universalmente in occasione dell’Expo. Il cibo non solo come nutrimento del corpo ma anche della mente, del cuore e non ultimo dell’amore del bello. Dopo aver visto la nostra città come colei che “sfama”, l’anno successivo avevamo voluto scoprirla nei suoi più sottili segreti: dagli angoli meno conosciuti alle nuove tendenze che ne hanno fatto una città meravigliosa e unica al mondo. Lo scorso anno avevamo voluto spaziare fuori dal nostro piccolo mondo per scoprire le molteplici e bellissime differenziazioni che la nostra Terra nasconde. Presentare quante attrattive e meraviglie racchiude e quasi anticipando la massa dei giovani che hanno urlato nelle piazze il grido di sofferenza della sua condizione attuale, descrivendo la disattenzione “dei grandi” a scapito delle future genera-zioni.All’inizio dell’anno dopo varie discussioni in classe, alla luce di quanto osservato precedentemente, la nostra attenzione non poteva non essere indirizzata a quanto di più complesso e soprattutto unico nell’immensità del cosmo che è “La Vita”, della quale, sfogliando queste pagine se ne è potuta vede-re la straordinaria vivacità, energia, forza e bellezza.

Al momento di scrivere queste righe mi sono accorta di quante persone ho avuto modo di incontrare nel mio trascorso scolastico. Voltandomi indietro mi sono resa conto di quanto tutte siano state im-portanti e di ciò ringrazio Dio di avermi dato questa opportunità. Perché questo mio particolare ringraziamento? Questo, potrebbe essere l’ultimo mio anno di insegnamento e se da una parte inizierà una nuova Vita è certo che mi mancherà questa: l’affetto delle persone con cui ho lavorato, tutte semplicemente speciali.

Tra le tante persone che vorrei ringraziare comincerei con la Preside che ha sempre sostenuto e valo-rizzato le attività del corso di fotografia; i colleghi che pazientemente ne hanno accettato il tempo ru-bato alle loro materie ma soprattutto ai miei studenti a cui va la dedica più importante. Nei momenti difficili, di tensione, anche a volte di sconforto il loro entusiasmo faceva sfumare tutte le perplessità, per lasciare spazio alla gioia e al piacere di questo impegno.In ultimo un augurio a questo Istituto e a coloro che ne hanno fatto un’eccellenza in ambito formativo distinguendosi per i risultati raggiunti, che prosegua nelle sue attività e che l’”Educazione ai Valori, attraverso il linguaggio fotografico” rimanga sempre un punto di forza.

Loredana Mastri

UN SALUTO

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Foto di Veronica Tarallo

Ricorda SempreLa Vera Forza

Genera l’UniversoLa Natura Vivente

FedelmenteRespirala

AmalaVivila

di Antonio Bigliardi

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