Cuba 2 - lanternadelviaggiatore.com · misero a punto le tre tonalità musicali più celebri di...

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Cuba 2

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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 25 – 26 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Dicembre – Aprile.

COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Vi consigliamo di adoperare sia per l’andata che per il ritorno l’aeroporto di

Santiago de Cuba.

FUSO ORARIO: - 6 ore rispetto all’Italia.

DOCUMENTI NECESSARI: Per accedere sia a Cuba è necessario un passaporto con validità residua di almeno 6

mesi e serve possedere un visto per motivi turistici (tarjeta turistica) che può essere

rilasciato dall’ambasciata cubana in Italia. La durata del visto può essere ampliata di

altri 30 giorni previo il pagamento di una tassa in loco. Vi ricordiamo che sussistono

forti restrizioni ai voli diretti tra Stati Uniti e Cuba pertanto evitate questa opzione,

potreste incorrere persino in uno stato di fermo provvisorio. Si rammenta inoltre che

potrete importare a Cuba solo oggetti per un controvalore massimo di 1.000 dollari

(previo pagamento di tasse a scaglioni) e che potrete esportare un massimo di 100

pesos, fino a 23 sigari e oggettistica locale acquistata solo se fornita di apposito

documento di vendita e scontrino.

PATENTE RICHIESTA: E’ sufficiente la patente italiana ma e assolutamente necessario stipulare

un’assicurazione presso l’agenzia statale E.S.E.N. una vola in loco. Si ricorda che in

caso di incidente causante la morte o il ferimento grave di un cittadino cubano sarete

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posti in stato di arresto sino alla data del processo e se giudicati colpevoli dovrete

scontare almeno parte della pena in istituzioni di detenzione cubani. Il consiglio è

pertanto quello di avvalersi di mezzi privati comprendenti nel prezzo il costo di un

autista privato. La guida a Cuba si svolge a destra.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Il livello di sicurezza a Cuba è buono e non si registrano episodi di problematicità nei

confronti dei turisti, eccezion fatta per alcuni fenomeni di microcriminalità possibili

nella capitale L’Avana e nelle principali cittadine nazionali. Cuba è spesso soggetta al

transito di violenti uragani, pertanto è bene prestare molta attenzione al probabile

manifestarsi di queste tempeste durante la stagione umida (giugno – novembre).

Lo standard dei livelli sanitari è discreto per quanto concerne le attrezzature (ma gli

ospedali degni di tal nome si trovano quasi esclusivamente nelle grandi città), mentre

per quanto concerne le competenze mediche sono ormai quasi simili a quelli

occidentali. E’ però obbligatorio stipulare un’assicurazione che copra gli eventuali

costi di primo soccorso e, in caso di necessità, il rimpatrio o il trasferimento sanitario.

Queste coperture assicurative vengono stipulate in genere mediante l’ente statale

cubano Asistur. Per quanto concerne le malattie endemiche si ricordano quelle

veicolate dalle zanzare (malaria, dengue, virus zika e virus Chikunguya) per le quali,

laddove possibile, è consigliata la profilassi e la diffusione molto elevata del virus della

congiuntivite emorragica. Esistono inoltre ancora focolai attivi di colera.

MONETA: PESO CUBANO e PESO CUBANO CONVERTIBILE.

Non è consentito l’uso di dollari statunitensi mentre l’Euro viene accettato in taluni

casi. Si consiglia vivamente di dotarsi di denaro contante poiché le principali carte di

credito (specie quelle USA) non funzionano a Cuba e comunque sono pochissimi gli

esercizi commerciali dotati di possibilità di pagamento elettronico. In caso rimaniate

senza contanti la via di approvvigionamento di denaro più facile e veloce è quella di far

accreditare somme di denaro in Euro dall’Italia su appositi conti dell’ente statale

cubano Asistur.

TASSO DI CAMBIO: 1 € = 30,76 Pesos Cubani..

1 € = 1,16 Pesos Cubani Convertibili (tasso di cambio del Dollaro USA).

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Descrizione del viaggio:

1° - 2° giorno: trasferimento fino a Santiago de Cuba

Raggiungere la porzione meridionale dell’isola cubana è ancora oggi, quasi incredibilmente, un’impresa ardua da effettuarsi dall’Europa.

Nonostante Cuba sia una delle principali realtà dei Caraibi gli unici aeroporti di valenza internazionale sono quelli di L’Avana e Varadero,

situati lungo la costa settentrionale dell’isola, mentre l’unico scalo aeroportuale degno di essere preso in considerazione nelle province

meridionali è quello di Santiago de Cuba. Mal collegato con gli Stati Uniti e il resto del Nord America come una sorta di strascico della

recente storia socialista cubana l’aeroporto di Santiago de Cuba ha collegamenti diretti quasi esclusivamente con Madrid, in Spagna, ma con

voli che si effettuano solo una, massimo due volte la settimana. Per raggiungere Santiago de Cuba da Roma o Milano dovrete quindi

compiere uno scalo intermedio presso Madrid e da qui dopo circa 28-30 ore complessive di tragitto raggiungere l’agognata meta del vostro

viaggio di andata. Vista la durata complessiva della tratta, nonostante un fuso orario in regressione, dovrete necessariamente mettere in

conto di dedicare almeno due giorni di calendario al mero viaggio per raggiungere Cuba.

3° - 4° - 5° giorno: SANTIAGO DE CUBA

Santiago de Cuba è una realtà unica, fatta di estremi, quasi parossistica, ma sicuramente è uno degli spaccati più autentici di tutta Cuba.

Nessuno, ma proprio nessuno, può rimanere indifferente di fronte a questa città che suscita sia nei viaggiatori che nei cubani stessi sentimenti

contrastanti. Chi la ama ne apprezza l’atmosfera vibrante, il clima torrido tropicale e quell’animo fatto di individui ambigui e dietrologie

malcelate che ne acuiscono indiscutibilmente lo charme. Chi la abbietta non potrà che parlarvi del suo caos, del suo inquinamento

atmosferico dovuto a un traffico perennemente congestionato, della criminalità diffusa e di come questa città sia ancora troppo legata al

passato e agli anni della rivoluzione castrista di metà XX secolo. Un fatto è certo, qualsivoglia sia la vostra idea in merito, Santiago de Cuba

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ha più tratti in comune con la vicina isola di Hispaniola che con L’Avana e trasuda di storia ad ogni angolo: non sarà un caso che qui la

composizione etnica sia marcatamente influenzata dalla minoranza africana e che sempre qui venne fondata la prima distilleria di Cuba e si

misero a punto le tre tonalità musicali più celebri di Cuba: il son, il bolero e la salsa. Come non bastasse tutto questo a stimolare la vostra

curiosità di visitarla sappiate che Santiago de Cuba vanta una collocazione geografica davvero spettacolare incastonata com’è tra i versanti

più meridionali della Sierra Maestra e le acque cristalline del Mar dei Caraibi. L’aspetto forse che predomina però su qualsiasi altra

caratteristica e che non tarderà a permeare la vostra permanenza a Santiago de Cuba (seconda città cubana per numero di abitanti) è la

storia di questa realtà fondata da Diego Velazquez de Cuéllar nel 1515, una storia intimamente legata alle vicissitudini della nazione cubana.

Cuba fu per lunghi secoli un’isola caraibica popolata da popolazioni indigene amerinde (taino, siboney, guanajatabey) almeno sinché nel

1492 Cristoforo Colombo non la scoprì e rivendicò per il regno di Spagna durante il suo primo mitico viaggio che gli permise di scoprire le

americhe. I due secoli successivi, ‘500 e ‘600, furono contraddistinti dal progressivo annientamento, principalmente a causa delle malattie

infettive portate dagli europei in loco e dalle dure condizioni di lavoro di stampo feudale a cui furono costrette, delle popolazioni native e

all’instaurarsi di un sistema urbanizzato variegato. Cuba non venne mai però interessata da fenomeni di immigrazione di schiavi africani in

massa e rimase per questo abbastanza libera dalle contaminazioni culturali che contraddistinsero l’epopea caraibica coloniale. Per tutto il

‘600 e il ‘700 (tranne una brevissima parentesi nel 1762) Cuba rimase un solido possedimento spagnolo nei Caraibi perdurando in una

situazione sociale stabile, almeno finché nel 1790 lo scoppio delle rivolte degli schiavi ad Haiti e la successiva pionieristica indipendenza di

quello stato dal giogo francese stimolarono una massiccia ondata immigratoria di schiavi (circa 350.000, ossia più della metà della

popolazione effettiva) sull’isola cubana. Gli ex grandi proprietari terrieri di Haiti volevano fare di Cuba il nuovo grande stato produttore dei

Caraibi e questo, almeno inizialmente, pose Cuba in un periodo di prosperità che anestetizzò le velleità di indipendentismo dell’isola nei

confronti degli spagnoli, almeno sino alla fine dell’800. In quel periodo si assistette a due successive rivolte armate organizzate nei confronti

degli spagnoli che in breve capitolarono militarmente nei confronti dei rivoltosi guidati da José Martì. Cuba passò quindi sotto il protettorato

statunitense nel 1902 (e nel 1903 con il famosissimo editto Platt gli States ottennero la possibilità di porvi la nota base militare di

Guantanamo a tempo indeterminato) e per alcuni decenni visse sotto l’ala economica americana. Eletto nel 1924 il presidente Machado varò

una serie di importanti riforme e aperture verso il turismo e i flussi di denaro americani a Cuba: furono aperti numerosi alberghi, casinò e si

iniziarono a diffondere sull’isola col lateralità negative dell’occidentalizzazione come un impennata del fenomeno della prostituzione. L’onda

lunga della profondissima crisi economica susseguente il crollo della borsa americana del 1929 colpì però in maniera violenta anche Cuba,

facendo tracollare la sua economia in seguito alla debacle del prezzo di vendita della canna da zucchero, suo principale prodotto di

esportazione. Gli anni che seguirono a Cuba furono molto turbolenti: golpe militari e scenari politici dubbi si susseguirono almeno sino al

1933 quando il generale Fulgencio Batista riuscì con un colpo di stato a prendere il potere. Batista governò in autocrazia fino al suo forzoso

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esilio del 1958 impostando la vita a Cuba secondo dettami rigidi e un forte antagonismo nei confronti delle ideologie sinistroidi, arrivando a

porre fuori legge il Partito Comunista di Cuba nel 1952. Chi portò Batista a dover fuggire da Cuba e di fatto pose l’isola nell’orbita di

influenza sovietica in piena Guerra Fredda fu un movimento di rivoluzione armata che venne guidato a partire dal 1956 da Fidel Castro.

Inizialmente composto da un drappello di soli 82 uomini (tra cui Che Guevara) che sbarcarono sulle coste della provincia del Granma questo

mini esercito seppe resistere nella giungla della Sierra Maestra per diversi mesi, scampando dalle truppe di Batista e facendosi man mano

amica e connivente la popolazione. La rivolta prese piede e si ebbe una decisiva svolta a favore di Castro con la vittoriosa presa della città di

Santa Clara nel 1958. Castro e compagni entrarono vittoriosi a L’Avana nel 1959 ma subito dopo iniziarono a varare una serie di riforme

economiche e sociali sempre più di matrice socialista, cosa che gli fece rapidamente perdere l’iniziale appoggio statunitense. Questo delicato

equilibrio si ruppe definitivamente nel 1960 quando Cuba firmò accordi commerciali privilegiati direttamente con l’URSS. Nel 1961 gli Stati

Uniti decisero di intraprendere un’operazione militare volta all’invasione di Cuba, al rovesciamento del governo castrista e alla

riconduzione dell’isola sotto la sfera di influenza occidentale. L’operazione passò alla storia come lo sbarco nella Baia dei Porci e si risolse

in una disfatta per l’esercito americano. Giusto due anni dopo la tensione tra URSS e USA arrivò al culmine della Guerra Fredda con la

famosa crisi dei missili nucleari che coinvolse Cuba. Personale dell’esercito sovietico installò rampe in grado di lanciare missili nucleari sul

territorio americano a pochissimi chilometri dalle coste della Florida e la risposta americana fu un rigidissimo embargo alla nazione cubana

con un blocco navale totale dell’isola. La crisi fortunatamente si risolse per il meglio ma scavò un fossato politica tra USA e Cuba che

perdura ancora oggi. Negli anni ’70 e ’80 Cuba rimase de facto isolata nell’area nordamericana ma non si piegò economicamente (grazie

alle notevolissime sovvenzioni in denaro in arrivo dall’URSS) e anzi si promulgò in diverse battaglie per l’indipendenza di diverse nazioni

africane nei confronti delle potenze coloniali europee (Angola, Etiopia e Namibia). Inoltre fu ferma antagonista del regime dell’apartheid in

Sudafrica. L’epoca castrista ha caratterizzato Cuba sino al 2006 quando l’ormai anziano leader maximo dovette abdicare il suo ruolo verso

il fratello Raul per motivi di salute. Oggigiorno Cuba si è aperta, dopo il crollo dell’URSS, notevolmente alla sfera d’influenza cinese e ha

varato importanti accordi politici e commerciali con il Venezuela, ma soprattutto sta intraprendendo politiche meno restrittive sul piano

statalista con il varo di leggi che mirano a liberalizzare alcuni settori e a promuovere un poco la proprietà privata. Riammessa nel 2009

nell’OAS (Organizzazione degli Stati Americani) da cui era stata esclusa dopo la crisi del 1962, Cuba è ormai molto più friendly anche nei

confronti dei turisti e dal 2013 anche i cittadini cubani stessi possono finalmente lasciare liberamente la loro nazione. Nel 2015 si è inoltre

registrata la riapertura bilaterale delle ambasciate americane e cubane nei due stati e si era persino arrivati a discutere di una possibile

chiusura della base militare USA di Guantanamo, ipotesi ora tramontata. Il futuro appare però assai più roseo e liberale nell’orizzonte

cubano, una buona notizia per chi ama viaggiare e scoprire luoghi fino a ieri spesso off limits.

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Alcuni scatti che vi permetteranno di farvi un’idea preliminare sul variegato microcosmo di Santiago de Cuba: qui tutto dal passeggiare

lungo le tipiche stradine ornate da case variopinte e intrise del vociare incessante della gente, dallo scatenato Carnaval che anima la città

ogni luglio e dalle sue numerose vestigia (in terza immagine dettaglio del Castillo de San Pedro) trasuda di storia. Forse l’aspetto più

importante e coinvolgente che colpirà chiunque si approcci alla seconda città di Cuba per dimensioni.

• Il Casco Historico (centro storico) di Santiago de Cuba è una vera delizia per gli occhi e la mente e dovrebbe essere senza esitazioni il

luogo da cui far iniziare ogni esplorazione della cittadina cubana. Epicentro di questa realtà è indubbiamente Parque Céspedes, una

piazza perennemente animata da una moltitudine umana che è una delle espressioni più riuscite della Cuba contemporanea. Qui c’è

sempre qualcuno che strimpella, aitanti donzelle che ammiccano i turisti stranieri, venditori pronti a tentare in maniere più o meno

lecite i viandanti, campanelli di anziani che conversano animatamente o giovani coppie alla ricerca di momenti magici. Ed in effetti

Santiago de Cuba è perfetta in questo senso. Edificio più rappresentativo della piazza è sicuramente l’Ayutamiento (municipio)

realizzato negli anni ’50 sulla base di un progetto del 1783 che si fonde armoniosamente con l’architettura coloniale del contesto.

Altri monumenti che aggettano su Parque Céspedes degni della vostra attenzione sono poi sicuramente la Casa de Diego Velazquez e

la Catedral de Nuestra Senora de la Asuncion. Casa Velazquez è l’edificio più antico ancora presente in tutta Cuba: costruito nel

1522 fu per secoli il luogo in cui dimorò il governatore spagnolo dell’isola e oggi appare ancora simile all’originale nonostante

alcune aggiunte in stile andaluso risalenti agli anni ’60. L’interno del palazzo ospita poi il Museo de Ambiente Historico Cubano

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comprendente nelle sale interne mobilio e oggettistica si valenza storica. La Catedral de la Nuestra Senora de la Asuncion è invece il

cardine tra gli edifici di culto di Santiago de Cuba e colpisce immediatamente per la sua mole e il suo vasto interno a cinque navate

sapientemente affrescato e ricco di particolari di pregio artistico. L’attuale chiesa è una realizzazione del 1922 in stile neoclassico e

custodisce all’interno le spoglie di Diego Velazquez de Cuéllar in persona. Conclusa l’esplorazione di Parque Céspedes vi

consigliamo di iniziare a camminare lungo la sempre affollata Calle Herendia: questa strada è il teatro preferito da una serie

interminabile di pittoreschi artisti di strada e musicisti improvvisati che sapranno allietare chiunque la percorra e colpire al cuore

anche i più riottosi. Inoltre Calle Herendia è considerata il baricentro delle attività commerciali al dettaglio tradizionali di Santiago

de Cuba, una vera oasi per gli amanti dello shopping. Sempre lungo questa strada, a completamento della mattinata, non lasciatevi

sfuggire l’occasione di entrare nel Museo del Carnaval, un’area espositiva in cui si affollano carri allegorici e in cui si esibiscono

bande folkloristiche che vi faranno evocare i giorni festosi del più antico carnevale americano dopo quelli di Rio de Janeiro e New

Orleans. Il Carnaval di Santiago de Cuba (che si svolge in luglio e non in febbraio) è una vera istituzione non solo cittadina ma di tutti

i Caraibi. I festeggiamenti sono chiassosi, sfrenati, all’insegna di costumi libertini, musica ad alto volume e tanto tanto rhum. Fatto

poi caratteristico di questo festival è quello di essere ancora parecchio sconosciuto al di fuori dei confini di Cuba, cosa che lo rende

molto più genuino e tradizionalista di molte altre manifestazioni di richiamo internazionale. Il periodo in cui cade in effetti è già di per

sé unico: il carnevale locale non è per nulla collegato al calendario religioso ma al termine del periodo della raccolta della canna da

zucchero. Nacque infatti come occasione per svago ed eccessi per gli schiavi e le genti impegnati nelle piantagioni e ha il suo culmine

con il Dià de la Rebeldia National (26 luglio). Tra le attività classiche del Carnaval vi esortiamo a partecipare alle sfilate di carri, ai

falò scanzonati, alle corse dei cavalli, alle battaglie col cibo e ai concerti spontanei che animano ogni notte di Santiago de Cuba.

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Tre immagini che palesano la bellezza straordinaria del Casco Historico di Santiago de Cuba: dall’Ayutamiento di Parque Céspedes,

alla deliziosa facciata candida della Catedral de la Nuestra Senora de la Asuncion, fino alle linee perfettamente neoclassiche del

Museo Municipal Emilio Bacardi Moreau qui tutto ha un fascino inebriante e indimenticabile.

Fattasi quindi l’ora di pranzo il nostro consiglio è quello di concedervi diverse ore per concedersi un lauto pasto basato su pietanze

locali senza intaccare le usanze locali di vivere il pasto come un rituale da viversi con calma e votato al chiacchiericcio. Finirete per

amare queste abitudini. Nel pomeriggio infine, sempre nel Casco Historico, meritano una visita il Museo Municipal Emilio Bacardi

Moreau e il Museo del Ron, adiacenti a Calle Herendia. Il primo è ospitato in un magnifico edificio neoclassico del 1899 fatto

costruire dal magnate del rhum omonimo che ripercorre la sua storia aziendale e vanta anche alcune collezioni poliedriche. Il Museo

del Ron invece è più inerente le tecniche produttive e gli assaggi dei rhum cubani, una vera delizia per gli intenditori. A tour conclusi

infine non mancate una puntata verso Plaza de Dolores, perfettamente ombreggiata e luogo di ritrovo prediletto degli abitanti locali

che amano ripararsi qui dalla calura tropicale ogni pomeriggio.

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Due scatti che ritraggono una Calle Herendia stranamente sgombra dalla folla classica di artisti di strada e curiosi che la percorrono

ma apprezzabile per le sue architetture squisitamente coloniali. Inoltre una nuova fotografia che ritrae un momento dei turbolenti e

coinvolgenti festeggiamenti del Carnaval di Santiago de Cuba.

• La seconda giornata di visita a Santiago de Cuba pone invece l’accento sui siti di interesse adiacenti il centro storico cittadino, ma

posti quasi in tutti i casi entro i confini della città. Vi suggeriamo di iniziare questa giornata di visita dal quartiere di Tivoli collocato

strategicamente tra il Casco Historico e l’area portuale di Santiago. Questo antico sobborgo fu fondato dagli esuli francesi che a

partire dal 1790 giunsero in massa nella cittadina cubana essendo in fuga dalla rivoluzione promossa dagli schiavi ad Haiti. LA sua

posizione dominante sull’area portuale lo rende carico di atmosfera oggi come un tempo e aggirarsi in questo dedalo di stradine

traboccanti di abitazioni consunte dal tempo e dalla salsedine e animate da anziani sempre forieri di animate discussioni all’aria

aperto è estremamente pittoresco. Punto focale di una visita a Tivoli è il percorrere la Scalinata Padre Pico che per molti è il luogo

più iconico del quartiere. Sempre in questa zona chiunque si approcci a Santiago de Cuba non dovrebbe mancare poi la visita al

Museo de la Lucha Clandestina che ripercorre con dovizia di particolari, talvolta macabri, gli anni della lotta armata al regime di

Batista culminata con l’avvento di Fidel Castro al potere. Giusto a breve distanza dal museo trova ubicazione anche la casa che fu

dimora del futuro leader maximo durante il suo periodo di studi in città a cavallo tra il 1931 e il 1933. Sempre in tema di edifici storici

appare imprescindibile quindi una deviazione a nord del centro storico per raggiungere la Cuartel Moncada, la notissima caserma

che nel 1953 fu teatro di un primo, infruttuoso, tentativo rivoluzionario tentato da Fidel Castro e sostenitori. All’epoca questa stazione

militare dipinta in tinte ocra del 1938 ospitava la seconda più ben equipaggiata guarnigione di militari fedeli a Batista e Castro provò

alla guida di un mal equipaggiato plotone di volenterosi di assaltarlo e conquistarlo il giorno successivo i festeggiamenti del Carnaval

di Santiago. L’esito del tentato colpo di stato fu disastroso: vennero incarcerati sia Fidel Castro che il suo fedele Abel Santamaria, il

quale fu giustiziato con verve spietata. Proprio questa esecuzione così brutale spinse la folla a richiedere la grazia nei confronti di

Fidel Castro e Batista, inopinatamente per il suo futuro, accettò. Involontariamente era mutata per sempre la storia di Cuba. Oggi la

Cuartel Moncada, dopo la rivoluzione adattata a scuola, ospita uno dei più illuminanti musei pubblici cubani inerenti tali vicissitudini

degli anni ’50, davvero da non perdere. Nel pomeriggio, dopo un lauto pasto da consumarsi magari nuovamente nel Casco Historico

(Calle José Saco propone una moltitudine di ristorazioni di buon livello), un paio di luoghi di interesse con cui completare la giornata

possono invece essere la Fabrica del Ron Bacardi, in città, e il pellegrinaggio alla vicina (20km, 35 minuti) Basilica de Nuestra

Senora del Cobre. La Fabrica del Ron Bacardi fu la prima sede storica dell’omonimo liquore prodotto qui dalla famiglia di origini

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catalane a partire dal 1868. Dopo la rivoluzione castrista la proprietà decise tuttavia di spostare i propri stabilimenti produttivi alle

Barbados ma oggi i macchinari, nazionalizzati, sono ancora operativi e producono qualcosa come nove milioni di litri di rhum

all’anno. Vale la pena dedicare un poco di tempo alla visita guidata e fare qualche degustazione associata. Decisamente di altro

tenore è invece la visita alla Basilica de Nuestra Senora del Cobre, ubicata nell’entroterra verso Bayamo su una collina panoramica.

Qui si venera la santa patrona di Cuba, la Virgen de la Caridad (detta Cachita dai locali), che riscuote forte devozione nei

concittadini cubani. Le folle che raggiungono questo luogo sono spesso sorprendenti, ci sono moltitudini di venditori di corone di fiori

votive (ma anche di gioielli in calciopirite), ma quasi chiunque giunga fin sul posto è solito lasciare doni alla Cachita in cambio di

intercessioni favorevoli. Esperienza cardine di un pellegrinaggio alla Basilica de Nuestra Senora del Cobre è raccogliersi in

preghiera dinnanzi alla piccola statuetta della Madonna che dimora in una cappella a lato della basilica, a meno che non vi siano

funzioni in atto. Altrettanto suggestivo appare il dare un’occhiata alla Sala dei Miracoli, un vasto stanzone che raccoglie tutte le ex

voto portate dai fedeli alla Virgen de la Caridad: troverete davvero ogni tipo di oggetto, compresi i più impensabili. Quali che siano le

vostre idee in tema religioso, giunto il tardo pomeriggio vi esortiamo a muovere a ritroso in direzione del centro di Santiago de Cuba

dove potrete scatenarvi ogni sabato sera in Calle Heredia durante i festeggiamenti spumeggianti della Noche Santiaguera, una festa si

strada sfrenata a base di cibo, balli, alcool e tanta compagnia. Si tratta di una delle feste popolari più coinvolgenti di tutta Cuba.

Santiago de Cuba non è solo il suo animato e pittoresco centro storico ma anche nei suoi quartieri più periferici e nelle sue immediate

vicinanze troverete luoghi assolutamente degni di nota. Che siano il quartiere ex coloniale francese ora quasi in rovina di Tivoli, l’ex

caserma militare de Cuartel Moncada o la venerata Basilica de Nuestra Senora del Cobre la città avrà ancora di che sorprendervi.

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• Certo Santiago de Cuba è inebriante e calamitante (e per la sera è imbattibile) ma una giornata della vostra permanenza in città

dovrebbe doverosamente essere impostata per la scoperta della profonda Bahia, una insenatura marina di circa 7 km di lunghezza che

collega la città alla costa caraibica cubana meridionale. Lungo questa baia vi potrete infatti imbattere in due luoghi di grande

richiamo: il Castillo de San Pedro de la Roca del Morro e Cayo Granma. Il primo è un forte ubicato in spettacolare posizione

all’imbocco del canale marino su un promontorio roccioso alto 60 metri sul livello del mare sottostante (10km, 20 minuti da Santiago

de Cuba). Questa piazzaforte fu ideata per difendere Santiago de Cuba dalle scorribande, allora frequenti, dei pirati ma prima che il

progetto (datato 1587) fosse iniziato dovettero trascorrere diversi anni (lo si iniziò nel 1633) e ancora altri decenni prima del suo

completamento. Il risultato fu impietoso: devastato a più riprese dal bucaniere Henry Morgan diventò operativo solo nel ‘700 quando

però cannoni e mura difensive non dovevano più combattere alcun pirata. Adoperato a lungo come prigione è stato restaurato in

maniera straordinaria negli ultimi anni, ospita un bellissimo museo sulla pirateria caraibica, ed è entrato persino nella lista dei

patrimoni dell’umanità recensiti dall’UNESCO. Cayo Granma è invece un minuscolo isolotto situato giusto all’imbocco della Bahia

de Santiago de Cuba (raggiungibile dal castello con rapidi traghetti) e, oggi specialmente, appare come un vero gioiello sospeso nel

tempo. Qui i pescatori conducono una vita ancorata a ritmi antichi e usanze secolari, le case sono ancora spesso palafitte con tetti

rossi, e quasi nulla è pensato ad uso e consumo dei turisti. Passare qualche ora qui è davvero illuminante per comprendere lo stile di

vita rurale di Cuba, tanto che vi sembrerà di essere stati catapultati su una stravagante macchina del tempo. Conclusa l’esperienza, e

pranzato in loco a dovere, fate quindi rientro verso Santiago de Cuba città dove merita un’ultima sosta il Cementerio Santa Ifigenia.

Creato nel 1868 per ospitare i caduti della prima guerra di indipendenza cubana questo camposanto si compone di oltre 8000

tumulazioni storiche tra cui il mausoleo dedicato al progenitore della patria: José Martì inumato qui nel 1951 in una posizione in cui

il suo feretro sia sempre inondato della luce del Sole di giorno. Altre tombe celebri sono quelle di Emilio Bacardi, dei martiri

dell’attacco alla Cuartel Moncada del 1953 e di Carlos Manuel de Céspedes. Terminato il pellegrinaggio laico a questi luoghi intrisi

di storia cubana non lesinate quindi a raggiungere per un ultima volta il Casco Historico di Santiago. A tal proposito una pratica

finora non descritta ma basilare della vita locale è quella di concedersi il piacere di degustare un ottimo caffè nei numerosi bar locali.

Seppur il caffè non sia una pianta indigena (venne importata quinte 1748 dalla vicina Hispaniola) a partire dagli inizi dell’800 si

moltiplicarono le piantagioni di caffè (cafetales) in loco sulla spinta degli esuli francesi espatriati da Haiti. Il risultato fu il proliferare

di alcune miscele che per lunghi decenni furono tra le più richieste nel mondo, almeno fino all’avvento di nuovi fruttuosi mercati come

quello brasiliano a fine ‘800. Non disperate però, qualitativamente il caffè qui è ancora meraviglioso da sorseggiare.

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In prima immagine una vista panoramica del Castillo de San Pedro de la Roca del Morro, fortezza seicentesca eretta a difesa di Santiago de

Cuba contro le scorribande dei pirati che ebbe però alterne fortune. Al centro una delle tipiche case a palafitte di Cayo Granma in cui vivere

per alcune ore le tradizioni cubane rurali ancora ai giorni nostri. Infine alcune delle tombe storiche del Cementerio Santa Ifigenia dove

riposano per l’eternità diverse personalità della recente storia cubana, tra cui l’eroe nazionale José Martì.

6° giorno: GUANTANAMO - BARACOA

La settima giornata dell’itinerario proposto coincide con l’avvio del tour nella sezione meridionale di Cuba abbandonando definitivamente la

località di Santiago de Cuba alla volta della provincia posta all’estremità sud-orientale dell’isola: quella di Guantanamo. Anche se il nome

evoca un passato (recente e remoto) di frizioni internazionali, manovre militari e dubbie prigioni di massima sicurezza in realtà la cittadina

cardine dell’omonima provincia (80 km, 90 minuti da Santiago de Cuba) è un modesto agglomerato di edifici, sorti essenzialmente nel 1843

grazie all’alacre lavoro di coltivatori francesi in fuga da Haiti. Sotto un profilo turistico ed architettonico Guantanamo oggi ha davvero poco

da proporre al viandante ma ciò che le difetta in termini estetici è ricompensato dalla verve dei suoi abitanti, tradizionalmente sportivi (ben

11 medaglie d’oro olimpiche di Cuba sono nate qui) e propensi a divertirsi sino a tarda notte coi ritmi sincopati del Changuì, una

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primordiale forma di composizione musicale basata su un connubio di percussioni africane e chitarre spagnoleggianti in accompagnamento.

Ogni, seppur breve, permanenza a Guantanamo è poi contraddistinta dalla curiosità di lanciare almeno un’occhiata sfuggente verso la

possente base militare americana locale (detta qui Gitmo). La concessione di questa porzione di territorio agli Stati Uniti data 1903 e fu un

corollario della guerra ispano-cubana-amaricana dell’epoca ma fu solo nel 1934 che gli statunitensi ottennero il permesso a tempo

indeterminato di rimanere stanziali nell’area. Nel 1958, in pieno clima di Guerra Fredda, l’accesso ai lavoratori delle città cubane limitrofe

alla base di Guantanamo fu revocato e la base militare americana iniziò il suo percorso di progressivo isolamento regionale. Richiesta a

gran voce da Fidel Castro nel 1959 dopo estenuanti trattative ed escalation di tensioni (culminate nel 1962 con la celeberrima crisi dei

missili di Cuba) Guantanamo rimase nel suo limbo geografico e legislativo divenendo un simbolo per gli uni dell’imperialismo americano,

per gli altri della democrazia e del progresso in una regione prettamente socialista. Negli anni ’90 a base fu poi adoperata come centro di

detenzione per migliaia di profughi haitiani e cubani intercettati in mare mentre cercavano di raggiungere le coste della Florida ma fu con

l’avvento dell’era del terrorismo globale che Guantanamo risalì agli onori delle cronache: qui per lunghi anni furono detenuti in condizioni

di non completa legalità centinaia di terroristi affiliati ad Al-Qaeda divenendo un simbolo della potenza e della risposta del mondo

occidentale a quegli scempi. Anche se sotto la presidenza Obama si accennò alla possibile chiusura in tempi brevi del campo militare in terra

cubana opposizioni bipartisan dei partiti politici americani hanno fatto rivedere la concezione statunitense sulla base che nel 2018 Trump ha

ribadito che rimarrà operativa ancora a tempo indeterminato. Le visite al complesso militare sono ovviamente off limits ma potrete sentire

diverse storie, opinioni e chiacchiere in merito fermandovi per un caffè negli animati bar di Guantanamo città.

Se Guantanamo vi occuperà per alcune ore della mattinata vi consigliamo di muovervi con le vostre automobili in modo tale da raggiungere

già per pranzo la cittadina affacciata sulla costa atlantica di Baracoa (155km, 2 ore e mezza), vera e propria meta della tappa odierna del

viaggio. Primo insediamento cubano per anno di fondazione (data 1511) Baracoa ha vissuto per secoli in un beato ma rude isolamento con

uno stile di vita imperniato sull’assecondare i vezzi del maltempo (i transiti di uragani sono qui frequenti) e su una tradizione che l’ha portata

ad essere considerata la Siberia cubana poiché qui venivano spesso confinati i rivoluzionari malvisti dal governo centrale. La situazione di

Baracoa mutò quasi per incanto con l’apertura della mitica strada de La Farola che nel 1964 la collegarono definitivamente al resto

dell’isola via terra. Voluta da Fidel Castro in persona per riconoscimento all’appoggio della cittadina durante la Revolution questa strada

che percorrerete in avvicinamento a Baracoa è davvero spettacolare allungandosi sinuosa per 55 km tra le alture e i versanti ripidi in discesa

della Sierra del Puril. L’ambiente varia da picchi di granito a foreste nebulari o tropicali con felci gigantesche e isolati capanni contadini a

farvi compagnia durante l’impervio tragitto automobilistico. Sotto un profilo turistico il clou di una visita a Baracoa è costituito dall’entrata

nel Museo Arqueologico La Cueva del Paraìso, ubicato poco fuori città e ospitato in una serie di grotte naturali che furono adoperate delle

popolazioni indigene taino in antichità. Qui sono stati rinvenuti ben 2000 manufatti storici dell’epoca pre colombiana comprendenti

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ceramiche, pitture rupestri e il noto Idolo de Tabaco, una delle gemme archeologiche più importanti mai rinvenute al mondo della cultura

taino. Fulcro della cittadina è invece la triangolare Plaza Indipendencia caratterizzata sia dalla presenza della Catedral de Nuestra Senora

de la Asunciòn (al suo interno si conserva la mitica Cruz de la Parra che la leggenda vuole sia stata piantata sulle spiagge di Baracoa

direttamente da Cristoforo Colombo nel 1492, ma in realtà il manufatto è composto da legno cubano), sia dall’affollamento di invitanti

ristoranti che ogni sera deliziano i viaggiatori con le loro preparazioni. La cucina di Baracoa è infatti un unicum nel panorama cubano:

l’isolamento secolare di Baracoa ha permesso l’evolversi di una cucina contaminata dall’uso di spezie, zucchero, frutta esotica e cocco in

quantità. I cardini della cucina locali sono i piatti di pesce come l’aguja (pesce spada) o il dorado serviti comunemente con la salsa lechita

(mix di latte di cocco, pomodoro, aglio e spezie) e accompagnati da contorni come il bacan (banane platanos con carne di granchio) o il

frangollo (frullato di banane con zucchero). Altra preparazione iconica della cucina di Baracoa sono poi i dolci a base di cioccolato e il

cucurucho, una miscela di cocco essiccato, zucchero, miele, papaya, guayaba, mandarino e noci avvolte in una foglia di palma, da provare

sicuramente!

In queste tre immagini alcuni dei simboli di Baracoa: dalla mitica strada La Farola aperta nel 1964 oltrepassando l’intricata e sino ad allora

invalicabile Sierra del Puril che ha permesso alla città più antica di Cuba di aprirsi al mondo. Quindi uno scorcio di Plaza Indipendencia e

della Catedral de Nuestra Senora de la Asunciòn sullo sfondo ed infine portate della celebre cucina di Baracoa, la più intrigante di Cuba.

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7° giorno: PARQUE NATIONAL ALEJANDRO DE HUMBOLDT

Vista la singolarità, l’atmosfera pacifica ma cordiale di Baracoa viene indiscutibilmente voglia di trascorrere almeno una giornata

supplementare in zona e in questo aiuta sicuramente la presenza di una serie di bellezze naturali assai interessanti collocate nelle immediate

vicinanze di Baracoa lungo la costa atlantica che si allunga a settentrione. Uno dei simboli di Baracoa è la montagna solitaria dalla vetta

piatta di El Yunque (575 m) che sorveglia da un lato l’abitato e verso nord la grande area naturalistica oggi posta sotto la tutela del Parque

National Alejandro de Humboldt. Anche se l’escursione per raggiungere la vetta di El Yunque (3-4 ore di cammino) è gradevole e si svolge

tra campi fioriti e sinfonie di uccelli tropicali che volteggiano nella foresta vi suggeriamo di imperniare la vostra giornata sul parco

adiacente. L’accesso all’area protetta avviene in concomitanza dell’attraversamento del Rio Toa, terzo fiume cubano per lunghezza ma primo

per portata che è scampato negli ultimi decenni alla sciagurata ipotesi di essere trasformato nel mero motore di una possente centrale

idroelettrica locale. Questo fatto ha permesso il mantenersi in vita di una delle foreste pluviali più lussureggianti e vitali di Cuba dove vivono

diverse specie endemiche, crescono rigogliosi alberi dal legno pregiato e si collocano secolari piantagioni di palme da cocco e cacao

perfettamente inserite nel contesto naturale. Non è un caso infatti che le pendici ammantate di pini del Parque National Alejandro de

Humboldt siano state inserite nel 2001 nella lista dei patrimoni dell’umanità da parte dell’UNESCO. Muoversi all’esplorazione dei suoi

selvaggi 600 kmq di foreste primarie dell’entroterra e della sua serie di lagune coperte da mangrovie costiere non è semplice ma sarete

ripagati dal contatto diretto con 145 tipologie di felci endemiche e diverse specie animali uniche al mondo che si sono nei millenni dovute

adattare a convivere con la presenza di rocce contenti alte concentrazioni di minerali che risultano velenose per molti organismi viventi

terrestri. Tra le specie ornitologiche più ambite da incontrare lungo i sentieri del parco si ricordano sicuramente il nibbio dal becco

uncinato, il pappagallo amazzone di Cuba e il picchio dal becco d’avorio. Muoversi all’interno del parco nazionale è oggi impedito se non in

compagnia di guide locali certificate che potrete reperire presso il piccolo centro visitatori del posto. Tra i pochi sentieri aperti al pubblico

merita una menzione il Balcon de Iberia (7 km) che si snoda tra terreni agricoli, foreste primarie e cascate invitanti. Chiunque si destreggi in

giornata con i trekking nel parco Alejandro de Humboldt sappia però che quasi ogni escursione si riserva del tempo sufficiente per un tuffo

nelle calde ed invitanti acque oceaniche di Playa Maguana, gioiello semi sconosciuto del parco (frequentato per lo più da cubani del posto),

verso il tramonto. Un modo perfetto per concludere la giornata prima di fare rientro per una sostanziosa cena a Baracoa città.

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Il Parque National Alejandro de Humboldt tutela una la foresta primaria più lussureggiante ed inviolata di tutta Cuba, un’oasi di biodiversità

a spiccate caratteristiche endemiche perfetta per essere esplorata lungo arditi sentieri (foto al centro). In prima immagine invece uno scorcio

con in lontananza la tipica vetta appiattita de El Yunque che vigila Baracoa e la Playa Maguana, ideale per un po' di relax dopo il trekking.

8° - 9° giorno: GUARDALAVACA

Guardalavaca è una vera oasi di magia: definita dallo stesso Cristoforo Colombo come “il posto più bello che mi sia capitato di vedere al

mondo" effettivamente ancora oggi, a secoli di distanza, emana una fascino incredibile con le sue acque turchesi ricolme di coralli sfavillanti,

le sue spiagge dorate, i suoi resort di lusso e la sua cintura retrostante di colline ondulate lussureggianti che evocano i paesaggi rurali della

Cuba interna. Va detto però che fino agli anni ’70 questa sorta di eden terrestre rimase un angolo cubano del tutto lontano da qualsivoglia

forma di turismo: fu direttamente Fidel Castro, originario della locale provincia di Holguin, a dare inizio al boom turistico della zona

inaugurando un mega complesso statale di alberghi e luoghi di intrattenimento e da allora obiettivamente Guardalavaca non è mai uscita dai

radar dei flussi di viaggiatori che annualmente convergono su Cuba. L’atmosfera di questo luogo è raffinata ma non snob, i cubani stessi la

frequentano senza problemi. Con l’appellativo di Guardalavaca (250km, 3 ore e mezza di guida da Baracoa) in realtà i identificano una serie

di tre complessi turistici posti in sequenza serrata lungo questo tratto di costa cubana: Guardalavaca stessa (il centro principale), Playa

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Pesquero e Playa Esmeralda. In ognuno di questi poli turistici la vostra occupazione principale sarà quella di farvi coccolare dagli edonistici

servizi messi a vostra disposizione dai resort, dal concedervi memorabili bagni di sole sulle spiagge coralline, senza dimenticare di praticare

lo snorkeling o la subacquea nelle acque zeppe di vita poste a breve distanza dalla battigia. Oltre che al mero relax e al godere di questi

litorali assolutamente invitanti per oziare e rilassarsi non dimenticate che in zona sorgono anche un paio di attrazioni degne della vostra

attenzione: nei pressi di Playa Pesquero il Parque National Monumento Bariay commemora il luogo in cui attraccò Colombo nel 1492 e nel

quale vi fu uno dei primi contatti diretti tra le popolazioni taino indigene e i coloni spagnoli (c’è un bel monumento in stile greco realizzato

per il cinquecentenario della scoperta delle Americhe), mentre nei pressi di Playa Esmeralda non perdete l’occasione di visitare il Parque

Natural Bahia de Naranjo, un parco a tema realizzato su isolotti artificiali appositamente per intrattenere la clientela dei resort con

spettacoli di fauna marina, acquari e una serie di attrazioni per lo svago. Vista la bellezza delle spiagge e l’atmosfera cordiale e vibrante di

Guardalavaca vi suggeriamo di fermarvi in zona almeno per un paio di notti, sarete ricompensati da alcune delle serate più elettrizzanti che

Cuba abbia da offrirvi.

Guardalavaca, Playa Pesquero e Playa Esmeralda sono tre dei poli turistici più ambiti e sviluppati della costa atlantica cubana. Qui tra rsort

all inclusive dotati di ogni comfort, spiagge dorate dipinte sullo sfondo di un mare cristallino e diverse opportunità di vita notturna

effervescente non potrete che ritrovare come per incanto il vostro benessere personale.

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10° giorno: HOLGUIN

La decima tappa di questo itinerario volto alla scoperta della Cuba meridionale consta di un cospicuo trasferimento via terra dalle spiagge

incantate di Guardalavaca fino a raggiungere a sera la città storica di Camaguey. Nel corso del lungo tragitto (265km, 4 ore di auto

complessive) la giornata si impernierà però principalmente sulla vista di un’altra cittadina storica cubana: l’abitato di Holguìn (60km, 1 ora

da Guardalavaca). Epicentro di una regione agricola e laboriosa (in città ci sono gli stabilimenti di quattro delle principali etichette cubane

che producono birra: la Cristal, la Bucanero, la Mayabe e la Cacique) Holguìn possiede un fascino unico, con la sua concentrazione di

parchi pubblici che le sono valsi in nomignolo di “ciudad de los parques”. Una visita alla cittadina non può che muovere le sue mosse che

dal centralissimo Parque Calixto Garcia, baricentro di Holguìn e luogo di ritrovo per una eterogenea folal di autoctoni che spazia da vecchi

che discutono di politica, ragazzi intenti a confrontarsi sull’ultima partita di baseball e giovani coppie alla ricerca di un momento di intimità.

Sul lato settentrionale della pizza trova quindi ubicazione il Museo de Historia Provincial, massimo monumento di Holguìn, ospitato negli

ambienti che furono parte dell’impenetrabile forte spagnolo di La Periquera (la gabbia dei pappagalli), così soprannominata dai locali a

causa delle sgargianti uniformi che un tempo i soldati spagnoli erano soliti utilizzare. Dall’anno della sua conquista da parte di Calixto

Garcia (1872) l’edificio è stato man mano adattato a museo e oggi ospita la pregevolissima Hacha de Holguìn, un’ascia prodotta dagli

indigeni taino che riproduce le fattezze di volto umano. Ritornati nel dedalo di strade disposte a scacchiera che caratterizzano il centro di

Holguìn vi consigliamo di spendere ancora qualche ora in città perlustrando i parchi del centro storico. Tra questi spiccano per interesse il

Parque Céspedes (a nord id Parque Calixto Garcia) dedicato ad uno dei padri della patria cubani e contraddistinta dalla presenza della

gradevole Iglesia de San José facilmente distinguibile per la torre campanaria ottocentesca e il Parque Peralta (a sud di Parque Calixto

Garcia). Questa seconda piazza alberata di Holguìn ricorda il generale che nel 1868 guidò la rivolta locale contro gli spagnoli e anche in

questo caso è una chiesa, la Catedral de San Isidoro, a dare lustro alla piazza. Realizzata in tonalità candide nel 1720 è davvero

inconfondibile per la sua facciata ornata da torri campanarie gemelle. Terminato di perlustrare anche quest’angolo del centro di Holguìn il

consiglio più salubre che possiamo fornirvi è quello di intrattenervi in zona almeno sino allora di pranzo che potrete degustare senza

problemi negli ottimi ristoranti a conduzione famigliare del centro innaffiando copiosamente le vostre portate con la freschissima e buona

birra locale. Concluso il lauto pasto ricordate che nel pomeriggio dovrete ancora sobbarcarvi lo spostamento automobilistico da Holguìn a

Camaguey (205km, 3 ore) pertanto siate accorti e muovetevi per tempo. Prima di lasciare Holguìn però non lesinate di risalire, poco fuori

città, La Loma de la Cruz, una scalinata di 465 gradini che risalgono una collina tanto cara agli autoctoni non solo per i panoramici scorci

che offre della città quanto per commemorare l’avverarsi di una supplica fatta alla divinità nel 1790 per placare un portentoso periodo

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siccitoso in zona che aveva messo in ginocchio le attività agricole della provincia.

Una deviazione consigliata quasi esclusivamente ai cultori della storia cubana e ai nostalgici del periodo castrista è invece quella che vi

permetterà in mattinata, prima di raggiungere Holguìn, di fare rotta su Biran (105km, 90 minuti da Guardalavaca) che fu il paese natale di

Fidel Castro. Fidel nacque infatti in questo luogo il 13 agosto 1926, figlio di un ricco proprietario terriero della zona e frutto di una

relazione clandestina dello stesso con la cuoca di famiglia. Anche se Fidel Castro rimase a Biran solo sino all’età di 7 anni i cultori della sua

figura sono molto legati a questo luogo e non potranno esimersi dal visitare la Finca las Manacas, la grande tenuta in cui nacque il futuro

leader cubano comprendente anche un villaggio per braccianti e un’arena per galli al suo interno, e il Museo Conjunto Historico de Biran

che è una sorta di ricostruzione del villaggio di inizi ‘900 in cui Fidel visse. Particolarmente interessante è la riproduzione dell’aula

scolastica in cui Castro svolse le elementari, come le fotografie d’epoca e la tomba del padre di Fidel che riposa qui per l’eternità. Vi

rammentiamo che la deviazione in quei di Biran sottrarrà parecchio tempo a disposizione per la visita di Holguìn, che dovrete compiere in

maniera abbastanza sommaria. Scegliete voi l’itinerario più consono ai vostri interessi per la giornata ma sappiate che da Biran a Camaguey

vi aspettano ancora 275 km (4 ore) di guida sulle strade cubane.

In prima immagine la struttura dell’ex forte spagnolo di La Periquera presso Holguin, che oggi ospita il Museo de Historia Provincial

cittadino. Al centro invece una splendida vista panoramica sulla cittadina dal Loma de la Cruz, un luogo santificato dai locali a Dio per

intercessioni avvenute secoli or sono. Infine un dettaglio della mitica Finca las Manacas, la tenuta che fu casa natale di Fidel Castro a Biran.

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11° giorno: CAMAGUEY

Bene arrivati nella terza città per dimensioni di Cuba (circa 315.000 i residenti attualmente), una realtà del tutto peculiare nell’isola

caraibica come si evince già guardando con un rapido colpo d’occhio la sua mappa, incredibilmente intricata nell’area storica centrale. La

sua conformazione urbana più simile a un gomitolo di araba memoria la si deve agli sforzi che i suoi abitanti fecero per renderla meno

appetibile e più difendibile dalle continue scorribande piratesche che la afflissero soprattutto nel ‘600 quando la città cominciò a prosperare

come centro agricolo che eccelleva nella produzione della canna da zucchero e nell’allevamento. Questo nonostante un clima a più riprese

localmente siccitoso che stimolò la diffusione degli iconici tinajones, otri di terracotta (oggi rimasti solo a scopo ornamentale) mediante i

quali i locali raccoglievano l’acqua piovana durante le piogge. Una caratteristica poi insita nell’animo degli abitanti di Camaguey è la

fortissima fede cattolica che sono valse alla città l’onore di aver ricevuto il Papa Giovanni Paolo II nel 1998 e la beatificazione del primo

santo cubano nel 2008. Effettivamente passeggiando per le stradine del centro di Camaguey no potrete fare a meno di notare una vera e

propria selva di chiese barocche e svettanti campanili sempre pronti a intonare rintocchi che richiamano alla preghiera.

L’itinerario di visita classico di Camaguey ha inizio da Plaza San Juan de Dios, un vero quadretto sospeso nel tempo con le sue architetture

coloniali perfettamente conservate dalle facciate gialle, rosa e azzurre che instillano sensazioni antiche. Sulla piazza aggetta poi il Museo de

San Juan de Dios, interessante più per l’edificio che lo ospita che per la raccolta di opere site al suo interno. Il museo si trova infatti

nell’ospedale che fu di Padre José Olallo, primo santo cubano, e presenta alcuni scorci come il chiostro anteriore del 1728 davvero

apprezzabili. Muovendo quindi di alcuni isolati verso sud rispetto a Plaza San Juan de Dios vi raccomandiamo di raggiungere il Mercado

Agropecuario Hatibonico, un vero e proprio scorcio dell’anima commerciante dei cubani sottoposta alla continua egida statale di castrista

memoria. Qui gli ambulanti intonano i loro pregones (richiami cantilenanti) ai turisti e ai curiosi invogliandoli ad acquistare i loro prodotti,

dai costi quasi irrisori. Vale la pena specialmente soffermarsi sulle bancarelle degli herberos che vendono quasi qualsiasi tipo di erba

officinale possiate desiderare, ma state attenti al portafoglio mentre vi aggirerete in questo mercato, gli scippi sono frequenti! Conclusa

l’esplorazione del Mercado vi suggeriamo di muovere a ritroso verso Plaza San Juan de Dios e da qui di portarvi rapidamente nella vicina

Plaza Ignacio Agramonte, un bellissimo spazio verdeggiante adorno di panchine in marmo disposte circolarmente che sorvegliano una statua

dedicata all’eroe indipendentista cubano ottocentesco che combatté furiosamente i colonizzatori spagnoli. Su questa piazza si affacciano poi

due simboli dell’architettura di Camaguey: la Casa de Arte Jover che espone i lavori dei coniugi omonimi considerati tra gli artisti più

influenti del panorama cubano e l’imponente Catedral de Nuestra Senora de la Candelaria, ricostruita nel ‘900, che si identifica con la

grande statua del Cristo che troneggia sull’alto campanile. Fattasi quindi ormai quasi inevitabilmente l’ora di pranzo sappiate che nei

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dintorni di Plaza Ignacio Agramonte si colloca la maggior concentrazione di ristorazioni a conduzione famigliare e taverne dal fascino

antiquato di Camaguey, ideale una pausa sfiziosa durante la vostra giornata di visita. Una volta ripresi dal lauto pasto un modo intrigante

per iniziare il percorso pomeridiano è quello di percorrere la sempre animata Calle Maceo, pedonalizzata, che costituisce il cuore dello

shopping di Camaguey con i suoi negozi traboccanti di articoli tradizionali cubani messi in vendita in genere a prezzi di favore. Giunti al

termine della strada, quando questa converge verso la lunghissima Avenida Républica potrete quindi lanciarvi a curiosare all’interno della

Gàleria El Colonial, uno dei primissimi centri commerciali a gestione privata di Cuba, perfetto per farvi un’idea di cosa volesse dire per i

paesi post comunisti aprirsi repentinamente all’economia di mercato. A sorvegliare l’ingresso alla galleria commerciale ci pensa però, come

in classico stile di Camaguey, la raffinata Iglesia de Nuestra Senora de la Soledad, ricca di affreschi barocchi e inconfondibile per il suo

profilo svettante del campanile del 1779 color crema. A completamento del tour di Camaguey nella seconda metà del pomeriggio vi invitiamo

infine a raggiungere dapprima la Iglesia de la Nuestra Senora de la Merced, ubicata nella vicina Plaza de los Trabajadores, probabilmente

la chiesa più bella di Camaguey risalente al 1748 con annesso convento ospitante persino catacombe. Quindi con un ultimo sforzo è

meritevole una deviazione verso Plaza del Carmen, illuminata da caratteristi lampioni locali, anticipata da una serie di case coloniche ben

ristrutturate e dominata dalla Iglesia de Nuestra Senora del Carmen, una magnifica chiesa del 1825, reputata tra i capolavori barocchi di

Camaguey. Giunta così un’ora sufficientemente tarda nel pomeriggio non vi resterà altro da fare se non attendere lemmi l’avvento del

tramonto in uno dei numerosi e vitali bar della città, odendo in lontananza le note della musica cubana diffondersi per il dedalo delle strade

del centro città.

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Alcuni scorci iconici di Camaguey: dalle sue onnipresenti chiese barocche (in prima immagine la Iglesia de la Nuestra Senora de la Merced

in Plaza de los Trabajadores e in terza immagine uno scorcio di Plaza del Carmen con l’omonimo edificio di culto) tangibile espressione

della fortissima fede cattolica radicata in città, sino a un romantico scorcio al tramonto tra i vicoli della terza città cubana per dimensione.

12° giorno: PLAYA SANTA LUCIA

Meta di un’escursione giornaliera estremamente invitante da Camaguey l’area turistica di Playa Santa Lucia (110km, 90 minuti) è uno dei

tesori balneari meno conosciuti di Cuba sebbene possa contendere a Varadero il titolo di località con la spiaggia sabbiosa più lunga

dell’isola (intorno ai 20 km complessivamente con ampi spazi liberi e scevri da qualsivoglia forma di sviluppo turistico) e vanti alcuni dei siti

per immersioni più belli e facilmente accessibili di tutta la nazione cubana. Raggiungere Playa Santa Lucia via terra sarà come vedere un

compendio dell’entroterra rurale cubano con mucche al pascolo, campi coltivati e pozze dove dimorano i fenicotteri che si alternano a

macchie arbustive endemiche. Una volta giunti in loco se non avete velleità di compiere immersioni potrete tranquillamente trastullarvi

sull’immensa spiaggia locale (oppure raggiungere più nord la più piccola ma appartata Playa Los Cocos) godendovi l’atmosfera distesa e

meno spumeggiante delle altre località balneari turistiche cubane. Se invece foste dei patiti delle immersioni sappiate che sicuramente una

singola giornata a Playa Santa Lucia non sarà sufficiente per esplorare con la dovuta perizia i 35 siti di immersione della gigantesca

barriera corallina che si estende antistante il litorale locale. Tra relitti, razze, squali toro che possono raggiungere dimensioni ragguardevoli

e che potrete nutrire direttamente se ne avrete la forza d’animo e campi di corallo variopinti qui potreste aver raggiunto uno dei vostri

paradisi tanto agognati se il sub è la vostra ragione di vita. In questo caso la permanenza minima consigliata a Playa Santa Lucia sarà di

almeno tre giorni, magari prendendo in considerazione di evitare il raggiungimento delle spiagge di Cayo Coco, molto meno invitanti in

questo senso delle acque di Playa Santa Lucia.

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Un trio di immagini esemplificative delle bellezze di Playa Snata Lucia, colpevolmente spesso dimenticata tra le principali destinazioni

turistiche balneari di Cuba. Qui una lunghissima spiaggia dorata contende a Varadero il primato di più lungo litorale cubano, mentre a

pochi chilometri dalla costa i sub potranno esplorare barriere coralline semi inviolate e librarsi nelle acque in compagnia persino di squali.

13° - 14° - 15° giorno: CAYO COCO - CAYO GUILLERMO

Oggi perno dell’industria turistica cubana (seconda in questa classifica solo alla più nota Varadero) Cayo Coco (235km, 3 ore e mezza di

guida da Camaguey) è il vanto principale dell’articolato arcipelago dei Jardines del Rey (al secolo Archipelago de Sabana-Camaguey).

Questo angolo di paradiso tropicale rimase del tutto incontaminato, e dimora di possenti foreste di mangrovie e famelici sciami di infestanti

zanzare, fino al 1922 quando presso Cayo Guillermo venne costruito il primo pionieristico albergo. Da allora con l’avvento dell’elettricità

prima e con la costruzione di una ardita strada sulla vasta laguna costiera poi (nel 1988) Cayo Coco si è proiettata man mano nell’olimpo

delle mete da sogno caraibiche, allontanandosi però un poco dalla sua caratteristica di paradiso incontaminato di un tempo. I resort all

inclusive del posto sono davvero enormi e soddisfano ogni tipo di richiesta dei suoi frequentatori: i buffet di ogni tipo di vivanda sono

eccezionali, le attività marine proposte sono tra le più disparate e gli intrattenimenti notturni sono vibranti e coinvolgenti. Se la vostra idea di

Caraibi è quella di spiagge dorate a portata di mano dalle vostre lussuose camere di albergo dove potrete avere tutto a portata di mano

allora potreste davvero aver trovato il vostro paradiso (alternativamente se siete provetti subacquei o amate scenari meno congestionati di

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gente trascorrete questi tre giorni a Playa Santa Lucia). Tra i siti da non perdere a Cayo Coco e limitrofi si ricordano il Parque Naturale l

Bagà, un’area tutelata di foreste di mangrovie e laghi costieri che evocano il passato incontaminato dell’area nel quale volteggiano centinaia

di specie ornitologiche diverse e la gita al Cayo Paredon Grande, romantica spiaggia distante del caos dei resort sorvegliata dal Faro Diego

Velazquez, alto 52m e risalente al 1859. L’avamposto di Cayo Guillermo (30km, 30 minuti), adiacente a Cayo Coco, deve invece la sua fama

agli scritti di Ernest Hemingway che lo descrisse in maniera entusiastica nei suoi libri, soprattutto per la predilezione dell’autore americano

verso la pesca d’altura che qui si può compiere con notevolissimi risultati. Oltre alle battute di pesca però Cayo Guillermo ha un potente

asso nella manica: la presenza della meravigliosa Playa Pilar, una sinuosa spiaggia di sabbia finissima e bianca che si estende verso un

mare cristallino perfetto per lo snorkeling e oltre una serie di dune alte sino a 15 metri percorse da sentieri escursionistici. Si tratta in effetti

di uno dei luoghi più straordinari di tutti i Caraibi e chiunque visiti la porzione meridionale di Cuba dovrebbe almeno dedicarvi una giornata

del proprio viaggio. Vi ricordiamo che le infrastrutture migliori comunque hanno ubicazione a Cayo Coco, dove vi consigliamo di

soggiornare, che è anche il perno delle attività serali e notturni dei Jardines del Rey.

Cayo Coco e le limitrofe isole coralline di Cayo Guillermo e Cayo Paredon Grande sono uno dei grandi templi dell’edonismo e della formula

vacanziera da villaggi all inclusive della Cuba moderna. Dai grandi resort di Cayo Coco, alla spiaggia da sogno di Playa Pilar a Cayo

Guillermo dove la sabbia sembra neve rilucente al sole fino alle trasparenze di Cayo Paredon Grande qui tutto evoca i tropici.

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16° - 17° - 18° - 19° - 20° - 21° - 22° giorno: JARDINES DE LA REINA

Come un sogno divenuto realtà per gli amanti delle vacanze in barca (o più esplicitamente sugli yacht) che amano destreggiarsi in

arcipelaghi incontaminati di stampo caraibico i Jardines de la Reina sono un vero paradiso terrestre fattosi realtà. Questo articolato gruppo

di affioramenti corallini, macchie di foreste di mangrovie, acque e giardini sottomarini inviolati sin dai tempi di Cristoforo Colombo sono

una vera estasi per il cuore e per la mente. Distese per una lunghezza di 120 km al largo (circa 80 km) dalla linea costiera meridionale

cubana queste isole disabitate sono la quintessenza del viaggio avventuroso dedito alla scoperta di anfratti dimenticati, alla pesca d’altura e

al dolce isolamento dal resto del mondo. Qui non vi è nessuna sistemazione per la notte, bar o qualsivoglia agio della modernità e

dell’antropizzazione. L’unico modo per esplorare queste isole è prendere parte alle uscite della durata di una settimana su yacht privati o

barche adibite ad alberghi galleggianti che il gruppo Avalon (Cubanfishingcenter) organizza salpando dal molo della cittadina di Jucaro

(130km, 2 ore da Cayo Coco, 240km, 3 ore da Playa Santa Lucia) ad esclusione, ovviamente, della stagione degli uragani. Inutile dire che

passare sette giorni tra palme, pini marittimi, iguane, uccelli migratori, pellicani, barriere coralline inviolate, squali, pesci variopinti e uno

dei mari più cristallini, trasparenti e dalle tonalità caleidoscopiche del mondo sarà un vero toccasana per la vostra anima e una delle

esperienze più indimenticabili della vostra vita. Certo i prezzi magari non saranno economici ma se amate questo stile di vita vale davvero la

pena prendere in considerazione l’opzione di investire un po' del vostro denaro nei Jardines de la Reina, quasi nessuno ne è mai rimasto

deluso. Una sola accortezza: in settima giornata concordate con il tour operator Avalon che vi riconduca in porto a Jucaro entro l’ora di

pranzo. In questo modo potrete dedicare il pomeriggio al lungo trasferimento automobilistico che vi permetterà di portarvi per la nottata

nella cittadina di Bayamo, nella provincia di Granma, dopo un estenuante viaggio di 335 km (non meno di 5 ore di guida effettiva).

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Isolati, quasi irraggiungibili persino ai giorni nostri, gli isolotti lussureggianti che caratterizzano l’arcipelago caraibico cubano dei Jardines

de la Reina sono davvero una delle ultime frontiere inviolate dei Caraibi. Un luogo dove la pesca d’altura e quella sportiva offrono occasioni

uniche, in cui i sub potranno davvero destreggiarsi tra immersioni pionieristiche ma anche un luogo selvaggio dove gli alligatori prosperano

e dove l’uomo ha ancora la sensazione netta di essere un ospite nelle piene mani del destino voluto dalla natura.

23° giorno: BAYAMO

Nonostante appaia oggi come una sonnolenta cittadina provinciale (quantunque l’epicentro della vita della provincia sud-occidentale cubana

del Granma) Bayamo vanta una storia pluri secolare e può fregiarsi del titolo di seconda realtà urbana per anno di fondazione della nazione.

Correva infatti l’anno 1513 quando Bayamo venne fondata per volere di Diego Velazquez de Cuéllar e già dopo pochi decenni, e diverse

rivolte turbolente delle popolazioni taino indigene, il centro assunse un ruolo cardine nella regione. Ad acuire la ricchezza di Bayamo

contribuirono nel XVII e XVIII secolo in maniera decisiva i proventi delle scorribande dei pirati nei Caraibi che fecero base per anni in

questo centro e nella vicina cittadina portuale di Manzanillo. L’animo fiero e mai domo dei suoi abitanti si palesò poi in maniera

prorompente nell’800 quando i cittadini di Bayamo si promulgarono in una serie di rivolte contro i coloni spagnoli (le truppe di Carlos

Manuele de Céspedes riuscirono persino ad avere la meglio per un periodo nel 1868 sull’esercito coloniale), composero la musica e il testo

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dell’attuale inno nazionale cubano e alla fine nel 1869 preferirono dare fuoco volontariamente alla propria città piuttosto che questa cadesse

nuovamente sotto l’egida spagnola. Oggi del passato eroico e turbolento di Bayamo rimane davvero poco aggirandosi per le sue vie storiche,

anzi ciò che vi balzerà immediatamente all’occhio sarà la quantità esorbitante di carretti trainati da cavalli che si aggirano per le strade. Si

stima che quasi un terzo della popolazione usi ancora questi mezzi a trazione animale per muoversi, cosa che è valsa a Bayamo l’appellativo

di “ciudad de los coches” (città dei carretti), a testimoniare la sua forte connotazione rurale. Non dimenticate infine che a Bayamo la gente

ha una particolare predilezione per il gioco degli scacchi e ama radunarsi ogni sabato sera per le strade a festeggiare: la settimanale Fiesta

de la Cubania è uno degli appuntamenti folkloristici più autentici e animati di tutta Cuba. Lasciatevi trasportare dall’esuberanza che pervade

Calle Saco il sabato sera: tra organi a manovella che intonano motivetti tradizionali, maiali arrosto cotti alla griglia per strada e fiumi di

coctel de ostiones (una bevanda a base di ostrica) non potrete rimanere insensibili al fascino di Bayamo.

Una visita al centro storico di Bayamo è un’esperienza gratificante sotto il lato umano e visivo ma sappiate che in effetti non vi terrà

impegnati che per mezza giornata. Il centro è accattivante ma piccolo, ma in fin dei conti diciamocelo apertamente dopo tanti giorni di

viaggio un po' di relax sarà il benvenuto. A Bayamo tutto ruota attorno alla Plaza del Himno National occupata per la maggior parte

dell’Iglesia Parroquial Mayor de San Salvador. Questa chiesa fu pesantemente colpita dall’incendio del 1869 ma in diverse sue sezioni è

rimasta conforme alle sue fattezze originali del 1740, comprese l’immancabile Capilla de la Dolorosa con il suo altare in legno dorato e il

famoso dipinto murale che raffigura la benedizione della neonata bandiera cubana del 1868. Camminando per alcune decine di metri lungo

la principale Calle Maceo avrete quindi modo di raggiungere rapidamente in primis la Casa Natal de Carlos Manuel de Céspedes, l’unica

casa coloniale a due piani sopravvissuta al furioso incendio del 1869 che fu teatro della nascita dell’omonimo nazionalista cubano il 18

aprile 1819, quindi non mancate di perlustrare l’ombreggiato e limitrofo Parque Céspedes. Quest’area verde impreziosita da diversi

monumenti sparsi lungo i suoi camminamenti e luogo prediletto per svagarsi da molti abitanti del posto che assistono più ch volentieri a

diversi concerti pubblici qui organizzati in effetti svolse anche un ruolo storico chiave nella storia cubana. Proprio qui nel 1868 Céspedes

infatti dichiarò per la prima volta la volontà dell’indipendenza cubana di fronte alle istituzioni spagnole coloniali. Giunta quindi l’ora di

pranzo sappiate che in Parque Céspedes troverete senza difficoltà numerose bancarelle che vendono ottimo street food cubano, il comoagno

perfetto con cui approcciarsi verso il quartiere di Paseo Bayamés e Calle General Garcia, considerate il fulcro della vita commerciale di

Bayamo. Pedonalizzate e ornate da diversi murales queste strade sono perfette per gli amanti dello shopping e per chi ha una particolare

predilezione per le arti moderne. Sono numerosissime infatti le botteghe e gli atelier che espongono lavorazioni di arti plastiche

avanguardistiche.

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Fiera, legata indissolubilmente ai movimenti indipendentisti ottocenteschi che fecero fiorire nell’animo dei cubani la loro voglia di libertà,

Bayamo è oggi un centro provinciale quasi appartato ma tutto da scoprire, sia per quanto concerne le bellezze architettoniche (in prima foto

l’Iglesia Parroquial Mayor de San Salvador) sia per quanto riguarda la sua vocazione rurale (in terza immagine uno dei numerosissimi

coches che ancora percorrono la città). Senza dimenticare le sentite feste popolari del sabato sera, immancabili, come Fiesta de la Cubania.

24° giorno: PARQUE NATIONAL SIERRA MAESTRA

Il Parque National Sierra Maestra è un singolare mix di storia, natura e antropologia incastonato tra le alture più prominenti di Cuba,

raggiungenti il tetto del paese con il Pico Turquino (1972m sul livello del mare). Questi territori composti da intricate foreste nebulari e

laboriosi agricoltori ancorati alle tradizioni passarono alla storia negli anni ’50 per essere divenuti il primo rifugio in cui Fidel Castro e

adepti si rifugiarono una volta sbarcati a Cuba nel 1956 iniziando ad organizzarsi per i futuri atti che avrebbero portato al rovesciamento del

governo di Batista. Anche se i guerriglieri passarono buona parte dei primi due anni su queste montagne a spostarsi continuamente per

eludere le incursioni dell’esercito regolare che voleva stanarli e condannarli nel 1958 la situazione mutò considerevolmente a favore di

Castro e compagni che posero presso la Comandancia de la Plata la prima base stabile da cui coordinare la resistenza e le azioni militari dei

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sovversivi. Proprio l’escursione che conduce alla Comandancia de la Plata risulta essere il principale motivo di interesse turistico del

Parque National Sierra Maestra. Per arrivare al punto di inizio del sentiero dovrete guidare da Bayamo sino all’Alto de Naranjo (70km, 105

minuti) lungo una strada sconnessa a fondo cementizio adatta loro a guidatori provetti. Una volta lasciate le vetture potrete immediatamente

godere delle belle viste panoramiche che si godono da questo punto situato a 950m di quota, ma una volta dopo aver scattato le fotografie di

rito sarà ora di mettersi in cammino verso Comandancia de la Plata. Il sentiero si dilunga per 3 km (1 ora circa di cammino) e raggiunge l’ex

quartier generale castrista nella sua collocazione rude su un crinale montuoso ammantato di fitta foresta nebulare. Fu proprio la sua

posizione quasi non identificabile e assai difficilmente raggiungibile dalle truppe di Batista a preservarlo dalla capitolazione. L’aspetto della

Comandancia attuale ricalca fedelmente quello dell’accampamento storico: i 16 edifici in legno sono quelli originali o in parte ricostruzioni

molto fedeli (c’è un piccolo ma illuminante museo in uno di essi), così come la Casa di Fidel è del tutto autentica con le sette mitiche vie di

fuga di emergenza ancora ben visibili. Altro luogo da non perdere è la stazione radiotrasmittente di Radio Rebelde attraverso la quale i

guerriglieri rimasero in contatto tra loro e col mondo esterno. Per una visita a Comandancia de la Plata vi ricordiamo comunque che è

necessario avvalersi di una guida autorizzata dal parco, reperibile nel sottostante villaggio di Santo Domingo. Proprio questo abitato, nel

pomeriggio, completerà quindi la vostra esperienza nel Parque National Sierra Maestra. Si tratta di una sorta di enclave sospesa nel tempo,

un villaggio del tutto conforme alle fattezze che doveva avere negli anni ’50 quando per le sue strade transitarono più volte Ernesto Che

Guevara e Fidel Castro. Rimanere per qualche ora in questo luogo vi farà rapidamente immedesimare nella classica Cuba rurale di un tempo

e vedere l’epopea castrista sotto una nuova luce. Per la serata invece vi esortiamo caldamente a fare il percorso automobilistico a ritroso

verso Bayamo (70km, 105 minuti) e qui passare l’ultima vibrante notte cubana del vostro viaggio.

Per completezza di trattazione vi ricordiamo che i patiti dell’escursionismo potranno dal medesimo parcheggio di Alto de Naranjo provare

l’esperienza (ma vi serviranno almeno 2-3 giorni supplementari) di risalire il Pico Turquino, la montagna più elevata di tutta Cuba. Il

trekking classico risale la montagna da nord, sorpassa il Paso de los Monos e raggiunge quindi la vetta. Il percorso di discesa si può invece

effettuare verso la costa caraibica meridionale di Cuba e termina a Las Cuevas da cui dovrete disporre di un mezzo autonomo o usufruire dei

rari passaggi offerti da camion di passaggio per far rientro a Bayamo. Sommando le difficoltà logistiche, gli ambienti belli ma non

eccezionali montani attraversati e il supplemento di tempo necessario a questa escursione ci pare che questa possa risultare quasi superflua

all’interno di un tour di tutta Cuba meridionale. Ma probabilmente i cultori della montagna non ci staranno già più ascoltando e staranno

già progettando la loro nuova ascesa.

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Tre immagini iconiche del Parque National Sierra Maestra: in prima fotografia viene ritratta in lontananza la vetta del Pico Turquino, che

con i suoi 1972m di quota, rappresenta il tetto di Cuba. Quindi al centro un dettaglio delle capanne in legno del tutto conformi alle originali

della Comandancia de la Plata, che fu il quartier generale di Fidel Castro negli anni ’50 durante la prima opposizione armata alla dittatura

di Batista. Infine una vista panoramica sull’intricata e lussureggiante natura della Sierra Maestra di Cuba.

25° - 26° giorno: trasferimento fino in Italia

Volare a ritroso dall’isola cubana verso l’Italia non è di per sé un opzione comodissima, ma curiosamente spesso il viaggio di ritorno verso

l’Italia risulta essere più agevole dell’andata potendosi avvalere come scalo intermedio dell’aeroporto di L’Avana, collegato quindi

direttamente con l’Italia (Roma). Per prima cosa ad ogni modo dovrete compiere il tragitto automobilistico che separa Bayamo da Santiago

de Cuba (155km, 2 ore mezzo di guida) e poi mettere in conto tra le 15 e le 18 ore in totale per concludere il viaggio aereo di ritorno verso la

madrepatria. Complice un fuso orario in marcato avanzamento però anche per il più veloce ed economico ritorno risulterà indispensabile

prevedere almeno due giorni di calendario per completare il rientro sino in Italia.