Cultura Italiana Nel Secondo Dopoguerra

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IL NEOREALISMO. I GENERI LETTERARI DEL DOPOGUERRA Il Neorealismo (1943 [Luchino Visconti - Ossessione]-cca. 1960) - il N. non è una corrente, né una scuola letteraria, ma piuttosto una tendenza culturale, una pluralità di voci contemporanee. Caratteristiche: insofferenza per la letteratura del ventennio anteriore - la concezione elitaria ed aristocratica della scrittura, il culto della forma pura, il soggettivismo e il lirismo evasivo, l’astrattezza metafisica, la chiusura del letterato nella torre d’avorio e la sua mancanza di contatto con la realtà sociale (soprattutto il Decadentismo e l’Ermetismo) ® la responsabilità civile e sociale dell’intellettuale, che deve prendere contatto con i problemi reali del Paese (le devastazioni materiali e morali della Guerra, la miseria, la durezza del lavoro, i conflitti di classe, le lotte operaie, gli scioperi, le occupazioni di terre da parte dei contadini Þ la letteratura deve diventare uno strumento di lotta politica atto a cambiare la realtà ® l’impegno (fr. engagement). Gli antecedenti: - ripresa del romanzo realistico ottocentesco (Verga, Zola); - continuazione della precedente linea, degli anni ’30-40 (Silone, Alvaro, Bernari ecc.); - il modello americano, visto come immune dagli artifici e dalle squisitezze estenuatamente decadenti della letteratura europea, ma capace di schietezza, essenzialità (Hemingway, Dos Passos, Faulkner, Steinbeck; v. trad. di Vittorini e Pavese); Lo stile: vengono respinte le rafinatezze formali della letteratura del ventennio Þ una lingua antiletteraria, elementare, che si rifaccia ai moduli del linguaggio parlato, dell’uso dei gerghi e dei dialetti.

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IL NEOREALISMO.

I GENERI LETTERARI DEL DOPOGUERRA

Il Neorealismo (1943 [Luchino Visconti - Ossessione]-cca. 1960)

- il N. non una corrente, n una scuola letteraria, ma piuttosto una tendenza culturale, una pluralit di voci contemporanee. Caratteristiche: insofferenza per la letteratura del ventennio anteriore - la concezione elitaria ed aristocratica della scrittura, il culto della forma pura, il soggettivismo e il lirismo evasivo, lastrattezza metafisica, la chiusura del letterato nella torre davorio e la sua mancanza di contatto con la realt sociale (soprattutto il Decadentismo e lErmetismo) ( la responsabilit civile e sociale dellintellettuale, che deve prendere contatto con i problemi reali del Paese (le devastazioni materiali e morali della Guerra, la miseria, la durezza del lavoro, i conflitti di classe, le lotte operaie, gli scioperi, le occupazioni di terre da parte dei contadini ( la letteratura deve diventare uno strumento di lotta politica atto a cambiare la realt ( limpegno (fr. engagement).

Gli antecedenti:

- ripresa del romanzo realistico ottocentesco (Verga, Zola);

- continuazione della precedente linea, degli anni 30-40 (Silone, Alvaro, Bernari ecc.);

- il modello americano, visto come immune dagli artifici e dalle squisitezze estenuatamente decadenti della letteratura europea, ma capace di schietezza, essenzialit (Hemingway, Dos Passos, Faulkner, Steinbeck; v. trad. di Vittorini e Pavese);

Lo stile: vengono respinte le rafinatezze formali della letteratura del ventennio ( una lingua antiletteraria, elementare, che si rifaccia ai moduli del linguaggio parlato, delluso dei gerghi e dei dialetti.

I limiti del N.: mitologia populista, lo schematismo ideologico elementare, la riproduzione mimetica della superficie del reale, luso delle tecniche narrative antiquate.

Rappresentanti:Vittorini, Pavese, Moravia, Fenoglio, Pasolini, Gadda, Morante, Pratolini ecc.LE PRINCIPALI RIVISTE CULTURALI DELLA SECONDA META DEL NOVECENTO ITALIANO

a) Il Politecnico (il nome riprendeva quello della rivista di Carlo Cattaneo, pubblicata tra il 1839-45, come prova dellintento di ricollegarsi a una trad. di concreto impegno civile(-1945 (settimanale; Elio Vittorini ( mensile)- 1947; non solo rivista di letteratura, ma anche di attualit politica, sociale e culturale; non voleva avere un taglio elitario; grafica originale e accattivante, simile a quella dei quotidiani (molte foto, disegni ecc.); iniziativa sostenuta per un periodo dal Partito Comunista (nel 1951 Vittorini esce dal PCI a causa dei disensi con Togliatti). Richiedeva una forte autonomia della cultura dalla politica.

b) Officina (1955-58/9, Bologna); pi aperta agli sperimentalismi (soprattutto linguistici) (P.P: Pasolini: neosperimentalismo). Contro le tendenze del 900, si voleva recuperare la lezione del grande Realismo dell800, rinnovando per la lingua e lavorando sullo stile. Collettivo redazionale: Pasolini, Francesco Leonetti, Roberto Roversi. Propensione alla lirica, a scapito di altri generi del discorso versificato (poesia civile o didattica); rigidit di poetica - troppo concentrata sulle prospettive suggestive e astratte, ma anche ideologiche - adesione aprioristica ai contenuti ideologici del PCI;

c. Il Menab(rinvia al modello tipografico, ossia il modello di impaginazione che precede la stampa di un testo( (1959-1967, Vittorini e diretta insieme a Italo Calvino; 10 numeri); temi di grande importanza: Letteratura e industria, Lingua e dialetto, dibattiti sulla cultura internazionale; sono stati pubblicati tanti autori giovani, che propugnavano a volte ideea divergenti da quelle dei direttori; orientamento critico che si rifaceva alla tradizione della sinistra e dellimpegno;

d) Il Verri (1956, Milano, Luciano Anceschi-); il quadro ideologico era costituito dalla fenomenologia, un orientamento metafisico e antidogmatico ispirato al filosofo Edmund Husserl (1859-1938) ( fervida ricerca interdisciplinaria (aperta persino alle scienze); il nucleo di ci che diventer la Neoavangurdia italiana.LA POESIA

a. 1945-inizio anni 60 lirica di stampo neorealista (volutamente vicina al popolo, antiletteraria, in stretto legame con la prosa);

b. anni 50 anni 70 nuova lirica sperimentale (lirismo spesso ironico; ricerca plurilinguistica, di forte impegno civile, che spesso si accompagna alla riattualizzazione di forme come il poemetto o il romanzo in versi). Principali fonti di diffusione: Officina, Il Verri, che propongono 2 soluzioni diverse alla crisi della letteratura, cio rispettivamente lipotesi di un superamento riformistico, cauto, di alcune questioni poste dal Neorealismo; e la neoavanguardia, portatrice e fautrice di una completta rottura nei confronti del linguaggio poetico tradizionale, anche se ancora di tematica realistica.

a. La poesia neorealista

- la polemica verso ogni ideale di autonomia dellarte (primato assoluto alla realt, intesa come dimensione extraletteraria);- dimensione civile e narrativa;

- stile semplice (linguaggio prosastico, concreto e desublimato);

- rinnovamento tematico: la realt quotidiana, interesse sociologico (specialmente i ceti bassi riscoperti nella loro dignit poesia popolare, democratica e antiborghese).

SANDRO PENNA(1906-1977)

- SP sembra non risentire di alcun condizionamento ideologico o storico, ma si avvicina alla poesia neorealista per la sua attenzione alle classi povere, la trasfigurazione lirica di elementi prosastici, la predilezione per contesti marginali. Ma in SP manca lipotesi e persino lauspicio di un mutamento sociale una poesia descrittiva;- sul piano formale SP, dismette ogni eloquenza oratoria a favore di un andamento melodico; stofe brevi e brevissime (quartine o distici) il carattere istantaneo e violentemente sensuali un registro poetico uniforme, chiaro e raffinato, che determina il monolinguismo pi rigoroso e assoluto della lirica italiana del 900;- lo stile di SP, dapprima legato a Saba, acquister progressivamente autonomia.La mia poesia

La mia poesia non sar

un giuoco leggero

fatto con parole delicate

e malate

(sole chiazze di marzo

su foglie rabbrividenti

di platani di un verde troppo chiaro).

La mia poesia lancer la sua forza

a perdersi nell'infinito

(giuochi di un atleta bello

nel vespero lungo d'estate).

La vita... ricordarsi di un risveglio

La vita... ricordarsi di un risvegliotriste in un treno all'alba: aver vedutofuori la luce incerta: aver sentitonel corpo rotto la malinconiavergine e aspra dell'aria pungente.

Ma ricordarsi la liberazioneimprovvisa pi dolce: a me vicinoun marinaio giovane: l'azzurroe il bianco della sua divisa, e fuoriun mare tutto fresco di colore.Forse la giovinezza

Forse la giovinezza solo questoperenne amare i sensi e non pentirsi.

Felice chi diversoFelice chi diversoessendo egli diverso.Ma guai a chi diversoessendo egli comune.

E' pur dolce il ritrovarsiE' pur dolce il ritrovarsiper contrada sconosciuta.Un ragazzo con la tutaora passa accanto a te.

Tu ne pensi alla sua vita- a quel desco che l'aspetta.E la stanca biciclettach'egli posa accanto a s.

Ma tu resti sulla stradasconosciuta ed infinita.Tu non chiedi alla tua vitache restare ormai com'.

Mi nasconda la notte e il dolce vento

Mi nasconda la notte e il dolce vento.Da casa mia cacciato e a te venutomio romantico antico fiume lento.

Guardo il cielo e le nuvole e le lucidegli uomini laggi cos lontanisempre da me. Ed io non so chi voglioamare ormai se non il mio dolore.

La luna si nasconde e poi riappare- lenta vicenda inutilmente mossasovra il mio capo stanco di guardare.

Ritornava il borghese alla sua casa

Ritornava il borghese alla sua casapel mezzogiorno. In riva al fiume amicoun ragazzo operaio sue guerrierevoglie sfogava nel lanciare all'acquesassi veloci. Ora al borghese piacquenel sole il giuoco. E a lui disse paroledi cauta simpatia. Ma s'accigli l'operaionon uso a confidenze. Insistere dovette con suoi modiamorosi il borghese a fare il chiaro.Quando in fine appar dietro l'alteraespressione una luce limpidissima -

ma quanto limpida.Torn il borghesealla sua casa con la nuova luce.

Il mio amore

Il mio amore furtivo

come quello di un povero.

Ognuno pu rubarlo.

Ed io dovr lasciarlo.

Per ci, fiume silente,

per ci, mio dolce colle,

io non posso chiamarlo

amor semplicemente.

Ma tu, colle dorato,

e tu, mio fiume molle,

sapete che il mio amore

davvero un grande amore.

Il pericolo odiato

per adesso non c?

Ma voi sapete, amici,

che nel mio cuore .

Piangere mi vedrete,

o voi sempre felici,

non come piango gi,

non di felicit.VITTORIO SERENI (1913, Luino - 1983, Milano)

- collaborazioni a varie pubblicazioni, frequentazioni di vari letterati e filosofi; dirigente editoriale della Mondadori;

- capofila della cosiddetta linea lombarda;

Opera:

1941 - Frontiera, intesa concretamente (il confine tra Italia e Svizzera. Luogo natale di S.), ma anche metaforicamente (tra lItalia fascista e lEuropa democratica);

1947 - Diario dAlgeria; dimensione biografica pi riconoscibile (spessore narrativo e prosastico; miscellanea tra il dramma privato e quello pubblico;

1965 - Strumenti umani ripropone il conflitto tra prospettive individuali e storia pubblica ( un romanzo in versi dellevoluzione della societ italiana tra 1945-65 raccontata da un poeta intellettuale pieno di dubbi e di aspettative che giudica se stesso e la storia attraverso una prospettiva etica molto forte ( un duplice giudizio di condanna: verso le ingiustizie che la storia perpetua, ma anche verso se stessi (senso di colpa dellio lirico).I VERSISe ne scrivono ancora.

Si pensa ad essi mentendo

ai trepidi occhi che ti fanno gli auguri

lultima sera dellanno.

Se ne scrivono solo in negativo

dentro un nero di anni

come pagando un fastidioso debito

che era vecchio da anni.

No, non pi felice lesercizio.

Ridono alcuni: tu scrivevi per lArte.

Nemmeno io volevo questo che volevo ben altro

si fanno versi per scollare un peso

e passare al seguente. Ma c sempre

qualche peso di troppo, non c mai

alcun verso che basti

se domani tu stesso te ne scordi.

LA SPIAGGIASono andati via tutti

blaterava la voce dentro il ricevitore.

E poi, saputa: - Non torneranno pi -.

Ma oggi

su questo tratto di spiaggia mai prima visitato

quelle toppe solari ... Segnali

di loro che partiti non erano affatto?

E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.

I morti non quel che di giorno

in giorno va spreccato, ma quelle

toppe dinesistenza, calce o cenere

pronte a farsi movimento e luce.

Non

dubitare, - minveste della sua forza il mare

parleranno.

NON SA PIU NULLA, E ALTO SULLE ALINon sa pi nulla, alto sulle ali

il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.

Per questo qualcuno stanotte

mi toccava la spalla mormorando

di pregar per lEuropa

mentre la Nuova Armada

si presentava alla costa di Francia.

Ho risposto nel sonno: - E il vento,

il vento che fa musiche bizzarre.

Ma se tu fossi davvero

il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna

prega tu se puoi, io sono morto

alla guerra e alla pace.

Questa la mia musica ora:

delle tende che sbattono sui pali.

Non musica dangeli, la mia

sola musica e mi basta.

GIORGIO CAPRONI (Livorno, 1912-Roma, 1990)- per alcuni anni maestro di elementari, poi critico e traduttore (soprattutto dal francese);

- partigiano attivo;

I temi di fondo della poesia di GC: lesilio come condizione propria dellio, la citt, la madre, il viaggio.

Metrica e stile: versificazione regolare e fondata su versi brevi, sequenze strofiche anche esse di lunghezza medio-breve;

- il modello di GC la musica (il canto): sfrutta al massimo le risorse musicali della lingua e della metrica italiane (lesempio di Saba).

Il lessico di GC: il lessico della realt quotidiana, con una sintassi semplice e per lo pi paratattica (a differenza di Saba)

INTERLUDIOE intanto ho conosciuto lErebo

- linverno in una latteria.

Ho conosciuto la mia

Prosrpina, che nella scialba

veste lavava allalba

i nebbiosi bicchieri.

Ho conosciuto neri

tavoli anime in fretta

posare la bicicletta

allo stipite, e entrare

a perdersi fra i vapori.

E ho conosciuto rossori

indicibili mani

di gelo sulla segatura

rancida, e senza figura

nel fumo la ragazza

che aspetta con la sua tazza

vuota la mia paura.

PER LEI

Per lei voglio rime chiare,

usuali, in are.

Rime magari vietate,

ma aperte: ventilate.

Rime coi suoni fini

(di mare) dei suoi orecchini.

O che abbiano, coralline,

le tinte delle sue collanine.

Rime che a distanza

(Annina era cos schietta)

conservino leleganza

povera, ma altrettanto netta.

Rime che non siano labili,

anche se orecchiabili.

Rime non crepuscolari,

ma verdi, elementari.

ATTILIO BERTOLUCCI (1911-2000)

- voce piuttosto isolata nella prima met del 900 italiano, perch estraneo agli sperimentalismi e incline al recupero della tradizione pascoliana e crepuscolare, ma anche carducciana (implicitamente anche lo stile ne risentir la loro influenza);

- i momenti della produzione di AB:a. autobiografismo chiuso in se stesso;

b. la direzione narrativa

LA ROSA BIANCA

Coglier per te

l'ultima rosa del giardino,

la rosa bianca che fiorisce

nelle prime nebbie.

Le avide api l'hanno visitata

sino a ieri,

ma ancora cos dolce

che fa tremare.

E' un ritratto di te a trent'anni,

un po' smemorata, come tu sarai allora.RITRATTO DI UOMO MALATO

Questo che vedete qui dipinto in sanguigna e nero

e che occupa intero il quadro spazioso

sono io all'et di quarantanove anni, ravvolto

in un'ampia vestaglia che mozza a met le mani

come fossero fiori, non lascia vedere se il corpo

sia coricato o seduto: cos degli infermi

posti davanti a finestre che incorniciano il giorno,

un altro giorno concesso agli occhi stancatisi presto.

Ma se chiedo al pittore, mio figlio quattordicenne,

chi ha voluto ritrarre, egli subito dice

"uno di quei poeti cinesi che mi hai fatto

leggere, mentre guarda fuori, una delle sue ultime ore."

E' sincero, ora ricordo d'avergli donato quel libro

che rallegra il cuore di riviere celesti

e brune foglie autunnali; in esso saggi, o finti saggi, poeti

graziosamente lasciano la vita alzando il bicchiere.

Sono io appartenente a un secolo che crede

di non mentire, a ravvisarmi in quell'uomo malato

mentendo a me stesso: e ne scrivo

per esorcizzare un male in cui credo e non credo.MARIO LUZI

(1914-2005)

- poeta e saggista; laureato in Letteratura francese allUniversit di Firenze; insegna lett. fr. presso le univ. di Urbino e Firenze;

Avorio

Parla il cipresso equinoziale, oscuro

e montuoso esulta il capriolo,

dentro le fonti rosse le criniere

dai baci adagio lavan le cavalle.

Gi da foreste vaporose immensi

alle eccelse citt battono i fiumi

lungamente, si muovono in un sogno

affettuose vele verso Olimpia.

Correranno le intense vie d'Oriente

ventilate fanciulle e dai mercati

salmastri guarderanno ilari il mondo.

Ma dove attinger io la mia vita

ora che il tremebondo amore morto?

Violavano le rose l'orizzonte,

esitanti citt stavano in cielo

asperse di giardini tormentosi,

la sua voce nell'aria era una roccia

deserta e incolmabile di fiori.Nulla di ci che accade e non ha volto

Nulla di ci che accade e non ha volto

e nulla che precipiti puro, immune da traccia,

percettibile solo alla piet

come te mi significa la morte.

Il vento ricco oscilla corrugato

sui vetri, finge estatiche presenze

e un oriente bianco s'esala

nei quadrivi di febbre lastricati.

Dalla pioggia alle candide schiarite

si levano allo sguardo variopinto

blocchi d'aria in festevoli distanze.

Apparire e sparire una chimera.

E' questa l'ora tua, l'ora di quei re

sismici il cui trono il movimento,

insensibili se non al freddo di morte

che lasciano nel sangue all'improvviso.

Loro sede fulminea qualche specchio

assorto nella sera, ivi s'incontrano,

ivi si riconoscono in un battito.

Sei certa ed ingannevole, vano ch'io ti cerchi,

ti persegua di l dai fortilizi,

dalle guglie riflesse negli asfalti,

nei luoghi ove l'amore non pu giungere

n la dimenticanza di se stessi.Notizie a Giuseppina dopo tanti anni

Che speri, che ti riprometti, amica,

se torni per cos cupo viaggio

fin qua dove nel sole le burrasche

hanno una voce altissima abbrunata,

di gelsomino odorano e di frane?

Mi trovo qui a questa et che sai,

n giovane n vecchio, attendo, guardo

questa vicissitudine sospesa;

non so pi quel che volli o mi fu imposto,

entri nei miei pensieri e n'esci illesa.

Tutto l'altro che deve essere ancora,

il fiume scorre, la campagna varia,

grandina, spiove, qualche cane latra

esce la luna, niente si riscuote,

niente dal lungo sonno avventuroso.

EDOARDO SANGUINETTI (1930-2010)

PIANGI PIANGI

Piangi piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigoriferoBosch in miniatura, un salvadanaio di terracotta, un quadernocon tredici righe, unazione della Montecatini:piangi piangi, che ti comperouna piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente,un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geograficacon bandiere vittoriose:piangi piangi, che ti compero un grosso capidogliodi gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gambadi legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bellabomba a mano:piangi piangi, che ti compero tanti francobollidellAlgeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,tante teste di moro, tante teste di morto:oh ridi ridi, che ti comperoun fratellino: che cos tu lo chiami per nome: che cos tu lo chiamiMichele.

ANDREA ZANZOTTO (1921-2011)

AL MONDO

Mondo, sii, e buono;esisti buonamente,fa' che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,ed ecco che io ribaltavo eludevoe ogni inclusione era fattivanon meno che ogni esclusione;su bravo, esisti,non accartocciarti in te stesso in me stesso.

Io pensavo che il mondo cos concepitocon questo super-cadere super-morire

il mondo cos fatturatofosse soltanto un io male sbozzolatofossi io indigesto male fantasticantemale fantasticato mal pagatoe non tu, bello, non tu santo e santificatoun po' pi in l, da lato, da lato.

Fa' di (ex-de-ob etc.)-sisteree oltre tutte le preposizioni note e ignote,abbi qualche chance,fa' buonamente un po';il congegno abbia gioco.Su, bello, su.Su, munchhausen.

FRANCO FORTINI (alias Franco Lattes)

(1917-1994)

professore di storia della critica letteraria allUniversit di Siena;

partecipante attivo alla Resistenza;

redattore del Politecnico di Vittorini e collaboratore dellOfficina di Pasolini;

anche se di convinzioni marxiste, non ha esistato di denunciare i rischi e le abberrazioni dello stalinismo, essendo uno dei pionieri della cosiddetta nuova sinistra;

le sue tematiche principali: il rapporto fra la cultura e la politica; il ruolo dellintellettuale nelle strutture del sistema neocapitalistico; i meccanismi del potere editoriale; il significato e le prospettive della scrittura;

CANTO DEGLI ULTIMI PARTIGIANI

Sulla spalletta del pontele teste degli impiccatinell'acqua della fontela bava degli impiccati.

Sul lastrico del mercatole unghie dei fucilatisull'erba secca del pratoi denti dei fucilati.

Mordere l'aria mordere i sassila nostra carne non pi d'uominimordere l'aria mordere i sassiil nostro cuore non pi d'uomini.

Ma noi s' letta negli occhi dei mortie sulla terra faremo libertma l'hanno stretta i pugni dei mortila giustizia che si far.

TRADUCENDO BRECHT

Un grande temporaleper tutto il giorno si attorcigliatosui tetti prima di rompere in lampi, acqua.Fissavo versi di cemento e di vetrodoverano grida e piaghe murate e membraanche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardandoora i tegoli battagliati ora la pagina secca,ascoltavo morirela parola dun poeta o mutarsiin altra, non per noi pi, voce. Gli oppressisono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilliparlano nei telefoni, lodio cortese, io stessocredo di non sapere pi di chi la colpa.Scrivi mi dico, odiachi con dolcezza guida al nientegli uomini e le donne che a te si accompagnanoe credono di non sapere. Fra quelli dei nemiciscrivi anche il tuo nome. Il temporale sparito con enfasi. La naturaper imitare le battaglie troppo debole. La poesianon muta nulla. Nulla sicuro, ma scrivi.

LONTANO LONTANO...

Lontano lontano si fanno la guerra.Il sangue degli altri si sparge per terra.

Io questa mattina mi sono feritoa un gambo di rosa, pungendomi un dito.

Succhiando quel dito, pensavo alla guerra.Oh povera gente, che triste la terra!

Non posso giovare, non posso parlare,non posso partire per cielo o per mare.

E se anche potessi, o genti indifese,ho l'arabo nullo! Ho scarso l'inglese!

Potrei sotto il capo dei corpi riversiposare un mio fitto volume di versi?

Non credo. Cessiamo la mesta ironia.Mettiamo una maglia, che il sole va via.

STANOTTEStanotte un qualche animaleha ucciso una bestiola, sotto casa. Sulle piastrelleche illumina un bel soleha lasciato uno sgorbio sanguinosoun mucchietto di viscere violae del fiele la vescica tutta doro.Chiss dove ora si gode, dove dorme, dove sognadi mordere e fulmineo eliminaredal ventre della vittima le partifetide, amare.Vedo il mare, celeste, lietissime le vele.E non vero.Il piccolo animale sanguinarioha morso nel velenoe ora cieco di lucestride e combatte e implora dagli spini piet.