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CSTG-Newsletter n.97-98 lug-ago 14 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt www.cstg.it ___________________________________________________________________________ Edit 1 Topic 3 Scuola e dintorni 9 Eventi 16 Dare Corpo 16 Segnalazioni 19 Perls’s pearls 21 Risonanze 21 Visti e letti 22 Da giornali e riviste 23 Dibattito aperto 27 Fatti della vita 28 Poiesis 30 Witz e Giochi 32 Orthos 33 E.N.T.R.Y 34 Edit Questo numero della nostra NL riunisce i n. 97 e 98 che unifica luglio ed agosto. Siamo quindi in ritardo per luglio e in anticipo per agosto. In medio stat virtus, raccontiamocela così e concediamoci un più leggero carico di scrittura, per noi, e di lettura per voi. Come topic comparirà la prima parte del mio contributo su L’approccio gestaltico al sogno in corso di stampa su IL SOGNO CROCEVIA DI MONDI, a cura di Angela Peduto e Giorgio Antonelli (editore ALPES , Roma). Vengono riportati i primi 11 paragrafi dei 54 (sic!) che verranno esplorati nell’articolo completo la cui uscita in libreria è prevista per ottobre. Si tratta di uno scritto che riassume il risultato di anni di ricerca ed applicazione clinica che si rifanno alla tradizione gestaltica nelle sue coordinate più autentiche – almeno nella intenzione dello scrivente – ma che si configurano in uno stile molto particolare di lavoro che gli allievi della Scuola hanno avuto modo di osservare in questi anni. Una ulteriore evoluzione all’approccio gestaltico-archetipico sarà oggetto di una prossima pubblicazione, ma sarà anche materia dell’imminente workshop di fine luglio su Sogno, Mito e Archetipi, giunto alla sua sesta edizione, con la integrazione di lavoro teorico-esperienziale mia e di Giorgio Antonelli Nella rubrica “Scuola e dintorni” verranno riportate le informazioni relative sulle ultime INIZIATIVE PER L’ESTATE promosse dal CSTG. DAL 4 agosto la struttura residenziale di Noceto è a diposizione per periodi di riposo e studio autogestiti per gli allievi (Soci aderenti al CSTG) e Programmi personalizzati di riposo, meditazione e disassuefazione da forme diverse di dipendenze (affettive, tabacco, alcol, psicofarmaci, gioco d'azzardo, internet) con programmi personalizzati o condivisi con lo staff di Orthos (Programma CLEAN: all'origine delle nostre dipendenze) per i quali contattare [email protected] Si è svolto nei giorni 27-28 giugno 2014 un significativo incontro su MOMENTI DI TEMPOMINDFULNESS condotto da GHERARDO AMADEI e VIVIANA FABIANI. Come è noto, questa riedizione in chiave moderna di antiche pratiche meditative ispirate al Vipassana, è molto diffusa attualmente ed offre interessanti possibilità di applicazione e verifica sui risultati in ambito clinico che, nel nostro caso, sono in via di sperimentazione nei casi di dipendenza da gioco e da sostanze. L’incontro ha rappresentato una “iniziazione” ad una pratica che alcuni potranno decidere di approfondire in successive occasioni di formazione, la prima delle quali partirà ad ottobre. Coloro che fossero interessati possono contattare la Segreteria per conoscere una forma agevolata di partecipazione per gli Allievi della Scuola. Si sono conclusi i programmi residenziali dei corsi di formazione nella psicoterapia e nel counseling che hanno avuto quest’anno una profondità e partecipazione come non mai. Ne è traccia la testimonianza di Luca V. (una delle tante) che alleghiamo, come le foto di Luca S. come anche gli haiku che hanno cercato di cogliere un tratto significativo dell’anima di ciascun allievo del quarto anno del corso di psicoterapia. A chiusura del terzo anno di Counseling si è tenuta una sessione di GestaltArt condotta dalla scultrice Ursula Corleis presso la sua residenza di Istine a Radda in Chianti. Un luogo davvero magico … museo vivente “popolato” anche delle sculture di Herbert Hoffman di cui ricorreranno a giorni i due anniversari dalla scomparsa. Si è tenuto, dal 18 al 20 giugno nella città di Yeri a Cipro l’incontro conclusivo del Progetto ENTRY, coordinato dal

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CSTG-Newsletter n.97-98 lug-ago 14 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt www.cstg.it ___________________________________________________________________________

Edit 1 Topic 3 Scuola e dintorni 9 Eventi 16 Dare Corpo 16 Segnalazioni 19 Perls’s pearls 21 Risonanze 21 Visti e letti 22 Da giornali e riviste 23 Dibattito aperto 27 Fatti della vita 28 Poiesis 30 Witz e Giochi 32 Orthos 33 E.N.T.R.Y 34

Edit Questo numero della nostra NL riunisce i n. 97 e 98 che unifica luglio ed agosto. Siamo quindi in ritardo per luglio e in anticipo per agosto. In medio stat virtus, raccontiamocela così e concediamoci un più leggero carico di scrittura, per noi, e di lettura per voi. Come topic comparirà la prima parte del mio contributo su L’approccio gestaltico al sogno in corso di stampa su IL SOGNO CROCEVIA DI MONDI, a cura di Angela Peduto e Giorgio Antonelli (editore ALPES , Roma). Vengono riportati i primi 11 paragrafi dei 54 (sic!) che verranno esplorati nell’articolo completo la cui uscita in libreria è prevista per ottobre. Si tratta di uno scritto che riassume il risultato di anni di ricerca ed applicazione clinica che si rifanno alla tradizione gestaltica nelle sue coordinate più autentiche – almeno nella intenzione dello scrivente – ma che si configurano in uno stile molto particolare di lavoro che gli allievi della Scuola hanno avuto modo di osservare in questi anni. Una ulteriore evoluzione all’approccio gestaltico-archetipico sarà oggetto di una prossima pubblicazione, ma sarà anche materia dell’imminente workshop di fine luglio su Sogno, Mito e Archetipi, giunto alla sua sesta edizione, con la integrazione di lavoro teorico-esperienziale mia e di Giorgio Antonelli

Nella rubrica “Scuola e dintorni” verranno riportate le informazioni relative sulle ultime INIZIATIVE PER L’ESTATE promosse dal CSTG. DAL 4 agosto la struttura residenziale di Noceto è a diposizione per periodi di riposo e studio autogestiti per gli allievi (Soci aderenti al CSTG) e Programmi personalizzati di riposo, meditazione e disassuefazione da forme diverse di dipendenze (affettive, tabacco, alcol, psicofarmaci, gioco d'azzardo, internet) con programmi personalizzati o condivisi con lo staff di Orthos (Programma CLEAN: all'origine delle nostre dipendenze) per i quali contattare [email protected]

Si è svolto nei giorni 27-28 giugno 2014 un significativo incontro su MOMENTI DI TEMPOMINDFULNESS condotto da GHERARDO AMADEI e VIVIANA FABIANI. Come è noto, questa riedizione in chiave moderna di antiche pratiche meditative ispirate al Vipassana, è molto diffusa attualmente ed offre interessanti possibilità di applicazione e verifica sui risultati in ambito clinico che, nel nostro caso, sono in via di sperimentazione nei casi di dipendenza da gioco e da sostanze. L’incontro ha rappresentato una “iniziazione” ad una pratica che alcuni potranno decidere di approfondire in successive occasioni di formazione, la prima delle quali partirà ad ottobre. Coloro che fossero interessati possono contattare la Segreteria per conoscere una forma agevolata di partecipazione per gli Allievi della Scuola. Si sono conclusi i programmi residenziali dei corsi di formazione nella psicoterapia e nel counseling che hanno avuto quest’anno una profondità e partecipazione come non mai. Ne è traccia la testimonianza di Luca V. (una delle tante) che alleghiamo, come le foto di Luca S. come anche gli haiku che hanno cercato di cogliere un tratto significativo dell’anima di ciascun allievo del quarto anno del corso di psicoterapia. A chiusura del terzo anno di Counseling si è tenuta una sessione di GestaltArt condotta dalla scultrice Ursula Corleis presso la sua residenza di Istine a Radda in Chianti. Un luogo davvero magico … museo vivente “popolato” anche delle sculture di Herbert Hoffman di cui ricorreranno a giorni i due anniversari dalla scomparsa. Si è tenuto, dal 18 al 20 giugno nella città di Yeri a Cipro l’incontro conclusivo del Progetto ENTRY, coordinato dal

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CSTG, con la presentazione del MANIFESTO sulla Prevenzione della violenza tra i giovani nella sua versione definitiva che viene riportato a fine NL. Invitiamo tutti coloro che hanno interesse a questo ambito di intervento di firmare il foglio di adesione-sostegno al Manifesto che stiamo raccogliendo per completare la lista degli “stake hoders” sia a livello personale che istituzionale. Vi hanno partecipato Michela Parmeggiani (che coordina l’avvio per altri progetti europei, se qualcuno fosse interessato [email protected]), Filippo Petrogalli con il quale abbiamo avviato la sperimentazione di uno schema di intervento di formazione per trainers e per giovani sullo stesso tema e Matteo Covelli che si sta occupando anche della raccolta bibliografica su questo vastissimo argomento. Chi avesse materiale o contributi su questo importante tema è pregato di farceli avere per aiutarci a produrre del materiale adeguato alla vastità dell’argomento. E’ a diposizione il programma del convegno della FIAP su: “L’EMERGERE DEL SÉ IN PSICOTERAPIA. NEUROSCIENZE, PSICOPATOLOGIA E FENOMENOLOGIA DEL SÉ” che si svolgerà dal 3 al 5 Ottobre del 2014 al Centro Congressi Riva del Garda. Allo stesso sono stati accettati i contributi mio e di Michela Parmeggiani. Dispiace che contributi interessanti, come ad esempio quelli comparsi in alcune tesi di fine corso, non siano stati presentati in tempo. Su iniziativa di Elena Santoro, è nata la nuova rivista on-line del CSTG GESTALT WORLD. L’iniziativa si propone di offrire maggiori informazioni sul mondo della Gestalt terapia con articoli e interviste ai tanti personaggi del largo mondo internazionale della gestalt. La rivista, assolutamente gratuita, è accessibile all’inidirzzo: http://flip.it/UmEY8 , ma è possibile accedere alla rivista anche dal sito della scuola: www.cstg.it – NEWS. Sul nuovo profilo Twitter della nostra scuola, https://twitter.com/CstgGestalt, troverete inoltre tutte le notizie che riguardano le nostre attività e la segnalazione di eventi interessanti per il nostro mondo. Si è regolarmente concluso a giugno il primo modulo di 3 settimane del programma PRIMA (Psicoterapia Residenziale Intensiva Mirata per Aree) in collaborazione con la Fondazione ERIS di Milano, titolare di Strutture residenziali specialistiche per alcol e polidipendenti accreditate SSR e di due Sert/Smi a Milano e Meda con la direzione del dr. Pietro Maria Farneti. Dello stesso si riportano alcune informazioni in appendice alla NL. Il Modulo di Orthos n. XXVI si è concluso del pari con successo come pure l’incontro di verifica del modulo precedente a cui hanno partecipato tutti gli utenti a dimostrazione dell’impegno per una vita che può risorgere dalle macerie di una vita devastata dal gioco d’azzardo patologico. In tema di impegno per i diritti umani, è in previsione un incontro a fine ottobre con la partecipazione del pastpresident del partito democratico del Tibet Chime Youngdung con il quale mi sono incontrato a Milano recentemente che già è stato nostro sopite più volte su iniziative di sostegno alla autodeterminazione del popolo tibetano. Si segnala l’uscita del volume IL DOLORE E LA BELLEZZA. ATTI DEL III CONVEGNO DELLA SOCIETÀ ITALIANA PSICOTERAPIA GESTALT (Ed. FrancoAngeli editore Collana Psicoterapia della Gestalt) a cura di Gianni Francesetti , Michele Ammirata , Silvia Riccamboni , Nunzia Sgadari , Margherita Spagnuolo Lobb che raccoglie gli atti dell’interessante convegno della SIPG tenutosi a Palermo nel dicembre 2012 e che molti degli allievi hanno partecipato. Il corredo fotografico riporta alcune immagini tratte durante il corso residenziale presso il podere di Noceto invitaci da Luca S. con questa nota di accompagnamento “Cari amici viaggiatori, questa per inviarvi il mio personale diario dell'esperienza da pochi giorni conclusa. Ho voluto realizzare una sorta di sintesi sensoriale di quanto i miei sensi hanno percepito e archiviato; ossia ho assemblato le immagini che i miei occhi hanno catturato e le parole e i suoni che le mie orecchie hanno ascoltato. Ci tengo a condividerlo e a ringraziarvi per quanto vissuto durante questa seconda tappa del nostro cammino insieme. Luca” Grazie e buona lettura Riccardo Zerbetto e lo Staff della Scuola

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Topic L’APPROCCIO GESTALTICO AL SOGNO di Riccardo Zerbetto in corso di stampa su IL SOGNO CROCEVIA DI MONDI, a cura di Angela Peduto e Giorgio Antonelli (editore ALPES , Roma)

1. Premessa Il dreamwork, o lavoro sul sogno, rappresenta sicuramente uno degli ambiti applicativi più originali dell’approccio gestaltico. È noto come Freud, nella sua opera L’interpretazione dei sogni, considerava il sogno come la “via regia” nel processo dell’auto-conoscimento. È’ tuttavia merito di Perls aggiungere alle due dimensioni del passato (approfondita da Freud) e del futuro (approfondita da Jung) quella focalizzazione sul presente che facilita il raccordo con gli aspetti esistenziali che il soggetto sta vivendo, appunto, nella attuale fase della propria vita. L’elemento innovativo introdotto da Perls fu quello di estrapolare questo principio applicandolo ad una dimensione esistenziale ed evolutiva dell’individuo. «La qualità più importante e interessante di una gestalt è la sua dinamica, la necessità imperiosa che una gestalt possiede che la porta

a chiudersi e a completarsi» (Perls, 1951, 78). La “oniromanzia” è una scienza antica e rappresentava lo strumento di cura più importante che veniva praticato nei templi-ospedali dell’antichità greca dedicati a Esculapio. Negli stessi si andava dormire nel “portico del sognatore” per avere dal dio – attraverso la mediazione dell’oniromante, l’indicazione sulla origine del male e sulla via per superarlo. Freud non ha fatto altro, quindi, che recuperare il potenziale curativo del sogno reintroducendolo nella cultura scientifica moderna e cercando di tradurlo nei codici a questa accessibili. Su questa base si sono sviluppate forme diverse di approfondimento come quelle proposte da Ferenczi, Jung e, per quanto riguarda il presente contributo, Fritz Perls. Quale che sia il suo codice di riferimento, si richiede una grande esperienza e conoscenza specifica su quello che E. Fromm definisce “il linguaggio dimenticato”. Nell’approccio gestaltico tuttavia, nel lavoro sul sogno, come in generale, si evita un approccio interpretativo a favore di quello esperienziale. Il fatto stesso di far emergere il materiale onirico, attraverso il racconto che se ne può fare a chi è disposto ad ascoltare, è comunque utile a favorire il processo integrativo e della consapevole assunzione delle parti scisse che puntualmente costituiscono una parte strutturale della produzione onirica. In sintesi possiamo dire che il lavoro sul sogno rappresenta una utile opportunità di esplorazione del sé e delle sue modalità di contatto e di cambiamento, specie se utilizzato con una attitudine di ascolto partecipe che favorisca la riappropriazione della parti scisse, la presa di coscienza dei vissuti rimossi nonché l’apertura a quegli scenari immaginali che il “pensiero anticipativo” del sogno ci propone. Per dare la parola a Perls (1947, p. 251): “Tutti i differenti elementi del sogno sono dei frammenti della personalità. Essendo il fine di ciascuno di noi divenire una personalità sana, vale a dire unificata, si tratta quindi di mettere insieme i diversi elementi del sogno. Dobbiamo riappropriarci degli elementi proiettati, frammenti della nostra personalità, e recuperare quindi il potenziale contenuto nel sogno”. Interessante, al proposito, la convergenza sul tema con quanto afferma Jung (tr. It. 1980)“ Tutta la creazione onirica è sostanzialmente soggettiva, e il sogno è un teatro in cui chi sogna è scena, attore, suggeritore, regista, critico, autore e pubblico insieme. Questa semplice verità è la base della concezione del significato del sogno da me definita con il termine di interpretazione al livello del soggetto. Come dice il termine, questa interpretazione concepisce tutte le figure del sogno come tratti personificati della personalità di chi sogna. Un contributo “ a ponte” tra questi due grandi ed innovativi continuatori dell’opera di Freud è sicuramente quello di James Hillman che sottolinea come “Nell’approccio della Gestalt si penetra empaticamente in ciascuna persona e scena d’un sogno o d’una fantasia e si arriva a riconoscere che sì anche questo è nostro” (1977, p.88). Ritengo che questa sovrapposizione nell’approccio al sogno sia di grande significato e a questa dedicherò la seconda parte del contributo dopo aver riportato gli ingredienti che ritengo più significativi nell’approccio gestaltico al sogno. Quando lavoriamo un sogno in Gestalt partiamo da questo punto, ma la strada che percorriamo non muove dall’interpretazione (che presuppone un soggetto-terapeuta che dà la sua lettura su un oggetto-cliente che è tenuto ad accoglierla) ma da un coinvolgimento più diretto e responsabile del cliente che è chiamato ad essere quanto più possibile “soggetto” dei suoi vissuti, anche se percepiti come estranei, assumendo, ad esempio, la parte del persecutore e non solamente della vittima con la quale, primariamente può identificarsi. Se il sognatore è “scena, attore, suggeritore, regista, critico, autore e pubblico insieme”, entriamo in questa consapevolezza e la viviamo. Invece di interpretare, ne facciamo oggetto di un percorso esperienziale (Zerbetto, 2011). Nella concezione “isomorfica” di Perls, per venire ai contenuti che il sogno ci propone, la dimensione biologica non può separarsi da quella psicologica e sociale dal momento che l’uomo, pur esaminato a diversi livelli, appartiene contemporaneamente ed ineluttabilmente a queste diverse dimensioni. Di qui, conseguentemente, la dimensione olistica spesso invocata nella concezione della Gestalt.

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Si inserisce, a questo punto, un quesito relativo alla dimensione simbolica dei vissuti ed alla polisemia di significati che inevitabilmente evocano (Zerbetto 2004). “Non di solo pane vive l’uomo” ci ricorda il Vangelo. Ed in effetti, quale sia il dio in causa, l’uomo vive anche di simboli, di significati. L’homo, oltre che faber, è per sua natura symbolicus, investe di significati le cose. La gestalt che si enuclea in figura dal racconto di un cliente, rispecchia quindi una gestalt archetipica nella quale le relazioni tra gli elementi in gioco si riflettono isomorficamente, per taluni aspetti, sia a livello individuale storicizzato che universale e metastorico. In tal senso, per tornare a Jung (tr. It. 1984) “il sogno utilizza figure collettive perché non sta esprimendo un problema della vita di quella persona ma un problema umano eterno che si ripete all’infinito”.

Il rischio, in tale prospettiva, sarebbe sia quello di limitarsi ad osservare il fenomeno senza coglierne il riflesso archetipo, sia quello di cogliere l’universale perdendo di vista il particolare, la unicità irripetibile del vissuto del sognatore nella dimensione spazio-temporale in cui si declina nel presente. Il processo della guarigione, in questa prospettiva, non si configura unicamente come operazione che si gioca nella relazione tra paziente e terapeuta. Implica una funzione mediativa di quest’ultimo nei confronti del sistema simbolico nel quale il paziente cerca di ri-configurarsi. Riportando S. Ginger (1987) “il sogno permetterà l’integrazione della memoria individuale alla nostra memoria collettiva assicurando così una funzione essenziale di sintesi dell’innato e dell’acquisito”. Prima di addentrarci negli aspetti teorico-metodologici dell’approccio gestaltico al sogno ritengo opportuno riportare la trascrizione di un mio lavoro anche se sono consapevole della parzialità di una tale trasmissione di informazioni a persone che non siano state esposte ad una personale esperienza in tal senso.

2. Un sogno Queste alcune sequenze di lavoro sul sogno con alcune note di commento su alcuni passaggi significativi. I nomi sono ovviamente fittizi.

Paola - che indicheremo con una “P” è una donna di 30 anni circa, laureata in lingue e alla ricerca di una professione che corrisponda alla sua propensione per la dimensione umanistica e la relazione di aiuto. Riferisce di un sogno che ciclicamente le si presenta sempre nella stessa forma. In premessa riferisce che l’anno scorso, nel giorno della festa della mamma, si è suicidato un suo zio di circa 40 anni che abitava negli USA prendendo pillole e tuffandosi in piscina da cui è stato estratto poi dai propri genitori e nonni di Paola. Nel raccontare il sogno, usando il tempo presente come si usa in Gestalt, Paola racconta “sono sul bordo della piscina e ho i piedi che toccano l’acqua; non riesco a muovermi, mi sento come pietrificata di fronte allo zio che è nell’acqua annegato, disteso davanti a me coi capelli lunghi come quando era giovane”. Aggiunge, per inciso, che “questa piscina i nonni l’hanno fatta costruire per me, per farmi restare con loro in questa casa nel Texas e facevano di tutto per farmi felice affinché restassi più tempo con loro anziché tornare in Italia dai miei genitori”. Aggiunge anche che, in un altro sogno antecedente alla morte dello zio, “io ho i capelli lunghi intorno al viso e mi sono suicidata nell’acqua, non riuscivo a respirare e stavo morendo … da quando è morto lo zio faccio il sogno ricorrente di me sul bordo della piscina che non riesco a muovermi. Sento delle presenze, come se qualcuno cercasse di avvicinarmi, ma è come se fossi io la piscina, come se io contenessi lo zio che vi è immerso ed ora è morto” e aggiunge “aveva già tentato il suicidio prima e viveva coi nonni (suoi genitori)”. Alla mia domanda sulle motivazioni che possano averlo portato al gesto suicida risponde “lo zio non era riuscito a farsi una vita autonoma; aveva avuto una fidanzata ebrea con cui non si era potuto sposare per contrasti sulla religione. Mio padre è venuto via da casa all’età di 17 anni ed è venuto in Italia a studiare dove poi ha conosciuto mia madre. I nonni non hanno lasciato andare via lo zio che poi è caduto in depressione”. Tornando al vissuto onirico precisa come la stessa percezione del tempo era caratterizzata da un senso di staticità e immutabilità “come se il tempo si fosse fermato, inceppato nel suo fluire”. La scena si fissa in una immobilità che non ha sviluppo e si carica di angoscia alla quale Paola non sa come sottrarsi. Lei si vede sul bordo della piscina senza sapere cosa fare e senza riuscire ad allontanarsi da questa posizione pietrificata. La metodologia che impiego è quella classica del lavoro gestaltico sul sogno: le chiedo di immedesimarsi nel “vissuto”, più che di astrarne un significato o, tantomeno, di avanzare io una ipotesi interpretativa. Cerco, in altri termini, di recuperare l’”erlebniss”, la dimensione “olistica” del vissuto che condensa una componente immaginale, emozionale e di pensiero cercando di riunificare e non scindere le diverse dimensioni dell’esperienza onirica. Le chiedo quindi di “presentificare” il momento che ha riferito come se lo stesse vivendo in “presa diretta” chiedendole

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qual sia il suo stato d’animo, cosa che Paola riferisce come “mi sento qualcosa di opprimente qua, sulla gola e sulla bocca dello stomaco … mi sento di non poter muovere le gambe”. Nella prospettiva di superare questa empasse e di “dar voce” al vissuto paralizzante, le chiedo cosa si sentirebbe di dire allo zio (si deenfatizza, in tal caso, il “dato di realtà” relativo al fatto che lo zio sia morto dando comunque valore alla comunicazione implicita tra lei e lo zio). La risposta, con voce carica di dolore e quasi di rimprovero, è “zio, dovevi andartene via prima, mi spiace …”. A questo punto le propongo di assumere lei la posizione dello zio al fine di portare avanti la comunicazione tra i due. Paola pende la posizione dello zio e, dopo un lungo silenzio, risponde: “non ho potuto ero bloccato. Tuo padre mi ha lasciato qui, ti voglio bene … ma tu non seguirmi”. La tecnica utilizzata è quella del “monodramma” nel quale si fanno assumere, alternativamente, al paziente i ruoli dei personaggi del sogno sostenendo una interazione dialogica tra gli stessi nel rispetto, ovviamente, dei tempi opportuni affinché al significato delle parole si associ il vissuto emotivo corrispondente. Le chiedo di specificare meglio il senso di questa comunicazione e Paola aggiunge “non debbo essere come lui, non devo arrendermi, debbo fare quello che sento senza sottostare alle pressioni altrui … anche io mi stavo facendo soffocare da una persona ( e allude ad un ex-fidanzato che la ostacolò nell’iscriversi alla facoltà d psicologia adducendo una

ipersensibilità emotiva che avrebbe precluso a Paola di percorrere questa strada). Tornando nei panni dello zio prosegue con “non fare come me: vai via se vuoi andare, scegli la strada che vuoi tu, stai con le persone che ti amano come vuoi essere amata e non come loro ritengono di volerti amare”. Paola resta a lungo con questa sensazione e, tornando nei suoi panni, sente che qualcosa si è sbloccato e che non è più inchiodata sul bordo di quella piscina dove si è consumato il suicidio dello zio come espressione di una “esistenza mancata” per usare un termine caro a Binswanger. Prosegue, al contrario, dicendo come “io amo nuotare, forse ho imparato prima a nuotare che a camminare, mi piace esplorare, conoscere, ho vissuto all’estero per studiare … e tutte le volte che ero via ho avuto paura di non dover tornare. Non l’avevo mai visto il sogno sotto questo aspetto, nonostante lo abbia sognato molte volte. Ma era così brutto che in fondo lo rimuovevo. Ed anzi, a volte, avevo il terrore di addormentarmi per il timore di rivivere questa situazione da incubo”. “I sogni non sono mai “brutti” – aggiungo io - i sogni ci parlano con delle immagini che si caricano di un pathos proporzionato alla importanza del messaggio che ci consegnano: il tuo sogno ti dice, attraverso lo zio, come fosse una “guida interiore”: Paola, non fare come me, non stare qui a morire in questa piscinetta che ti tiene imbrigliata a vecchi legami impedendoti di affrontare il “rischio del vivere” e di fare la tua strada. Certo … anche questa scelta è difficile e comporta inevitabilmente il dolore collegato al recidere un cordone ombelicale e lasciare una dimensione più rassicurante per una più incerta”. Nel dire questo, non interpreto, ma riprendo semplicemente in modo rafforzativo il messaggio che il sogno le ha dato. In ogni caso Perls chiederebbe: “perché questo sogno adesso? quale è il “passaggio evolutivo” nel quale sei impegnata in questa fase del tuo percorso esistenziale?”. Questa domanda implica un presupposto importante nel lavoro sul sogno che si riferisce alla tridimensionalità del tempo e che io chiamo “tripode delfico”. Il sogno (e non solo perché, come ci ricorda Calderon de la Barca, “la vita è sogno”) presuppone sempre una dimensione temporale che si riferisce al passato (più o meno remoto), una al presente ed una che implica uno scenario possibile che si proietta sul futuro. Puntuale la ripresa di Paola “debbo prendere delle decisioni … per cui tanti sogni, tra cui anche questo” e così sintetizza il suo momento critico “ mi sono laureata in scienza del linguaggio, adesso non so cosa farci con questa laurea; prima ho fatto un anno di Ostetricia, ma quando mi trovavo davanti alla sofferenza … non ce la facevo a fermarmi lì, sentivo che avevano bisogno di parlare: una madre che aveva perso il bambino … ho pensato di iscrivermi a psicologia ma il fidanzato di allora mi diceva che io lo volevo fare solo per lo zio depresso e che non sarei stata capace di studiare psicologia. Così ho fatto lingue, per me è stato facile, mi sono laureata con ottimi voti ma non sono soddisfatta e da quando non sono più insieme a questa persona che mi bloccava per sei anni, adesso mi sto sbloccando”. Una indicazione di cambiamento forte, quella evocata dal sogno, che Paola porterà con sé come immagine-guida a cui tornare nell’assumere le scelte di vita che la attendono. So, a distanza di qualche tempo, che Paola ha intrapreso un percorso di crescita personale nel quale si propone di recuperare quella spinta ad impegnarsi nelle relazioni di aiuto che sente maggiormente corrispondere alla sua natura più intima. Da allora il sogno di viversi nella immobilità angosciosa non si è ripresentato.

3. Alcuni aspetti di carattere teorico-metodologico Nei paragrafi che seguono cercherò di mettere a fuoco alcuni degli elementi costitutivi del lavoro gestaltico sul sogno iniziando da quelli di carattere teorico per seguire con quelli di carattere metodologico. Utilizzerò, in tal senso, miei scritti precedenti sul tema a cui rimando per contenere lo spazio del presente contributo (Zerbetto, 1998, 2010, 2012) ma darò spazio soprattutto a Perls riportando alcune sue espressioni significative sul tema in oggetto

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traendole in particolare dal suo testo The Gestalt Approach & Eye Witness to Therapy (trad. it. L’approccio della Gestalt. Testimone oculare della terapia) nel quale descrive, in particolare, la sua originalissima forma di approccio al lavoro sul sogno. 3.1 Il sogno come processo primario. Prima di chiederci che cosa il sogno significhi e come poterci “lavorare” è importante tenere presente che, se il sogno fa parte dell’esperienza di noi mortali (ed anche dei mammiferi, in particolare se primati), significa che assolve di per sé ad una funzione biologica di primaria importanza. Sogniamo infatti mediamente per il 20% del tempo in cui siamo immersi nel sonno e lo facciamo già da prima di nascere. Nella concezione di Perls è importante acquisire questa dimensione “organismica” dell’individuo prima di costruire sovrastrutture intellettuali che spesso deformano

più che rendere accessibili dati fondamentali di realtà ”Il bisogno è il fatto primario, se tu non avessi bisogno non faresti nulla. Se tu non avessi bisogno di ossigeno, non respireresti” (1968, p.28). E ancora (ibid. p. 76) “Il sogno è il nostro prodotto più spontaneo in assoluto. Si presenta indipendentemente dalle nostre intenzioni, dalla nostra volontà, dalle nostre decisioni. Il sogno è l’espressione più spontanea dell’esistenza dell’essere umano”. 3.2 Il sogno ha già un valore autocurativo di per sé. Coerentemente con acquisizioni sul versante neurofisiologico sembra che la funzione integrativa dell'attività onirica sia chiamata, nell’ininterrotto flusso di coscienza, ad integrare impressioni, esperienze passate con quelle presenti in modo da poter anticipare scenari futuri a cui il soggetto può venire chiamato a far fronte. Anche se a livello “inconscio”, quindi, il sogno svolge una funzione integrativa ed anticipativa che il lavoro analitico-psicoterapeutico può amplificare e rendere più efficace e consapevole. Ferenczi, in particolare, sottolinea la funzione “riparativa” che il sogno svolge nello sciogliere vissuti traumatici nel sognatore. 3.3 Raccontare i propri sogni. Al di là della qualifica di chi li può accogliere, è già importante, per il sognatore, poter raccontare i propri sogni. Pare che il buon livello di salute mentale registrato tra i pellerossa sia riconducibile anche alla abitudine delle madri di farsi raccontare i sogni dai loro piccoli al risveglio. Di qui l’uso dell’”acchiappasogni”, quella retina giocosamente utilizzata per impedirle che si involino senza averli prima accolti ed assimilati. Un’usanza, questa, che ritroviamo in molti genitori che abitualmente si soffermano a farsi raccontare i sogni dai propri figlioletti e che esprime generalmente un livello ammirevole di confidenza nella comunicazione genitori-figli. La semplice narrazione dei contenuti onirici rappresenta un'opportunità di rispecchiamento della parte cosciente sui contenuti inconsci (o di cui non siamo ancora consapevoli) che facilita di per sé la familiarizzazione ed il contatto con gli stessi. Seppure la comprensione di tali contenuti non sia sempre chiara, è comunque utile favorire il processo dello “stare con” tali contenuti dal momento che sono emersi. Come sintetizza Pio Scilligo nel suo I sogni, una guida al futuro (1988) “Un passaggio fondamentale è quello di invitare il cliente a raccontare il sogno così come lo si è sognato, in prima persona, usando i verbi al presente, come se chi ha sognato rivivesse il sogno in prima persona nell’hic et nunc. Mentre il cliente racconta il sogno, il compito del terapeuta è quello di sentire il sogno a livello emotivo in modo da immedesimarsi con esso e cogliere quello che suscita in se stesso, pur mantenendo una distinta posizione di osservatore oggettivo ed empatico. Questa modalità d’ascolto risulta funzionale nel formulare delle prime ipotesi di lavoro a partire anche dalla propria intuizione. Finita l’esposizione del sogno, è importante chiedere al sognatore quale è il sentimento dominante alla conclusione del sogno e quali sono stati due o tre punti particolarmente salienti e importanti per lui. Il modo di sentire empaticamente e i punti salienti individuati dal sognatore possono dare una prima conferma o smentita a quanto il terapeuta ha sperimentato, connettendosi personalmente con il materiale onirico”. 3.4 L'immaginario onirico, inteso come poiesis. Il sogno rappresenta una mirabile creazione autogena della coscienza, ha una sua ricchezza ed originalità che merita attenzione e contemplazione prima ancora di essere ricondotta alla sua intelligibilità attraverso gli schemi della logica concettuale. Come davanti ad una produzione artistica di carattere figurativo o musicale si tratta innanzitutto di assorbire l'impatto sensoriale ed emozionale dell'opera, prima di tentarne una comprensione, così di fronte alla autopoiesi onirica è fondamentale esporsi emozionalmente ai contenuti prima di cercare di operarne una analisi e cercare di tradurla (per Freud “trasdurla”) in una comprensione. Per Perls (1980, 76): “Ogni sogno è un’opera d’arte, più di un romanzo o di una commedia grottesca. Che si tratti di arte valida oppure no, questa è tutt’altra faccenda, ma c’è sempre un gran movimento, scontri, incontri, ogni genere di cose. Se dunque questa mia convinzione è nel giusto, come ovviamente penso che sia, tutte le diverse parti del sogno sono frammenti della nostra personalità”.

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3.5 Il sogno come gestalt. Un lavoro attento sul sogno evidenzierà – a mio parere senza eccezioni – come gli elementi che lo compongono non sono assemblati in modo casuale e senza una logica interna che ne rivelerà, appunto, la gestalt intesa come quella “forma-struttura” che è più della somma delle parti che la compongono. La morfogenesi onirica, in altre parole, manifesterà quella struttura che darà senso a tutti gli elementi che convergono a comporla. Si tratta, in altre parole, di una reale creazione di cui spesso non possiamo sottovalutare la componente artistica in termini di genialità e fantasia ben al di là di quanto la nostra immaginazione cosciente avrebbe potuto immaginare. Il sogno rappresenta quindi una “gestalt in sé” per usare un termine caro a Perls che, nel suo In and Out the Garbage Pail (1968) cerca di esprimere qualcosa che lui stesso percepisce come inesprimibile: “una gestalt è un fenomeno irriducibile. E' un'essenza che c'è e che sparisce se si frammenta il tutto

nelle sue componenti”. Giungeva alle stesse conclusioni, interrogandosi sul significato di “Gestalt”, Koffka (1935) a conclusione della sua opera poderosa sulla Psicologia della Forma con una sintesi che colpisce ancora per la sua forza definitoria “La parola "Gestalt" designa un'entità concreta e individuale, che esiste come qualcosa di staccato e che ha come uno dei suoi attributi la forma, o configurazione" e per Kohler, (1929) “Una Gestalt è perciò un prodotto dell'organizzazione e l'organizzazione è il processo che produce la Gestalt”. 3.6 La gestalt onirica come fenomeno “naturale” ed il processo della gestaltung. Alla domanda se “non esiste dunque la possibilità di un orientamento ontico nel quale il dasein manifesta se stesso, comprensibile senza spiegazioni?” Perls non esita a rispondersi con un “Gestalt! Come posso far capire che la Gestalt non è solo un altro concetto fabbricato dall'uomo? Come posso dire che la Gestalt è qualcosa che è inerente alla natura?”. Sembra qui di alludere alla Gestalt come a qualcosa che inerisce la struttura stessa della realtà, la natura delle cose (concetto che richiama il De rerum natura di Lucrezio ed, ancor prima, il peri phiseos dei filosofi presocratici). Se sappiamo “vederla”, in altri termini, una gestalt non ha bisogno di essere interpretata, ma semplicemente accolta. Lo stesso universo, ai diversi livelli nei quali si esprime, può essere visto come un universo morfogenetico che non evolve in modo caotico ma attraverso forme-strutture. Concetto, questo, anticipato da un mio contributo su … ma che trova nelle Metamorfosi di Ovidio un prestigioso e mirabile antecedente. Il termine gestalt, a ben vedere, non è appropriato dal momento che indica una struttura-forma nella sua staticità. Più corretto sarebbe chiamare gestaltung tale processo morfogenetico che di fatto indica un processo in movimento che, in qualche modo, rimanda al panta rei di Eraclito. Tale processo viene attualmente definito autopoiesi. Un processo molto complesso e misterioso di cui cominciamo solo ora a conoscere le leggi che possono giustificare il passaggio da atomi semplici a strutture molecolari più complesse ma sappiamo ancora molto poco dei passaggi evolutivi che hanno portato dalla materia inanimata alla formazione di materiale organico e alla evoluzione delle forme viventi. Viene il sospetto che il processo che sottende la aggregazione della materia secondo direttrici così complesse implichi un disegno intrinseco la cui origine è veramente difficile spiegare. La fenomenologia sconfina quindi nell’ontologia e la possibilità di descrivere si arresta di fronte all’indescrivibile. Se la ipotesi creazionista appare semplicistica appare del resto inadeguata l’ipotesi che le forme di vita siano frutto di del caso. 3.7 Oltre il caso e la necessità? Nel suo famoso saggio su Il caso e la necessità il premio Nobel Jaques Monod ha sottolineato l’elemento del caso nel contribuire ai processi evolutivi della materia organica. Nelle sue riflessioni filosofiche, a partire dalle sue esperienze di scienziato, egli sostiene come alle leggi immutabili della natura, sia a livello inorganico che organico, si associa un fattore di tipo “casuale” che tuttavia, lungi dal potersi considerare un mero “accidente” che viola le leggi immutabili, rappresenta l’elemento di innesco per i fenomeni di cambiamento e potenziale evoluzione. Alla visione di Monod reagiscono infatti Prigogine e Stengers (1981) nel saggio La nuova alleanza dove sostengono la tesi per la quale i fenomeni, anche ad un livello materico ed inconsapevole, siano comunque espressione di un “groviglio irriducibile di contingenze e di necessità e non di un miracolo di contingenza entro l’edificio granitico della necessità” (da Monod, op. cit., p. XV). Il Cosmo sarebbe quindi intelligente, come suggerisce P. Davis (1989, p. 261) per il quale “L’universo è libero di creare se stesso mentre si evolve. Lo schema generale di sviluppo è “predestinato” ma non lo sono i dettagli. Così è inevitabile ad un certo punto la comparsa della vita intelligente, perché ciò è scritto nelle leggi della natura” (da Zerbetto, 2002). Da queste considerazioni possiamo arguire come anche i processi morfogenetici che si rispecchiano nella poiesis onirica possano derivare da elementi casuali che “prendono forma” grazie a schemi processuali non casuali che regolano le leggi dello psichismo (sulla Mitopsicopoeiesi vedi anche Zerbetto 2012). 3.8 Un approccio esistenziale. Dando la parola a Perls ”La terapia gestaltica è un approccio esistenziale; questo significa che non ci occupiamo soltanto di trattare con i suoi sintomi o con la struttura caratteriale, ma sono l’esistenza e i problemi dell’esistenza ad essere trattati nei sogni e con estrema chiarezza” (1968, p.75). Un espediente spesso utilizzato in TDG è quello di chiedere al cliente di ri-raccontare il proprio sogno spezzettandolo in

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brevi sequenze a cui far seguire la frase “questa è la mia vita”. E’ stupefacente constatare come spesso, pur trovandosi di fronte a contenuti onirici incomprensibili all’inizio della narrazione, spesso gli stessi disvelano il loro “senso” in modo chiaro ed immediatamente accessibile a mano a mano che il sognatore si apre ad accoglierli come riflessi autentici del sé e non come elementi estranei e, di conseguenza, incomprensibili. 3.9 La autoregolazione organismica. Coerentemente alla impostazione autoregolativa ed autoplastica della visione gestaltica, anche i contenuti di coscienza esprimono il processo morfogenetico teso alla configurazione dei dati esperienziali in gestalten significanti. La tendenza fondamentale dei viventi alla crescita trova un antecedente nella funzione della autoregolazione organismica introdotta da Kurt Goldstein (1939). Tale concetto implica una continua

negoziazione tra individuo e ambiente tendente alla attualizzazione delle risorse potenziali ed al raggiungimento di una situazione di equilibrio energetico. Tale principio rappresenta forse l’assunto epistemologico fondante dell’approccio gestaltico e fa dire a Perls (1951) "L'organismo sano raccoglie tutte le proprie potenzialità per la gratificazione dei bisogni in primo piano. Immediatamente, appena un compito è terminato, recede sullo sfondo e permette a quello che nel frattempo è diventato il più importante di venire in primo piano. Questo è il principio dell'autoregolazione organismica". 3.10 Il principio auto-realizzativo. Coerentemente a quanto riportato e commentando la nota espressione di Gertrude Stein «una rosa è una rosa, è una rosa» Perls (1968, p. 23) asserisce come «ogni individuo, ogni pianta, ogni animale, ha solo una meta implicita, un ruolo obiettivo innato: attualizzarsi per quello che è!». In una visione olistica di interazione tra i diversi livelli di complessità tra loro circolarmente interagenti Perls introduce il concetto di naturalità biologica intendendo con questo termine non solo gli accadimenti della sfera organica, bensì i diversi livelli di complessificazione che, in una dimensione comunque di sostanziale omogeneità ed isomorfismo, ne derivano. "Se le attività psichiche e fisiche sono dello stesso ordine, possiamo osservare entrambe come manifestazione dello stesso fenomeno: l'essere dell'uomo". (ibid., p. 85). Il sogno, coerentemente con questa concezione, viene quindi considerato come uno strumento che si struttura in modo autogeno teso alla attualizzazione delle potenzialità immanenti dell’individuo. Di qui la vicinanza con il concetto di daimon della tradizione filosofico-sapienziale greca ed il concetto junghiano di “guida interiore” nella sua funzione di “rettifica” nei confronti delle deformazioni autopercettive dell’Ego. 3.11 Il potenziale umano. Coerentemente alla concezione della Psicologia umanistica, di cui la TDG è espressione, Il processo di crescita che un intervento di psicoterapia è chiamato a facilitare dovrebbe svolgere una funzione riparativa (secondo il paradigma di Ferenczi), di qualcosa che presumibilmente non ha funzionato nel processo educativo (inteso etimologicamente come e-ducere, come accompagnamento da una condizione infantile ad una condizione adulta). Ciò che veniva considerato solo un disturbo da eliminare (depressione, angoscia, senso di colpa, senso di inferiorità) viene reinterpretato dalla psicologia umanistica come un segnale di lotta interna verso una qualità di vita più alta. Il terapeuta si avvicina ad un disagio non come ad un male da eliminare, ma come ad un messaggio da decodificare, meglio se investendo in questa ricerca lo stesso “portatore del disagio” che da “paziente” può diventare soggetto e protagonista attivo del processo di auto-conoscimento e cura del sé. “Si può essere liberi di essere ciò che si vuole solo riconoscendosi come vero protagonista e modellatore della propria vita” (Maslow 1971). La nevrosi, quindi, esprime di fondo una interruzione nel processo di crescita e di autorealizzazione dell’individuo. La stessa parola ‘nevrosi’, per Perls è inappropriata. “…La uso anch’io, ma si dovrebbe parlare di disturbo della crescita” (1968, p.36). la cura, in tal senso, equivale alla attualizzazione del potenziale umano inteso come condizione di adultità ed “individuazione”, per usare un termine caro a Jung, al quale le “istruzioni” del sogno danno un formidabile contributo se sapute accogliere e decodificare.

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Scuola e dintorni (a cura di: Antonella Chieffo [email protected])

Ciclo di incontri di presentazione del CSTG

Il Centro Studi terapia della Gestalt promuove un ciclo di

incontri sulle più attuali prospettive di intervento nel campo

della psicoterapia. Gli incontri si propongono di offrire a quanti interessati la possibilità di entrare in contatto con alcune esperienze portate avanti in questi anni sia da terapeuti esperti, professori associati della scuola, che da giovani didatti.

Calendario degli incontri 2014

• settembre - Le parole della Gestalt per l’interculturalità. Luisella Imparato e Filippo Petrogalli

• 19 settembre - Psicoterapia della Gestalt: gli inizi nell’ambiente artistico-

culturale della New York degli anni ’50. Sara Bergomi

• 10 ottobre - La violenza sulle donne e la resilienza. Donatella de Marinis e Michela Parmeggiani

• 1 novembre - Lutto e perdita nella prospettiva Gestaltica. Silvia Ronzani e Edward Callus

• 5 dicembre - Il contributo della gestalt alla psicologia scolastica. Anna Fanetti e Filippo Petrogalli

CSTG Via Mercadante 8 – Milano (MM Loreto)

Il CSTG è co-fondatore della Federazione Italiana di Scuole e Istituti di Gestalt (FISIG), membro della Associazione Europea di Gestalt Terapia (AETG), Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP e della European

Association for Psychotherapy (EAP).

Gli incontri sono aperti e gratuiti (ore 20.00)

Nel corso della serata è previsto un rinfresco per l’inaugurazione del percorso di incontri di promozione del CSTG.

Per informazioni: � [email protected] � 0229408785

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PROSSIMI EVENTI PROMOSSI DAL CSTG nel 2014 Presso la sede dei Programmi residenziali a Noceto

(Via di Grotti-Bagnaia 12-16 Ville di Corsano, Siena)

21 – 23 luglio – RICCARDO ZERBETTO con la partecipazione di PRIMO LORENZI, Seminario intensivo sul mito, con particolare attenzione a Oreste, Arianna ed Afrodite

24 – 27 luglio 2014 - RICCARDO ZERBETTO, Psicoterapeuta didatta ord. FISIG e Direttore del CSTG, Mito, archetipi e sogno con la partecipazione di GIORGIO ANTONELLI

29 luglio - 3 agosto – RICCARDO ZERBETTO con DANIELA SANTABBONDIO e ANDREA BALLATI Inner healing: le nostre ferite primarie e le dipendenze affettive

3 – 8 agosto 2014 - ANURAG DAVID HEY, Laureato in Scienze Sociali e Conduttore di seminari su dipendenze affettive, Essenza, Enneagramma e Meditazione e DISHA DANIELA SANTABBONDIO Professional Counsellor e Psicoterapeuta EAP, Ritiro di ricerca interiore e alleggerimento dietetico

DAL 4 agosto la struttura residenziale di Noceto è a diposizione per

- periodi di riposo e studio autogestiti per gli allievi (Soci aderenti al CSTG) - Programmi personalizzati di riposo, meditazione e disassuefazione da forme diverse di dipendenze (affettive, tabacco, alcol, psicofarmaci, gioco d'azzardo, internet) con programmi personalizzati o condivisi con lo staff di Orthos (Programma CLEAN: all'origine delle nostre dipendenze). Segue programma più dettagliato

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Laboratorio su sogno, mito

e archetipi “Il sogno… è una specie di attacco frontale al cuore della nostra non-esistenza” F. Perls “Il sogno rappresenta l'appagamento allucinatorio di un desiderio”..S. Freud

“Abbiamo trasformato gli dei in malattie” C.G. Jung

Percorso tra Gestalt e psicologia archetipica condotto da

Riccardo Zerbetto

con la partecipazione di Giorgio Antonelli

Il workshop teorico-esperienziale, che rappresenta ormai un appuntamento annuale alla sua

sesta edizione, prevede un lavoro sui contenuti onirici presentati dai partecipanti in un’ottica gestaltica con integrazioni teoriche in una prospettiva freudiana, junghiana e

hillmaniana. Verrà approfondito il tema della dimensione immaginale e della psicologia archetipica e

verranno tratteggiati, nello specifico, i grandi archetipi (divinità olimpiche) della tradizione greca con applicazione nel lavoro clinico della prospettiva gestaltico-archetipica.

Sede e orario: Il workshop, di 30 ore, è accreditabile per il Master su Dreamwork e mondo immaginale promosso dal CSTG e si svolgerà presso il nostro “Portico del

sognatore” presso il Podere di Noceto (Ville di Corsano), Via di Grotti-Bagnaia 1216, da mercoledì 23 luglio ore 20,00 a domenica 27 luglio ore 13,30 2014.

Last call Costo : 320 euro comprensivi di vitto e alloggio e 260 per i

soci-aderenti al CSTG.

Dal 21 al 24 si terrà un seminario intensivo sul mito con la partecipazione di Primo

Lorenzi, psichiatra e autore di Donne e Dee (Alpes Italia Ed.). Verranno affrontati, sempre in un’ottica teorico-esperienziale, i miti di Arianna, di Oreste e la figura di Afrodite.

Il costo è di 300 euro. Per l’intera settimana dal 21 al 27 il costo è di 630 euro.

Conducono il seminario: Riccardo Zerbetto, psichiatra, direttore Centro Studi Terapia della Gestalt

Giorgio Antonelli, psicoanalista junghiano, già presidente della Associazione di Psicologia e letteratura fondata da Aldo Carotenuto

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Inner Healing

Ritiro di guarigione interiore sulla ferita narcisistica e la dipendenza affettiva

Riccardo Zerbetto con Daniela Santabbondio e Andrea Ballati

Podere “Noceto”(Siena) dal 29 luglio sera al 3 agosto 2014

Prosegue nella sua terza edizione questo appuntamento annuale sulla ricerca della guarigione

interiore. Un seminario dedicato a noi stessi, al prenderci cura di quel “qualcosa” che rimane fonte

di inquietudine e a cui spesso non sappiamo dare un volto o una motivazione accessibile alla coscienza

ordinaria. Un’occasione per dedicare ad una possibile ferita antica, ad una esigenza profonda

rimasta insoddisfatta o ad un nucleo di solitudine, quella attenzione e quella “cura” che forse ci

chiede da tempo di essere accolta.

Particolare attenzione verrà riservata al lavoro gestaltico sul trauma inteso come “ferita” del sé e

della sua immagine, alla violazione dei nostri confini e al disturbo delle “funzioni di contatto”.

L’accompagnamento ad un lavoro di rievocazione drammatizzata consentirà di attualizzare il vissuto

e superare la condizione vittimizzata e confusivo-collusiva, andando verso la riappropriazione delle

possibilità di scelta e di una più consapevole relazione Io/Altro.

Conducono il seminario Riccardo Zerbetto, psichiatra e psicoterapeuta, direttore del CSTG e formatosi nella

Terapia familiare, nella Caratteroanalisi reichiana e nella “Primal reintegration” con William Swartley

Daniela Santabbondio Professional Counsellor formatasi presso il CSTG e “L’Ecole Parisienne de Gestalt” (con

certificato europeo di psicoterapia) specializzatasi in dipendenze affettive e pratiche di consapevolezza

Andrea Ballati, psichiatra e psicoterapeuta, didatta associato del CSTG, omeopata, già aiutodirigente in

servizi di salute mentale e cultore di medicine naturali e da 18 anni di sciamanesimo buriata con Nadia

Stephanova

La struttura del seminario prevede:

- yoga con Mabel Pradelli, insegnante di Kundalini Yoga certificata IKYTA, meditazione e lavoro

psico-corporeo

- un lavoro gestaltico sul sogno, sulle funzioni di contatto e del sé

- un periodo di riposo dalle 13.30 alle 16.00 con possibilità di fare un bagno, in loco o nelle vicinanze

- lavoro sugli “unfinished buisness” (nodi irrisolti) con tecniche di regressione e psicodramma

gestaltico alla ricerca di quei nuclei irrisolti del “bambino interiore” che ancora ci legano ad un

passato impedendoci di vivere più pienamente il presente interferendo, in particolare, sulla qualità

delle nostre relazioni intime. Particolare cura verrà dedicata all'alimentazione con la collaborazione di Jennifer Tessa Cantù,

dieto-naturopata, nella linea di Corpo e Immagine (www.corpoeimmagine.it)

Sono previste sessioni individuali con Mabel Prandelli Reiki, Theta Healing, tecniche di massaggio, di

rilassamento, di attivazione energetica e sciamanesimo della tradizione Lakota.

Last call: Il costo per il seminario è di 560 euro (450 per i soci-aderenti del CSTG) con 100

euro in più per chi arriva il 27.7 sera.

Per informazioni: Centro Studi di Terapia della Gestalt (www.cstg.it): [email protected] o

0229408785

Sulle dipendenze affettive. Daniela Santabbondio. www.dipendenze.affettive.com cell 3356033998

Noceto, Via di Grutti-Bagnaia 1216 di Ville di Corsano (Monteroni d’Arba) www.nocetiamo.it, cell

3937848905

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RITIRO DI RICERCA INTERIORE E

ALLEGGERIMENTO DIETETICO

Anurag David Hey e Disha Daniela Santabbondio

ESSENZA e ADVAITA

Podere Noceto (Siena) dal 3 agosto sera al 8 agosto 2014

Si volge per il terzo anno consecutivo, fra le colline toscane, questo seminario dedicato a noi stessi, al prenderci cura di quel “qualcosa” che rimane fonte di inquietudine e a cui spesso non sappiamo dare una chiave di lettura da un punto di vista della coscienza ordinaria. Un’occasione per dedicare al nostro vero Sé quel riconoscimento che rimane spesso sopito nella frenesia del quotidiano in una vita improntata più nel fare che all'essere. Portando un ascolto attento al giudice interiore contatteremo quello spazio che si rivela appieno quando cessa la costante e spesso opprimente attività della “mente”. Con riferimento al lavoro del Diamond Approach(di Faisal e Almaas) approfondiremo le qualità essenziali, quest'anno nello specifico le qualità della fiducia e dell'autenticità. Un lavoro profondo e trasformativo che va a toccare diverse dimensioni del nostro essere. Il programma specifico di alleggerimento dietetico, diretto dalla nutrizionista e naturopata Jennifer Tessa Cantù, sarà parte integrante del seminario, La struttura del seminario prevede: - 1 ora al giorno di yoga con Mabel Pradelli,insegnante di Kundalini Yoga certificata IKYTA - meditazioni da diverse tradizioni. - lavoro di indagine psicologica e spirituale della nostra realtà interiore e di integrazione delle nostre qualità essenziali. - un periodo di riposo dalle 13.30 alle 16.00 con possibilità di fare un bagno, in loco o nelle vicinanze -esplorazione dei 3 diversi livelli di consapevolezza -lavoro sulle funzioni di contatto e del sé Per chi lo desiderasse è possibile prenotare sessioni individuali con Mabel Prandelli(Reiki, Theta Healing, tecniche di massaggio, di rilassamento, di attivazione energetica e sciamanesimo della tradizione Lakota).

Il costo per l’intero seminario è di 700 euro

Per informazioni: Disha Daniela Santabbondio [email protected] www.itrelivellidiconsapevolezza,com cell 3356033998

Noceto, Via di Grotti-Bagnaia 1216 di Ville di Corsano (Monteroni d’Arba)

Disha Daniela Santabbondio Professional Counsellor, si è formata presso il ”Centro Studi Terapia della Gestalt” a Milano e

“L’Ecole Parisienne de Gestalt” a Parigi, conseguendo l’European Certificate of Psychotherapy. Si è specializzata nel corso degli

anni nell’ambito delle dipendenze affettive. Porta nel suo lavoro l'esperienza della sua pratica clinica unita a lunghi soggiorni

India dove ha sviluppato una visione di guarigione globale dell'uomo che integra il livello mentale, quello spirituale e quello

fisico- emotivo.

Anurag David Hey Laureato in Scienze Sociali all’Università del Michigan (Usa).Consegue il Master in Programmazione Neuro-

Linguistica (PNL) presso l’Università della California e il Master in Ipnosi Ericksoniana. Si è formato con lo psichiatra Thomas

Trobe in Codipendenza e problemi di coppia. E’ stato per molti anni DIamond Logos teacher, Conduce gruppi e seminari su

dipendenze affettive, Essenza, Enneagramma e Meditazione. E' scrittore di saggi su sviluppo personale e crescita spirituale. Fra

le sue pubblicazioni il libro “I nove colori dell’anima” e “Travels in Consciosness”.

Per informazioni: Centro Studi Terapia della Gestalt CSTG www.cstg.it, [email protected] tel. 0229408785. Per sistemazioni logistiche: www.nocetiamo.it o contattare Francesco [email protected], cell 3937848905

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Programma CLEAN a Noceto

Il Programma CLEAN prevede una o più settimane, a seconda delle esigenze, destinate a favorire una “messa a punto” del proprio Progetto di vita vuoi sotto il profilo esistenziale (processi di cambiamento in tema di rapporti affettivi, costellazione valoriale, scelte in ambito lavorativo) che della revisione sullo stile di vita, (regime dietetico, ritmo sonno-veglia), dipendenze comportamentali (affettive, gioco d’azzardo, Internet, lavoro compulsivo etc.) o da sostanze (legali, illegali o alcol). Sul modello acquisito in otto anni di ricerca e di sperimentazione conseguito attraverso il Progetto

Orthos sul gioco d’azzardo (www.orthos.biz) e sul tema dell’alleggerimento ponderale (www.corpoeimamgine.it) si è sviluppata la innovativa metodologia di intervento definita come Modello PRIMA (Psicoterapia Residenziale Intensiva Mirata per Area) elaborato da Riccardo Zerbetto e che si fonda sui seguenti presupposti:

• Una impostazione professionale che si fonda su un approccio di psicoterapia e counseling coerente (nel nostro caso la Gestalt Terapia) seppure con integrazioni a discipline organicamente integrabili per presupposti epistemologici e strumenti applicativi (www.cstg.it)

• Un periodo definito del tempo e che, in genere, si tende a far rientrare in un massimo di tre settimane.

• Tale intervento intensivo in ambito residenziale si integra, laddove ritenuti utili, con alcuni incontri di verifica e consolidamento dei risultati

• L’utilizzazione – nei programmi più strutturati - di un insieme di ingredienti primari come: lavoro di gruppo ad orientamento gestaltico, body work, pratica di auto osservazione e consapevolezza (che utilizza indicazioni di derivazione meditativa del Vipassana, dello Zazen etc.), ArteTerapia (danza-movimento terapia, tecniche espressive, drammatizzazione, fotografia o altro a seconda degli ambiti clinici esplorati), analisi del carattere nella prospettiva degli Enneatipi, Dreamwork e rispecchiamenti archetipici, approccio rigorosamente esperienziale e maieutico

• Vita comune intesa come partecipazione attiva alla cura di sé stessi e del gruppo sotto forma di cura degli ambienti, della preparazione del cibo e dell’utilizzazione degli spazi liberi.

• Mantenimento di un contatto tra i partecipanti ed eventualmente con i terapeuti al fine di monitorare i risultati e, obiettivo non meno importante, di consolidare una valida relazione interpersonale.

• Privilegio riservato alla “qualità della relazione interpersonale” sul risultato immediato sul sintomo. Lo stesso infatti, nell’esperienza raccolta sinora, è indice spesso di scarso “nutrimento” nelle relazioni umane (e quindi di “disregolazione affettiva” come attualmente viene definita in ambito scientifico).

• De-enfatizzazione dell’aspetto sanitario a favore della componente psicologica e, più propriamente,

psicoterapeutica. Co-essenziale al modello PRIMA è la fruizione di un ambiente che si presenti come accogliente, stimolante, personalizzati e godibile.

Le settimane di CLEAN, al di là di interventi su specifiche problematiche, sono anche previste per: ospitare Persone che possono beneficiare di un periodo di riposo in presenza di un contenitore accogliente che garantisce, con una successione di interventi programmate: spazio meditativo e di lavoro corporeo al mattino e di lavoro di gruppo nel pomeriggio-sera. Dalle 11 alle 17 spazio per iniziative autogestite di studio, di riposo o di lavoro che, se fatto per Noceto, va a compensazione (totale o parziale) del costo per l’ospitalità. Cooordinatore del Programma CLEAN è Riccardo Zerbetto con la partecipazione di Colleghi che verranno indicati sul sito www.nocetiamo.it nelle settimane mensili programmate. Per informazioni, scrivere a: [email protected].

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CSTG OPEN DAYS 2014

PSICOTERAPIA DELLA GESTALT

Venerdì 19 settembre - ore 14:30-20:00 RICCARDO ZERBETTO - Transfert e relazione intersoggettiva nella psicoterapia della gestalt

Venerdì 26 settembre - ore 14:30-20:00

RICCARDO ZERBETTO - L’Ombra ed il lavoro sulle polarità

Venerdì 10 ottobre - ore 14:30-20:00

DONATELLA DE MARINIS - Supervisione clinica sulle esperienze di tirocinio

Venerdì 14 novembre - ore 14:30-20:00 RICCARDO ZERBETTO - Dall'analisi interminabile al concetto di crescita

Sabato 15 novembre - ore 09:30-13:30

RICCARDO ZERBETTO - Disturbi di personalità con tratti ossessivo-compulsivi

Sabato 29 novembre - ore 09:30-13:30

RICCARDO ZERBETTO - La relazione terapeutica come fattore di cura

Venerdì 12 dicembre - ore 14:30-20:00 RICCARDO ZERBETTO – Il daimon ed il percorso di realizzazione personale in psicoterapia

COUNSELING A ORIENTAMENTO GESTALTICO Sabato 13 settembre, ore 09:30-18:30

VALTER MADER – Il corpo nel conflitto

Sabato 20 e domenica 21 settembre, ore 09:30-18:30

RICCARDO ZERBETTO – Mitopoiesi ed archetipi

Sabato 27 e domenica 28 settembre, ore 09:30-18:30

RICCARDO ZERBETTO e DONATELLA DE MARINIS – Introduzione all’Enneagramma

Domenica 26 ottobre, ore 09:30-18:30

SARA BERGOMI – La narrazione nel counseling

Sabato 8 novembre, ore 09:30-18:30

D. DE MARINIS e G. AGLIATI – Fame e aggressività: la relazione con il cibo

INDISPENSABILE LA PRENOTAZIONE PRESSO LA SEGRETERIA CSTG

[email protected] � 0229408785

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Eventi

Dare Corpo A cura di: Alessandra Callegari, Donatella De Marinis, Valter Mader, Giovanni Montani, Cristina Tegon, Riccardo Zerbetto Gli Enneatipi, il movimenti del Qi e il sistema posturale (7)

Di Giovanni Montani

SETTE – La gola, la ciarlataneria e la personalità nar cisistica Il termine gola assume significati che vanno al di là del letterale, e si intende una generica passione per il piacere che allontana l’individuo dalle sue potenzialità di autorealizzazione in quanto si frappone come ostacolo ad una ricerca di “profondità”. Anche il termine “ciarlatano” usato da Ichazo deve essere compreso al di là del significato letterale e cioè, come persona che affronta il mondo con la strategia delle parole e delle “buone ragioni”, che manipola usando l’intelletto. Il goloso è anche un sognatore che prende (e presenta) i sogni per la realtà; inoltre, surrettiziamente, dà ad intendere di sapere molto di più di quanto non sappia in realtà. A differenza dell’Uno e del Tre che sono rigidamente pianificatori, il Sette è si pianificatore, ma capace di svolte repentine che ricordano l’astuzia della

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volpe di La Fontane, che il goloso incarna molto bene (desidera l’uva ma rendendosi conto che è inaccessibile, decreta che era cattiva e acerba e se ne va). Ciò che contraddistingue questo carattere non è la ricerca del “di più” o della perfezione, ma la ricerca di ciò che è inaccessibile e bizzarro, la ricerca della varietà, dell’avventura, della sorpresa e dell’isola che non c’è. Nel DSM III la sindrome del Sette viene definita narcisistica, anche se bisogna sapere che altri autori hanno usato questo termine anche per personalità diverse, ad esempio Lowen nel suo libro sul narcisismo (Il Narcisismo, l’identità negata, Feltrinelli, 2013, Milano), dove i casi trattati corrispondono all’enneatipo TRE. Questa annotazione di Naranjo ci dice come è difficile classificare in maniera precisa un enneatipo visto che aspetti di ognuno di essi sono assimilabili ad altri enneatipi, come la sindrome narcisistica.

Naranjo, nell’analizzare gli antecedenti nella letteratura psicologica, pone l’attenzione su ciò che sostiene Schneider circa l’individuo Sette, che definisce “labile”: “Sensibile, molto influenzabile dal monde esterno… non depresso, ma soggetto di tanto in tanto a eccessi di tristezza e di irritazione….. si sazia facilmente delle cose e altrettanto facilmente se ne

stanca…. Sembra in preda all’irrequietezza.., a un desiderio impulsivo di varietà e di novità..”. Sugli eccessi di tristezza e irritazione Delisle ci dice:

“Quanto al ritiro si tratta spesso di una posizione abbastanza ansiogena per due ragioni. Innanzitutto perché priva di gratificazione narcisistica, nel ritiro lo specchio rappresentato dagli altri scompare. Inoltre, il ritiro fa risorgere l’esperienza del vuoto interiore, che non può essere sentito se non quando le luci della ribalta sono spente..”

(G.Delisle, I disturbi della personalità, 1992, Sovera, Roma, pag. 100) Già da queste descrizioni possiamo trarre informazioni circa la circolazione del Qi e il movimento di esso nell’enneatipo Sette. Inoltre Delisle, circa la personalità narcisistica ci dice cose interessanti sulla sua mobilizzazione energetica:

“La personalità narcisistica è, in generale, abbastanza energizzata. Si può perfino dire che sia espansiva, senza per questo offrire la teatralità dell’istrione”

(Ibidem, pag. 100)

Perciò possiamo dedurre che il tipo Sette sia un individuo dotato di energia e di un Qi che si muove, infatti osservando un enneatipo Sette possiamo dire che esso non da l’impressione di una carenza di Qi, ma esso scorre in modo incostante, non armonioso per cui anche per lui avremo un problema a carico del Qi del Fegato con ristagno, circa depressione e tristezza e risalita verso l’alto per l’irritazione oppure di una circolazione a strappi riguardo agli stati di ansia e angoscia. Il tipo Sette è un grande “consumatore” di Qi. Anche Millon sulla personalità narcisistica dice: “Il narcisismo porta nel comportamento sociale di queste personalità calma e sicurezza di sé…La loro aria, in apparenza tranquilla e compiaciuta, viene considerata sia come segno di serena equanimità sia come una manifestazione di sfacciataggine….Sembra che ai narcisisti manchi l’umiltà e che essi siano egocentrici e meschini….E’ tipico in loro, anche se in genere non intenzionale, sfruttare gli altri, trascurarli e pretendere di essere serviti e riveriti senza dare in cambio granché” Il suo senso di superiorità è più manifesto e presente alla consapevolezza dell’individuo, mentre il senso di inferiorità è nascosto, negato e rimosso. Prosegue Millon: “L’opinione del proprio valore personale è talmente radicata nella loro mente che ben di rado ne mettono in discussione la validità…I narcisisti non pongono limiti alle loro fantasie e lasciano che la loro immaginazione voli libera, non soggetta dai limiti posti dalla realtà o dalle opinioni altrui. Tendono ad esagerare le proprie capacità, a trasformare con grande libertà i fallimenti in successi….provano un diffuso senso di benessere e manifestano umore inebriante e ottimismo di prospettive. Il tono affettivo è rilassato se non addirittura allegro e spensierato. Ma se il pallone si sgonfia, si osserva un rapido cambiamento nel senso di un’irritabilità tagliente e di un fastidio per gli altri, o di ripetute crisi depressive in cui essi si sentono vuoti e umiliati.” Perciò ciò conferma l’instabilità della circolazione energetica del Sette, questo fare ed esagerare nelle proprie capacità porta ad un consumo del Qi profondo, il Qi del Rene per cui è come, facendo un paragone, se ci trovassimo di fronte ad un fuoco di paglia che brucia subito e non è duraturo come quello del fuoco del ceppo che è costante e dura nel tempo.

Il Sette è un individuo non solo di larghe vedute, ma anche dedito all’esplorazione: la ricerca di nuove esperienze lo porta ad avvertire un ‘qui’ insoddisfacente e un ‘altrove’ pieno di promesse. Tuttavia la gola e l’insaziabilità dell’ingordo, si nascondono dietro ad un’apparente soddisfazione; la frustrazione si nasconde dietro l’entusiasmo, un entusiasmo che sembra compensare la scontentezza implicita nello spostamento dei valori da ‘qui’ ad ‘altrove’. L’anticonformismo è una caratteristica del Sette ed anche qui vediamo l’ideale spostarsi su una visione utopica, futurista e innovativa. E come in tutti i caratteri nevrotici, la virulenza dell’ideale milita contro la consapevolezza e il benessere dell’individuo reale.

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Due tratti inseparabili della costellazione del piacere, tipica del goloso sono l’evitamento della sofferenza e la permissività edonistica, che insieme contraddistinguono questa personalità. Intrinsecamente a questi troviamo la permissività in genere e l’autoindulgenza. Si intende anche permissivismo verso gli altri che, a volte, diviene complicità quando il goloso, con fare seduttivo, si allea con i vizi altrui. Nell’autoindulgenza troviamo il suo tratto da viziato, che si sente OK e che ha il diritto di ottenere qualsiasi gratificazione, inoltre il suo ottimismo fa del mondo un luogo sempre bello da vivere dove l’appagamento dell’individuo è sostenuto da una visione del mondo in cui non esistono il bene e il male, la colpa, i ‘si dovrebbe’ , i ‘si deve’, o il bisogno di fare qualsiasi sforzo, perché basta godere e se sei abile a provare piacere riesci a farlo anche senza azione. Naranjo passa poi ad elencare le caratteristiche salienti del Sette: una mancanza di disciplina nei modi

dilettanteschi del Sette. L’indisciplina di questo carattere è la conseguenza di quanto sia importante per lui non rimandare il piacere e, a un livello più profondo si basa sulla percezione del rinvio del piacere come una mancanza di amore; egli infatti confonde il piacere e la soddisfazione con l’amore. Ci parla dell’investimento sulla fantasia e la tendenza a fare progetti e a vivere utopie che rientrano nei tratti caratteriali del goloso. Proietta nel futuro e nella fantasia la realizzazione immaginaria dei desideri come fuga dalla realtà della vita e palesa l’insicurezza nell’affrontare i rischi connessi alla realizzazione dei suoi desideri nel “qui e ora” trasferendoli su un’aspettativa futura o nel piano immaginale. Energeticamente possiamo definire ciò come uno squilibrio generale del Qi tutto teso verso l’alto e con poca energia verso il basso. Usando le parole di Lowen potremmo definire il tipo Sette una persona con poco Grounding:

“Gli individui che sono sospesi o distaccati non sentono questo contatto con il terreno perché i loro piedi sono relativamente insensibili. Sanno che i loro piedi toccano il suolo ma non hanno percezione del contatto. Hanno ritirato questa energia di eccitazione dalla parte inferiore del corpo come reazione alla paura.

(A. Lowen, arrendersi al Corpo, Astrolabio, Roma, 1994, pag. 35) Lowen continua:

“Avere Grounding significa sentire i propri piedi sul terreno. Pressoché ogni adulto ha i piedi sul terreno, nel senso meccanico di sostegno e movimento. Ma nel contatto meccanico non si percepisce la relazione con il terreno o con la terra in modo vivo e significativo, e l'individuo non sente neanche che le sue relazioni con gli altri derivano dai sentimenti, più che dalle azioni. Una persona di questo tipo non sente neppure che il proprio corpo è vivo e carico di significato. Ha con il corpo lo stesso rapporto che ha con l'automobile, come se fosse un oggetto essenziale per la sua attività e la sua mobilità. Può prendersene cura come farebbe con l'auto, ma non si identifica con esso. Può essere una persona di grande successo, ma la sua vita è irreale. Può avere le soddisfazioni del potere e del denaro, ma non prova nessun sentimento di gioia. Non è radicato nella realtà“

(Ibidem, pag. 36)

Perls sostiene che “dietro ad ogni bravo ragazzo si nasconde un ragazzaccio dispettoso”. Il Sette fa una certa confusione fra fantasia e realtà, progetti e realizzazioni, potenzialità ed adempimento. La sua simpatia è una facciata che nasconde l’ansia, ha una dolcezza che nasconde l’aggressività, una generosità che nasconde il suo fare appropriativo. La fraudolenza del Sette si riscontra nella simulazione del sapere e nella confusione fra mappa verbale e territorio. Questa sconnessione di consapevolezza e perciò anche di orientamento possono portare a squilibri del Qi della Milza e confermano la difficoltà del radicamento e orientamento come del principio di realtà, la difficoltà di Grounding. Come in altri caratteri, la passione dominante è alimentata, giorno dopo giorno, non soltanto dal ricordi della passata gratificazione o frustrazione, ma all’interferenza che il carattere esercita su un funzionamento sano e sulla possibilità di realizzarsi. La golosità è il tentativo di riempire un vuoto. Il goloso maschera ad arte la carenza con una falsa abbondanza equiparabile a quella dell’orgoglioso. In tal modo si viene agiti dalla propria passione senza piena consapevolezza. L’insufficienza ontica non solo è all’origine dell’edonismo ( e dell’evitamento del dolore), ma ne è anche conseguenza; infatti la confusione fra amore e piacere impedisce all’individuo di cogliere il significato più profondo di quello emergente da un piacere immediato. L’alienazione di questa persona dal suo vissuto profondo è una conseguenza del bisogno edonistico di sperimentare solo ciò che procura piacere. Il nostro Sette ha paura soprattutto dell’amore profondo perché lo avverte come potenziale portatore di sofferenza innescando l’automatismo dell’evitamento della sofferenza potenziale rimanendo in superficie. Questa paura non è compatibile con la possibilità di vivere la propria vera vita. La manipolazione presuppone la perdita di contatto e di rapporto vero (per quanto ammantato di amabilità) un divorzio fra il sé e il senso di comunanza (per quanto bene il tipo Sette riesca a nasconderlo). Il richiamo esercitato sul goloso dalla dimensione fantasmatica, se da una parte è un tentativo per riempire il vuoto ontico, dall’altra serve solo a perpetuarlo, perché nel tentativo di vivere nel futuro, nell’arcano,

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nell’immaginario e nello straordinario, questo individuo si protegge dalla frustrazione di dover trovare un senso nel presente e nel reale. Dal punto di vista corporeo il tipo Sette ha uno sguardo vivo, energetico e un buon eloquio mentre per la corporeità troviamo una caratteristica tipica di questo numero specialmente nei tipi in cui l’aspetto della gola, intesa come insaziabilità legata al piacere del cibo, è prorompente. Allora avremo persone massicce, debordanti, smodate nel mangiare. Per fare un esempio cito i ricordi di una famosa soprano, Mirella Freni, quando parlava di Luciano Pavarotti, in essi c’era il suo stupore per il fatto che lui era capace di mangiare in un pasto decine di primi piatti, oppure vediamo un noto attore, Gerard Depardieu, con il suo fisico massiccio, e la sua figura energetica e prorompente, grande mangiatore, bevitore ed

esperto di gastronomia. Ma l’aspetto gola, come ci ha detto Claudio Naranjo, non si esplica solo nel cibo. Allora vedremo le caratteristiche comuni ai tipi Sette. Spalle contratte con iper sviluppo delle fibre dei muscoli di esse, una corazza muscolare spessa e resistente. Avremo, anche a seguito di questa corazza uno spasmo dei muscoli della schiena che può portare a dolori nella zona lombare. I muscoli delle gambe sono possenti e spesso contratti come in genere tutto il sistema muscolare anche se da l’impressione di aspetto armonioso, possiamo perciò confermare che a fronte di un fisco che presenta muscoli tonici e sviluppati, con una postura ben piantata, in realtà il sistema si presenta fragile e perciò con uno scarso radicamento. Percorsi di crescita Sicuramente uno degli aspetti più importanti che l’Enneatipo Sette deve coltivare è il “qui ed ora”, stare, non fuggire, entrare in contatto con le situazioni emotivamente più cariche di ansia e angoscia. La meditazione può essergli utile come un buon lavoro con il Grounding attraverso gli esercizi di Bioenergetica. Per sciogliere le tensioni un lavoro con lo stretching e lo Shiatsu lo aiuterà a ritrovare un equilibrio sulla sua circolazione del Qi. Gestalticamente un lavoro sulle parti in conflitto della sua personalità lo aiuterebbero ad accettare e vedere le sue parti conflittuali. Anche questo è sempre un lavoro che lo aiuterà a riequilibrare il suo Qi. Ottimo è lo sviluppo delle ginnastiche energetiche cinesi. Sono utili anche lavori di gruppo che lo portino a contatto con il mondo esterno e lo aiutino a stare anche nelle situazioni che possono essere conflittuali. Bibliografia Claudio Naranjo , 1994, Carattere e Nevrosi, Astrolabio, Roma, 1996 Claudio Naranjo, 1997, Gli Enneatipi nella Psicoterapia, Astrolabio, Roma, 2003 Gilles Delisle , 1991, I Disturbi della Personalità, Sovera, Roma, 1992 Alexander Lowen , Arrendersi al Corpo, Astrolabio, Roma, 1994 Alexander Lowen 1985, Il Linguaggio del Corpo, Feltrinelli, Milano,1999 Alexander Lowen 1975, Bioenergetica, Feltrinelli, Milano, 1985 Wilhelm Reich ,1949, Analisi del carattere , SugarCo, Milano, 1973 Macioccia Giovanni, I fondamenti della Medicina Tradizionale Cinese, Ambrosiana, Milano, 2000 AIKI SHIATSU KYOKAI, dispense del corso di formazione professionale Newsletters CSTG, numeri dal 6 al 14, www.cstg.it

Segnalazioni IL DOLORE E LA BELLEZZA. ATTI DEL III CONVEGNO DELLA SOCIETÀ ITALIANA PSICOTERAPIA GESTALT FrancoAngeli editore Collana Psicoterapia della Gestalt Autori e curatori Gianni Francesetti , Michele Ammirata , Silvia Riccamboni , Nunzia Sgadari , Margherita Spagnuolo Lobb Contributi Silvia Alaimo, Francesca Andreozzi, Calogero Anzallo, Maria Grazia Basciano, Angela Basile, Zoila Bellanca, Sara Bergomi, Massimo Biasin, Laura Bongiorno, Andrea Bramucci, Monica Bronzini, Barbara Buonomo, Michele Cannavò, Viviana Catania, Gabriella Catanzaro, Pietro Andrea Cavaleri, Alba Chiarlone, Ermelinda Cicala, Irene Ciravegna, Elisabetta Conte, Barbara Crescimanno, Stefano Crispino, Rosella De Leonibus, Donatella De Marinis, Anna Esposito Venezia, Antonio Ferrara, Ana Rosa Ferreira Ramos, Maria Grazia Fiorini, Orsola Gambi, Cornelia

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Georgus, Franco Gnudi, Elena Guerri, Nadia Iannella, Davide Laurino, Daniela Lipari, Mercurio Albino Macaluso, Anna V. Macchi, Carla Martinetto, Aluette Merenda, Gina Merlo, Sebastiano Messina, Rosanna Militello, Maria Mione, Michele Mozzicato, Elena Palladino, Daiana Papa, Michela Parmeggiani, Giancarlo Pintus, Mariano Pizzimenti, Monica Prato, Fausta Puccio, Giuliana Ratti, Giuseppe Sampognaro, Aurelio Saraceno, Marilina Schembari, Veruska Schillaci, Marilena Senatore, Frank-M. Staemmler, Katia Stanzani, Silvia Tinaglia, Silvia Tosi, Rosa Versaci, Dario Vicari, Gloria Volpato, Riccardo Zerbetto Questo testo raccoglie i contributi del III Convegno della Società Italiana Psicoterapia Gestalt sul dolore e la bellezza. Siamo esposti, sovraesposti, alla bellezza oggettuale e al dolore visivamente rappresentato, ma proprio questa continua esposizione ci desensibilizza alla bellezza relazionale, al dolore vivo che trasforma, alla speranza che in questa trasformazione dimora. Gli autori che hanno contribuito a quest'opera leggono questa tendenza al torpore, all'anestesia, alla narcosi come tratto caratteristico dello sviluppo sociale attuale. Il convegno ha sottolineato una precisa visione della psicopatologia e della psicoterapia: la psicopatologia è assenza al confine di contatto, quindi anche anestesia e protezione dal dolore. La psicoterapia riapre i sentieri del sentire, dà dignità e dimora al dolore, ne rivela la bellezza e lo trasforma nell'arte del contatto tra terapeuta e paziente, tra l'organismo e il suo ambiente. I contributi raccolti in questo testo spaziano dalla psicopatologia e la clinica al dialogo politico, dalla riflessione teorica alla prospettiva sociale, dal confronto con l'arte alla prospettiva interculturale.

Da www.psiconline.it: Luca Pizzonia Videogiochiamo a scuola 2014, Collana: Strumenti Pagine: 114 Prezzo: € 16.00 Editore: Psiconline Sándor Ferenczi Thalassa. Una teoria della genitalità 2014, Pagine: 128 Prezzo: € 10.00 Editore: Pgreco Marshall B. Rosenberg Superare il dolore tra noi. La guarigione e la riconciliazione senza compromessi 2013, Collana: Bisogni e risposte Pagine: 94 Prezzo: € 10.00 Editore: Esserci Jacques Derrida Stati d'animo della psicanalisi. L'impossibile aldilà di ogni crudeltà 2013, Collana: Libertà di psicanalisi Pagine: 100 Prezzo: € 10.00 Editore: ETS Sigmund Freud, Max Graf, Karl Kraus

Otto giorni a Vienna. Psicoanalisi, arte e letteratura 2013, Collana: Biblioteca del vascello Pagine: 184 Prezzo: € 12.00 Editore: Robin Massimo Recalcati Il vuoto e il resto. Il problema del reale in Jacques Lacan 2013, Collana: Altro discorso Pagine: 124 Prezzo: € 14.00 Editore: Mimesis M. Grazia Rossi Il giudizio del sentimento. Emozioni, giudizi morali, natura umana 2013, Collana: Cognitio Pagine: 164 Prezzo: € 15.00 Editore: Editori Riuniti Univ. Press Nicola Ghezzani Ricordati di rinascere. Come superare i momenti di crisi e trasformarli in svolte della vita 2014, Collana: Le comete Pagine: 160 Prezzo: € 19,00 Editore: Franco Angeli Massimo Fontana, Salvatore Zito La patologia borderline in psicoanalisi. Modelli per l'intervento 2014, Collana: Psicopatologia Pagine: 224 Prezzo: € 28,50 Editore: Franco Angeli Antonio D'Ambrosio, Pasquale Supino La sindrome dei falsi ricordi. Cosa sono i falsi ricordi, come individuarli e ridurne il rischio 2014, Collana: Strumenti per il lavoro psico-sociale ed educativo Pagine: 128 Prezzo: € 19,00 Editore: Franco Angeli

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Luca Bosco e Lino G. Grandi La tecnica del Villaggio nella psicoterapia infantile 2014, Collana: Strumenti Pagine: 470 Prezzo: € 28.00 Editore: Psiconline Jones Ernest Vita e opere di Sigmund Freud 2014, Collana: La piccola cultura Pagine: 670 Prezzo: € 18.00 Editore: Il Saggiatore Tascabili Carlo Chiorri Fondamenti di psicometria 2014, Collana: Istruzione scientifica Pagine: 464 Prezzo: € 34.00 Editore: The McGraw-Hill Companies Ashis Nandy Il nemico intimo. Perdita e recupero dell'identità sotto la dominazione coloniale 2014, Collana: All Pagine: 128 Prezzo: € 15.00 Editore: Forum Edizioni Bernardo Stamateas È facile liberarsi delle emozioni moleste se sai come farlo 2014, Collana: I libri del benessere Pagine: 240 Prezzo: € 14.90 Editore: Corbaccio Emanuele Zacchetti, Gianluca Castelnuovo Clinica psicologica in psicosomatica. Medicina e psicologia clinica tra corpo e mente 2014, Collana: Psicoterapie Pagine: 240 Prezzo: € 29.00 Editore: Franco Angeli Anatolij Nekrasov L'inganno dell'amore materno. Come evitare che il «troppo amore» distrugga i figli e la coppia 2014, Collana: Nuova saggezza Pagine: 192 Prezzo: € 15.50 Editore: Macro Edizioni Fausta Ferraro, Alessandro Garella In-fine. Saggio sulla conclusione dell'analisi 2014, Collana: Le vie della psicoanalisi Pagine: 208 Prezzo: € 31.00 Editore: Franco Angeli Schimmenti V., Craparo G. Violenza sulle donne. Aspetti psicologici, psicopatologici e sociali 2014, Collana: Serie di psicologia Pagine: 208 Prezzo: € 25.00 Editore: Franco Angeli Salvatore Cianciabella Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza 2014, Collana: Varie Pagine: 160 Prezzo: € 19.00 Editore: Franco Angeli

Perls’s pearls Citazioni da Perls e non solo (a cura di Laura Bianchi [email protected]) “Se il paziente vuole essere onnipotente, allora vedrà il terapeuta onnipotente. Se il paziente ha bisogno d’amore, allora vedrà il terapeuta capace di dare amore. Questo è anche ciò che i terapeuti della Gestalt cercano nel sogno; quale tipo di sostegno viene richiesto all’esterno? Identificandosi con le diverse parti di un sogno e con le differenti parti di un’altra persona, ci si accorge di averla già in se stessi. Tutto quello di cui hai bisogno è lì, lo hai tu stesso! Ma non lo sai.”

Tratto da “L’eredità di Perls. Doni dal lago Cowichan” di Fritz Perls e Patricia Baumgardner

Risonanze (a cura di Fabio Rizzo: [email protected]) Cos’è questa cosa che chiamiamo mente? E’ il nostro modo do pensare, no? La vostra mente si va gradatamente distorcendo o fermando su un certo schema fisso. Volete qualcosa, lo volete con ardore, vorreste essere o diventare qualcosa e questo desiderio determina uno schema, vale a dire la vostra mente crea uno schema e ne rimane prigioniera. Il desiderio ha cristallizzato la mente. Gradatamente la mente vi si va facendo sempre meno flessibile, sempre meno capace di penetrazione profonda, di genuina chiarezza, perché siete presi nel labirinto dei vostri desideri.

J. Krishnamurti, Di fronte alla vita, p. 69-70 (Ubaldini, 1969)

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Il derviscio desidera, il Sufi percepisce.

I. Shah, Cercatore di verità, p. 16 (Ubaldini, 1995) Le particolari caratteristiche della consapevolezza sono di per se stesse molto piacevoli. Non che se ne ricavi qualcosa in particolare. E’ in sé una qualità della mente che può essere percepita come buona e positiva. Conferisce un senso di vitalità, di appartenenza alla realtà, che in qualche modo è sufficiente a farci stare bene.

M. Hookham, L’apertura mentale, la chiarezza e la sensibilità, p. 16 (Ubaldini, 1995) Poiché viviamo in contesti sociali dall’impronta mercantile, dove soltanto il raggiungimento di obiettivi e traguardi, unitamente all’ottenimento di ciò che si desidera, sembrano dare sale e significato alla vita, può risultare utile proporre di tanto in tanto una diversa visione delle cose. Sotto questo aspetto la distanza tra l’atteggiamento esistenziale denunciato da Krishnamurti e quello proposto da Hookham, con il secondo inteso come emancipazione dal primo e suo miglioramento, viene rispecchiata fedelmente, in modo conciso ma incisivo, dalla contrapposizione di stato tra discepolo e maestro presentata da Shah.

Visti e letti CINEMA E PSICOLOGIA di Margherita Frantantonio A metà dicembre è scomparsa la giornalista Luciana Sica. Appassionata di psicanalisi, scriveva le sue riflessioni sempre coraggiose e mai banali sulle pagine di Repubblica. Di lei non ho mai perso un articolo: le recensioni, le interviste, la profondità e la leggerezza con cui trattava tematiche psicologiche e letterarie. Ultimamente ci aveva consigliato la lettura di un libro di Rossella Valdré, La lingua sognata della realtà. Si tratta di una raccolta di recensioni a sfondo psicanalitico, per un pubblico che aumenta sempre più. Avvertiva però Luciana Sica che il successo in questa nuova forma di scrittura è raggiunto da pochissimi “attraverso forme di pensiero più radicali ed eccentriche”. Certo non è facile la lettura psicologica, psicanalitica o anche solo esistenziale di un film. Io ci provo ogni tanto, e ho avuto così il piacere di vedere qualche mio pezzo vicino alla firma di Rossella Valdré, su Psychatry on line; ma forse non ho la stessa costanza, forse non ho la stessa intensità, e le mie collaborazioni risultano solo saltuarie. Ad ogni modo, continuo: mi piace, quando vedo un film, tentare sempre di andare oltre le osservazioni sulla fotografia, il montaggio, le tecniche narrative. Perché dopo la complicità tra lo spettatore e la visione, resta un non so che, depositato nell’Io. Le immagini riemergono il giorno dopo; se il film si dimentica, vuol dire che il messaggio non era abbastanza potente o che non c’è stato nessun incontro tra chi voleva lanciarlo e chi non ha voluto coglierlo.

Scrive Luca Ribolini nella prefazione del libro della Valdré: “Secondo la psicoanalisi, la visione cinematografica è una metafora che può essere utilizzata in seduta con il paziente, perché è l’esperienza più vicina al sogno o alla rêverie: si svolge al buio, richiede rilassamento, solitudine, una certa regressione narcisistica, con l’effetto di farci lasciare la realtà momentaneamente fuori dalla porta, stimolando le aree più creative della nostra psiche”. Non c’è da stupirsi allora se sono nati in rete parecchi siti che raccolgono riflessioni di cinema e psicologia; oltre al citato Psychiatry on line, rivista di psichiatria autorevole (non solo per le analisi filmiche), vi segnalo il blog di Rolando Ciofi, quello di Sergio Stagnitta e quello di Ignazio Senatore, il primo psichiatra e psicoterapeuta ad interessarsi attivamente di cinema. Intanto sullo schermo continuano a comparire i guru dell’anima, spesso più irrisolti degli stessi pazienti. Aspettiamo di vedere la commedia di Paolo Genovese Tutta colpa di Freud, che uscirà il 23 gennaio. Nel trailer vediamo l’analista disperato (Marco Giallini) che di fronte alla foto incorniciata di Freud esclama: “Sigmud, dov’è che ho sbagliato? Dimmelo tu!”. Ne riparleremo.

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Da giornali e riviste (a cura di Silvia Ronzani: [email protected])

IL MERCATO DELLE EMOZIONI di FABIO CHIUSI Da La Repubblica del 8 luglio 2014 Non è solo Facebook a “manipolare” i sentimenti degli utenti Google conduce fino a 20 mila test all’anno sui risultati di ricerca, e così fanno Yahoo, Microsoft e Twitter. L’obiettivo è modificare i comportamenti di chi naviga, a vantaggio dei fatturati. E se qualcuno decide di utilizzare questi metodi anche in politica? L’ondata di indignazione levatasi contro Facebook per l’esperimento con cui avrebbe “manipolato le emozioni” —alterando per una settimana le bacheche e i news feed all’insaputa degli utenti per verificare se si possano influenzare gli umori attraverso un social network — di 700mila suoi iscritti rivela, più di ogni altra cosa, la scarsa dimestichezza del pubblico con i meccanismi utilizzati quotidianamente nel marketing e sì, anche dai colossi web. Perché quello recentemente pubblicato sulla rivista Pnas , la pietra dello scandalo, non è l’unico condotto da Facebook. E quella di Mark

Zuckerberg non è certo l’unica azienda ad avvalersi della manipolazione emotiva, se ciò serve a migliorare l’esperienza d’uso degli iscritti. «A Facebook conduciamo oltre mille esperimenti ogni giorno», scriveva il 3 aprile 2014 il data scientist Eytan Bakshy, con l’obiettivo di «ottimizzare risultati specifici», o per «informare decisioni sul design della piattaforma nel lungo periodo». Test che potevano, fino a pochi mesi fa, essere condotti in assenza di limiti o quasi, dice Andrew Ledvina, un ex collega, al Wall Street Journal: «Non c’è un processo di revisione. Chiunque in quel team può fare un test. Stanno continuamente cercando di modificare il comportamento delle persone». Google, nel 2012 e per bocca del responsabile del settore antispam Matt Cutts, ha ammesso di farne fino a 20 mila all’anno sui risultati di ricerca. Famoso l’esempio di Merissa Mayer che, prima di passare a Yahoo, nel 2009, fece testare 41 sfumature di blu per le pagine web di Google: cercava di capire a quale tonalità fosse associato un maggiore numero di click da parte degli utenti. Sempre Google, scrive Business Insider , «testa milioni di inserzioni pubblicitarie ogni giorno », mutandone la composizione del messaggio, il posizionamento sulla pagina e le immagini associate. «Lo stesso fanno Amazon e dozzine di altre compagnie», tutto a nostra insaputa con l’obiettivo di migliorare i propri prodotti. Studi sui propri utenti e i loro dati sono condotti da Yahoo, Microsoft e Twitter. E, nota lo psicologo Tal Yarkoni, «tipicamente queste manipolazioni non vengono effettuate per studiare il “contagio emotivo”», come nel discusso caso di Facebook, «ma con il fine esplicito di aumentare il fatturato ». Per esempio, Taco Bell paga BuzzFeed per scrivere pubblicità in formato virale sulle proprie visitatissime pagine. Parte di quel denaro finisce anche nelle tasche di Facebook, ricorda Vox, per assicurarsi che quei contenuti finiscano sotto ai nostri occhi. In altre parole, «visto che il punto stesso della pubblicità è creare una relazione emotiva tra noi e il prodotto, non è per nulla scorretto dire che Taco Bell paga Facebook per manipolare le nostre emozioni alterando il News Feed». Che poi è lo stesso che cerca di fare McDonald’s quando adotta come slogan «I’m lovin’it », o quando la Coca Cola lancia una vera e propria «campagna per la felicità». Il punto è che funziona: da un’analisi del britannico Institute of Practicioners in Advertising su 1400 campagne pubblicitarie di successo è emerso che quelle con contenuti puramente emotivi restituiscono tassi di soddisfazione doppi rispetto a quelli puramente “razionali”. Cosa cambia dunque nel mercato delle emozioni digitali? I metodi, prima di tutto. Che possono avvalersi di campioni osservabili in tempo reale e con possibilità di intervento inedite finora. Non a caso Adam Kramer, tra gli autori dell’esperimento che ha fatto discutere il mondo, ha sostenuto di essere entrato a Facebook perché «costituisce il più ampio studio sul campo della storia». Per comprendere le emozioni online, spiega a Repubblica Luigi Curini, docente di scienza politica e autore del libro Social Media e Sentiment Analysis. L’evoluzione dei fenomeni sociali attraverso la Rete , si può fare ricorso a «dizionari ontologici che hanno già predefinito tutta una serie di parole connotate “positivamente” o “negativamente”». «Questa — prosegue — è una pratica assai comune, che ha l’indubbio vantaggio di essere completamente automatizzata. Il problema è che non si colgono i doppi sensi, l’humour, i giochi di parole». Un’alternativa è codificare manualmente un sottoinsieme di post che parlano del tema che interessa ai ricercatori in senso positivo o negativo, e lasciare sia l’algoritmo a connotare i rimanenti nell’universo di riferimento, per estensione. Di “rivoluzionario”, suggerisce Curini, «c’è che sei in grado di controllare l’impatto del tuo esperimento in tempi ben più rapidi» rispetto per esempio alla proiezione ripetuta di una pubblicità durante la finale dei mondiali. «Insomma, il Sacro Graal dei pubblicitari». Con il risultato che spesso «siccome devi “inseguire” la Rete per essere davvero efficace, allora alla fine è la Rete che ti detterà il contenuto, e non viceversa ». Di norma si utilizzano i

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cosiddetti «test A/B», in cui c’è un gruppo di controllo con le condizioni di partenza e uno sperimentale in cui viene introdotta la variabile che si vuole studiare. «Per esempio», spiega il social media strategist di BlogMeter, Vincenzo Cosenza, «se uso il colore giallo o quello rosso per il pulsante “compra” otterrò un numero maggiore di click? Si erogano entrambe le soluzioni a gruppi diversi di persone e si misurano i risultati. Quella più efficace verrà poi implementata stabilmente». Il punto è che non tutte le applicazioni sono così innocue. Lo studio di Facebook sulle emozioni ha fatto discutere per le implicazioni etiche, sollevando giustamente la questione del rapporto tra il «consenso informato» richiesto dalla scienza — ma non dal marketing — per sperimentazioni su esseri umani e termini di utilizzo del social network, lunghi, tortuosi e poco trasparenti. Ma c’è molto altro. Grazie a Edward Snowden, infatti, sappiamo per certo che quei dati sono di estremo interesse per l’intelligence, che nel caso delle agenzie di sicurezza britanniche significa creare contenuti ad arte per distruggere la reputazione dei bersagli. Ed è la Difesa Usa a usare lo studio delle emozioni sui social per cercare di prevedere rivolte sociali, come avvenuto in Egitto nel 2011 o in Turchia nel 2013. Poi c’è la politica. Già nel 2010 un semplice badge per dire agli amici su Facebook “ho votato” ha scosso dall’indolenza 340 mila individui che altrimenti non si sarebbero recati alle urne. Oggi è una prassi adottata per tutte le tornate elettorali, la più recente quella in India, dove è stato cliccato da 4,1 milioni di persone. Ma lo scenario più inquietante è quello descritto da The New Republic : se Zuckerberg preferisse un candidato, potrebbe far comparire sul News Feed l’invito a votare solo per gli iscritti che sa — proprio per l’analisi emotiva — essere favorevoli al suo stesso candidato, e non per chi invece supporta l’avversario. Ipotizziamo che il risultato sia sufficiente da capovolgere l’esito elettorale: «la legge dovrebbe impedire un comportamento simile? ». Bella domanda. Al momento, ricorda Cosenza, «solo pochissimi studiano le emozioni in rete ». Per il futuro, tuttavia, meglio attrezzarsi.

IN GRAN BRETAGNA AL VIA CACCIA A SEGNI PREMONITORI DEMENZA Più grande progetto del mondo studierà 300 mila persone Fonte ANSA 05 maggio Quella della demenza è una vera e propria epidemia con i casi che già ora nel mondo sono quasi 40 milioni, destinati a raddoppiare ogni vent'anni. Per cercare di capire i fattori di rischio della sindrome e magari avere anche qualche indizio su una possibile cura in Gran Bretagna sta per partire il più grande screening mai fatto finora nel mondo, l'unico che utilizzerà contemporaneamente i dati genetici, quelli sugli stili di vita e i test cognitivi di oltre 300 mila persone. Il progetto, spiega la Bbc, sfrutterà la UK Biobank, la più grande raccolta di Dna donati al mondo che conta mezzo milione di campioni di sangue e urine. I partecipanti hanno donato il loro Dna alla banca nello scorso decennio, quando avevano tra 40 e 69 anni, compilando un questionario sul proprio stile di vita e sottoponendosi ad alcuni test cognitivi. Questi ultimi verranno ripetuti online, e i risultati verranno confrontati con quelli del primo test. I ricercatori cercheranno anche nel Dna e nelle altre informazioni ad esempio sul fumo e sulla dieta i fattori di rischio e i segni premonitori del problema.

''Molte persone avranno solo dei piccoli peggioramenti nei risultati dei test - spiega John Gallacher dell'università di Cardiff, che ha messo a punto il test - ma questo può essere sufficiente a predire chi svilupperà la demenza in futuro''. I numeri della demenza, che nel 60-70% dei casi è dovuta all'Alzheimer, sono già oggi una fonte di preoccupazione per le istituzioni sanitarie mondiali, ma l'invecchiamento della popolazione rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Secondo l'Oms ogni anno sono 7,7 milioni i nuovi casi della sindrome, che costituisce la principale fonte di invalidità negli anziani, che costa l'1% del Pil mondiale. In Italia si stima che i portatori siano un milione, ma destinati anche qui ad aumentare. Nonostante la diffusione le conoscenze su fattori di rischio e segni premonitori della malattia sono ancora scarse, e non ci sono cure specifiche. ''Sappiamo però che i cambiamenti nel cervello che portano alla demenza si manifestano decenni prima dei sintomi - spiega Gallacher -. Studiare le persone di mezza età potrebbe aiutarci a trovare indizi per prevenire la condizione. Basterebbe riuscire a ritardarne l'insorgenza di cinque anni per dimezzare i casi''. Ad aiutare lo studio ci sarà un altro progetto, sempre sviluppato dalla Biobank e anche questo da record. Centomila donatori verranno sottoposti a una serie di esami, dalla risonanza magnetica degli organi agli ultrasuoni dei vasi sanguigni ai raggi X delle ossa per cercare di trovare nuove informazioni su come si sviluppano varie malattie, comprese quelle del cervello.

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IL MAESTRO EGGERS INSEGNA A RACCONTARE di Elena Stancanelli Da La Repubblica del 28 giugno 2014 «Se mi limitassi a scrivere», dice Dave Eggers, «non mi sentirei a mio agio. Tutto quel tempo da solo, a pensare al modo migliore per esprimere le mie emozioni... Non crede che scrivere romanzi sia, almeno in parte, un esercizio di egoismo?». Lo dice senza alcuna arroganza, come se non volesse offendere nessuno. È il suo modo: gentile, disarmato, attento agli altri. È arrivato a Firenze per il premio Von Rezzori. Il suo ultimo romanzo, Ologramma per un re, era entrato nella cinquina. Siamo su un pullman, abbiamo appena visitato una piccola scuola di Campi Bisenzio (periferia fiorentina), il Porto delle Storie. Un circolo di scrittura nascosto in un bar, inventato da Leonardo Sacchetti, insieme alla Cooperativa Macramè. Un progetto che si ispira a quello di Dave Eggers, 826 Valencia. Per questo lo scrittore americano si è offerto di andarli a trovare. Per tutta la mattina ha ascoltato i racconti ispirati

alle copertine dei suoi libri, scritti e letti dai ragazzini. Ha parlato con loro a lungo, li ha intervistati. Sembrava molto a suo agio, nonostante il caldo infernale. C'è una specie di enorme famiglia di sognatori sparsi per il mondo, tutti quanti hanno preso spunto dal suo lavoro. Gente che pensa che i libri rendano le vite più belle, che non sapere leggere sia uno svantaggio gravissimo ma emendabile, con un po' di baldanzosa energia. Eggers va in giro per il mondo a coccolarli. Sa tutto anche di Piccoli Maestri, la nostra associazione di scrittori e scrittrici in missione nelle scuole a raccontare i romanzi degli altri. «Mi piace molto visitare le associazioni il cui lavoro è ispirato al nostro», dice, «mi piace capire in che modo l'insegnamento cambi a seconda dei ragazzi che hai di fronte, delle comunità, delle diverse esigenze. Sono appena stato a Londra, ospite del Ministero delle storie di Nick Hornby. Come da noi a San Francisco, anche lì ci sono ragazzi che faticano con l'inglese, perché non è la loro lingua madre. Ma mentre i nostri sono soprattutto di lingua spagnola — messicani, guatemaltechi salvadoregni — a Londra, in ogni classe c'erano allievi originari di almeno 12 paesi diversi: India, Pakistan, Nigeria... e lavoravano tutti insieme, scrivevano storie a più mani, faticavano partendo da punti diversi, ma con un obiettivo comune. Non saper parlare, scrivere con esattezza la lingua del paese dove vivi, ti fa sentire frustrato, escluso, diverso. Non riesci a interagire con gli altri, a spiegare chi sei. Ti fa sentire disonorato. E questo è molto pericoloso». Dave Eggers ha esordito nel 2000 con L'opera struggente di un formidabile genio , una commovente autobiografia in forma di romanzo, ha scritto saggi, sceneggiature, ha inventato due riviste letterarie di culto, il MacSweeney's e The Believer , insieme alla moglie Vendela Vida, è editore, e, nel tempo libero, ha fondato appunto 826 Valencia. Il progetto ha vinto il premio Ted 2008 assegnato alla migliore proposta che potrebbe cambiare il mondo. «All'inizio avevamo un'idea minuscola: aiutare i ragazzi a fare i compiti a casa. Abbiamo affittato uno spazio vicino alla sede delle riviste: gli scrittori uscivano dalle riunioni e andavano a lavorare coi ragazzi. Il nostro metodo era la dedizione e la convinzione che dovevamo poter offrire ai ragazzi una relazione esclusiva col tutore: uno a uno. Gli insegnanti, nelle scuole pubbliche americane, devono occuparsi di centinaia di allievi ogni giorno. Noi gli avremmo dato quell'attenzione che non potevano ricevere la mattina, li avremmo ascoltati, aspettati fin quando fosse stato necessario. Abbiamo avuto ragione: in poche ore, con un insegnante a disposizione, i ragazzi facevano progressi enormi. Poi piano piano ci siamo allargati, abbiamo aperto altre sedi in America e iniziato a insegnare anche agli insegnanti. È una specie di tutoraggio in entrambe le direzioni. Le scuole sanno di poter contare su di noi, e quando hanno bisogno di aiuto ci chiamano. Insegniamo l'inglese, certo, ma anche tutte le altre materie. I ragazzi devono tornare a casa con tutti i compiti fatti, così da poter stare tranquilli con le famiglie ». Gli chiedo di raccontarmi dei pirati: all'826 Valencia di San Francisco, adiacente allo spazio dove i ragazzi vanno a fare i compiti, c'è un negozio dove si vendono gambe di legno, bauli, uncini, tappi per non sentire il canto delle sirene, sabbia per quando fosse necessario seppellire in fretta un tesoro, il kit per scappare dal ventre della balena... «Da una parte i pirati servono a far sentire i ragazzi a loro agio. È importante che sentano quel posto come la loro casa, altrimenti non tornano. Da noi c'è un ragazzo che viene ormai da dodici anni, prima come studente adesso come volontario. Molti dei nostri allievi rimangono a insegnare, una volta diplomati. Questo ragazzo, che veniva da una situazione complicata ed era stato vittima di vari episodi di bullismo, era stato eletto sindaco di 826 Valencia. Ogni sede di 826 National è dedicata a una diversa attività: a New York abbiamo un garage a Brooklyn per la manutenzione dei super-eroi, a Michigan si aggiustano Robot. Anche Nick Hornby nella sua scuola, vende delicatezze per mostri. Tra queste una bellissima collezione di lattine, simili a quelle di Piero Manzoni, con dentro misteriose pozioni per creare sintomi di disagio, far crescere il panico, impedire di rilassarsi, far battere i denti e tremare... e in ognuna è nascosto un racconto. Tutto questo serve a finanziare l'associazione». Cosa intende quando dice che 826 Valencia vuole essere il "terzo posto"? «Dopo la famiglia, e la scuola, veniamo noi. Non vogliamo sostituirci a nessuno, vogliamo soltanto aiutare. Nelle scuole americane ormai si fanno soltanto test. Noi proviamo a far appassionare i ragazzi al racconto. Le storie tengono insieme, cuciono, confortano. Se perdiamo la capacità di raccontarci, perdiamo il senso del nostro stare al mondo. Ma per potersi raccontare, i ragazzi

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hanno bisogno di essere ascoltati, e noi facciamo soprattutto questo: li ascoltiamo". Permettete ai ragazzi di usare internet? «Solo dopo che hanno finito i compiti. E con molta, molta parsimonia. La rete è un diabolico meccanismo di distrazione».

LA NOSTRA VITA DA IMMIGRATI "DIGITALI" di Zygmunt Bauman Da La Repubblica del 25 giugno 2014 Tutti noi a intermittenza, ma anche contemporaneamente, viviamo ormai in due universi distinti: online e offline. Il secondo dei due è spesso definito "il mondo reale", anche se la questione di capire se questa definizione si adatti meglio al secondo rispetto al primo diventa via via discutibile. I due universi differiscono in modo marcato per la visione del mondo che ispirano, le competenze che esigono e il codice di comportamento che raffazzonano e promuovono. Le loro differenze possono essere superate, ma difficilmente sono riconciliate. Spetta al singolo individuo, immerso in entrambi quegli universi, risolvere i conflitti che sorgono tra di essi e

delineare ambiti circoscritti di applicabilità per ciascuno dei due. L'esperienza acquisita in un universo, però, non può non influire sulle nostre modalità di percezione dell'altro universo, che valutiamo e che attraversiamo. Tra i due universi tende a esserci un traffico frontaliero ininterrotto, legale o illegale, ma pur sempre intenso. I vantaggi di Internet sono molteplici e multiformi. Su Facebook non può accadere che qualcuno si senta mai più solo o messo in disparte, scaricato, respinto, lasciato a cuocere nel proprio brodo avendo come unica compagnia sé stesso. Sempre, ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, qualcuno da qualche parte sarà sempre pronto a ricevere un messaggio e a rispondere a esso. Grazie a Internet, ormai tutti ricevono una possibilità di vivere il loro proverbiale quarto d'ora di celebrità e l'occasione di sperare di arrivare allo status di celebrità pubblica. Ma quali sono le perdite, documentate o previste? Tanto per cominciare, ci sono perdite che affliggono le nostre facoltà mentali; prima di tutto le qualità/ capacità ritenute indispensabili per trovare uno spazio fondamentale per la ragione e la razionalità, per dispiegarvisi e realizzarsi appieno: attenzione, concentrazione, pazienza e la possibilità di durare nel tempo. Quando per connettersi a Internet è necessario un minuto, molti di noi si irritano per la lentezza del proprio computer. Ci stiamo abituando ad aspettarci sempre risultati immediati. Desideriamo un mondo sempre più simile al caffè istantaneo. Stiamo perdendo la pazienza, eppure i grandi risultati necessitano di grande pazienza. Il periodo di tempo in cui si è in grado di tenere desta la soglia di attenzione, l'abilità a restare concentrati per un tempo prolungato – in definitiva, quindi, la perseveranza, la resistenza e la forza morale, caratteri distintivi della pazienza – sono in calo, e rapidamente. Tra i danni meglio analizzati e al contempo teoricamente più nocivi provocati dal calo e dalla dispersione dell'attenzione ci sono il peggioramento e la graduale decrepitezza della disponibilità ad ascoltare e delle facoltà di comprendere, come pure della determinazione ad "andare al cuore della faccenda" (nel mondo online ci si aspetta di "navigare" tra le informazioni convogliate visivamente o acusticamente) – che a loro volta portano a un continuo declino delle capacità di dialogare, una forma di comunicazione di vitale importanza nel mondo offline. Strettamente connesso ai trend descritti è il danno inferto alla memoria, oggi sempre più spesso trasferita e affidata ai server, invece che immagazzinata nel cervello. L'altra cosa di cui tenere conto è il verosimile impatto di tutto ciò sulla natura stessa dei rapporti umani. Allacciare e spezzare legami online è più comodo e meno imprudente che farlo offline. Non comporta obblighi a lungo termine, e tanto meno promesse del tipo "finché morte non ci separi, nella buona e nella cattiva sorte"; non esige un obbligo così prolungato e coscienzioso come esigono i legami offline. Non stupisce quindi che, avendo collaudato e confrontato le due tipologie, molti internauti, forse la crescente maggioranza, preferiscano la varietà online. C'è ancora un punto, forse il più discusso tra gli argomenti che saltano fuori nel dibattito su vantaggi e svantaggi del world wide web. Numerosi osservatori hanno accolto la possibilità di assistere in "tempo reale", in modo universale, facile e comodo agli eventi internazionali – unitamente alla possibilità di fare un ingresso altrettanto universale, ugualmente facile e indisturbato nella scena pubblica – come l'autentica, radicale, effettiva svolta nella storia breve e tempestosa, seppur ricca di avvenimenti, della democrazia moderna. Al contrario delle aspettative abbastanza diffuse secondo le quali Internet rappresenterà un grande salto in avanti nella storia della democrazia e coinvolgerà noi tutti nel processo di dar forma al mondo che condividiamo, si vanno accumulando le prove per le quali Internet potrebbe servire anche a perpetuare e a rafforzare conflitti e antagonismi. Paradossalmente, il pericolo nasce dalla propensione della maggior parte degli internauti a fare del mondo online una zona esente da conflitti. Internet porta alla creazione di una versione perfezionata di "comunità residenziale protetta": a differenza del suo equivalente offline, ciò non impone ai residenti di pagare un affitto esorbitante e non richiede vigilantes armati o una rete complessa e avanzata di telecamere di sorveglianza a circuito chiuso; è sufficiente disporre di un semplice tasto

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"cancella". Il vero problema è che in questo ambiente online, sterilizzato e decontaminato in modo artificiale, è davvero molto difficile poter sviluppare una forma di immunità nei confronti delle velenose controversie endemiche dell'universo offline. Senz'altro, l'elenco fin qui fatto dei vizi e delle virtù reali e teoriche di una divisione del Lebenswelt ("il mondo vitale") in un universo online e un universo offline è tutt'altro che completo. Ed è ovviamente prematuro valutare gli effetti aggregati di un cambiamento-spartiacque, così determinante nella condizione umana e nella storia culturale. Per il momento, gli asset di Internet e dell'informatica digitale nel loro complesso paiono tollerare bene una considerevole mescolanza di passività. Oggi il punteggio più alto raggiunto dall'universo online nella scala di misurazione della comodità, della convenienza, dell'immunità dal rischio e della libertà dai problemi che impongono uno scotto, sollecita, di proposito o di default, la tendenza a trasferire le opinioni sul mondo e i codici comportamentali fatti a misura della sfera di vita online nella sua alternativa offline. Ma potrebbero essere applicati a questa soltanto a costo di un grande danno sociale ed etico. A conti fatti, d'ora in poi, faremo bene a tenere d'occhio da vicino le conseguenze della spaccatura online/offline.

Dibattito aperto (a cura di Silvia Ronzani: [email protected]) QUALE SAREBBE LA PENA GIUSTA? Come spunto per il dibattito aperto, che ci auguriamo di stimolare tra i nostri lettori, pubblichiamo la risposta di Carmelo Musumeci a una lettera che chiedeva quale sarebbe la pena giusta per l’uomo che ha ucciso la moglie, la figlia di cinque anni e il figlio di venti mesi. Attendiamo i vostri commenti e riflessioni. Scrivete a [email protected] Di seguito la risposta di Carmelo Musumeci Ciao Angelo, mi chiedi quale sarebbe la cosa (la pena) giusta per un uomo che ha fatto questo (ha ucciso la moglie, la figlia di cinque anni e il figlio di venti mesi). Non è facile rispondere alla tua domanda. Io sono un vigliacco e ci rinuncio. Ti farò però rispondere dal mio cuore perché lui è più coraggioso di me. Condannerei quest’uomo alla pena più terribile e più dolorosa, lo punirei a diventare buono per tirargli fuori il senso di colpa.

Angelo, la tua domanda è difficile, molto difficile perché credo che parti dal punto di vista che la pena deve punire, deve vendicare il male commesso. Io invece credo che la pena debba vendicare cambiando in meglio l’individuo che ha commesso il male. Angelo, la reclusione a vita come pena è peggiore della morte stessa. La società, la buona società, quando punisce dovrebbe preoccuparsi di farlo senza arrecare altro male, tanto non si può rimediare al male già fatto. E non si può confondere la giustizia con la vendetta. Angelo, credimi, la pena dell’ergastolo è semplicemente una vendetta, la vendetta dei forti e dei vivi, non certo dei morti. E questa pena non rende migliore nè chi lo emette né chi lo subisce. Si può scontare la propria pena in tanti modi, ma non con l’ergastolo perché non c’è reato che si possa pagare con una vita intera in carcere. La pena per essere giusta deve pensare al futuro e non al passato, l’ergastolo invece guarda sempre indietro e mai avanti. Angelo, la pena per essere capita, compresa e accettata, deve avere una fine, una pena che non finisce mai non può essere capita, compresa e accettata. Credo che neppure Abele avrebbe voluto l’ergastolo per Caino perché sennò Abele sarebbe diventato peggiore di Caino. Angelo, la pena dell’ergastolo non potrà mai essere giusta e te lo dice un criminale incallito che credeva alla vendetta. E ora invece credo che il perdono sociale sia la pena più perfetta, più difficile, più giusta e più dolorosa per chi la concede e per chi la riceve. Angelo, una pena come l’ergastolo non sarà mai in grado di fare giustizia perché reagendo al male con il male non si fa altro che alimentare altro male. Un sorriso fra le sbarre. Carmelo Musumeci, carcere di Padova giugno 2014 – www.carmelomusumeci.com

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Fatti della vita Alcune testimonianze dal residenziale di Noceto Volevo ringraziarvi ancora Per questi giorni straordinari, in cui vi ho incontrato e ritrovato. Vi lascio questo per condividere con voi un frammento di quello che mi portò a casa oggi. Luca Villari Incontri Bastano pochi momenti, Dolorosamente veri, Di bellezza profonda Per sorprendere l'anima, Con la musica di un incontro Che smarrisce. Sentire corpo, mondo e respiro In un circolo di mani, cuori e destini Rapisce il sonno, dona pace, Invita la vita ad attraversare Ogni agire, pensare, sentire. Ruggisce la tigre, brillano i suoi Occhi fieri di fiamma che scalda E atterrisce. Donna e uomo, femminile e maschile Ferma accoglienza e azione ferma Gesto dritto, diretto, forte, gentile. Fiamma che scalda, contatto Profondo, basta uno sguardo Un piccolo gesto, epifania Di un incontro, Donna inquieta, vibra, illumina Dona energia, appassiona Patisce, abbraccia, comprende. Ritmo scorre A volte Salta Sa Voce nasce da dentro Canto intimo che dialoga Con la musica celeste Sonoro silenzio, Musica nel cuore Acqua scorre profonda Lenta sussurra Sostiene inquieta Accoglie Gioco di colori e suoni e parole, Si nasconde nel bosco Sfida,leggero, la paura No dice No Tieni tu il tuo cuore

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Le tue paure e le tue gioie Le mie hanno troppo atteso Puma Nero Colora l'oggi di ricordi Che non sono più Giorno nuovo di nuova vita Padroni della nostra storia Nera metà di una luce Soffio di parola che accudisce Ferisce Inganna Rivela Il volo leggero di una Farfalla che fa sorridere I fiori Chi non chiede per paura Per forza, per restare ancorati Ancora Donna, Terra che seduce Che nutre Che colora Nero tondo che abbraccia Morbido gode di un solitario Respiro dolce Colore infiamma, seduce Brucia in un folle vortice Arma il guerriero che Lascia che il proprio Canto di guerra lo attraversi Con un urlo di folle gioia Vestale di un momento sacro Di incontro e scoperta Occhi che sanno vedere oltre Abbracciano e contengono Riconoscono e incontrano. L. V. Vibrano ancora sulla mia pelle gli abbracci di tutti. Man mano che lo spazio fisico tra me e il Podere va aumentando si accorcia la distanza con l’ esperienza di quei giorni e ne colgo internamente la sintesi formulabile più o meno così:” ma è stata un’iniziazione?” Sorge il sospetto di aver intercettato una Scuola. E’ un portale alla coscienza di sé e poi? E’ un’altra via per compattare l’energia? (…) Se tutto ciò che in me si anima si integra, se l’ambivalenza si integra, una forza interna sorge come somma della potenza delle tempeste e della pace contemplativa della volta notturna. Ed è un volano. Ed ora osservo da Sopra il vibrarsi di molteplicità che coesistono in me accolte come una cucciolata da un benevolo Sguardo Interno. L’energia si unifica perché non è più scissa nella lotta dell’ambivalenza. Se Dioniso e Apollo sono stati nella stesso vecchio fienile ristrutturato a dialogare è valsa la pena fare silenzio per sentire cosa dicessero. Ne coglievo frammenti: morte, vita, il Tao. Io. Tu. Ciò che ci avvolge e trascende. Odio e Amore come tempesta con il suo arcobaleno. Guido in avanti… ma vado all’indietro. Ricordo. E’ così che mi sono ritrovata seduta lì nel fienile ristrutturato, in un secondo cerchio cogliendo frammenti di divino dialogo. Non volevo dare e non volevo avere. Volevo solo stare e comprendere, quello si. La Porta è riaperta. Figata sta Gestalt! R.

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Madri si cresce Sotto la luna piena di aprile ho ricevuto da questa primavera il più bello dei doni...l'arrivo della mia piccola Eliana. Difficile descrivere il miscuglio di emozioni che si sono susseguite in questi primi due mesi...tutto si è trasformato ...il giorno nella notte e la notte nel giorno...il corpo e i suoi confini...la coppia in famiglia...gli amici in parenti...le distanze e gli spazi... L'esperienza dell'allattamento a richiesta e' ciò che rappresenta meglio di qualsiasi altro aspetto questa trasformazione... Sin dai primi mesi di gravidanza ho iniziato a sentire il desiderio di allattare al seno mia figlia quando sarebbe nata e non avendo avuto contatti diretti con mamme che allattavano al seno ho iniziato a leggere e documentarmi sul tema e a chiedere alle donne della mia famiglia come era stato per loro. Devo dire che è stato molto bello sapere che mia madre mi ha allattato al seno per oltre un anno e con un ricordo molto piacevole di quei momenti, così come della abbondanza di latte materno di mia nonna che ha addirittura aiutato la sorella che aveva poco latte ad allattare il figlio. Beh, mi sono detta, se buon sangue non mente...ce la posso fare anch'io. E' davvero incredibile come un'esperienza così naturale come l'allattamento sia diventata oggetto di tante perplessità e pregiudizi da parte di tutti, operatori sanitari compresi. Il corso preparto mi ha definitivamente aperto gli occhi: i ritmi stressanti e frenetici che vogliono la donna operativa sul lavoro in breve tempo, le ditte produttrici di latte artificiale e il loro bombardamento mediatico, il mancato contatto con altre donne che allattano hanno contribuito a far percepire l'allattamento come qualcosa di

complesso, faticoso, doloroso o addirittura riservato a poche elette o 'martiri', a seconda dei punti di vista. E così i nostri cuccioli vedono sottrarsi la loro ambrosia...l'intimità rassicurante del seno materno...l'espressione libera del loro bisogno di fame... L'allattamento a richiesta parte dal presupposto che il bambino sia consapevole dei suoi bisogni e li esprima attraverso il pianto...niente di più gestaltico! Non ci sono limiti ne forzature nel numero di volte in cui il bambino può chiedere di attaccarsi al seno ( in media 8-12 volte al giorno) e alla mamma viene chiesto di offrirlo tutte le volte e per il tempo che il bambino lo richiede. Nei primi 15gg dopo il rientro a casa, Eliana si attaccava continuamente e li era partito il tormentone dei parenti: 'il tuo latte non va bene, e' poco, la bambina ha fame, facciamo l'aggiunta'. In quel momento mi sentivo stanca, disorientata, preoccupata per la piccola tuttavia sono stata ferma nel dire che prima di aggiungere qualsiasi cosa avrei sentito il centro per l'allattamento del consultorio di zona. Così dopo soli due incontri con un'infermiera pediatrica esperta abbiamo avviato felicemente e senza intoppi l'allattamento. In conclusione, per la buona riuscita del percorso occorrono tre cose: fiducia in se stesse, il sito della leche league, un'infermiera o un'ostetrica esperte in allattamento. Consiglio inoltre un libro ''Un dono per tutta la vita' di Carlos Gonzalez, il pediatra che ogni genitore vorrebbe per i propri figli. Si allattare e' un dono reciproco che mamma e bambino si scambiano amorevolmente...e siccome un'immagine vale più di mille parole... Maria Gianformaggio

Poiesis l’angolo della poesia e dell’arte (a cura di Silvia Lorè: [email protected] ) Siediti al sole. Abdica e sii re di te stesso. (Fernando Pessoa) Idillio VII Molti sul capo al di sopra di noi s'agitavano al vento pioppi e ontani; e vicino la sacra sorgente dall'antro sacro alle Ninfe sgorgava un lieve sussurro. Sui ramoscelli ombrosi le cicale bruciate dal sole

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senza riposo frinivano, e là se ne stava lontana a gracidare la rana nel folto intrico dei rovi. Cantavano allodole e cardellini, gemeva la tortora, bionde volavano in giro presso le fonti le api. Tutto odorava d'estate ben pingue, odorava dei frutti: pere ai nostri piedi, ai nostri fianchi anche mele rotolavano copiosamente, e i rami a forza piegati dal peso delle prugne scendevano giù fino a terra. (Teocrito di Siracusa) Mania di solitudine …Basta un po' di silenzio e ogni cosa si ferma nel suo luogo reale, così com'è fermo il mio corpo. Ogni cosa è isolata davanti ai miei sensi, che l'accettano senza scomporsi: un brusìo di silenzio. Ogni cosa, nel buio, la posso sapere come so che il mio sangue trascorre le vene. La pianura è un gran scorrere d'acque tra l'erbe, una cena di tutte le cose. Ogni pianta e ogni sasso vive immobile. Ascolto i miei cibi nutrirmi le vene di ogni cosa che vive su questa pianura. Non importa la notte. Il quadrato di cielo mi sussurra di tutti i fragori, e una stella minuta si dibatte nel vuoto, lontano dai cibi, dalle case, diversa. Non basta a se stessa, e ha bisogno di troppe compagne. Qui al buio, da solo, il mio corpo è tranquillo e si sente padrone. Cesare Pavese E’ l’ombra Non è il sole che regna sull’ombra. E’ l’ombra la regina del sole. (Juan Ramón Jiménez) Haiku del 4 PT Scoprirai come Nell’ombra si cela la Diversa luce Molto ancora Per arrivare a te stessa Dovrai viaggiare Hai ritrovato Quella tua voce che Non conoscevi Non sapevi che Custodivo le chiavi Che mi hai dato?

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Ora hai trovato Il tappeto che unisce Sogno e realtà Piccola Laura Se ora tu scoprissi Quanto sei grande Posso accettarmi Solo coltivando la Autoironia Il “tenebroso” Anche senza volerlo … ora ha sorriso Il matrimonio Di sicuro è la morte e … bello è morire! Riconoscerai Un giorno un corpo Che sarai tu Nelle meningi Del tuo cuore profondo Amo perdermi

Witz e Giochi per sorridere un po’ (a cura di Cristina Tegon: [email protected])

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Orthos NASCE IL PROGRAMMA P.R.I.M.A. Progetto Orthos, in collaborazione con Fondazione Eris, ha attivato un programma di psicoterapia residenziale intensiva mirato per area, che si rivolge a utenti con dipendenze comportamentali multiple. “Frenesia, insoddisfazione, adrenalina, dolore … Dolore soprattutto, quello profondo, costante, silenzioso, quello che non vuoi e puoi sentire, che ti prende nel cuore della notte e che non ti fa respirare. Il gioco è stato il mio analgesico, il mio sedativo, la mia amante, la mia fuga perenne: quando giocavo non pensavo a nulla, tutto era dietro di me, fuori di

me, mi sentivo forte, grande, vincente. E allora osavo e osavo, osavo sempre di più, cosa c’è di più eccitante di una sfida con il destino, cosa c’è di più adrenalinico che la conquista della Dea Bendata che un giorno ti seduce e un giorno ti abbandona? Nulla. Ed è in questo nulla che mi perdo e quando riaffioro mi sento un fallito, vedo gli occhi di mia madre carichi di lacrime e la vorrei portare al ristorante e farla ridere come un tempo, vedo mia sorella che mi ama e odia allo stesso tempo, che è stata la mia pusher e la mia inconsapevole alleata: chiedevo soldi come un barbone sulla strada alla mia famiglia, soldi e solo soldi perché la sera dovevo giocarmeli tutti, perché solo attorno a quella roulette io stavo bene e mi perdevo. Mio padre è morto credo senza mai perdonarmi, troppo fallimento e dolore, a volte la morte ci libera: a me la sua morte mi ha incatenato maggiormente nei più profondi sensi di colpa, e alla fine penso di essere morto anch’io con lui. Il gioco d’azzardo ti seduce, ti palpa e sfiora come la più seducente delle prostitute, ti conduce nell’eden per poi spingerti negli inferi più devastanti. Per vergogna indossi una maschera quando il sole illumina lo scandire delle giornate, una maschera sorridente, sicura, tenace, e piano piano questa maschera diventa pelle, un io-pelle ed è faticoso riconoscerla e togliersela, si ha paura. Si ha paura di non essere accettato, accolto, ci si sente nudo e fragile: chiedere aiuto è faticoso, è un atto di umiltà , e noi giocatori siamo orgogliosi, fa parte della nostra patologia. E poi non sappiamo dove andare, In Italia si parla tanto di gioco d’azzardo, per forza senza di noi l’industria si fermerebbe, è più facile trovare un prestasoldi che uno specialista, e nell’incertezza si gioca ancora di più, tanto questa volta è l’ultima, tanto questa volta ho toccato il fondo davvero…” E’ la storia di Marco, ma può essere la storia di tutti coloro che sono caduti nella dipendenza da gioco d’azzardo patologico; casinò , slot, gratta e vinci , scommesse poco importa, nella malattia si è tutti uguali. Marco nella sua vita è caduto e sta tentando di rialzarsi, accettando tutto quello che il reinserimento nella vita normale comporta, nuove relazioni, un lavoro, degli orari, degli impegni, la solitudine a volte, e a volte delle compagnie che lo fanno sentire ancora più solo... Per Marco e tanti altri all’interno di Progetto Orthos, che da otto anni si occupa di gioco d’azzardo patologico con un progetto di psicoterapia di gruppo in ambito residenziale di moduli di 21 giorni, direttore scientifico e presidente Dott. Riccardo Zerbetto, è nato il progetto P.R.I.M.A ( Programma Residenziale Intensivo Mirato per Aree) dedicato a utenti che presentano dipendenze comportamentali multiple con particolare riferimento ad un uso contemporaneo, o in successione, di alcol, coca e gioco d’azzardo, a Milano con la collaborazione di Fondazione Eris presso la loro sede di Via Ventura, 4. P.R.I.M.A. che rappresenta un progetto innovativo nel campo del trattamento delle poli dipendenze, offre agli utenti un lavoro intensivo e sistematico di tipo psicoterapeutico su aree specifiche di criticità studiate da anni dall’Equipe di Orthos: il contesto residenziale dell’intervento breve e intensivo consente una interruzione dei comportamenti maleadattivi ed un più incisivo ri-orientamento del progetto di vita e facilita l’attenzione sulla qualità delle relazioni interpersonali sia nella ricostruzione della problematica all’origine del comportamento sintomatico, sia come sbocco evolutivo verso percorsi di crescita personale. Crediamo infatti che sia importante dare una maggiore enfasi sulla dimensione psicologica ed esistenziale della problematica e meno sulla dimensione medica e farmacologica. Con grande soddisfazione il primo modulo di P.R.I.M.A. è partito il Primo di Giugno 2014 in Via Ventura , 4 a Milano con un gruppo di sei utenti molto motivati che per la prima volta in vita loro stanno tentando un azzardo sano e costruttivo, rimettendosi in gioco con grande coraggio e volontà. Il prossimo modulo P.R.I.M.A. è previsto per il 21 settembre e lunedì 14 luglio alle h. 21 ci sarà in Via Ventura una serata di presentazione P.R.I.M.A. con testimonianze e confronti, vi aspettiamo numerosi ! Giovanna Puntellini

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E.N.T.R.Y

E.N.T.R.Y

MANIFESTO

FOR THE PREVENTION OF VIOLENCE AMONG YOUNG PEOPLE Creato dai Partners del programma E.N.T.R.Y. : "European Network of Trainers for

Nonviolence and Resilience of Young people" coordinatore Dr. Riccardo Zerbetto del Centro Studi di Terapia della Gestalt Il seguente Manifesto stabilisce i principi e le linee ideologiche che i partner del programma E.N.T.R.Y hanno sviluppato come piattaforma per il modello integrato della nonviolenza e dell'educazione della resilienza sviluppato durante il progetto

ENTRY MANIFESTO

• il futuro del pianeta dipende dalle capacità degli individui e delle comunità di

coltivare una cultura della convivenza, un'equilibrata distribuzione della ricchezza e la

capacità di superare le inevitabili difficoltà connesse con la competizione per la tutela

del bene comune.

• è importante lo studio e il trattamento delle modalità relazionali disfunzionali dei

soggetti , per prevenire l'esplosione di atti di violenza

• E.N.T.R.Y è un progetto educativo, alla ricerca di modelli socio-culturali che

favoriscono una coesistenza pacifica delle persone, la partecipazione consapevole alla

costruzione del bene comune in conformità con la dichiarazione universale dei diritti

umani e che coinvolgono tutti gli abitanti europei e del resto del mondo.

• è importante focalizzare particolare attenzione alle giovani generazioni per sostenere

un'educazione che favorisca lo sviluppo di un'adeguata capacità di resilienza e di

tolleranza alle frustrazioni collegate nel processo di sviluppo individuale , con

l'obiettivo e la possibilità di diventare costruttori attivi di pace.

• l'attenzione di genitori, insegnanti, governatori e le parti interessate dovrebbe essere

orientata ad affrontare le espressioni di angoscia, che si manifestano spesso in forme

di violenza presente sia a livello collettivo che individuale. Questi studi devono

essere effettuati in diversi ambienti e su diversi livelli per consentire una conoscenza

più approfondita di questo fenomeno, nonché azioni specifiche per la prevenzione, la

cura e la riabilitazione:

• Nella famiglia

Sfide : Nel contesto familiare ci sono diverse situazioni che devono essere affrontate per prevenire lo sviluppo di un comportamento violento, negativo per il minore e la sua famiglia o contesto di appartenenza . Le relazioni con i genitori e gli altri componenti del nucleo familiare caratterizzate da litigi,separazioni e una scarsa integrazione hanno una influenza negativa sullo sviluppo del giovane. Inoltre, i minori sono spesso sottoposti ad un condizionamento religioso e culturale che non lascia spazio alla libertà di espressione e di scelta. La mancanza di protezione deve essere considerata, indipendentemente da quale situazione ci troviamo ad affrontare – nucleo familiare intatto, coppia genitoriale separata, casi di adozioni o affidamenti.

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Azioni : lo sviluppo di programmi di intervento preventivo e curativo nell'infanzia e nell'adolescenza è fondamentale. Inoltre sarà importante per sensibilizzare i genitori consentendo loro di adottare metodi educativi positivi al fine di evitare errori che possono avere drammatiche conseguenze sullo sviluppo psico-emotivo dei loro bambini. Il progetto educativo è importante per ”allenare” i minori di ogni età a diventare consapevoli di sé e consapevoli dei propri diritti secondo la dichiarazione delle Nazioni Unite dei diritti dei minori.

• Nel sistema scolastico Sfide : Nell'ambiente scolastico si verificano frequentemente episodi di bullismo e altre interazioni sociali abusive e violente con forme di esclusione o di umiliazione. Tali dinamiche non riguardano solo i pari ma anche insegnati e altri adulti che lavorano nella scuola. Frequenti, per tali motivi, sono i casi di drop out, con le negative conseguenze sulla educazione e sulla crescita dei giovani che imboccheranno una via di emarginazione progressiva. Questo potrebbe essere dovuto ad un'incapacità della scuola di cogliere e di soddisfare le esigenze dei minori utili per il loro apprendimento e sviluppo nell'ambiente scolastico. Potrebbe anche essere dovuto alla mancanza di investimenti da parte dei governi. Azioni : Pertanto, tutte le scuole dovrebbero impedire le interazioni sociali abusive sviluppando determinati sistemi di allerta precoce per individuarle in una fase iniziale, e sviluppare strategie efficaci per affrontare queste situazioni quando si verificano. Le scuole dovrebbe anche promuovere l'educazione civica, nonché una cultura della non-violenza e una dimensione culturale di valori come l'appartenenza primaria , mantenendo comunque un atteggiamento multiculturale, basato sul dialogo, il confronto e un possibile scambio di modelli teorici e di comportamento. Gli insegnanti devono essere partecipanti attivi e investire anche loro nella ricerca e nell'apprendimento di stili funzionali per la soddisfazione delle esigenze di ogni singolo minore. I politici dovrebbero essere resi consapevoli dell'assoluta necessità di un buon investimento economico nel sistema scolastico per uno sviluppo della società

c. Nell'ambiente lavorativo Sfide : Il tasso di disoccupazione tra i giovani è elevato nella maggior parte dei paesi europei. Essere disoccupati per lungo tempo porta l'individuo ad assumere uno stato di passività, demotivazione e scoraggiamento circa la possibilità di poter cambiare la sua situazione. Uno stato d'animo che per alcuni giovani porta a soluzioni di carattere negativo come criminalità, droga e altri tipi di abusi . Azioni : È importante sviluppare forme di compensazione per la mancanza o l'insufficienza di interventi politici, riguardo la promozione e la tutela delle attività lavorative per i giovani attuando forme di ri-qualificazione e formazione, migliore accesso ai posti di lavoro, forme di abilitazione di pratiche professionali che possono aiutare a contenere la precarietà del lavoro e possono sostenere la mobilità all'interno dei paesi membri dell'Unione europea .

d. Nella società Sfide : Molti giovani si sentono esclusi dalla possibilità di partecipare a processi decisionali che hanno un impatto sulla loro vita quotidiana. L'organizzazione della vita politica della maggior parte dei paesi europei non prede in adeguata considerazione la creatività e l'imprenditorialità che molti giovani hanno. Non sostenere lo sviluppo della capacità dei giovani di assumersi la responsabilità per se stessi, il loro ambiente e anche il loro futuro non è funzionale allo sviluppo della società. La sfida consiste nel creare

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aperture, forum e spazi di condivisione per i giovani che mirano a svuluppare questa responsabilità. Azioni : La società dovrebbe sostenere le politiche che promuovono occasioni di confronto tra i giovani , che portano alla crescita di una cosciente partecipazione alla costruzione del bene comune che va oltre la logica dei limitati interessi personali, un'apertura verso una cultura multietnica e pluralista con rispetto reciproco tra maggioranze e minoranze per quanto riguarda origine etnica, religione, genere, identità sessuale, ecc. Ci dovrebbe essere una vasta gamma di opportunità e di offerte, in ambito lavorativo, sociale e culturale in cui ogni giovane possa cercare e trovare la dimensione esistenziale più adatta e produttiva secondo le proprie inclinazioni e capacità di apprendimento

e. Devianza Sfide : Alcuni giovani non sono in grado di affrontare con successo le sfide poste da un'attuale società competitiva cadendo più spesso in forme di abuso giovanile di criminalità, droga e alcol, gioco d'azzardo,dipendenza da internet e gruppi sociali chiusi sia ad orientamento religioso che politico. In alcuni casi, questa deriva porterà ad attivare procedure correttive e azioni legali sino alla reclusione, con il conseguente grave danno alla crescita dell'individuo e della collettività. Azioni : E' importante lavorare alla definizione di un “corpus”di strumenti giuridici condiviso a livello europeo al fine di trovare il punto d'equilibrio delicato tra la necessità di limitare le libertà individuali e allo stesso tempo non impedire un processo di crescita personale e socializzazione. È necessario intervenire per far sì che i periodi di reclusione non assolvano soltanto ad una finalità repressiva, di tutela della pubblica sicurezza, ma siano strutturati in modo efficace per incoraggiare il processo di una attiva ri-socializzazione e re-inserimento sociale

f. Religione e Politica Sfide : Fondamentalismo e intolleranza ,sia per motivi politici che religiosi, sono alcune delle minacce più pericolose per la pacifica convivenza tra le persone ed i popoli. Per affrontare questo problema vanno adottate iniziative che prendano in considerazione tutti i livelli a partire dall'individuo e la sua consapevolezza di sé e consapevolezza di altri, la tolleranza e la comprensione delle diverse culture e lo sviluppo del rispetto reciproco. Azioni : Risulta quindi indispensabile adottare misure concrete e vincolanti per promuovere forme di educazione che sono aperte alla pluralità e compatibili con diverse idee politiche e le diverse tradizioni religiose nello spirito del rispetto e dell'arricchimento reciproco. Le pratiche educative nella sfera politica o religiosa che portano allo sviluppo di un dogmatismo in cui i valori degli altri non sono accettati, e che sono destinati a trasmettere un'inaccessibile "credo" dovrebbero essere scoraggiato consentendo il confronto, lo scambio di critiche costruttive che consentono la crescita di una società civile, democratica e pluralistica.