Curiosando nell'Arte Contemporanea - UNITRE Torino · 2019. 2. 4. · La sua più grande...

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Curiosando nell'Arte Contemporanea LEZIONE QUARTA DOCENTE GIAN PIERO NUCCIO

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  • Curiosando nell'Arte Contemporanea

    LEZIONE QUARTA

    DOCENTE GIAN PIERO NUCCIO

  • JOSEPH BEUYS

    Joseph Beuys nasce a Krefeld (nella Germania Occidentale) il 12 maggio 1921, ma sosteneva di aver visto la luce a Kleve, piccola città sulla riva sinistra del Basso Reno, in una regione pianeggiante ricca di zone paludose. L’influenza che la terra d’origine esercitò sull’artista fu notevole, come le esperienze di studio e formazione, per lo più ascrivibili alle scienze naturali.

    Ma il giovane Beuys non trascurò anche gli altri campi della cultura: l’arte, a cui si dedicò frequentando lo studio di uno scultore di Kleve, Achilles Moortgat; la letteratura e la filosofia, dal Romanticismo a Knut Hamsun, da Kierkegaard a Nietzsche. Scoprì interessi per il folclore e la mitologia nordica, non tanto che essi fossero appoggiati dall’indottrinamento nazista, quanto piuttosto come reazione alla sua unilaterale educazione umanistica.Ricevette impulsi rivolti alla musica, soprattutto Wagner e Satie. Negli studi di Beuys la polemica tra letteratura classica e romantica ebbe importanza particolare, lesse e approfondì tutto il romanticismo: Goethe, Schiller, Höderlin, Schelling, Novalis, si interessò anche dell’elemento nordico, delle invenzioni di Edward Munch e di tutta la letteratura scandinava che aveva letto nella sua totalità.

  • La sua più grande motivazione personale era di operare nel senso della solidarietà sociale: nel 1940, terminati gli studi al liceo di Kleve, decise di iscriversi alla facoltà di medicina, specificamente in pediatria. Fu la guerra a mutare i suoi progetti.In gioventù frequenta la Hindenburg-Oberschule di Kleve e aderisce al nazismo entrando nella Hitler-Jugend (Gioventù hitleriana).Lo scoppio della seconda guerra mondiale lo vede arruolarsi nell'aviazione, e viene addestrato come operatore radio di bordo, acquisendo il grado di sergente. Nel marzo 1944, durante una missione di guerra sul Fronte orientale, lo Stuka su cui vola come operatore radio/mitragliere, si schianta al suolo, in territorio controllato dai tedeschi, causa una improvvisa tempesta di neve, nella regione della Crimea. Il pilota muore sul colpo e lui rimane ferito e verrà recuperato il giorno dopo da una squadra di soccorso e ricoverato in ospedale. In seguito sosterrà di essere stato salvato dall'intervento di un gruppo di nomadi tartari che, trovatolo moribondo, semicongelato e ferito al capo, lo curano facendo ricorso alle antiche pratiche della loro medicina: coprendolo di grasso e avvolgendolo nel feltro.Questa idea della generazione del calore attraverso i materiali della naturta è un elemento ricorrente nella sua opera

  • Tale esperienza - in realtà una leggenda - viene sovente rivendicata come determinante per il percorso creativo dell'artista, segnato dalla ricerca di un'armonia superiore tra uomo e natura che spingerà molti critici ad attribuirgli l'appellativo di "sciamano" dell'arte: l'idea della generazione del calore attraverso i materiali della natura è un elemento ricorrente nella sua opera.Successivamente combatte sul Fronte occidentale inquadrato in una unità di paracadutisti. Nel 1945 è fatto prigioniero dagli inglesi sino alla fine del conflitto.

    Terminato il conflitto, Beuys si ritrovò profondamente mutato, nel fisico e nello spirito. Fu allora che decise di fare l’artista. Nel 1947 si iscrisse alla Kunstakademie di Düsseldorf, laureandosi nel 1951. Ma, come sempre, non limitò i suoi orizzonti di ricerca al ristretto ambito artistico.

    Nella seconda metà degli anni cinquanta cade in una profonda crisi interiore che supererà grazie all'aiuto degli amici Hans e Franz van der Grinten.Fu in questo periodo che Beuys , di formazione cattolica,si avvicinò profondamente al pensiero di Rudolph Steiner, il fondatore dell’antroposofia, a cui si sarebbe costantemente ispirato in futuro. Nel 1959 sposa Eva Wurmbach.

  • BEUYS BEUYS – Nu - 1952

  • BEUYS BEUYS - 1955

  • Nel 1961 ottiene la cattedra di scultura monumentale alla Kunstakademie di Düsseldorf che aveva frequentato come studente subito dopo la guerra. Strinse, nei primi anni settanta, un rapporto di intesa con l’ideatore di Fluxus, l’americano Georg Maciunas, e partecipò a diverse esibizioni pubbliche del gruppo a Copenaghen, Londra e Wiesbaden ai primi eventi legati al gruppo "Fluxus". Fra coloro che aderirono al progetto Fluxus, un gruppo di artisti europei e americani uniti dal desiderio di ricreare il senso dell'arte in rapporto alla sua fruizione sociale, val la pena di ricordare Nam June Paik, Wolf Vostell, John Cage e Daniel Spoerri, Charlotte Moorman, Robert Filliu, Bazon Brock.

    Con Fluxus, Beuys condivise l’idea dell’arte come strumento di coscienza. Quindi: l’arte è dappertutto ed è per tutti. In parallelo, incominciò l’attività espositiva in proprio, presentando azioni, lavori di scultura e disegni. Nel 1963 organizza presso la Kunstakademie di Düsseldorf il Festum Fluxorum Fluxus. Negli anni sessanta Beuys si dedica alla creazione di oggetti-sculture-installazioni, derivanti da operazioni artistiche finalizzate alla sollecitazione di una coscienza critica nel pubblico. Nel 1964 inaugura la lunga serie delle "Azioni".

  • Ricorderemo alcuni titoli, ormai celebri, Come spiegare i quadri ad una lepre morta del 1965, Eurasia e Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda, del 1966, Vakuum Masse, del 1968, Voglio vedere le mie montagne del 1971.Tutto ciò servì a precisare la sua identità artistica, mai completamente assimilabile a situazioni precostituite e consolidate.Nella seconda metà degli anni sessanta, l’artista si avvicinò agli aspetti più spiccatamente sociali e politici prodotti dalla cultura del tempo. Ricorderemo i più salienti: Nel 1967 fondò il Partito Studentesco, nel 1971 l’Organizzazione per la Democrazia Diretta attraverso Referendum e nel 1974, insieme ad Heinrich Böll, diede vita alla Free International University A quest’ultimo passo fu, in un certo senso forzato, in seguito al suo licenziamento dall’Accademia, nel 1972. Beuys, infatti, aveva causato difficoltà al Direttore, prima, e poi al Ministro delle Finanze, impuntandosi sulla questione di voler accettare nel proprio corso gli studenti respinti agli esami di ammissione. La sua non era una generica promozione di ordine lassista, bensì una ferma decisione di rivedere i criteri di ammissione scolastica superiore: l’Università, non è per chi è già in grado di fare, ma per chi vuole riuscire e non possiede ancora gli strumenti specifici.

  • BEUYS – Come spiegare i quadri a una lepre morta - 1965

  • Ci pensa Joseph Beuys , "artista di talento" che ha "segnato la storia dell'arte del Novecento", come ci informa Bonami, a darci uno spunto con una sua celebre performance del 1965, 'Come spiegare dei dipinti ad una lepre morta', in cui egli, con la testa cosparsa di mirra e miele, porta delicatamente in braccio l'animale senza vita davanti ad alcuni quadri appesi, facendoglieli toccate con la zampetta esanime, pronunciando un discorso muto che li descrive nel loro significato concettuale. La provocazione messa in scena da Beuys vuol significare, così spiega l'autore stesso, che davanti all'arte la capacità intuitiva di una lepre morta è superiore a quella degli uomini vivi, accecati dalla razionalità che preclude ogni accesso all'irrazionalità dell'arte.E se ogni interpretazione, sia pure soggettiva, di qualunque opera contemporanea presuppone un atto cosciente e razionale di analisi e di sintesi, sia che la si voglia condividere con un pubblico di lettori sia che la si voglia etichettare come riflessione limitatamente personale, allora la spiegazione che essa fornisce non può essere che parziale, e limitata inoltre all'aspetto meno significativo dell'arte. Infatti, spiegare l'irrazionale è davvero missione impossibile, almeno agli umani e forse anche alle lepri morte, oltre che una palese contraddizione nei termini: una volta spiegato, infatti, l'irrazionale non sarebbe più tale ......

    e l'arte, una volta spiegata, continua ad essere arte?

  • BEUYS – Eurasia e Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda - 1966

  • Sempre all’interno della F.I.U. (Free International University) tra la fine degli anni ’70 e inizio anni ’80, Beuys si è interessato al nascente movimento dei verdi, presentandosi come forza traspartitica e non ideologizzata. La linea di questo movimento, com’è noto, è prevalentemente indirizzata ai problemi ambientali ed ecologici e quindi al problema della difesa della natura che ha caratterizzato gli ultimi anni dell’attività beuysiana. Poi il movimento, trasformatosi in partito, avrebbe perso le qualità della spontanea e autonoma aggregazione sociale. Ben presto Beuys ha ritirato la sua adesione. Le organizzazioni concepite dal Maestro tedesco hanno sempre preteso un’orgogliosa autonomia rispetto ai sistemi di potere. Lo scopo primario, è stato quello di progredire, senza ricorrere alle logiche compromissorie che minano dal di dentro le qualità della differenza e della verità a questo proposito è da ricordare l’Appello per l’Alternativa del 1978.Le organizzazioni concepite da Beuys riflettono il suo spirito nomadico, sempre alla ricerca dell’eredità antropologica che l’uomo stesso ha demenzialmente trascurato.

  • BEUYS – Sedia con grasso - 1963 BEUYS – The Pack - 1969

  • Dopo un periodo passato a Napoli e a Foggia, arriva a Bolognano (Pescara) nel 1972, invitato e vi torna moltissime volte negli anni successivi.

    A Bolognano svolge una serie di attività artistiche tra cui la Fondazione dell'Istituto per la Rinascita dell'Agricoltura (1976), la creazione della Piantagione Paradise con la messa a dimora di 7000 piante per il ripristino della biodiversità (1982), l'opera Olivestone (1984) ora in mostra al Kunsthaus di Zurigo. Nel 1984 diviene cittadino onorario di Bolognano. Nel 1980, il 3 aprile, avvenne un importante incontro-confronto con Alberto Burri presso la Rocca Paolina di Perugia, curato da Italo Tomassoni. Le lavagne realizzate dall'artista tedesco sono permanentemente esposte al Palazzo della Penna di Perugia, mentre Burri donò alla città una imponente scultura nera ancora esposta alla Rocca Paolina.

    Joseph Beuys morì prematuramente a Düssendorf il 23 gennaio del 1986.

  • BEUYS – Lavagna Perugia - 1980

  • BEUYS – Lavagna Perugia - 1980

  • BEUYS – Lavagna Perugia - 1980

  • Joseph Buyes durante l'incontro Beuys-Burri (a cura di Italo Tomassoni) a Perugia

    il 3 aprile 1980

    Molto noto negli Stati Uniti, Beuys diviene amico ed estimatore di Andy Warhol che può essere considerato, in un certo senso, la sua antitesi ideologica ma anche l'artista che, insieme a lui, compendia le linee fondamentali dell'arte visiva del secondo dopoguerra. Fra i tanti operatori culturali e critici italiani con cui ha lavorato ricordiamo Achille Bonito Oliva, Germano Celant, inoltre da segnalare tra gli stranieri il grande curatore svizzero Harald Szeemann. Nel 1981 è uno dei primi a rispondere all'appello del gallerista Lucio Amelio che, in seguito al terremoto che devastò la Campania nel 1980, chiese agli artisti del panorama contemporaneo a lui vicini di realizzare un'opera che avesse per tema il terremoto. Beyus realizza allora Terremoto in Palazzo, un'installazione composta da vecchi tavoli da lavoro trovati nelle zone terremotate, ai quali aggiunge elementi di vetro e ceramica che comunichino l'idea della fragilità e dell'equilibrio precario.L'opera fa parte della collezione Terrae Motus e si trova esposta alla Reggia di Caserta.

  • Sensibile da sempre alle tematiche ecologiste, Beuys ha dato un contributo essenziale alla fondazione del movimento de I Verdi in Germania. Nel 1982, invitato a partecipare alla settima edizione della grande esposizione "documenta" che si svolge ogni cinque anni nella città tedesca di Kassel, egli ha espresso tale sensibilità con una delle sue opere più suggestive: "7000 querce". Non si tratta di una scultura tradizionale ma di un grande triangolo posto davanti al Museo Federiciano e composto da 7000 pietre di basalto, ognuna delle quali "adottabile" da un potenziale acquirente. Il ricavato della vendita di ogni pietra è servito nel corso degli anni a piantare una quercia.

    L'operazione, terminata ufficialmente nel 1987, un anno dopo la morte dell'artista, deve in realtà essere ancora ultimata, dal momento che occorreranno circa trecento anni prima che le 7000 querce diventino il grande bosco immaginato da Joseph Beuys il quale, però, oltrepassando addirittura i limiti temporali della sua stessa esistenza, è riuscito a trasformare un'azione ordinaria e spesso banalizzata, come quella di piantare alberi, in un grande rito collettivo capace di evocare i significati più profondi del rapporto fra l'uomo e la natura.

  • BEUYS – 7000 Querce - 1980

  • BEUYS – 7000 Querce - 1980

  • L'arte di Joseph Beuys

    L’artista tedesco Joseph Beuys (1921-1986) è uno dei rappresentanti più emblematici delle correnti concettuali nell’arte della seconda metà del Novecento. La sua è un’arte che si muove lungo percorsi del tutto inediti, fondendo in maniera totale la sua esistenza con il suo essere artista. Vi è qualcosa di così radicale nel suo modo di essere, che verrebbe da pensare che egli abbia davvero identificato completamente l’arte con la vita.Si comprende quindi come, per capire l’arte di Beuys, si debba necessariamente partire dalla sua biografia. Durante la seconda guerra mondiale fu pilota dell’aviazione tedesca. Partecipò all’offensiva nazista contro i russi, ma il suo aereo cadde oltre le linee nemiche. Beuys riuscì a salvarsi perché fu trovato, moribondo e semicongelato, da un gruppo di tartari nomadi, che lo curarono avvolgendolo in grasso e pelli di feltro. Riuscito a sopravvivere, finì in un campo di prigionia inglese.Da questa esperienza egli trasse motivi di ispirazione che lo hanno accompagnato lungo tutta la sua attività artistica, attività condotta lungo un misterioso filo di rinascita spirituale per giungere all’armonia finale dell’uomo con se stesso e con la natura.

    Questo sentimento di ecologismo molto spiritualizzato hanno portato gran parte della critica a definire Beuys lo "sciamano dell’arte".

  • Finita la guerra egli studiò arte all’Accademia di Dusseldorf, e agli inizi degli anni ’60 divenne professore nella stessa accademia, ma ne fu licenziato nel 1972 per aver organizzato uno sciopero. Intanto, negli anni Sessanta divenne uno dei membri più attivi del gruppo "Fluxus", compagine artistica sia americana sia europea, che riunì molteplici artisti accomunati dalla volontà di ricreare non il linguaggio artistico ma il senso dell’arte in relazione alla fruizione sociale della stessa. Per capire lo spirito di fondo di questo gruppo val la pena citare proprio una frase di Beuys, divenuta celebre: "Ogni uomo è un’artista". È un modo per riaffermare il concetto di «arte totale», riportando ’esperienza estetica (ma più che "estetica" l’esperienza va definita di "ricerca di valori e di significati") al vissuto quotidiano da cui nessuno è escluso.

    L’opera di Beuys, fatta soprattutto di azioni concettuali e di happening, lo resero famoso soprattutto negli Stati Uniti, dove trovò tra l’altro l’amicizia e la stima di Andy Warhol. Il confronto tra i due artisti rimane una chiave importante per comprendere la base ideologica che attraversa l’arte del secondo dopoguerra, e per meglio capire le differenze che in questo periodo intercorrono tra arte americana e arte europea.

  • Mentre la Pop Art statunitense conserva uno spirito ottimistico con alla base le chiavi del successo americano (ricchezza, consumismo, crescita, espansione continua, ecc.) il Concettuale europeo, impersonato soprattutto da Beuys, ha un rapporto più problematico e complesso con la crisi di coscienza che sempre accompagna l’intellettuale europeo. Crisi che deriva dal peso di una tradizione ingombrante, fatta sia di luci sia di ombre, a differenza degli americani che non hanno passato, e quindi nessun errore da dover rimediare.

    Beuys, già aviere dell’aviazione tedesca combattente dalla parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, è l’espressione più radicale dell’intellettuale europeo che cerca di rinascere da un passato ingombrante. E lo fa con i tratti, appunto, dello sciamanesimo: una sapienza antichissima costruita non sui rapporti di forza tra gli uomini, ma sul rapporto costante e profondo con la natura.

  • BEUYS – I like America and America likes me – 1974

  • Non a caso Beuys fu uno dei fondatori del movimento dei Verdi in Germania, nazione che per prima trovò momenti di coesione politica intorno alle idee ecologiche. E proprio dall’istanza di diffondere la sensibilità ecologica tra la gente nacque una delle sue opere più interessanti: «7000 querce». Con questa operazione, iniziata nel 1982 e protrattasi fin dopo la sua morte, egli ci ha consegnato un qualcosa, che forse è difficile comprendere nel campo dell’arte, ma che sicuramente ha grandissimo fascino nella possibilità che offre di rimeditare il ruolo sociale dell’artista.

    Joseph Beuys è la figura che meglio rappresenta, con la sua vita e la sua opera, l’energia centrifuga e anti-tradizionale che l’arte contemporanea ha prodotto negli ultimi decenni.

  • BEUYS – 7000 Querce - 1980

  • Personaggio atipico rispetto le correnti artistiche – invano si è cercato di inserirlo ora nel Minimalismo, ora nell’Arte Povera, prima tra i Performers, poi tra i Concettuali, - Beuys è riuscito a rivestire la sua stessa persona di arte, e l’arte della sua persona. Questo significa molto di più della mai sopita idea di unità tra l’arte e la vita. Beuys, ponendo se stesso all’interno dell’opera d’arte, intende sottolineare il potere antropologico di tutta l’arte. Il bisogno di parlare, di comunicare, di esprimersi con qualsiasi mezzo, ha trovato piena risposta nel lavoro dell’intera sua vita. Essere un artista significava per Beuys condurre un’esistenza insieme ad altri, ricercando in un rapporto di fraterna collaborazione quella “ elementare e profonda comprensione per ciò che avviene sulla terra”; perché ciò che avviene nel nostro mondo, avviene anche dentro di noi. Non possiamo fare a meno di parlare gli uni con gli altri. E Beuys non può fare a meno di risorgere e di continuare a vivere. Come Beuys, così ogni uomo – ogni uomo che abbia deciso di essere un vero uomo. Questo è il messaggio che Beuys ha trasmesso con la sua opera e la sua vita.

  • I Quattro Slogan

    Nel mondo della cultura internazionale sono apparse numerose informazioni sul Maestro tedesco Joseph Beuys; esse avvengono attraverso giornali e riviste quasi esclusivamente in funzione del mercato e dell'alto prezzo delle opere (oggetti della vita quotidiana come slitta, vestito in feltro, vino, pala, olio, zappa...) che le aste di Londra o di New York portano sulla scena del business mondiale. Ma molti si chiedono in realtà "Chi è Joseph Beuys?" Un artista stravagante dal cappello di feltro? Un poeta amante della natura? Un filosofo predicatore? Joseph Beuys era innanzitutto un uomo che amava gli uomini e la natura in cui gli uomini vivono. Non ha inventato nessun metodo, ma ha dedicato con generosa umanità l'intera sua vita alla ricerca del miglioramento dei metodi esistenti. La crisi dell'uomo contemporaneo, la perdita di identità, sono le motivazioni essenziali che hanno impegnato tutta la vita dell'uomo e dell'artista Joseph Beuys.

  • Egli ricercava attraverso la realtà una via di accesso alla verità, che non è nel trovarla nell'arbitraria invenzione del sistema in cui viviamo, ma esiste già nel mondo; l'uomo non deve fare altro che riscoprirla, attraverso se stesso e nella natura. L'uomo e la natura, con l'animo riconciliato, costruiranno un mondo vero. Questo è il concetto del pensiero beuysiano. Joseph Beuys ha posto l'uomo al centro della sua ricerca artistica, l'uomo e l'energia creativa dell'uomo. In questo senso il Maestro tedesco si è occupato di politica, di economia, di agricoltura, di ecologia, di problemi umanitari di tutti quei problemi che coinvolgono quotidianamente l'individuo. Si può considerare Beuys come un diamante. Un diamante presenta molte facce; ogni faccia rende visibili per trasparenza le altre, pur nella sua compattezza e unità. Per comprendere quindi l'opera di Beuys e poterne dare un giudizio è assolutamente necessario non limitarla in chiave formale, ma considerarla profondamente nella sua totalità, analizzando la complessità delle sue articolazioni, gli aspetti di attenzione per il sociale e per tutte le sue implicazioni, in modo da comprendere la vera motivazione del suo agire e la finalità della sua arte.

  • BEUYS – I like America - 1974

  • Beuys desiderava confrontarsi profondamente con le idee di alcuni personaggi della cultura del passato come Goethe, Steiner, Schelling, Novalis, Steiner e altri intellettuali; ha sempre ritenuto che solo attraverso il confronto si potessero elaborare punti di vista di concreta utilità all'uomo d'oggi. Amava anche confrontarsi con lo studente, il contadino, l'intellettuale... perché la comunicazione per Beuys è il valore fondamentale di qualsiasi rapporto sociale e riguarda tutti i campi della creatività.

    La creatività è per Beuys strettamente legata alla natura di tutti gli uomini e da essa non può inoltre essere disgiunta in alcun modo una profonda connotazione di libertà.

  • OGNI UOMO E' UN ARTISTA

    OGNI UOMO E' UN ARTISTA, dice Beuys. Questo primo slogan viene spesso male interpretato. Beuys non vuole affermare che ogni uomo è pittore; il riferimento è alle qualità di cui ogni persona può avvalersi nell'esercizio di una professione o mestiere, qualunque esso sia. Beuys esprimeva questo concetto nel totale rispetto della creatività umana e nelle attività fondate; in tutto questo ritroviamo la concretizzazione delle sue idee. L’atto della creatività come atto di libertà di essere uomini inventivi: un’antropologia della creatività, vivere creativamente la vita, l’universo, perché in noi risiede la facoltà di plasmare il sociale, di pensarlo non come materia inerte, ma come insieme delle energie intellettive dell’uomo. Il raggiungimento della libertà, per l’uomo, per una nazione, per il mondo intero, deve procedere di pari passo con il raggiungimento della non violenza.

  • LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI

    La rivoluzione è dentro di noi. Nelle nostre idee risiede l’unica rivoluzione possibile: LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI è il secondo slogan del Maestro tedesco.Solo nel nostro comportamento e nella comprensione vi è evoluzione. Beuys con la sua parola scolpiva, con il suo fare insegnava. Non esiste utopia per il Maestro tedesco, perché Beuys esercitava quella famosa Utopia Concreta comprensibile e accettata solo da coloro i quali sentono la necessità di rievocare una diversa modalità del sentire, del percepire, del conoscere e dell’agire. La Scultura Sociale di Beuys è intesa come un processo permanente di continuo divenire dei legami ecologici, politici, economici, storici e culturali che determinano l’apparato sociale. Solamente attraverso la Living Sculpture è possibile scardinare il miserabile sistema in cui l’uomo contemporaneo è incappato. Una solidale collaborazione fatta da uomini liberi di differenti razze, origini, religioni, ceti sociali, politici, culturali ed economici. In tutta l’opera di Beuys vi è una forte connotazione simbolica, che in parte va a riunirsi all’interesse scientifico in senso sperimentale e in parte confluisce nella zona intuitiva e creativa dell’uomo.

  • Basterebbe soffermarsi sul suo abbigliamento: il cappello, segno sapienziale e iniziatico, il giubbotto da "pescatore di anime", che rimanda alla figura dello sciamano e del Cristo, il frammento di lepre sul petto, similitudine che fissa il principio del movimento e della metempsicosi, i jeans segno della rivoluzione dei costumi, gli scarponi sintomo di dinamicità, del viandante. In questo senso simbolico i materiali beuysiani rivestono una gamma assai varia.

    Joseph Beuys il più emblematico scultore del XX secolo: Scultore di Forme, Scultore di Anime.

    Per le sculture formali Beuys ha usato tutti quei materiali che chiamo Visibili e che metaforicamente indicano energia, calore (rame, feltro, grasso, vino…) mentre per realizzare la sua Scultura sociale – la Living Sculpture – si è servito di materiali Invisibili (parole, gesti, intuizione, odori, rumori, suoni, comportamento…persino la mitologia della sua stessa persona…) affinché si attuasse un processo di solidale collaborazione tra differenti uomini e sempre nel rispetto della libertà e della creatività umana.

  • BEUYS – Lavagna Perugia - 1980

  • Si potrà quindi comprendere che i materiali usati per le sue opere, azioni e discussioni non hanno alcuna relazione con quelli adoperati dall’Arte Povera o dai Minimalisti americani; essi oltrepassano il puro processo rappresentativo e interpretano il flusso dell’energia umana nel senso naturale e primitivo, il flusso della vita e della morte, dell’uomo e della socialità dell’arte.

    Si comprende quindi come l’arte per Beuys fosse tutt’uno con la vita. Questo significa Arte Antropologica. Questo concetto divide la nuova arte da quella tradizionale, divide il passato dal presente.

  • BEUYS – I like America - 1974

  • KUNST = KAPITAL

    Un’arte quella di Beuys che guarda costantemente il futuro: il futuro dell’arte, il futuro dell’umanità. Beuys toccò anche nella sua arte tutte le problematiche dell’economia innestate sulle tematiche sociali e culturali della vita. Il terzo slogan di Joseph Beuys KUNST = KAPITAL si rivolge alla cultura quale primario capitale della società. La prima grande economia nasce dalle capacità dell’uomo. Concetti che il Maestro tedesco ha sviluppato nell’intera sua vita, con tutti i mezzi e con la sua stessa persona. Beuys ha proposto l’istruzione come fonte primaria del corpo sociale creando formule pedagogiche di estrema importanza per la rinascita di una nazione civile come gli Uffici per la Democrazia Diretta e la F.I.U. (Free International University). Desidero ricordare anche Joseph Beuys nell’Appello per l’Alternativa e Azione Terza Via – Iniziativa promozionale – Idea e tentativo pratico per realizzare una alternativa ai sistemi sociali esistenti nell’Occidente e nell’Oriente.Beuys avverte che l’umanità è condannata a subire sempre più drammaticamente la crisi ecologica

  • A essere esposta indifesa alla folle minaccia bellica crescente. A assistere impotente al continuo allargarsi dell’abisso tra le nazioni ricche e quelle povere. A essere tormentata incessantemente dall’odio razziale, dalle lotte religiose e dal nazionalismo, dallo sfruttamento e dell’oppressione, dall’umiliazione e dalla violenza, dal dettato del potere economico-politico, dalla manipolazione biologica e sociale. Beuys ha sentito innanzi tempo la necessità dell’unione europea attraverso il libero mercato e la moneta comune. Joseph Beuys nutriva la speranza che tutti gli uomini potessero raggiungere un’uguaglianza di libertà e di diritto. Si è prodigato per una economia di mercato – Ordinamento economico organico – Per il mutamento pratico del concetto di danaro. Per gli ordinamenti basati sul diritto di lavoro. Si è interessato alla salvaguardia dei prodotti della terra in via d’estinzione e dell’aratura biologica. Ha avviato una vera partnership per la sussistenza dei paesi del Terzo mondo. A questo proposito sento la necessità di sottolineare l’importanza profetica dell’artista sciamano Joseph Beuys, antesignano di un pensiero anticipatore di necessità sociali, rivolte alle contingenze del Tempo Presente.

  • DIFESA DELLA NATURA

    Il Maestro tedesco è stato il precursore attivo di tutte quelle problematiche economiche, ambientali, umanitarie, politiche, culturali che dilaniano tutti gli uomini che abitano il pianeta terra. DIFESA DELLA NATURA è l’ultimo grande capolavoro di Joseph Beuys. Il quarto slogan del Maestro tedesco, un unicum fenomenologico nell’arte mondiale. Una colossale operazione svolta in Italia negli ultimi quindici anni della sua vita in cui l’artista ha sedimentato un ricco percorso operativo e spirituale con la mia costante collaborazione e con l’obbiettivo magico di Buby Durini un contesto nel quale il senza limite gioca un ruolo primario di indagine tra espansione di pensiero ed energia umana.Il rapporto con la Natura è sempre stato un tema costante in Beuys. Un lavoro che iniziò con archetipi disegni nei suoi primi anni di artista e riprese in Italia negli ultimi anni della sua vita in Difesa dell’Uomo e a Salvaguardia della Natura. E’ in Italia che il suo concetto di Utopia Concreta si realizza attraverso la triade delle Piantagioni: Seychelles – Bolognano – Kassel in Utopia della Terra. La Difesa della Natura di Joseph Beuys non va intesa solamente sotto un aspetto ecologico, ma va letta principalmente in senso antropologico. Difesa dell’uomo, dei valori umani, della creatività.

  • In questi anni, dopo la scomparsa del Maestro tedesco, molto è stato scritto intorno al suo lavoro e della sua vita, in numerosi paesi e in diverse lingue, ma poco o troppo poco e, forse, deliberatamente, si è detto degli importanti segnali che Joseph Beuys nei suoi ultimi quindici anni di vita ha lasciato in Italia e specificatamente in Abruzzo trasferendoli in molti paesi nel mondo. L’Italia è il luogo dei viaggi desiderati e realizzati dall’anima romantica nordica, in una linea che da Goethe passa per Nietzsche sino allo stesso Beuys, che tuttavia muta radicalmente la condizione contemplativa di questo topos della cultura tedesca, ribaltandola verso una trasformazione dell’humus. Dal 1971 fino a pochi giorni dalla sua morte (23 gennaio 1986), la sua presenza è stata costante più che in qualsiasi paese nel mondo.

    Ma la reale operazione Difesa della Natura di Beuys è iniziata dopo la scomparsa del Maestro. L’operazione Difesa della Natura è divenuta una missione vitale rivolta all’espansione e alla comprensione del pensiero beuysiano Non si conserva un ricordo ma si ricostruisce.

  • Joseph Beuys: arte e natura

    Joseph Beuys non solo è una delle personalità più rilevanti dell’arte contemporanea occidentale nella sua peculiarità di arte concettuale, ma è una delle figure che incarnano l’immagine di una continua trasformazione e presa di coscienza fino a diventare, lui che aveva partecipato dalla “parte sbagliata” (parte presso cui si trovava anche il Giappone, altro elemento di interesse) a una delle più grandi tragedie umane, fino a diventare, parte stessa della natura, forza della natura che vive non solo in contatto con essa ma in simbiosi, in coesistenza con la natura stessa. In questo legame c’è tutta la profondità che lega uomo e natura nella legge cosmica del Tao.La vita di Beuys è profondamente segnata da questo continuo cambiamento, non solo artistico, ma trasformazione e rinascita della coscienza tramite l’arte, lungo un percorso che si snoda attraverso la continua pratica di creatività. Ciò segna tutta l’opera rivoluzionaria di Beuys e lo porta a passare dal pilotaggio di aerei nazisti, nella seconda guerra mondiale, alla coabitazione con un coyote per esprimere la sacralità del suo rapporto con la natura.

  • BEUYS – I love America - 1974

  • “L'opera di questo artista, complessa, enigmatica, carica di mistero, si è espressa soprattutto attraverso l’azione artistica e solo l’osservatore che a sua volta eserciti una azione interiore può accostarsi al significato. […] L’opera rimane in silenzio se l’osservatore non si rende parte attiva, soggetto creativo egli stesso: da consumatori dell’opera d’arte, dunque, Beuys ci invita ad esercitare la perpetua e sempre nuova azione del divenire noi stessi opera d’arte, così che la contemplazione del suo lavoro si risolva in una nuova creazione interiore.” (1)

    Si ritrova, in questa proposta di lettura dell’opera di Beuys, l’insegnamento Zen circa la creazione del vuoto interiore, condizione attraverso la quale si può giungere alla perfetta unione con la natura. Se non si crea questa condizione, non si costituisce lo spazio necessario alla fondazione del rapporto, e la natura resta altro da noi. Così con l’opera di Beuys (e, a questo punto della tesi, direi con l’arte contemporanea) dobbiamo creare in noi le condizioni necessarie di “vuoto mentale” affinché si possa entrare in un rapporto diretto con l’opera e la contemplazione del lavoro “si risolva in una nuova creazione interiore”.

    Beuys esige questo dallo spettatore.

    Chi trova l’opera di Beuys muta, senza significati, incomprensibile, non ha saputo compiere questa operazione di “disponibilità”, per usare un termine più occidentale.

  • Beuys fin da bambino è vissuto in stretto rapporto con il mondo naturale a cui era legato da un sentimento quasi sacrale. Questo sentimento, e le pratiche che da esso saranno ispirate, gli varranno la denominazione di “sciamano”. Nasceranno in tal modo le azioni artistiche come “I like America, America likes me” (1974) svoltasi a New York, divenuta celeberrima e in cui riesce a stabilire un rapporto di convivenza con un coyote. E’ l’azione di chi stabilisce fra l’uomo e la sua terra un rapporto che porta alla creazione di nuove realtà di cui entrambi sono stati soggetti costituenti. Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, potremmo certamente obiettare che il rapporto fra uomo e animale, in questa performance non è del tutto paritario. Si trattò infatti di un “addomesticamento” del coyote da parte dell’uomo, se pur con metodi non violenti, quanto meno però costrittivi. In ogni caso si trattò di un gesto artistico che andò molto al di là della sensibilità verso gli animali allora ancora molto carente.Beuys era colto, avendo studiato filosofia oltre che scienze naturali, musica ecc. Questa cultura sarà la sua salvezza quando, a soli ventidue anni, salirà su un cacciabombardiere per uccidere altri uomini. La sua attività di soldato contrastava violentemente con la sua cultura e la sua sensibilità, e accese in lui un desiderio incontenibile di aiutare l’umanità tutta che egli concretizzò attraverso l’intenzione di diventare pediatra.

  • Ma la sua formazione, che lo portava a cercare la causa prima dei fenomeni, lo rese dubbioso nei confronti della scienza ufficiale tesa invece ad analizzare dati su dati, a catalogare, elencare ma senza giungere mai all’ indagine delle forze sottostanti ai fenomeni analizzati. E’ inutile ricordare, tanto è noto, l’episodio che lo vide cadere con l’aereo, essere curato dai tartari con grasso e feltro e, al ritorno nei ranghi dell’esercito, essere punito con l’inserimento nelle truppe paracadutiste che vivevano ogni istante a contatto con la morte (questa volta non più quella degli altri, ma la propria). Ciò consoliderà in Beuys la convinzione che l’uomo sia chiamato a trasformare la realtà migliorandola, sapendo che la natura si sacrifica per questo stesso obiettivo: è di questo periodo la scoperta della antroposofia di Rudolf Steiner che gli farà intravedere la possibilità di affiancare alla scienza ufficiale anche la scienza dello spirito.

    Attraverso la pratica del lavoro da contadino entrerà direttamente in contatto con la terra, e risentirà quelle sensazioni provate con i tartari che lo avevano curato scaturite dalla forza generatrice dell’amore suscitato dalla sofferenza umana. L’uomo in questo modo vivrà tutti i processi della natura sapendo che il proprio destino è di essere, assieme alla natura, in perenne trasformazione (come nel Tao!). Si sentirà alla difesa del mondo e, nel mondo, di tutta l’umanità.

  • A questo scopo il ruolo catartico svolto dall’arte è centrale, purché essa sia posta al centro non di un’azione separata da parte dell’artista, ma di una pratica condivisa con il pubblico spettatore. Quest’ultimo non è situato come soggetto passivo a cui l’artista fornisce la spiegazione della propria opera, ma come soggetto libero che sceglie di entrare in relazione attivamente con l’opera stessa (facendo, è chiaro, quel vuoto di disponibilità nella propria mente senza il quale l’operazione non può compiersi). L’interiorità messa in gioco, questione così importante per Beuys, non deve solo essere quella dell’artista, ma anche quella dello spettatore:

    “Addirittura, si può affermare che per Beuys, compito dell’artista sia di sparire -così come il pedagogo sparisce quando non ha più ragione di essere; l’artista sparisce quando si è messo in moto il processo creativo dell’osservatore che diventa egli stesso continuatore e rinnovatore dell’opera stessa. (2)

    L’artista Beuys infatti si è ritratto quando, dopo aver ammucchiato 7000 monoliti di basalto in Friedrichsplatz, a Kassel, nel 1982 ne ha tolto uno da questa montagna e l’ha piantato lontano dalla piazza assieme ad una quercia. Versando una certa somma per ogni quercia, ognuno poteva compiere la stessa operazione, liberando così la piazza dai monoliti e contribuendo a mettere a dimora ben 7000 alberi di quercia.

  • BEUYS – 7000 Querce

  • L’operazione si è completata nel 1987, quando Beuys era già morto da un anno, ed è chiaro che sono entrate in gioco, oltre alla sensibilità dell’artista, altre 7000 sensibilità che hanno contribuito a completare l’opera d’arte. Attorno a Kassel è dunque nata un’opera d’arte in forma di bosco di querce alla cui realizzazione ha partecipato un’intera comunità, mentre l’ambiente che ospita l’opera cambiava e continua a cambiare con il crescere degli alberi. Ecco che nel continuum costituito dall’artista, dall’opera d’arte, dalla natura, del contesto e dai fruitori (che fruitori più non sono, ma sono divenuti parte attiva) si è potuto modificare il mondo in senso positivo.

    Ogni uomo diventa dunque artista e, conseguentemente, ogni atto quotidiano può essere opera d’arte.

    Per Beuys quindi non conta la produzione di un oggetto, non conta neppure l’azione isolata dell’happening, conta invece l’azione che, non limitandosi alla denuncia, riesce a modificare modi di pensare per cambiare gli individui e la società.

  • Ma non dimentica mai di far rilevare che, per lui, la società non è un’entità astratta, ma è un insieme di individui tutti diversi fra loro, ciascuno con propri limiti che deve essere compito di tutti cercare di far superare (è noto che egli ammetteva ai corsi accademici, primi fra tutti, gli studenti che non avevano superato le prove di ammissione, perché erano questi ad aver più bisogno di insegnamenti e per questo fu licenziato dall’Accademia presso cui insegnava).

    “… l’opera d’arte passa nell’uomo e l’uomo passa nell’opera d’arte.(…) Sì, capire l’arte significa che

    devo spostarmi in un altro luogo” (3)

    E’ chiaro che il problema principale per Beuys non sia quello di ottenere il plauso del pubblico o di stupirlo, magari provocandolo. E’ invece evidente che il suo obiettivo sia quello di stimolarne i sensi tutti, per far sì che gli stimoli passino dalla sensorialità alla mente e si traducano in idee per stimolare l’azione concreta la quale, a sua volta, trasforma il pubblico in un elemento partecipe della produzione dell’opera d’arte. In una azione intitolata “Come spiegare i quadri ad una lepre morta” (1965) Beuys affronta il problema della creatività e della capacità di uscire dalle forme d’arte e di pensiero tradizionali. Un pittore è come un artigiano che costruisce qualsiasi altro manufatto: deve adattare il suo manufatto alle situazioni sempre mutevoli della vita, quindi la creatività si trova dappertutto. Se manca questa capacità di trasformazione continua l’arte non esiste, diventa come un corpo morto, incapace di comunicare.

  • Nella sua chiacchierata di tre ore alla lepre morta, che tiene in braccio, egli ribadisce che quel corpo di animale morto è più ricettivo di coloro i quali non riescono ad uscire dalla razionalità e non vogliono adattare il loro pensiero alle situazioni dense di novità che si presentano loro. Dunque all’incapacità di adattamento che la civiltà industriale ha creato in ciascuno di noi Beuys contrappone la lepre come emblema della natura e, inoltre, cospargendosi il corpo di oro e miele, ribadisce che il pensiero deve essere costituito di elementi preziosi (l’oro) e vivi (il miele).

    Questo pensiero così definito sarà la continuazione dell’opera d’arte:

    “I pensieri degli uomini non sono forse una realtà? Siamo già così lontani dalla realtà e dalla comprensione dell'uomo da definire "irrealtà" pensieri e gesti degli uomini? (...) o non sono piuttosto queste cose a far proseguire l'evoluzione del mondo?(...)dobbiamo considerare le forme di pensiero, le forme interne del pensiero, come i presupposti di un'altra incarnazione. Per questo motivo dico che il pensiero dell'uomo è di per se stesso una scultura, e che la possibilità di riprodurre una forma nel mondo fisico dipende dal fatto che questo pensiero acquisti una forma”. (4)

  • Possiamo concludere che alla base di tutto il processo creativo, presso tutti i suoi agenti, ci sia la conoscenza.

    L’uomo, sia artista, sia artigiano, sia partecipe dell’opera d’arte stimolato dall’opera stessa, deve entrare nel processo non solo artistico, ma della vita, pienamente consapevole di quali saranno gli effetti delle sue azioni. Questa consapevolezza non deve fargli dimenticare che egli è parte di un contesto di cui fanno parte sì gli uomini, ma anche gli animali, le piante e tutta la natura: tutti questi operano assieme all’uomo per il bene del mondo tutto intero.

    Da quest’opera, che è la vera opera d’arte, devono essere espunti concetti come guadagno, denaro e profitto.

    Il vero capitale è il mondo, il vero guadagno è il benessere sociale e il vero profitto è il raggiungimento di quella dimensione sacrale che suscita “venerazione per ogni creatura”.

  • BEUYS – Museo di Berlino

  • (1) Joseph Beuys, L’arte come vita, , a cura di Letizia Omodeo Salè, Accademia San Luca di Milano, 2003,

    2) Ibidem pag. 7

    (3) Ibidem pag. 12

    (4) Ibidem pag. 13