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CUBA AGGIORNAMENTO AL II SEMESTRE 2009 1. QUADRO MACROECONOMICO a) Andamento congiunturale e rischio Paese Come premessa generale, va detto che le statistiche cubane sono in genere incomplete e poco affidabili, anche se alcuni miglioramenti sono stati realizzati negli ultimi anni. Per l’opposizione degli Stati Uniti, Cuba non aderisce al Fondo Monetario Internazionale, né alle altre Istituzioni Finanziarie Internazionali (Banca Mondiale, Banca Interamericana di Sviluppo), il che lascia la Comunità internazionale priva di statistiche economiche e finanziarie redatte sulla base di una metodologia condivisa. La contabilità dello Stato e delle imprese è redatta, inoltre, utilizzando come unità di misura il peso cubano convertibile (CUC), che in tali calcoli è pari ufficialmente ad un peso cubano nazionale (CUP). Nella sostanza sia il tasso di cambio non ufficiale CUC/CUP (1 CUC = 24 CUP) sia il tasso di cambio ufficiale CUC/USD (1 CUC = 1,08 USD) sono rivalutati unilateralmente dalle autorità cubane. Di conseguenza, le cifre fornite sono di difficile interpretazione, ma possono essere utili per conoscere, a grandi linee, le tendenze e gli squilibri dell’economia cubana che sono ufficialmente “riconosciuti” dalle stesse autorità cubane. Le statistiche ufficiali definitive sono pubblicate dall’Ufficio Nazionale di Statistica cubano (ONE) una volta l’anno, generalmente nell’agosto dell’anno successivo a quello di riferimento. Dal 2007 l’ONE pubblica, ad inizio anno, un breve documento denominato “Panorama economico e sociale”, in cui si rendono noti i dati socio- economici preliminari relativi all’anno appena concluso. * * * * * Secondo i dati preliminari pubblicati dall’ONE nel “Panorama economico e sociale 2009” lo scorso dicembre, nel 2009 il Prodotto Interno Lordo cubano, pari a 46,3 miliardi di USD, sarebbe cresciuto del 1,4% rispetto al 2008. Tale incremento risulta di gran lunga inferiore all’obiettivo di crescita del 6% previsto dalle autorità cubane ad inizio 2009 e oggetto di due revisioni al ribasso nel corso dell’anno (+2,5% a maggio, +1,7% ad agosto). Per far quadrare i conti dello Stato rispetto agli obiettivi di crescita inizialmente programmati il Ministero dell’Economia e della Pianificazione (MEP) ha dovuto apportare, nel corso del 2009, due aggiustamenti del bilancio, che hanno prodotto una drastica riduzione delle importazioni e tagli alle spese correnti non imprescindibili. Nel dicembre 2009, all’ultima sessione dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular, il Ministro dell’Economia e della Pianificazione, Marino Murillo, ha menzionato tra le principali cause del rallentamento della crescita del PIL nel 2009 l’embargo statunitense, la crisi economica mondiale, il peggioramento dei termini di scambio, con particolare riferimento alle

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CUBA

AGGIORNAMENTO AL II SEMESTRE 2009

1. QUADRO MACROECONOMICO

a) Andamento congiunturale e rischio Paese

Come premessa generale, va detto che le statistiche cubane sono in genere incomplete e

poco affidabili, anche se alcuni miglioramenti sono stati realizzati negli ultimi anni. Per

l’opposizione degli Stati Uniti, Cuba non aderisce al Fondo Monetario Internazionale, né alle

altre Istituzioni Finanziarie Internazionali (Banca Mondiale, Banca Interamericana di

Sviluppo), il che lascia la Comunità internazionale priva di statistiche economiche e finanziarie

redatte sulla base di una metodologia condivisa. La contabilità dello Stato e delle imprese è

redatta, inoltre, utilizzando come unità di misura il peso cubano convertibile (CUC), che in tali

calcoli è pari ufficialmente ad un peso cubano nazionale (CUP). Nella sostanza sia il tasso di

cambio non ufficiale CUC/CUP (1 CUC = 24 CUP) sia il tasso di cambio ufficiale CUC/USD

(1 CUC = 1,08 USD) sono rivalutati unilateralmente dalle autorità cubane. Di conseguenza, le

cifre fornite sono di difficile interpretazione, ma possono essere utili per conoscere, a grandi

linee, le tendenze e gli squilibri dell’economia cubana che sono ufficialmente “riconosciuti”

dalle stesse autorità cubane. Le statistiche ufficiali definitive sono pubblicate dall’Ufficio

Nazionale di Statistica cubano (ONE) una volta l’anno, generalmente nell’agosto dell’anno

successivo a quello di riferimento. Dal 2007 l’ONE pubblica, ad inizio anno, un breve

documento denominato “Panorama economico e sociale”, in cui si rendono noti i dati socio-

economici preliminari relativi all’anno appena concluso.

* * * * *

Secondo i dati preliminari pubblicati dall’ONE nel “Panorama economico e sociale 2009”

lo scorso dicembre, nel 2009 il Prodotto Interno Lordo cubano, pari a 46,3 miliardi di USD,

sarebbe cresciuto del 1,4% rispetto al 2008. Tale incremento risulta di gran lunga inferiore

all’obiettivo di crescita del 6% previsto dalle autorità cubane ad inizio 2009 e oggetto di due

revisioni al ribasso nel corso dell’anno (+2,5% a maggio, +1,7% ad agosto). Per far quadrare i

conti dello Stato rispetto agli obiettivi di crescita inizialmente programmati il Ministero

dell’Economia e della Pianificazione (MEP) ha dovuto apportare, nel corso del 2009, due

aggiustamenti del bilancio, che hanno prodotto una drastica riduzione delle importazioni e tagli

alle spese correnti non imprescindibili.

Nel dicembre 2009, all’ultima sessione dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular, il

Ministro dell’Economia e della Pianificazione, Marino Murillo, ha menzionato tra le principali

cause del rallentamento della crescita del PIL nel 2009 l’embargo statunitense, la crisi

economica mondiale, il peggioramento dei termini di scambio, con particolare riferimento alle

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quotazioni del nichel, il calo degli introiti derivanti dal turismo e gli effetti dei tre cicloni del

2008. Un’enfasi particolare è stata posta sulla crisi di liquidità del Paese iniziata a fine 2008,

che avrebbe fortemente limitato l’accesso al mercato dei capitali nel corso del 2009.

Nonostante la crisi mondiale e le altre circostanze avverse, nel 2009 l’economia cubana

sarebbe pertanto cresciuta, seppur moderatamente, trainata dai settori dell’agricoltura (+4,5%),

dei servizi (+4%) e dei trasporti (+4,6%).

Anche la Commissione Economica per l’America Latina delle Nazioni Unite (CEPAL) ha

stimato che nel 2009 il PIL cubano sia aumentato dell’1% (+4,1% nel 2008), una variazione

positiva che stride se raffrontata con la marcata flessione (-1,8%) del PIL medio del gruppo dei

Paesi dell’America Latina e dei Carabi registrata nel medesimo anno (+4,1% nel 2008).

Oltre che dal sostegno venezuelano, i risultati sorprendenti ottenuti da Cuba, soprattutto

nel triennio 2005-2007 (+11,2% nel 2005, +12,1% del 2006, +7,3% del 2007), derivano

essenzialmente da una metodologia di calcolo del PIL sui generis, adottata nel 2004, che

includeva anche il valore aggiunto dei servizi comunali, sociali e personali, completamente

gratuiti nell’isola. Dal luglio 2008 tale sistema di calcolo recepisce in parte la metodologia

utilizzata in sede CEPAL: le cifre sul PIL reale cubano nel periodo 2001-2007 sono state

pertanto riviste al ribasso del 6-7% in media. Merita di essere ricordato, inoltre, che Cuba fa

parte del gruppo dei Paesi che hanno il più alto Indice di Sviluppo Umano - l’indice delle

Nazioni Unite che misura il benessere di un Paese tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa

di vita, alfabetizzazione e PIL pro-capite - collocandosi davanti anche a Paesi dell’UE come

Bulgaria e Romania. Secondo l’ultimo aggiornamento del 2009, basato su dati del 2007, Cuba

si posiziona al cinquantunesimo posto.

Ad inizio 2010 il Governo cubano ha pubblicato le cifre relative all’interscambio di beni

e servizi relativo al 2009. Sulla base delle statistiche dell’ONE, le importazioni cubane di beni

e servizi sarebbero diminuite del 37% e le esportazioni del 17%. Nel 2009 il saldo, che nel

2008 era stato negativo per 2,3 miliardi di USD, ritornerebbe positivo a 1,15 miliardi di USD,

grazie ad una drastica riduzione delle importazioni.

Ad oggi non è invece conosciuto il saldo della bilancia commerciale relativa al 2009, né

tanto meno sono state divulgate statistiche sugli scambi di merci suddivise per prodotto o per

Paese. Inoltre, dal 2007 le autorità cubane non pubblicano statistiche sul conto delle partite correnti, che alla bilancia commerciale e dei servizi incorpora anche gli apporti delle rimesse

e degli interessi dei prestiti. Dal 2004 l’ONE e la Banca centrale cubana sono poco propense a

divulgare cifre sul saldo della bilancia dei pagamenti, sui flussi degli investimenti diretti esteri, sui prestiti governativi o privati, e sulle riserve valutarie (stimate dagli analisti in 4,4

miliardi di dollari ad inizio 2008), perché considerati dati sensibili nel contesto dell’embargo

statunitense. Non risulta infine disponibile alcun dato ufficiale sul debito estero cubano

globale relativo al periodo 2007-2009.

Le numerose omissioni e i continui ritardi nella pubblicazione di alcuni dati statistici

fondamentali non lasciano molto spazio all’ottimismo circa le reali condizioni dell’economia

cubana. Da fine 2008 Cuba sta attraversando una gravissima crisi di liquidità - definita dal

Ministro Murillo come “il problema più immediato dell’economia cubana” - che rischia di

trasformarsi in una crisi di solvibilità nel corso del 2010.

Il sintomo più evidente di tale crisi è il blocco dei pagamenti in valuta e dei trasferimenti

verso l’estero della valuta accumulata nei conti correnti delle imprese straniere operanti a

Cuba, manifestatosi a partire dal gennaio 2009. Nell’utilizzo della scarsa valuta disponibile le

autorità cubane avrebbero attribuito un ordine di priorità alle importazioni di alimenti dagli

Stati Uniti (530 milioni di USD nel 2009, da pagare in contanti), al settore petrolifero ed

energetico, alle importazioni indispensabili per i settori dell’economia che apportano valuta al

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Paese (sanità, turismo, rum, sigari, ecc) e al rimborso dei prestiti strutturati concessi da alcune

grandi banche e delle lettere di credito.

Secondo molti analisti, la crisi di liquidità sarebbe di natura sistemica dal momento che

coinvolgerebbe la Banca centrale e tutto il sistema bancario cubano. Lo Stato cubano non

appare in grado, infatti, di operare come prestatore in valuta di ultima istanza, né può

richiedere il sostegno finanziario degli organismi finanziari internazionali o regionali, né può

emettere facilmente obbligazioni nel mercato dei capitali a causa del bassissimo rating

internazionale. Nel suo discorso del 20 dicembre scorso davanti all’Assemblea Nazionale,

Raul Castro non ha mancato di sottolineare che “nonostante i segnali di recupero

dell’economia mondiale, il 2010 sarà un anno difficile e che si manterranno le restrizioni

finanziarie derivanti dalla crisi”.

Particolari sforzi sono profusi per salvaguardare un minimo di credibilità del Paese nei

confronti delle grandi banche straniere, dalle quali dipende in definitiva il costo del credito e la

sua disponibilità nel medio termine. Lo scorso dicembre Raul Castro ha reso noto che gli

insoluti nei confronti di imprese straniere accumulati al 1 agosto 2009 sarebbero stati ridotti di

un terzo, ha riaffermato la volontà del Governo cubano di “onorare i propri obblighi fino

all’ultimo centesimo nella misura delle possibilità dell’economia” e ha sottolineato

l’importanza delle ristrutturazioni dei debiti in corso con i creditori stranieri.

Da un punto di vista macroeconomico un altro dato che suscita una certa preoccupazione

è costituito dall’aumento del 121% del deficit fiscale relativo al 2008, il più alto degli ultimi

14 anni, che ammonterebbe a 4,2 miliardi di USD, pari al 6,7% del PIL. Nel 2009, per effetto

delle misure di risparmio adottate nel corso dell’anno, il deficit si abbassa a circa 3 miliardi di

USD, pari al 4,8% del PIL. La cifra continua ad essere piuttosto elevata, se si considera che dal

2000 al 2007 il deficit fiscale si era stabilizzato su un livello medio del 3,2% del PIL. Il rischio

più grande per il Paese è che una parte del deficit sia monetarizzato dalla Banca centrale

cubana attraverso l’emissione di nuovo circolante, circostanza che potrebbe provocare un

rialzo dell’inflazione ed una consistente diminuzione dei salari reali. Nel giugno 2009, il

Governo cubano ha ridotto del 6% le risorse di bilancio per il 2009 destinate agli organismi

regionali e ad importanti settori dell’economia. I tagli hanno riguardato alcuni alimenti

sussidiati con la cd. “libreta”, i servizi di trasporto pubblico, i piani di edilizia popolare e di

ristrutturazione delle abitazioni danneggiate dai tre uragani del 2008. Il 30 luglio 2009 il

Consiglio dei ministri cubano ha deciso nuovi tagli di bilancio, con particolare riguardo alla

spesa sociale.

L’inflazione a Cuba costituisce un altro indicatore da tenere sotto controllo. Secondo le

cifre fornite dal Ministro dell’Economia Murillo lo scorso dicembre, nel 2009 l’indice dei

prezzi al consumatore sarebbe diminuito del 3,3% in pesos cubani e sarebbe aumentato

dell’1,4% in pesos convertibili. A Cuba, i prezzi, a seconda del tipo di prodotto, sono espressi

in una delle due monete in circolazione: il peso cubano (CUP) e il peso convertibile (CUC),

l’uno pari a 1/24 di peso convertibile e l’altro pari a 1,08 USD. Per la prima volta dopo tanti

anni le autorità cubane hanno pubblicato un indice che include nel paniere i prezzi in CUC di

molti prodotti di largo consumo, che di fatto continuano ad avere un costo proibitivo per la

popolazione. Negli ultimi anni le dinamiche dei prezzi sono oggetto di crescenti attenzioni da

parte delle autorità cubane. Nel 2007, per la prima volta, il Governo ha effettuato un sondaggio

sui prezzi dell’economia informale, in cui si realizza la vendita di prodotti elaborati da

lavoratori autonomi, la rivendita illegale di beni regolati dal Ministero del Commercio Interno

e la rivendita di altri prodotti acquisiti illegalmente. Nel settembre 2008 il governo di Raul

Castro ha stabilito che i prezzi dei carburanti saranno aggiornati a cadenza trimestrale sulla

base dell’andamento delle quotazioni del petrolio. Nell’estate del 2009 il Governo ha deciso

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una riduzione dei prezzi imposti, variabile tra 5 e 25 centesimi di CUC, su una varietà di 24

prodotti (la metà alimentari, il resto destinato all’igiene personale e alla cura dei neonati).

Secondo i dati dell’ONE, nel 2009 la disoccupazione sarebbe cresciuta solo dell’1,7%

(nel 2008 +1,6%), mantenendosi sui livelli bassi degli ultimi anni. La popolazione attiva

cubana, pari a circa 5,1 milioni di cittadini, è cresciuta del 2,6% rispetto al 2008.

Come reso noto dal Ministro Murillo lo scorso dicembre, nel 2009 la produttività del

lavoro sarebbe diminuita dell’1,1% rispetto al 2008. Murillo ha inoltre sottolineato che una

delle cause principali della bassa produttività della forza lavoro è costituita dal sottoimpiego e

dall’eccesso di organici in molte attività produttive del Paese (si parla di circa un milione di

lavoratori, secondo le ultime dichiarazioni di Raul Castro dello scorso aprile). Nel novembre

2009 il Ministero dell’Agricoltura cubano ha deciso di ridurre del 10% gli organici degli

impiegati amministrativi nelle fattorie statali e di destinare i lavoratori in esubero ad attività

più produttive. Misure analoghe sono previste anche in altri organismi dello Stato.

Nel 2009 il salario medio nominale è cresciuto del 2,9%, passando in un anno da 415

CUP a 427 CUP al mese, equivalenti a poco più di 18 USD. In termini reali, alcuni analisti

stimano che il rialzo si aggirerebbe intorno allo 0,9%. Dal maggio 2008 la pensione minima è

stata aumentata del 20%, passando da 164 a 200 CUP al mese. Dal gennaio 2009 le autorità

cubane hanno eliminato i tetti salariali e dal giugno 2009 hanno concesso ai lavoratori cubani

la possibilità di occupare più di un impiego ufficiale.

Secondo le previsioni dell’ONE, la popolazione cubana dovrebbe diminuire sensibilmente

tra il 2010 e il 2050, passando da 11,2 a 9,7 milioni di abitanti. Dal 2010 al 2050 la

popolazione attiva passerebbe da 7,8 milioni a 5,5 milioni. Il tasso di dipendenza degli inattivi

(abitanti di età inferiore ai 15 anni o superiore ai 64) passerebbe dal 42% al 75%. Nel dicembre

2008 l’Assemblea nazionale ha approvato, pertanto, la nuova legge sulla sicurezza sociale, che

innalza l’età della pensione dai 60 ai 65 anni per gli uomini e dai 55 ai 60 anni per le donne. Il

periodo di servizio minimo è stato stabilito, per entrambi, in 30 anni di lavoro.

Le prospettive per l’economia cubana nel 2010 non appaiono affatto incoraggianti.

Nonostante le autorità cubane prevedano una crescita dell’1,9% del PIL cubano che

risulterebbe superiore a quella registrata nel 2009 (+1,4%), molti analisti concordano sul fatto

che Cuba sta imboccando speditamente la strada della recessione, imputabile agli effetti della

crisi mondiale, alle gravi debolezze strutturali della sua economia e alla crisi di liquidità

sistemica in procinto di trasformarsi in una crisi di solvibilità.

Nel presentare la legge finanziaria per il 2010 all’Assemblea Nazionale, lo stesso

Ministro Murillo ha anticipato che l’obiettivo di crescita del PIL (+1,9%) potrebbe essere

rivisto al ribasso nel corso dell’anno sulla base dell’andamento di alcune variabili esterne,

quali la ripresa dell’economia mondiale, le quotazioni del nichel e l’accesso al mercato dei

capitali. Tra questi fattori va incluso, a partire dalla prossima estate, l’eventuale passaggio di

cicloni devastatori sull’isola, che non è da escludersi dopo la pausa registrata nel 2009.

Nel 2009 il prezzo medio del nichel al London Metal Exchange si è aggirato intorno ai

14.700 dollari la tonnellata, il 30% in meno rispetto al 2008. Per il 2010 gli analisti prevedono

un rialzo del 29%, che sarà tuttavia direttamente influenzato dall’avverarsi delle aspettative di

ripresa dell’economia mondiale durante il 2010.

Un’altra incognita è costituita dall’apporto in valuta derivante dal turismo, in flessione a

livello mondiale a causa della crisi. Da gennaio a dicembre 2009 i visitatori a Cuba sono stati

circa 2,5 milioni, in crescita del 3,3% rispetto al 2008, soprattutto grazie all’aumento del

11,8% degli arrivi dal Canada e del balzo del 30% del turismo dei cubani residenti all’estero.

Ciononostante, nel 2009 le entrate lorde derivanti dal turismo, pari a circa 2 miliardi di USD,

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sono diminuite dell’11,1% rispetto al 2008. Nei primi due mesi del 2010 si registra un calo del

3,4% degli arrivi di turisti nell’isola (circa 513.000) rispetto allo stesso periodo del 2009.

I dubbi maggiori degli osservatori riguardano gli apporti alla crescita che potrebbero

derivare dai flussi di investimenti diretti, anch’essi in flessione a causa dell’atteso

annullamento o congelamento di alcuni grandi progetti, e dalla possibilità di ottenere nuovi crediti governativi e dalla sorte dei vecchi crediti in scadenza (per alcuni dei quali starebbe

per scadere il periodo di grazia).

In primo luogo, rimane incerta la capacità del Venezuela di Chavez di continuare a

sostenere finanziariamente l’economia cubana allo stesso ritmo garantito negli ultimi anni alla

luce della crisi economica e dei problemi interni. E ciò nonostante il prezzo del petrolio sia

balzato a 80 USD al barile tra fine 2009 e il primo trimestre 2010. A fine dicembre 2009 il

Governo di Raul Castro si è rivolto al Venezuela per la concessione di un finanziamento

eccezionale di 3 miliardi di USD per la realizzazione di circa 285 progetti comportanti anche

un trasferimento di tecnologie nei settori delle telecomunicazioni e delle biotecnologie. Tale

sostegno si aggiungerebbe agli attuali trasferimenti netti che Caracas garantisce ogni anno, pari

complessivamente ad almeno 20 miliardi di USD negli ultimi dieci anni. Sebbene Cuba

continui ad usufruire di una certa priorità tra i Paesi membri dell’ALBA e di Petrocaribe, non è

detto che nel 2010 il Presidente Chavez sia in grado di esaudire tale richiesta.

A fine luglio 2009, in occasione della visita a Cuba del Vicepresidente russo, Igor Sechin,

la Russia avrebbe concesso al Governo di Raul Castro una linea di credito pubblico di circa

150 milioni di USD (da rimborsare entro due anni ad un tasso d’interesse annuale del 7%) per

l’acquisto di macchinari per le costruzioni e l’agricoltura, da destinare principalmente alle zone

colpite dai tre uragani del 2008.

Nel luglio 2009 il Brasile ha approvato un primo finanziamento di 110 milioni di USD

(su un impegno brasiliano totale di 300 milioni) destinato alla ristrutturazione del porto di

Mariel, situato a pochi chilometri dalla capitale, che a regime dovrebbe essere in grado di far

transitare circa un milione di container l’anno. Nel febbraio 2010 la visita del Presidente Lula a

Cuba ha segnato un punto di svolta nelle relazioni bilaterali: oltre a firmare una serie di accordi

di cooperazione economica e scientifica, il Brasile ha dato la disponibilità ad investire circa 1

miliardo di USD nell’isola, di cui 600 milioni di USD da destinare alla produzione del riso e

dello zucchero e alla costruzione di strade e porti e 350 milioni di USD da utilizzare per

l’acquisto di alimenti.

Il 2 settembre 2009, in occasione della visita a Cuba del Presidente del Parlamento cinese

Wu Bangguo, la Cina avrebbe concesso a Cuba crediti e donazioni per un valore totale di 600

milioni di USD, da destinare principalmente ai settori del trasporto merci e delle

telecomunicazioni.

L’attivismo internazionale del Governo cubano contribuisce a facilitare la concessione di

nuovi crediti commerciali, l’avvio di nuovi progetti d’investimento e la ristrutturazione dei

debiti, ma nei prossimi anni potrebbe non bastare più, qualora non dovesse migliorare il

contesto operativo per le imprese straniere, attualmente penalizzate dalla crisi di liquidità del

Paese, dall’assenza di riforme strutturali e da un’insufficiente tutela giuridica degli

investimenti stranieri.

Difficoltà si intravedono anche per la concessione allo Stato cubano dei finanziamenti strutturati da parte delle banche private. La crisi finanziaria mondiale iniziata nel

settembre 2008 - pur non avendo coinvolto direttamente l’economia cubana, che risulta priva

di una borsa valori e alquanto svincolata dall’economia statunitense - sta facendo sentire i suoi

effetti attraverso una maggiore avversione al rischio del sistema bancario internazionale. Il

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costo dell’accesso al credito per Cuba e per le imprese straniere che conducono operazioni

con controparti cubane è di fatto aumentato.

Il 2009 rappresenta l’anno in cui le Forze Armate Rivoluzionarie (FAR) - che

attualmente controllano, direttamente o indirettamente, i due terzi dell’economia cubana - sono

riuscite a consolidare ulteriormente il proprio potere, spinte dalla necessità di fare fronte alla

crisi, divenuta oramai una questione di sicurezza nazionale. Le FAR, attraverso il “Grupo de

Administración Empresarial” (GAE) e la “Union de Industrias Militares” (UIM), appaiono

tendenzialmente orientate alle riforme e costituiscono oramai il principale punto di riferimento

per le grandi iniziative d’investimento e commerciali .

Il processo è iniziato il 2 marzo 2009 con il rimpasto del Governo cubano, che ha visto

l’allontanamento di 11 Ministri tra cui quello degli esteri Perez Roque e il segretario del

governo Carlos Lague, fedelissimi di Fidel Castro, poi dimessisi con una lettera inviata a Raul

Castro da tutti gli incarichi parlamentari e di partito, e l’accorpamento di quattro Ministeri in

due. In tale occasione il Comandante della Rivoluzione, Ramiro Valdes, titolare del Ministero

delle Comunicazioni dal 2006, è stato nominato Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e

lo scorso dicembre è stato nominato Vice Presidente del Consiglio di Stato.

Come conseguenza della crisi, le redini del governo economico del Paese sarebbero

passate dalla Banca Centrale al Ministero dell’Economia e della Pianificazione (MEP), controllato dai militari. Nel marzo 2009 Marino Murillo, un ex colonnello delle FAR, è stato

infatti nominato Ministro dell’Economia e della Pianificazione e Vice Presidente del

Consiglio dei Ministri e, lo scorso dicembre, membro del Consiglio di Stato. Nell’aprile 2009

il colonnello Armando Emilio Perez, uno degli artefici dell’attuazione del metodo del

perfezionamento imprenditoriale nelle imprese controllate dai militari, è stato nominato Vice

Ministro dell’Economia. Dal primo luglio 2009 il MEP ha assunto il controllo

dell’assegnazione della liquidità in valuta destinata alla pianificazione economica e alle

operazioni con l’estero, decisa su base mensile e versata su base settimanale ai singoli

Dicasteri. In tal modo le operazioni con l’estero delle imprese cubane sono state svincolate

dalle autorizzazioni al Banco Central de Cuba.

Lo scorso dicembre, davanti all’Assemblea Nazionale, il Ministro Murillo ha annunciato

alcune misure essenziali per risollevare le sorti dell’economia cubana: 1) l’adozione di

“schemi chiusi di finanziamento in valuta” a favore di alcuni settori trainanti dell’economia

cubana, espressamente menzionati: l’industria del nichel, le biotecnologie, il turismo,

l’aeronautica civile, le telecomunicazioni, l’industria del rum e dei sigari; 2) la previsione di

livelli di spesa pubblica commisurati alle entrate in valuta; 3) il rafforzamento della

disciplina degli investimenti pubblici; 4) la realizzazione del piano di risparmio energetico; 4)

il miglioramento della strategia di sostituzione delle importazioni

Secondo il Ministro dell’Economia cubano, la strategia di sostituzione delle importazioni non avrebbe ancora prodotto i risultati sperati, avendo realizzato nel 2009 un

risparmio di soli 235 milioni di USD. La drastica riduzione dell’import non è infatti

accompagnata dallo sviluppo di una produzione nazionale in grado di soddisfare le esigenze

minime della popolazione. Particolarmente grave risulta, ad esempio, la situazione nel settore

farmaceutico, per il quale il Governo cubano ha deciso nell’estate del 2009 il blocco delle

importazioni di 10 farmaci che dovrebbero essere sostituiti da medicine di produzione

nazionale, consentendo un risparmio di 1,4 milioni di USD (già nel 2008 era stato deliberato il

blocco di 6 farmaci stranieri, nel quadro di un provvedimento varato nel 2007, che prevede la

sostituzione, entro il 2012, di un totale di 73 medicinali). Molti analisti ritengono, peraltro, che

la drastica e disorganizzata riduzione delle importazioni starebbe penalizzando alcune

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importanti industrie nazionali che producono prodotti destinati alle esportazioni, come la birra

e il rum.

Dal settore agricolo, il cui rilancio è considerato una “questione di sicurezza nazionale”, il

Governo di Raul Castro si aspetta i maggiori risultati produttivi volti a ridurre le importazioni e

a favorire indirettamente la crescita. A tal riguardo si osserva che nel 2009 la produzione agricola è cresciuta del 4,5%, dopo aver segnato un -9,1% nei primi sei mesi dell’anno. Gli

effetti devastanti per l’agricoltura causati dai cicloni del 2008 hanno vanificato gran parte degli

sforzi finora intrapresi, facendosi sentire anche nel 2009. I primi risultati della riforma agraria

trainata dal settore privato sono attesi non prima di tre o quattro anni.

Infine, la questione delle riforme. Il Governo di Raul Castro starebbe incontrando enormi

difficoltà nel definire e realizzare le riforme strutturali necessarie per risollevare e

modernizzare l’economia cubana, senza tuttavia rinunciare alle conquiste sociali della

Rivoluzione. Effetti limitati hanno finora prodotto le prime misure, in vigore dal marzo 2008,

con cui è stata autorizzata di nuovo, dopo cinque anni, la vendita di determinati beni di

consumo preclusi ai cubani (computer, attrezzature video, biciclette motorizzate, cellulari,

ecc). Dopo il primo discorso sull’austerità di Raul Castro del luglio 2008, le riforme strutturali

annunciate si sono arenate sul nascere (unificazione monetaria) o hanno prodotto effetti

limitati (riforma del mercato del lavoro, fiscalità, edilizia popolare), lasciando l’economia del

Paese in un preoccupante stato di immobilismo. Nel suo discorso del 1 agosto 2009 davanti

all’Assemblea Nazionale, Raul Castro ha ribadito che la politica d’austerità sarebbe stata

rafforzata e ha annunciato nuove riduzioni della spesa sociale, misure supplementari di

risparmio energetico e la creazione di un Controllore Generale della Repubblica facente

capo direttamente al Consiglio di Stato e all’Assemblea Nazionale in sostituzione dell’attuale

Ministero d’Auditing e Controllo. Tra le righe è emerso che Raul Castro fosse intenzionato a

risolvere in primis il problema del deficit della bilancia dei pagamenti, lasciando in secondo

piano il problema delle riforme strutturali.

Nel dicembre 2009, davanti all’Assemblea Nazionale, Raul Castro ha riconosciuto di

nuovo la situazione di grave crisi in cui versa l’economia cubana, ma non ha preconizzato

alcuna riforma significativa, limitandosi ad annunciare il rilancio della pianificazione a medio

termine (piano 2011-2015, da approvare a marzo 2010), il mantenimento delle restrizioni

finanziarie, il rafforzamento della produzione nazionale in sostituzione delle importazioni ed

un’ulteriore riduzione della spesa sociale (sanità e istruzione).

C’è chi sostiene, tuttavia, che la situazione di emergenza possa creare momentum per

adottare decisioni di cambiamento, in passato impensabili e inattuabili. Da inizio settembre

2009 un dibattito collettivo sul funzionamento dell’economia è stato avviato nei centri di

lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle sedi del partito e del comitati della rivoluzione per

identificare formule in grado di aumentare la produzione e l’efficienza, ridurre gli sprechi e

lottare contro la corruzione.

I primi segnali di riforma apparsi nel 2009 e nei primi mesi del 2010 vanno nella

direzione della decentralizzazione, della riduzione degli sprechi e di un minore ruolo dello

Stato nell’economia sulla falsariga di quanto già sperimentato dalle autorità cubane nel settore

agricolo. Tra questi figurano in ordine cronologico:

1. Gennaio 2009. Adozione di una nuova politica salariale, che prevede l’eliminazione

dei tetti salariali (risoluzione n.9/2008 del Ministero del Lavoro e della Sicurezza

Sociale). Dal giugno 2009 le autorità cubane hanno concesso ai lavoratori cubani la

possibilità di occupare più di un impiego ufficiale (decreto-legge n.268 “modificativo

del regime laboral”).

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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2. Gennaio 2009. Concessione di nuove licenze per i taxi privati destinati ai cubani

nelle zone rurali (prezzi ed itinerari fissati, carburante sovvenzionato) e in quelle

urbane (prezzi determinati dal mercato, carburante non sovvenzionato).

3. Maggio 2009. Decisione storica di smantellare CUBALSE (Impresa per la

prestazione di servizi a stranieri), società creata nel 1974 che offriva beni e servizi nei

campi dell’acquisto, distribuzione e riparazione di veicoli, della logistica, dell’attività

immobiliare, del commercio al dettaglio di beni di larga distribuzione, dell’impiego di

personale presso società a partecipazione straniera e presso le Ambasciate. L’entità

gestiva oltre 900 punti vendita, 21.000 m2 di abitazioni e magazzini, impiegava oltre

30 mila persone in tutta l’isola, ed era seconda, per dimensione solo alla società

pubblica, tuttora esistente, CIMEX. Tra i motivi della decisione figurano la riduzione

dei costi, l’aumento del potere negoziale delle altre imprese che avrebbero assorbito i

settori precedentemente gestiti da Cubalse e il miglioramento dell’efficienza. Le

imprese statali che hanno beneficiato del suo smantellamento sono il gruppo Gaviota,

CIMEX e PALCO.

4. Giugno 2009. Diminuzione progressiva delle quantità di beni alimentari distribuiti

attraverso la “libreta”, pur mantenendosi l’obiettivo di garantire ad ogni cittadino

cubano il consumo giornaliero di 3100 calorie. Nel novembre 2009, senza alcun

preavviso alla popolazione, le autorità cubane hanno ritirato patate e piselli dalla lista

dei prodotti essenziali.

5. Settembre 2009. Annuncio della chiusura progressiva di 24.700 mense operaie a

partire del primo ottobre 2009, nel quadro di una strategia nazionale di risparmio e di

eliminazione dei sussidi. I lavoratori dovrebbero ricevere una compensazione di 15

pesos cubani (0,60 USD) al giorno, cifra appena sufficiente per l’acquisto di un pasto.

Al netto delle compensazioni monetarie lo Stato cubano dovrebbe realizzare un

importante risparmio di risorse: oltre al costo degli alimenti (350 milioni di USD solo

per l’acquisto di farina, riso, carne e olio), esso non sarà più oberato dagli oneri

aggiuntivi derivanti dall’uso di combustibile e di elettricità, dalla manutenzione dei

locali, dai furti e dalla disorganizzazione. La chiusura delle mense dovrebbe essere

accompagnata da un rafforzamento dell’offerta di ristorazione statale a pagamento e,

nella migliore delle ipotesi, potrebbe aprire qualche opportunità anche ai privati.

6. Gennaio 2010. Le autorità locali di Camaguey, Santiago di Cuba, Granma e Holguin

legalizzano la vendita al dettaglio di frutta e verdura da parte di venditori ambulanti

o chioschi situati lungo le strade.

7. Febbraio 2010. A Santiago di Cuba riaprono decine di ristoranti, pizzerie, caffetterie

e pasticcerie, che offrono beni e servizi in moneta nazionale. I prezzi risultano

inferiori rispetto a quelli praticati nei negozi in moneta convertibile.

Dal 2009 il Governo cubano, su impulso delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR),

starebbe tentando di portare nell’ambito della legalità, e quindi della fiscalità, ampi settori

dell’economia informale, minimizzando l’impatto sociale di tali misure.

Si vocifera che nel corso del 2010 potrebbero essere liberalizzate alcune attività

(parruccheria, caffetteria, pasticceria, laboratori di riparazione di elettrodomestici e garage),

consentendo in tal modo ad un’ampia fascia di popolazione di avere un reddito e allo Stato di

incamerare nuove entrate fiscali.

La graduale riduzione degli organici di molti Dicasteri, organismi e imprese pubbliche sta

aumentando il numero dei cubani che si trovano senza lavoro e che non usufruiscono dei

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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sussidi di disoccupazione. Tale situazione sta obbligando molti cubani ad adoperarsi per

aumentare la produttività del proprio lavoro, per trovare un impiego in un altro settore più

produttivo o per intraprendere un’attività più redditizia nell’economia informale. I tagli alla

spesa pubblica, la razionalizzazione del mercato del lavoro, la lotta all’illegalità e le riforme

favorevoli all’iniziativa privata sarebbero pertanto tutti elementi strettamente connessi di una

medesima strategia riformatrice. Nel complesso, si ritiene che le contromisure adottate dalle autorità cubane per fare fronte

alla crisi economica e finanziaria del Paese e alle debolezze strutturali appaiono insufficienti,

poco credibili e tardive. A mezzo stampa il Governo cubano sta infatti preparando la

popolazione cubana ad affrontare nuovi tagli delle risorse di bilancio, riduzioni degli sprechi e

nuovi sacrifici. Non sono mancati appelli all’orgoglio nazionale - come il motto “Ahorro o

Muerte” attribuito al ex-Presidente del Banco Central de Cuba Francisco Soberon - per

sottolineare la gravità della situazione economica. Nel settembre 2009, a Santiago di Cuba il

Comandante Valdes ha chiesto ai cubani di “non aspettare, come i piccioni, che lo Stato papà

risolva tutti i problemi” e ha sottolineato che “tutti devono lavorare, dare il proprio contributo,

apportare idee e soluzioni” per uscire dalla crisi economica e garantire la continuità della

Rivoluzione.

Pur di non dichiarare apertamente un default dei pagamenti nel 2009, Cuba ha penalizzato

alcuni settori industriali della sua economia, ha limitato la disponibilità di alcuni beni di

consumo per la popolazione, ha trattenuto gli attivi delle imprese straniere considerate non

indispensabili e ha interrotto i pagamenti dei debiti commerciali. L’Avana ha concentrato i

propri sforzi sui bisogni primari della popolazione (fabbisogno alimentare ed energetico) e su

una drastica riduzione delle importazioni, sulla riforma agraria, sulla lotta all’economia

informale, sull’eliminazione degli sprechi e delle sottrazioni.

L’avvicinarsi del collasso economico del Paese - che secondo molti analisti ed

imprenditori stranieri è prossimo a rivivere un secondo “Periodo Speciale” - non è visto come

un’occasione per facilitare il commercio e per aprirsi ulteriormente agli investimenti stranieri,

adottando tutte le misure necessarie a tal fine.

Per contro non è escluso che, in tempi di crisi, le autorità cubane decidano alcune aperture

nei confronti dell’iniziativa privata dei propri cittadini, siano esse gestite a livello individuale,

familiare o attraverso cooperative.

La risposta alla crisi assume la forma di una chiusura del Paese su sé stesso e di una

ricerca dell’autarchia economica, che fa affidamento sul recupero di un potenziale inutilizzato

di risorse umane e materiali. La sensazione generale è che tale strategia sia attuata in maniera

frammentata e disorganizzata, anche a causa della molteplicità dei centri decisionali, e che

non si riesca a generare un clima di fiducia sulle reali possibilità di ripresa dell’economia né

tra i cubani né tra gli operatori economici stranieri.

Un discorso a parte meritano le relazioni tra Stati Uniti e Cuba. L’insediamento

dell’Amministrazione Obama (20 gennaio 2009) potrebbe rappresentare un punto di svolta

per la crescita dell’economia cubana nei prossimi anni, almeno sulla carta, tenuto conto che i

suoi effetti sono al momento imponderabili.

Gli Stati Uniti possono giocare un ruolo determinante in numerosi ambiti: oltre alla

revoca dell’embargo commerciale, l’invio di rimesse, il turismo dei cittadini statunitensi a

Cuba, l’esplorazione e lo sfruttamento dei blocchi petroliferi, le telecomunicazioni, ecc.

Inoltre, sono circa 5.900 le domande di indennizzo, ufficialmente riconosciute dal

Governo degli Stati Uniti, relative alle proprietà americane nazionalizzate negli anni Sessanta

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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dal Governo cubano: il valore nominale di tali proprietà sarebbe di 1,82 miliardi di USD,

corrispondenti oggi, con gli interessi, a circa 6 miliardi di USD.

Non da ultimo, Washington deve tenere in conto le conseguenze per gli States di un clash

migratorio nel caso di collasso dell’economia cubana determinato dalla crisi di liquidità e

potrebbe in tal caso decidere di intervenire.

Nel settembre 2009 l’OFAC (Office of Foreign Assets Control) del Dipartimento del

Tesoro statunitense ha adottato nuove misure, con vigenza immediata, che rendono più

flessibile il regime di sanzioni contro Cuba (cd Cuban Assets Control Regulations o CACR)

in materia di visite di cubano-americani ai familiari, rimesse e telecomunicazioni. Questa

accelerazione fa seguito alle prime aperture a favore dei cubano-americani introdotte con la

Legge “Omnibus” nel marzo 2009, che abrogano restrizioni adottate dall’Amministrazione

Bush nel 2005.

Le nuove misure prevedono che sin d’ora i cittadini americani con “parenti stretti” fino al

secondo grado di nazionalità cubana potranno recarsi in visita nell’isola tutte le volte che

vorranno e per una durata illimitata, ed essere addirittura accompagnati dai familiari con cui

convivono. Il limite di spesa in territorio cubano è fissato a 179 USD al giorno. I cubano-

americani potranno, inoltre, inviare rimesse ai propri familiari stretti senza limitazioni e, nel

caso fossero autorizzati a viaggiare a Cuba, potranno portare con sé fino a 3000 USD di

rimesse. Per facilitare gli invii da istituti di deposito, le banche statunitensi potranno stipulare

accordi tecnici con istituzioni finanziarie cubane. Inoltre, i cittadini americani potranno

avvalersi di alcuni servizi di telecomunicazione, purché prestati da imprese non cubane, che

vanno a beneficio di residenti a Cuba, come ad esempio i servizi di telefonia mobile prestati

attraverso accordi di roaming con imprese cubane o la radiodiffusione satellitare verso l’isola.

Lo scorso 9 marzo l’OFAC ha adottato un emendamento del CACR che rende più

flessibili le condizioni dei pagamenti in contanti per gli acquisti di alimenti da Cuba. Ha

inoltre autorizzato l’esportazione di alcuni servizi di comunicazione via Internet ad uso

personale rivolti a Cuba.

La Casa Bianca avverte, pertanto, il vento che cambia: circa 1,5 milioni di residenti negli

States hanno parenti a Cuba e, da un'indagine pubblicata dal Miami Herald ad inizio settembre

2009, risulterebbe che il 41% dei cubano-americani sarebbe favorevole a sopprimere

l'embargo contro Cuba, una percentuale che fino a pochi anni fa era impensabile, a fronte di

un 40% contrario. Dal 24 al 26 marzo scorso si sono riuniti in Messico, a Cancan, i

rappresentanti dell’industria turistica di Stati Uniti e Cuba per iniziare a valutare le possibili

modalità di gestione dei flussi di visitatori statunitensi a Cuba, stimati in circa 1,7 milioni di

arrivi l’anno, in vista di possibili aperture legislative negli States.

Washington attende ora segnali di riavvicinamento da parte di L’Avana, come ad esempio

la soppressione o almeno la riduzione delle commissioni bancarie incassate dallo Stato sui

trasferimenti monetari dall’estero a beneficio delle famiglie cubane.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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Riportiamo qui di seguito una breve panoramica sulle principali politiche economiche e

settoriali del Paese.

Dal 1997, anno della sua istituzione, fino all’estate 2009 il Banco Central de Cuba (BCC) ha assunto un ruolo fondamentale nella gestione degli squilibri dell’economia

nazionale, nel controllo della liquidità e nei pagamenti. Nel novembre del 2004 la Banca ha

decretato il divieto di circolazione fisica del dollaro sul territorio nazionale, cui ha fatto seguito

il divieto di utilizzare il dollaro come mezzo di pagamento tra imprese cubane. Nel 2005 il

peso cubano (CUP) e’ stato rivalutato del 7% rispetto al peso convertibile (CUC), a sua volta

rivalutato dell’8% nei confronti del dollaro e delle altre principali monete straniere. Da allora

non ci sono state altre variazioni di cambio e la Banca centrale ha proseguito gli sforzi per

diminuire il “dualismo” monetario tra il CUP e il CUC, che determina enormi distorsioni nella

contabilità delle imprese statali, nell’allocazione delle risorse pubbliche al sistema produttivo e

negli standard di vita dei cubani. Per creare le condizioni per l’unificazione monetaria sarebbe

necessario, ad esempio, riavvicinare il tasso di cambio CUP-CUC, estremamente

sopravvalutato, utilizzato a fini contabili dalle imprese statali e dallo Stato (1:1) a quello

vigente per la popolazione (24:1). Un altro passo in avanti potrebbe essere l’introduzione, nel

sistema delle imprese statali, della possibilità di convertire i CUP in CUC. Nel febbraio 2008

Raul Castro aveva sollevato la questione del potere d’acquisto del peso nazionale nel suo

discorso d’insediamento, creando notevoli aspettative nella popolazione circa una sua prossima

rivalutazione rispetto al CUC. Nel 2009 il tema della riforma monetaria non è stato più

sollevato apertamente. Nel giugno 2009 il Ministro-Presidente della Banca centrale cubana,

Francisco Soberon Valdes, in carica dal 1994, si è dimesso e al suo posto è stato nominato

l’allora Presidente del Banco Financiero Internacional, Ernesto Medina Villaveiran. Dall’estate

del 2009 il Ministero dell’Economia e della Pianificazione controlla la governance economica

del Paese (legge finanziaria, bilancio dello Stato, pianificazione a medio termine, ecc) e

l’assegnazione della liquidità in valuta ai singoli Dicasteri.

Attualmente il sistema bancario e finanziario cubano è composto da otto banche

commerciali - Banco Nacional de Cuba (BNC), Banco Financiero Internacional (BFI), Banco

Internacional de Comercio S.A. (BICSA), Banco de Crédito y Comercio (BANDEC), Banco

Popular de Ahorro (BPA), Banco Exterior de Cuba (BEC), Banco Metropolitano S.A. (BM),

Banco de Inversiones S.A. e, dal 2005, Banco Industrial Venezuela Cuba S.A. – e da diciotto

istituzioni finanziarie non bancarie. Esistono, inoltre, undici uffici di rappresentanza di

banche straniere - Havana International Bank Ltd. (Regno Unito), National Bank of Cánada

(Canada), Banco Bilbao Vizcaya Argentaria S.A. (BBVA, Spagna), Banco Sabadell (Spagna),

Caja de Ahorros y Monte de Piedad de Madrid (Caja Madrid, Spagna), Caja de Ahorros del

Mediterráneo (Spagna), Société Générale (Francia), BNP Paribas (Francia), Financiere Oceor

(Francia), FRANSABANK SAL (Libano), Republic Bank Ltd. (Trinidad and Tobago) – e due

uffici di rappresentanza di istituzioni finanziarie non bancarie straniere (Fincomex Ltd. e la

svizzera Novafin Financiere S.A., che dal 1999 gestisce operazioni finanziarie a corto e medio

termine con imprese italiane e cubane, soprattutto nei settori del turismo, farmaceutico e delle

telecomunicazioni). Nel 2006 si registra, come conseguenza delle misure americane volte a

rafforzare la stretta finanziaria attorno a Cuba, la chiusura delle attività di alcune banche di

primo piano (BBVA, Barclays, Scotia, HSBC, Credit Suisse, UBS, ANZ, CDC). Nel luglio

2007 è uscita di scena anche l’olandese ING Barings bank, la prima banca internazionale ad

essersi insediata a Cuba nel 1994 e una delle ultime banche presenti con un rating AAA.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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Nell’agosto 2009, la Banca centrale cubana ha ritirato la licenza alla ING Barings e alla

partecipata Netherlands Caribbean Bank N.V., avendo queste cessato le proprie operazioni a

Cuba. Il 9 aprile 2008 a L’Avana è stata inaugurata la prima succursale al di fuori del

Venezuela del Banco del ALBA (BALBA), una banca regionale di sviluppo che finanzierà

progetti nel settore della produzione alimentare, farmaceutico, delle telecomunicazioni e

dell’agricoltura. Il capitale sottoscritto di BALBA, pari a un miliardo di USD, proviene in gran

parte dal Venezuela (85%), mentre Cuba, Bolivia e Nicaragua vi partecipano sulla base delle

proprie disponibilità economiche (Cuba ha apportato inizialmente 118 milioni di USD). La

Banca si caratterizza per il fatto che tutti i Paesi membri dispongono dello stesso potere di voto

a prescindere dal capitale versato.

Per sopperire alle gravi carenze nel settore energetico, le autorità cubane avevano deciso

che il 2006 sarebbe stato l’anno della “rivoluzione energetica”, destinando circa 2 miliardi di

USD all’esecuzione di programmi energetici (mantenimento delle centrali elettriche esistenti,

miglioramento della rete di distribuzione, acquisto e messa in funzione di migliaia di gruppi

elettrogeni sincronizzati, ecc). Nel 2009 la produzione di elettricità a Cuba si è mantenuta sugli

stessi livelli del 2008 (17802 Gigawatt/h, +0,8%). Le centrali termiche e i gruppi elettrogeni

rappresentano, rispettivamente, il 56% e il 24% della produzione totale. Negli ultimi tre anni si

é avuto un netto miglioramento del servizio elettrico, con conseguente riduzione dei famigerati

“apagones”, ossia delle interruzioni dell’elettricità programmate per aree introdotte durante il

cd “Periodo Especial” dei primi anni Novanta. Nel maggio 2008 l’Assemblea Nazionale ha

creato, inoltre, una Commissione speciale, composta da 32 deputati, con l’obiettivo di

monitorare il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, un settore in

costante crescita e sempre più aperto agli investimenti stranieri.

Dal 1 giugno 2009 è entrato in vigore a Cuba un nuovo Piano nazionale di risparmio energetico (“Plan de aborro”) che prevede una drastica riduzione dell’uso di elettricità nel

settore statale e residenziale. Il nuovo Piano, rivolto principalmente agli organismi statali,

prevede una serie di norme di condotta e severe penalizzazioni in caso di mancato rispetto dei

cd. Piani Provinciali di Consumo Elettrico, ed in particolare la reintroduzione degli apagones.

Se non saranno rispettati i nuovi tetti di consumo nel settore statale (rivisti al ribasso del 12%),

la popolazione dovrà sopportare numerose interruzioni della corrente, sia nelle case che sul

posto di lavoro. Nel 2009 il consumo di combustibile per la generazione nel settore statale

sarebbe diminuito di 190.000 tonnellate. Il “Plan de aborro” starebbe tuttavia rallentando

anche il funzionamento di una parte del pur modesto apparato industriale cubano. La fabbrica

di nichel Che Guevara e quella di Nicaro potrebbero presto chiudere non solo a causa del

crollo del prezzo del minerale, ma anche per gli elevati consumi di combustibile (117 barili di

combustibile per ogni tonnellata di nichel prodotta dai due impianti, a fronte dei 35 barili per

tonnellata necessari alla più efficiente impresa mista Moa Nichel). Molti uffici governativi,

fabbriche e imprese cubane stanno già modificando i turni lavorativi e riducendo l’uso dei

condizionatori e dell’illuminazione.

Il programma di edilizia popolare, avviato a fine 2005 sotto la Presidenza di Fidel Castro e

rivelatosi di fatto irrealizzabile, è in corso di profonda ridefinizione. Stando ai dati ufficiali, nel

2008 sono state costruite 44.775 unità abitative, che corrispondono a quasi il 90%

dell’obiettivo annuale programmato. Nel 2007 erano stati invece terminati 52.607 alloggi, una

cifra molto al di sotto del target stabilito (70.300) e corrispondente solo al 50% di quanto

realizzato nel 2006. Nel 2009 la priorità è stata data alla manutenzione degli immobili

esistenti, con la realizzazione di 110.000 azioni di conservazione e di 140.000 azioni di

riabilitazione, e ad un maggiore coinvolgimento dei municipi e della comunità locale nella

definizione delle priorità e nell’attuazione di una programmazione edilizia sostenibile.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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Secondo le statistiche ufficiali, a Cuba nel 2009 sono stati terminati oltre 35.000 alloggi

(44.775 nel 2008), di cui il 57% sono stati realizzati dal settore statale e il 43% con sforzi

propri della popolazione. Consolidamento dell’esistente, realizzazione di costruzioni

sostenibili in grado di resistere al passaggio di cicloni, decentralizzazione e partecipazione

della popolazione saranno pertanto le quattro parole d’ordine per il settore dell’edilizia

popolare per gli anni a venire. L’obiettivo prioritario delle autorità cubane sembra essere oggi

quello di destinare la scarsa liquidità a disposizione ad investimenti immobiliari più redditizi e

in grado di attirare capitali stranieri, come nel settore del turismo. Nel giugno 2009 le risorse di

bilancio destinate al programma sono state ulteriormente ridotte.

Nel 2009 il settore dei trasporti ha registrato un aumento del 4,6% rispetto all’anno

precedente (nel 2008 +7,4%). La carenza di trasporto pubblico, urbano ed extraurbano, è stato

fino ad ora uno dei problemi più gravi per la popolazione cubana, che raramente dispone di

mezzi di trasporto propri, sia per motivi economici che per il divieto all’acquisto di autovetture

e ciclomotori imposto da queste autorità. Dal 2005, anno di avvio del programma di recupero

del settore, al 2008 le autorità cubane hanno acquisito complessivamente circa 2.700 autobus,

articolati e rigidi. Di questi, 789 autobus nuovi sono stati acquistati, nel 2008, dalla Cina, dalla

Russia e dalla Bielorussia. Nel 2008 il trasporto pubblico di passeggeri, pari ad un totale di

1.600 milioni di persone trasportate durante l’anno, è cresciuto del 6%, facendo registrare i

miglioramenti più importanti nelle città di L’Avana e di Santiago di Cuba. Nel 2009 si è

concretizzata la concessione di nuove licenze per i taxi privati nelle zone rurali (prezzi ed

itinerari fissati dal Governo, carburante sovvenzionato) e in quelle urbane (prezzi determinati

dal mercato, carburante non sovvenzionato). A L’Avana, dall’11 settembre 2009, i cubani

forniti di regolare mezzo di trasporto possono presentare la domanda per la licenza di taxi.

Riguardo il trasporto ferroviario, prosegue - secondo quanto reso noto dal Ministro dei

trasporti cubano, Jorge Luis Sierra, lo scorso dicembre - il programma cubano per

l’ammodernamento della disastrata rete ferroviaria nazionale, da realizzarsi entro il 2010, con

un investimento pluriennale di oltre 595 milioni di USD. Dopo aver acquistato un primo lotto

di 12 locomotrici cinesi al prezzo di 1,3 milioni di dollari per unità nel 2006, nel dicembre

2008 Cuba ha ricevuto altre 11 locomotrici facenti parte di un lotto di 100 locomotrici nuove

(marca DF7G-C) acquistate da Pechino e non ancora tutte consegnate. Tali mezzi si

aggiungono alle 41 locomotrici già in funzione nell’isola. L’Avana starebbe inoltre per

importare da Teheran 550 vagoni da carico e 200 carrozze per il trasporto passeggeri, e 28

mezzi ferroviari dalla Russia. Oltre all’acquisto di moderni mezzi di trasporto da Paesi amici

(che concedono importanti crediti governativi), il programma prevede anche la rimessa in

funzione di numerose locomotrici e vagoni merci finora in disuso e la riparazione ed il

miglioramento delle infrastrutture, della segnaletica e delle comunicazioni delle ferrovie

cubane. A distanza di tre anni dal suo avvio, il programma avanza - seppur lentamente a causa

della mancanza di motivazioni e disciplina da parte della forza lavoro del settore e delle mal

celate difficoltà incontrate nel montaggio delle macchine e nella formazione dei tecnici addetti

al loro utilizzo - ma non se ne vedono ancora i risultati. Secondo l’ONE, tra il 2008 e il 2009 il

numero di passeggeri trasportati via treno è diminuito del 6%, mentre il numero di merci

trasportate è calato dell’1,2%. A Cuba la rete ferroviaria (oltre 9300 km) - una delle più

antiche al mondo, creata nel 1837 per le esigenze di trasporto dell’allora fiorente industria

saccarifera - rappresenta uno strumento fondamentale per rilanciare lo sviluppo economico del

Paese, anche in considerazione della conformazione geografica dell'isola, che si estende per

circa 1.225 km da ovest ad est e per circa 80 km da nord a sud.

Il trasporto aereo costituisce un fattore fondamentale per il rafforzamento del turismo a

Cuba e, non a caso, è stato inserito tra i settori che nei prossimi anni dovrebbero beneficiare

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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dei cd. “schemi chiusi di finanziamento in valuta” elaborati dal Ministero dell’Economia e

della Pianificazione. Secondo dati ufficiali, Cuba dispone attualmente di sei aeroporti

internazionali e di 19 nazionali, presso cui operano oltre 40 compagnie aeree straniere. Nel

luglio 2007 L’Avana e Mosca hanno firmato un accordo bilaterale in campo aeronautico

(assistenza tecnica, formazione e sviluppo di servizi in joint venture), che fa seguito

all’accordo del settembre 2006 per un programma di rinnovamento della flotta aerea civile

cubana, del valore di 100 milioni di USD in nove anni, che sarebbero finanziati a titolo di

credito d’aiuto dalla Ilyushin Finance Co. Sulla base di tali intese, Cuba ha proceduto

all’acquisto di svariati velivoli (tre Iliushin IL-96-300, tre Tupolev TU-204, velivoli Antonov

AN-148, Tupolev TU-154 e Iliushin IL-86) che saranno impiegati nel trasporto passeggeri o

per voli cargo. Nel 2010 il governo cubano dovrebbe investire 45 milioni di USD per

l’ampliamento dell’aeroporto internazionale di Varadero e del terminal 2 dell’aeroporto Josè

Martì di L’Avana, destinato ai voli diretti da e per gli Stati Uniti (Miami, New York e Los

Angeles).

Un’attenzione particolare merita l’enorme potenziale di espansione del settore delle telecomunicazioni e delle IT. Secondo gli ultimi dati ufficiali, a Cuba nel 2009 il numero

totale di linee telefoniche è di circa 1,8 milioni (nel 2008 1,4 milioni), di cui 620.000 sono

linee di telefoni cellulari (nel 2008 450.000). Nel complesso, a Cuba esistono 14,4 telefoni per

ogni cento abitanti, un lieve progresso rispetto al 2008 (12,6). Il dato stride se raffrontato con

la densità telefonica in Giamaica (111%) e in Repubblica Dominicana (82%). Secondo le

ultime statistiche dell’ONE, nel 2008 il numero di computer in circolazione è di circa 630.000

(nel 2007 509.000), mentre solo 1,4 milioni di persone (il 13% della popolazione) usufruisce

dell’accesso ad Internet, trattandosi nella maggior parte dei casi di un accesso limitato e

controllato dallo Stato. L’accesso libero a internet è tuttora limitato a poche categorie di

funzionari governativi, medici e ricercatori. Nel 2007 Cuba e il Venezuela hanno firmato un

accordo per la creazione di un collegamento via cavo di 1500 km tra le coste settentrionali

venezuelane e quelle orientali cubane, da realizzare entro il 2010. La rete nazionale in fibra

ottica è stata realizzata nel 2004 da una joint venture tra Cubacel e la società italiana Sirti.

Dal 2002 l’industria saccarifera è entrata in una fase di progressiva riconversione e

ristrutturazione, che ha portato alla chiusura di oltre 100 dei 156 impianti esistenti e al cambio

di destinazione di 720.000 ettari di aree coltivate. Il recente aumento del prezzo mondiale dello

zucchero ha però indotto le autorità cubane a dare un nuovo impulso al processo di recupero

del più tradizionale settore produttivo del Paese, che nel 1990 era in grado di generare oltre 8

milioni di tonnellate di prodotto. Il programma di recupero prevede l’aumento del terreno

destinato alla semina, una maggiore produzione dei derivati dello zucchero con più valore

aggiunto (alcool, etanolo, acidi grassi, miele, derivati farmaceutici del saccarosio), nonché un

maggiore utilizzo della bagassa (scarto della canna da zucchero) come combustibile per le

centrali elettriche. Per quanto riguarda la campagna 2009-2010, in corso di conclusione, il

Governo cubano sperava di produrre circa 1,3 milioni di tonnellate di zucchero grezzo, un

risultato simile a quello registrato nel 2008/2009. Lo scorso marzo il Ministero dello Zucchero

(MINAZ) ha invece reso noto che la produzione saccarifera potrebbe essere inferiore rispetto

alla zafra precedente, dal momento che le quantità di canna da zucchero sono inferiori e gli

impianti hanno lavorato all’80% della loro capacità. Con un fabbisogno domestico pari a

700.000 tonnellate, Cuba sarà pertanto obbligata ad importare zucchero, principalmente da

Brasile e Colombia, per adempiere i propri contratti di fornitura all’estero (in particolare,

contratti con la Cina).

A causa del passaggio dei tre cicloni, che hanno danneggiato 113.000 ettari coltivati,

nel 2008 la produzione agricola non saccarifera è cresciuta solo del 1,5%, un deciso passo

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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indietro rispetto al +18% realizzato nel 2007, che era stato a sua volta un anno di svolta dopo i

deludenti risultati del 2006 (-6%) e del 2005 (-11,6%). Secondo le statistiche ufficiali, nel 2009

la produzione agricola è aumentata del 4,5%, dopo aver segnato un -9,1% nei primi sei mesi

dell’anno cui hanno contribuito anche le perdite derivanti dalle difficoltà incontrate l’estate

scorsa nelle attività di raccolta, trasporto, stoccaggio e distribuzione. Nel 2009 i maggiori rialzi

in volume hanno riguardato la produzione di cereali (+17%), legumi secchi (+18%), carne

bovina (+5,7%) e latte (+10,7%). La produzione agricola si mantiene tuttavia su livelli bassi e

del tutto insufficienti per soddisfare il fabbisogno alimentare nazionale. Entro il 2013, pertanto,

le autorità cubane contano di ridurre del 50% le importazioni di beni alimentari essenziali per

la popolazione (riso, fagioli, latte).

La questione agricola, che ha origini remote, è stata risollevata da Raul Castro in seno

all’Assemblea Nazionale nel dicembre 2006 e ha portato all’istituzione di una Commissione

speciale, incaricata di individuare le misure necessarie per raddrizzare la situazione. Dopo le

prime misure adottate nel 2007 per stimolare la produttività dei contadini (liquidazione

dell’enorme debito dello Stato, introduzione di meccanismi per il pagamento immediato dei

raccolti, aumento dei prezzi pagati ai produttori di carne e latte), nel marzo 2008 le autorità

cubane hanno avviato l’atteso processo di decentralizzazione burocratica di quella parte

dell’agricoltura direttamente controllata dallo Stato. D’ora in avanti tutte le decisioni relative

all’assegnazione e all’uso dei terreni, all’acquisto di attrezzature e materiali e alla

commercializzazione dei prodotti agricoli dovrebbero essere prese, a livello locale, da 169

delegazioni municipali per l’agricoltura, istituite nel maggio 2008, e non più dal Ministero

dell’Agricoltura. Il dato più innovativo è che i delegati municipali, oltre a detenere il potere

decisionale sulla gestione delle circa 150 fattorie statali, avranno anche la possibilità di

guardare più da vicino le attività e le migliori pratiche delle circa 150.000 fattorie familiari e

delle 4.702 cooperative private (1.762 UBPC-Unidades Basicas de Produccion Cooperativa,

739 CPA-Cooperativas de Produccion Agropecuaria e 2.201 Cooperativas de Creditos y

Servicios). La riforma prevede anche la fusione di 104 imprese agricole statali in un unico

organismo e l’aumento dei prezzi d’acquisto in moneta nazionale ad alcuni produttori (tabacco,

latte, tuberi, legumi, caffé e noci di cocco).

Nell’estate 2008 Raul Castro ha autorizzato la concessione in usufrutto delle terre oziose,

per un massimo di 13,42 ettari e per un periodo di dieci anni rinnovabile, ai cittadini cubani

non detentori di alcun terreno. Tale limite si eleva a 40,26 ettari per i contadini che già

dispongono della proprietà o dell’usufrutto di altri terreni. Anche le persone giuridiche, fattorie

statali o cooperative agricole, potranno acquisire nuovi terreni per un periodo di 25 anni

rinnovabile, senza limiti di estensione. Dopo il passaggio dei tre cicloni, l’attuazione della

riforma ha subito una decisa accelerazione: a fine settembre 2008 è stato dato il via libera

all’avvio delle procedure per trasferire i diritti d'usufrutto e le assegnazioni sono continuate nei

mesi successivi. Lo scorso dicembre, davanti all’Assemblea Nazionale, Raul Castro ha reso

noto che il totale delle superfici concesse in usufrutto finora, a beneficio di oltre 100.000

cittadini cubani, ammonta a circa 920.000 ettari, equivalenti al 54% delle terre coltivabili

oziose. La riforma agraria presenta, tuttavia, alcuni punti deboli non di poco conto: 1) innanzi

tutto lo Stato trasferisce non un diritto di proprietà, ma solo un diritto di usufrutto, che per di

più non potrà essere ne’ venduto ne’ ceduto a terzi; 2) i contadini dovranno inoltre pagare

un’imposta, non ancora definita, per mantenere l’usufrutto delle terre; 3) lo Stato rimane

titolare della definizione dei piani di produzione di ogni appezzamento, mentre il contadino è

tenuto a vendere il 90% della produzione agricola allo Stato ad un prezzo che viene fissato

dalle stesse autorità; 4) Lo Stato non appare intenzionato a fornire a proprie spese strumenti e

materiali agricoli ai privati, ma solo a facilitarne la disponibilità e l’acquisto. In tale settore

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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qualche beneficio della riforma potrebbe arrivare nel breve periodo a quei contadini già

organizzati in cooperative dalla possibilità di disporre di più terreni e dall’ampliamento delle

quote vendibili nei mercati liberi, ma l’enorme discrezionalità che lo Stato si riserva nel fissare

i prezzi di acquisto e le tasse per l’usufrutto non lascia molto spazio all’ottimismo. Dall’avvio

della riforma i nuovi piccoli agricoltori si sarebbero già scontrati con le prime difficoltà (terre

infestate dal marabù, scarsa formazione, assenza di materiali, di strumenti e di credito).

Come emerso nel suo discorso del 1 agosto 2009, Raul Castro sta puntando sullo sviluppo

dell’agricoltura urbana e suburbana, che implica un minor consumo di combustibile per via

della prossimità dei raccolti ai mercati e dell’uso della trazione animale, e sul miglioramento

del sistema di raccolta e di distribuzione dei prodotti agricoli e di approvvigionamento della

capitale. Il potenziale produttivo del settore agricolo rimane enorme. Stando agli ultimi dati

disponibili (31-12-2007), Cuba dispone, infatti, di una superficie agricola di oltre 6,6 milioni di

ettari, di cui solo il 45% risulta coltivato (quasi tre milioni di ettari), mentre i restanti terreni

rimangono inutilizzati perchè in stato di degrado o ricoperti dalle piante di marabù. Se

attualmente lo Stato coltiva solo 700.000 ettari (il 29% dei terreni a sua disposizione), il settore

non statale gestisce complessivamente quasi 2,3 milioni di ettari coltivati (54%).

Dal 2006 è in atto un processo di rilancio dell’industria della trasformazione alimentare

(rum, birra, bevande, conserve, pasta e farine, latticini e derivati della carne, olio) mirante a

ridurre le importazioni di alimenti. Nuovi investimenti sono stati destinati all’ampliamento

degli impianti produttivi, al montaggio di silos climatizzati per lo stoccaggio di grano e cereali,

all’acquisizione di mulini per frumento e mais, di impianti frigoriferi, ecc.

L’industria mineraria è senza dubbio uno dei settori più dinamici e promettenti

dell’economia cubana. Secondo le statistiche dell’US Geology Survey, Cuba dispone delle

seconde riserve di nichel e cobalto a livello mondiale dietro l’Australia, la maggior parte delle

quali sono localizzate nella provincia orientale di Holguin. L’Avana si colloca attualmente al

sesto posto come produttore mondiale di nichel. La produzione di nichel proviene dai

giacimenti Comandante Rene’ Ramos Latour a Nicaro (100% Cubaniquel, produzione annuale

di 11.000 tonnellate), Comandante Ernesto Che Guevara a Punta Gorda (100% Cubaniquel,

30.000 tonnellate) e Pedro Soto Alba a Moa (Moa Niquel, impresa mista tra la cubana General

Niquel S.A. e la canadese Sherritt Gordon Ltd., 33.000 tonnellate annuali). Nell’ottobre 2007

Cuba e il Venezuela hanno dato vita ad una società mista, la FEMSA, che dovrebbe dedicarsi

ad attività di esplorazione e sfruttamento minerario delle zone ottenute in concessione.

Nel 2009 la produzione totale di nichel e cobalto non avrebbe superato le 70.100 tonnellate

(nel 2008 70.400 tonnellate), risultando di gran lunga inferiore agli obiettivi programmati. Le

quotazioni mondiali del nichel al London Metal Exchange sono passate in media annuale da

37230 USD la tonnellata nel 2007 a 21111 USD nel 2008 (-43%) e a 14655 USD nel 2009 (-

30%). Secondo alcuni analisti, tale crollo potrebbe portare ad una riduzione delle attività delle

imprese del settore controllate al 100% dallo Stato cubano, che risultano essere alquanto

inefficienti e divoratrici di carburante (117 barili di combustibile per ogni tonnellata di nichel

prodotta, a fronte dei 35 barili per tonnellata necessari alla mista Moa Nichel. Per il 2010 gli

analisti prevedono un rialzo dei prezzi del 29%, che sarà tuttavia direttamente influenzato

dall’avverarsi delle aspettative di ripresa dell’economia mondiale durante il 2010.

Nel luglio 2008 Raul Castro ha adottato una disposizione denominata “Politica Minera de

Cuba”, con la quale si intende promuovere la realizzazione, da parte di investitori stranieri, di

progetti di prospezione e sfruttamento di minerali quali oro, argento, rame, piombo e zinco.

L’industria degli idrocarburi rappresenta un altro settore con grandi potenzialità di

sviluppo. Dal 1991 al 2007, grazie ad importanti investimenti stranieri pari ad oltre 500 milioni

di USD, la produzione di combustibile cubano (petrolio e gas) è passata dalle 500.000

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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tonnellate ad oltre 4 milioni di tonnellate (80.000 barili al giorno), equivalenti al 47% del

fabbisogno nazionale. Nel 2009 la produzione cubana di petrolio e gas naturale, pari a circa 4

tonnellate, è rimasta stabile sui livelli del 2008.

Per coprire il fabbisogno nazionale (170 mila barili al giorno), Cuba continua a ricevere

circa 100 mila barili diari di combustibile dal Venezuela, sulla base di un accordo firmato

nell’ottobre del 2000 a condizioni molto vantaggiose: pagamento in 15 anni, al tasso

d’interesse annuale del 2% con un periodo di grazia di due anni. Grazie al sostegno del

Presidente Chavez, Cuba è divenuta meno vulnerabile alle forti oscillazioni del prezzo del

petrolio. Inoltre, L’Avana riesporta a prezzi di mercato una parte del petrolio venezuelano

sotto forma di prodotti raffinati, quota che potrebbe aumentare qualora il fabbisogno cubano

dovesse diminuire per effetto dell’aumento della produzione nazionale o del buon esito dei

programmi di risparmio energetico e di sviluppo delle energie rinnovabili. Nel 2008 il

consumo nazionale di prodotti petroliferi (greggio e derivati) e’ diminuito del 5%, passando da

152.700 a 145300 barili al giorno.

Nel dicembre 2007 Cuba ha inaugurato la riapertura della raffineria “Camilo Cienfuegos”,

resa possibile da un investimento venezuelano di 136 milioni di USD (joint venture CUPET –

Petroleos de Venezuela S.A.). A regime tale impianto, che attualmente ha una capacità di

65.000 barili di petrolio al giorno, dovrebbe essere in grado di raffinare circa 120.000 barili

diari. Nonostante i lavori di manutenzione nelle altre due raffinerie cubane (Hermanos Diaz a

Santiago e Nico Lopez a L’Avana), nel 2008 la produzione nazionale di prodotti derivati del

petrolio e’ cresciuta del 137% rispetto al 2007, toccando quota 5,46 milioni di tonnellate

(equivalenti a circa 110.000 barili al giorno). Nel 2008 i prodotti petroliferi derivati hanno

rappresentato il 22% dell’export totale cubano e, dopo il nichel, costituiscono la seconda voce

delle esportazioni. Per contro nel 2009 si registra un forte calo della produzione di derivati del

petrolio (benzina -31%, cherosene -44%, GPL -18%, oli e lubrificanti -27%), con l’eccezione

del diesel (+16%).

Il petrolio estratto nei blocchi “onshore” della costa nord occidentale, dove sono in corso

nuove attività di esplorazione (la canadese Sherrit International, la venezuelana PDVSA, la

cinese Sinopec, la vietnamita PetroVietnam) é del tipo “pesante”, con alta componente di

zolfo, e risulta più difficoltoso da raffinare. Le autorità cubane sono pertanto alla ricerca di

petrolio di migliore qualità nelle acque profonde del Golfo del Messico, che fanno parte della

zona economica esclusiva di Cuba. Nel 1999 ben 59 blocchi “offshore” di tale zona sono stati

aperti agli investimenti stranieri per attività di esplorazione: di questi 24 sono stati dati in

concessione a società straniere (Sherrit International, la spagnola Repsol YPF, l’indiana

ONGC Videsh, la norvegese StatoilHydro, Petrovietnam, la malese Petronas, PDVSA e, in

prospettiva, la brasiliana Petrobras) e 35 sono disponibili.

Nel gennaio 2008 le due società canadesi Sherrit International e Pebercan Inc., che fino a

poco tempo fa controllavano il 60% della produzione di petrolio dell’isola, sono state

estromesse dal blocco n. 7 (20% della produzione nazionale), regolato da un accordo di

production sharing (PSA) con l’impresa cubana CUPET della durata di 16 anni in scadenza nel

2018. Nel 2009 il Governo di Raul Castro ha avviato, con finanziamenti interamente nazionali,

la perforazione di 24 nuovi pozzi nel giacimento Varadero, con l’obiettivo di aumentare la

produzione di petrolio e gas equivalente nella costa nord-occidentale dell’isola. Situato nella

provincia di Matanzas, il giacimento Varadero, il più grande del Paese, disporrebbe di riserve

provate pari a 4.500 milioni di barili. Nel luglio 2009 l’impresa spagnola Repsol ha annunciato

di aver rinviato sine die l’avvio della campagna d’esplorazione petrolifera nella zona

economica esclusiva cubana, inizialmente previsto nel 2008 e successivamente rinviato alla

prima metà del 2009. Il 29 luglio 2009 CUPET e il consorzio russo Zarubzhnieft (che

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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raggruppa le principali compagnie russe, tra cui Gazprom, Lukoil e Rosneft) hanno annunciato

la firma di quattro contratti per l’esplorazione di 2 blocchi off-shore e 2 blocchi on-shore.

Un altro settore in forte espansione, anche grazie alla tutela garantita dai brevetti

internazionali, é l’industria farmaceutica e dei prodotti biotecnologici. Nel 2007 le

esportazioni di farmaci e vaccini cubani, circa 180 prodotti, hanno raggiunto i 350 milioni di

dollari (+25% rispetto al 2006), collocandosi per il terzo anno consecutivo al secondo posto

dietro il nichel e davanti a prodotti tradizionali come il rum e i sigari. Nel 2008 le esportazioni

di medicinali sono scese a 180 milioni di USD e sono state superate dalle vendite di prodotti

petroliferi derivati. Per il 2009 non si hanno ancora dati ufficiali, ma l’impresa statale

Farmacuba ha previsto un aumento del 22% delle esportazioni di farmaci (220 milioni di

USD), soprattutto di vaccini, medicinali generici ed emoderivati.

Allo stato attuale Cuba ha concluso accordi di joint-venture o di cooperazione scientifica

con Sudafrica, India, Cina, Brasile, Iran, Venezuela e Vietnam. Nel giugno 2008 L’Avana ha

annunciato di aver registrato il primo vaccino terapeutico per il cancro al polmone, denominato

CIMAVAX EGF. Nel 2009 il Nimotuzumab, un altro prodotto farmaceutico contro i tumori,

sviluppato dall’impresa cubano-canadese CIMYM, ha ottenuto il rinnovo dell’autorizzazione

ad essere testato clinicamente negli Stati Uniti (in deroga all’embargo) e dovrebbe essere

sottoposto all’esame della Foods and Drugs Administration in vista di una sua possibile

commercializzazione negli States.

Comparto ad alto consumo energetico, l’industria siderurgica e meccanica negli ultimi

anni si è risollevata grazie alle forniture energetiche stabili garantite dal Venezuela e

all’utilizzo dei materiali metallici derivanti dai programmi di riciclaggio e di sostituzione degli

elettrodomestici. Proprio con il Venezuela, Cuba ha costituito due imprese miste in tale settore:

in Venezuela un’acciaieria (51% Aceros del Alba, 49% Acinox) per la produzione di 500.000

tonnellate di acciaio all’anno per un investimento di circa 1.500 milioni di dollari, e a Cuba un

impianto di Ferroníquel (51% cubano, 49% venezuelano), che garantirà le forniture della

materia prima all’acciaieria venezuelana.

La politica di sostituzione delle importazioni voluta da Raul Castro ha portato a nuovi

investimenti anche per la modernizzazione dell’industria leggera. Nel 2007 sono state

acquisite nuove tecnologie e nuovi macchinari (soprattutto dalla Cina) e si è promossa

l’adozione generalizzata di sistemi di controllo della qualità. I settori maggiormente coinvolti

riguardano il tessile, i prodotti in cuoio, le calzature, i prodotti poligrafici e i mobili. L’auspicio

delle autorità cubane è di poter arrivare ad esportare tali prodotti in un prossimo futuro.

Per quanto riguarda il turismo, da gennaio a dicembre 2009 i visitatori a Cuba sono stati

circa 2,5 milioni, in crescita del 3,3% rispetto al 2008, soprattutto grazie all’aumento del

11,8% degli arrivi dal Canada, primo Paese emissore con quasi il 38% del mercato, e del balzo

del 30% del turismo dei cubani residenti all’estero. Per L’Avana si tratta del miglior risultato

degli ultimi sette anni. Ciononostante, nel 2009 le entrate lorde derivanti dal turismo, pari a

circa 2 miliardi di USD, sono diminuite dell’11,1% rispetto al 2008.

Da gennaio a febbraio 2010 si registra un calo del 3,4% degli arrivi di turisti nell’isola

(circa 513.000) rispetto allo stesso periodo del 2009. L’Italia, che negli ultimi anni ha occupato

la terza o la quarta posizione come Paese emissore di turisti, nei primi due mesi dell’anno si

colloca al secondo posto (-1,6%, 26.140 arrivi), primo Paese dell’UE davanti a Regno Unito (-

11,5%), Francia (+2,9%), Spagna (-5,5%) e Germania (+2,6%).

Come da tradizione, l’ONE non ha pubblicato dati ufficiali su costi, spese, ammortamenti

e investimenti relativi all’industria del turismo cubano nel 2009, che rimangono un mistero e

che risulterebbero comunque di difficile quantificazione a causa dell’anomalo sistema di

contabilità cubano, basato su due valute considerate, contabilmente, di pari valore.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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I maggiori gruppi turistici cubani - in primo luogo Gaviota, di proprietà delle Forze

Armate Rivoluzionarie, quindi Gran Caribe, Cubanacan e Habaguanex - tendono sempre più

frequentemente a gestire in proprio gli alberghi a spese dei partner stranieri. Dal 2007 è in atto

tuttavia una riapertura nei confronti degli investimenti esteri, soprattutto nel settore delle

infrastrutture turistiche non alberghiere (campi da golf, marine e parchi tematici). Circa 23

milioni di dollari sarebbero stati invece stanziati per la creazione di una catena di 50 piccoli

alberghi di lusso (Hoteles Encanto), facendo ricorso al recupero di edifici storici. Le autorità

cubane prevedono di costruire entro il 2010, con capitali spagnoli e cinesi, una decina di

alberghi a quattro e cinque stelle nella zona della capitale (Marina Hemingway, Monte Barreto,

Avana Vecchia e Tararà).

Nel marzo 2008 le autorità cubane hanno annunciato di aver abrogato il divieto per i cubani

di soggiornare negli alberghi destinati agli stranieri, misura destinata ad avere un effetto

positivo sull’andamento del settore. Nel 2009 il Ministero del turismo si e’ spinto oltre e ha

elaborato offerte di pacchetti turistici per favorire il turismo di cubani negli hotel. Negli anni a

venire i flussi turistici potrebbero aumentare per effetto delle nuove misure in favore dei

cubani americani adottate negli Stati Uniti nel settembre 2009.

Il calo delle presenze provenienti dall’Italia é da attribuirsi principalmente alla scarsa

attività promozionale e al cattivo rapporto qualitá-prezzo che si riscontra anche nelle migliori

strutture turistiche cubane. Ció fa si che il turista italiano preferisca altre mete nella stessa

regione caraibica (ad esempio la Repubblica Dominicana e Cancún in Messico offrono, a

paritá di pacchetto, risparmi che possono arrivare al 30%). Inoltre, il nostro turismo é

penalizzato dalla scarsezza dei voli diretti da e per l’Italia, che vengono serviti da compagnie

aeree private - Lauda Air/Livingston, Blue Panorama, Neos, Volare/Air Europe e Air Italy -

con frequenze generalmente bisettimanali, mentre, ad esempio, Francia e Spagna hanno voli

giornalieri delle rispettive compagnie di bandiera. Il 31 luglio 2009 Air Italy ha inaugurato il

suo primo volo diretto settimanale da Roma a L’Avana, con scalo a Milano.

b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri

Cuba intrattiene relazioni commerciali con 176 Paesi in tutto il mondo, ma i principali

Paesi partner risultano essere solo 15, appartenenti a quattro grandi zone: l’America Latina

(Venezuela, Brasile e Messico), l’America del Nord (Canada e Stati Uniti), l’Europa (Spagna,

Italia, Germania, Olanda e Francia) inclusa la Russia, e l’Asia (Cina, Vietnam e Giappone).

Come detto sopra, ad inizio 2010 l’ONE ha pubblicato le cifre relative all’interscambio

cubano di beni e servizi relativo al 2009. Le importazioni di beni e servizi sarebbero diminuite del 37% e le esportazioni del 17%.

Nel 2009 il saldo, che nel 2008 era stato negativo per 2,3 miliardi di USD, ritorna positivo a

1,15 miliardi di USD.

Per contro l’ONE non ha ancora pubblicato il saldo dell’interscambio commerciale relativo

al 2009, ne’ tanto meno statistiche elaborate per tipo di prodotto o per Paese. La presentazione

di statistiche unificate per l’interscambio di beni e di servizi non consente di distinguere

l’andamento dell’export di servizi, che rappresenta un indicatore del sostegno venezuelano

all’economia cubana, dall’andamento delle esportazioni di merci, che darebbe alcune

indicazioni sulla competitività dell’apparato industriale e sui livelli della produzione delle

materie prime. Nel 2008 il deficit della bilancia commerciale aveva raggiunto la cifra abnorme

di 11,4 miliardi di dollari, pari al 20% del PIL corrente e ad un aumento del 70% rispetto

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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all’anno precedente. Nel 2007 il deficit commerciale ammontava a 6,4 miliardi di dollari, un

cifra che già allora risultava quasi tre volte superiore al deficit di 2,3 miliardi del 2003.

Dal 2007 le autorità cubane non pubblicano statistiche sul conto delle partite correnti, che alla bilancia commerciale e dei servizi incorpora anche gli apporti dei trasferimenti

unilaterali correnti (in particolare le rimesse, stimate in un miliardo di USD) e dei redditi (in

particolare gli interessi dei prestiti). Si stima che nel 2008 il conto delle partite correnti abbia

registrato un deficit intorno ai 2,5 miliardi di USD, che avrebbe indotto le autorità cubane a

fare ricorso alle proprie riserve valutarie. L’inversione di tendenza è netta e preoccupante, se si

considera che nel 2007 il conto delle partite correnti aveva registrato un surplus di 488 milioni

di USD, pari all’0,8% del PIL, che faceva seguito ad un deficit di appena 214,5 milioni nel

2006 e ad un surplus di 140,2 milioni nel 2005.

L’ONE non ha ancora pubblicato alcun dato ufficiale sul debito estero globale relativo al

periodo 2007-2009. Da un rapporto del Banco Central de Cuba emerge, tuttavia, che nel 2007

il debito estero attivo, ossia su quella parte del debito estero globale che le autorità cubane

intendono onorare, sarebbe cresciuto del 14,3% rispetto al 2006, attestandosi a quota 8,9

miliardi di dollari, equivalenti al 14,4% del PIL nazionale. Il debito attivo e’ composto da

debito ufficiale (bilaterale) per un 51%, debito bancario per un 21% e debito commerciale per

un 28%. Nel 2008 il debito attivo è stimato in crescita del 11,2% rispetto al 2007 e

ammonterebbe a circa 10 miliardi di dollari, pari al 15,8% del PIL corrente. Nell’estate 2008

Cuba ha interrotto i pagamenti dei debiti ristrutturati nel 2000 con il Giappone e con la

Germania, e del debito con la Francia, che era stato rinegoziato ad inizio 2008. Nel corso del

2009 la Banca centrale cubana avrebbe chiesto ai propri creditori stranieri una proroga di un

anno per il pagamento delle obbligazioni emesse nel maggio 2007 (150 milioni di Euro al 9%

e 50 milioni all’8,5%) e scadute nel maggio 2009. Dal 2005 una parte del debito attivo è

costituita, infatti, da obbligazioni quotate nella borsa di Londra (London Stock Exchange’s

Professional Securities Market”). Tutto ciò dimostra come la situazione di tesoreria dello Stato

cubano per le operazioni in valuta sia critica e stia progressivamente degenerando.

Il debito estero immobilizzato, per il quale vige una moratoria unilaterale dal 1986, negli

ultimi anni si e’ stabilizzato intorno ai 7,6 miliardi di USD, di cui circa il 60% spetta ai

creditori del Club di Parigi. A tale ammontare va aggiunto il debito di circa 20-25 miliardi di

USD nei confronti dell’ex Unione Sovietica, non riconosciuto da Cuba.

I tre principali prodotti dell’export cubano sono, nell’ordine, il nichel e il cobalto, i

prodotti petroliferi derivati e i prodotti medicinali e le biotecnologie. Altri prodotti tipici

esportati sono lo zucchero e i suoi derivati, il tabacco, il pesce, il caffé e il rum.

Tra i principali prodotti dell’import cubano figurano, nell’ordine, il petrolio, i macchinari

e le derrate alimentari. Cuba importa inoltre metalli, prodotti dell’industria manifatturiera,

veicoli ed altri mezzi di trasporto e prodotti chimici.

Secondo dati ufficiali resi noti lo scorso gennaio, nel 2009 Alimport, l’impresa statale

cubana detentrice del monopolio dell’import-export di prodotti alimentari, avrebbe importato

alimenti per circa 1,5 miliardi di USD, un calo del 29% rispetto al 2008. Negli ultimi cinque

anni, le importazioni di prodotti agro-alimentari hanno rappresentato tra il 15% e il 19% delle

importazioni totali cubane e, secondo alcuni analisti, tale percentuale si sarebbe mantenuta

anche nel 2009, nonostante il freno alle importazioni imposto dalle autorità cubane.

Le ultime statistiche pubblicate dal Consiglio economico e commerciale USA-Cuba

(USTEC) rivelano che nel 2009 Cuba avrebbe importato alimenti dagli Stati Uniti per un

valore di 528,5 milioni di USD (nel 2008 710 milioni di USD). Nel 2000, con la legge TSRA

(Trade Sanctions and Reform Export Enhancement Act), gli Stati Uniti avevano autorizzato le

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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esportazioni di alimenti verso Cuba in deroga all’embargo, introducendo tuttavia l’obbligo di

pagare anticipatamente - prima che le navi salpino dalle coste statunitensi - ed in contanti. Dal

2000 il totale delle importazioni cubane dagli Stati Uniti avrebbe superato i 3,2 miliardi di

USD. Tra i principali prodotti acquistati da Washington figurano mais, grano, pollo, fagioli,

soia e olio di soia. Negli Stati Uniti varie associazioni nazionali di produttori agricoli (mais,

riso) ed alcuni Stati (Texas, Dakota del Sud, California) si sarebbero mobilitati per chiedere al

Presidente Obama una normalizzazione delle regole sull’interscambio di prodotti agricoli con

Cuba, a cominciare dall’eliminazione delle ulteriori pesanti restrizioni ai pagamenti imposte

dall’Amministrazione Bush nel 2005. Con la Legge Omnibus del marzo 2009 il Congresso

USA ha quindi approvato misure di facilitazione per la vendita di generi alimentari e di

medicinali a Cuba, cui hanno fatto seguito nuove misure per facilitare i viaggi d’affari

connessi alla vendita di tali prodotti ad inizio settembre 2009. A seguito del via libera dato dal

Congresso nel dicembre 2009, lo scorso 9 marzo l’OFAC ha adottato un emendamento delle

Cuban Assets Control Regulations che rende più flessibili le condizioni dei pagamenti in

contanti per gli acquisti di alimenti realizzati entro settembre 2010 da Cuba. Sulla base delle

nuove regole, applicabili solo nell’anno fiscale 2010, la controparte cubana potrà ora pagare al

momento della consegna della merce sul territorio nazionale, riducendo in tal modo il costo

finanziario delle transazioni effettuate attraverso banche localizzate in un Paese terzo.

Sulla base degli ultimi dati dell’ONE, nel 2008 i principali Partner commerciali di Cuba,

con riguardo al valore dell’interscambio di merci, sono stati nell’ordine:

1) Venezuela (4,8 miliardi di dollari, +81,6% rispetto al 2007)

2) Cina (2,1 miliardi, -11,7%)

3) Spagna (1,43 miliardi, +23,8%)

4) Canada (1,42 miliardi, +1,6%)

5) Stati Uniti (801 milioni, +37,7%)

6) Brasile (642 milioni, +43,9%)

7) Italia (552,2 milioni, +33%) 8) Vietnam (521 milioni, +83,7%)

9) Germania (404 milioni, +2,2%)

10) Olanda (386 milioni, -26,6%)

11) Messico (383 milioni, +74,5%)

12) Russia (322 milioni, -11,1%)

13) Francia (271 milioni, +15,3%)

14) Algeria (248 milioni, +5,9%)

15) Giappone (162 milioni, -31,4%)

La sorpresa maggiore in questi dati relativi al 2008 è costituita dal balzo in avanti del

Venezuela, un +81,6% che accresce ulteriormente la dipendenza commerciale di L’Avana nei

confronti di Caracas. Risulta, invece, modesto l’incremento registrato dal Canada (+1,6%), che

nel 2007 aveva quasi raddoppiato il flusso di scambi con Cuba, e dalla Germania (+2,2%). La

Spagna ha registrato un ottimo +23,8%, che le consente di riconquistare il terzo posto ai danni

del Canada. Dopo il crollo del 2007 (-38,4%), l’Olanda ottiene un -26,6%, retrocedendo

ulteriormente dal quinto al decimo posto. Continua a crescere anche nel 2008 l’interscambio

cubano con gli Stati Uniti (+37,7%), ora quinti, e con il Vietnam (+83,7%), passato

dall’undicesima all’ottava posizione. Dopo lo stallo del 2007, l’Italia (+33%) e il Brasile

(+43,9%) hanno registrato rialzi importanti. Nel 2008 l’Italia passa dall’ottavo al settimo posto

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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per effetto del crollo dell’Olanda ed è ora incalzata dal Vietnam e non più dalla Germania. In

calo dell’11,1% risulta il commercio cubano con la Russia, nonostante il buon andamento dei

rapporti governativi. Panama rilancia i propri scambi con Cuba, ottenendo un +105,4%.

Sulla base degli ultimi dati ufficiali, nel 2008 i principali paesi esportatori di merci a Cuba sono nell’ordine, per valore delle esportazioni:

1) Venezuela (4,4 miliardi di dollari, +99,6% rispetto al 2007)

2) Cina (1,4 miliardi, -2,3%)

3) la Spagna (1,2 miliardi, +25,5%)

4) Stati Uniti (801 milioni, +37,7%)

5) Canada (655 milioni, +50,1%)

6) Brasile (600 milioni, +57,2%)

7) Vietnam (519 milioni, +84,6%)

8) Italia (488 milioni, +24,8%) 9) Germania (377 milioni, +1,6%)

10) Messico (369 milioni,+80,3%)

11) Russia (268 milioni, -7,8%)

12) Algeria (243 milioni, +8%)

13) Francia (225 milioni, +35,1%)

14) Giappone (153 milioni, -31,7%)

15) Argentina (125,2 milioni, -14,2%)

Le cifre sopraindicate confermano il ruolo preminente del Venezuela, che assorbe il

31,4% delle esportazioni verso Cuba. A parte l’eccezione venezuelana, nel 2008 la politica

cubana di diversificazione dei Partner commerciali si è manifestata nei rialzi delle quote di

esportazione di altri Paesi come Canada, Brasile, Vietnam e Messico e nel calo della quota di

export della Cina, passata dal 15% al 10,4% in un anno. Nel 2008, nonostante la buona

performance del suo export verso Cuba, l’Italia scende dal sesto all’ottavo posto, superata dal

Brasile e dal Vietnam.

Nel 2008 i principali paesi importatori di merci cubane, sempre per valore di

importazione, sono stati nell’ordine:

1) Canada (767 milioni, -20,3% rispetto al 2007)

2) Cina (677 milioni, -27%)

3) Venezuela (414 milioni, -7,9%)

4) Olanda (288 milioni, -33,7%)

5) Spagna (197 milioni, +14,4%)

6) Singapore (118 milioni, +223311% )

7) Antille olandesi (64 milioni, +1324%)

8) Italia (63,9 milioni, +165%) 9) Russia (53 milioni, -24,7%)

10) Panama (50 milioni, +164,3%)

11) Portogallo (47 milioni, +97%)

12) Repubblica Dominicana (46 milioni, +41,1%)

13) Francia (45 milioni, -39,2%)

14) Brasile (41 milioni, -35,1%)

15) Costa Rica (31 milioni, +250%)

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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Da tali dati emerge che i principali partner commerciali di Cuba, con l’eccezione di

Spagna (+14,4%), Italia (+165%) e Germania (+11,4%), hanno importato meno da Cuba,

facendo registrare importanti variazioni negative rispetto al 2007 (Canada -20,3%, Cina -27%,

Venezuela -7,9%, Olanda -33,7%, Russia -24,7%, Francia -39,2%, Brasile -35,1%, Messico -

5,1%). Nel 2008 l’Italia passa dal dodicesimo all’ottavo posto. Si rileva, inoltre, che nel 2008

Cuba ha aumentato in modo significativo le esportazioni verso i Paesi dei Carabi (Antille

Olandesi +1324%, Panama +164,3%, Repubblica Dominicana +41,1%, Costa Rica +250%,

Haiti +10,2%, Giamaica +112,8%, Honduras +50,9%) e verso alcuni Paesi dell’America latina

(Bolivia +76,7%, Colombia +28,3%, Argentina +240%). Nel 2008 Singapore è divenuto il

sesto importatore di merci cubane per un valore di 118 milioni di USD.

Le ultime statistiche regionali disponibili relative al 2008 rivelano che l’area più dinamica

in termini di variazioni dell’interscambio commerciale di beni con Cuba è stata l’America

(inclusi gli Stati Uniti), che è passata da un +13,6% trainato dal Canada nel 2007 ad un

+51,4% trainato dal Venezuela l’anno scorso. Risulta in ripresa l’Europa (inclusi i Paesi extra-

UE come la Russia), passata da un -8,3% al +11,9%, trainata dalla Spagna e dall’Italia. Il

continente asiatico, che nel 2007 aveva registrato un balzo del 31,3% determinato dalla Cina,

si e’ limitato ad un più contenuto +5,7%, cui ha contributo l’apporto del Vietnam (+83,7%) e

di Singapore (%3539%), nonostante le flessioni della Cina (-11,7%) e del Giappone (-31,4%).

Nel 2008 il continente americano ha rappresentato il 52,8% del totale dell’interscambio cubano

(nel 2007 45,4%), mentre le quote di Asia (21%) ed Europa (22,2%) sono in lieve flessione.

L’Avana persegue una politica regionale attiva nei Caraibi e con il Venezuela costituisce

uno dei due pilastri dell’ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe), un accordo di

cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell’America Latina ed i paesi caraibici

(oltre a Venezuela e Cuba, Bolivia, Nicaragua, Dominica, Honduras ed Ecuador) siglato nel

2004, che si propone come alternativa all’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA)

sostenuta dagli Stati Uniti. Nel dicembre 2008 Cuba è entrata a far parte del Gruppo di Rio,

un’organizzazione politica degli Stati dell’America latina e dei Caraibi nata nel 1986 in

alternativa all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA, di cui sono membri gli Stati Uniti)

allo scopo di risolvere i conflitti e dare impulso alla democrazia nella regione.

Per quanto concerne l’Unione Europea, secondo gli ultimi dati della Commissione

Europea (settembre 2009), il totale dell’interscambio UE–Cuba nel 2008 è stato di 2,1 miliardi

di Euro (+0,2%). Tra i partner commerciali dell’UE Cuba si colloca al settantasettesimo posto.

Con una quota del 21,5% dell’interscambio cubano, l’UE è il secondo partner commerciale di

Cuba, dietro il Venezuela e davanti alla Cina. Nel 2008 le esportazioni verso Cuba, pari a 1,6

miliardi di Euro, hanno registrato un’inversione di tendenza, aumentando dell’11,7% rispetto

al 2007 (che aveva ottenuto un -12,1% rispetto al 2006). Le importazioni da Cuba, pari a 441

milioni di Euro, continuano invece a diminuire anche nel 2008, segnato da un -27,6% che fa

seguito al -17,8% registrato nel 2007. Nel 2008 il deficit commerciale cubano nei confronti

dell’UE ha registrato un balzo del 36,9%, passando da 876 milioni a 1,2 miliardi di Euro. I

principali Paesi UE che importano da Cuba sono l’Olanda (in particolare nichel), la Spagna

(maggiore importatore di tabacco, prodotti della pesca e rum) e l’Italia, mentre i più importanti

Paesi esportatori sono, nell’ordine, la Spagna, l’Italia, la Germania e la Francia.

La revoca delle sanzioni contro Cuba decisa dall’UE nel giugno 2008 - cui ha fatto

seguito nei mesi successivi la ripresa della cooperazione tra la Commissione europea e Cuba

(finanziamenti per oltre 40 milioni di Euro, cui si dovrebbero aggiungere 11 milioni per la

sicurezza alimentare nel periodo 2009-2011) - non sembra offrire, almeno per il momento,

particolari opportunità d’affari per le imprese europee. Potrebbero, tuttavia, favorire una simile

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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apertura sia il fatto che L’Avana stia gradualmente mettendo in atto una politica di

diversificazione dei propri Partner commerciali, sia la sopravvenuta necessità di reperire

materiali e tecnologie per la ricostruzione post-ciclonica del Paese.

Dal 2001 l’ONE non pubblica statistiche sugli investimenti diretti esteri (IDE) a Cuba.

Nel marzo 2009, a seguito del rimpasto governativo deciso da Raul Castro, è stato istituito il

Ministero del commercio estero e dell’investimento straniero (il nuovo acronimo è MINCEX),

un super Ministero nato dalla fusione tra l’allora Ministero per gli Investimenti Esteri e la

cooperazione economica (MINVEC) e l’allora Ministero del Commercio Estero (MINCEX).

Secondo gli ultimi dati ufficiali relativi al 2007, le imprese cubane associate con un partner straniero attive nel Paese sono 319, di cui 230 imprese miste o “associazioni

economiche internazionali”(AEI) - che rappresentano il 75% del totale - , 63 contratti

d’amministrazione alberghiera, 17 produzioni cooperate e 9 contratti d’amministrazione

industriale o di servizi.

La marcata diminuzione delle imprese miste, che nel 2002 erano ben 403, è dovuta

essenzialmente all’orientamento di queste autorità, che dal 2004 hanno deciso di prendere in

considerazione solo progetti di investimenti di grandi proporzioni, presentati da partner di

provate capacità finanziarie e tecnologiche.

Le cosiddette “produzioni cooperate” - peculiari contratti di collaborazione industriale,

che spesso costituivano la prima fase per la successiva costituzione di un’impresa mista - sono

state oggetto di una riduzione ancora più drastica: se nel 2003 se ne contavano ben 441, nel

2007 erano solo 17.

Nel 2007 i Paesi con il maggior numero di imprese miste (e AEI) operanti a Cuba sono

stati, nell’ordine:

1) la Spagna con 63 imprese (a cui si aggiungono ben 58 contratti d’amministrazione)

2) il Canada (37)

3) il Venezuela (26), balzato dal sesto al terzo posto, superando l’Italia

4) l’Italia (24)

5) la Francia (13)

6) la Cina (11)

7) il Regno Unito (7)

8) il Messico (6)

9) la Germania e l’Olanda (5).

Nel 2008 l’allora MINVEC ha calcolato le performance medie annuali delle imprese

miste nel periodo 2001-2007, riscontrando che il loro volume d’affari cresce del 14,4% in

media, le loro esportazioni del 19,9% e i loro benefici netti del 31,6%.

Gli IDE in entrata a Cuba si concentrano in settori quali il turismo, le telecomunicazioni,

l’industria basica (nichel, petrolio, gas, elettricità), le costruzioni, l’industria leggera,

l’industria alimentare e il tabacco. I principali paesi investitori sono la Spagna (settore

alberghiero), seguita dal Canada (nichel, petrolio) e dall’Italia (telecomunicazioni).

L’Avana pare puntare con decisione ad un rafforzamento dell’integrazione economica con

Caracas che non sia limitato agli scambi di beni e servizi ma favorisca piuttosto la costituzione

di imprese miste e la realizzazione di grandi progetti. E’ lecito attendersi, pertanto, che la

posizione del Venezuela in termini di IDE possa migliorare ulteriormente nei prossimi anni,

tenuto conto che negli ultimi due anni è stata annunciata o avviata la costituzione di numerose

imprese miste cubano-venezuelane in vari settori.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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c) Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti

esteri bilaterali

I dati ISTAT relativi al 2009 rivelano che le esportazioni italiane verso Cuba, pari a 186

milioni di Euro, sono diminuite del 36,9% rispetto al 2008 (295 milioni di Euro). Il crollo

dell’export italiano verso Cuba si spiega soprattutto con la crisi mondiale, con la difficile

situazione dell’economia cubana e con la connessa scelta governativa di ridurre le

importazioni per ristabilire l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.

Nel 2009 si registra un netto calo delle esportazioni italiane in quasi tutti i settori

merceologici: macchinari (-33,7%, 63,2 milioni di Euro), prodotti chimici (-30,8%, 23,8

milioni), prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-54%, 10,1 milioni), articoli in

gomma e in materie plastiche (-38,7%, 10,6 milioni), prodotti in metallo (-48,2%, 8,9 milioni)

e della metallurgia (-33,3%, 6,1 milioni), apparecchiature elettriche (-49,9%, 13,5 milioni),

prodotti alimentari (-43,2%, 6,6 milioni), prodotti di elettronica e di ottica e apparecchi

elettromedicali e di misurazione (-22,4%, 7,4 milioni), carta e prodotti in carta (-36,2%, 4,8

milioni), mobili (-38,3%, 4,4 milioni) e autoveicoli (-70,2%, 3,4 milioni). Poche le variazioni

positive, limitate ad alcuni prodotti dell’industria manifatturiera (+16,3%, 11,5 milioni) e ad

alcuni mezzi di trasporto (+39,1%, 3,2 milioni).

Le importazioni italiane da Cuba nel 2009, pari a 22,6 milioni di Euro, sono diminuite

del 54,2% rispetto al 2008 (49,4 milioni di Euro), segnando una netta inversione di tendenza.

Nel 2008 si era infatti registrato un balzo del 159,1% rispetto al 2007. Nel 2009 sono venute

meno le importazioni di prodotti petroliferi raffinati (-100%, 22,8 milioni nel 2008) e dei

prodotti della metallurgia (-99,5%, 2,6 milioni). In calo nel 2009 anche l’import di prodotti

alimentari cubani (-54,9%, 1 milione), di bevande (-3,1%, 9,9 milioni) e tabacco (-6,4%, 2,8

milioni), mentre solo i prodotti chimici segnano un +97,6% (2,2 milioni).

Le statistiche dell’ONE relative al 2009 non sono ancora disponibili e sono attese per

l’estate 2010.

Dal 2 al 7 novembre scorso si è tenuta, nello spazio ExpoCuba, la XXVII edizione della

Fiera Internazionale dell’Avana (FIHAV 2009), la più importante manifestazione fieristica

dei Caraibi nonché la terza dell’America Latina, che ha visto la partecipazione di 4000

espositori in rappresentanza di 1270 imprese (di cui 838 straniere) e di 53 Paesi, e di 24

delegazioni governative.

Nel 2008 la Fiera aveva registrato una partecipazione leggermente più ampia, con oltre

1400 imprese, di cui quasi 1000 straniere. Nel corso della Fiera sarebbero stati firmati contratti

per un valore complessivo di 150 milioni di USD, un netto ribasso rispetto ai 350 milioni

registrati nel 2008. Il calo delle presenze e del volume d’affari alla Fiera è senza dubbio una

conseguenza diretta della crisi mondiale e degli squilibri dell’economia cubana, sempre più

segnata da una crisi di liquidità senza precedenti. Non è un caso se alla cerimonia

d’inaugurazione della FIHAV lo stesso “superministro” per il commercio e gli investimenti

esteri, Rodrigo Malmierca Diaz, abbia ammesso il problema del blocco dei pagamenti e dei

trasferimenti in valuta verso l’estero a danno delle imprese straniere, definendolo di “natura

congiunturale” e dando assicurazioni sulla volontà e la capacità del Governo cubano di onorare

i propri impegni finanziari.

Per la prima volta nella storia della FIHAV, la delegazione dell’UE a Cuba ha allestito un

Padiglione europeo, inaugurato dal Commissario per la Cooperazione allo Sviluppo e gli Aiuti

Umanitari, Karel De Gucht, che ha ospitato i Paesi membri non dotati di un proprio padiglione.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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Il Padiglione Italia è stato ufficialmente inaugurato, il 2 novembre 2009, dal Vice Ministro per lo Sviluppo Economico, On. Adolfo Urso, in missione a L’Avana e dal Primo

Vice Ministro per il commercio estero e gli investimenti, Orlando Hernandez Guillen

In tale occasione i due Governi hanno firmato una dichiarazione congiunta per la

costituzione di un Gruppo di lavoro interministeriale tra il nostro Ministero dello Sviluppo

Economico (MSE) e il Ministero per il commercio e gli investimenti esteri cubano (MINCEX),

organo bilaterale destinato a dare un impulso alla concretizzazione dei progetti di cooperazione

economica bilaterale.

La missione del Vice Ministro Urso a Cuba, la prima di un esponente governativo italiano

negli ultimi nove anni, era stata preceduta dalla firma a Roma, il 15 ottobre 2009, della

dichiarazione per la ripresa della cooperazione tra i due Paesi da parte del Sottosegretario di

Stato agli Affari Esteri italiano, On. Vincenzo Scotti, e del Vice Ministro degli Esteri cubano,

On. Dagoberto Rodríguez Barrera.

Nel campo degli investimenti, stando agli ultimi dati disponibili, l’Italia risulta essere il

terzo paese investitore a Cuba, con una quota del 19% di FDI, dopo Spagna (25%) e Canada

(20%). Dal 1997 Telecom Italia, attraverso Telecom Italia International, detiene il 27% della

Empresa de Telecomunicaciones de Cuba S.A. (ETECSA). A Cuba ETECSA e’ l’operatore

monopolista per i servizi di telefonia fissa, mobile e trasmissione dati in base ad una

concessione ventennale che scade nel 2023. Telecom Italia, inoltre, ha siglato con ETECSA un

contratto di assistenza tecnica, rinnovato l’ultima volta nel 2007, per la realizzazione di

specifici progetti nel business fisso, mobile e per il trasferimento di know-how. L’accordo di

corporate governance della società prevede che la maggioranza del Consiglio

d’amministrazione spetti a Telecom Italia e a TELAN (azionista cubano di maggioranza, 51%

del capitale), ad anni alterni. Strutturalmente Telecom Italia esprime la posizione di Primo

Vice Presidente della società con poteri esecutivi, oltre a 4 posizioni di primo livello e 5 di

secondo livello. Come detto, a Cuba nel 2009 il numero totale di linee telefoniche è di circa

1,8 milioni, di cui 620.000 sono linee di telefoni cellulari, destinate a crescere anche per effetto

della liberalizzazione dell’uso dei cellulari da parte di cittadini cubani in vigore dall’aprile

2008. Il fatturato di ETECSA è in crescita: nel 2007 è stato di 506 milioni di USD e per il 2009

la previsione è di una cifra stimata intorno ai 600 milioni di USD. Il patrimonio netto di

ETECSA e’ stimato intorno ai 2,5 miliardi di USD.

Tra gli investimenti italiani merita inoltre di essere menzionato il Gruppo Parmalat, che

detiene il 55% dell’impresa mista Citrus International Corporation S.A., costituita nel 1998

con l’impresa cubana Citricos Caribe S.A., facente capo al Ministero dell’Agricoltura.

La Parmalat detiene il Presidente, la maggioranza dei voti in Consiglio d’amministrazione

e il Direttore della fabbrica. L’impresa mista produce, in una fabbrica a Pinar del Rio,

concentrati di succhi di arance e pompelmo ed oli essenziali destinati all’esportazione (la

Parmalat e’ socio acquirente). La redditività della Citrus International Corporation S.A. e’

favorita dall’ottima qualità della materia prima e dalla preparazione dei tecnici cubani.

In prospettiva futura l’impresa mista intende produrre succhi di agrumi e, in aggiunta,

yogurt a larga scadenza, da destinare al mercato interno. Il Governo cubano sta investendo

molte risorse per sostituire le piantagioni afflitte dal greening con nuove piantagioni,

soprattutto di arance, in modo da mantenere alto il livello qualitativo della produzione. Solo le

devastazioni cicloniche, come avvenuto nel 2008, potrebbero frenare l’espansione di tale

settore. Il patrimonio netto della Citrus International si aggira intorno ai 12,5 milioni di USD.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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2. INDIVIDUAZIONE DELLE OPPORTUNITA’ DI MERCATO PER L’ITALIA

a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale

I settori del made in Italy che generano tradizionalmente le maggiori esportazioni sono la

meccanica strumentale, la subfornitura industriale, i prodotti dell’elettronica, della chimica,

della metallurgia e della plastica. Il degrado dell’industria cubana e la strategia di sostituzione

delle importazioni impongono, infatti, un deciso miglioramento della qualità degli impianti e

degli standard produttivi.

Per contro, il comparto dei beni di consumo di fascia media-bassa, che un tempo offriva

interessanti opportunità alle imprese italiane, stante la generalizzata penuria di prodotti di tal

genere sul mercato locale, appare oggi sempre più appannaggio della produzione nazionale o

della concorrenza cinese.

Su un piano più generale i settori che attualmente offrono le maggiori opportunità d’affari

e d’investimento per le imprese straniere sono i seguenti:

1. Il turismo, ed in particolare i servizi e le forniture per gli alberghi e le strutture extra-

alberghiere quali marine, spa e campi da golf. Il turismo di salute merita una

particolare attenzione in vista di una possibile soppressione del divieto di viaggiare a

Cuba imposto dagli Stati Uniti ai propri cittadini.

2. L’agricoltura (vendita di macchinari, attrezzature, sementi e fertilizzanti)

3. L’industria farmaceutica, le biotecnologie, le apparecchiature medico-sanitarie e

diagnostiche.

4. L’industria basica (nichel ed altri minerali metalliferi e non, petrolio, gas,

attrezzature e servizi per lo stoccaggio delle materie prime) e le energie rinnovabili

(eolico, solare fotovoltaica e termica, biogas, idraulica, risparmio energetico).

5. Le telecomunicazioni.

6. Le costruzioni, il settore del marmo ed il restauro architettonico del patrimonio

urbanistico.

7. Le infrastrutture portuali ed il trasporto urbano ed extraurbano.

8. L’industria alimentare, soprattutto nella misura in cui si riesca a trovare

costantemente uno sbocco per la vendita dei prodotti nel sistema della ristorazione

alberghiera dell’isola o all’estero

9. L’industria leggera (vendita di macchinari e beni intermedi).

10. Trattamento delle acque e smaltimento dei rifiuti solidi urbani

11. In prospettiva, il settore immobiliare e quello bancario-assicurativo.

Si osserva che non tutti i Ministeri cubani dispongono di fondi sufficienti per la

realizzazione di investimenti o per l’acquisto di forniture in rapporto agli obiettivi

programmatici. Tra i Ministeri settoriali in sofferenza figurano il Ministero delle Costruzioni

(MICONS), il Ministero dei Trasporti (MITRANS), il Ministero dell’Industria Leggera

(MINIL), il Ministero dell’industria siderurgica (SIME) e il Ministero dell’Informatica e delle

Comunicazioni (MIC).

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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Come detto sopra, le Forze Armate Rivoluzionarie (FAR), attraverso il “Grupo de

Administración Empresarial” GAE (le cui importatrici sono Tecnotex e Tecnoimport) e la

“Union de Industrias Militares” (UIM), controllano gran parte dell’economia cubana e

costituiscono oramai il principale punto di riferimento per le grandi iniziative d’investimento e

commerciali .

Nelle relazioni commerciali i problemi maggiori per le PMI derivano dai ritardi nei

pagamenti, dal blocco dei trasferimenti verso l’estero, dalla riluttanza a fornire maggiori

garanzie (come la conferma delle lettere di credito), dall’arbitrio nell’applicazione dei contratti

e dal fatto che molto spesso le considerazioni di tipo politico prevalgono su quelle strettamente

economico-commerciali.

Le imprese di grandi dimensioni sono le sole in grado di fare fronte a tali inconvenienti

nel quadro di una cooperazione allargata anche al settore finanziario.

Alla luce dell’attuale grave crisi di liquidità dello Stato cubano occorre prendere le

necessarie cautele nell’attivare relazioni commerciali con partner che potrebbero non trovarsi

in grado di far fronte agli impegni di spesa.

Si suggerisce, pertanto, di adottare se possibile la formula del pagamento anticipato e,

come seconda opzione, l’utilizzo di lettere di credito confermate. Queste ultime sono una

rarità a Cuba, ma sono utilizzate dalla controparte cubana per beni e servizi la cui

importazione e’ considerata prioritaria o urgente per il Paese. Nel caso non fosse possibile

ottenere un titolo di credito confermato, si suggerisce di aprire la lettera di credito con

pagamento su un conto all’estero.

Qualsiasi iniziativa commerciale deve essere improntata alla massima cautela e non può

prescindere da una conoscenza approfondita della Instruccion n.3/2009 del Banco Central

de Cuba, che trasferisce dal primo luglio 2009 al Ministero dell’Economia e della

Pianificazione il controllo dell’assegnazione della liquidità in valuta (Euro o USD) destinata

alla pianificazione economica e alle operazioni con l’estero, decisa su base mensile e versata

su base settimanale ai singoli Dicasteri. In tal modo le operazioni con l’estero delle imprese

cubane sono state svincolate dalle autorizzazioni al Banco Central de Cuba.

In linea di principio, le nuove regole sono finalizzate ad introdurre maggiori garanzie di

copertura finanziaria nei nuovi contratti in valuta che saranno conclusi con imprese straniere,

rafforzandone la certezza giuridica e la stabilità nel tempo. In questi casi, infatti, ciascuna

impresa cubana, su autorizzazione del Ministero di riferimento, potrà rilasciare al fornitore o

partner straniero un documento detto “di solvibilità” (CL09) che attribuisce un ordine di

priorità nei pagamenti o trasferimenti verso l’estero, che potranno essere operati dalle banche

cubane.

Nella pratica, lo Stato cubano non dispone della valuta necessaria per soddisfare tutte le

richieste delle imprese straniere e si vede obbligato a fare versamenti o pagamenti all’estero

con il contagocce in base alle necessità del momento, molto spesso chiedendo come

contropartita l’invio di nuove forniture.

Per tale ragione, a partire da dicembre 2009 Cuba ha iniziato a proporre alle imprese

straniere dei certificati di deposito a 5 anni, pagabili in rate semestrali e remunerati ad un

tasso del 2%, strumenti che non hanno finora riscosso molto successo.

Attualmente le aziende italiane in attesa di pagamenti o trasferimenti all’estero sono

diverse decine con crediti che ammontano al alcuni milioni di Euro e per alcune di esse il

ritardo nella riscossione dei crediti mette in serio pericolo la loro stessa sopravvivenza

aziendale.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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b) Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia

Cuba si è aperta agli investimenti stranieri con la Legge 77 del 1995, i cui elementi più

importanti sono: 1) la possibilità di trasferire liberamente dal Paese gli utili conseguiti; 2) la

possibilità di acquisire partecipazioni di maggioranza nelle imprese miste con società cubane e

di costituire società di capitale interamente straniero (fatti comunque rarissimi); 3) una

tassazione sugli utili delle imprese miste pari al 30%; 4) il fatto che tutti i settori dell’economia

sono ammessi all’investimento straniero, salvo tre considerati strategici (istruzione, salute e

difesa). Le decisioni più importanti, come l’approvazione definitiva delle imprese miste, sono

prese a livello del Consiglio dei Ministri.

Nello schema concepito dalle autorità cubane, l’investitore estero deve apportare capitale,

know-how e mercato, riservando invece alla controparte locale l’apporto della manodopera, di

norma ampiamente qualificata, e l’utilizzo di eventuali strutture, generalmente sopravalutate.

Malgrado l’apertura sancita con la Legge 77/1995, il quadro giuridico per gli operatori

stranieri si presta ad una discrezionalità che rasenta l’arbitrarietà nell’applicazione dei contratti

da parte delle autorità cubane, spinte dall’imperativo di non perdere il controllo delle

dinamiche socio-economiche all’interno del Paese. Tale situazione è accettata dagli operatori

stranieri in ragione degli alti profitti che il sistema è in grado di assicurare, ma non consente in

generale a imprese di piccole-medie dimensioni di operare agevolmente su questo mercato.

L’Italia è stato il primo Paese occidentale a firmare con Cuba, nel 1993, un Accordo sulla

promozione e protezione degli investimenti. Come detto, nel campo degli investimenti, stando

agli ultimi dati disponibili, l’Italia risulta essere il terzo paese investitore a Cuba, con una

quota del 19% di FDI, dopo Spagna (25%) e Canada (20%).

Per quanto concerne le zone franche, le autorità cubane hanno cambiato del tutto la loro

strategia, operando una razionalizzazione delle stesse ed una riconversione del loro utilizzo, da

centri di distribuzione logistica e magazzinaggio a centri di produzione industriale.

c) Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori

ad alto contenuto tecnologico

L’8 e 9 giugno 2009 si è tenuto a L’Avana, nel prestigioso Centro de Investigaciones

Medico Quirurgica (CIMEQ), l’incontro internazionale Italia - Cuba “Nuove tecnologie in

chirurgia”, presieduto dal Prof. Pasquale Berloco, Direttore UOC di chirurgia generale e

trapianti d’organo del Policlinico Umberto I, e dal Direttore del CIMEQ Prof. Manuel Cepero

Nogueira, volto a rafforzare la cooperazione scientifica sviluppatasi negli anni tra i chirurghi

dei due Paesi.

La conferenza, che è stata aperta dall’Ambasciatore d’Italia a Cuba, ha visto la

partecipazione, come relatori, di 40 chirurghi italiani e di 30 chirurghi cubani. Hanno

patrocinato l’evento la Società Italiana di Chirurgia, la Società italiana di Chirurgia

nell’Ospedalità Privata, il Ministero degli Affari Esteri e l’Ambasciata di Cuba in Italia.

Nel corso dell’incontro sono stati dibattuti alcuni tra i temi più attuali della chirurgia,

come la chirurgia laparoscopica e mininvasiva, la chirurgia dei difetti di parte addominale, la

chirurgia oncologica, la chirurgia vascolare e spino vertebrale, con particolare riguardo alle

nuove tecnologie ed apparecchiature e al confronto delle esperienze italiana e cubana. Presenti

con propri stand espositivi quattro imprese italiane del settore.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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Dal 16 al 19 giugno 2009 si è tenuto a L'Avana il primo Seminario sulle energie

rinnovabili Cuba-Italia, organizzato dal Ministero dell’Industria Basica cubano (Minbas),

dalla Camera di Commercio di Cuba e dall’Ambasciata cubana a Roma, in stretta

collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Cuba (che ha offerto un contributo per coprire le

spese di affitto della sala conferenze e quelle di interpretariato spagnolo-italiano). Hanno

partecipato all’evento dedicato all’Italia il Vice Ministro dell’Industria Basica, Manuel Presa,

l’Ambasciatore d’Italia a Cuba, una trentina di responsabili ministeriali cubani del settore delle

energie rinnovabili, sette imprese italiane, un rappresentante dell’ENEA e uno di Legambiente.

Il seminario italo-cubano, che fa seguito alle due precedenti edizioni organizzate da

L’Avana con imprese spagnole e tedesche nel 2007 e nel 2008, ha rappresentato una prima

presa di contatto tra le imprese e gli organismi dei due Paesi sulla tematica ad alto contenuto

tecnologico delle energie rinnovabili, divenuta oramai una priorità per Cuba.

Il 16 giugno 2009 si sono tenuti in mattinata la sessione plenaria e nel pomeriggio gli

incontri d’affari bilaterali centrati sui settori dell’eolico, del solare, del biogas e del risparmio

energetico, mentre nei giorni successivi si sono svolte le visite della delegazione italiana alle

imprese e agli impianti cubani. E’ emerso che le imprese italiane sono in grado di offrire

soluzioni tecnologiche avanzate che integrano la migliore componentistica esistente a livello

mondiale e che, inoltre, sono a basso costo di capitale e ad alta intensità di competenza,

risultando adattabili alla realtà cubana. I cubani hanno menzionato l’interesse per la

realizzazione di investimenti a capitale al 100% straniero - forma giuridica prevista dalla legge

locale sugli investimenti esteri ma poco applicata nella pratica - e di investimenti per la

riduzione delle emissioni dei gas serra.

Il secondo Seminario sulle energie rinnovabili Cuba-Italia e’ in programma a Roma ad

inizio maggio.

d) Suggerimenti per l’attivazione degli strumenti di sostegno finanziario ed assicurativo

pubblico per SACE e SIMEST.

Alcuni strumenti SIMEST, quali quelli offerti dalla legge 143/98 e dalla legge 394/81,

possono essere attivati nel Paese. Il progetti finanziati dalla SIMEST sono oggetto di un

periodico monitoraggio da parte dell’ufficio ICE di Città del Messico ed in alcuni casi di

verifiche da parte di funzionari del MAP e della stessa SIMEST. A tale riguardo si rileva che

le imprese italiane coinvolte hanno sempre garantito una positiva evoluzione dei progetti, in

linea con gli obiettivi proposti al momento della richiesta di finanziamento.

I progetti di società all’estero approvati dalla SIMEST al 31 dicembre 2007 sono stati in

totale 5 per un valore complessivo di 7 milioni di Euro. Cuba rientra nella lista dei Paesi

Consensus classificati categoria II.

La SACE non effettua da diverso tempo operazioni assicurative sul mercato cubano che è

considerato in sospensiva a causa dell’elevato rischio Paese (categoria OCSE : 7).

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

a) Barriere tariffarie

Non si segnalano al riguardo particolari problematiche relativamente agli aspetti indicati

dal presente punto.

b) Barriere non tariffarie

Occorre segnalare che a Cuba non esistono forme di licitazione o appalto pubblico alle

quali possano eventualmente partecipare imprese straniere: i molteplici fornitori di Paesi terzi

trattano con gli enti cubani interessati unicamente per chiamata o trattativa diretta.

Si segnala che nel gennaio 2009 il MINCEX ha adottato la risoluzione n.30/2009 relativa

alle procedure d’importazione e d’esportazione a Cuba: oltre ad attribuire la priorità alla

produzione nazionale, le nuove regole rafforzano i controlli e la documentazione richiesta per

gli acquisti all’estero.

c) Violazione delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale

Non si segnalano al riguardo particolari problematiche relativamente agli aspetti indicati

dal presente punto.

d) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese

Permangono gli aspetti critici di carattere generale segnalati in precedenza.

Rapporto congiunto Ambasciata L’Avana / Ufficio Ice Città del Messico II sem. 2009

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4. POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO

CONGIUNTO

Nel 2006 l’ICE ha riattivato, dopo diversi anni di assenza, la partecipazione alla Fiera

Internazionale di L’Avana (FIHAV), la quale si è realizzata attraverso un Sistema Italia con

relativa catalogoteca.

Grazie al buon esito delle due precedenti edizioni, anche nel 2009 si è potuta realizzare

una grande collettiva italiana in un Padiglione nazionale di 600 mq all’interno della Fiera.

Inaugurato ufficialmente dal Vice Ministro per lo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, il 2

novembre 2009, il Padiglione Italia ha ospitato, in 33 stand espositivi, circa 55 imprese

italiane, presenti individualmente o rappresentante da consorzi ed enti locali (AICI, Consorzio

Pavia Export, Consorzio Tuttitalia Food, ecc).

Oltre ai premi assegnati ad ETECSA, impresa mista con Telecom Italia, il nostro Paese ha

vinto anche due medaglie d’oro per la qualità del prodotto e per il design, assegnate

rispettivamente, all’Impresa IBC Resigum International e all’impresa Uffix.

Il Padiglione Italiano si è distinto per la partecipazione numerosa e per l’esposizione di

macchinari, impianti e prodotti ad alto contenuto tecnologico, in settori d’interesse per i cubani

come le energie rinnovabili, le costruzioni, le telecomunicazioni e le apparecchiature medico-

sanitarie.

Il 2 novembre 2009 l’ICE ha offerto una cena ufficiale in onore della partecipazione

italiana a FIHAV 2009, alla quale hanno preso parte le autorità cubane e quelle italiane con la

presenza del Vice Ministro Urso. L’ICE ha inoltre partecipato ad un analogo ricevimento

offerto dall’Ambasciatore d’Italia a Cuba, Marco Baccin.

Dal 25 al 27 ottobre 2009 si è svolto a L’Avana un seminario tecnologico sulle macchine

per la lavorazione del marmo, organizzato dall’ICE in collaborazione con l’Associazione

Marmomacchine Confindustria. Fra gli obiettivi del progetto: far conoscere le tecnologie

prodotte dalle aziende italiane, attivare accordi di cooperazione fra istituzioni ed

organizzazioni italiane e quelle locali, avviare trattative commerciali per l’esportazione di

impianti, macchinari, tecnologia e utensili italiani. Per quanto riguarda le attività portate a termine nel corso del 2010 segnaliamo un

Seminario nel settore delle tecnologie per il restauro (L’Avana, 25-27 gennaio 2010),

realizzato dall’ICE in collaborazione con la Camera di Commercio di Cuba e con l’Oficina del

Historiador di L’Avana, cui hanno partecipato 16 imprese italiane del settore. Il seminario si è

articolato in una serie di presentazioni a cura di un esperto italiano del settore, delle imprese

italiane partecipanti e delle istituzioni cubane coinvolte. Al termine del seminario si sono svolti

degli incontri d’affari fra le imprese italiane e quelle cubane (B2B).

A fine marzo una delegazione cubana, composta da cinque funzionari dell’Oficina del

Historiador e un funzionario della Camera di Commercio di Cuba, si è recata nel nostro Paese

per partecipare ad un corso di formazione sul recupero, conservazione e sviluppo urbano in

Italia e per visitare il Salone del Restauro di Ferrara.