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Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010

AGGIORNAMENTO AL 1^ SEMESTRE 2010

CUBA

1. QUADRO MACROECONOMICO

a) Andamento congiunturale e rischio Paese

Come premessa generale, va detto che le statistiche cubane sono in genere incomplete e poco affidabili, anche se alcuni miglioramenti sono stati realizzati negli ultimi anni. Per l’opposizione degli Stati Uniti, Cuba non aderisce al Fondo Monetario Internazionale, né alle altre Istituzioni Finanziarie Internazionali (Banca Mondiale, Banca Interamericana di Sviluppo), il che lascia la Comunità internazionale priva di statistiche economiche e finanziarie redatte sulla base di una metodologia condivisa. La contabilità dello Stato e delle imprese è redatta, inoltre, utilizzando come unità di misura il peso cubano convertibile (CUC), che in tali calcoli è pari ufficialmente ad un peso cubano nazionale (CUP). Nella sostanza sia il tasso di cambio non ufficiale CUC/CUP (1 CUC = 24 CUP), utilizzato dalla popolazione, sia il tasso di cambio ufficiale CUC/USD (1 CUC = 1,08 USD) sono rivalutati unilateralmente dalle autorità cubane. Di conseguenza, le cifre fornite sono di difficile interpretazione, ma possono essere utili per conoscere, a grandi linee, le tendenze e gli squilibri dell’economia cubana che sono ufficialmente “riconosciuti” dalle stesse autorità cubane. Le statistiche ufficiali definitive sono pubblicate dall’Ufficio Nazionale di Statistica cubano (ONE) una volta l’anno, generalmente nell’estate dell’anno successivo a quello di riferimento. Dal 2007 l’ONE pubblica, ad inizio anno, un breve documento denominato “Panorama economico e sociale”, in cui si rendono noti i dati socio-economici preliminari relativi all’anno appena concluso. Secondo i dati definitivi pubblicati nell “Annuario statistico 2009” dall’ONE nel giugno 2010, nel 2009 il Prodotto Interno Lordo cubano, pari a 46,3 miliardi di USD (a prezzi costanti del 1997), sarebbe cresciuto dell’1,4% rispetto al 2008, facendo registrare il più basso tasso di crescita del decennio. Tale incremento risulta di gran lunga inferiore all’obiettivo di crescita del 6% previsto dalle autorità cubane ad inizio 2009 e oggetto di due revisioni al ribasso nel corso dell’anno (+2,5% a maggio, +1,7% ad agosto). Per far quadrare i conti dello Stato rispetto agli obiettivi di crescita inizialmente programmati il Ministero dell’Economia e della Pianificazione (MEP) ha dovuto apportare, nel corso del 2009, due aggiustamenti del bilancio, che hanno prodotto una drastica riduzione delle importazioni e tagli alle spese correnti non imprescindibili. Nel dicembre 2009, all’ultima sessione dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular, il Ministro dell’Economia e della Pianificazione, Marino Murillo, ha menzionato tra le principali cause del rallentamento della crescita del PIL nel 2009 l’embargo statunitense, la crisi economica mondiale, il peggioramento dei termini di scambio, con particolare riferimento alle quotazioni del nichel, del petrolio e degli alimenti, il calo degli introiti derivanti dal turismo e gli effetti dei tre cicloni del 2008. Un’enfasi particolare è stata posta sulla crisi di liquidità del Paese iniziata a fine 2008, che avrebbe fortemente limitato l’accesso del Governo cubano al mercato dei capitali nel corso del 2009. Nonostante la crisi mondiale e le altre circostanze avverse, nel 2009 l’economia cubana sarebbe pertanto cresciuta, seppur moderatamente, trainata dai settori dell’agricoltura (+4,5%), dei servizi (+4%) e dei trasporti (+4,6%). Anche la Commissione

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Economica per l’America Latina delle Nazioni Unite (CEPAL) ha stimato che nel 2009 il PIL cubano sia aumentato dell’1% (+4,1% nel 2008), una variazione positiva che stride se raffrontata con la marcata flessione (-1,8%) del PIL medio del gruppo dei Paesi dell’America Latina e dei Carabi registrata nel medesimo anno. Oltre che dal sostegno venezuelano, i risultati sorprendenti ottenuti da Cuba, soprattutto nel triennio 2005-2007 (+11,2% nel 2005, +12,1% del 2006, +7,3% del 2007), derivano essenzialmente da una metodologia di calcolo del PIL sui generis, adottata nel 2004, che includeva anche il valore aggiunto dei servizi comunali, sociali e personali, completamente gratuiti nell’isola. Dal luglio 2008 tale sistema di calcolo recepisce in parte la metodologia utilizzata in sede CEPAL: le cifre sul PIL reale cubano nel periodo 2001-2007 sono state pertanto riviste al ribasso del 6-7% in media. Merita di essere ricordato, infine, che Cuba fa parte del gruppo dei Paesi che hanno il più alto Indice di Sviluppo Umano –l’indice delle Nazioni Unite che misura il benessere di un Paese tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, alfabetizzazione e PIL pro-capite– collocandosi davanti anche a Paesi dell’UE come Bulgaria e Romania. Secondo l’ultimo aggiornamento del 2009, basato su dati del 2007, Cuba si posiziona al cinquantunesimo posto. Ad inizio 2010 il Governo cubano aveva pubblicato solamente le cifre relative all’interscambio di beni e servizi relativo al 2009. Stando ai dati dell’ONE, le importazioni cubane di beni e servizi sono diminuite del 37% e le esportazioni del 17%. Rappresenta un dato confortante per il Governo cubano il fatto che nel 2009 il saldo degli scambi di beni e servizi, che nel 2008 era stato negativo per 2,3 miliardi di USD, ritorni positivo a 1,3 miliardi di USD, grazie ad una drastica riduzione delle importazioni. Per contro nel 2009 il saldo della bilancia commerciale, pari a un deficit di 6 miliardi di USD, migliora ma rimane negativo, attestandosi sui livelli del triennio 2005-2007. Si osserva che dal 2008 le autorità cubane non pubblicano altre statistiche sulla bilancia dei pagamenti ed in particolare sul conto delle partite correnti, che nel 2007 aveva registrato un surplus di 488 milioni di USD. Tale ultimo indicatore è importante per gli analisti perchè al saldo della bilancia commerciale e dei servizi incorpora anche le cifre relative alle rimesse dei cubani residenti all’estero, oggi stimate in un miliardo di USD, e agli interessi dei prestiti. Dal 2004 sia l’ONE che la Banca centrale cubana sono poco propense a divulgare statistiche sugli investimenti diretti esteri, sui prestiti governativi o del settore privato, e sulle riserve valutarie. Queste ultime sono state stimate dagli analisti in 3,6 miliardi di dollari nel 2009, in flessione del 10% rispetto ai 4 miliardi di dollari disponibili ad inizio 2008. Dal 2008 non risulta disponibile, inoltre, alcun dato ufficiale sul debito estero cubano. Mancano all’appello anche i dati relativi alla produzione di nichel relativa al 2008 e al 2009, alla campagna saccarifera 2009/2010 e alla produzione di caffè. Le numerose omissioni e i continui ritardi nella pubblicazione di alcuni dati statistici fondamentali –considerati dati sensibili nel contesto dell’embargo statunitense– non lasciano molto spazio all’ottimismo circa le reali condizioni dell’economia cubana. Da fine 2008 Cuba sta attraversando una gravissima crisi di liquidità interna –definita dal Ministro Murillo come “il problema più immediato dell’economia cubana”– che rischia di trasformarsi in una crisi di solvibilità esterna nel corso del 2011. Il sintomo più evidente di tale crisi è il blocco dei pagamenti in valuta da parte delle imprese cubane ed il blocco dei trasferimenti verso l’estero della liquidità in valuta accumulata nei conti correnti delle imprese straniere operanti a Cuba, manifestatosi a partire dal gennaio 2009. Nell’utilizzo della scarsa valuta disponibile le autorità cubane avrebbero attribuito un ordine di priorità alle importazioni di derrate alimentari, in particolare dagli Stati Uniti (530 milioni di USD nel 2009, da pagare in contanti), al settore petrolifero ed energetico, alle importazioni indispensabili per i settori dell’economia che apportano valuta al Paese (sanità, biotecnologie, turismo, rum, sigari, ecc.) e al rimborso dei prestiti strutturati concessi da alcune grandi banche e delle lettere di credito. Secondo molti analisti, la crisi di liquidità sarebbe di natura sistemica dal momento che coinvolgerebbe la Banca centrale e tutto il sistema bancario cubano. Lo Stato cubano non appare in grado, infatti,

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di operare come prestatore di ultima istanza in valuta, né può richiedere il sostegno finanziario degli organismi finanziari internazionali o regionali, né può emettere facilmente obbligazioni nel mercato dei capitali a causa del bassissimo rating internazionale. Nel suo discorso del 20 dicembre 2009 davanti all’Assemblea Nazionale, Raul Castro non ha mancato di sottolineare che “nonostante i segnali di recupero dell’economia mondiale, il 2010 sarà un anno difficile e che si manterranno le restrizioni finanziarie derivanti dalla crisi”. Particolari sforzi sono stati profusi dal Governo cubano per salvaguardare un minimo di credibilità del Paese nei confronti delle grandi banche straniere, dalle quali dipende in definitiva il costo del credito e la sua disponibilità nel medio termine. In tale occasione Raul Castro ha inoltre reso noto che gli insoluti nei confronti di imprese straniere sarebbero stati ridotti di un terzo, ha riaffermato la volontà del Governo cubano di “onorare i propri obblighi fino all’ultimo centesimo nella misura delle possibilità dell’economia” e ha sottolineato l’importanza delle ristrutturazioni dei debiti in corso con i creditori stranieri. Da un punto di vista macroeconomico un altro dato che suscita una certa preoccupazione è costituito dall’aumento del 121% del deficit fiscale relativo al 2008, il più alto degli ultimi 14 anni, che ammonterebbe a 4,2 miliardi di USD, pari al 6,7% del PIL. Nel 2009, per effetto delle misure di risparmio adottate nel corso dell’anno, il deficit si sarebbe ridotto a circa 3 miliardi di USD, pari al 4,8% del PIL. La cifra continua ad essere piuttosto elevata, se si considera che dal 2000 al 2007 il deficit fiscale si era stabilizzato su un livello medio del 3,2% del PIL. Il rischio più grande per il Paese è che una parte del deficit sia monetizzato dalla Banca centrale cubana attraverso l’emissione di nuovo circolante, circostanza che potrebbe provocare un rialzo dell’inflazione ed una consistente diminuzione dei salari reali. Nel giugno 2009 il Governo cubano ha ridotto del 6% le risorse di bilancio per il 2009 destinate agli organismi regionali e ad importanti settori dell’economia. I tagli hanno riguardato alcuni alimenti sussidiati con la cd. “libreta”, i servizi di trasporto pubblico, i piani di edilizia popolare e di ristrutturazione delle abitazioni danneggiate dai tre uragani del 2008. Nel luglio 2009 il Consiglio dei ministri cubano ha deciso nuovi tagli di bilancio, con particolare riguardo alla spesa sociale. Nel primo semestre del 2010 l’esecuzione degli investimenti pubblici sarebbe diminuita del 14,7% rispetto allo stesso periodo del 2009, registrando un netto ritardo rispetto agli obiettivi programmatici fissati per il 2010 (+11,6%). L’esecuzione degli investimenti nei settori dell’agricoltura (-67,5%), dell’industria saccarifera (-60%) e dell’industria manifatturiera (-19%) rallentano, mentre quattro settori generatori di valuta mostrano variazioni superiori a quelle ottenute nei primi sei mesi del 2009: gli hotel e i ristoranti (+640%), le costruzioni (+29,9%), l’industria mineraria (+1,2%) e i servizi commerciali ed immobiliari (+24,7%). L’inflazione a Cuba costituisce un altro indicatore da tenere sotto controllo negli ultimi tempi. Secondo le cifre fornite dal Ministro dell’Economia Murillo lo scorso dicembre, nel 2009 l’indice dei prezzi al consumatore sarebbe diminuito del 3,3% in pesos cubani e sarebbe aumentato dell’1,4% in pesos convertibili. A Cuba, i prezzi, a seconda del tipo di prodotto, sono espressi in una delle due monete in circolazione: il peso cubano (CUP) e il peso convertibile (CUC), l’uno pari a 1/24 di peso convertibile e l’altro pari a 1,08 USD. Per la prima volta dopo tanti anni, nel 2009 le autorità cubane hanno pubblicato un indice inflazionistico anche per i mercati in cui i prezzi dei beni e dei servizi sono espressi in CUC e che di fatto continuano ad essere proibitivi per la popolazione. Negli ultimi anni le dinamiche dei prezzi sono oggetto di crescenti attenzioni da parte delle autorità cubane. Nel 2007, per la prima volta, il Governo ha effettuato un’indagine sui prezzi dell’economia informale, in cui si realizza la vendita di prodotti elaborati da lavoratori autonomi, la rivendita illegale di beni regolati dal Ministero del Commercio Interno e la rivendita di altri prodotti acquisiti illegalmente. Nel settembre 2008 il governo di Raul Castro ha inoltre stabilito che i prezzi dei carburanti saranno aggiornati a cadenza trimestrale sulla base dell’andamento delle quotazioni del petrolio.

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Secondo i dati dell’ONE, nel 2009 la disoccupazione sarebbe cresciuta solo dell’1,7% (nel 2008 +1,6%), mantenendosi sui livelli bassi degli ultimi anni. Il numero di lavoratori cubani, pari a circa 5,1 milioni di cittadini (di cui circa 2 milioni di donne), è aumentato del 2,6% rispetto al 2008. Secondo il Ministro Murillo, nel 2009 la produttività del lavoro sarebbe diminuita dell’1,1% rispetto al 2008. Murillo ha inoltre sottolineato che una delle cause principali della bassa produttività della forza lavoro è costituita dal sottoimpiego e dall’eccesso di organici in molte attività produttive del Paese, che ammonterebbe ad oltre un milione di lavoratori. Nel novembre 2009 il Ministero dell’Agricoltura cubano ha ridotto del 10% gli organici degli impiegati amministrativi nelle fattorie statali, ricollocando i lavoratori in esubero in attività più produttive. Misure analoghe sono previste anche in altri organismi dello Stato. Nel 2009 il salario medio nominale è cresciuto del 2,9%, passando in un anno da 415 CUP a 427 CUP al mese, equivalenti a poco più di 18 USD. In termini reali, alcuni analisti stimano che il rialzo si aggirerebbe intorno allo 0,9%. Dal maggio 2008 la pensione minima è stata aumentata del 20%, passando da 164 a 200 CUP al mese. Dal gennaio 2009 le autorità cubane hanno eliminato i tetti salariali e dal giugno 2009 hanno concesso ai lavoratori cubani la possibilità di occupare più di un impiego ufficiale. Secondo le previsioni dell’ONE, la popolazione cubana dovrebbe diminuire sensibilmente tra il 2010 e il 2050, passando da 11,2 a 9,7 milioni di abitanti. Dal 2010 al 2050 la popolazione attiva passerebbe da 7,8 milioni a 5,5 milioni. Il tasso di dipendenza degli inattivi (abitanti di età inferiore ai 15 anni o di età superiore ai 64) passerebbe dal 42% al 75%. Nel dicembre 2008 l’Assemblea nazionale ha approvato, pertanto, la nuova legge sulla sicurezza sociale, che innalza l’età della pensione dai 60 ai 65 anni per gli uomini e dai 55 ai 60 anni per le donne. Il periodo di servizio minimo è stato stabilito, per entrambi, in 30 anni di lavoro. L’andamento dell’economia cubana nei primi sei mesi del 2010 ha palesato alcuni segnali di ripresa, ma le prospettive di crescita per gli ultimi mesi del 2010 e per il 2011 non sono scevre di incognite. Per il 2010 le autorità cubane continuano a stimare una crescita del PIL intorno all’1,9%, superiore di mezzo punto percentuale rispetto al +1,4% registrato nel 2009. Nel suo rapporto dello scorso luglio (“Estudio económico de América Latina y el Caribe 2009-2010”) anche la CEPAL si allinea con le statistiche ufficiali cubane, prevedendo una crescita dell’1,9% per il 2010, cui farebbe seguito una crescita stimata al +3% nel 2011. Nel presentare la legge finanziaria per il 2010 all’Assemblea Nazionale, lo stesso Ministro Murillo aveva anticipato che l’obiettivo di crescita del PIL (+1,9%) sarebbe potuto essere rivisto al ribasso nel corso dell’anno sulla base dell’andamento di alcune variabili esterne, quali la ripresa dell’economia mondiale, le quotazioni del nichel e l’accesso cubano al mercato dei capitali. Nel suo discorso del primo agosto 2010 Raul Castro, nel commentare l’andamento dell’economia cubana nel primo semestre del 2010, ha ammesso “errori di direzione” che hanno determinato il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati della campagna saccarifera 2009/2010 e di importanti produzioni agricole (riso, fagioli, tuberi, ortaggi, caffè, agrumi). Tra i segnali incoraggianti figura la ripresa del turismo verso Cuba nel 2010, che risultava in flessione a livello mondiale. Nel 2009 il turismo verso Cuba aveva registrato un incremento del 3,3% in termini di visitatori rispetto al 2008, ma le entrate lorde erano diminuite del 10,3% a causa della crisi. Nel 2010, nei primi otto mesi, si è registrato un aumento dell’1,8% degli arrivi di turisti nell’isola e un netto miglioramento nel flusso di introiti (+3,9%). L’impatto del disastro ambientale del 20 aprile scorso sull’andamento del turismo nella regione caraibica rimane un’incognita, ma le coste cubane, favorite dalla direzione delle correnti marine, non sono state colpite per il momento. È da considerare, inoltre, un fatto estremamente positivo che nel 2010, come nel 2009, l’isola non sia stata attraversata da cicloni devastatori. Il PIL dell’America Latina relativo al 2010 è stimato in crescita del 3% dagli analisti e le quotazioni mondiali del

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petrolio e del nichel sono in ascesa. Ad ottobre le quotazioni del petrolio sono in rialzo, avendo toccato quota 82,6 dollari al barile. Il 12 ottobre scorso l’OPEC ha inoltre rivisto in leggero rialzo le sue stime sulla domanda mondiale di greggio per il 2010, puntando su un incremento dell’1,3%. I prezzi mondiale del nichel dovrebbero invece risalire entro la fine del 2010 a 18.750 dollari la tonnellata, per poi mantenersi sostanzialmente costanti anche nel 2011. Altri segnali confortanti sono stati menzionati da Raul Castro nel suo discorso del primo agosto scorso: i risultati della produzione petrolifera (n.d.r. in attesa delle prime, attese perforazioni off-shore), l’equilibrio monetario interno, l’aumento della produttività del lavoro, un aumento modesto delle esportazioni ed il risparmio energetico (eccetto nel settore residenziale). È stato inoltre ricordato da Raul Castro quanto era stato già annunciato dalle autorità cubane in precedenti occasioni: i progressi nella ristrutturazione dei debiti commerciali e la riduzione ad un terzo della liquidità in valuta bloccata delle imprese straniere. Hanno suscitato molte apprensioni e aspettative, che potrebbero stimolare un aumento delle rimesse da parte dei cubani residenti all’estero, i recenti e reiterati annunci di licenziamenti dei dipendenti statali improduttivi e di aperture all’iniziativa privata da parte di Raul Castro, miranti a ridurre l’enorme gravame della spesa pubblica. Lascia ben sperare per le sorti dell’economia cubana anche l’evoluzione positiva degli sforzi di approfondimento dell’integrazione regionale promossi dal Presidente venezuelano Chavez (ALBA, UNASUR, nel dicembre 2009 la ratifica del Brasile dell’adesione del Venezuela al Mercosur, etc). Creato nel maggio 2008 come progetto di comunità politica ed economica tra i dodici Paesi dell’America Latina, l’UNASUR (Union de Naciones Suramericanas, con sede a Quito) sta gradualmente assumendo un carattere meno “utopico” di quanto percepito inizialmente. Il 26 settembre 2010 Venezuela, Brasile, Argentina, Bolivia, Ecuador e Paraguay hanno infatti siglato il trattato istitutivo del “Banco del Sur”, che nelle intenzioni dei fondatori aspira a rimpiazzare gli interventi e il ruolo nell’intera regione del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e della Banca Interamericana di Sviluppo. L’UNASUR, propulsore di una serie di importanti accordi in materia energetica (oleodotti, gasdotti, centri per lo stoccaggio e la lavorazione di petrolio, gas e biocombustibili, fonti rinnovabili di energia) dovrà tuttavia fare i conti con le reticenze dei Paesi con forti legami con gli Stati Uniti (Colombia, Perù e Cile, che non hanno aderito al Banco del Sur) e con i diversi trattati bilaterali di libero commercio (TLC) esistenti che ne minacciano la realizzazione. I dubbi maggiori degli osservatori riguardano gli apporti alla crescita che potrebbero derivare dai flussi di investimenti diretti, anch’essi in flessione a causa dell’atteso annullamento o congelamento di alcuni grandi progetti. La possibilità di ottenere nuovi crediti governativi e la sorte dei vecchi crediti in scadenza (per alcuni dei quali starebbe per scadere il periodo di grazia) non è certa e desta preoccupazioni nelle autorità cubane. Difficoltà si intravedono anche per la concessione allo Stato cubano di nuovi finanziamenti strutturati da parte delle banche private. La crisi finanziaria mondiale iniziata nel settembre 2008 –pur non avendo coinvolto direttamente l’economia cubana, che risulta priva di una borsa valori e alquanto svincolata dall’economia statunitense– sta facendo sentire i suoi effetti attraverso una maggiore avversione al rischio rappresentato da Cuba da parte del sistema bancario internazionale. Il costo dell’accesso al credito per Cuba e per le imprese straniere che conducono operazioni con controparti cubane è di fatto aumentato. Cuba ha quindi un estremo bisogno di recuperare al più presto la fiducia degli investitori e dei fornitori stranieri. Le probabilità che l’embargo statunitense contro Cuba possa essere soppresso nel 2011-2012 e rappresentare una svolta per l’economia cubana sono molto limitate e irrealistiche, considerato anche l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, previste per il novembre 2012. Per le stesse ragioni, in caso di un aggravamento della crisi economica cubana, Cuba non potrà

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essere soccorso da un prestatore di ultima istanza come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale o le Banche Regionali di Sviluppo. Rimane, inoltre, incerta la capacità del Venezuela di Chavez di continuare a sostenere finanziariamente l’economia cubana allo stesso ritmo ed intensità garantiti negli ultimi anni alla luce della crisi economica e dei problemi di stabilità politica e sociale interna. A fine dicembre 2009 il Governo di Raul Castro si è rivolto al Venezuela per la concessione di un finanziamento eccezionale di 3 miliardi di USD per la realizzazione di circa 285 progetti comportanti anche un trasferimento di tecnologie nei settori delle telecomunicazioni e delle biotecnologie. Tale sostegno si aggiungerebbe agli attuali trasferimenti netti che Caracas garantisce ogni anno, pari complessivamente ad almeno 20 miliardi di USD negli ultimi dieci anni. Nel 2009 l’impresa petrolifera venezuelana PDVSA ha fornito a Cuba 68.000 tonnellate di derrate alimentari a titolo di dono nel quadro dell’espansione delle proprie attività al settore agroalimentare.Al recente Vertice di Cayo Santa Maria (25-27 luglio 2010) i Governi di Cuba e del Venezuela hanno annunciato 139 nuovi progetti di cooperazione bilaterale nei settori petrolifero, energetico, agricolo, minerario e dell’industria leggera, che si aggiungono ai numerosi altri progetti identificati lo scorso aprile. Al fine di rafforzare ulteriormente l’integrazione economica tra i due Paesi 119 imprese, di cui 31 miste, dovrebbero essere costituite nei prossimi anni. Cuba continua pertanto a beneficiare di una certa priorità tra i Paesi membri dell’ALBA e di Petrocaribe. Non è detto, tuttavia, che nel corso del 2011 il Presidente Chavez sia in grado di esaudire, nella pratica, eventuali richieste cubane d’intervento finanziario da prestatore di ultima istanza. Anche i crediti e la collaborazione bilaterale offerta da Paesi strategici come Cina, Russia e Brasile stanno diventando sempre più fattori determinanti per le prospettive di ripresa dell’economia cubana. Il 2 settembre 2009, in occasione della visita a Cuba del Presidente del Parlamento cinese Wu Bangguo, la Cina avrebbe concesso a Cuba crediti e donazioni per un valore totale di 600 milioni di USD, da destinare principalmente ai settori del trasporto merci e delle telecomunicazioni. Nel luglio 2009, in occasione della visita a Cuba del Vicepresidente russo, Igor Sechin, la Russia aveva concesso al Governo di Raul Castro una linea di credito pubblico di circa 150 milioni di USD per l’acquisto di macchinari per le costruzioni e l’agricoltura, da destinare principalmente alle zone colpite dai tre uragani del 2008. Nel luglio 2009 il Brasile ha approvato un primo finanziamento di 110 milioni di USD (su un impegno brasiliano totale di 300 milioni) destinato alla ristrutturazione del porto di Mariel, situato a pochi chilometri dalla capitale, che a regime dovrebbe essere in grado di far transitare circa un milione di container l’anno. Nel febbraio 2010 la visita del Presidente Lula a Cuba ha segnato un punto di svolta nelle relazioni bilaterali: oltre a firmare una serie di accordi di cooperazione economica e scientifica, il Brasile ha annunciato la disponibilità ad investire circa 1 miliardo di USD nell’isola, di cui 600 milioni di USD da destinare alla produzione di riso e di zucchero e alla costruzione di strade e porti e 350 milioni di USD da utilizzare per l’acquisto di alimenti. L’attivismo internazionale del Governo cubano contribuisce a facilitare la concessione di nuovi crediti commerciali, l’annuncio e l’avvio di nuovi progetti d’investimento e la ristrutturazione dei debiti, ma nei prossimi anni potrebbe non bastare più, qualora non dovesse migliorare il contesto operativo per le imprese straniere, attualmente penalizzate dalla crisi di liquidità sistemica del Paese in procinto di trasformarsi in una crisi di solvibilità esterna, dal limitato accesso al mercato dei capitali, dall’assenza di riforme strutturali e da un’insufficiente tutela giuridica degli investimenti stranieri. Tra i risultati deludenti figura la strategia di sostituzione delle importazioni, che non avrebbe ancora prodotto i risultati sperati, avendo realizzato nel 2009 un risparmio di soli 235 milioni di USD. La drastica riduzione dell’import non è infatti accompagnata dallo sviluppo di una produzione nazionale in grado di soddisfare le esigenze minime della popolazione. Particolarmente grave risulta, ad esempio, la situazione nel settore farmaceutico, per il quale il Governo cubano ha deciso nell’estate del 2009 il blocco delle importazioni di 10 farmaci che

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dovrebbero essere sostituiti da medicine di produzione nazionale, consentendo un risparmio di 1,4 milioni di USD. Già nel 2008 era stato deliberato il blocco di 6 farmaci stranieri, nel quadro di un provvedimento varato nel 2007, che prevede la sostituzione, entro il 2012, di un totale di 73 medicinali. Molti analisti ritengono, peraltro, che la drastica e disorganizzata riduzione delle importazioni starebbe penalizzando alcune importanti industrie nazionali che producono prodotti destinati alle esportazioni, come la birra e il rum. Anche l’attuazione della riforma agraria si è dimostrata finora un fallimento, nonostante il rilancio del settore agricolo fosse considerato una “questione di sicurezza nazionale” dal Governo di Raul Castro. Secondo i dati dell’ONE, nel primo semestre del 2009 la produzione agricola era diminuita in volume del 8,8% (di cui -13% l’agricoltura non saccarifera e -3,1% l’allevamento) rispetto al 2008. Gli effetti devastanti per l’agricoltura causati dai cicloni del 2008 hanno vanificato gran parte degli sforzi intrapresi, facendosi sentire anche nel 2009 e nel 2010. Nei primi sei mesi del 2010 la produzione agricola non ha mostrato segnali di ripresa, registrando un calo in volume del 7,5% (di cui -9,8% l’agricoltura non saccarifera e -4,8% l’allevamento). I primi risultati della riforma agraria trainata dal settore privato sono attesi non prima di tre o quattro anni. La grave crisi cubana del biennio 2008-2009, che è proseguita a ritmi più blandi nel 2010, ha segnato il passaggio della governance economica del Paese, sia a livello di gestione macroeconomica che di interventi microeconomici, sotto il controllo diretto dei militari delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR), spinti dalla necessità di fare fronte alla crisi, divenuta oramai una questione di sicurezza nazionale. Le FAR, attraverso il “Grupo de Administración Empresarial” (GAE) e la “Union de Industrias Militares” (UIM), sono tendenzialmente orientate alle riforme e costituiscono oramai il principale punto di riferimento per le grandi iniziative d’investimento e commerciali. Il processo è iniziato il 2 marzo 2009 con il rimpasto del Governo cubano, che ha visto l’allontanamento di 11 Ministri tra cui quello degli esteri Perez Roque e il segretario del governo Carlos Lague, fedelissimi di Fidel Castro, poi dimessisi con una lettera inviata a Raul Castro da tutti gli incarichi parlamentari e di partito, e l’accorpamento di quattro Ministeri in due. In tale occasione il Comandante della Rivoluzione, Ramiro Valdes, titolare del Ministero delle Comunicazioni dal 2006, è stato nominato Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e lo scorso dicembre è stato nominato Vice Presidente del Consiglio di Stato. Le redini del governo economico sono passate dal Banco Central de Cuba al Ministero dell’Economia e della Pianificazione (MEP), controllato dai militari. Nel marzo 2009 Marino Murillo, un ex colonnello delle FAR, è stato infatti nominato Ministro dell’Economia e della Pianificazione e Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e, lo scorso dicembre, membro del Consiglio di Stato. Nell’aprile 2009 il colonnello Armando Emilio Perez, uno degli artefici dell’attuazione del metodo del perfezionamento imprenditoriale nelle imprese controllate dai militari, è stato nominato Vice Ministro dell’Economia. Dal primo luglio 2009 il MEP ha assunto il controllo dell’assegnazione della liquidità in valuta destinata alla pianificazione economica e alle operazioni con l’estero, decisa su base mensile e versata su base settimanale ai singoli Dicasteri. In tal modo le operazioni con l’estero delle imprese cubane sono state svincolate dalle autorizzazioni al Banco Central de Cuba. Nel dicembre 2009, davanti all’Assemblea Nazionale, il Ministro Murillo ha annunciato alcune misure essenziali per risollevare le sorti dell’economia cubana: 1) l’adozione di “schemi chiusi di finanziamento in valuta” a favore di alcuni settori trainanti dell’economia cubana, espressamente menzionati: l’industria del nichel, le biotecnologie, il turismo, l’aeronautica civile, le telecomunicazioni, l’industria del rum e dei sigari; 2) la previsione di livelli di spesa pubblica commisurati alle entrate in valuta; 3) il rafforzamento della disciplina degli investimenti pubblici; 4) la realizzazione del piano di risparmio energetico; 4) il miglioramento della strategia di sostituzione delle importazioni.

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Il Governo di Raul Castro ha incontrato enormi difficoltà nel definire e realizzare le riforme strutturali necessarie per risollevare e modernizzare l’economia cubana, senza tuttavia rinunciare alle conquiste sociali della Rivoluzione. Effetti limitati hanno finora prodotto le prime misure, in vigore dal marzo 2008, con cui è stata autorizzata di nuovo, dopo cinque anni, la vendita di determinati beni di consumo preclusi ai cubani (computer, attrezzature video, biciclette motorizzate, cellulari, ecc). Dopo il primo discorso sull’austerità di Raul Castro del luglio 2008, le riforme strutturali annunciate si sono arenate sul nascere (unificazione monetaria) o hanno prodotto effetti limitati (riforma del mercato del lavoro, fiscalità, edilizia popolare), lasciando l’economia del Paese in un preoccupante stato di immobilismo. Nel suo discorso del primo agosto 2009 davanti all’Assemblea Nazionale, Raul Castro ha ribadito che la politica d’austerità sarebbe stata rafforzata e ha annunciato nuove riduzioni della spesa sociale, misure supplementari di risparmio energetico e la creazione di un Controllore Generale della Repubblica facente capo direttamente al Consiglio di Stato e all’Assemblea Nazionale in sostituzione dell’attuale Ministero d’Auditing e Controllo. Tra le righe è emerso che Raul Castro fosse intenzionato a risolvere in primis il problema del deficit della bilancia dei pagamenti, lasciando in secondo piano il problema delle riforme strutturali. Nel dicembre 2009, davanti all’Assemblea Nazionale, Raul Castro ha riconosciuto di nuovo la situazione di grave crisi in cui versa l’economia cubana, ma non ha preconizzato alcuna riforma significativa, limitandosi ad annunciare il rilancio della pianificazione a medio termine (piano 2011-2015, da approvare a marzo 2010), il mantenimento delle restrizioni finanziarie, il rafforzamento della produzione nazionale in sostituzione delle importazioni ed un’ulteriore riduzione della spesa sociale (sanità e istruzione). C’è chi sostiene, tuttavia, che la situazione di emergenza possa aver creato momentum per adottare decisioni di cambiamento, in passato impensabili e inattuabili. Da inizio settembre 2009 un dibattito collettivo sul funzionamento dell’economia è stato avviato nei centri di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle sedi del partito e del comitati della rivoluzione per identificare formule in grado di aumentare la produzione e l’efficienza, ridurre gli sprechi e lottare contro la corruzione. I primi segnali di riforma apparsi nel 2009 e nei primi mesi del 2010 sono andati nella direzione della decentralizzazione, della riduzione degli sprechi e di un minore ruolo dello Stato nell’economia sulla falsariga di quanto già sperimentato dalle autorità cubane nel settore agricolo. Tra questi figurano in ordine cronologico: 1) Gennaio 2009. Adozione di una nuova politica salariale, che prevede l’eliminazione dei tetti salariali (risoluzione n.9/2008 del Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale). Dal giugno 2009 le autorità cubane hanno concesso ai lavoratori cubani la possibilità di occupare più di un impiego ufficiale (decreto-legge n.268 “modificativo del regime laboral”); 2) Gennaio 2009. Concessione di nuove licenze per i taxi privati destinati ai cubani nelle zone rurali e in quelle urbane; 3) Maggio 2009. Decisione storica di smantellare CUBALSE (Impresa per la prestazione di servizi a stranieri), società creata nel 1974 che offriva beni e servizi nei campi dell’acquisto, distribuzione e riparazione di veicoli, della logistica, dell’attività immobiliare, del commercio al dettaglio di beni di larga distribuzione, dell’impiego di personale presso società a partecipazione straniera e presso le Ambasciate. L’entità gestiva oltre 900 punti vendita, 21.000 m2 di abitazioni e magazzini, impiegava oltre 30 mila persone in tutta l’isola, ed era seconda, per dimensione solo alla società pubblica, tuttora esistente, CIMEX. Le imprese statali che hanno beneficiato del suo smantellamento sono il gruppo Gaviota, CIMEX e PALCO; 4) Giugno 2009. Diminuzione progressiva delle quantità di beni alimentari distribuiti attraverso la “libreta”, pur mantenendosi l’obiettivo di garantire ad ogni cittadino cubano il consumo giornaliero di 3.100 calorie; 5) Settembre 2009. A partire dal primo ottobre 2009 chiusura progressiva di 24.700 mense operaie nel quadro di una strategia nazionale di risparmio e di eliminazione dei sussidi. I lavoratori hanno diritto ad una compensazione di 15 pesos cubani (0,60 USD) al giorno, cifra appena sufficiente per l’acquisto di un pasto. Al netto delle compensazioni monetarie lo Stato cubano dovrebbe realizzare un importante risparmio di risorse: oltre al costo degli alimenti (350

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milioni di USD solo per l’acquisto di farina, riso, carne e olio), esso non sarà più oberato dagli oneri aggiuntivi derivanti dall’uso di combustibile e di elettricità, dalla manutenzione dei locali, dai furti e dalla disorganizzazione; 6) Gennaio 2010. Le autorità locali di Camaguey, Santiago di Cuba, Granma e Holguin legalizzano la vendita al dettaglio di frutta e verdura da parte di venditori ambulanti o chioschi situati lungo le strade; 7) Febbraio 2010. A Santiago di Cuba riaprono decine di ristoranti, pizzerie, caffetterie e pasticcerie, che offrono beni e servizi in moneta nazionale. I prezzi risultano inferiori rispetto a quelli praticati nei negozi in moneta convertibile. Dal 2009 il Governo cubano, su impulso delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR), starebbe tentando di portare nell’ambito della legalità, e quindi della fiscalità, ampi settori dell’economia informale, minimizzando l’impatto sociale di tali misure. I tagli alla spesa pubblica, la razionalizzazione del mercato del lavoro, la lotta all’illegalità e le riforme favorevoli all’iniziativa privata sarebbero pertanto tutti elementi strettamente connessi di una medesima strategia riformatrice. Nel settembre 2009, a Santiago di Cuba il Comandante Ramiro Valdes aveva chiesto ai cubani di “non aspettare, come i piccioni, che lo Stato papà risolva tutti i problemi” e ha sottolineato che “tutti devono lavorare, dare il proprio contributo, apportare idee e soluzioni” per uscire dalla crisi economica e garantire la continuità della Rivoluzione. Il primo agosto 2010, nel suo atteso discorso davanti all’Assemblea nazionale (a cui non ha assistito il fratello Fidel), il Presidente Raúl Castro ha ribadito la progressiva riduzione degli organici dei lavoratori del settore statale ed una maggiore apertura al lavoro autonomo –cd. cuentapropistas, passati da circa 210.000 nel 1995 a circa 140.000 nel 2010– finalizzata ad assorbire oltre un milione di lavoratori in eccesso. Le misure sono state adottate il 16 e 17 luglio 2010 dall’ultimo Consiglio dei Ministri, con la partecipazione dei Vice Presidenti del Consiglio di Stato, dei membri del Burò politico e del Segretariato del Comitato Centrale e dei vertici di altri comitati ed organismi provinciali. Secondo Raul Castro, i previsti licenziamenti nei prossimi anni saranno così accompagnati dall’eliminazione di “alcuni divieti esistenti alla concessione di nuove licenze e alla commercializzazione di alcuni prodotti, flessibilizzando la contrattazione della forza lavoro” e dall’introduzione di un nuovo regime tributario per il lavoro autonomo. Anche il Ministro dell’Economia cubano, Marino Murillo, ha sottolineato che “lo Stato non deve occuparsi di tutto, ma solo dell’economia e delle cose più importanti”. Raul Castro ha ribadito che “nessuno sarà abbandonato al suo destino” ma che “occorre eliminare per sempre l’idea che Cuba sia l’unico Paese al mondo dove si può vivere senza lavorare”. Nel caso in cui il lavoratore statale in esubero non volesse accettare di essere impiegato nei settori statali attualmente più carenti di manodopera, come l’agricoltura e le costruzioni, i ricollocamenti evolverebbero gradualmente in licenziamenti (lo Stato garantirebbe solo un mese di salario per ogni dieci anni di servizio). Nel suo discorso Raul Castro ha escluso l’introduzione di “riforme di taglio capitalista”, come quelle annunciate dalla stampa internazionale, e ha ribadito che “il carattere socialista della Costituzione e il sistema politico e sociale in essa contenuti sono irrevocabili”. Lo stesso Murillo, ha precisato che “non si può parlare di riforme” quanto piuttosto di un “aggiornamento del modello socialista”, che sarà realizzato “senza fretta” e “non sarà una copia fedele di altre esperienze” (chiaro il riferimento alla possibile imitazione del modello cinese o vietnamita da parte del Governo cubano, ventilata da molti analisti negli ultimi tempi). “Continuerà ad esistere la pianificazione centralizzata” e “non sarà ceduta la proprietà”, ha quindi ribadito il (super) ministro dell’economia. Lo scorso 24 settembre il quotidiano ufficiale Granma ha pubblicato l’attesa lista delle 178 attività autorizzate per l’esercizio del lavoro autonomo da parte dei soli cubani (vedi tabella), attività considerate in passato un “male necessario” e che ora complementano l’ambizioso piano delle autorità cubane di congedare circa 500.000 lavoratori statali nei prossimi sei mesi fino ad un totale di un milione di licenziamenti in tre anni. Le autorità cubane hanno annunciato che a

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partire da ottobre inizierà la concessione di 250.000 licenze per i lavoratori autonomi e che altri 215.000 cittadini potrebbero passare al settore non statale attraverso la creazione di cooperative o microimprese. È stato infatti precisato che nell’esercizio di 83 di queste attività il cd. “cuentapropista” potrà assumere legalmente lavoratori a contratto che non siano familiari o conviventi, il che aprirebbe la strada alla nascita appunto di micro-imprese e di cooperative non agricole (come ad esempio nei settori strategici della costruzione e della trasformazione alimentare), la vera novità della riforma in corso. Secondo Admi Valhuerdi Cepero, Prima Vice Ministra del Lavoro cubana, le licenze aggiuntive saranno concesse, in un primo momento, solamente in 29 attività, di cui 22 già esistenti, come ad esempio l’elaboratore e il venditore di alimenti in differenti modalità –tra cui le cd “paladares”, che potranno disporre di un massimo di 20 posti a sedere e offrire pietanze a base di frutti di mare, carne di manzo e patate– l’elaboratore di vini, il segatore o il massaggiatore, e 7 attività del tutto nuove, come il contabile (con limitazioni), il lavoratore agricolo a termine e il venditore di prodotti agricoli nei punti vendita o chioschi lungo la strada e addirittura l’addetto alla cura dei bagni pubblici. Si prevede che per 9 attività, che riguardano principalmente il trattamento di materie prime come il metallo o i marmi, la concessione di nuove licenze sarà oggetto di restrizioni, dal momento che non esiste ancora un mercato legale per l’approvigionamento di tali materiali. La popolazione sembra aver reagito alla notizia con un sentimento misto di speranza, apprensione e scetticismo a seconda della situazione personale. Di fatto un numero crescente di cittadini cubani lavora già in proprio, ma senza licenza e senza pagare imposte. In alcuni casi i cubani hanno addirittura restituito le licenze finora concesse dallo Stato perchè considerate troppo onerose, preferendo continuare ad operare nell’illegalità. Il provvedimento del Governo preannuncia anche gli oneri che graveranno, d’ora in avanti, sui cubani che già lavorano in proprio o su quelli che decideranno di mettersi in proprio e/o di assumere dipendenti: si dovranno pagare imposte, che variano dal 10% al 40%, sui redditi personali, le vendite, i servizi prestati, la contrattazione di manodopera, la sicurezza sociale (25%) e addirittura una tassa per la promozione commerciale. Il Ministro Murillo ha chiarito che i lavoratori autonomi dovranno approvvigionarsi di input nei mercati al dettaglio ai prezzi correnti, non essendo lo Stato in grado di offrire al momento altre agevolazioni. Il Banco Central de Cuba sta studiando modifiche del sistema bancario nazionale in modo da poter concedere crediti ai cubani interessati. La popolazione teme un inasprimento dei controlli da parte degli ispettori ed un aumento considerevole dei prezzi al consumo di beni e servizi offerti dal settore informale. L’aumento del gettito fiscale, reso necessario ed urgente dalla crisi in corso, risulta essere l’obiettivo principale della riforma economica annunciata, considerato che la politica dei licenziamenti –che è stata accompagnata da un contestuale aumento dei prezzi dei carburanti–precede temporalmente e prevale sul tentativo di creare ed organizzare, dal punto di vista giuridico e logistico, maggiori opportunità all’iniziativa privata. Il provvedimento esclude inoltre i servizi dei liberi professionisti nei settori della salute, del diritto, delle scienze, della ricerca scientifica e dell’istruzione (medici, avvocati, ingegnieri, ecc), con limitate eccezioni regolamentate (maestri, contabili), e contempla invece una maggiore flessibilità per l’affitto delle proprietà intestate ai cubani residenti all’estero.

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ATTIVITÀ AUTORIZZATE PER L’ESERCIZIO DEL LAVORO PER CONTO PROPRIO

Actividades Attività Actividades Attività

1 Afinador y reparador de instrumentos musicales

Accordatore e riparatore di strumenti musicali

92

Productor y vendedor de artículos religiosos (excepto las piezas que tengan valor patrimonial según regula el Ministerio de Cultura) y vendedor de animales para estos fines

Produttore e venditore di articoli religiosi (eccetto le opere che hanno valore patrimoniale secondo il Ministero della Cultura) e venditore di animali per uso religioso

2 Aguador Acquaiolo

93 Productor y vendedor de bastos, paños y monturas

Produttore e venditore di bardature, panni e selle

3 Albañil Muratore

94 Productor y vendedor de bisutería de metal y recursos naturales

Produttore e venditore di bigiotteria di metallo e materiali naturali

4 Alquiler de animales Affitto di animali 95 Productor y vendedor de calzado

Produttore e venditore di calzature

5 Alquiler de trajes Affitto di costumi

96 Productor y vendedor de escobas, cepillos y similares

Produttore e venditore di scope, spazzole e simili

6 Amolador Arrotino 97 Productor y vendedor de figuras de yeso

Produttore e venditore di immagini di gesso

7 Animador de fiestas, payaso o mago

Animatore di feste, pagliaccio o mago

98

Productor y vendedor de flores y plantas ornamentales

Produttore e venditore di fiori e piante ornamentali

8 Arriero Mulattiere

99

Productor y vendedor de piñatas y otros artículos similares para cumpleaños

Produttore e venditore di pentole e di altri articoli simili per le feste

9 Artesano Artigiano

100

Productor, recolector y vendedor de hierbas para alimento animal o productor, recolector vendedor de hierbas medicinales

Produttore, raccoglitore e venditore di erbe per l’alimentazione di animali o produttore, raccoglitore e venditore di erbe medicinali

10 Aserrador Segatore 101 Profesor de música y otras artes

Professore di música e di altre arti

11 Asistente infantil para el cuidado de niños Baby-sitter

102 Profesor de taquigrafía,

mecanografía e idiomas

Professore di stenografia, dattilografia e lingue

12 Barbero Barbiere 103 Programador de equipos de cómputo

Programmatore di attrezzature di calcolo

13 Bordadora-tejedora Ricamatrice-tessitrice 104 Pulidor de metales Lucidatore di metalli

14 Boyero o carretero Bovaro o carrettiere

105 Recolector y vendedor de recursos naturales

Raccoglitore e venditore di risorse naturali

15 Cantero Scalpellino

106 Recolector y vendedor de materias primas

Raccoglitore e venditore di materie prime

16 Carpintero Falegname 107 Relojero Orologiaio

17 Carretillero Carriolante 108 Reparador de artículos de cuero y similares

Riparatore di articoli in cuoio e simili

18 Cerrajero Fabbro (serrature e chiavi)

109 Reparador de artículos de joyería

Riparatore di articoli di gioielleria

19 Chapistero de bienes muebles

Lamierista di beni mobili

110 Reparador de bastidores de cama Riparatore di telai

20 Cobrador y Pagador Esattore e Pagatore 111 Reparador de baterías automotrices

Riparatore di batterie automotrici

21 Servicio de coche de uso infantil tirado por animales

Servizio di carrozze per bambini a trazione animale

112 Reparador de bicicletas Riparatore di biciclette

22 Comprador y vendedor de discos

Compratore e venditore di dischi

113 Reparador de bisutería Riparatore di bigiotteria

23 Comprador y vendedor de libros de uso

Compratore e venditore di libri usati

114 Reparador de cercas y caminos

Riparatore di recinzioni e cammini

24 Constructor, vendedor o Costruttore, venditore 115 Reparador de cocinas Riparatore di cucine

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montador de antenas de radio y televisión

o montatore di antenne radio e TV

25 Constructor, vendedor o reparador de artículos de mimbre

Costruttore, venditore o riparatore di articoli di vimini

116 Reparador de colchones Riparatore di materassi

26 Criador y vendedor de animales afectivos

Allevatore e venditore di animali domestici

117 Reparador de enseres menores

Riparatore di arnesi minori

27 Cristalero Vetraio 118 Reparador de equipos de oficina

Riparatore di attezzature per l’ufficio

28 Cuidador de animales Addetto alla cura di animali

119 Reparador de equipos

eléctricos y electrónicos

Riparatore di attrezzature elettriche ed elettroniche

29 Cuidador de baños públicos

Addetto alla cura di bagni publici

120 Reparador de equipos mecánicos y de combustión

Riparatore di attrezzature meccaniche e di combustione

30 Cuidador de enfermos, personas con discapacidad y ancianos

Badante di ammalati, disabili e anziani

121 Reparador de

espejuelos Riparatore di occhiali

31 Cuidador de parques Addetto alla cura di parchi

122 Reparador de máquinas de coser

Riparatore di macchine da cucire

32 Curtidor de pieles, (excepto cuero de ganado mayor)

Conciatore di pelli (eccetto cuoio di bestiame più grande)

123 Reparador de monturas

y arreos Riparatore di selle e finimenti

33 Decorador Decoratore 124 Reparador de paraguas y sombrillas Riparatore di ombrelli

34 Desmochador de palmas Cimatore di palme 125 Reparador y llenador de

fosforeras Riparatore e riempitore di accendini

35

Elaborador y vendedor de alimentos y bebidas mediante servicio gastronómico (Paladares). Ejerce la actividad en su domicilio mediante el uso de mesas, sillas banquetas o similares hasta 20 capacidades

Elaboratore e venditore di alimenti e bibite mediante servizio gastronomico (Paladares). Esercita l’attività nel suo domicilio mediante l’utilizzo di tavoli, sedie e panche o simili fino a 20 posti a sedere

126 Repasador. Exceptúa a los maestros en activo

Lezioni private, eccetto per i maestri in attività

36

Elaborador y vendedor de alimentos y bebidas no alcohólicas a domicilio

Elaboratore e venditore di alimenti e bibite analcoliche a domicilio

127 Restaurador de muñecos y otros juguetes

Restauratore di bambole e di altri giocattoli

37

Elaborador y vendedor de alimentos y bebidas no alcohólicas al detalle, en su domicilio o de forma ambulatoria

Elaboratore e venditore di alimenti e bibite analcoliche al dettaglio, nel suo domicilio o di maniera ambulante

128 Restaurador de obras de arte

Restauratore di opere d’arte

38

Elaborador y vendedor de alimentos y bebidas no alcohólicas al detalle en punto fijo de venta. (Cafetería)

Elaboratore e venditore di alimenti e bibite analcoliche al dettaglio nei punti fissi di vendita (caffetteria)

129 Sereno o portero de edificio de viviendas

Portiere di edifici di alloggi

39 Elaborador y vendedor de carbón

Elaboratore e venditore di carbone

130 Soldador Saldatore

40 Elaborador y vendedor de vinos

Elaboratore e venditore di vini

131 Talabartero Sellaio

41 Elaborador y vendedor de yugos, frontiles y sogas

Elaboratore e venditore di gioghi, cuscinetti imbottiti e corde

132 Tapicero Tappezziere

42 Electricista Elettricista 133 Techador Posatore di tetti

43 Electricista automotriz Elettricista automotrice

134

Tenedor de libros (Se exceptúan los contadores y técnicos medios en contabilidad con vínculo laboral en la especialidad)

Contabile (eccetto i ragionieri o i contabili in servizio nella propria specialità)

44 Encargado, limpiador y turbinero de inmuebles

Pulitore e addetto alle turbine di immobili

135 Teñidor de textiles Addetto alla tingitura dei tessuti

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45 Encuadernador de libros Rilegatore di libri 136 Tornero Tornitore

46 Enrollador de motores, bobinas y otros equipos

Addetto all’avvolgimento di motori, bobine ed altre attrezzature

137 Tostador Tostatore

47 Entrenador de animales Allenatore di animali

138 Trabajador agropecuario eventual

Lavoratore agricolo a termine

48 Fabricante y vendedor de coronas y flores

Fabbricante e venditore di corone e fiori

139 Traductor de

documentos Traduttore di documenti

49 Forrador de botones Foderatore di bottoni 140 Trasquilador Tosatore 50 Fotógrafo Fotografo 141 Trillador Trebbiatore

51 Fregador y engrasador de equipos automotores

Lavatore e ingrassatore di attrezzature automotrici

142 Vendedor de producción agrícola en puntos de ventas y quioscos

Venditore di prodotti agricoli in punti di vendita e chioschi

52 Gestor de viajeros Gestore di viaggiatori 143 Zapatero remendón Calzolaio

53 Grabador y cifrador de objetos

Intagliatore e cifratore di oggetti

144

Trabajador contratado. (solicitado por el trabajador por cuenta propia titular para laborar con él)

Lavoratore a contratto (richiesto dal lavoratore in proprio titolare per lavorare con lui)

54 Herrador de animales ó productor/ vendedor de herraduras y clavos

Maniscalco o produttore/venditore di ferri da cavallo e chiodi

145

Arrendadores de viviendas, habitaciones y espacios que sean parte integrante de la vivienda

Chi affitta case, stanze e spazi che siano parte integrante dell’alloggio

55 Hojalatero Stagnino

146

Elaborador y vendedor de alimentos y bebidas mediante servicio gastronómico con características especiales del Barrio Chino

Elaboratore e venditore di alimenti e bibite mediante servizio gastronomico con caratteristiche speciali proprie del Quartiere Cinese

56 Instructor de automovilismo

Istruttore di automobilismo

147 Servicio de paseo de coches coloniales

Servizio di passeggiate con carrozze coloniali

57 Instructor de prácticas deportivas (excepto las artes marciales)

Istruttore di discipline sportive (tranne le arti marziali)

148 Contratistas privados Appaltatori privati

58 Jardinero Giardiniere Figuras costumbristas – Figure tradizionali 59 Lavandero o planchador Lavatore o stiratore 149 Habaneras Habaneras 60 Leñador Boscaiolo 150 Cartománticas Cartomanti

61 Limpiabotas Lustrascarpe 151 Artista de danza folclórica

Artista di danza folcloristica

62 Limpiador y comprobador de bujías

Pulitore e verificatore di candele

152 Grupo musical "Los Mambises"

Gruppo musicale "Los Mambises"

63 Limpiador y reparador de fosas

Pulitore e riparatore di fosse

153 Caricaturistas Caricaturista

64 Manicura Manicure

154 Vendedoras de flores artificiales

Venditore di fiori artificiali

65 Maquillista Truccatore 155 Pintores callejeros Pittori di strada

66 Masajista Massaggiatore

156 Dandy

Istruttore di moda ed eleganza nell’abbigliamento e negli atteggiamenti

67 Masillero Stuccatore

157 Peluqueras y peinadoras de trenzas

Parrucchiere pettinatrice di treccie

68 Mecánico de equipos de refrigeración

Meccanico di attrezzature di refrigerazione

158 Pelador de frutas

naturales Pelatore di frutta naturale

69 Mecanógrafo Dattilografo 159 Dúo de danzas "Amor" Duo di danze "Amor"

70 Mensajero Messaggero 160 Pareja de baile "Benny Moré"

Coppia di ballo "Benny Moré"

71 Modista o sastre Sarto 161 Exhibición de perros amaestrados

Esibizione di cani ammaestrati

72 Molinero Mugnaio 162 Dúo musical "Los amigos"

Duo musicale "Los amigos"

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73 Operador de audio Operatore di audio 163 Figurantes Comparse

74

Operador de compresor de aire, ponchero ó reparador de neumáticos

Operatore di compressore d’aria o riparatore di pneumatici

164 Peluquero tradicional Parrucchiere tradizionale

75 Operador de equipos de recreación infantil

Operatore di attrezzature per la ricreazione infantile

Transporte de carga y pasajeros – Trasporto merci e passeggeri

76 Parqueador, cuidador de equipos automotores, ciclos y triciclos

Parcheggiatore, sorvegliante di autoveicoli, ciclomotori e tricicli

165 Camiones Camion

77 Peluquera Parrucchiere 166 Camionetas Camionette

78 Peluquero de animales domésticos

Parrucchiere per animali domestici

167 Paneles Camionette chiuse per il trasporto di merci

79 Personal doméstico Personale domestico 168 Ómnibus Pulman 80 Pintor automotriz Pittore automotrice 169 Microbús Microbus

81 Pintor de bienes muebles ó barnizador

Pittore di beni mobili o verniciatore

170 Autos Automobili

82 Pintor de inmuebles Pittore di immobili 171 Medios ferroviarios Mezzi ferroviari 83 Pintor rotulista Pittore titolista 172 Jeep Jeep

84 Piscicultor Piscicoltore 173 Embarcaciones para transporte de pasajeros

Imbarcazioni per il trasporto di passeggeri

85 Plasticador Plastificatore 174 Motos Moto 86 Plomero Idraulico 175 Triciclos Tricicli

87 Pocero Spurgatore Tracción animal y humana – Trazione animale e

umana

88 Productor y vendedor de artículos varios de uso en el hogar

Produttore e venditore di articoli vari per uso domestico

176 Carretones Carretti

89 Productor y vendedor de accesorios de goma

Produttore e venditore di accessori di gomma

177 Coches Carrozze

90 Productor y vendedor de artículos de alfarería

Produttore e venditore di articoli di terracotta

178 Ciclos Biciclette

91

Productor/vendedor o recolector/vendedor de artículos de alfarería u otros materiales, con fines constructivos

Produttore /venditore o raccoglitore/ venditore di articoli di terracotta o di altri materiali per la costruzione

Fonte: “Granma”, Organo Oficial del Comite Central del Partido Comunista de Cuba, 24 septiembre 2010

Secondo molti osservatori indipendenti Cuba è prossimo a rivivere un secondo “Periodo Speciale”, se le autorità non adottano interventi mirati. Il rischio di un collasso economico del Paese dovrebbe indurre le autorità cubane a facilitare il commercio e ad aprirsi ulteriormente agli investimenti stranieri, nel rispetto dei valori della rivoluzione socialista, come avvenuto negli anni Novanta. L’Avana dispone di tutti i mezzi per rafforzare la fiducia dei mercati in qualsiasi momento, senza limitarsi agli annunci: può decidere una svalutazione del CUC come fanno altri Paesi per favorire l’export e ricostituire le riserve in valuta della banca centrale; può decidere di avviare concretamente l’unificazione monetaria, il che faciliterebbe la contabilità delle imprese statali e delle imprese miste e un’efficiente allocazione delle risorse pubbliche e private; può introdurre maggiori certezze giuridiche sulle attuali alternative esistenti al diritto di proprietà, compatibili con i valori del socialismo, per favorire l’afflusso di finanziamenti esteri e rimesse; oppure può adottare strumenti giuridici di nuova generazione per tutelare i partner stranieri di imprese miste, ad esempio, in tema di management congiunto, di rimpatri degli utili o di decisioni di disinvestimento. Negli ultimi anni L’Avana ha concentrato i propri sforzi solamente nella riduzione della spesa pubblica (eliminazione dei sussidi e degli sprechi) e nel soddisfacimento dei bisogni primari (alimentare ed energetico) della popolazione e ha fatto affidamento principalmente sul recupero di un enorme potenziale inutilizzato di risorse umane e materiali e sull’emersione dell’economia informale. La sensazione generale è che tale strategia sia attuata in maniera frammentata e disorganizzata, anche a causa della molteplicità dei centri

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decisionali intermedi, e che non riesca ancora a generare un clima di fiducia sulle reali possibilità di ripresa dell’economia né tra i cubani né tra gli operatori economici stranieri. Le potenzialità di crescita del Paese sono enormi e le aspettative rimangono elevate, anche in considerazione degli effetti positivi di alcune possibili variabili “esterne” (via libera al turismo statunitense, scoperta del petrolio nella zona economica esclusiva cubana, evoluzione dei progetti d’integrazione regionale sostenuti dal Venezuela, ecc). Nel complesso, secondo molti osservatori, le riforme economiche annunciate da Raul Castro, proprio in un momento in cui il fratello Fidel mostra di essersi fisicamente recuperato, rappresentano, pur apparendo insufficienti e tardive, un punto di svolta e di non ritorno per lo sviluppo economico del Paese nel rispetto dei valori della rivoluzione. Un discorso a parte meritano le relazioni tra Stati Uniti e Cuba. L’insediamento dell’Amministrazione Obama (20 gennaio 2009) poteva rappresentare un punto di svolta per la crescita dell’economia cubana nei prossimi anni, almeno sulla carta, tenuto conto che i suoi effetti sono al momento imponderabili. Gli Stati Uniti possono giocare un ruolo determinante in numerosi ambiti: oltre alla revoca dell’embargo commerciale, l’invio di rimesse, il turismo dei cittadini statunitensi a Cuba (cd. invasione pacifica), l’esplorazione e lo sfruttamento dei blocchi petroliferi, le telecomunicazioni, le questioni migratorie, i disastri ambientali, ecc. Inoltre, sono circa 5.900 le domande di indennizzo, ufficialmente riconosciute dal Governo degli Stati Uniti, relative alle proprietà americane nazionalizzate negli anni Sessanta dal Governo cubano: il valore nominale di tali proprietà sarebbe di 1,82 miliardi di USD, corrispondenti oggi, con gli interessi, a circa 6 miliardi di USD. Non da ultimo, Washington deve tenere in conto le conseguenze per gli States di un clash migratorio nel caso di collasso dell’economia cubana determinato dalla crisi di solvibilità esterna e potrebbe in tal caso decidere di intervenire. Nel settembre 2009 l’OFAC (Office of Foreign Assets Control) del Dipartimento del Tesoro statunitense ha adottato nuove misure, con vigenza immediata, che rendono più flessibile il regime di sanzioni contro Cuba (cd Cuban Assets Control Regulations o CACR) in materia di visite di cubano-americani ai familiari, rimesse e telecomunicazioni. Questa accelerazione fa seguito alle prime aperture a favore dei cubano-americani introdotte con la Legge “Omnibus” nel marzo 2009, che hanno abrogato le restrizioni adottate dall’Amministrazione Bush nel 2005. Le nuove misure prevedono che sin d’ora i cittadini americani con “parenti stretti” fino al secondo grado di nazionalità cubana potranno recarsi in visita nell’isola tutte le volte che vorranno e per una durata illimitata, ed essere addirittura accompagnati dai familiari con cui convivono. Il limite di spesa in territorio cubano è fissato a 179 USD al giorno. I cubano-americani potranno, inoltre, inviare rimesse ai propri familiari stretti senza limitazioni e, nel caso fossero autorizzati a viaggiare a Cuba, potranno portare con sé fino a 3.000 USD di rimesse. Per facilitare gli invii da istituti di deposito, le banche statunitensi potranno stipulare accordi tecnici con istituzioni finanziarie cubane. Inoltre, i cittadini americani potranno avvalersi di alcuni servizi di telecomunicazione, purché prestati da imprese non cubane, che vanno a beneficio di residenti a Cuba, come ad esempio i servizi di telefonia mobile prestati attraverso accordi di roaming con imprese cubane o la radiodiffusione satellitare verso l’isola. Il 9 marzo 2010 l’OFAC ha adottato un emendamento del CACR che rende più flessibili le condizioni dei pagamenti in contanti per gli acquisti di alimenti. L’OFAC ha inoltre autorizzato l’esportazione di alcuni servizi di comunicazione via Internet ad uso personale rivolti a Cuba. La Casa Bianca avverte, pertanto, in una certa misura che il vento che sta cambiando: circa 1,5 milioni di residenti negli States hanno parenti a Cuba e, da un’indagine pubblicata dal Miami Herald ad inizio settembre 2009, risulterebbe che il 41% dei cubano-americani sarebbe favorevole a sopprimere l’embargo contro Cuba, una percentuale che fino a pochi anni fa era impensabile, a fronte di un 40% contrario.

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Riportiamo qui di seguito una breve panoramica sulle principali politiche economiche e settoriali del Paese. Dal 1997, anno della sua istituzione, fino all’estate 2009 il Banco Central de Cuba (BCC) ha assunto un ruolo fondamentale nella gestione degli squilibri dell’economia nazionale, nel controllo della liquidità e nei pagamenti. Nel novembre del 2004 la Banca ha decretato il divieto di circolazione fisica del dollaro sul territorio nazionale, cui ha fatto seguito il divieto di utilizzare il dollaro come mezzo di pagamento tra imprese cubane. Nel 2005 il peso cubano (CUP) è stato rivalutato del 7% rispetto al peso convertibile (CUC), a sua volta rivalutato dell’8% nei confronti del dollaro e delle altre principali monete straniere. Da allora non ci sono state altre variazioni di cambio e la Banca centrale ha proseguito gli sforzi per diminuire il “dualismo” monetario tra il CUP e il CUC, che determina enormi distorsioni nella contabilità delle imprese statali, nell’allocazione delle risorse pubbliche al sistema produttivo e negli standard di vita dei cubani. Per creare le condizioni per l’unificazione monetaria sarebbe necessario, ad esempio, riavvicinare il tasso di cambio CUP-CUC, estremamente sopravvalutato, utilizzato a fini contabili dalle imprese statali e dallo Stato (1:1) a quello vigente per la popolazione (24:1). Nel febbraio 2008 Raul Castro aveva sollevato la questione del potere d’acquisto del peso nazionale nel suo discorso d’insediamento, creando notevoli aspettative nella popolazione circa una sua prossima rivalutazione rispetto al CUC. Dal 2009 il tema della riforma monetaria non è stato più sollevato apertamente. Nel giugno 2009 il Ministro-Presidente della Banca centrale cubana, Francisco Soberon Valdes, in carica dal 1994, si è dimesso e al suo posto è stato nominato l’allora Presidente del Banco Financiero Internacional, Ernesto Medina Villaveiran. Dall’estate del 2009 il Ministero dell’Economia e della Pianificazione controlla la governance economica del Paese (legge finanziaria, bilancio dello Stato, pianificazione a medio termine, ecc) e l’assegnazione della liquidità in valuta ai singoli Dicasteri. Attualmente il sistema bancario e finanziario cubano è composto da otto banche commerciali –Banco Nacional de Cuba (BNC), Banco Financiero Internacional (BFI), Banco Internacional de Comercio S.A. (BICSA), Banco de Crédito y Comercio (BANDEC), Banco Popular de Ahorro (BPA), Banco Exterior de Cuba (BEC), Banco Metropolitano S.A. (BM), Banco de Inversiones S.A. e, dal 2005, Banco Industrial Venezuela Cuba S.A.– e da diciotto istituzioni finanziarie non bancarie. Esistono, inoltre, undici uffici di rappresentanza di banche straniere –Havana International Bank Ltd. (Regno Unito), National Bank of Canada (Canada), Banco Bilbao Vizcaya Argentaria S.A. (BBVA, Spagna), Banco Sabadell (Spagna), Caja de Ahorros y Monte de Piedad de Madrid (Caja Madrid, Spagna), Caja de Ahorros del Mediterráneo (Spagna), Société Générale (Francia), BNP Paribas (Francia), Financière Oceor (Francia), Fransabank Sal (Libano), Republic Bank Ltd. (Trinidad and Tobago)– e due uffici di rappresentanza di istituzioni finanziarie non bancarie straniere (Fincomex Ltd. e la svizzera Novafin Financière S.A., che dal 1999 gestisce operazioni finanziarie a corto e medio termine con imprese italiane e cubane, soprattutto nei settori del turismo, farmaceutico e delle telecomunicazioni). Nel 2006 si registra, come conseguenza delle misure americane volte a rafforzare la stretta finanziaria attorno a Cuba, la chiusura delle attività di alcune banche di primo piano (BBVA, Barclays, Scotia, HSBC, Credit Suisse, UBS, ANZ, CDC). Nel luglio 2007 è uscita di scena anche l’olandese ING Barings bank, la prima banca internazionale ad essersi insediata a Cuba nel 1994 e una delle ultime banche presenti con un rating AAA. Nell’agosto 2009, la Banca centrale cubana ha ritirato la licenza alla ING Barings e alla partecipata Netherlands Caribbean Bank N.V., avendo queste cessato le proprie operazioni a Cuba. Il 9 aprile 2008 a L’Avana è stata inaugurata la prima succursale al di fuori del Venezuela del Banco del ALBA (BALBA), una banca regionale di sviluppo che finanzierà progetti nel settore della produzione alimentare, farmaceutico, delle telecomunicazioni e dell’agricoltura. Il capitale sottoscritto di BALBA, pari ad oltre un miliardo di USD, proviene in gran parte dal Venezuela (85%), mentre Cuba e gli altri Stati membri vi partecipano sulla base delle proprie

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disponibilità economiche (Cuba ha apportato inizialmente 118 milioni di USD). La Banca si caratterizza per il fatto che tutti i Paesi membri dispongono dello stesso potere di voto a prescindere dal capitale versato. Per sopperire alle gravi carenze nel settore energetico, le autorità cubane avevano deciso che il 2006 sarebbe stato l’anno della “rivoluzione energetica”, destinando circa 2 miliardi di USD all’esecuzione di programmi energetici (mantenimento delle centrali elettriche esistenti, miglioramento della rete di distribuzione, acquisto e messa in funzione di migliaia di gruppi elettrogeni sincronizzati, ecc). Nel 2009 la produzione di elettricità a Cuba si è mantenuta sugli stessi livelli del 2008 (17802 Gigawatt/h, +0,8%). Le centrali termiche e i gruppi elettrogeni rappresentano, rispettivamente, il 56% e il 24% della produzione totale. Negli ultimi tre anni si è avuto un netto miglioramento del servizio elettrico, con conseguente riduzione dei famigerati “apagones”, ossia delle interruzioni dell’elettricità programmate per aree introdotte durante il cd “Periodo Especial” dei primi anni Novanta. Nel maggio 2008 l’Assemblea Nazionale ha creato, inoltre, una Commissione speciale, composta da 32 deputati, con l’obiettivo di monitorare il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, un settore in costante crescita e sempre più aperto agli investimenti stranieri. Dal 1 giugno 2009 è entrato in vigore a Cuba un nuovo Piano nazionale di risparmio energetico (“Plan de ahorro”) che prevede una drastica riduzione dell’uso di elettricità nel settore statale e residenziale. Il nuovo Piano, rivolto principalmente agli organismi statali, prevede una serie di norme di condotta e severe penalizzazioni in caso di mancato rispetto dei cd. Piani Provinciali di Consumo Elettrico, ed in particolare la reintroduzione degli apagones. Se non saranno rispettati i nuovi tetti di consumo nel settore statale (rivisti al ribasso del 12%), la popolazione dovrà sopportare numerose interruzioni della corrente, sia nelle case che sul posto di lavoro. Nel 2009 il consumo di combustibile per la generazione nel settore statale sarebbe diminuito di 190.000 tonnellate. Il “Plan de ahorro” starebbe tuttavia rallentando anche il funzionamento di una parte del pur modesto apparato industriale cubano. Molti uffici governativi, fabbriche e imprese cubane hanno modificato i turni lavorativi e ridotto l’uso dei condizionatori e dell’illuminazione. Il programma di edilizia popolare, avviato a fine 2005 sotto la Presidenza di Fidel Castro e rivelatosi di fatto irrealizzabile, è in corso di profonda ridefinizione. Stando ai dati ufficiali, nel 2008 sono state costruite 44.775 unità abitative, che corrispondono a quasi il 90% dell’obiettivo annuale programmato. Nel 2007 erano stati invece terminati 52.607 alloggi, una cifra molto al di sotto del target stabilito (70.300) e corrispondente solo al 50% di quanto realizzato nel 2006. Nel 2009 la priorità è stata data alla manutenzione degli immobili esistenti, con la realizzazione di 110.000 azioni di conservazione e di 140.000 azioni di riabilitazione, e ad un maggiore coinvolgimento dei municipi e della comunità locale nella definizione delle priorità e nell’attuazione di una programmazione edilizia sostenibile. Secondo le statistiche ufficiali, a Cuba nel 2009 sono stati terminati oltre 35.000 alloggi (44.775 nel 2008), di cui il 57% sono stati realizzati dal settore statale e il 43% con sforzi propri della popolazione. Consolidamento dell’esistente, realizzazione di costruzioni sostenibili in grado di resistere al passaggio di cicloni, decentralizzazione e partecipazione della popolazione saranno pertanto le quattro parole d’ordine per il settore dell’edilizia popolare per gli anni a venire. L’obiettivo prioritario delle autorità cubane sembra essere oggi quello di destinare la scarsa liquidità a disposizione ad investimenti immobiliari più redditizi e in grado di attirare capitali stranieri, come nel settore del turismo. Nel 2009 il settore dei trasporti ha registrato un aumento del 4,6% rispetto all’anno precedente (nel 2008 +7,4%). La carenza di trasporto pubblico, urbano ed extraurbano, è stato fino ad ora uno dei problemi più gravi per la popolazione cubana, che raramente dispone di mezzi di trasporto propri, sia per motivi economici che per il divieto all’acquisto di autovetture e ciclomotori imposto da queste autorità. Dal 2005, anno di avvio del programma di recupero del

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settore, al 2008 le autorità cubane hanno acquisito complessivamente circa 2.700 autobus, articolati e rigidi. Nel 2008 il trasporto pubblico di passeggeri, pari ad un totale di 1.600 milioni di persone trasportate durante l’anno, è cresciuto del 6%, facendo registrare i miglioramenti più importanti nelle città di L’Avana e di Santiago di Cuba. Nel 2009 si è concretizzata la concessione di nuove licenze per i taxi privati nelle zone rurali (prezzi ed itinerari fissati dal Governo, carburante sovvenzionato) e in quelle urbane (prezzi determinati dal mercato, carburante non sovvenzionato). A L’Avana, dall’11 settembre 2009, i cubani forniti di regolare mezzo di trasporto possono presentare la domanda per la licenza di taxi. Riguardo il trasporto ferroviario, prosegue il programma cubano per l’ammodernamento della disastrata rete ferroviaria nazionale, con un investimento pluriennale di oltre 595 milioni di USD. Oltre all’acquisto di moderni mezzi di trasporto da Paesi amici come Cina, Iran e Russia (che concedono importanti crediti governativi), il programma prevede anche la rimessa in funzione di numerose locomotrici e vagoni merci finora in disuso e la riparazione ed il miglioramento delle infrastrutture, della segnaletica e delle comunicazioni delle ferrovie cubane. A distanza di tre anni dal suo avvio, il programma avanza –seppur lentamente a causa della mancanza di motivazioni e disciplina da parte della forza lavoro del settore e delle mal celate difficoltà incontrate nel montaggio delle macchine e nella formazione dei tecnici addetti al loro utilizzo– ma non se ne vedono ancora i risultati. Secondo l’ONE, tra il 2008 e il 2009 il numero di passeggeri trasportati via treno è diminuito del 6%, mentre il numero di merci trasportate è calato dell’1,2%. A Cuba la rete ferroviaria (oltre 9300 km) –una delle più antiche al mondo, creata nel 1837 per le esigenze di trasporto dell’allora fiorente industria saccarifera– rappresenta uno strumento fondamentale per rilanciare lo sviluppo economico del Paese, anche in considerazione della conformazione geografica dell’isola, che si estende per circa 1.225 km da ovest ad est e per circa 80 km da nord a sud. Il trasporto aereo costituisce un fattore fondamentale per il rafforzamento del turismo a Cuba e, non a caso, è stato inserito tra i settori che nei prossimi anni dovrebbero beneficiare dei cd. “schemi chiusi di finanziamento in valuta” elaborati dal Ministero dell’Economia e della Pianificazione. Secondo dati ufficiali, Cuba dispone attualmente di sei aeroporti internazionali e di 19 nazionali, presso cui operano oltre 40 compagnie aeree straniere. Nel luglio 2007 L’Avana e Mosca hanno firmato un accordo bilaterale in campo aeronautico (assistenza tecnica, formazione e sviluppo di servizi in joint venture), che fa seguito all’accordo del settembre 2006 per un programma di rinnovamento della flotta aerea civile cubana, del valore di 100 milioni di USD in nove anni, che sarebbero finanziati a titolo di credito d’aiuto dalla Ilyushin Finance Co. Sulla base di tali intese, Cuba ha proceduto all’acquisto di svariati velivoli (Iliushin IL-96-300, Tupolev TU-204, velivoli Antonov AN-148, Tupolev TU-154 e Iliushin IL-86) che saranno impiegati nel trasporto passeggeri o per voli cargo. Nel 2010 il governo cubano avrebbe dovuto investire 45 milioni di USD per l’ampliamento dell’aeroporto internazionale di Varadero e del terminal 2 dell’aeroporto Josè Martì di L’Avana, destinato ai voli diretti da e per gli Stati Uniti (Miami, New York e Los Angeles). Un’attenzione particolare merita l’enorme potenziale di espansione del settore delle telecomunicazioni e delle IT. Secondo gli ultimi dati ufficiali, a Cuba nel 2009 il numero totale di linee telefoniche è di circa 1,8 milioni (nel 2008 1,4 milioni), di cui 620.000 sono linee di telefoni cellulari (nel 2008 450.000). Nel complesso, a Cuba esistono 14,4 telefoni per ogni cento abitanti, un lieve progresso rispetto al 2008 (12,6 telefoni). Il dato stride se raffrontato con la densità telefonica in Giamaica e in Repubblica Dominicana. Secondo le ultime statistiche dell’ONE, nel 2008 il numero di computer in circolazione è di circa 630.000, mentre solo 1,4 milioni di persone (il 13% della popolazione) usufruisce dell’accesso ad Internet, trattandosi nella maggior parte dei casi di un accesso limitato e controllato dallo Stato. L’accesso libero a internet è tuttora limitato a poche categorie di funzionari governativi, medici e ricercatori. Nel

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2007 Cuba e il Venezuela hanno firmato un accordo per la creazione di un collegamento via cavo di 1500 km tra le coste settentrionali venezuelane e quelle orientali cubane, da realizzare entro il 2010. La rete nazionale in fibra ottica è stata realizzata nel 2004 da una joint venture tra Cubacel e la società italiana Sirti. Dal 2002 l’industria saccarifera è entrata in una fase di progressiva riconversione e ristrutturazione, che ha portato alla chiusura di oltre 100 dei 156 impianti esistenti e al cambio di destinazione di 720.000 ettari di aree coltivate. Il recente aumento del prezzo mondiale dello zucchero ha però indotto le autorità cubane a dare un nuovo impulso al processo di recupero del più tradizionale settore produttivo del Paese, che nel 1990 era in grado di generare oltre 8 milioni di tonnellate di prodotto. Il programma di recupero prevede l’aumento del terreno destinato alla semina, una maggiore produzione dei derivati dello zucchero con più valore aggiunto (alcool, etanolo, acidi grassi, miele, derivati farmaceutici del saccarosio), nonché un maggiore utilizzo della bagassa (scarto della canna da zucchero) come combustibile per le centrali elettriche. Sebbene non siano state divulgate cifre, la campagna saccarifera 2009-2010 è stata qualificata da fonti ufficiali come la più povera della storia cubana dal 1905, penalizzata da “errori di direzione” come ammesso dallo stesso Raul Castro lo scorso 1 agosto. Con un fabbisogno domestico pari a 700.000 tonnellate, Cuba sarà pertanto obbligata ad importare zucchero, principalmente da Brasile e Colombia, per adempiere i propri contratti di fornitura all’estero (in particolare, contratti con la Cina). A causa del passaggio dei tre cicloni, che hanno danneggiato 113.000 ettari coltivati, nel 2008 la produzione agricola non saccarifera è cresciuta solo del 1,5%, un deciso passo indietro rispetto al +18% realizzato nel 2007, che era stato a sua volta un anno di svolta dopo i deludenti risultati del 2006 (-6%) e del 2005 (-11,6%). Secondo le statistiche ufficiali, nel 2009 la produzione agricola è aumentata del 4,5%, dopo aver segnato un -9,1% nei primi sei mesi dell’anno cui hanno contribuito anche le perdite derivanti dalle difficoltà incontrate l’estate scorsa nelle attività di raccolta, trasporto, stoccaggio e distribuzione. Nel 2009 i maggiori rialzi in volume hanno riguardato la produzione di cereali (+17%), legumi secchi (+18%), carne bovina (+5,7%) e latte (+10,7%). La produzione agricola si mantiene tuttavia su livelli bassi e del tutto insufficienti per soddisfare il fabbisogno alimentare nazionale. Entro il 2013, pertanto, le autorità cubane contano di ridurre del 50% le importazioni di beni alimentari essenziali per la popolazione (riso, fagioli, latte). La questione agricola, che ha origini remote, è stata risollevata da Raul Castro in seno all’Assemblea Nazionale nel dicembre 2006 e ha portato all’istituzione di una Commissione speciale, incaricata di individuare le misure necessarie per raddrizzare la situazione. Dopo le prime misure adottate nel 2007 per stimolare la produttività dei contadini (liquidazione dell’enorme debito dello Stato, introduzione di meccanismi per il pagamento immediato dei raccolti, aumento dei prezzi pagati ai produttori di carne e latte), nel marzo 2008 le autorità cubane hanno avviato l’atteso processo di decentralizzazione burocratica di quella parte dell’agricoltura direttamente controllata dallo Stato. Tutte le decisioni relative all’assegnazione e all’uso dei terreni, all’acquisto di attrezzature e materiali e alla commercializzazione dei prodotti agricoli sono ora prese, a livello locale, da 169 delegazioni municipali per l’agricoltura, istituite nel maggio 2008, e non più dal Ministero dell’Agricoltura. Il dato più innovativo è che i delegati municipali, oltre a detenere il potere decisionale sulla gestione delle circa 150 fattorie statali, avranno anche la possibilità di guardare più da vicino le attività e le migliori pratiche delle circa 150.000 fattorie familiari e delle 4.702 cooperative private [1.762 Unidades Basicas de Produccion Cooperativa (UBPC), 739 Cooperativas de Produccion Agropecuaria (CPA) e 2.201 Cooperativas de Creditos y Servicios]. La riforma prevede anche la fusione di 104 imprese agricole statali in un unico organismo e l’aumento dei prezzi d’acquisto in moneta nazionale ad alcuni produttori (tabacco, latte, tuberi, legumi, caffé e noci di cocco).

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Nell’estate 2008 Raul Castro ha autorizzato la concessione in usufrutto delle terre oziose, per un massimo di 13,42 ettari e per un periodo di dieci anni rinnovabile, ai cittadini cubani non detentori di alcun terreno. Tale limite si eleva a 40,26 ettari per i contadini che già dispongono della proprietà o dell’usufrutto di altri terreni. Anche le persone giuridiche, fattorie statali o cooperative agricole, potranno acquisire nuovi terreni per un periodo di 25 anni rinnovabile, senza limiti di estensione. Dopo il passaggio dei tre cicloni, l’attuazione della riforma aveva subito una decisa accelerazione: a fine settembre 2008 era stato dato il via libera all’avvio delle procedure per trasferire i diritti d’usufrutto e le assegnazioni sono continuate nei mesi successivi. La riforma agraria presenta, tuttavia, alcuni punti deboli non di poco conto: 1) innanzi tutto lo Stato trasferisce non un diritto di proprietà, ma solo un diritto di usufrutto, che per di più non potrà essere né venduto né ceduto a terzi; 2) i contadini dovranno inoltre pagare un’imposta, soggetta a variazioni, per mantenere l’usufrutto delle terre; 3) lo Stato rimane titolare della definizione dei piani di produzione di ogni appezzamento, mentre il contadino è tenuto a vendere il 90% della produzione agricola allo Stato ad un prezzo che viene fissato dalle stesse autorità; 4) Lo Stato non appare intenzionato a fornire a proprie spese strumenti e materiali agricoli ai privati, ma solo a facilitarne la disponibilità e l’acquisto. In tale settore qualche beneficio della riforma potrebbe arrivare nel breve periodo a quei contadini già organizzati in cooperative dalla possibilità di disporre di più terreni e dall’ampliamento delle quote vendibili nei mercati liberi, ma l’enorme discrezionalità che lo Stato si riserva nel fissare i prezzi di acquisto e le tasse per l’usufrutto non lascia molto spazio all’ottimismo. Dall’avvio della riforma i nuovi piccoli agricoltori si sarebbero già scontrati con le prime difficoltà (terre infestate dal marabù, scarsa formazione, assenza di materiali, di strumenti e di credito). Come emerso nel suo discorso del 1 agosto 2009, Raul Castro sta puntando sullo sviluppo dell’agricoltura urbana e suburbana, che implica un minor consumo di combustibile per via della prossimità dei raccolti ai mercati e dell’uso della trazione animale, e sul miglioramento del sistema di raccolta e di distribuzione dei prodotti agricoli e di approvvigionamento della capitale. Il potenziale produttivo del settore agricolo rimane enorme. Cuba dispone, infatti, di una superficie agricola di oltre 6,6 milioni di ettari, di cui solo il 45% risulta coltivato (quasi tre milioni di ettari), mentre i restanti terreni rimangono inutilizzati perchè in stato di degrado o ricoperti dalle piante di marabù. Se attualmente lo Stato coltiva solo 700.000 ettari (il 29% dei terreni a sua disposizione), il settore non statale gestisce complessivamente quasi 2,3 milioni di ettari coltivati (54%). Come detto sopra, per il momento l’attuazione della riforma agraria si è dimostrata un fallimento, nonostante il rilancio del settore agricolo fosse considerato una “questione di sicurezza nazionale” dal Governo di Raul Castro. Gli effetti devastanti per l’agricoltura causati dai cicloni del 2008 hanno vanificato gran parte degli sforzi intrapresi, facendosi sentire anche nel 2009 e nel 2010. Fino ad oggi lo Stato cubano ha concesso in usufrutto terreni coltivabili “oziosi” per oltre un milione di ettari, di cui solo il 46% risulta attualmente utilizzato (oltre la metà per l’allevamento, il 26,8% per la coltivazione di ortaggi e vegetali e il 7,7% per le risaie) per le difficoltà sopra indicate. Fino all’agosto 2010 le richieste di terre in usufrutto da parte di cittadini cubani sono state 133.900, di cui l’83% è stato approvato. Nei primi sei mesi del 2010 la produzione agricola non ha mostrato segnali di ripresa, registrando un calo in volume del 7,5%, di cui -9,8% l’agricoltura non saccarifera e -4,8% l’allevamento: in flessione risultano le produzioni di riso, fagioli, tuberi, ortaggi, caffè e agrumi, con la sola eccezione del platano (+48%). Dallo scorso settembre le autorità cubane hanno aperto i primi negozi, parzialmente riforniti, in cui i contadini potranno acquistare liberamente in moneta locale alcune attrezzature rudimentali ed altri input agricoli. Fino ad ora ai contadini era concesso di acquistare input in cambio delle cedole statali ottenute per il pagamento dei raccolti a prezzi prefissati. I primi risultati della riforma agraria trainata dal settore privato sono attesi non prima di tre o quattro anni. In assenza di risultati concreti, la dipendenza alimentare nei confronti dell’estero è destinata a mantenersi stabile nei prossimi anni e, considerata l’attuale crisi di liquidità dello

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Stato cubano, potrebbe richiedere soluzioni alternative, come le donazioni di derrate alimentari da parte di Paesi alleati o i progetti di cooperazione allo sviluppo. Nell’ottobre 2010 il rappresentante della FAO a Cuba, Marcio Porto, ha reso noto che a Cuba l’organizzazione realizza 36 progetti di sicurezza alimentare (in primis lotta all’anemia e diversificazione produttiva) per un totale di 3,7 milioni di USD. Dal 2006 è in atto un processo di rilancio dell’industria della trasformazione alimentare (rum, birra, bevande, conserve, pasta e farine, latticini e derivati della carne, olio) mirante a ridurre le importazioni di alimenti. Nuovi investimenti sono stati destinati all’ampliamento degli impianti produttivi, al montaggio di silos climatizzati per lo stoccaggio di grano e cereali, all’acquisizione di mulini per frumento e mais, di impianti frigoriferi, ecc. L’industria mineraria è senza dubbio uno dei settori più dinamici e promettenti dell’economia cubana. Secondo le statistiche dell’US Geology Survey, Cuba dispone delle seconde riserve di nichel e cobalto a livello mondiale dietro l’Australia, la maggior parte delle quali sono localizzate nella provincia orientale di Holguin. L’Avana si colloca attualmente al sesto posto come produttore mondiale di nichel. La produzione di nichel proviene dai giacimenti Comandante René Ramos Latour a Nicaro (100% Cubaniquel, produzione annuale di 11.000 tonnellate), Comandante Ernesto Che Guevara a Punta Gorda (100% Cubaniquel, 30.000 tonnellate) e Pedro Soto Alba a Moa (Moa Niquel, impresa mista tra la cubana General Niquel S.A. e la canadese Sherritt Gordon Ltd., 33.000 tonnellate annuali). Nell’ottobre 2007 Cuba e il Venezuela hanno dato vita ad una società mista, la FEMSA, che dovrebbe dedicarsi ad attività di esplorazione e sfruttamento minerario delle zone ottenute in concessione. Nel 2009 la produzione totale di nichel e cobalto non avrebbe superato le 70.100 tonnellate (nel 2008 70.400 tonnellate), risultando di gran lunga inferiore agli obiettivi programmati. Le quotazioni mondiali del nichel al London Metal Exchange sono passate in media annuale da 37230 USD la tonnellata nel 2007 a 21111 USD nel 2008 (-43%) e a 14655 USD nel 2009 (-30%). Secondo alcuni analisti, tale crollo potrebbe portare ad una riduzione delle attività delle imprese del settore controllate al 100% dallo Stato cubano, che risultano essere alquanto inefficienti e divoratrici di carburante (117 barili di combustibile per ogni tonnellata di nichel prodotta, a fronte dei 35 barili per tonnellata necessari alla mista Moa Nichel). I prezzi mondiali del nichel dovrebbero risalire nella seconda metà del 2010 a 18.750 USD la tonnellata, per poi mantenersi sostanzialmente costanti anche nel 2011. Sul fronte consumo gli analisti prevedono per il 2010 un incremento del 10% rispetto al 2009, pari a circa 1,37 milioni di tonnellate; mentre per il 2011 le tonnellate consumate dovrebbero arrivare a 1,45 milioni, pari ad un +6% rispetto al 2010. Nel luglio 2008 Raul Castro ha adottato una disposizione denominata “Politica Minera de Cuba”, con la quale si intende promuovere la realizzazione, da parte di investitori stranieri, di progetti di prospezione e sfruttamento di minerali quali oro, argento, rame, piombo e zinco. L’industria degli idrocarburi rappresenta un altro settore con grandi potenzialità di sviluppo. Dal 1991 al 2007, grazie ad importanti investimenti stranieri pari ad oltre 500 milioni di USD, la produzione di combustibile cubano (petrolio e gas) è passata dalle 500.000 tonnellate ad oltre 4 milioni di tonnellate (80.000 barili al giorno), equivalenti al 47% del fabbisogno nazionale. Nel 2009 la produzione cubana di petrolio e gas naturale, pari a circa 4 tonnellate, è rimasta stabile sui livelli del 2008. Per coprire il fabbisogno nazionale (170 mila barili al giorno), Cuba continua a ricevere circa 100 mila barili diari di combustibile dal Venezuela, sulla base di un accordo firmato nel 2000 a condizioni molto vantaggiose: pagamento in 15 anni, al tasso d’interesse annuale del 2% con un periodo di grazia di due anni. Grazie al sostegno del Presidente Chavez, Cuba è divenuta meno vulnerabile alle forti oscillazioni del prezzo del petrolio. Inoltre, L’Avana riesporta a prezzi di mercato una parte del petrolio venezuelano sotto forma di prodotti raffinati, quota che potrebbe aumentare qualora il fabbisogno cubano dovesse diminuire per effetto dell’aumento della produzione nazionale o del buon esito dei programmi di risparmio energetico e di sviluppo delle energie rinnovabili. Nel 2008 il consumo nazionale di

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prodotti petroliferi (greggio e derivati) è diminuito del 5%, passando da 152.700 a 145300 barili al giorno. Nel dicembre 2007 Cuba ha inaugurato la riapertura della raffineria “Camilo Cienfuegos”, resa possibile da un investimento venezuelano di 136 milioni di USD (joint venture CUPET-Petroleos de Venezuela S.A.). A regime tale impianto, che attualmente ha una capacità di 65.000 barili di petrolio al giorno, dovrebbe essere in grado di raffinare circa 120.000 barili diari. Nonostante i lavori di manutenzione nelle altre due raffinerie cubane (Hermanos Diaz a Santiago e Nico Lopez a L’Avana), nel 2008 la produzione nazionale di prodotti derivati del petrolio è cresciuta del 137% rispetto al 2007, toccando quota 5,46 milioni di tonnellate (equivalenti a circa 110.000 barili al giorno). Nel 2008 i prodotti petroliferi derivati hanno rappresentato il 22% dell’export totale cubano e, dopo il nichel, costituiscono la seconda voce delle esportazioni di beni. Per contro nel 2009 si registra un forte calo della produzione di derivati del petrolio (benzina -31%, cherosene -44%, GPL -18%, oli e lubrificanti -27%), con l’eccezione del diesel (+16%). Il petrolio estratto nei blocchi “onshore” della costa nord occidentale, dove sono in corso nuove attività di esplorazione (la canadese Sherrit International, la venezuelana PDVSA, la cinese Sinopec, la vietnamita PetroVietnam) è del tipo “pesante”, con alta componente di zolfo, e risulta più difficoltoso da raffinare. Le autorità cubane sono pertanto alla ricerca di petrolio di migliore qualità nelle acque profonde del Golfo del Messico, che fanno parte della zona economica esclusiva di Cuba. Nel 1999 ben 59 blocchi “offshore” di tale zona sono stati aperti agli investimenti stranieri per attività di esplorazione: di questi blocchi, 24 sono stati dati in concessione a società straniere (Sherrit International, la spagnola Repsol YPF, l’indiana ONGC Videsh, la norvegese Statoil, Petrovietnam, la malese Petronas, la venezuelana PDVSA, la brasiliana Petrobras e, in prospettiva, il consorzio russo Zarubezhneft) e 35 sono disponibili. Nel gennaio 2008 le due società canadesi Sherrit International e Pebercan Inc., che fino a poco tempo prima controllavano il 60% della produzione di petrolio dell’isola, sono state estromesse dal blocco n. 7 (20% della produzione nazionale), regolato da un accordo di production sharing (PSA) con l’impresa cubana CUPET della durata di 16 anni in scadenza nel 2018. Nel 2009 il Governo di Raul Castro ha avviato, con finanziamenti interamente nazionali, la perforazione di 24 nuovi pozzi nel giacimento Varadero, con l’obiettivo di aumentare la produzione di petrolio e gas equivalente nella costa nord-occidentale dell’isola. Situato nella provincia di Matanzas, il giacimento Varadero, il più grande del Paese, disporrebbe di riserve provate pari a 4.500 milioni di barili e 10 miliardi di piedi cubici di gas. Nel luglio 2009 l’impresa spagnola Repsol ha annunciato di aver rinviato sine die l’avvio della campagna d’esplorazione petrolifera nella zona economica esclusiva cubana, che potrebbe contenere riserve di oro nero stimate in 20.000 milioni di barili. Il 29 luglio 2009 CUPET e il consorzio russo Zarubzhnieft (che raggruppa le principali compagnie russe, tra cui Gazprom, Lukoil e Rosneft) hanno annunciato la firma di quattro contratti per l’esplorazione di 2 blocchi offshore e 2 blocchi onshore. Ad inizio 2011 è atteso a Cuba l’arrivo di una piattaforma petrolifera, denominata “Scarabeo 9”, costruita in Cina –di proprietà della SAIPEM, una controllata della ENI– contrattata dal consorzio Repsol-Statoil per l’avvio delle perforazioni da tempo annunciate nelle acque profonde del Golfo del Messico (uno o due pozzi). L’embargo statunitense contro Cuba limita fortemente la quota di tecnologie americane utilizzabili per tali attività (massimo un 10%, incluso il software), tecnologie che dominano il mercato delle piattaforme esistenti. La costruzione della Scarabeo 9 è stata iniziata in Cina nel 2006 dalla compagnia norvegese Frigstad Discovered Invest, poi rilevata dalla SAIPEM nel 2007, e rispetta elevati standard di sicurezza ambientale. Con ogni probabilità la piattaforma, che risulta compatibile con le regole dell’embargo, sarà utilizzata anche dalle altre compagnie petrolifere concessionarie di blocchi offshore in un prossimo futuro, a cominciare dalla malese Petronas secondo indiscrezioni. Lo scorso 20 aprile l’incidente della piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum –il peggior disastro ambientale causato dall’industria petrolifera nella storia degli Stati Uniti,

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determinato da una fuoriuscita in mare di oltre 780 milioni di litri di greggio– ha sollevato preoccupazioni circa la sicurezza delle piattaforme più obsolete utilizzabili in caso di nuove prospezioni nelle autorità cubane, in quelle statunitensi e nelle compagnie petrolifere straniere concessionarie. Nell’agosto scorso, per la prima volta, la International Association of Drilling Contractos (IADC), con sede a Houston, è stata autorizzata a recarsi in missione a L’Avana per uno scambio di opinioni con le autorità cubane su questioni di sicurezza ambientale delle esplorazioni petrolifere in acque profonde. Lo scorso ottobre l’Amministrazione Obama ha annunciato il ritiro della moratoria delle perforazioni nel Golfo del Messico –in cui sono attive ben 3.800 piattaforme e oltre 50.000 pozzi di petrolio e gas– per tutte le compagnie che rispetteranno le nuove regole statunitensi di “certificazione della sicurezza”. Non è escluso, pertanto, che Washington decida di riconsiderare le proprie strategie e posizioni, anche in relazione all’utilizzo di tecnologie statunitensi, in materia di esplorazione petrolifera nel Golfo del Messico. Intanto, tra la fine 2009 e il primo trimestre 2010 la quotazione del greggio è salita di nuovo verso quota 80 USD al barile. Il 12 ottobre scorso, inoltre, l’OPEC ha rivisto in leggero rialzo le sue stime relative alla domanda mondiale di greggio per il 2010, puntando su un rialzo dell’1,3% (contro l’1,2% indicato in precedenza) a 85,59 milioni di barili al giorno sull’insieme dell’anno. Un altro settore in forte espansione, anche grazie alla tutela garantita dai brevetti internazionali, è l’industria farmaceutica e dei prodotti biotecnologici. Nel 2007 le esportazioni di farmaci e vaccini cubani, circa 180 prodotti, hanno raggiunto i 350 milioni di dollari (+25% rispetto al 2006), collocandosi per il terzo anno consecutivo al secondo posto dietro il nichel e davanti a prodotti tradizionali come il rum e i sigari. Nel 2008 le esportazioni di medicinali sono scese a 180 milioni di USD e sono state superate dalle vendite di prodotti petroliferi derivati. Per il 2009 non si hanno ancora dati ufficiali, ma l’impresa statale Farmacuba ha previsto un aumento del 22% delle esportazioni di farmaci (220 milioni di USD), soprattutto di vaccini, medicinali generici ed emoderivati. Allo stato attuale Cuba ha concluso accordi di joint-venture o di cooperazione scientifica con Sudafrica, India, Cina, Brasile, Iran, Venezuela e Vietnam. Nel giugno 2008 L’Avana ha annunciato di aver registrato il primo vaccino terapeutico per il cancro al polmone, denominato CIMAVAX EGF. Nel 2009 il Nimotuzumab, un altro prodotto farmaceutico contro i tumori, sviluppato dall’impresa cubano-canadese CIMYM, ha ottenuto il rinnovo dell’autorizzazione ad essere testato clinicamente negli Stati Uniti (in deroga all’embargo) e dovrebbe essere sottoposto all’esame della Foods and Drugs Administration in vista di una sua possibile commercializzazione negli States. Comparto ad alto consumo energetico, l’industria siderurgica e meccanica negli ultimi anni si è risollevata grazie alle forniture energetiche stabili garantite dal Venezuela e all’utilizzo dei materiali metallici derivanti dai programmi di riciclaggio e di sostituzione degli elettrodomestici. Proprio con il Venezuela, Cuba ha costituito due imprese miste in tale settore: in Venezuela un’acciaieria (51% Aceros del Alba, 49% Acinox) per la produzione di 500.000 tonnellate di acciaio all’anno per un investimento di circa 1.500 milioni di dollari, e a Cuba un impianto di Ferroníquel (51% cubano, 49% venezuelano), che garantirà le forniture della materia prima all’acciaieria venezuelana. La politica di sostituzione delle importazioni voluta da Raul Castro ha portato a nuovi investimenti anche per la modernizzazione dell’industria leggera. Nel 2007 sono state acquisite nuove tecnologie e nuovi macchinari (soprattutto dalla Cina) e si è promossa l’adozione generalizzata di sistemi di controllo della qualità. I settori maggiormente coinvolti riguardano il tessile, i prodotti in cuoio, le calzature, i prodotti poligrafici e i mobili. L’auspicio delle autorità cubane è di poter arrivare ad esportare tali prodotti in un prossimo futuro. Per quanto riguarda il turismo, da gennaio a dicembre 2009 i visitatori stranieri a Cuba sono stati circa 2,5 milioni, in crescita del 3,3% rispetto al 2008, soprattutto grazie all’aumento

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dell’11,8% degli arrivi dal Canada, primo Paese emissore con quasi il 38% del mercato (914.884 arrivi) davanti a Regno Unito (-11,1%, 172.318), Spagna (+6,6%, 129.224), Italia(-6,1%, 118.347), Germania (-7,4%, 93.437), Francia (-8%, 83.478) e Messico (-26,8%, 61.487). Per L’Avana si tratta del miglior risultato degli ultimi sette anni, che conferma la marcata dipendenza dell’isola caraibica dal turismo canadese, in fase di costante crescita (nel 2009 +62,4% degli arrivi rispetto al 2004). Nel 2009 si è registrato, inoltre, anche un balzo del 30% del turismo dei cubani residenti all’estero. Nello stesso anno i visitatori in provenienza dagli Stati Uniti, pari a 52.455, sono cresciuti del 25,2% rispetto al 2008. Nel marzo 2008 le autorità cubane hanno abrogato il divieto per i cubani di soggiornare negli alberghi destinati agli stranieri, misura che sta avendo un effetto positivo sull’andamento del settore. Nel 2009 il Ministero del turismo cubano si è spinto oltre ed ha elaborato offerte di pacchetti turistici per favorire l’afflusso di turisti cubani, residenti o non, negli hotel. Negli anni a venire i flussi turistici verso Cuba potrebbero aumentare per effetto delle nuove misure in favore dei cubani americani adottate negli Stati Uniti nel settembre 2009 e di eventuali nuove aperture. Nonostante il buon andamento dei flussi turistici, nel 2009 le entrate derivanti dal turismo internazionale, pari a circa 2,1 miliardi di USD –comprendenti anche il trasporto internazionale, pari a 180 milioni di USD–, sono diminuite del 10,3% rispetto al 2008. Da gennaio ad agosto 2010 si registra un aumento dell’1,8% degli arrivi di turisti nell’isola (circa 1,8 milioni) e un’inversione di tendenza nel flusso di introiti (+3,9%) rispetto allo stesso periodo del 2009. L’Italia, che negli ultimi anni ha occupato alternativamente la terza o la quarta posizione come Paese emissore di turisti, nei primi otto mesi dell’anno si colloca saldamente al terzo posto e addirittura in fase ascendente (+1,9%, 81.640 arrivi), secondo Paese dell’UE dietro al Regno Unito (-2%, 116.722) e davanti la Spagna (-20,3%, 72.027), in netta flessione, la Germania (-1,3%, 60.398) e la Francia (-9,4%%, 56.907). Se i flussi di turisti provenienti dal Canada, che si colloca saldamente al primo posto, si sono mantenuti sostanzialmente stabili(-0,6%, 700.019), i principali rialzi hanno riguardato Paesi che non figurano tradizionalmente tra i principali emissori di turisti quali il Messico (+21,1%, 47.070), l’Argentina (+15,4%, 43.375), la Russia (+32%, 31.073), il Venezuela (+16,1%, 20.852) e il Brasile (+16,9%, 9.754). Il rialzo degli arrivi dal Venezuela di Chavez lascia intravedere scenari di turismo sociale a Cuba nei prossimi anni. Nel quadro della terza Fiera internazionale del turismo (FITVEN 2010) tenutasi dall’8 al 12 settembre a Caracas, si è svolta anche la prima Fiera del turismo dei Paesi membri dell’ALBA (FITALBA): in tale occasione è stata annunciata l’intenzione di creare entro la fine del 2011 una compagnia aerea dei Paesi associati, con l’obiettivo di assicurare tariffe popolari, più convenienti rispetto a quelle proposte dalle compagnie commerciali. Il progetto potrebbe essere finanziato con un credito del Banco dell’ALBA. I principali gruppi turistici cubani –in primo luogo Gaviota, di proprietà delle Forze Armate Rivoluzionarie, quindi Gran Caribe, Cubanacan e Habaguanex– tendono sempre più frequentemente a gestire in proprio gli alberghi a spese dei partner stranieri. Cuba dispone di 66 strutture alberghiere amministrate da 13 gruppi stranieri, equivalenti ad un offerta di 27.909 camere (cui si aggiungono 5.500 camere costruite mediante le cd. Associazioni economiche internazionali). Secondo le statistiche ufficiali, la capacità ricettiva dei poli turistici cubani è in netta e progressiva crescita negli ultimi anni: nel 2009 il numero delle strutture turistiche e delle camere nell’isola caraibica è cresciuto, rispettivamente, dell’8,4% e del 7,1% rispetto al 2008–registrando un +15,3% ed un +13,2% rispetto al 2004– ed è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni. Come da tradizione, l’ONE non ha pubblicato dati ufficiali su costi, spese, ammortamenti e investimenti relativi all’industria del turismo cubano nel 2009, statistiche che rimangono un mistero e che risulterebbero comunque di difficile quantificazione a causa dell’anomalo sistema di contabilità cubano, basato su due valute considerate, contabilmente, di pari valore.

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Dal 2007 è in atto a Cuba una progressiva riapertura nei confronti degli investimenti esteri, soprattutto nel settore delle infrastrutture turistiche non alberghiere (marine, campi da golf e parchi tematici), con particolare riguardo alle zone dell’isola ancora pressoché vergini. Attualmente a Cuba esistono 14 marine facenti capo all’impresa statale Marlin S.A. (Ministero del turismo) o alla Gaviota S.A. (Marina Hemingway, Marina Tararà, Marina Cayo Largo, Marina Darsena di Varadero, Marina Varadero, Marina Chapelin, Marina Cienfuegos, Marina Trinidad, Marina Cayo Coco-Guillermo, Marina Santiago, Marina Internacional Vita Gaviota, Marina Gaviota Cayo Santa Maria, Marina Gaviota Varadero, Marina Gaviota Cabo de San Antonio), la maggior parte delle quali situate nella costa settentrionale dell’isola. Oltre ai progetti di espansione ed ampliamento delle marine attualmente in corso di esecuzione, le autorità cubane progettano la costruzione di nuove marine, tra cui una marina internazionale a Baracoa. L’avvio dei lavori per la ristrutturazione e l’ampliamento del porto del Mariel ha creato infine molte aspettative circa la possibile riconversione del porto di L’Avana, attualmente chiuso alle imbarcazioni private, in una marina turistica. Lo scorso 1 agosto il Ministro del turismo cubano, Manuel Marrero, ha annunciato che dal gennaio 2011 saranno avviati negoziati con le imprese straniere interessate alla costruzione di 16 campi da golf nelle province di Holguin, Pinar del Rio e Varadero (attualmente ne esistono uno a L’Avana e uno a Varadero), comprendenti anche alcuni progetti immobiliari, in particolare la costruzione di ville residenziali annesse. Per questi ultimi progetti sarebbe prevista la possibilità di compravendita delle ville da parte di stranieri come avvenuto nel 1995. In tale occasione la legge cubana n. 77 del 5 settembre 1995 aveva dato il via libera agli investimenti esteri nel comparto dell’immobiliare residenziale limitatamente ai residenti temporanei a Cuba, ma tale apertura era stata oggetto di un ripensamento e di una moratoria nel 2000. Allo stato attuale le uniche, assai limitate opportunità di acquisto riguardano gli appartamenti ubicati all’interno di immobili costruiti da società miste, che sono stati venduti agli stranieri nel periodo dal 1995 al 2000: rispetto a questi esiste comunque un diritto di prelazione a favore dello Stato cubano in caso di eventuale cessione da parte del proprietario straniero. Il quadro giuridico delle nuove aperture annunciate nel corso del 2010 –che in linea con i principi della Rivoluzione cubana non prevede l’introduzione di un vero diritto di proprietà privata nel settore immobiliare residenziale– non è stato ancora definito dalle autorità cubane: un decreto di recente adozione avrebbe già introdotto la concessione in usufrutto fino a 90 anni, anche a favore degli stranieri, delle proprietà di nuova costruzione (cd “enclave di lusso”), ma sono tuttora allo studio molti altri aspetti giuridici non trascurabili. Nel suo intervento il Ministro Marrero ha ricordato che è necessario definire lo “stato migratorio degli stranieri che diventeranno proprietari di tali case” e che tale processo potrà pertanto essere avviato solo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di “otto strumenti giuridici” considerati fondamentali, prevista entro la fine del 2010. Circa 23 milioni di dollari sarebbero stati inoltre stanziati per la creazione di una catena di 50 piccoli alberghi di lusso (Hoteles Encanto), facendo ricorso al recupero di edifici storici in tutto il territorio cubano, molti dei quali già ultimati ed operativi. Nei prossimi anni le autorità cubane sono orientate a costruire, con capitali spagnoli e cinesi, una decina di alberghi a quattro e cinque stelle nella zona della capitale (Marina Hemingway, Monte Barreto, Avana Vecchia e Tararà) e, con fondi propri, quattro hotel di lusso nei poli balneari di Varadero, Cayo Coco, Guardalavaca e Trinidad. L’Avana starebbe, pertanto, puntando sul turismo di nicchia (turismo nautico, turismo sportivo/campi da golf, hotel di lusso/charme, turismo di salute/spa, turismo ecologico) –con risultati alterni in alcuni casi e margini di miglioramento notevoli– con l’obiettivo di sfruttare appieno le enormi potenzialità naturalistiche e patrimoniali del Paese e rilanciare l’economia cubana in tempi di crisi mondiale. Dal 24 al 26 marzo 2010 si sono riuniti in Messico, a Cancun, i rappresentanti dell’industria turistica di Stati Uniti e Cuba per iniziare a

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valutare le possibili modalità di gestione dei flussi di visitatori statunitensi a Cuba, stimati in circa 1,7 milioni di arrivi l’anno, in vista di possibili aperture legislative negli States. I flussi di turisti italiani a Cuba sono scoraggiati principalmente dal cattivo rapporto qualità-prezzo che si riscontra anche nelle migliori strutture turistiche cubane. Ciò fa si che il turista italiano preferisca altre mete nella stessa regione caraibica, già caratterizzata da una forte concorrenza (ad esempio la Repubblica Dominicana e Cancún in Messico offrono, a parità di pacchetto, risparmi che possono arrivare al 30%). Inoltre, il nostro turismo è fortemente penalizzato dalla scarsezza dei voli diretti da e per l’Italia, che vengono serviti da compagnie aeree private, come ad esempio la Blue Panorama, con frequenze generalmente bisettimanali, mentre, ad esempio, Francia e Spagna hanno voli giornalieri delle rispettive compagnie di bandiera.

TURISMO. VISITATORI INTERNAZIONALI PER PAESI

PAESI GENNAIO-AGOSTO 2009 2010 Var. (%)

Totale 1 737 058 1 769 058 +1,8

Canada 704 552 700 019 -0,6

Inghilterra 119 120 116 722 -2

Italia 88 884 81 640 -8,1

Spagna 90 419 72 027 -20,3

Germania 61 219 60 398 -1,3

Francia 62 799 56 907 -9,4

Messico 38 877 47 070 +21,1

Argentina 37 598 43 375 +15,4

Russia 23 539 31 073 +32

Olanda 22 301 21 767 -2,4

Venezuela 17 953 20 852 +16,1

Portogallo 19 729 13 631 -30,9

Colombia 14 182 13 249 -6,6

Cile 12 791 12 771 -0,2

Svizzera 10 355 10 678 +3,1

Perù 9 589 10 505 +9,6

Brasile 8 341 9 754 +16,9

Belgio 10 868 9 223 -15,1

Altri 383 942 437 397 +13,9

Fonte: Oficina Nacional de Estadísticas de Cuba - www.one.cu

b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri

Cuba intrattiene relazioni commerciali con 176 Paesi in tutto il mondo, ma i principali Paesi partner risultano essere solo 14, appartenenti a quattro grandi zone: l’America Latina (Venezuela, Brasile e Messico), l’America del Nord (Canada e Stati Uniti), l’Europa (Spagna, Italia, Germania, Olanda e Francia) inclusa la Russia, e l’Asia (Cina, Vietnam e Giappone). Come detto sopra, stando ai dati dell’ONE, le importazioni cubane di beni e servizi sono diminuite del 37% e le esportazioni del 17%. Nel 2009 il saldo degli scambi di beni e servizi, che nel 2008 era stato negativo per 2,3 miliardi di USD, è ritornato positivo a 1,3 miliardi di USD, grazie ad una drastica riduzione delle importazioni. Anche il saldo della bilancia

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commerciale relativa al 2009 (che fornisce alcune indicazioni sulla competitività dell’apparato industriale e sui livelli della produzione delle materie prime), pari ad un deficit di 6 miliardi di USD, è stato quasi dimezzato rispetto al 2008, attestandosi sui livelli del triennio 2005-2007. Nel 2008 il deficit della bilancia commerciale aveva raggiunto la cifra abnorme di 11,2 miliardi di dollari, pari al 20% del PIL corrente e ad un aumento del 70% rispetto all’anno precedente. Nel 2007 il deficit commerciale ammontava a 6,4 miliardi di dollari, un cifra che già allora risultava quasi tre volte superiore al deficit di 2,3 miliardi del 2003. Nel 2009 le donazioni cubane concesse sono scese ad una modesta quota di 6,3 milioni di USD (62 milioni nel 2008), mentre le donazioni ricevute dall’estero sono balzate a quota 400 milioni di USD (179 milioni nel 2008). Nel 2009, per la prima volta dagli anni Novanta, le esportazioni cubane di servizi, che rappresentano un indicatore del sostegno venezuelano all’economia cubana e degli introiti derivanti dal turismo, hanno registrato una variazione negativa: 7,3 miliardi di USD rispetto agli 8 miliardi nel 2008. Nel 2009 i tre principali prodotti dell’export cubano sono stati, nell’ordine, il nichel e il cobalto (874 milioni di USD, nonostante il calo delle quotazioni internazionali, rispetto ai 1,5 miliardi nel 2008 e alla cifra record di 2,1 miliardi nel 2007), i prodotti chimici (568 milioni di USD, pari ad un incremento del 63%, rispetto ai 348 milioni nel 2008), tra cui figurano anche i prodotti biotecnologici (vaccini contro la meningite, l’epatite B, EPO, anticorpi per il trattamento del cancro) e i prodotti petroliferi, favoriti dalla ripresa della produzione nella raffineria di Cienfuegos nel 2008. Nel 2009 alcuni prodotti agricoli tradizionali esportati, quali lo zucchero e i suoi derivati (225 milioni) e il tabacco (213 milioni) mantengono una posizione importante. Le importazioni cubane, equivalenti al 14,6% del PIL nazionale nel 2009 (23% del PIL nel 2008), sono costituite in prevalenza da tre categorie di prodotti: petrolio, macchinari e apparecchiature e derrate alimentari. Cuba importa inoltre metalli, prodotti dell’industria manifatturiera, veicoli ed altri mezzi di trasporto. Le statistiche pubblicate dal Consiglio economico e commerciale USA-Cuba (USTEC) rivelano che nel 2009 Cuba avrebbe importato alimenti dagli Stati Uniti per un valore di 528,5 milioni di USD (nel 2008 710 milioni di USD). Nel 2000, con la legge TSRA (Trade Sanctions and Reform Export Enhancement Act), gli Stati Uniti avevano autorizzato le esportazioni di alimenti verso Cuba in deroga all’embargo, introducendo tuttavia l’obbligo di pagare anticipatamente –prima che le navi salpino dalle coste statunitensi– ed in contanti. Tra i principali prodotti acquistati da Washington figurano mais, grano, pollo, fagioli, soia e olio di soia. Negli Stati Uniti varie associazioni nazionali di produttori agricoli (mais, riso) ed alcuni Stati (Texas, Dakota del Sud, California) si sarebbero mobilitati per chiedere al Presidente Obama una normalizzazione delle regole sull’interscambio di prodotti agricoli con Cuba, a cominciare dall’eliminazione delle ulteriori pesanti restrizioni ai pagamenti imposte dall’Amministrazione Bush nel 2005. Con la Legge Omnibus del marzo 2009 il Congresso USA ha quindi approvato misure di facilitazione per la vendita di generi alimentari e di medicinali a Cuba, cui hanno fatto seguito nuove misure per facilitare i viaggi d’affari connessi alla vendita di tali prodotti ad inizio settembre 2009. A seguito del via libera dato dal Congresso nel dicembre 2009, il 9 marzo 2010 l’OFAC ha adottato un emendamento delle Cuban Assets Control Regulations che rende più flessibili le condizioni dei pagamenti in contanti per gli acquisti di alimenti. Tali misure non sembrano aver sortito finora particolari effetti positivi per le esportazioni agricole statunitensi. Secondo l’USTEC, nel primo semestre 2010 le importazioni cubane di alimenti dagli States, pari a 220 milioni di USD, sarebbero crollate del 28% rispetto allo stesso periodo del 2009, il peggior risultato negli ultimi quattro anni.

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Sulla base degli ultimi dati dell’ONE, nel 2009 i principali Partner commerciali di Cuba, con riguardo al valore dell’interscambio di merci, sono stati nell’ordine:

1) Venezuela (3,1 miliardi di dollari, pari a 26,6% del totale, -35,8% rispetto al 2008) 2) Cina (1,7 miliardi, pari a 14,3%, -21,8%) 3) Spagna (907 milioni, pari a 7,7%, -36,4%) 4) Canada (726 milioni, pari a 6,2%, -48,6%) 5) Stati Uniti (675 milioni, pari a 5,7%, -29,8%) 6) Brasile (578 milioni, pari a 4,9%, -9,9%) 7) Italia (352,7 milioni, pari a 3% del totale, -36,1% rispetto al 2008) 8) Messico (317 milioni, pari a 2,7%, -17%) 9) Germania (304 milioni, pari a 2,6%, -24,6%) 10) Olanda (302 milioni, pari a 2,6%, -21,6%) 11) Russia (283 milioni, pari a 2,4%, -12,8%) 12) Vietnam (279 milioni, pari a 2,4%, -45,9%) 13) Francia (185 milioni, pari a 1,6%, -32,1%) 14) Algeria (170 milioni, pari a 1,4%, -31,2%) 15) Argentina (142 milioni, pari a 1,2%, +1,6%)

Dopo l’enorme balzo in avanti del 2008 (+81,6%), nel 2009 il Venezuela si conferma –pur avendo registrato una flessione degli scambi commerciali del 35,8% rispetto all’anno precedente– il principale partner commerciale di Cuba, saldamente davanti anche alla Cina (-21,8%), con una quota dell’interscambio pari al 26,6% del totale, circostanza che accresce ulteriormente la dipendenza commerciale di L’Avana nei confronti di Caracas. Risultano, invece, marcati i crolli registrati nel 2009 dal Canada (-48,6%), che nel 2007 aveva quasi raddoppiato il flusso di scambi con Cuba e si mantiene ora al quarto posto, e dall’emergente Vietnam (-45,9%), passato in un anno dall’ottavo al dodicesimo posto. La Spagna ha registrato un discreto - 36,4%, che le consente di mantenere il terzo posto davanti al Canada. Al quinto posto rimangono stabili gli Stati Uniti (-29,8%). Le vere sorprese in tempi di crisi mondiale sono costituite dall’Argentina (+1,6%), quindicesima, dal Brasile (-9,9%), che mantiene il sesto posto, dal Messico (-17%), passato dall’undicesima all’ottava posizione, e dalla Russia (-12,8%), undicesima, che conferma il buon andamento dei rapporti governativi. Dopo il balzo del 33% degli scambi con Cuba ottenuto nel 2008, nel 2009 l’Italia ha registrato una flessione del 36,1%, ma mantiene saldamente il settimo posto, incalzata ora dal Messico e non più dal Vietnam. Germania (-24,6%) e Olanda (-21,6%) mantengono, rispettivamente, la nona e la decima posizione. Sulla base degli ultimi dati ufficiali, nel 2009 i principali paesi esportatori di merci a Cuba sono nell’ordine, per valore delle esportazioni:

1) Venezuela (2,6 miliardi di dollari, pari a 29,2% del totale, -41,8% rispetto al 2008) 2) Cina (1,1 miliardi, pari a 13,1%, -20,9%) 3) Spagna (752 milioni, pari a 8,4%, -38,9%) 4) Stati Uniti (675 milioni, pari a 7,6%, -29,8%) 5) Brasile (508 milioni, pari a 5,7%, -15,2%) 6) Italia (323,6 milioni, pari a 3,6% del totale, -33,7% rispetto al 2008) 7) Messico (303 milioni, pari a 3,4%, -17,8%) 8) Canada (291 milioni, pari a 3,3%, -55,5%) 9) Vietnam (276 milioni, pari a 3,1%, -46,3%) 10) Germania (275 milioni, pari a 3,1%, -27,1%) 11) Russia (195 milioni, pari a 2,2%, -27,3%) 12) Algeria (169 milioni, pari a 1,9%, -30,6%) 13) Francia (139 milioni, pari a 1,6%, -38,4%) 14) Argentina (117 milioni, pari a 1,3%, -6,1%)

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15) Giappone (88 milioni, pari a 1%, -42,3%) 16) Olanda (65 milioni, pari a 0,7%, -32,6%)

Le cifre sopraindicate confermano il ruolo preminente del Venezuela, che assorbe il 29,2% delle esportazioni verso Cuba (in lieve flessione rispetto al 31,4% nel 2008). A parte l’eccezione venezuelana, nel 2009 la politica cubana di diversificazione dei Partner commerciali si è manifestata nei rialzi delle quote di esportazione di altri Paesi come Cina, Brasile e Messico. Nel 2009, nonostante la flessione del suo export verso Cuba, l’Italia risale dall’ottavo al sesto posto, superando il Vietnam e il Canada. Nel 2009 i principali paesi importatori di merci cubane, sempre per valore di importazione, sono stati nell’ordine:

1) Venezuela (533 milioni di dollari, pari a 18,5% del totale, +28,8% rispetto al 2008) 2) Cina (516 milioni, pari a 17,9%, -23,7%) 3) Canada (434 milioni, pari a 15,1%, -42,6%) 4) Olanda (236 milioni, pari a 8,2%, -17,9%) 5) Spagna (154 milioni, pari a 5,4%, -20,6%) 6) Russia (87 milioni, pari a 3%, +56,7%) 7) Brasile (69 milioni, pari a 2,4%, +66,4%) 8) Antille olandesi (59 milioni, pari a 2%, -8,8%) 9) Francia (45 milioni, pari a 1,6%, -0,9%) 10) Singapore (34 milioni, pari a 1,2%, -70,7%) 11) Angola (33 milioni, pari a 1,2%, +355,9%) 12) Germania (29 milioni, pari a 1%, +8,9%) 13) Italia (29 milioni, pari a 1% del totale, -54,3% rispetto al 2008)

Da tali dati emerge che nel 2009, con un balzo degli acquisti del 28,8% rispetto al 2008, il Venezuela di Chavez è diventato il primo Paese importatore di merci cubane, superando la Cina (-23,7%) e il Canada (-42,6%). L’Olanda (-17,9%) e la Spagna (-20,6%) si mantengono, rispettivamente, in quarta e quinta posizione. Scalano posizioni anche la Russia (+56,7%), passata dal nono al sesto posto, e il Brasile (+66,4%), passato dalla quattordicesima alla settima posizione. La Francia, in flessione dello 0,9%, sale al nono posto, collocandosi dietro le Antille olandesi (-8,8%), ottave. Da menzionare l’ascesa dell’Angola (+355,9%), undicesima davanti ad una buona Germania (+8,9%). Nel 2009 l’Italia registra invece un crollo delle importazioni da Cuba (-54,3%), passando dall’ottavo al tredicesimo posto. Rispetto al 2008 risultano modeste le performance di Panama, Repubblica Dominicana e Costa Rica. Le ultime statistiche regionali disponibili relative al 2009 rivelano che i Paesi dell’America, trainati da Venezuela, Canada, Stati Uniti, Brasile e Messico, hanno rappresentato complessivamente il 51,8% del totale dell’interscambio cubano di beni. I Paesi europei (inclusi i Paesi extra-UE come la Russia) hanno rappresentato il 23,3% del totale, favoriti dalle quote della Spagna (7,7%) e dell’Italia (3%), collocandosi davanti al continente asiatico (21,1%), penalizzato dalle modeste performance del Vietnam e del Giappone. Per quanto concerne l’Unione Europea, secondo gli ultimi dati della Commissione Europea (2010), nel 2009 il totale dell’interscambio UE-Cuba è stato di 1,4 miliardi di Euro, in netto calo rispetto ai 2,1 miliardi del 2008. Tra i partner commerciali dell’UE Cuba è scesa dal settantasettesimo al settantanovesimo posto. Con una quota del 19,4% dell’interscambio cubano, l’UE è il secondo partner commerciale di Cuba, dietro il Venezuela e davanti alla Cina. Nel 2009 le esportazioni verso Cuba, pari a un miliardo di Euro, hanno registrato un crollo del 35,9% rispetto al 2008, mentre le importazioni da Cuba, pari a 356 milioni di Euro, sono diminuite del 19,4%. Nel 2009 il deficit commerciale cubano nei confronti dell’UE ha toccato

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quota 704 milioni di Euro. Nel 2009 i principali Paesi UE che hanno importato da Cuba sono stati, nell’ordine, l’Olanda, la Spagna e la Francia, mentre tra i più importanti Paesi esportatori figurano la Spagna, l’Italia e la Germania. La revoca delle sanzioni contro Cuba decisa dall’UE nel giugno 2008 –cui ha fatto seguito nei mesi successivi la ripresa della cooperazione tra la Commissione europea e Cuba– non sembra aver offerto, almeno per il momento, particolari opportunità d’affari per le imprese europee, nonostante l’esistenza di una politica cubana di diversificazione dei propri Partner commerciali. L’Avana persegue una politica regionale attiva nei Caraibi e con il Venezuela costituisce uno dei due pilastri dell’ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe), un accordo di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell’America Latina ed i paesi caraibici (oltre a Venezuela e Cuba, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Dominica, Antigua y Barbuda, San Vicente y las Granadinas), nato dall’iniziale accordo di cooperazione tra Chavez e Fidel Castro del dicembre 2004. Focalizzato sulle problematiche concernenti povertà, analfabetismo e malnutrizione, l’accordo di cooperazione, in cui si rivendica il carattere antimperialista, anticapitalista e socialista dell’organizzazione (che in ambito Mercosur e UNASUR non è presente), si propone come alternativa all’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), incentrata su politiche neoliberali e sostenuta dagli Stati Uniti. Tra i Paesi membri dell’ALBA si realizzano importanti scambi “energia-sanità” (ad es. Tra Venezuela e Cuba), “energia educazione” (ad es. tra Venezuela-Cuba e Bolivia) ed “energia-alimenti” (ad es. tra Venezuela e Nicaragua). La strategia energetica è il pilastro fondamentale dell’ALBA, mentre Petrocaribe, creato nel 2005, e il Banco del ALBA (BALBA) costituiscono gli strumenti operativi dell’organizzazione. Dal 27 gennaio 2010 è entrato in vigore il SUCRE (“Sistema Único de Compensación Regional”), la moneta virtuale comune ai Paesi membti dell’ALBA, creata nell’ottobre 2009, la cui prima transazione commeciale è stata l’esportazione di riso venezuelano a Cuba il 4 febbraio scorso. Il 6 luglio scorso il Venezuela ha acquistato 5.400 tonnellate di riso all’Ecuador, realizzando la seconda transazione commerciale attraverso un sistema alternativo al dollaro. Nel dicembre 2008 Cuba è entrata a far parte del Gruppo di Rio, un’organizzazione politica degli Stati dell’America latina e dei Caraibi nata nel 1986 in alternativa all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA, di cui sono membri gli Stati Uniti) allo scopo di risolvere i conflitti e dare impulso alla democrazia nella regione. Dal 2008 le autorità cubane non pubblicano alcun dato ufficiale sul debito estero. Da un rapporto del Banco Central de Cuba emerge che nel 2007 il debito estero attivo, ossia su quella parte del debito estero globale che le autorità cubane intendono onorare, sarebbe cresciuto del 14,3% rispetto al 2006, attestandosi a quota 8,9 miliardi di dollari, equivalenti al 14,4% del PIL nazionale. Il debito attivo è composto da debito ufficiale (bilaterale) per un 51%, debito bancario per un 21% e debito commerciale per un 28%. Nel 2008 il debito attivo è stato stimato in crescita dell’11,2% rispetto al 2007 e sarebbe ammontato a circa 10 miliardi di dollari, pari al 15,8% del PIL corrente. Nell’estate 2008 Cuba ha interrotto i pagamenti dei debiti ristrutturati nel 2000 con il Giappone e con la Germania, e del debito con la Francia, che era stato rinegoziato ad inizio 2008. Nel corso del 2009 la Banca centrale cubana avrebbe chiesto ai propri creditori stranieri una proroga di un anno per il pagamento delle obbligazioni emesse nel maggio 2007 (150 milioni di Euro al 9% e 50 milioni all’8,5%) e scadute nel maggio 2009. Dal 2005 una parte del debito attivo è costituita, infatti, da obbligazioni quotate nella borsa di Londra (London Stock Exchange’s Professional Securities Market”). Tutto ciò ha dimostrato come la situazione di tesoreria dello Stato cubano per le operazioni in valuta sia critica e stia progressivamente degenerando. Il debito estero immobilizzato, per il quale vige una moratoria unilaterale dal 1986, negli ultimi anni si è stabilizzato intorno ai 7,6 miliardi di USD, di cui circa il 60% spetta ai creditori del Club di Parigi. A tale ammontare va aggiunto il debito di circa 20-25 miliardi di USD nei confronti dell’ex Unione Sovietica, non riconosciuto da Cuba.

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Dal 2001 l’ONE non pubblica statistiche sugli investimenti diretti esteri (IDE) a Cuba. Nel marzo 2009, a seguito del rimpasto governativo deciso da Raul Castro, è stato istituito il Ministero del commercio estero e dell’investimento straniero (il nuovo acronimo è MINCEX), un super Ministero nato dalla fusione tra l’allora Ministero per gli Investimenti Esteri e la cooperazione economica (MINVEC) e l’allora Ministero del Commercio Estero (MINCEX). La nascita del nuovo Ministero dovrebbe garantire un maggiore impulso e una migliore organicità a tutte le iniziative d’affari che le imprese straniere volessero realizzare con partner cubani a Cuba o all’estero. Nel suo “World Investment Report 2010” l’UNCTAD (CNUCED) indica che a Cuba nel 2009 i flussi d’investimento estero diretto in entrata, pari a 31 milioni di USD–equivalenti allo 0,07% del totale nella regione dei Caraibi– hanno registrato una flessione del 13,9% rispetto al 2008 (36 milioni). Nel 2009 lo stock di FDI in entrata è aumentato del 16,2%, raggiungendo quota 215 milioni di USD (185 milioni nel 2008). Senza fornire ulteriori dettagli, la CEPAL conferma la flessione dei flussi di FDI a Cuba nel 2009, che risulta tuttavia inferiore a quella media dei Paesi dell’America Latina, anche grazie all’apporto del Venezuela e al sostegno crescente di partner come Cina, Russia, Brasile e Angola. Si osserva, inoltre, che nel biennio 2009-2010 alcune imprese straniere che a Cuba disponevano di ingenti fondi in valuta non trasferibili all’estero potrebbero aver deciso di reinvestirli in altre operazioni in territorio cubano. Secondo gli ultimi dati relativi al 2009, pubblicati dalla Camera di Commercio di Cuba nella sua rivista trimestrale “Cuba Foreign Trade” (2/2010) in vista della FIHAV 2010, le imprese cubane associate con un partner straniero attive nel Paese sono 307, di cui 218 imprese miste o “associazioni economiche internazionali” (AEI) , 69 contratti d’amministrazione alberghiera, 14 produzioni cooperate e 6 contratti d’amministrazione industriale o di servizi. Di queste 307 associazioni con partner stranieri, ben 46 sono state costituite all’estero, principalmente in Venezuela, Cina e Angola. Secondo tali dati ufficiali, il turismo, l’industria petrolifera e l’industria agroalimentare rappresentano il 41% del totale delle AEI attive. Tra i settori con maggiori introiti figurano l’industria petrolifera (petrolio, derivati del petrolio, gas ed elettricità), le telecomunicazioni e l’industria mineraria (nichel e cobalto), che complessivamente rappresentano il 52% del totale. La marcata diminuzione delle imprese miste, che nel 2002 erano ben 403, è dovuta essenzialmente all’orientamento delle autorità cubane, che dal 2004 hanno deciso di prendere in considerazione solo progetti di investimenti di grandi proporzioni, presentati da partner di provate capacità finanziarie e tecnologiche. Le cosiddette “produzioni cooperate” –peculiari contratti di collaborazione industriale, che spesso costituivano la prima fase per la successiva costituzione di un’impresa mista– sono state oggetto di una riduzione ancora più drastica: se nel 2003 se ne contavano ben 441, nel 2009 erano solo 14. Nel 2009 i principali Paesi investitori, con riguardo al numero di AEI attive, sono stati la Spagna (25%, senza considerare i contratti d’amministrazione), il Venezuela (15%) –balzato dal sesto al terzo posto, superando l’Italia– il Canada (14%) e l’Italia (11%). Se si prende in considerazione il livello di attività (fatturazione) il Venezuela si colloca al primo posto (27%), a seguito della messa in funzione della raffineria di Cienfuegos nel 2008, davanti a Italia (18%), Canada (16%) e Spagna (16%). Nel 2010 le autorità cubane hanno annunciato la costituzione di nuove associazioni nei settori relativi all’industria petrolifera, all’industria mineraria, all’energia, allo sviluppo di infrastrutture portuali, alla produzione di vetro e di imballaggi di vetro, alla costruzione di nuovi alberghi e all’industria agroalimentare, con imprese straniere di Venezuela, Angola, Russia, Cina e Brasile. L’Avana pare puntare con decisione ad un rafforzamento dell’integrazione economica con Caracas che non sia limitato agli scambi di beni e servizi ma favorisca piuttosto la costituzione di imprese miste e la realizzazione di grandi

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progetti di sviluppo in entrambi i Paesi. È lecito attendersi, pertanto, che i flussi di investimenti esteri tra il Venezuela e Cuba possano aumentare ulteriormente nei prossimi anni.

c) Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali

I dati ISTAT relativi al 2009 rivelano che l’interscambio commerciale tra Italia e Cuba ha segnato un deficit di 163,4 milioni di Euro, inferiore rispetto al deficit di 245,6 milioni di Euro registrato nel 2008. Nel 2009 le esportazioni italiane di merci verso Cuba, pari a 186 milioni di Euro, sono diminuite del 36,9% rispetto al 2008 (295 milioni di Euro). Il crollo dell’export italiano verso Cuba si spiega soprattutto con la crisi mondiale, con la difficile situazione dell’economia cubana e con la connessa scelta governativa di ridurre le importazioni per ristabilire l’equilibrio della bilancia dei pagamenti. Nel 2009 si registra un netto calo delle esportazioni italiane in quasi tutti i settori merceologici: macchinari (-33,7%, 63,2 milioni di Euro), prodotti chimici (-30,8%, 23,8 milioni), prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-54%, 10,1 milioni), articoli in gomma e in materie plastiche (-38,7%, 10,6 milioni), prodotti in metallo (-48,2%, 8,9 milioni) e della metallurgia (-33,3%, 6,1 milioni), apparecchiature elettriche (-49,9%, 13,5 milioni), prodotti alimentari (-43,2%, 6,6 milioni), prodotti di elettronica e di ottica e apparecchi elettromedicali e di misurazione (-22,4%, 7,4 milioni), carta e prodotti in carta (-36,2%, 4,8 milioni), mobili (-38,3%, 4,4 milioni) e autoveicoli (-70,2%, 3,4 milioni). Poche le variazioni positive, limitate ad alcuni prodotti dell’industria manifatturiera (+16,3%, 11,5 milioni) e ad alcuni mezzi di trasporto (+39,1%, 3,2 milioni). Nel 2009 le importazioni italiane di merci da Cuba, pari a 22,6 milioni di Euro, sono diminuite del 54,2% rispetto al 2008 (49,4 milioni di Euro), segnando una netta inversione di tendenza. Nel 2008 si era infatti registrato un balzo del 159,1% rispetto al 2007. Nel 2009 sono venute meno le importazioni di prodotti petroliferi raffinati (-100%, 22,8 milioni nel 2008) e dei prodotti della metallurgia (-99,5%, 2,6 milioni). In calo nel 2009 anche l’import di prodotti alimentari cubani (-54,9%, 1 milione), di bevande (-3,1%, 9,9 milioni) e tabacco (-6,4%, 2,8 milioni), mentre solo i prodotti chimici segnano un +97,6% (2,2 milioni). Nei primi sei mesi del 2010 le esportazioni italiane di beni verso Cuba, pari a 74 milioni di Euro, hanno mostrato una flessione del 30,7% rispetto allo stesso periodo del 2009. Le uniche variazioni positive hanno riguardato le categorie merceologiche relative ai prodotti alimentari (+57,9%, 7,2 milioni di Euro), alla carta e ai prodotti della carta (+28,6%, 3,5 milioni), ad altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (+12,8%, 5,8 milioni) e al legno e ai prodotti in legno e sughero, esclusi i mobili (+9,1%, 381.000), mentre si sono mantenuti sostanzialmente stabili i prodotti chimici (-1,8%, 10,8 milioni). Le principali ricadute dell’export italiano rispetto al 2009 hanno coinvolto i macchinari e le apparecchiature (-45,4%, 21 milioni di Euro), gli altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (-12,8%, 5,8 milioni), le apparecchiature elettriche e le apparecchiature per uso domestico non elettriche (-20,7%, 4,5 milioni), i prodotti in metallo (-25,7%, 4,4 milioni), i computer e i prodotti di elettronica e d’ottica (-36%, 3 milioni), gli autoveicoli (-16,5%, 1,5 milioni) e gli altri mezzi di trasporto (-85,3%, 349 milioni), i prodotti delle altre industrie manifatturiere (-76,9%, 1,5 milioni), i prodotti della metallurgia (-62,8%, 1,4 milioni), i mobili (-51,4%, 1,2 milioni), gli articoli in gomma e le materie plastiche (-18,2%, 1 milione) ed, infine, i prodotti farmaceutici di base e i preparati farmaceutici (-52,7%, 624.000). Nel primo semestre del 2010 le importazioni italiane di beni da Cuba, pari a 11,6 milioni di Euro, hanno registrato un calo del 10,8% rispetto al 2009. Se le importazioni di tabacco, pari a

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1,3 milioni di Euro, e quelle di prodotti alimentari, pari a 669.000 Euro, sono cresciute (+11,3% e +83,6% rispettivamente), gli acquisti di bevande cubane, pari a 3 milioni di Euro, si sono più che dimezzati (-55,6%) nei primi sei mesi dell’anno. Le importazioni di prodotti chimici cubani, pari a 1,1 milioni di Euro, hanno segnato un -13% nello stesso periodo.

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INTERSCAMBIO COMMERCIALE ITALIA-CUBA PER SETTORI Gennaio-Giugno 2010 (valori in migliaia di euro)

ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI 2009

gen-giu 2010

gen-giu var

% 2009

gen-giu 2010

gen-giu var

% Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura 1.037 131 -87,4 1 20 +++

Prodotti delle miniere e delle cave 24 - -100,0 5 - -100,0

Prodotti alimentari 4.555 7.193 57,9 364 669 83,6

Bevande 403 270 -33,0 6.952 3.085 -55,6

Tabacco - - - 1.209 1.346 11,3

Prodotti tessili 436 135 -69,1 - - -

Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 701 547 -21,9 35 36 2

Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili 697 463 -33,6 - 67 -

Legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio

349 381 9,1 17 2 -87,5

Carta e prodotti di carta 2.688 3.458 28,6 - 1 -

Prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati - - - - - -

Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 125 - -100,0 - - -

Prodotti chimici 10.947 10.755 -1,8 1.285 1.118 -13,0

Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 1.318 624 -52,7 6 2 -65,0

Articoli in gomma e materie plastiche 6.209 5.078 -18,2 - 3 -

Altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 5.157 5.817 12,8 - 1 -

Prodotti della metallurgia 3.793 1.410 -62,8 14 378 +++

Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature 5.985 4.444 -25,7 75 32 -58,1

Computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi

4.801 3.075 -36,0 108 - -100,0

Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche

5.701 4.522 -20,7 36 10 -72,2

Macchinari e apparecchiature nca 38.503 21.018 -45,4 133 10 -92,6

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 1.797 1.501 -16,5 29 - -100,0

Altri mezzi di trasporto 2.379 349 -85,3 - - -

Mobili 2.487 1.209 -51,4 - - -

Prodotti delle altre industrie manifatturiere 6.551 1.512 -76,9 - 21 -

Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata - - - - - -

Altri prodotti e attività 133 76 -43,1 2.805 4.857 73,2

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Totale 106.778 73.966 -30,7 13.076 11.657 -10,8

Fonte:Elaborazione su dati ISTAT

Secondo le statistiche dell’ONE, pubblicate nel giugno 2010, nel 2009 le esportazioni italiane di merci verso Cuba, pari a 323,6 milioni di USD, sono diminuite del 33,7% rispetto al 2008 (488,4 milioni) e hanno rappresentato il 3,6% del totale degli acquisti cubani all’estero. Le importazioni italiane di merci cubane, pari a 29 milioni di USD, corrispondenti ad una quota dell’1% del totale delle vendite cubane all’estero, hanno subito nel 2009 un crollo del 54,3% rispetto all’anno precedente. Dopo il balzo del 33% dell’interscambio commerciale con Cuba ottenuto nel 2008, nel 2009 l’Italia ha registrato una flessione del 36,1%, mantenendosi tuttavia saldamente al settimo posto come Partner commerciale (corrispondente ad una quota del 3% del totale degli scambi commerciali cubani), dietro il Brasile e davanti al Messico. Dal 2 al 7 novembre 2009 si è tenuta, nello spazio ExpoCuba, la XXVII edizione della Fiera Internazionale dell’Avana (FIHAV), la più importante manifestazione fieristica dei Caraibi nonché la terza dell’America Latina, che ha visto la partecipazione di 4000 espositori in rappresentanza di 1270 imprese (di cui 838 straniere) e di 53 Paesi, e di 24 delegazioni governative. Nel 2008 la Fiera aveva registrato una partecipazione leggermente più ampia, con oltre 1400 imprese, di cui quasi 1000 straniere. Nel corso della Fiera sarebbero stati firmati contratti per un valore complessivo di 150 milioni di USD, un netto ribasso rispetto ai 350 milioni registrati nel 2008. Il calo delle presenze e del volume d’affari alla Fiera è senza dubbio una conseguenza diretta della crisi mondiale e degli squilibri dell’economia cubana. Non è un caso se alla cerimonia d’inaugurazione della FIHAV lo stesso “superministro” per il commercio e gli investimenti esteri, Rodrigo Malmierca Diaz, abbia ammesso il problema del blocco dei pagamenti e dei trasferimenti in valuta verso l’estero a danno delle imprese straniere, definendolo di “natura congiunturale” e dando assicurazioni sulla volontà e la capacità del Governo cubano di onorare i propri impegni finanziari. Per la prima volta nella storia della FIHAV, la delegazione dell’UE a Cuba ha allestito un Padiglione europeo, inaugurato dal Commissario per la Cooperazione allo Sviluppo e gli Aiuti Umanitari, Karel De Gucht, che ha ospitato i Paesi membri non dotati di un proprio padiglione. Il Padiglione Italia è stato ufficialmente inaugurato, il 2 novembre 2009, dal Vice Ministro per lo Sviluppo Economico, On. Adolfo Urso, in missione a L’Avana e dal Primo Vice Ministro per il commercio estero e gli investimenti cubano, Orlando Hernandez Guillen. In tale occasione i due Governi hanno firmato una dichiarazione congiunta per la costituzione di un Gruppo di lavoro interministeriale tra il nostro Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) e il Ministero per il commercio e gli investimenti esteri cubano (MINCEX), organo bilaterale destinato a dare un impulso alla concretizzazione dei progetti di cooperazione economica bilaterale. La missione del Vice Ministro Urso a Cuba, la prima di un esponente governativo italiano negli ultimi nove anni, era stata preceduta dalla firma a Roma, il 15 ottobre 2009, della dichiarazione per la ripresa della cooperazione tra i due Paesi da parte del Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri italiano, Vincenzo Scotti, e del Vice Ministro degli Esteri cubano, Dagoberto Rodríguez Barrera. Il 17 giugno 2010 si è tenuto a Roma un “Incontro interimprenditoriale Cuba e Italia sulle opportunità d’affari e di commercio nei settori delle energie alternative, dell’informatica e delle telecomunicazioni”, promosso e ospitato dall’ENEA, a cui hanno preso parte il Viceministro Urso e il Viceministro cubano dell’Informatica e della Comunicazione, Boris Moreno Cordoves. L’incontro fra i due rappresentanti governativi, volto a rafforzare il dialogo e la collaborazione bilaterale in tali campi, potrebbe aprire la strada alla costituzione del citato Gruppo di Lavoro interministeriale.

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Nel campo degli investimenti esteri, stando agli ultimi dati disponibili, in termini di numero di imprese miste o associazioni economiche internazionali attive (AEI) l’Italia risulta essere il quarto paese investitore a Cuba (11%), dopo Spagna (25%), Venezuela (15%) e Canada (14%). In termini di fatturato, l’Italia si colloca al secondo posto (18%), dietro al Venezuela (27%) e davanti a Canada (16%) e Spagna (16%). Dal 1997 Telecom Italia, attraverso Telecom Italia International, detiene il 27% della Empresa de Telecomunicaciones de Cuba S.A. (ETECSA). A Cuba ETECSA è l’operatore monopolista per i servizi di telefonia fissa, mobile e trasmissione dati in base ad una concessione ventennale che scade nel 2023. Telecom Italia, inoltre, ha siglato con ETECSA un contratto di assistenza tecnica, rinnovato l’ultima volta nel 2007, per la realizzazione di specifici progetti nel business fisso, mobile e per il trasferimento di know-how. L’accordo di corporate governance della società prevede che la maggioranza del Consiglio d’amministrazione spetti a Telecom Italia e a TELAN (azionista cubano di maggioranza, 51% del capitale), ad anni alterni. Strutturalmente Telecom Italia esprime la posizione di Primo Vice Presidente della società con poteri esecutivi, oltre a 4 posizioni di primo livello e 5 di secondo livello. Come detto, a Cuba nel 2009 il numero totale di linee telefoniche è di circa 1,8 milioni, di cui 620.000 sono linee di telefoni cellulari, destinate a crescere anche per effetto della liberalizzazione dell’uso dei cellulari da parte di cittadini cubani in vigore dall’aprile 2008. Il fatturato di ETECSA è in crescita: nel 2007 è stato di 506 milioni di USD e per il 2009 è stimato intorno ai 600 milioni di USD. Tra gli investimenti italiani merita inoltre di essere menzionato il Gruppo Parmalat, che detiene il 55% dell’impresa mista Citrus International Corporation S.A., costituita nel 1998 con l’impresa cubana Citricos Caribe S.A., facente capo al Ministero dell’Agricoltura. La Parmalat detiene il Presidente, la maggioranza dei voti in Consiglio d’amministrazione e il Direttore della fabbrica. L’impresa mista produce, in una fabbrica a Pinar del Rio, concentrati di succhi di arance e pompelmo ed oli essenziali destinati all’esportazione. La redditività dell’impresa mista è favorita dall’ottima qualità della materia prima e dalla preparazione dei tecnici cubani. Il Governo cubano sta investendo molte risorse per sostituire le piantagioni afflitte dal greening con nuove piantagioni, soprattutto di arance, in modo da mantenere alto il livello qualitativo della produzione. Solo eventuali devastazioni cicloniche, come avvenuto nel 2008, potrebbero frenare l’espansione di tale settore.

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2. INDIVIDUAZIONE DELLE OPPORTUNITÀ DI MERCATO PER L’ITALIA

a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale

I settori del made in Italy che generano tradizionalmente le maggiori esportazioni sono la meccanica strumentale, la subfornitura industriale, i prodotti dell’elettronica, della chimica, della metallurgia e della plastica. Il degrado dell’industria cubana e la strategia di sostituzione delle importazioni impongono, infatti, un deciso miglioramento della qualità degli impianti e degli standard produttivi. Per contro, il comparto dei beni di consumo di fascia media-bassa, che un tempo offriva interessanti opportunità alle imprese italiane, stante la generalizzata penuria di prodotti di tal genere sul mercato locale, appare oggi sempre più appannaggio della produzione nazionale o della concorrenza cinese. Su un piano più generale i settori che attualmente offrono le maggiori opportunità d’affari e d’investimento per le imprese straniere sono i seguenti:

1. Il turismo. Costruzione di nuovi alberghi e resort e offerta di servizi e di forniture di medio-alta gamma. Il turismo di salute e soprattutto quello nautico meritano una particolare attenzione in vista di una possibile soppressione del divieto di viaggiare a Cuba imposto dagli Stati Uniti ai propri cittadini. In questa fase per attrarre nuovi turisti le autorità cubane puntano molto sulla costruzione di strutture extra-alberghiere, quali marine, spa e campi da golf.

2. L’agricoltura. Nonostante le attuali difficoltà della riforma agraria, il settore rimane prioritario, anche per la cooperazione internazionale, e un suo ulteriore sviluppo richiederebbe l’acquisto di macchinari, attrezzature, sementi e fertilizzanti.

3. L’industria farmaceutica e le biotecnologie. È favorita dai progetti che godono di finanziamenti considerati prioritari nel quadro dell’ALBA.

4. Le apparecchiature medico-sanitarie e diagnostiche (idem sopra). 5. L’industria di base (nichel ed altri minerali metalliferi e non, petrolio, gas, attrezzature

e servizi per lo stoccaggio delle materie prime) e le energie rinnovabili (eolico, solare fotovoltaica e termica, biogas, idraulica, risparmio energetico).

6. Le telecomunicazioni. 7. Le costruzioni, il settore del marmo ed il restauro architettonico del patrimonio

urbanistico. 8. Le infrastrutture portuali ed il rinnovamento delle infrastrutture ferroviarie. 9. L’industria della trasformazione alimentare (vendita di macchinari e beni intermedi),

soprattutto nella misura in cui si riesca a trovare costantemente uno sbocco per la vendita dei prodotti nel sistema della ristorazione alberghiera dell’isola o all’estero.

10. L’industria leggera (vendita di macchinari e beni intermedi). 11. La produzione di vetro e di imballaggi di vetro (macchinari e beni intermedi). 12. Trattamento delle acque e smaltimento dei rifiuti solidi urbani 13. In prospettiva, il settore immobiliare e quello bancario-assicurativo.

Si osserva che non tutti i Ministeri cubani dispongono di fondi sufficienti per la realizzazione di investimenti o per l’acquisto di forniture in rapporto agli obiettivi programmatici. Tra i Ministeri settoriali in sofferenza figurano il Ministero delle Costruzioni (MICONS), il Ministero dei Trasporti (MITRANS), il Ministero dell’Industria Leggera (MINIL), il Ministero dell’industria siderurgica (SIME), il Ministero del Commercio Interno (MINCIN) e il Ministero dell’Informatica e delle Comunicazioni (MIC). Come detto sopra, le Forze Armate Rivoluzionarie (FAR), attraverso il “Grupo de Administración Empresarial” GAE (le cui

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importatrici sono Tecnotex, Tecnoimport e TRD) e la “Union de Industrias Militares” (UIM), controllano gran parte dell’economia cubana e costituiscono oramai il principale punto di riferimento per le grandi iniziative d’investimento e commerciali. Di recente, per favorire lo sviluppo del commercio e la strategia di sostituzione delle importazioni la Camera di Commercio di Cuba ha reso disponibile un dvd intitolato “Directorio industrial de productores de Cuba”, edizione 2009-2010, contenente una selezione di contatti delle principali imprese cubane dell’industria manifatturiera e delle corrispondenti imprese di commercializzazione. Nelle relazioni commerciali i problemi maggiori per le PMI derivano dai ritardi nei pagamenti, dal blocco dei trasferimenti in valuta verso l’estero, dalla riluttanza a fornire maggiori garanzie (come la conferma delle lettere di credito), dall’arbitrio nell’interpretazione e nell’applicazione dei contratti e dal fatto che molto spesso le considerazioni di tipo politico prevalgono su quelle strettamente economico-commerciali. Le imprese di grandi dimensioni sono le sole in grado di fare fronte a tali inconvenienti nel quadro di una cooperazione allargata anche al settore finanziario. Alla luce dell’attuale grave crisi di liquidità dello Stato cubano occorre prendere le necessarie cautele nell’attivare relazioni commerciali con partner che potrebbero non trovarsi in grado di far fronte agli impegni di spesa. Si suggerisce, pertanto, di adottare se possibile la formula del pagamento anticipato e, come seconda opzione, l’utilizzo di lettere di credito confermate. Queste ultime sono una rarità a Cuba, ma sono utilizzate dalla controparte cubana per beni e servizi la cui importazione è considerata prioritaria o urgente per il Paese. Nel caso non fosse possibile ottenere un titolo di credito confermato, si suggerisce di aprire la lettera di credito con pagamento su un conto all’estero. Si ritiene opportuno che le imprese straniere si orientino a diversificare il rischio creditizio su più Paesi, evitando di concentrare la totalità delle proprie operazioni commerciali a Cuba. Qualsiasi iniziativa commerciale deve essere improntata alla massima cautela e non può prescindere da una conoscenza approfondita della Instruccion n.3/2009 del Banco Central de Cuba. Tale provvedimento ha trasferito dal primo luglio 2009 al Ministero dell’Economia e della Pianificazione il controllo dell’assegnazione della liquidità in valuta (Euro o USD) destinata alla pianificazione economica e alle operazioni con l’estero, decisa su base mensile e versata su base settimanale ai singoli Dicasteri. In tal modo le operazioni con l’estero delle imprese cubane sono state svincolate dalle autorizzazioni in precedenza richieste al Banco Central de Cuba. Le nuove regole sono finalizzate ad introdurre maggiori garanzie di copertura finanziaria nei nuovi contratti in valuta che saranno conclusi con imprese straniere, rafforzandone la certezza giuridica e la stabilità nel tempo. In questi casi, infatti, ciascuna impresa cubana, su autorizzazione del Ministero di riferimento, potrà rilasciare al fornitore o partner straniero un documento detto “di solvibilità” (CL09) che attribuisce una garanzia e un ordine di priorità nei pagamenti o trasferimenti verso l’estero, che potranno essere operati dalle banche cubane. Nella pratica, lo Stato cubano non sempre dispone della valuta necessaria per soddisfare tutte le richieste delle imprese straniere e si vede obbligato a fare versamenti o pagamenti all’estero con il contagocce in base alle necessità del momento, molto spesso chiedendo come contropartita l’invio di nuove forniture. Per tale ragione, a partire da dicembre 2009 Cuba ha iniziato a proporre alle imprese straniere dei certificati di deposito a 5 anni, pagabili in rate semestrali e remunerati ad un tasso del 2%, strumenti che non hanno finora riscosso molto successo. In linea di massima Cuba riconosce ed onora i propri debiti nei confronti di imprese straniere: per il momento il sistema del CL09 sta funzionando regolarmente per quanto riguarda le nuove transazioni, ma rimane soggetto all’alea derivante dalla situazione macroeconomica e finanziaria generale. Attualmente le aziende italiane in attesa di pagamenti o trasferimenti all’estero continuano ad essere diverse decine con crediti che ammontano al alcuni milioni di Euro e per alcune di esse il ritardo nella riscossione dei crediti mette in serio pericolo la loro stessa sopravvivenza aziendale. Le imprese straniere operanti a Cuba sono soggette a

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frequenti controlli e attività di revisione contabile, in netta crescita negli ultimi anni. Essendo ideologicamente avverse a qualsiasi forma percepita di abuso capitalistico, le autorità cubane apprezzano i comportamenti delle imprese straniere ispirati al massimo rispetto della legalità e le iniziative di solidarietà nel campo sociale e culturale. Le imprese straniere, nel momento in cui si apprestano ad effettuare operazioni d’investimento, commerciali o finanziarie che abbiano un qualche collegamento, anche indiretto, con Cuba, dovrebbero prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare gli effetti extra-territoriali dell’embargo statunitense contro Cuba. Nel 1996 l’Unione Europea ha adottato il regolamento (CE) n. 2271/96 relativo “alla protezione dagli effetti extraterritoriali derivanti dall’applicazione di una normativa adottata da un paese terzo, e dalle azioni su di essa basate o da essa derivanti” al fine di tutelare, inter alia, le persone fisiche, residenti nell’UE e aventi la cittadinanza di uno Stato membro, le persone fisiche residenti nell’UE (eccetto se si trovano nel paese di cui hanno la cittadinanza) e le persone giuridiche registrate nell’UE. Nel 1998 l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno inoltre concluso un “Understanding” che contempla “waiver” affinché le imprese europee siano esonerate dagli effetti extraterritoriali del titolo III dell’Helms-Burton Act, deroga che viene rinnovata ogni sei mesi dagli Stati Uniti. Sarebbe opportuno, inoltre, che le imprese europee effettuassero tutte le verifiche giuridiche del caso prima di utilizzare in modo permanente terreni (depositi, laboratori), la cui proprietà fosse rivendicata da una persona fisica o giuridica statunitense. Nella pratica non ci risulta che le imprese italiane –soprattutto quelle che hanno la sede e il conto corrente nell’UE o a Cuba e che sono regolarmente iscritte presso una Camera di Commercio in Italia o a Cuba– abbiano incontrato problemi dovuti all’embargo nell’effettuare transazioni in Euro relative a scambi internazionali e/o movimenti di capitali tra l’UE e Cuba. Nella maggior parte dei casi i problemi sorgono per le imprese italiane che effettuano transazioni connesse a Cuba attraverso una propria succursale negli Stati Uniti, che operano in modo poco trasparente, utilizzando conti nei cd. paradisi fiscali e tentando triangolazioni finanziarie azzardate in dollari americani, o che si avvalgono di amministratori o spedizionieri inesperti.

b) Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia

Cuba si è aperta agli investimenti stranieri con la Legge 77 del 1995, i cui elementi più importanti sono: 1) la possibilità di trasferire liberamente dal Paese gli utili conseguiti; 2) la possibilità di acquisire partecipazioni di maggioranza nelle imprese miste con società cubane e di costituire società di capitale interamente straniero; 3) una tassazione sugli utili delle imprese miste pari al 30% e un’imposta del 25% sui salari dei dipendenti; 4) il fatto che tutti i settori dell’economia sono ammessi all’investimento straniero, salvo tre considerati strategici (istruzione, salute e difesa). L’approvazione delle decisioni più importanti, come la costituzione delle imprese miste o delle cd. Associazioni economiche internazionali (AEI), è presa a livello del Comitato esecutivo del Consiglio dei Ministri e richiede un iter burocratico molto lungo: in teoria la decisione finale sulla proposta d’investimento è notificata dopo 60 giorni a decorrere dalla presentazione della relativa documentazione giuridica ed economica al MINCEX da parte del partner straniero, che avviene dopo aver ottenuto un’approvazione di massima da parte del Ministero e/o dei Ministeri tecnici competenti, cui fanno capo le imprese statali coinvolte. L’accordo n.5290 del 2004 aveva introdotto strumenti contrattuali più semplici e favorevoli alle PMI, poco utilizzati negli ultimi tempi, che spesso costituivano la prima fase per la successiva costituzione di un’impresa mista: i contratti di produzione cooperata (di beni e servizi), i contratti d’amministrazione alberghiera e i contratti d’amministrazione produttiva o di servizi.

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L’Italia è stato il primo Paese occidentale a firmare con Cuba, nel 1993, un Accordo sulla promozione e protezione degli investimenti. Nello schema concepito dalle autorità cubane, l’investitore estero deve apportare capitale, know-how e mercato, riservando invece alla controparte locale l’apporto della manodopera (incluso una parte del management), di norma ampiamente qualificata, e l’utilizzo di eventuali strutture, generalmente sopravalutate. Malgrado l’apertura sancita con la Legge 77/1995 e l’accordo 5290/2004, il quadro giuridico per gli investimenti stranieri risulta poco chiaro e si presta ad una discrezionalità che rasenta l’arbitrarietà nell’applicazione dei contratti da parte delle autorità cubane, spinte dall’imperativo di non perdere il controllo delle dinamiche socio-economiche all’interno del Paese. Tale situazione è accettata dagli operatori stranieri in ragione degli alti profitti che il sistema quasi monopolistico è in grado di assicurare, ma non consente in generale ad imprese di piccole-medie dimensioni di operare agevolmente su questo mercato. La possibilità di costituire società di capitale interamente straniero risulta, di fatto, inesistente, così come la possibilità di acquisire partecipazioni di maggioranza nelle imprese miste. Le imprese straniere che costituiscono imprese miste con partner cubani rischiano di trovarsi in difficoltà nel condividere la corporate governance, nel rimpatriare gli utili o nel momento di un eventuale disinvestimento, soprattutto nel caso dovesse aggravarsi la situazione economica e finanziaria del Paese. Per quanto concerne le zone franche, le autorità cubane hanno cambiato del tutto la loro strategia, operando una razionalizzazione delle stesse ed una riconversione del loro utilizzo, da centri di distribuzione logistica e magazzinaggio a centri di produzione industriale.

c) Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico

L’8 e 9 giugno 2009 si è tenuto a L’Avana, nel prestigioso Centro de Investigaciones Medico Quirurgica (CIMEQ), l’incontro internazionale Italia-Cuba “Nuove tecnologie in chirurgia”, presieduto dal Prof. Pasquale Berloco, Direttore UOC di chirurgia generale e trapianti d’organo del Policlinico Umberto I, e dal Direttore del CIMEQ Prof. Manuel Cepero Nogueira, volto a rafforzare la cooperazione scientifica sviluppatasi negli anni tra i chirurghi dei due Paesi e per il quale è previsto un seguito a cadenza annuale (il secondo incontro si è tenuto nel CIMEQ lo scorso giugno). Le autorità cubane hanno confermato la disponibilità ad organizzare, il 2 novembre 2010, una giornata di chirurgia Cuba-Italia nel Palazzo delle Convenzioni nell’ambito dell’XI Congresso della Società cubana di chirurgia. Dal 16 al 19 giugno 2009 si è tenuto a L’Avana il primo Seminario sulle energie rinnovabili Cuba-Italia, organizzato dal Ministero dell’Industria Basica cubano, dalla Camera di Commercio di Cuba e dall’Ambasciata cubana a Roma, in stretta collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Cuba (che ha offerto un contributo per coprire le spese di affitto della sala conferenze e quelle di interpretariato). Hanno partecipato all’evento dedicato all’Italia il Vice Ministro dell’Industria Basica, Manuel Presa, l’Ambasciatore d’Italia a Cuba, una trentina di responsabili ministeriali cubani del settore delle energie rinnovabili, sette imprese italiane, un rappresentante dell’ENEA e uno di Legambiente. Il seminario italo-cubano ha rappresentato una prima presa di contatto tra le imprese e gli organismi dei due Paesi sulla tematica ad alto contenuto tecnologico delle energie rinnovabili (eolico, solare, biogas e risparmio energetico), divenuta una priorità per Cuba. Il 17 giugno 2010 si è tenuto a Roma un “Incontro interimprenditoriale Cuba e Italia sulle opportunità d’affari e di commercio nei settori delle energie alternative, dell’informatica e delle telecomunicazioni”, promosso e ospitato dall’ENEA, a cui hanno preso parte il Viceministro Urso e il Viceministro cubano dell’Informatica e della Comunicazione, Boris Moreno Cordoves.

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d) Suggerimenti per l’attivazione degli strumenti di sostegno finanziario ed assicurativo pubblico per SACE e SIMEST.

La SIMEST S.p.A. è la finanziaria di sviluppo e promozione delle attività delle imprese italiane all’estero, controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) e partecipata da primarie banche italiane ed associazioni imprenditoriali. In particolare, per gli investimenti nei paesi extra UE la SIMEST può acquisire partecipazioni nelle imprese all’estero fino al 49% del capitale sociale, sia investendo direttamente che attraverso la gestione del Fondo partecipativo di venture capital. I progetti finanziati dalla SIMEST sono oggetto di un periodico monitoraggio da parte dell’Ufficio ICE di Città del Messico ed in alcuni casi di verifiche da parte di funzionari del MSE e della stessa SIMEST. A tale riguardo si rileva che le imprese italiane coinvolte hanno sempre garantito un positivo sviluppo dei progetti, in linea con gli obiettivi proposti al momento della richiesta di finanziamento. Sulla base degli ultimi dati resi disponibili dall’Ufficio ICE di Città del Messico, i progetti di società all’estero approvati dalla SIMEST al 31 dicembre 2007 sono stati in totale 5 per un valore complessivo di 7 milioni di Euro. Cuba rientra nella lista dei Paesi Consensus classificati categoria II. Con delibera del comitato agevolazioni dello scorso 13 aprile 2010, a valere sulla Legge 133/2008, il Governo italiano ha introdotto importanti novità nel sistema dei finanziamenti agevolati per il supporto ai progetti di internazionalizzazione delle imprese italiane, gestiti dalla SIMEST. In primo luogo, è stato creato un nuovo strumento “Finanziamento per la patrimonializzazione delle PMI esportatrici”, consistente in un finanziamento a lungo termine (7-8 anni) ad un tasso fisso fortemente agevolato. Tale finanziamento è destinato alle PMI esportatrici che nell’ultimo triennio abbiano registrato un fatturato estero pari, in media, ad almeno il 20% del totale e che al momento dell’erogazione siano costituite in forma di SpA. Se il livello di patrimonializzazione dell’impresa richiedente supera una certa soglia il finanziamento non deve essere garantito. Inoltre si sono apportate innovazioni allo stumento oggi denominato “Finanziamento agevolato per programmi di inserimento sui mercati esteri”, che favorisce l’apertura di strutture volte ad assicurare in prospettiva la presenza stabile nei mercati di riferimento, che possono essere costituite da uffici, show room, magazzini, punti vendita (“corner”) ed un negozio. Rispetto alla precedente disciplina possono essere finanziate azioni commerciali che riguardano prodotti realizzati anche all’estero, purché con marchio italiano e azioni su più mercati esteri, ad un tasso fisso inferiore (15% del tasso di riferimento), con una richiesta di garanzie minori a beneficio delle PMI (almeno il 50% del finanziamento) e la possibilità di richiedere un anticipo di importo più elevato (fino ad un massimo del 30% del finanziamento). Altre importanti innovazioni riguardano i “Finanziamenti agevolati per studi di prefattibilità, fattibilità e assistenza tecnica”. Per quanto riguarda gli investimenti produttivi all’estero (legge 100/90), la Simest può ora acquisire a condizioni di mercato partecipazioni minoritarie al capitale sociale di società italiane e/o loro controllate in UE, che sviluppino investimenti produttivi e di innovazione e ricerca. Per maggiori informazioni si suggerisce di consultare il sito www.simest.it. La SACE non effettua da diverso tempo operazioni assicurative sul mercato cubano, che è considerato in sospensiva a causa dell’elevato rischio Paese (categoria OCSE: 7).

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Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010

3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

a) Barriere tariffarie

Non si segnalano al riguardo particolari problematiche relativamente agli aspetti indicati dal presente punto.

b) Barriere non tariffarie

Occorre segnalare che a Cuba non esistono forme di licitazione o appalto pubblico alle quali possano eventualmente partecipare imprese straniere: i molteplici fornitori di Paesi terzi trattano con gli enti cubani interessati unicamente per chiamata o trattativa diretta. Si segnala che nel gennaio 2009 il MINCEX ha adottato la risoluzione n.30/2009 relativa alle procedure d’importazione e d’esportazione a Cuba. Oltre ad attribuire la priorità alla produzione nazionale, le nuove regole rafforzano i controlli e la documentazione richiesta per gli acquisti all’estero.

c) Violazione delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale

Non si segnalano al riguardo particolari problematiche relativamente agli aspetti indicati dal presente punto.

d) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese

Permangono gli aspetti critici di carattere generale segnalati in precedenza.

4. POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO CONGIUNTO

Nel 2006 l’ICE ha riattivato, dopo diversi anni di assenza, la partecipazione alla Fiera Internazionale di L’Avana (FIHAV), la quale si è realizzata attraverso un Sistema Italia con relativa catalogoteca. Grazie al buon esito delle due precedenti edizioni, anche nel 2009 si è potuta realizzare una grande collettiva italiana in un Padiglione nazionale di 600 mq all’interno della Fiera. Per il 2010 l’ICE ha confermato l’allestimento di un Padiglione Italia all’interno della Fihav, che si terrà dall’1 al 6 novembre prossimi nel complesso fieristico Expocuba. Per quanto riguarda le attività portate a termine nel corso del 2010 segnaliamo un Seminario nel settore delle tecnologie per il restauro (L’Avana, 25-27 gennaio 2010), realizzato dall’ICE in collaborazione con la Camera di Commercio di Cuba e con l’Oficina del Historiador di L’Avana, cui hanno partecipato 16 imprese italiane del settore. Il seminario si è articolato in una serie di presentazioni a cura di un esperto italiano del settore, delle imprese italiane partecipanti e delle istituzioni cubane coinvolte. Al termine del seminario si sono svolti degli incontri d’affari fra le imprese italiane e quelle cubane (B2B). A fine marzo 2010 una delegazione cubana, composta da cinque funzionari dell’Oficina del Historiador e un funzionario della Camera di Commercio di Cuba, si è recata nel nostro Paese per partecipare ad un corso di formazione sul recupero, conservazione e sviluppo urbano in Italia e per visitare il Salone del Restauro di Ferrara.