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CSTG-Newsletter n.69 marzo 12 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt ___________________________________________________________________________ Edit 1 Topic 3 Scuola e dintorni 5 Eventi 11 Segnalazioni 12 Perls’s pearls 15 Risonanze 15 Dibattito aperto 15 Visti e letti 17 Da giornali e riviste 18 Polis 20 Ricerca 21 Cerco e offro 22 Fatti della vita 22 Poiesis 23 Witz e Giochi 25 Orthos 26 Edit Carissimi, Persefone si è decisa ad abbandonare il suo Sposo infero e ci sta offrendo una epifania di sé davvero prorompente. Facciamole onore! Lo potremmo fare con una Festa di primavera nel week end del 17 e 18 marzo a Noceto in prossimità dell’equinozio del 21. Nell’occasione una condivisione di testi poetici “fatti in casa” e non con particolare riferimento alla poetica haiku. Una pratica di derivazione zen e che comporta una capacità di sintesi sullo stato d’animo e sul collegamento mondo interno/mondo esterno che si salda particolarmente bene con lo spirito della Gestalt. - merita riferire, nell’occasione, che la festa di carnevale dedicata al tema dell’Ombra è stata molto apprezzata anche per l’ottimo lavoro fatto da Giuseppe De Felice che dal suo inizio è impegnato nel Progetto Orthos nel quale, in particolare, la polarità del “doppio” viene affrontata come tema centrale del processo di integrazione del sé. - il topic prevede la seconda parte del mio contributo su: “Il Virgilio dantesco ed altri antecedenti dello psicoterapeuta”e pubblicato come Atti del Congresso FIAP di Sorrento del 2004 su: Dimensioni cliniche e modelli teorici della relazione terapeutica, a cura di C. Loriedo e P. Moaselli - ricordo che si terrà il 7 marzo il Laboratorio di studio promosso dalla FIAP (Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia) a Roma sul tema Le competenze dello psicoterapeuta. Il Laboratorio è riservato prioritariamente a Didatti, docenti e Assistenti alla didattica della Scuola. Per informazioni contattare: [email protected] - la Scuola ha ripreso le attività collegate ai corsi nella psicoterapia e nel counseling e ci scusiamo per le difficoltà nell’attivazione delle terapie di gruppo e le supervisioni in relazione alla lunga assenza per malattia della nostra Segretaria a cui auguriamo ci cuore una ripresa con la buona stagione. Nei giorni 3 e 4 marzo si sono svolti gli esami di fine corso per la psicoterapia ed il counseling. Un’occasione per fare il punto sul percorso svolto e che si esprime spesso in processi di profonda consapevolezza oltre che di crescita professionale - abbiamo proceduto, in questi mesi, al riordino del materiale di documentazione scientifica prodotto dagli Allievi della Scuola. Ringrazio Giovanni Montani per la sua paziente opera di raccolta e archiviazione della documentazione nonché Riccardo Sciaky e Sara Bergomi per aver raccolto e valutato le tesine svolte in questi due anni in vista della loro utilizzazione come dispense da distribuire agli allievi sui temi delle domande scritte di esame. Per la verifica del materiale documentario passato, restiamo in attesa di Colleghi disponibili a dare un contributo sulla valutazione ed archiviazione di questo prezioso materiale. - partirà il 16 marzo la seconda edizione del Master nelle Nuove dipendenze e gioco d’azzardo. A seguito della prossima apertura di alcuni Sportelli di ascolto in alcuni Consigli di zona si rende coerente l’aumento dei Colleghi che si dotino delle necessarie competenze per portare avanti questo programma innovativo. Lo Sportello

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CSTG-Newsletter n.69 marzo 12 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt ___________________________________________________________________________

Edit 1 Topic 3 Scuola e dintorni 5 Eventi 11 Segnalazioni 12 Perls’s pearls 15 Risonanze 15 Dibattito aperto 15 Visti e letti 17 Da giornali e riviste 18 Polis 20 Ricerca 21 Cerco e offro 22 Fatti della vita 22 Poiesis 23 Witz e Giochi 25 Orthos 26

Edit

Carissimi, Persefone si è decisa ad abbandonare il suo Sposo infero e ci sta offrendo una epifania di sé davvero prorompente. Facciamole onore! Lo potremmo fare con una Festa di primavera nel week end del 17 e 18 marzo a Noceto in prossimità dell’equinozio del 21. Nell’occasione una condivisione di testi poetici “fatti in casa” e non con particolare riferimento alla poetica haiku. Una pratica di derivazione zen e che comporta una capacità di sintesi sullo stato d’animo e sul collegamento mondo interno/mondo esterno che si salda particolarmente bene con lo spirito della Gestalt.

- merita riferire, nell’occasione, che la festa di carnevale dedicata al tema dell’Ombra è stata molto apprezzata anche per l’ottimo lavoro fatto da Giuseppe De Felice che dal suo inizio è impegnato nel Progetto Orthos nel quale, in particolare, la polarità del “doppio” viene affrontata come tema centrale del processo di integrazione del sé.

- il topic prevede la seconda parte del mio contributo su: “Il Virgilio dantesco ed altri antecedenti dello psicoterapeuta”e pubblicato come Atti del Congresso FIAP di Sorrento del 2004 su: Dimensioni cliniche e modelli teorici della relazione terapeutica, a cura di C. Loriedo e P. Moaselli

- ricordo che si terrà il 7 marzo il Laboratorio di studio promosso dalla FIAP (Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia) a Roma sul tema Le competenze dello psicoterapeuta. Il Laboratorio è riservato prioritariamente a Didatti, docenti e Assistenti alla didattica della Scuola. Per informazioni contattare: [email protected]

- la Scuola ha ripreso le attività collegate ai corsi nella psicoterapia e nel counseling e ci scusiamo per le difficoltà nell’attivazione delle terapie di gruppo e le supervisioni in relazione alla lunga assenza per malattia della nostra Segretaria a cui auguriamo ci cuore una ripresa con la buona stagione. Nei giorni 3 e 4 marzo si sono svolti gli esami di fine corso per la psicoterapia ed il counseling. Un’occasione per fare il punto sul percorso svolto e che si esprime spesso in processi di profonda consapevolezza oltre che di crescita professionale

- abbiamo proceduto, in questi mesi, al riordino del materiale di documentazione scientifica prodotto dagli Allievi della Scuola. Ringrazio Giovanni Montani per la sua paziente opera di raccolta e archiviazione della documentazione nonché Riccardo Sciaky e Sara Bergomi per aver raccolto e valutato le tesine svolte in questi due anni in vista della loro utilizzazione come dispense da distribuire agli allievi sui temi delle domande scritte di esame. Per la verifica del materiale documentario passato, restiamo in attesa di Colleghi disponibili a dare un contributo sulla valutazione ed archiviazione di questo prezioso materiale.

- partirà il 16 marzo la seconda edizione del Master nelle Nuove dipendenze e gioco d’azzardo. A seguito della prossima apertura di alcuni Sportelli di ascolto in alcuni Consigli di zona si rende coerente l’aumento dei Colleghi che si dotino delle necessarie competenze per portare avanti questo programma innovativo. Lo Sportello

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è stato recentemente confermato nel Consiglio di zona Tre a dimostrazione della positiva valutazione su questa iniziativa che, in virtù di tale esperienza positiva, si sta estendendo ad altri Consigli di zona di Milano ed anche dell’interland milanese. Suggeriamo a chi avesse propensione per questo tipo di problematica di non mancare questa occasione formativa a cui colleghiamo un preciso intento di associare uno sbocco lavorativo.

- oltre al gioco d’azzardo, ci stiamo muovendo per la realizzazione di un modello di intervento destinato ai giovani dipendenti da Intenet e videogiochi che verrà coordinato da Stefano Silva a cui chi è interessato potrà rivolgersi. Su questo tema verrà promosso a breve (il 16 marzo) una Giornata di studi con la partecipazione di un esperto a livello nazionale, il prof. Giuseppe Lavenia. L’intenzione è di far partire un modulo residenziale, sullo schema di Orthos, nella seconda metà di agosto destinata in particolare a giovani con problemi di net-addictions. Suggeriamo chi fosse interessato a questo nuovo tipo di problematica a non mancare l’opportunità rappresentata dalla Giornata di formazione con il prof. Lavenia

- per il Programma Corpo e Immagine è stata fissata una serata di presentazione per il giorno 9 marzo presso la sede della Scuola , mentre il prossimo modulo introduttivo è programmato per i giorni 23 pomeriggio, 24 e 25 marzo. La filosofia di intervento ha preso forma in una serie di punti molto definiti ed articolati ed anche la metodologia delle tecniche utilizzate si sta dimostrando efficace stando alla testimonianza degli Utenti che continuano a partecipare agli incontri quindicinali di “mantenimento” inaugurato con la partecipazione al Corso introduttivo.

- Con il 16 marzo riprende il ciclo di incontri su Le relazioni intime e Dipendenze affettive che, quest’anno, verrà condotto congiuntamente da me e da Daniela Santabbondio che sul tema specifico ha raccolto in questi anni una interessante esperienza. Gli incontri avranno la struttura del “laboratorio teorico-esperienziale” e comporteranno meditazione di apertura, la presentazione di un tema, l’apertura di uno spazio di comunicazione personale e la possibilità di affrontare nodi critici nei quali il “mal d’amore” si esprime nella nostra vita con particolare riferimento al tema delle dipendenze affettive

- il giorno 8 Marzo 2012 Michela Parmeggiani promuove l’evento “Oasi della gioia: movimenti al femminile” presso C.S.T.G. via Mercadante, 8 Milano dalle ore 21 alle 23. Un occasione da non perdere da parte di coloro che vogliono celebrare “il Femminile”. la partecipazione è libera, tranne la possibilità di dare un contributo volontario a sostegno della pratica legale riguardante la nota vertenza in atto nei confronti di OPL.

- su tale vicenda il CSTG sta promuovendo una proposta di conciliazione tesa a trovare una onorevole negoziazione tra le diverse posizioni nel tentativo di trovare una soluzione adeguata allorchè verranno definiti dall’Ordine nazionale degli Psicologi gli “atti tipici” inerenti la professione stessa. Per chi volesse tenersi aggiornato sulla evoluzione della vicenda può consultare il blog: www.psicologiaecounseling.com

- le settimane mensili dedicate a CLEAN sono indicate sul sito di Noceto che da poco è on line come www.nocetiamo.it. Sullo stesso compaiono anche le attività programmate sino ad ora. Coloro che sono interessati ad avvalersi della nostra struttura per condurre esperienze terapeutico-formative possono consultare il calendario per identificare gli spazi tuttora disponibili.

- presso la residenza di Noceto si è attivata un inizio di Comunità terapeutica permanente in grado di accogliere persone interessate a trascorrere periodi d riposo, studio, approfondimento di problematiche personali attraverso gli ingredienti fondamentali già indicati nel Programma Clean.

- a seguito del Congresso svoltosi a dicembre a Palermo promosso dalla SIPG (Società Italiana di psicoterapia della Gestalt) sul tema suggestivo “il dolore e la bellezza” è stata confermata l’intenzione di procedere per la pubblicazione degli atti. Coloro che hanno presentato dei contributi sono pregati di mettersi in contatto con la SIPG per garantirsi l’inserimento del volume.

- Le foto sono di Mauro Gagni, un fotografo di grandissima spiritualità ed eleganza formale che ha lavorato per cicli collegati dalla ricerca di una luce proveniente dall'intimità della materia e dello spazio. Ha scritto: "La vita di un uomo è scandita da un anelito, spesso inconsapevole, verso la sostanza della vita, verso ciò che più conta. Creo paesaggi interiori per richiamare tale sostanza, riflesso dell'anima: la materia trasposta in luce". Mauro Gagni è scomparso giovanissimo il 31 gennaio di quest'anno.

Grazie e buona lettura

Riccardo Zerbetto

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Topic “IL VIRGILIO DANTESCO ED ALTRI ANTECEDENTI DELLO PSICOTERAPEUTA”, Zerbetto R. (2009), In C. Loriedo e P. Moaselli (a cura di) Atti del Congresso su Dimensioni cliniche e modelli teorici della relazione terapeutica, FrancoAngeli, Milano. (Seconda parte) Il complesso sciamanico Un primo riferimento va alla tradizione sciamanica. Rappresentazioni rupestri nelle quali una figura, con elementi di mimetizzazione animale, sembra giocare un ruolo singolare

rispetto agli altri componenti del gruppo risale ai primordi della culturalizzazione umana. Dalla vastissima letteratura che sul tema è dato consultare (Campbell 1988, Kakar 1982, Halifax 1982, Marazzi 1990) elementi sembrano emergere come costanti di questa tradizione così diffusa nel continente eurasiatico, ma che non manca di trovare precise corrispondenze anche nelle Americhe e alla stessa Africa. Gli elementi in gioco, in quello che viene definito come il complesso sciamanico, sono:

- la funzione dello sciamano come mediatore tra la comunità umana e potenze altre (dei che defunti o spiriti animali). La capacità quindi di parlare un molteplice linguaggio inaccessibile ai comuni mortali

- la richiesta del suo intervento in situazioni particolari sia positive (di propiziazione) che negative (malattia, calamità) attraverso una formulazione spesso ritualizzata del quesito

- la richiesta operata allo sciamano di interpretare le origini dell’evento negativo (diagnosi) e di operare un intervento salvifico-riparatore (direttamente o attraverso un’azione che l’individuo o la collettività debbono compiere) per riequilibrare la disarmonia introdotta da un’azione contraria al volere degli dei o all’ordine delle cose

- un viaggio che lo sciamano deve intraprendere, in senso figurato (raramente in senso geografico), per giungere al luogo dove risiede il sapere di cui necessita ed un ritorno alla collettività cui consegnare le indicazioni ricevute per operare il suo intervento risanatore

- stato di coscienza generalmente alterato a contrassegnare la dimensione infera (noi diremmo inconscia) a cui attingere le verità non accessibili attraverso un nomale stato di coscienza

- un prezzo (in termini di sacrificio e/o tributo) da pagare (a lui e/o alle potenze in gioco) per dare forza alla richiesta di riparazione

- presenza di una costellazione di convincimenti sulla cosmologia e la architettura del mondo nonché delle forze che in esso operano ed all’interno della quale lui può interpretare la rottura dell’armonia di fondo su cui si fonda l’ordine dell’universo e quindi intravedere le possibili azioni riparative

- frequente uso di amuleti, formule magiche, uso di strumenti, mimetizzazioni ed, infine, sostanze psicoattive con cui indurre ed amplificare il procedimento di conoscenza e di cura

Al di là di elementi di carattere magico (che pure non mancano nei numerosi aspetti ritualistici presenti anche nelle attuali pratiche di psicoterapia) è evidente l’analogia strutturale che vede, in entrambi i casi, la funzione medianica del terapeuta come interprete tra un mondo apparente e consensuale ed uno più recondito e inaccessibile alla logica corrente, onde operare quella ricucitura di significati tra dimensioni che – una volta scisse dall’azione negativa intenzionale o inconsapevole – debbono trovare una nuova possibilità di ricomposizione e comunicazione. L’elemento distintivo sta semmai nel livello di consapevolezza del paziente (siano essi un individuo o una collettività) nei confronti dell’operazione salvifica. Nel caso dello sciamano il paziente subisce (e qui il termine derivante dal latino patior indica coerentemente la posizione dello stesso) l’atto terapeutico senza essere a conoscenza degli arcani in base ai quali l’azione terapeutica avviene. Nel caso della psicoterapia si suppone che il paziente (termine in questo caso meno adeguato) sia progressivamente consapevole e partecipe dello stesso processo di conoscenza e di cura. Sappiamo bene, tuttavia, che in molti metodi di psicoterapia - improntati ad un’impostazione della relazione medico-paziente di vecchia maniera – tale elemento di consapevolezza e partecipazione attiva non trova alcun tipo di riconoscimento e spesso viene addirittura scoraggiato. Il tripode delfico Con l’eccezione di alcuni autori, come Dodds (), Burckert (1990), Vernant (1986), Sembrano (1984) - il mondo classico viene quasi considerato come autogeneratosi e assai meno come derivazione da quella matrice indoeuropea dalla quale inevitabilmente proviene pur rappresentando un’accelerazione stupefacente dei processi di culturalizzazione a cui misteriosamente è andata incontro. Se noi osserviamo infatti la struttura del responso delfico operato dalla pizia, possiamo notare la presenza di molti degli elementi divinatori propri della tradizione sciamanica. Anche in questo caso abbiamo un postulante che, a titolo personale o di una collettività, chiede un responso al dio - Apollo nella fattispecie - tramite lo stato di invasamento di una profetessa che (inalando i vapori inebrianti che pare fuoriuscissero da una fenditura nel terreno) riceveva indicazioni su come intepretare la situazione presentata e sulla strada da percorrere per avere esito positivo o riparativo (Delcourt M., 1981).

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Per tripode delfico si intende in particolare la singolare enfatizzazione sulla dinamica temporale che veniva messa a fuoco:

- c’erano infatti antecedenti più o meno remoti all’origine della situazione presentata (antecedenti che venivano accuratamente ricostruiti dai sacerdoti che preparavano l’interrogante alla formulazione del quesito attraverso racconti, riti di purificazione nella fase preparatoria)

- c’era una situazione che su cui veniva richiesta l’indicazione del dio e che si esprimeva in una accurata formulazione del quesito

- c’era poi un futuro sul quale venivano chieste indicazioni operative che aiutassero nella scelta delle decisioni migliori

Passato, presente e futuro rappresentavano quindi i tre piedi del braciere da cui (in mancanza delle esalazioni dall’oltretomba) la profetessa inalava i vapori (di cui non è dato sapere il contenuto) che inducevano lo stato della trance divinatrice. Anche in questo caso erano comunque ben presenti gli elementi di medianicità con altri mondi, la ricerca della colpa (amarthema) nel caso di situazioni di malattia individuale e/o di gruppo (come nel caso della peste di Tebe cui fa riferimento la vicenda di Edipo), la formulazione del quesito, il sacrificio (che veniva operato davanti all’altare di Apollo) ed il compenso (talvolta elevato) pagato dagli interroganti. Un elemento interessante della tradizione deifica è semmai la scarsa importanza riservata alla figura della profetessa in sé. Spesso si trattava di una giovane o, in epoca più tarda, di una anziana donna della cittadina di Delfi che operava non tanto in forza di virtù personali, quanto di del dio stesso di cui la stessa doveva essere semplice veicolo. Distintivo è anche il ruolo svolto dai sacerdoti di Delfi che, in quanto detentori di un’autorità panellenica e (auspicabilmente) al di sopra delle parti, potevano dare preziose indicazioni in tema di politica che riguardava l’intero bacino del Mediterraneo (come i dirimere controversie tra le polis, stabilire nuove regioni da colonizzare etc.). Le vicende personali venivano cioè intimamente collegate a quelle politiche in una dimensione che non contemplava una artificiosa separatezza delle due e che, a ben vedere, anche altri autorevoli psicoterapeuti dell’età moderna (in particolare Adler, Reich, Horney e Fromm) hanno richiamato. La discesa agli inferi nel mondo classico Un altro antecedente significativo, nella tradizione greca - che della cultura occidentale, dove ha avito origine la pratica ella psicoterapia, rappresenta indubbiamente la matrice portante – è quella della discesa agli inferi o nekuia. Un tema evocato anhe da un’opera attribuita al mitico poeta Orfeo oggi perduta. Molteplici, seppure sempre straordinarie, sono le figure di eroi o semidei che hanno avuto accesso all’Oltretomba (Teseo, Dioniso-Semele, Eracle, Orfeo) potendone fare ritorno o avendo successivamente accesso, in taluni casi, all’Olimpo (Kerényi, 1958). Fra tutte merita tuttavia ricordare la vicenda di Ulisse narrata nel decimo libro dell’Odissea. Dopo la permanenza presso Circe - riccioli belli, tremenda dea dalla parola umana - Ulisse ed i suoi compagni sembrano aver perso la mappa interiore del loro viaggio e di aver dimenticato l’obiettivo del ritorno ad Itaca. Una pianta che ha il potere di denarcotizzare dagli effetti del loto, che già aveva trasformato i compagni di Ulisse in porci, induce l’eroe a chiedere alla Maga indicazioni per riprendere la via del ritorno. Ma la risposta di Circe si riferisce ad una “altro cammino” che l’eroe dovrà intraprendere per sapere come fare ritorno ad Itaca. Non si tratta quindi di un viaggio in estensione sulla superficie del mondo, ma in profondità, ai “Regni di Ade e della tremenda Persefone”. Quivi, dopo un offerta di un “montone tutto nero, quello che eccelle tra i vostri greggi” Ulisse dovrà cercare Tiresia. L’indovino “ti dirà il cammino e la durata del viaggio e il ritorno, come potrai tornare sul mare pescoso”. E’ interessante come la priorità di interpellare il saggio Tiresia venga prima dello stesso affetto che lega l’Eroe alla madre. Assecondando le indicazioni di Circe, infatti, Ulisse racconta come “sopraggiunse l'anima della madre mia, morta, la fìglia del magnanimo Autolico, Anticlea, che viva lasciavo andando ad Ilio sacra. lo piansi a vederla e provai pena in cuore: ma non la lasciavo, benché amaramente straziato, per prima avvicinarsi al sangue, avanti che interrogassi Tiresia” (vv. 85-89). Viene chiaramente indicato, quindi, come l’indicazione sapienziale sia più importante dei legami di sangue di fronte a scelte importanti nella fase adulta dell’individuo che si trova di fronte a scelte determinanti per decidere del proprio destino. Fondamentale è infatti il monito dato da Tiresia per assicurarsi il ritorno in patria: “Cerchi il ritorno, dolcezza di miele, splendido Odisseo, ma faticoso lo renderà un nume (Poseidone a causa dell’accecamento del figlio Polifemo) … ma anche così, pur soffrendo dolori, potrete arrivare, se vuoi frenare il tuo cuore e quello dei tuoi, quando … troverete le vacche e le floride greggi del Sole, che tutto vede e tutto ascolta dall'alto. Se intatte le lascerai, se penserai al ritorno. in Itaca, pur soffrendo dolori, potrete arrivare”(vv. 100-112). Di fronte alla priorità dell’obiettivo, il ritorno ad Itaca, neppure le pingui vacche del Sole devono distrarre l’eroe. La bramosia, primo ostacolo individuato anche da Dante nel proprio percorso infero, comporterebbe infatti una dispersione di intenti e la compromissione del traguardo. Solo dopo aver udito Tiresia – che profetizzerà ad Ulisse la ripresa di un ulteriore viaggio dopo il ritorno ad Itaca – Ulisse può porgere il “nero sangue fumante” della vittima sacrificata alla madre dandole così la possibilità di riconoscerlo. Alla stessa l’eroe non nasconderà la priorità che lo ha spinto a varcare i confini del mondo infero. “Madre mia, bisogno mi spinse nell’Ade, a interrogare l’anima del tebano Tiresia” (v. 164-65). Non si tratta di mancanza di affetto, se la stessa madre, alla domanda sulla causa di morte fattale dal figlio, risponde accorata “il rimpiantom per te, il tormento per te, l'amore per te m'ha strappato alla vita, dolcezza di miele”(vv.2202-204). L’Eroe cerca ripetutamente di abbracciare ma invano la madre dimenticando di avere solo un fantasma davanti.

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“Sazi di gelido pianto” infine i due si accomiatano. Interessante è l’indicazione finale della madre “ Ma tu cerca al più presto la luce; però tutto qui guarda, per raccontarlo poi alla tua donna”. Viene in altri termini indicata una priorità relazionale che allude ad una relazione intima più che pubblica. Senza ritornare sulle analogie tra il percorso della nekuia con la struttura del percorso sciamanico, è interessante evidenziare come, in questo caso, non sia lo sciamano a compiere il viaggio magico, ma lo stesso interessato pur dotato, come nel caso di Odisseo, di saggezza e doti sufficienti per affrontare con successo un percorso agli inferi. Importante è ancora l’enfasi sull’aspetto sapienziale del vaticinio inerente la necessità di coltivare il senso del limite – essenza prima della virtù per i greci – per non perdere di vista l’obiettivo primario identificato, nella concezione ellenica, nel tema del nostos, nel ritorno. Una concezione ispirata all’eterno ritorno – del dio come delle stagioni - coerentemente ad una concezione ciclica, e non lineare, del percorso del tempo e quindi dell’esistenza. Il percorso iniziatico dei misteri Un aspetto meno noto – coerentemente con l’aspetto esoterico che lo concerne - ma di grande significato nella dimensione sapienziale dei greci è quello di riti misterici (da mystis, colui che tace) ed in particolare di quelli eleusini. Seppure mancano testimonianze dirette relative a tali celebrazioni (era prevista la pena di morte per chi li rivelasse ai non iniziati), siamo in grado di acquisirne alcune componenti strutturali (specie grazie ai commenti critici di autori convertiti al cristianesimo e che, allo scopo di criticarli, ne hanno fatto menzione). La processione che partiva dal Partendone alla fine di settembre e che giungeva ad Eleusi dopo aver percorso la via sacra e le paludi (metafora infera) richiamava metaforicamente un percorso che, attraverso al morte, preludeva alla visione (epopteia) ed a una nuova vita. La notte che precedeva la visione (di cui non conosciamo l’oggetto e che avveniva nel telesterion del tempio di Eleusi) era caratterizzata da terrore e sgomento in quanto richiamava il rapimento di Persefone da parte di Ade e quindi la sua discesa agli inferi. Il ritorno della dea al regno della luce, grazie alla intercessione della madre Demetra, coincideva con il ritorno della primavera e rappresentava quindi un simbolo paradigmatico di morte e resurrezione (Magnien V. 1938). Nella tradizione orfica, all’interno della quale i misteri eleusini si sono sviluppati, veniva accolta la credenza circa la reincarnazione delle anime a seguito di un periodo nell’oltretomba nel quale l’individuo poteva accede ai Campi elisi (il nostro paradiso), se si era comportato rettamente, o, in caso contrario, al Tartaro (il nostro inferno). A guidare il percorso era un mistagogo (accompagnatore del mystis), un sacerdote cioè con il compito di accompagnare l’iniziato nel percorso che prevedeva una morta simbolica e quindi una rinascita a nuova vita. Evidente, ancora una volta, appare il collegamento con la funzione medianica già evidenziata nella tradizione sciamanica e che sussiste ancora, mutatis mutandis, nella pratica della psicoterapia ed in particolare in quella cosiddetta del profondo. I Grandi misteri di Eleusi erano preceduti dai Piccoli misteri nei quali veniva data particolare enfasi al sogno. “ Se la morte iniziatica infatti libera completamente dal corpo terrestre e dalle passioni da questo suscitate, il sonno iniziatico favorisce un parziale distacco da esso contribuendo a riportare ordine nella parte inferiore dell'anima” (Magnien V. (1938, p. 207). Come ricorda anche Plutarco (Dell'anima. III, 5) “La morte consiste nell'esilio dal corpo; il sonno nell'allontanarsene, come un servo rifugge dal suo padrone”. Ancor più espressamente un Inno orfìco al Sogno così canta: «lo ti invoco, o beato dalle ali protese, Sogno salvifico, messaggero dell'avvenire, grande cantore di oracoli per i mortali! Nella tranquillità del dolce Sonno, avanzando in silenzio, rivolgendoti alle anime degli uomini, tu evochi il Logos; le decisioni dei Beati, tu giù le invii, nelle menti assopite, tacito svelando il futuro alle anime silenziose, futuro che le menti divine dirigono in modo conforme a pietà, affinché il bello, intuito dapprima da un atto interiore, guidi nell'incanto la vita degli uomini, rendendola felice...”. Superfluo appare dilungarsi sul collegamento con la definizione di via regia per l’accesso all’inconscio richiamata da Freud nella Interpretazione dei sogni. Collegamento che lo stesso padre della psicoanalisi non ha forse messo in evidenza in modo sufficientemente esplicito e che meriterebbe ben più ampi approfondimenti.

Scuola e dintorni (a cura di: Manila Cannalire [email protected]) DVD ERVING POLSTER Siamo felici di comunicarvi che dal 1 marzo 2012 sarà disponibile presso la segreteria del CSTG il doppio DVD del Workshop esperienziale intensivo con Erving Polster realizzato nell’ambito del convegno del 28-29 Maggio 2011. Il dvd racchiude il prezioso contributo alla formazione di tutti noi con Erving Polster. I dvd sono suddivisi in lezioni magistrali e sedute terapeutiche. Il tutto è arricchito dalle musiche di Clara Consolandi che ringraziamo di cuore.

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COSTI: Il cofanetto ha un costo di 20 euro + IVA (24,20 euro) spese di spedizione escluse. CONSEGNA E SPEDIZIONE: La consegna del dvd viene effettuata esclusivamente presso la segreteria del CSTG (via Mercadante 8, 20124 Milano), previo appuntamento. In caso di spedizione, le spese sono a carico esclusivo dell’acquirente e il modo (raccomandata, corriere, posta ordinaria, ecc.) deve essere concordato con la segreteria. N.B. Per evitare spiacevoli inconvenienti, si prega cortesemente di scrivere l'indirizzo ESATTO E COMPLETO del domicilio al momento della richiesta di acquisto. I dati necessari per la spedizione sono: nome, cognome, via, cap., città, provincia, telefono. RICHIESTE: Il dvd deve essere richiesto esclusivamente alla segreteria del CSTG, inviando una mail all’indirizzo: [email protected] MODALITA’ DI PAGAMENTO: Solo in seguito alla richiesta alla segreteria va effettuato il pagamento tramite bonifico bancario intestato a CSTG, Centro Studi Terapia della Gestalt con le seguenti coordinate bancarie: IBAN IT48M0100501603000000020312, causale: DVD Workshop Polster Inviare Copia del bonifico via mail all’indirizzo [email protected] In caso di spedizione è necessario aggiungere al costo del dvd (24,20 euro) le spese di invio concordate con la segreteria. Non appena la segreteria verificherà il pagamento provvederà alla spedizione. Coloro che avessero già provveduto al pagamento del dvd contestualmente al workshop, sono pregati di segnalarlo allegando la documentazione.

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Progetto Orthos, Centro Studi Terapia della Gestalt e Corpo e Immagine organizzano:

MASTER

Gioco d’azzardo

Nuove Dipendenze e

Disturbi dell’alimentazione

Avrà a breve inizio il MASTER su Gioco d’azzardo, nuove dipendenze e disturbi dell’alimentazione.

Nell’edizione di quest’anno, seguita a quella che ha avuto un buon esito l’anno scorso, si cercherà di mettere a fuoco in particolare la “addiction prone personality” che rappresenta il nucleo centrale delle dipendenze quale che sia la modalità particolare nelle quali si esprime.

La ragione di questo allargamento di contesto nasce inoltre dal proposito di dotare ex-allievi delle competenze per poter operare nei diversi versanti e, per quanto riguarda le iniziative avviate in collegamento con la Scuola, sia gli Sportelli di counseling (svolti anche da psicologi) sul gioco d’azzardo che nei programmi di Corpo e immagine per i quali stiamo pensando ad una disseminazione di gruppi di base di sensibilizzazione al tema e per i quali si rende necessaria una formazione specifica di base.

Il Master inizierà con il tema delle Internet addictions che verranno presentate dal massimo esperto italiano nel settore, il prof Lavenia.

DATE:

16-18 marzo 19-20 maggio 30 giugno 7-8 settembre 13-14 ottobre 8 dicembre

Per tutte le altre informazioni, vedere sui siti:

www.cstg.it

www.orthos.biz

www.corpoeimmagine.com

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PsyForma, Progetto Orthos, Centro Studi Terapia della Gestalt organizzano:

Seminario di Formazione

"Net Addictions” (Le Nuove Dipendenze Tecnologiche)

Venerdì 16 marzo 2012 ore 9.30-13.30

presso il CSTG (Centro Studi di Terapia della Gestalt) Via Mercadante 8 (MI)

Introduce Riccardo Zerbetto, Direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt e direttore scientifico di Orthos,

Associazione per la cura delle dipendenze da gioco d’azzardo. Conduce il seminario il prof.

Giuseppe Lavenia

Psicologo e Psicoterapeuta, dirige il C.N.A.(Centro Net Addictions) di Senigallia; è docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e di Psicologia Clinica e Coordinatore del C.I. in Metodologie e Tecniche della Riabilitazione presso l’Università degli Studi di Chieti; è inoltre docente di Psicologia Dinamica presso l’Università degli Studi di Urbino. E’ presidente dell’Associazione Nazionale di Psicologia del Lavoro e dell’Associazione di Psicoterapia Sistemica. Autore di oltre 50 pubblicazioni sul tema delle Net Addictions. Programma del seminario Le specifiche tecniche - World Wide Web; E-mail; Motori di ricerca; Internet Relay Chat; MUD Multi User Dimensions

Fasi di Sviluppo dell’utente Telematico: - Osservazione e Ricerca e Relazionale Comunicativa.

Psicopatologia e Manifestazioni Cliniche: - Information overloading addiction; E-mail Addiction; Chat Addiction; Cybersex Addiction; Pornodipendenza - On line gambling; MUD Addiction (giochi di ruolo on line); Trading on line addiction; Compulsive Shopping. Approcci Terapeutici: - Le strategie di disintossicazione; - Il protocollo operativo di Davis; - Il protocollo diagnostico operativo di Lavenia. Segue dibattito e confronto sulle strategie operative per la programmazione di:

1. addestramento a psicologi e counselor per proporre inerveni di supporto alle scuole e famiglie sulla problematica delle Net-addictions

2. avvio di un Programma in ambito residenziale per il trattamento intensivo delle Net-addictions in analogia a quanto messo in atto sul gioco d’azzardo patologico

3. creazione di una ree di riferimenti uili per la consulenza a situazioni problematiche collegate alle Net-addictions

Il seminario ha un costo di partecipazione di 50 Euro. Verrà rilasciato attestato di partecipazione Per informazioni: www.cstg.it [email protected] tel 0229408785

Associazione

Orthos

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Le Relazioni Intime Incontri mensili a tema coordinati da:

Riccardo Zerbetto e Daniela Santabbondio

Le Relazioni Intime hanno rappresentato l’oggetto di una Giornata di

studi tenutasi a Milano il 30 maggio 2009 presso la Casa della Cultura con la

partecipazione di Michael Vincent Miller, psicoterapeuta didatta,

musicista e autore di Intimate Terrorism, Enrichetta Buchli, analista

junghiana e autrice di Il mito dell’amore fatale e Riccardo Zerbetto,

psicoterapeuta e direttore del Centro Studi di Terapia Gestalt e promotore

della Giornata con Giuliana Ratti, psicologo e docente del CSTG.

Ne è seguito un ciclo di incontri mensili nel 2011 nei quali i partecipanti hanno avuto la possibilità di

riconsiderare in modo approfondito le complesse dinamiche della relazione intersoggettiva aprendosi al

quesito, in particolare, su quali siano la caratteristiche che possono definire una

relazione come “intima” e quali gli ostacoli che a questa si frappongono.

Il programma degli incontri che viene riproposto per il 2012 prevede:

- meditazione di apertura sul “tapas” (ardore nella tradizione vedica) e riferimenti ad alcune delle

“domande-risposte” del dialogo d’amore tra Shakti e Shiva nella tradizione del Vijnana Bairava

Tantra con commenti di Daniel Odier e di Osho

- presentazione di uno sviluppo tematico che toccherà alcuni temi tra cui quelli riportati di seguito

- apertura di uno spazio di comunicazione intima e rigorosamente tutelata dalla privacy all’interno dei

partecipanti

- possibilità di affrontare nodi critici nei quali il “mal d’amore” si esprime nella nostra vita con

particolare riferimento al tema delle dipendenze affettive

Nel primo ciclo di incontri verranno affrontati i seguenti temi:

- funzioni di contatto e spazio intersoggettivo

- intimità: perchè temiamo ciò che desideriamo?

- dipendenza, contro dipendenza, co-dipendenza e interdipendenza affettiva

- “io sono io e tu sei tu” … ma la “noità”? percorsi di realizzazione individuale e nella relazione

- le oscillazioni del sé tra essere oggetto e soggetto di amore

- pathos e patologia nelle relazioni d’amore

- la elaborazione del lutto amoroso

Gli incontri verranno accreditati come percorso teorico-esperienziale per il Master su “Terapia di coppia e

relazioni intime” in corso di programmazione dal Centro Studi di Terapia della Gestalt (CSTG).

Il costo degli incontri è di 50 euro a serata e 40 per gli allievi del CSTG.

I seminari in gruppo sono raccolti in due cicli di sette incontri (uno prima ed uno dopo l’estate) e si tengono

orientativamente nei giorni di venerdì (16 e 30 marzo, 13 aprile, 4 e 25 maggio, 1 e 28 giugno) dalle 20,30 alle

23 presso la sede del CSTG in Via Mercadante, 8 Milano. Sono coordinati da Riccardo Zerbetto, direttore del

CSTG, e specializzato presso il Centro Studi di Terapia Familiare e della Coppia che da anni conduce seminari su

“Eros, Agape e Philia” nel contesto dei programmi formativi del CSTG e da Daniela Santabbondio, diplomatasi

nel counseling presso il CSTG ha poi proseguito la sua formazione presso la “Ecòle Parisienne de Gestalt” di

Parigi ottenendo l’European Certificate for Psychotherapy Insegna meditazione e si è specializzata nel corso

degli anni nell’ambito delle dipendenze affettive.

Per informazioni, contattare Cristina Bani (autore di una tesi di specializzazione sul tema) all’indirizzo e-

mail: [email protected] o al tel. 3332460561. Per il Ciclo di incontri viene previsto l’accreditamento come

aggiornamento da Assocounseling. E’ previsto l’invio di materiale e l’apertura di un forum sul sito

www.relazioniintime.it in costruzione

Segreteria CSTG tel 02-29408785 email: [email protected]

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Funzione trasformativa dell’immaginazione simbolica Inquadramento teorico a cura di Paolo Mottana Elaborazione della Ferita Lavoro Immaginale-Gestaltico condotto da Paolo Mottana e Sara Bergomi “Una necessità della formazione oggi è sicuramente quella di inspessire un immaginario spesso povero e letteralizzato, dominato da stereotipi e idee schematiche e lacunose. Il linguaggio con cui si indicano patologie e disturbi è livido e secco: deficit, dipendenze, sindromi e devianze sono spesso spiegati secondo il linguaggio scarno delle discipline che li reificano. Discipline che disciplinano, appunto, anziché accogliere la vastità di orizzonti che ogni fenomenologia d’essere porta con sé. L’arte ha sempre saputo meglio di ogni discorso razionale tradurre senza impoverire anche i riflessi più oscuri dell’esperienza, perché non è sottomessa al dominio del logos, ma è devota ai poteri innumerabili dell’immaginazione… Il dolore, la sofferenza è sempre stato oggetto di trasformazione poetica, dalla tragedia antica al cinema moderno. Incontrare le forme del dolore, non più solo sotto forma di casi, di “minori a rischio” o di “pazienti psichici”, ma di figure dell’essere, dilata enormemente la capacità di comprensione, di attenzione, e anche di accettazione ed elaborazione della loro talora enigmatica significatività”. P.Mottana Paolo Mottana è professore ordinario di Filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano Bicocca. Presidente dell’Associazione IRIS (Istituto di Ricerche Immaginali e Simboliche), si occupa da anni del ruolo di mito, immaginario e simbolo nella cultura della formazione. Sul tema il relatore ha tentato di prodigarsi variamente anche con opere scritte: da “Mèntore come anti-maestro”, del 1996, a “Miti d'oggi nell'educazione. E opportune contromisure”, del 2000, a “Antipedagogie del piacere: Sade e Fourier e altri erotismi”, del 2007, a “Eros, Dioniso e altri bambini”, del 2010. Sabato 10 marzo 2012 dalle 9.30 alle 18.00 presso Centro Studi di Terapia della Gestalt - Via Mercadante 8 Milano –(MM Loreto) Costi di partecipazione: 30 euro (posti limitati, necessaria prenotazione) Per informazioni: Tel/fax 02/29408785 – e-mail: [email protected]

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Eventi

� Seminario di Morris Eagle, di Los Angeles, dal titolo: "Teoria psicoanalitica contemporanea: un bilancio complessivo" incontro gratuito e riservato agli abbonati di Psicoterapia e Scienze Umane: Si terrà a Bologna venerdì 13 aprile 2012, dalle 17.00 alle 19.30. In quella occasione verrà anche presentato il nuovo libro di Eagle Da Freud alla psicoanalisi contemporanea. Critica e integrazione (Milano: Raffaello Cortina, 2012), di cui è stata pubblicata una anticipazione a pp. 7-22 del n. 1/2011 di Psicoterapia e Scienze Umane (a pp. 111-114 dello stesso n. 1/2011 vi è una recensione della edizione originale del libro).

http://www.psicoterapiaescienzeumane.it [email protected]

� L’ARTE TERAPIA NEL TRATTAMENTO DEI TRAUMI INFANTILI Giornata di studio 22 marzo 2012 Cascina Roma – Piazza delle Arti 2 San Donato Milanese Mattina – Orario: dalle 9,00 alle 13,15 Seminario: “L’ARTE TERAPIA NEL LAVORO CON I BAMBINI TRAUMATIZZATI” Pomeriggio – Orario: dalle 14,30 alle 17,30 Workshop: “LA COSTRUZIONE DEL LUOGO SICURO” Laboratorio esperienziale riservato ad un piccolo gruppo di operatori psico-socio-educativi. Per saperne di più e per iscriversi: www.artiemestierisociali.org/arttherapy.htm L’iscrizione va fatta entro il 10 marzo 2012

���� FEDERAZIONE ITALIANA DELLE ASSOCIAZIONI DI PSICOTERAPIA “LE COMPETENZE DELLO PSICOTERAPEUTA – LABORATORIO DI STUDIO”. Roma - 7 Marzo 2012 proseguendo nel cammino iniziato nel meeting di Maggio 2011 la FIAP e il CNSP organizzano un “Laboratorio di Studio" sul Tema “Le competenze dello psicoterapeuta”. Si tratta di una tappa importante nella riflessione che ha portato in quella sede alla organizzazione di tre Commissioni, coordinate rispettivamente da Gianni Francesetti

(“Competenze dello psicoterapeuta”), da Marco Longo (“Psicologia, Formazione e Psicoterapia nell’era digitale”), e da Alberto Zucconi, Maria Luisa Manca, Luisa Barbato (“Psicoterapia e rapporti con gli Ordini Professionali”). La FIAP ha continuato la sua riflessione in due workshop organizzati durante il Convegno SIPSIC di settembre, che hanno riguardato la seconda e la terza delle Commissioni. La prima avrà il suo approfondimento in questo laboratorio. Esso coinvolgerà i partecipanti nella preparazione di un documento finale che sarà definitivamente presentato nel corso del Convegno di Novembre 2012, sul tema la “Psicoterapia nel Villaggio Globale”. Nel corso dei lavori la commissione riferirà sullo stato dell’elaborazione fin qui sviluppata e fornirà gli stimoli opportuni per orientare la FIAP e il mondo delle Scuole nella ricerca di nuove definizioni del nostro operare, nella interazione fra modelli e paradigmi e nella individuazione delle loro specificità e del “common ground” che li qualifica. Il Convegno del Novembre 2012 raccoglierà il frutto di queste linee di ricerca e contribuirà alla mission della FIAP fornendo una sintesi di quanto si è andato sviluppando nel corso del triennio. L’Expert Meeting è destinato a tutti i Didatti, docenti e assistenti alla didattica del CSTG Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria della SIRPIDI 0639366497 oppure info: [email protected] Scheda di iscrizione e depliant sono anche disponibili su www.cstg.it Il Convegno FIAP si terrà dal 9 all’11 Novembre a Roma sul tema “La psicoterapia nel Villaggio Globale”

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via Borgogna, 3 Milano

venerdì 2 marzo 2012 ore 21.00 ASSOCIAZIONE LACANIANA INTERNAZIONALE – MILANO, LABORATORIO FREUDIANO e CASA DELLA CULTURA

NOME E NOMI DEL PADRE Ciclo di conferenze ideato e coordinato da MARISA FIUMANÒ (ALI Milano)

SECONDO INCONTRO Crisi dell’umanizzazione JEAN-PIERRE LEBRUN (ALI Namur)

Segnalazioni

Bernd Bocian Fritz Perls a Berlino 1893-1933. Espressionismo, psicoanalisi, ebraismo FrancoAngeli editore In breve Un illuminante lavoro sulla biografia di Fritz Perls, uno dei capostipiti della terapia della Gestalt. “La lettura di tutto il libro è straordinariamente avvincente, ed è un bell’esempio per una storia della psicoterapia che non perde mai di vista le circostanze sociali” (Tom Levold, Systemagazin.de). Presentazione del volume "Questo libro è un contributo importante ed interessante alla storia del movimento psicoanalitico e alla definizione della terapia della Gestalt. Nel suo approccio gestaltico, lo psicoanalista dissidente Perls ha incorporato, integrato e salvato dall'oblio le ricche esperienze di vita dell'avanguardia culturale di Berlino nella quale gli ebrei hanno avuto un ruolo estremamente importante. Il libro è un'eccellente lettura." Zvi Lothane, New York University/Mount Sinai School of Medicine, International Forum for Psychoanalysis

"Un illuminante lavoro sulla biografia di Fritz Perls e sulle fonti della terapia della Gestalt. Le tematiche affrontate in relazione alle possibilità e ai limiti dello sviluppo individuale sotto le pressioni di una società frammentata e frammentante sono di estrema attualità." Olaf-Axel Burow , University of Kassel "La lettura di tutto il libro è straordinariamente avvincente, ed è un bell'esempio per una storia della psicoterapia che non perde mai di vista le circostanze sociali." Tom Levold, Systemagazin.de Bernd Bocian , Dr. phil. (dottorato di ricerca TU-Berlin), psicoterapeuta tedesco (PTG) con formazione in terapia della Gestalt all'Istituto Geni (Francoforte/San Francisco) e specializzazione pluriennale sia in terapia psicoanalitica che in analisi del carattere e body work reichiano, vanta una lunga esperienza come psicoterapeuta, counselor ed educatore maturata in studio privato, presso diversi consultori (familiari, per giovani e per la mediazione penale) e presso cooperative sociali con adulti, adolescenti e bambini. È stato terapeuta didatta per diversi istituti di formazione e membro del comitato di redazione della rivista Gestalttherapie della DVG (Deutsche Vereinigung für Gestalttherapie). È autore di numerose pubblicazioni sulla relazione storica ed attuale fra la terapia della Gestalt e la psicoanalisi ed è stato co-curatore e co-autore insieme a Frank Staemmler di Terapia della Gestalt e psicoanalisi (Vandenhoek & Ruprecht, 2000). Vive tra Düsseldorf e Genova. Indice Margherita Spagnuolo Lobb, Presentazione dell'edizione italiana Prefazione all'edizione italiana Ringraziamenti Introduzione. Il lavoro sui ricordi e l'attualità Parte I. Elementi biografici Contesti di vita formanti: Guerra - Espressionismo - Psicoanalisi Il contesto ebraico e l'ideale culturale classico-umanistico (Gli ebrei nell'Impero tedesco: tra antisemitismo e sciovinismo culturale ebreo-tedesco; L'umanesimo borghese si tramuta in nazionalismo; L'ideale umanistico-borghese della Bildung: individualità e formazione olistica della personalità) Prime influenze

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(Una famiglia originaria dell'est dell'Impero tedesco; La famiglia Perls sale la scala sociale; Infanzia: conflitto con il padre e ribellione; Esperienze scolastiche: la mentalità della sottomissione e la triangolazione fallita; Il padre: un massone irregolare; Esperienze a teatro: la ricerca di emozioni autentiche; Sessualità: Freud e Kohut; Gli studi di medicina) Guerra, trauma e rivoluzione (La guerra e l'avanguardia culturale; Il servizio nella Croce Rossa e il primo shock di guerra; Il fronte, la guerra dei gas, la morte: la teoria del campo come esperienza; Il "censimento degli ebrei" e i patrioti ebraico-tedeschi; La Bohème berlinese: ferita ed opposizione; Il trauma della guerra; Rivoluzione: gli omicidi continuano; Perls nella "pacifica Friburgo" e la controrivoluzione di Monaco; Il socialismo libertario di Gustav Landauer) L'avanguardia artistica di Berlino e la Weltanschauung espressionista (Perls nell'ambiente bohémien attorno a Salomo Friedlaender/Mynona; Dissociazione dell'io e rinnovamento dell'umanità; Hannah Höch: simultaneità percettiva e Costruttivismo; Una figura preziosa su uno sfondo nichilista; L'approccio di Friedlaender/Mynona: Nietzsche, le polarità, il centro; La rivolta dadaista e il "Gestaltdada; Raoul Hausmann: "Dadasofo" e teorico delle polarità; Otto Gross: anarchismo e psicoanalisi) Gli anni della Repubblica di Weimar (I primi anni di crisi: antisemitismo e inflazione; I "Golden Twenties": americanismo e metafora del freddo; Psicoanalisi: i primi contatti; Francoforte: il concetto gestaltico o il pensiero contestuale e relazionale; Intermezzo all'Istituto Psicoanalitico di Vienna; Un nuovo inizio a Berlino: medicina e psicoanalisi; L'idea del Bauhaus; Polarizzazione politica, dialettica ed estraniazione) L'idea della totalità (Totalità a destra e a sinistra; Gestalt in cammino e figura in tensione; L'individualismo della Lebensphilosophie) All'Istituto di Psicoanalisi di Berlino 1930-1933 (Siegfried Bernfeld: esperienza gestaltica e "luogo sociale"; Wilhelm Reich: politica e ulteriore sviluppo della tecnica attiva) Fame, masticazione, crescita: approcci personali in contrapposizione al potere dell'interpretazione psicoanalitica e alla tradizione tedesca dell'obbedienza (Ernst Bloch: pulsione della fame, auto-ampliamento e l'alba del nuovo) Terapia del trauma e Gestalten d'acciaio (Il trauma della guerra e la terapia "acting-out"; Uomini corazzati - nature d'acciaio) Gli insegnamenti tratti da Perls dalla fine della Repubblica di Weimar (Il Dr. Perls e la "Scuola marxista dei lavoratori - MASCH"; Freudiani di sinistra; Scissione invece di integrazione: l'"azione antifascista" fallita; La marginalizzazione di Wilhelm Reich; Minaccia e fuga) Esodo e morte (Il destino della famiglia berlinese di Perls) Parte II. Sull'attualità dell'esperienza dell'avanguardia metropolitana ebreo-tedesca Esperienze ebreo-tedesche (Le creature quadrupedi di Kafka; Universalismo, solitudine, modernità; La teoria gestaltica dell'assimilazione: una metafora socio-biologica di resistenza) Autonomia invece di Auschwitz: la confluenza uccide L'attualità di Perls: un lavoro d'identità (Nietzsche e gli artisti; La molteplicità del soggetto; Kafka e Perls: "ma" versus "e") Mefistofele come fermento d'integrazione: il Leitmotiv di Perls (There is no end to integration; Mefistofele: disturbare e completare Conclusione. Espressionisti - emigranti - cercatori di Heimat Appendice. Archivi e istituzioni consultate Bibliografia

da www.psiconline.it: Christophe André Quattro lezioni di pace interiore. Capire gli stati d'animo, ritrovare la calma, favorire l'energia 2012, Collana: Tea pratica Pagine: 480 Prezzo: € 12,00 Editore: TEA Pietro Trabucchi Perseverare è umano. Come aumentare la motivazione e la resilienza negli individui e nelle organizzazioni. La lezione dello sport 2012, Collana: I libri del benessere Pagine: 184 Prezzo: €

15.00 Editore: Corbaccio

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Margriet Sitskoorn I sette peccati capitali del cervello 2012, Collana: Il cannocchiale Pagine: 179 Prezzo: € 16,50 Editore: Orme Editori Maria Cristina Barducci Specchio delle mie brame. Narcisismo femminile e passione amorosa 2011, Collana: Parole d'altro genere Pagine: 168 Prezzo: 15,00 Editore: Ma. Gi. Tonino Cantelmi, Noemi Grappone Donne che osano troppo. Pratiche sessuali estreme e nuove tendenze dell'eros femminile 2011, Collana: Psicologia clinica Pagine: 282 Prezzo: € 20,00 Editore: Ma. Gi. Massimo Recalcati Ritratti del desiderio 2012, Collana: I fili Pagine: 190 Prezzo: € 14.00 Editore: Cortina Raffaello Duccio Demetrio Perché amiamo scrivere. Filosofia e miti di una passione 2011, Collana: Minima Pagine: 170 Prezzo: € 13.00 Editore: Cortina Raffaello Paolo Rigliano, Jimmy Ciliberto, Federico Ferrari Curare i gay? Oltre l'ideologia riparativa dell'omosessualità 2012, Collana: Psicologia clinica e psicoterapia Pagine: 265 Prezzo: € 24.00 Editore: Cortina Raffaello Robert Dilts, Judith Delozier, Deborah Bacon Dilts L'evoluzione della PNL. Dalle origini alla next generation 2011, Collana: I classici PNL Pagine: 400 Prezzo: € 24.90 Editore: Alessio Roberti Editore Miceli Silvana, Gangemi Amelia Psicologia dell'intelligenza 2011, Collana: Scienze della mente Pagine: 188 Prezzo: € 20.00 Editore: Laterza Massimo Piattelli Palmarini Chi crediamo di essere 2011, Collana: Saggi Pagine: 208 Prezzo: € 18.00 Editore: Mondadori Marco G. Mariani Valutare le prestazioni. Come gestire e migliorare la performance lavorativa 2011, Collana: Aspetti della psicologia Pagine: 252 Prezzo: € 20.00 Editore: Il Mulino Claude Javeau, Sébastien Schehr (a cura di) Tradimenti. Dal delitto politico all'adulterio sul web 2011, Collana: Saggi Giunti Pagine: 144 Prezzo: € 14,50 Editore: Giunti Editore Lawrence E. Joseph Carattere e struttura del sé 2011, Pagine: 360 Prezzo: € 19.50 Editore: Crisalide Associazione Pianeta Down (a cura di) Come pinguini nel deserto. Genitori di figli con sindrome di Down a confronto 2011, Pagine: 480 Prezzo: € 15.00 Editore: Morellini Sergio Di Giorgi, Dario Forti (a cura di) Formare con il cinema. Questioni di teoria e di metodo 2011, Collana: Aif - Associazione italiana formatori Pagine: 320 Prezzo: € 36,00 Editore: Franco Angeli Camillo Loriedo, Giorgio Nardone, Paul Watzlawick, Jeffrey K Zeig Strategie e stratagemmi della psicoterapia. Tecniche ipnotiche e non ipnotiche per la soluzione, in tempi brevi, di probemi complessi 2011, Collana: Ipnosi e ipnoterapia Pagine: 160 Prezzo: € 20,00 Editore: Franco Angeli

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Perls’s pearls Citazioni da Perls e non solo (a cura di Laura Bianchi [email protected]) “”Gli angeli la chiamano gioia del paradiso, il diavolo la tortura dell’inferno. L’uomo la chiama amore.”

Tratto da “L’eredità di Perls. Doni dal lago Cowichan” di Fritz Perls e Patricia Baumgardner

Risonanze (a cura di Fabio Rizzo: [email protected]) Quando lavoriamo come terapeuti stiamo ad ascoltare per parte del tempo e possiamo aver notato che il modo in cui restiamo in silenzio produce effetti diversi. Da che cosa dipende? Diciamo che è lo stato mentale che conta, e che lo stato mentale si comunica senza parole: ne consegue che un ascoltatore può riuscire ad aiutare in un modo del tutto diverso da quello solitamente utilizzato nella pratica psicoterapeutica: non anticipando, né sforzandosi di capire, ma con l’impegno a essere lì in modo più sostanziale, accrescendo, per così dire, la densità del proprio essere, in modo che un silenzio più profondo possa stimolare una comunicazione più profonda.

C. Naranjo, Atteggiamento e prassi della terapia gestaltica, p.179 (Melusina, 1991) Supponiamo che qualcuno venga a trovarci e ci chieda di ascoltarlo parlare del dolore della sua vita. Forse, dal suo punto di vista, la sofferenza è troppo gravosa. E’ convinto di non poterla sopportare più a lungo. Se noi lo ascoltiamo da un livello dentro di noi, sentiremo solo quello che la persona reputa. Se invece rilassiamo la nostra attenzione e cerchiamo un livello più profondo da cui ascoltare, un posto che non rifiuti d’abitudine l’incertezza, possiamo ascoltare al di là dell’apparenza superficiale. Il modo che la persona ha di presentare la situazione difficile sarà, probabilmente, carico del giudizio: “Questo è veramente troppo per me”. Se raggiungiamo un luogo dentro di noi che, attraverso la comprensione intuitiva, è libero dal compulsivo attaccamento alle valutazioni, riceviamo un impressione diversa. E se abbiamo l’abilità di rimandare all’altro questa impressione, allora l’altro può incontrare se stesso in un luogo in cui ci sono molte più possibilità di quelle che ha conosciuto finora. Questo è addestrare il nostro cuore ad ascoltare veramente. Dimoriamo in una consapevolezza che è stata liberata dalla coazione a conoscere la risposta agli interrogativi esistenziali della vita, non appena si presentano. Non sto dicendo che il modo in cui le cose appaiono sia giusto o sbagliato: sto solo dicendo di imparare a sostenere 'l’incerto’. Nel nostro esempio, la persona che parla con noi è sicura riguardo ai limiti della situazione e questa sicurezza contribuisce, in modo significativo, a creare il problema. Con l’intenzione appropriata, possiamo scoprire la capacità di ascoltare profondamente, al di là dell’apparenza. Percependo al di là dell’ovvio, arriviamo a un modo del tutto nuovo di vedere.

Achaan Munindo, La via del benessere, pp.47-48 (Ubaldini, 1991) Ciò che nel presente raffronto testuale mi sembra maggiormente degno di nota è che entrambi gli autori interpretino l'ascolto come un modo di essere presenti, sia all'altro che a se stessi. Infatti, secondo quanto scrivono, nello svolgimento della comunicazione col paziente sono il rimando non verbale e quindi la qualità del silenzio del terapeuta a risultare decisivi. E' questo il motivo in base al quale Naranjo sostiene la necessità di accrescere la densità del proprio essere per dare vita a un tipo di presenza più sostanziale e Munindo auspica il raggiungimento di un luogo interiore libero dal compulsivo attaccamento alle valutazioni e dalla coazione a cercare immediatamente una risposta agli interrogativi esistenziali. Ma se tutto questo è vero, e io credo lo sia, allora l'importante insegnamento che possiamo trarne consiste nel riconoscere che l'atteggiamento personale fondamentale, da mettere in pratica per essere in grado di procurare reale beneficio agli altri, è l'esercizio costante dell'accettazione di se stessi, che è poi anche l'elemento basilare, etico e spirituale insieme, di una autentica integrazione interiore.

Dibattito aperto Per la prima volta il mondo analitico scende in campo per difendere una disciplina messa sotto accusa. Perché solo ora? di Luciana Sica Da La Repubblica del 22.2.12 Per la prima volta insieme. Allo scoperto. Escono dalle loro "stanze", non incassano come sempre, fanno sentire la

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loro voce. A dispetto di una storia infinita di litigi, scissioni, scontri, diffidenze, sospetti, accuse che da sempre attraversano (e indeboliscono) la psicoanalisi, di fronte a un paio di articoli giornalistici considerati l’ennesimo attacco alla loro disciplina, quattro analisti delle scuole più importanti sottoscrivono un documento, che noi qui pubblichiamo. Il primo firmatario è Stefano Bolognini, al timone della Società psicoanalitica e ormai soprattutto primo presidente italiano dell’International Psychoanalytical Association (l’Ipa, fondata da Freud nel 1910, dodicimila iscritti in tutto il mondo). Notissima firma al femminile del mondo freudiano è Simona Argentieri, didatta dell’Associazione italiana di psicoanalisi. Antonio Di Ciaccia, allievo diretto di Lacan, è da noi l’autorevole curatore dell’opera del maestro francese. E Luigi Zoja, personaggio di segno cosmopolita dello junghismo, è autore di saggi coltissimi tradotti in una decina di idiomi. Quattro nomi più che rappresentativi. Dietro di loro c’è una moltitudine di colleghi "indignati" per le accuse rivolte a un sistema di pensiero che - da Freud a oggi - si è evoluto in modo impressionante, e come metodo di cura e strumento di comprensione della realtà ha influenzato la cultura in ogni sua espressione. Ma quello che più sorprende è che gli analisti si decidano a una protesta così inconsueta e vistosa. Perché solo ora? Da Popper a Grünbaum, da Nagel al Libro nero, fino al più recente pamphlet di Michel Onfray, la psicoanalisi è silenziosamente sopravvissuta a guerre "ideologiche" come a requisitorie serie e molto ben argomentate, alla moda diffusa d’intonare cori funebri come alla mania dei gossip sulla vita personale dei suoi fondatori. Soprattutto l’ondata trionfalistica del cognitivismo sembrava annunciarne la definitiva liquidazione, ma così non è stato, e anzi la psicoanalisi si è presa le sue rivincite culturali, grazie a studiosi geniali come i Nobel Edelman e Kandel, al dialogo con le neuroscienze, alla forza intellettuale e anche mediatica di "philostar" influenti come Slavoj Zizek. Inoltre è la psicoanalisi italiana che ha acquistato più prestigio, e non solo per il ruolo internazionale di Bolognini. Vorrà pur dire qualcosa se il Censis di De Rita ha bisogno di ricorrere alle metafore psicoanalitiche di Massimo Recalcati per "leggere" in profondità i mutamenti sociali. Il resto è cronaca di questi giorni. Gli analisti non si sono entusiasmati alla lettura di un articolo uscito sul supplemento "Salute" del nostro giornale. E poi sono rimasti sconcertati dalla prosa di Gilberto Corbellini, su un recente domenicale del Sole 24 Ore. Lo storico della medicina, coautore dell’ultimo libro di Jervis, decisamente non gradisce la «perniciosa influenza, culturale e politica, della psicoanalisi. In modo particolare, degli esponenti di una delle sette psicoanalitiche più insidiose, cioè il lacanismo». Di qui la piccola significativa bagarre.

Uniti a favore di "una scienza a statuto speciale" Ecco Il manifesto che mette insieme scuole diverse Stefano Bolognini, Simona Argentieri, Antonio Di Ciaccia, Luigi Zoja Da La Repubblica del 22.2.12 Alcuni recenti articoli giornalistici hanno ravvivato il dibattito sulla psicoanalisi mettendone in discussione lo statuto scientifico, l’utilità clinica e la legittimità sociale come metodo di assistenza e di cura nelle patologie gravi. Da molti decenni la psicoanalisi è descritta dai suoi detrattori come inattendibile, dannosa, parassitaria, epistemologicamente infondata, in procinto di scomparire... Piaccia o no, le cose non stanno affatto

così. E seppure certe critiche non rappresentano una gran novità, questa volta vorremmo puntualizzare alcuni aspetti utili a un’informazione più corretta. E vorremmo farlo insieme, superando per una volta le divisioni e le differenze che appartengono alla storia del movimento psicoanalitico. Intanto oggi la scienza è polifonica, critica e non conchiusa. Fa riferimento alla complessità, alla discontinuità, alle leggi del caos, alla casualità. Restringere lo studio della mente umana alle sole discipline psichiatriche e neuropsicologiche - che, sia chiaro, sono di enorme interesse anche per gli psicoanalisti - sarebbe riduttivo e arbitrario. La psicoanalisi è una scienza a statuto speciale che esplora non solo la dimensione inconscia (suo specifico storico e sostanziale), ma anche le relazioni della coscienza con l’inconscio, le interrelazioni profonde tra i vari livelli interni dell’individuo e dei diversi individui nella coppia, nel gruppo, nella comunità. Con la sua straordinaria evoluzione teorico-clinica, si è ramificata in varie scuole che hanno contribuito a descrivere e trattare aree sempre più specifiche del disagio mentale. L’esperienza dell’analisi, ad ore e giorni convenuti (il setting), nei tre continenti storici (Europa, Nord America e America latina) e recentemente anche in Medio Oriente e in Asia (soprattutto in Cina), si basa comunque su una ricerca metodica e impegnativa del contatto con sé e il proprio inconscio. E ormai sappiamo bene che il recupero di una vivibile soggettività individuale - in molti casi di nevrosi, patologie narcisistiche, sindromi borderline, psicosi - è reso possibile da una relazione complessa e continuativa tra due persone, da un "lavorare insieme" su angosce, bisogni, dolori, desideri non riconosciuti. Certamente le patologie psichiatriche gravi, come alcune sindromi autistiche, richiedono adattamenti di tecnica specifici e mirati, e molto spesso la terapia che ne risulta non è affatto un trattamento psicoanalitico. Il nostro contributo riguarda di solito la gestione complessiva di casi in cui il paziente, la famiglia e gli stessi operatori della salute necessitano di un supporto che renda la loro dolorosa vicenda umana più comunicabile. Oggi la psicoanalisi non è alla vigilia della sua scomparsa, ma è anzi decisamente viva. La sua sfida attuale è quella di contrastare nuove forme di attacco alla capacità di pensare e alla relazione tra le persone, che caratterizzano la

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nostra epoca. Gli esseri umani sono invitati in vari modi, impliciti ed espliciti, ad evitare il contatto con se stessi, a coltivare illusioni di onnipotenza e di totale autodeterminazione, ad identificarsi attraverso i media con idoli o gruppi idealizzati, a ritirarsi nell’uso della tecnologia virtuale, a privilegiare le difese maniacali considerando l’euforia e il piacere le uniche condizioni degne e normali della vita. Configurare una funzione sociale della psicoanalisi potrebbe risultare velleitario, di fronte a fenomeni di questa portata. Ma la voce degli psicoanalisti ha un suo effetto nel tempo medio-lungo e produce cambiamenti profondi nella cultura: è accaduto in passato, potrebbe accadere ancora nel futuro. Quello che oggi va difeso, come assolutamente centrale, è il "fattore umano" e - anche nelle patologie più gravi - ogni residuo frammento di speranza.

Visti e letti CINE E PSICHE: E ORA DOVE ANDIAMO? A cura di Margherita Fratantonio Da: http://www.cabiriamagazine.it Alla sua seconda prova, oramai possiamo dirlo: i momenti migliori delle storie di Nadine Labaki sono quelli tra donne. Sorellanza, solidarietà, confidenza, confini fragili all’interno del gruppo, che noi giudicheremmo invasivi, ma che qui danno forza e calore. Amale (Nadine Labaki) gestisce un locale frequentato da uomini e donne; non più il salone di bellezza al

femminile di “Caramel”, quel setting terapeutico in cui le donne si prendevano cura di se stesse, delle amiche e delle clienti. Ora un villaggio intero ruota attorno al locale di Amale, alla chiesa e alla moschea. Simultaneamente, al mattino suonano le campane e si alza la voce del muezzin, insieme ai belati profani delle capre che si confondono con i suoni più sacri. Luogo microscopico di convivenza precaria tra due religioni, in cui basta un niente per scaldare gli animi, perché si liberi l’aggressività latente. Che stupidi gli uomini e che bambini! Sempre pronti a muovere le mani per “giocare alla lotta”, e disseppellire le armi. Ma ci sono loro, le donne, Amale in testa, che troveranno la maniera di dissuaderli. La prima scena le vede incedere compatte verso le tombe di figli fratelli mariti (cristiane e musulmane insieme), epicamente, tutte vestite di nero e con un ritmo da coro greco. Sembrano Le Troiane di Euripide, ma per fortuna non sono schiave. Tornano a casa, dai mariti dai figli dai fratelli, dagli uomini a cui con ogni mezzo devono e vogliono salvare la vita. C’è la madre che riesce a nascondere la morte di un figlio per salvare l’altro, l’innamorata che favorisce l’incontro tra il suo amato ed una donna straniera per distrarlo dalla guerra: tutte insieme inventano insolite strategie, creative e divertenti. Meno leggero di “Caramel”, ma più vivace, “E ora dove andiamo” è dall’inizio alla fine lo smascheramento dell’inutilità della guerra, che le donne coprono di ridicolo, come solo loro sanno fare. “Le donne trovano sempre la soluzione, con la seduzione e con qualcos’altro” recita il trailer del film: ma è davvero sempre così? Davvero le donne sanno sempre proporre alternative pacifiche? E pacifiste? Nadine Labaki nel suo secondo film ritrae una situazione estrema, quella del villaggio circondato da mine, dove l’inventiva tutta femminile può essere l’unica risorsa. E così, non solo si riesce a scongiurare lo scontro tra gli uomini, amati anche nelle loro debolezze, ma ci si compatta in un’esperienza di intimità e di affiatamento che scalda il cuore. Anche quello degli spettatori, che possono godere dell’affettività tra donne, non sempre così scontata nella vita. Sono lontani infatti i tempi in cui si credeva senza incertezze che donna fosse sempre e comunque bello. Oggi molte donne in carriera hanno perso i tratti tipicamente femminili, come sottolinea Natalia Aspesi in un recente articolo, ricordandoci i rischi di una contaminazione pericolosa quando si toccano i punti più alti del potere (la Thatcher e la Merkel non sono proprio due grandi esempi di empatia!). Come Monica (Claudia Gerini) la protagonista del film di Marina Spada “Il mio domani”, che per una tardiva consapevolezza deve aspettare la morte del padre, e con questa la rivelazione del vuoto assurdo della sua vita (dalla insulsa relazione amorosa, allo sfruttamento della sua immagine nel cinismo del lavoro). Che donna non sia sempre generosità e armonia, ce lo dice anche “The Help”, uscito sugli schermi negli stessi giorni di “Ora dove andiamo”. Niente di originale rispetto alla narrazione del romanzo omonimo: le donne sono rigidamente divise in due categorie. Le domestiche nere e la scrittrice Eugenia ‘Skeeter’ Phelan, la ragazza bianca che vuole scrivere la loro vita, sono la parte buona della società americana degli anni Sessanta; dove le ricche borghesi bianche, invece, con in testa la perfida Hilly, manipolatrice di tutte le amiche, sono cattive, razziste e oltre modo insensibili, in questa stolta società benestante, poco prima che fossero abolite le leggi segregazioniste. Al film di Nadine Labaki, al suo ritmo brioso, nonostante parli di guerra, il merito di indicarci una via che forse si è perduta: quella di una possibile risposta femminile al disagio di un mondo che sa solo anteporre la violenza alla costruttività di un sapienza millenaria. Una sapienza, la sua e delle donne orientali, che si sposa delicatamente alla spregiudicatezza moderna. “Le donne trovano sempre la soluzione, con la seduzione, e con qualcos’altro”. E’ quel qualcosa d’altro, appunto, l’aspetto gradevolissimo di questa storia. Le canzoni, scritte dal marito della regista (quel tenero e un po’ tontolone poliziotto innamorato in “Caramel”) amplificano gli stati d’animo tutti femminili: una è struggente e sensuale, l’altra divertentissima, a sottolineare come, qui e nella vita, il dramma è alternato alla leggerezza, e alla creatività delle scelte. E poi è così bella, Nadine Labaki; soprattutto ora, dopo la maternità, con

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pochi chili e tanta dolcezza in più . “La sfida è usare la propria forza con morbidezza”, dice in un’intervista. Speriamo che, corteggiata dal cinema internazionale, sappia mantenerla la sua splendida morbidezza.

RACCONTARE LA FRIVOLEZZA, NEL CINEMA, NELLA LETTERATURA, NELLA REALTÀ Non sarebbe male, di tanto in tanto, riflettere sull’importanza della frivolezza, così poco raccontata dal buon cinema, dalla buona letteratura, nella nostra realtà. A cura di Margherita Fratantonio Da: http://www.cinemafreeonline.com Si pensava una volta che l’intelligenza fosse solo quella logica, astratta, speculativa, ma nel 1983 lo psicologo americano Howard Gardner ha teorizzato le intelligenze multiple, e

Goleman nei primi anni ’90 quella emotiva: dalla consapevolezza di sé, all’empatia, alle abilità sociali. Chissà a quale tra tutte si riferiva Alda Merini, quando diceva che “Se le donne sono frivole, è perché sono intelligenti ad oltranza”. E forse non importa saperlo, perché la citazione è così bella che è meglio accoglierla così, intuitivamente. Eppure, nel nostro sentire occidentale, frivolezza rimane sinonimo di vacuità, approccio superficiale al mondo, bamboleggiamento. Buona per essere narrata in storie di poco conto e per un pubblico che si accontenta facilmente: commediole, insomma. Diventa un problema cercarla nel cinema di qualità. Riflettendoci, come buon esempio, un film si impone da sé: è Caramel di Nadine Labaki. A Beirut, un delicatissimo set cinematografico, quasi tutto all’interno di un salone di bellezza, diventa setting terapeutico: quattro donne si prendono cura l’una dell’altra e, tra uno shampoo, una ceretta, ed un tango struggente di sottofondo, vivono e risolvono i loro problemi: le vane attese dell’amante, il matrimonio da affrontare senza verginità, la paura del tempo che passa, l’attrazione inconfessata per un’altra donna. Bella lezione dal giovane cinema mediorientale! Insieme all’ultima della stessa Labaki, “E ora dove andiamo”, dove la guerra (e i suoi lutti) e la leggerezza si mescolano in modo del tutto originale. Sono le culture che si affacciano ora alla modernità ad aver mantenuto intatto il fascino di una intesa femminile resa dai piccoli gesti, con in più il desiderio di raccontarcela. Fatichiamo invece a trovare nel nostro cinema qualcosa che vagamente somigli a questa sapienza millenaria. Forse anche nella letteratura. Se come lettrici cerchiamo ospitalità lieve, dobbiamo entrare nelle stanze delle Donne dagli occhi grandi di Angeles Mastretta (e siamo a Puebla), o nel negozio indiano della Maga delle spezie di Chitra Banerjee Divakaruni, per farci inebriare dal profumo di cannella, zenzero, cumino, sesamo, radice di loto. Un altro modo, il suo, del prendersi cura. Nella realtà, poi, nella nostra realtà, più che mai frivolezza e impegno sono due mondi paralleli che non si vogliono incontrare. Tendiamo a lasciare ciò che è frivolo alla sottocultura, e ciò che è serio ad una riflessione esprimibile solo a parole, un fiume inarrestabile di parole che affatica le nostre giornate. Finché non si riesce a valorizzarla, di frivolezza se ne incontrerà sempre meno. A patto di volerci accontentare (e non vogliamo) di quella televisiva, dei frizzi da sabato sera, dei vari Ballando sotto le stelle o delle cronache dei matrimoni reali. Oppure delle poche buone narrazioni rese con grazia e lievità. Non si tratta neppure però di raccontare storie con tocchi leggeri (dote rara, ma ancora reperibile); si tratta piuttosto di raccontarla, la lievità, e per farlo bisogna considerarla un bene, non una sciocchezza. Sentite questo raccontino della Mastretta: “Avrebbe voluto che suo marito le dicesse che era bella e che il suo amante le dicesse che l’amava. Impossibile. Stando così le cose, li lasciò entrambi e si comprò un grande specchio e le opere complete di Mozart. Non fu mai tanto felice come in quell’estate azzurra.” Un grande specchio e Mozart: mica male!

Da giornali e riviste (a cura di Silvia Ronzani: [email protected]) NON OGNI SOFFERENZA È PATOLOGIA Ma davvero abbiamo bisogno di assistenza psicologica ogni qualvolta la nostra vita si fa incerta? Risponde Umberto Galimberti Da D di La Repubblica del 4 febbraio 2012-02-07 Ho 21 anni, sono una studentessa della facoltà di psicologia, ho avuto la fortuna di essere stata guidata per un po' di tempo nella mia autoanalisi da una brava psicoterapeuta, adesso credo

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di essere più in grado di soffrire e di gioire, di dare miglior senso alle esperienze e tollerare la confusione, il modo in cui sono cambiata mi pare bellissimo, ma la cosa più bella è proprio il mio sentirmi lusingata dal dubbio che permette di destrutturarsi e ristrutturarsi, di assecondare la complessità e il magma della mente. Il mio rapporto con la psicologia però non è sereno né privo di perplessità. Hillman comunica la sua perdita di fiducia nei confronti della psicoanalisi, accusata di trascurare la nostra capacità di "sofferenza sociale" e incrementare l'individualismo e l'egoismo del nostro soffrire. Mi chiedo se non stiamo andando incontro a una deriva terapeutica, che iper-patologizza tutto. Tutto diventa terapia: danza-, teatro-, foto-, cromo-, musico-, pets-terapia. Non è forse questo, paradossalmente, indice di non accettazione della dimensione del dolore, e negazione dello stretto legame tra sofferenza e creazione artistica? Se Leopardi o Dante fossero andati in analisi che cosa ci sarebbe rimasto oggi? Ho come l'impressione che l'uomo stia imparando a capire il suo dolore, ma stia venendo meno la sua capacità di viverlo. In caso di pubblicazione gradirei che mettesse soltanto il nome e la città. Giulia, Palermo Può sembrare contraddittorio che una giovane studentessa di psicologia, che ha fatto un'esperienza analitica da cui dice di aver tratto giovamento, avanzi dubbi sulle pratiche terapeutiche, fino a ipotizzare che assopiscano, quando addirittura non giungano a spegnere i moti dell'anima. E invece la contraddizione non c'è, perché Giulia dall'analisi ha acquisito, come lei dice, "la capacità di soffrire e di gioire, di tollerare la confusione, di sentirsi lusingata dal dubbio che permette di destrutturarsi e ristrutturarsi, di assecondare la complessità e il magma della mente". Sospetta invece che molti cerchino una terapia per gioire e non soffrire, per non avere a che fare con la confusione della mente e con le afflizioni del dubbio, per ristrutturarsi e raggiungere quella solidità che tiene lontana ogni possibile destrutturazione, in una parola che non accetta la vulnerabilità della condizione umana, da cui scaturisce ogni produzione creativa che, con tutta probabilità, non vedrebbe mai la luce se ci si dovesse attenere alle sole regole della ragione. Ma poi siamo davvero così fragili da dover tradurre il ballo in danzaterapia, la musica in musicoterapia, il teatro in psicodramma, una bella cavalcata in ippoterapia, un'immersione nell'acqua in idroterapia? Il sociologo Frank Furedi nel suo libro Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana (Feltrinelli) scrive che: "L'imperativo terapeutico che si va diffondendo promuove non tanto l'autorealizzazione, quanto l'autolimitazione. Infatti, postulando un sé fragile e debole, implica che per la gestione dell'esistenza sia necessario il continuo ricorso alle conoscenze terapeutiche. È allarmante che tanti cerchino sollievo e conforto in una diagnosi. Si può individuare, nell'istituzionalizzazione di un'etica terapeutica, l'avvio di un regime di controllo sociale. La terapia, infatti, come la cultura più vasta di cui fa parte, insegna a stare al proprio posto. In cambio offre i dubbi benefici della conferma e del riconoscimento". Quando leggo certi libri di psicologia o ascolto certi esperti in tv apprendo che quando una persona è preoccupata, perché magari ha perso il lavoro o perché il figlio non ha nessuna voglia di studiare, è affetta da "sindrome di ansia generalizzata", se poi non sa di che cosa si preoccupa è in una condizione di "libera ansia fluttuante". Per non parlare di chi è timido che, in una società che predilige l'estroversione, viene etichettato come affetto da "ansia sociale", se non addirittura da "fobia sociale" nel caso mantenga una sua riservatezza, in una cultura come la nostra che predilige la spudoratezza spesso venduta come sincerità. In questo ricorso alla psicoterapia sotto ogni forma, anche la più bizzarra, non c'è il tentativo di omologare gli individui non solo nel loro modo di pensare, come è nei fatti il "pensiero unico", ma anche il loro modo di sentire? In questo caso il potere non avrebbe bisogno né di manganelli né di olio di ricino per esercitare il suo controllo assoluto.

MALATTIA IMMAGINARIA di Benjamin Nugent Da La Repubblica del 13 febbraio 2012 Alla fine degli anni Novanta, per un breve, inebriante periodo nella storia della diagnosi dei disturbi dello spettro autistico, ho sofferto di Sindrome di Asperger. C'è un video educativo girato in quegli anni, intitolato "Capire l'Asperger", in cui mi si vede: sono il ventenne aspirante modaiolo che indossa la maglia con il colletto e racconta della sua passione per la letteratura e di quanto nessuno lo capisse quando era in quinta elementare. Il filmato era un progetto di ricerca diretto da mia madre, una professoressa di psicologia specializzata in Asperger, e da una

sua collega dello stesso dipartimento. Mi ritrae come un giovane che conduce un'esistenza ricca e piena, malgrado l'anomalia mentale di cui soffre. "Capire l' Asperger" non era una truffa: tanto mia madre che la sua collega erano convinte che io soddisfacessi i criteri descritti nella quarta edizione del Manuale diagnostico delle malattie mentali, pubblicato dall' American Psychiatric Association. Il testo, che rimane ad oggi l'opera più autorevole a disposizione di terapisti, ospedali e compagnie assicurative americane, elenca i sintomi di coloro che soffrono di Sindrome di Asperger. E all'età di diciassette anni, anch'io fui considerato uno di loro. Dimostravo una "compromissione qualitativa nell'interazione sociale", e in particolare l' "incapacità a sviluppare con i coetanei delle relazioni adeguate al livello di sviluppo" (avevo pochi amici) e la "mancanza di ricerca spontanea della condivisione di gioie, interessi o obiettivi con altre persone" (trascorrevo molto del mio tempo da solo, in camera, a leggere romanzi e ascoltare musica. Spesso, quando mi trovavo in compagni di altri ragazzi, mi sforzavo di parlare come il narratore di un romanzo di E. M. Forster per irritarli). Manifestavo inoltre una fervida "dedizione per uno o più tipi di interessi stereotipati e ristretti, che risultano anomali o per intensità o per focalizzazione" (mandavo a memoria poesie e

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trascorrevo molto tempo suonando la chitarra e scrivendo poesie e romanzi terrificanti). Una diagnosi psicologica solitamente si applica quando un individuo esibisce delle tendenze che inibiscono la sua capacità di condurre una vita felice e normale. E nel mio caso pare che stesse accadendo proprio questo. La mia media al liceo infatti sarebbe stata sicuramente più alta se fossi stato meno distratto dai libri e dalla musica. E se i miei interessi fossero stati più vari e mi avessero permesso di riuscire a raggiungere un minimo livello di competenza in qualche sport non avrei provocato la frustrazione e il disprezzo degli altri ragazzi durante l'ora di ginnastica e a ricreazione. Finita l'università mi trasferii a New York City, dove divenni scrittore; incontrai persone che condividevano le mie stesse ossessioni e smisi di voler parlare come un narratore di Forster. Non apparivo più tanto goffo e non ero più isolato. Stando al manuale diagnostico, la Sindrome di Asperger è "un disturbo continuo, che dura tutta la vita". I miei sintomi invece erano spariti. L'anno scorso ho pubblicato un romanzo di "realismo psicologico" cosa che mi ha richiesto di intuire i significati extra-verbali delle interazioni sociali e creare alcuni incontri tra persone fittizi dagli interessanti risvolti impliciti. Solitamente chi soffre di Sindrome di Asperger e di altri disordini dello spettro autistico fa fatica a cogliere riferimenti non verbali, e spesso predilige il tipo di pensiero associato agli scacchi e alla matematica: attività per le quali ho la stessa propensione che per il calcio. Tuttavia, il punto più debole dei criteri diagnostici che mi furono applicati è quello incentrato sulla assoluta inettitudine sociale di un bambino o un adolescente, tanto più se questi non è bravo negli sport, è un tipo nervoso o ha un aspetto strano. E anche nel caso sia estremamente percettivo rispetto all'interazione sociale. Con il passare degli anni e il maturare della mia personalità adulta, mia madre capì che non soffrivo di Sindrome di Asperger, e si scusò profusamente per avermi fatto apparire nel suo video. Per molto tempo gliene ho voluto, e in alcuni casi, mi vergogno ad ammetterlo, le ho anche urlato. In seguito, dopo circa sette anni, l'ho perdonata perché le sue intenzioni erano nobili: desiderava educare i genitori e gli assistenti sociali su quel disturbo, e sconfiggere i pregiudizi che lo accompagnano. Mi domando cosa sarebbe accaduto se fossi nato cinque anni più tardi e avessi ricevuto la stessa diagnosi all'impressionabile età di dodici anni. Forse non avrei mai cercato di scrivere di interazioni sociali, perché mi sarebbe stato detto che ero costituzionalmente destinato a considerarle sconcertanti. Gli autori della prossima edizione del manuale diagnostico, il D.S.M.-5, stanno pensando di limitare la definizione dello spettro autistico; tale scelta potrebbe ribaltare il drastico aumento delle diagnosi di Asperger a cui abbiamo assistito negli ultimi dieci o quindici anni. La notizia è stata accolta con sgomento da molti autorevoli psicologi, i quali temono che, mancando di soddisfare i nuovi e più stringenti criteri, i bambini e gli adolescenti che soffrono di leggeri casi di autismo possano vedersi negato l'aiuto di cui hanno bisogno. Eppure, la mia esperienza non può essere un caso isolato: stando alla diagnostica vigente, qualsiasi ragazzo introverso, emarginato e amante della lettura potrebbe soffrire di Asperger. La definizione del disturbo dovrebbe essere resa più specifica. Certo, non voglio che chi soffre di un lieve caso di autismo debba rinunciare ai trattamenti necessari, ma nemmeno che uno psicologo scolastico possa farsi un idea sbagliata su un adolescente impacciato e introverso. (Traduzione di Marzia Porta) © New Yor Times

Polis Marilia Bellaterra PER IL TIBET - MOBILITAZIONE A ROMA (9-10 marzo) La MOZIONE SUL TIBET è stata presentata grazie all'iniziativa del Consiglieri Rocco Berardo, Lista Bonino Pannella e Isabella Rauti, rispettivamente presidente e Vice Presidente dell'Intergruppo sul Tibet. Il testo della MOZIONE chiede che vengano attivate in tutte le sedi istituzionali iniziative contro tutte le forma di violenza contro il popolo tibetano e ad esortare il governo cinese ad avviare subito politiche di dialogo con le autorità civile e

religiose tibetane che vivono in esilio. Nella Mozione si chiede di intervenire in tutte le sedi affinchè vengano fornite notizie sulla condizione dei monaci arrestati e portati via da alcuni monasteri e di altri che si sono dati fuoco in questi ultimi mesi per denunciare le gravi oppressioni subite. La Mozione chiede anche che in occasione del 10 marzo venga esposta nella sede della Regione Lazio la bandiera del Tibet. E’ stato anche votato (nel Consiglio Regionale del Lazio) un emendamento a stragrande maggioranza che chiede che la Regione interrompa i rapporti commerciali con la Cina. Dichiarazione di Rocco Berardo, Lista Bonino Pannella, Federalisti Europei, Presidente dell’Intergruppo sul Tibet al Consiglio Regionaledel Lazio: “Questa iniziativa promossa da tutti i membri dall’Intergruppo sul Tibet del Consiglio Regionale del Lazio fa parte della campagna “Le Regioni italiane per il Tibet” che prevede il deposito della stessa Mozione in tutti i Consigli Regionali italiani con richiesta di esporre la bandiera del Tibet in tutte le sedi regionali d’Italia.Sabato 10 marzo, in occasione del 53 Anniversario dell’insurrezione di Lhasa, è previsto un sit-in nonviolento davanti alla sede dell’Ambasciata cinese di Roma. Ringraziamo inoltre tutti i consiglieri regionali che hanno sostenuto questa importante iniziativa in difesa dei diritti umani e per sostenere il popolo tibetano. Ringraziamo il Presidente del

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Consiglio e i colleghi consiglieri per l’attenzione e sensibilità dimostrata al tema dei diritti umani in Tibet”. Dichiarazione di Isabella Rauti, (PDL) , Vice Presidente dell’Integruppo sul Tibet al Consiglio Regionale del Lazio: “La storia dell'occupazione del Tibet è metafora del paradosso tra ciò che la società contemporanea afferma e quello che tollera ed accetta: il fatto che diritti umani vengono sanciti ma non sempre tutelati. Nell’era della globalizzazione non possiamo accettare che proprio i diritti non vengano ovunque riconosciuti e rispettati;dovunque si violino i diritti , bisogna riaffermarli . L’occupazione cinese del Tibet, cominciata nel 1959, ha colpito in modo particolare i bambini e le donne attraverso le sterilizzazioni forzate e gli aborti; un autentico genocidio, che il fiero popolo nomade del Tibet ha subìto venendo rinchiuso in aree non coltivabili di cemento, nei campi di lavoro, nelle carceri. Si sono condannate persone per motivi religiosi e politici. La comunità internazionale, il mondo associativo, le istituzioni per prime devono agire e reagire come previsto dalla Mozione approvata e come confermato dalla manifestazione promossa per il 9 marzo a Roma, in condivisione con tutte le assemblee legislative regionali e le associazioni pro Tibet”. ANALOGA MOZIONE E' STATA FIRMATA, CALENDARIZZATA E VOTATA DA MOLTE REGIONI ITALIANE E ALTRE VOTAZIONI SONO IN CORSO.

Ricerca Mi chiamo Alessandro Porcheddu. Sto concludendo il corso di psicoterapia del C.S.T.G. Lavoro presso i nidi e i servizi per bambini e famiglie del comune di Sesto San Giovanni (Mi). Per il lavoro di tesi vorrei approfondire le possibilità che offre l'approccio della Psicoterapia della Gestalt nel sostegno alla genitorialità. Sono interessato in particolare alla consulenza genitoriale, individuale e di coppia - anche breve - nella prima infanzia. Lascio la mia mail per i colleghi che lavorano in quest'ambito e sono disponibili per un confronto sul tema: [email protected]

SCHIZOFRENIA E DISTURBI SOCIALI studio italiano ne svela la natura Sono tipici della patologia che colpisce l'un per cento della popolazione adulta, in cui, a tratti, si perde il senso della realtà. Un lavoro dell'università di Chieti e di Parma rivela le alterazioni del funzionamento cerebrale in chi ne soffre. E mette in evidenza le basi neurali di uno dei tratti chiave: l'incapacità di stabilire un confine preciso fra il sé e l'altro di ALESSIA MANFREDI ALLUCINAZIONI, deliri, tendenza ad isolarsi. Chi soffre di schizofrenia a volte perde il senso della realtà e si sente spaventato, confuso. Un tratto tipico di questo disturbo che

colpisce l'uno per cento della popolazione adulta, è la disfunzione sociale: l'altro diventa un enigma indecifrabile, genera ansia, portando ad una serie di meccanismi compensatori che si traducono in comportamenti psicotici. Ciò che non è chiaro in questa malattia complessa ed invalidante è se i deficit sociali riguardino le relazioni con gli altri individui o abbiano le proprie radici nei disturbi dell'esperienza in prima persona del proprio corpo. Ora uno studio italiano dell'università di Chieti e di Parma, guidato da Vittorio Gallese, professore di fisiologia aldipartimento di neuroscienze dell'università di Parma 1, dà una nuova spiegazione della natura dei disturbi sociali caratteristici della patologia, rivelando le alterazioni del funzionamento cerebrale in chi ne soffre. E mettendo in evidenza le basi neurali di uno dei suoi tratti chiave: l'incapacità di stabilire un confine preciso fra il sé e l'altro. Usando la tecnica della risonanza magnetica funzionale, Gallese e i suoi colleghi, che hanno pubblicato i risultati del loro studio su Social Cognitive and Affective Neuroscience 2, hanno osservato le risposte cerebrali a situazioni sociali riguardanti l'osservazione di sensazioni corporee vissute da altri. Ed hanno visto che nei pazienti schizofrenici ci sono attivazioni neurali diverse rispetto agli individui sani, in regioni cerebrali coinvolte durante l'esperienza soggettiva di sensazioni corporee tattili. In particolare nella corteccia premotoria - coinvolta normalmente nella percezione di sensazioni corporee e nell'integrazione del controllo motorio con le informazioni sensoriali visive, tattili ed uditive - e nell'insula posteriore, fondamentale non solo nella percezione delle sensazioni corporee ma nel distinguere il sé dagli altri in situazioni di "affettività sociale". Funzioni importanti, "perché rendono possibile il senso di possedere le proprie esperienze, come azioni e sensazioni. Ciò è quanto appare disturbato nella patologia schizofrenica", spiega Sjoerd Ebisch dell'Università di Chieti e co-autore principale del lavoro. "Le alterazioni nervose rivelate dal nostro studio potrebbero essere alla base della ridotta capacità di distinguere le proprie esperienze da quelle degli altri nelle interazioni sociali, e di comprendere intuitivamente il senso di queste stesse interazioni". Tutto è partito dai neuroni specchio, scoperti da un gruppo di scienziati dell'università di Parma, fra cui proprio Gallese, nel 1991. Sono cellule nervose che si attivano sia quando si fa una cosa in prima persona che quando si osserva un altro compiere la stessa azione. Grazie a meccanismi verosimilmente analoghi, basta scorgere

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un'emozione su un viso o percepire che la gamba di un altro viene sfiorata per simulare nel nostro cervello una sensazione corrispondente. Questo meccanismo è ciò che Gallese definisce "simulazione incarnata". "Diversi anni fa abbiamo iniziato a pensare che questa potesse essere solo la punta di un iceberg e che la stessa logica fosse applicabile ad ambiti diversi, come quello delle sensazioni e delle emozioni". Alla luce di questo modello, si è deciso di concentrarsi su due patologie in cui il tema dell'intersoggettività risulta centrale, spiega ancora il professore: la psicosi schizofrenica e l'autismo infantile, molto diverse fra loro ma con un tratto comune, ossia i problemi di relazione con l'altro. Finora queste patologie sono state studiate con un approccio "dall'alto", cognitivista, senza concentrarsi sulla dimensione "incarnata" dell'esperienza in prima persona. "Questo lavoro ne segue uno diverso ed è solo il primo di una serie", racconta ancora Gallese. I pazienti sono stati osservati a sei mesi dal primo episodio di schizofrenia. Ed è emerso che durante la "percezione sociale" - i pazienti guardavano il video di una mano toccata da un'altra mano, accarezzata o schiaffeggiata - nei soggetti schizofrenici l'area della corteccia premotoria si attivava molto meno rispetto al gruppo di controllo. E risultava tanto meno attiva quanto più gravi erano i sintomi della malattia riguardo all'esperienza del sé. L'insula posteriore, invece, che negli individui sani si "spegne" quando si osservano esperienze tattili nell'altro, nei soggetti schizofrenici rimaneva attiva. "La schizofrenia si caratterizza per un problema di confine del sé corporeo - riassume Gallese - e qui forniamo una chiave di lettura, mettendo in evidenza le basi neurali del problema chiave: non essere in grado di tracciare confini netti fra il sé e l'altro". All'estero il lavoro ha suscitato parecchio interesse. Per Georg Northoff, dell'Institute of Mental Health Research dell'Univeristà di Ottawa, si tratta di uno studio unico dai risultati importanti, "che mostrano come i pazienti schizofrenici perdono letteralmente il contatto con la realtà in quanto incapaci di integrare il loro sé con quello degli altri e quindi con l'ambiente sociale", con conseguenze di rilievo per la comprensione non solo della malattia ma del funzionamento del cervello. Già Freud aveva ipotizzato che un'alterazione nella distinzione tra "me e altro da me" fosse alla base del pensiero psicotico, sottolinea Mark Solms, curatore della nuova edizione standard integrale dei lavori psicologici del padre della psicoanalisi: per l'esperto questo lavoro "fornisce una nuova base scientifica alla sua teoria".

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Fatti della vita Carissimi, ecco qui il nostro piccolo Giulio Andrea, nato alle 18.50 del 13/02/2012. Un cucciolo di 4,020Kg per 52 cm. Ecco svelato cosa nascondevo nella panciotta tanto tonda :) A Niguarda ai nascituri regalano un piccolo libro contenente alcune foto del cielo di Milano, accompagnate da poesie,dediche e riflessioni. Io vi invio questo estratto che riguarda direttamente il nostro bambino nato con il viso rivolto al cielo. "A cosa serve il cielo" di Maurizio Bini. Gli ostetrici sanno bene che il 99% dei bambini nascono con il

viso rivolto a terra e sanno anche che grande fa quell'1% che osa guardare il cielo fin dal primo affacciarsi alla vita. Queste immagini del cielo lombardo sono per loro che hanno osato e per tutti gli altri nati che non si dimenticheranno nella loro vita di alzare gli occhi verso questa bellezza vicina, mutevole specchio della nostra grandezza e della nostra piccolezza insieme. Un progetto ambizioso? D'altro canto l'aveva già detto Eraclito in un suo frammento del V secolo avanti Cristo " l'uomo deve chiede più di quanto possa ottenere...se no a cosa serve il cielo?" Vi abbraccio forte Gabriella Esposto

Prima della terapia…

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E una donna che reggeva un bambino al seno disse: Parlaci dei Figli. E lui disse: I vostri figli non sono figli vostri. Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, E benché vivano con voi non vi appartengono. Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri: Essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime: Esse abitano la casa del domani, Che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno. Potete tentare di essere simili a loro, Ma non farvi simili a voi: La vita procede e non s’attarda sul passato. Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti. L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, E vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidatevi con gioia alla mano dell’arciere; Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco. Kahlil Gibran – IL PROFETA

Poiesis l’angolo della poesia e dell’arte (a cura di Silvia Lorè: [email protected] ) Henna di Lucio Dalla video: http://www.youtube.com/watch?v=JkJZGSZpPzA

Adesso basta sangue ma non vedi Non stiamo nemmeno più in piedi... un po' di pietà Invece tu invece fumi con grande tranquillità Così sta a me che debbo parlare fidarmi di te Domani domani domani chi lo sa che domani sarà Oh oh chi non lo so quale dio ci sarà io parlo e parlo solo per me Va bene io credo nell'amore l'amore che si muove dal cuore Che ti esce dalle mani che cammina sotto i tuoi piedi

L'amore misterioso anche dei cani e degli altri fratelli animali delle piante che sembra che ti sorridono anche quando ti chini per portarle via L'amore silenzioso dei pesci che ci aspettano nel mare L'amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare Ok ok lo so che capisci ma sono io che non capisco cosa dici Troppo sangue qua e là sotto i cieli di lucide stelle Nei silenzi dell'immensità ma chissà se cambierà oh non so se in questo futuro nero buio Forse c'è qualcosa che ci cambierà Io credo che il dolore è il dolore che ci cambierà Oh ma oh il dolore che ci cambierà E dopo chi lo sa se ancora ci vedremo e dentro quale città Brutta fredda buia stretta o brutta come questa sotto un cielo senza pietà Ma io ti cercherò anche da così lontano ti telefonerò In una sera buia sporca fredda Brutta come questa Forse ti chiamerò perché vedi Io credo che l'amore è l'amore che ci salverà Vedi io credo che l'amore è l'amore che ci salverà

… e dopo!

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Perché l’amore è duro come la morte… Sotto il melo, là con me tu fosti sposata, là ti diedi la mano e fosti risanata là dove tua madre fu violata. Giovanni della Croce I nostri corpi – sono un solo pianeta ci scambiamo i nomi ci scambiamo le viscere i nostri corpi sono un solo sangue: siamo gemelli nella ferita, la chiave dei giorni delle nostre gioie e tristezze sono i nostri corpi Adonis Non ti amo se non perché ti ho odiato un giorno tu uno e molteplice nel tuo corpo oh, com’è profondo (l’amore odiando, oh, com’è profondo l’odio – amando) Adonis L'attaccamento E' la vita per noi Come il distacco RZ

La tua vita sarà un inferno dovrai rimpiangerlo in eterno se tu mi sposerai se tu mi sposerai ti renderò triste, ti renderò infelice sarai una sola grande cicatrice se tu mi sposerai se tu mi sposerai ti schiaccerò come un insetto ti tratterò in modo abbietto se tu mi sposerai se tu mi sposerai ti odierò con determinazione conoscerai ogni afflizione se tu mi sposerai se tu mi sposerai saremo disgraziati assai se tu mi sposerai R. D. Laing Accudirò il Fuoco del desiderio Ogni istante RZ C’era una volta il mio sogno d’amore, tra l’asilo infantile e l’analista; ma dentro il cuore sempre in batticuore lo sogno ancora, stupida egoista. Patrizia Valduga Sono qui E vado via Ti carezzo E mi allontano Ti chiamo E non rispondo. Ti cerco Ma ho paura Ti aspetto Ma sto già fuggendo. E’ troppo Ma non abbastanza. S.L. Quanto amore Ci facciamo mancare … inutilmente? RZ

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Witz e Giochi per sorridere un po’ (a cura di Cristina Tegon: [email protected])

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Orthos Programma di Psicoterapia intensiva in ambito residenziale per giocatori d’azzardo problematici Direttore Scientifico : Riccardo Zerbetto - www.orthos.biz

IL PAESE DEI BALOCCHI Quando il gioco diventa patologia

Assessore al Progetto Prevenzione e Salute – Sport e Tempo Libero

Comune di Cinisello Balsamo

Dott. Giuseppe Calanni

LO STATO DELL’ARTE IN REGIONE LOMBARDIA

Avv. Stefano Zamponi - Consigliere Regione Lombardia

Programma:

Direttore del Distretto Socio Sanitario /Sert ASL di Milano

da definire

GIOCO, SALUTE E BENESSERE

Dott. Saverio Ruberti Direttore Psichiatria dell’ICP – Azienda Ospedaliera Bassini

INTERNET-ADDICTIONS

dott. Giuseppe Lavenia - Psicologo Clinico,Psicoterapeuta

GIOCO D’AZZARDO

Come aiutare il giocatore patologico

Dott. Riccardo Zerbetto - Psichiatra e psicoterapeuta e Presidente Associazione Orthos

CHE GIOCATORE SONO? Profili di giocatori a confronto

Dott.ssa Giovanna Puntellini –Counselor professional, Coordinatrice Nord Italia Progetto Orthos

GIOCO E GIOVANI – Centro Aggregazione Giovanile ICARO

Una prevenzione possibile

Nicola Basile

TESTIMONIANZE

La parola di un giocatore e la testimonianza di un familiare

Spazio dibattito

Venerdì 16 marzo 2012 alle ore 15.00

Villa Ghirlanda Silva Sala dei Paesaggi

Via Frova10 Cinisello Balsamo

Aderiscono: ASL di Milano, ICP – Azienda Ospedaliera Bassini, Unione CONFCOMMERCIO -Milano, Lodi, Monza

e Brianza - , Cooperativa IL TORPEDONE, Cooperativa PANDORA, Gruppo Prevenzione Droga.

Associazione

Orthos