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Ufficio Promozione e Sviluppo della Comunicazione L’Università ricorda il card. Carlo Maria Martini GRAZIE, RETTORE MARTINI! Entrò in Compagnia a 17 anni, fu sacerdote a 25, rettore a 42: precorse tutte le tappe «In questo momento sono diviso tra il rammarico per ciò che lascio e la gioia per ciò che mi attende. Riprendendo l’immagine di Ezechia, nel libro di Isaia, avverto anch’io che la mia tenda è stata arrotolata e portata via troppo presto! Ma sono grato per ciò ho ricevuto e mi ha arricchito nel corso di questa permanenza alla Gregoriana: tanto, da tutti, professori e studenti» (Discorso di commiato dalla Gregoriana, 28 gennaio 1980) Con queste parole “Padre” Martini – come allora era chiamato – salutava la sua Università, nella quale era stato studente, docente e infine Rettore. Era il 29 dicembre 1979: appena pochi giorni prima – il 15 dicembre – papa Giovanni Paolo II si era recato in visita alla Gregoriana accompagnato da Padre Arrupe, Preposito Generale della Compagnia. La nomina arcivescovile del Magnifico Rettore era già stata decisa, e gli sarebbe stata comunicata solo il 17 dicembre. Le cronache universitarie appuntano: «Qualcuno forse si meraviglierà che un gesuita, impegnato con un voto speciale a rifiutare ogni dignità ecclesiastica, a meno che non ne abbia ricevuto espresso ordine formale dal Papa, sia stato nominato arcivescovo di una delle più importanti sedi italiane, che ha dato in questo secolo due papi (Pio XI e Paolo VI). Rispondiamo solo che il P. Martini ha ubbidito a un espresso ordine di Giovanni Paolo II. La Gregoriana e la Compagnia di Gesù, pur nella profonda gratitudine a Sua Santità per questa prova di stima, sentono di aver fatto un reale sacrificio: per il bene della Chiesa in generale, di quella italiana e ambrosiana in particolare». Tra il Biblico e la Gregoriana Carlo Maria Martini nacque a Torino il 15 febbraio 1927. Entrò nella Compagnia di Gesù a diciassette anni (25 settembre 1944), compì gli studi di Filosofia nello studentato dei gesuiti di Gallarate (Milano), e quelli di Teologia nella facoltà teologica di Chieri, dove venne ordinato sacerdote il 13 luglio 1952, a soli 25 anni: tratto non usuale per un gesuita. Pontificia Università Gregoriana Piazza della Pilotta, 4 00187 ROMA Dr. Paolo Pegoraro: 06 6701 5634 342 5401 898 info-gregoriana@unigre.it Ufficio Promozione e Sviluppo della Comunicazione

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L’Università ricorda il card. Carlo Maria Martini

GRAZIE, RETTORE MARTINI!

Entrò in Compagnia a 17 anni, fu sacerdote a 25, rettore a 42: precorse tutte le tappe

«In questo momento sono diviso tra il rammarico per ciò che lascio e la gioia per ciò che mi attende. Riprendendo l’immagine di Ezechia, nel libro di Isaia, avverto anch’io che la mia tenda è stata arrotolata e portata via troppo presto!

Ma sono grato per ciò ho ricevuto e mi ha arricchito nel corso di questa permanenza alla Gregoriana: tanto, da tutti, professori e studenti»

(Discorso di commiato dalla Gregoriana, 28 gennaio 1980)

Con queste parole “Padre” Martini – come allora era chiamato – salutava la sua Università, nella

quale era stato studente, docente e infine Rettore. Era il 29 dicembre 1979: appena pochi giorni prima – il 15 dicembre – papa Giovanni Paolo II si era recato in visita alla Gregoriana accompagnato da Padre Arrupe, Preposito Generale della Compagnia. La nomina arcivescovile del Magnifico Rettore era già stata decisa, e gli sarebbe stata comunicata solo il 17 dicembre. Le cronache universitarie appuntano:

«Qualcuno forse si meraviglierà che un gesuita, impegnato con un voto speciale a rifiutare ogni

dignità ecclesiastica, a meno che non ne abbia ricevuto espresso ordine formale dal Papa, sia stato nominato arcivescovo di una delle più importanti sedi italiane, che ha dato in questo secolo due papi (Pio XI e Paolo VI). Rispondiamo solo che il P. Martini ha ubbidito a un espresso ordine di Giovanni Paolo II. La Gregoriana e la Compagnia di Gesù, pur nella profonda gratitudine a Sua Santità per questa prova di stima, sentono di aver fatto un reale sacrificio: per il bene della Chiesa in generale, di quella italiana e ambrosiana in particolare».

Tra il Biblico e la Gregoriana Carlo Maria Martini nacque a Torino il 15 febbraio 1927. Entrò nella Compagnia di Gesù a

diciassette anni (25 settembre 1944), compì gli studi di Filosofia nello studentato dei gesuiti di Gallarate (Milano), e quelli di Teologia nella facoltà teologica di Chieri, dove venne ordinato sacerdote il 13 luglio 1952, a soli 25 anni: tratto non usuale per un gesuita.

Pontificia Università Gregoriana � Piazza della Pilotta, 4 � 00187 ROMA Dr. Paolo Pegoraro: 06 6701 5634 � 342 5401 898 � [email protected]

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Specializzatosi in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana negli anni 1956-59, aveva conseguito il Dottorato in Teologia (summa cum laude per la sua tesi, diretta da P. Dhanis: «Il problema storico della Resurrezione negli studi recenti. Lo stato attuale della questione del problema storico-critico della Resurrezione di Cristo alla luce degli studi e dei metodi recenti», 1959).

Dopo alcuni anni di insegnamento nella Facoltà di Chieri, ritornò a Roma per laurearsi in Scrittura al Biblico (summa cum laude per la sua tesi, diretta da P. Lyonnet: «Il problema della recensionalità del codice B alla luce del papiro Bodmer XIV», 1966).

Insegnò Teologia Fondamentale nella Facoltà Teologica di Chieri (1959-62) e Introduzione generale

alla Sacra Scrittura nel Pontificio Istituto Biblico a partire dal 1962. Decano della Facoltà di Scrittura del Biblico, ne divenne giovane Rettore dal 1969 al 1978. In quegli

anni rivestiva inoltre i ruoli di membro della Pontificia Commissione biblica, della Commissione per i Rapporti Religiosi per l’Ebraismo e della Pontificia Commissione per la neo Volgata, nonché editore del Nuovo Testamento Greco (Merk) quale membro del Comitato Interconfessionale della Edizione Critica, iniziativa promossa dalla Società Biblica Internazionale.

Il 18 luglio 1978 papa Paolo VI lo nominò Rettore della Gregoriana per il triennio 1978-1981,

succedendo al P. Carrier. Quello stesso anno Paolo VI lo aveva invitato a predicare il ritiro annuale in Vaticano. Oltre che per la preparazione scientifica, P. Martini era infatti apprezzato per l’originalità dei suoi volumi sugli esercizi spirituali, che univa la luce scritturistica alla fedeltà al modello ignaziano tradizionale (cfr. Gli esercizi ignaziani alla luce di S. Giovanni, 1976; L’itinerario spirituale dei Dodici nel Vangelo di S. Marco, 1976; Gli esercizi ignaziani alla luce di S. Matteo, 1977; Gli esercizi ignaziani alla luce di S. Luca, 1977; Vita di Mosè, Vita di Gesù, esistenza pasquale, 1979).

Come Rettore diede un notevole impulso all’Istituto Biblico, curandone il rinnovamento anche materiale – come l’inaugurazione della sala conferenze detta “Paolina”, in omaggio al munifico benefattore Paolo VI – e si fece apprezzare alla Gregoriana per la sua capacità di creare un sincero clima di collaborazione fra professori e studenti. Già in quegli anni predicava corsi di esercizi ai professori presso Frascati, e venne invitato a farlo ancora una volta nel 2005, in occasione del 450° anniversario di fondazione del Collegio Romano. Da quella predicazione sarebbe stato tratto il volume “Io vi sarò propizio”. Dio consola il suo popolo (Paoline, Roma 2006).

I progetti del Rettore Martini Le cronache di quella mattina del 28 gennaio 1980, quando alle 11:20 l’Università si riunì nel

Quadriportico per salutare il proprio Rettore, riportano in terza persona il discorso di Martini, nel quale accenna quanto avrebbe voluto attuare alla Gregoriana:

«In particolare, [Padre Martini] ha detto, egli avrebbe voluto muoversi in due linee. Innanzi tutto,

sviluppare maggiormente il contatto con gli studenti, almeno con gruppi separati, se non era possibile incontrare i singoli: sarebbe stato bello cogliere cosa significava per l’insieme degli studenti il soggiorno a Roma protrattosi per qualche anno, seguendone l’evoluzione, dal primo impatto con la realtà romana sino alla partenza dall’Urbe, per studiare l’arricchimento intellettuale, spirituale ed ecclesiastico che derivava a tutti da quest’esperienza per molti tratti irripetibile.

In secondo luogo egli avrebbe desiderato inserire sempre più la Gregoriana e la sua vita nella realtà

romana, in modo che questi anni di permanenza a Roma fossero un cammino non percorso nel tunnel della metropolitana, senza poter vedere quanto esiste intorno a noi, ma in piazza, tra le gente. Occorre conoscere quanto ci circonda, dialogare, confrontarci: e in un breve inciso ha ricordato che aveva insistito perché il suo ingresso a Milano avvenisse a piedi, non in macchina, proprio per venire a

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contatto diretto con la città, nella sua configurazione, nei suoi abitanti. Tutto questo restava ora troncato, ma l’ex Rettore si augurava che altri riprendessero la sua opera.

Pensando poi a ciò che lo aspettava, l’arcivescovo si diceva lieto del compito che stava per affrontare.

Se il Papa lo avesse destinato a Milano due anni fa, si sarebbe sentito meno preparato: ma l’incontro con 2000 studenti lo aveva reso più capace di conoscere e guidare 2300 sacerdoti. In ogni modo, egli si raccomandava alle preghiere dei presenti, perché compisse con gioia il suo lavoro. A questo proposito egli ricordava quel passo della lettera agli Ebrei che raccomanda ai superiori “di assolvere [il proprio compito] con gioia, non gemendo” (Ebr 13.12), non solo perché si fa bene solo ciò che si fa con gioia, ma perché il Signore vuole essere servito in questo spirito. “Certo, mi attende un impegno difficile, ma ne sono contento, perché le difficoltà stimolano, ed è bello ciò che è difficile, e perché è difficile”.

Soprattutto l’arcivescovo chiedeva di pregare perché il suo servizio fosse utile alla diffusione del

Vangelo. In fondo, questo era un pensiero che lo aveva sempre accompagnato: anche alla Gregoriana, dove si era preoccupato che – pur nella necessaria ed insostituibile mediazione culturale e scientifica che resta l’obiettivo primo dell’università – si raggiungesse pienamente il fine ultimo, la fedeltà al Vangelo, la diffusione dello spirito del Vangelo».

Il sacramento della strada, il testimone della stella Ordinato arcivescovo nella Basilica di San Pietro il 6 gennaio 1980, Martini si sarebbe sentito

rivolgere un augurio assai vicino alla sua sensibilità dal Santo Padre. «L’Episcopato è il sacramento della strada» titola L’Osservatore Romano del 7-8 gennaio 1980 riprendendo l’omelia di papa Giovanni Paolo II. Una meditazione sul cammino di ricerca dei Magi verso il Messia che si definirà in seguito «Via».

«Dell’episcopato non si può forse dire che esso è un sacramento della strada? – afferma Giovanni

Paolo II. – Voi ricevete questo sacramento per trovarvi sulla strada di tanti uomini, ai quali vi manda il Signore; per intraprendere insieme con loro questa strada, camminando, come i magi, dietro la stella; e quanto spesso per fare loro vedere la stella, che in qualche parte ha cessato di splendere, in qualche parte si è smarrita... per mostrarla ad essi di nuovo!

[...] L’episcopato è il sacramento della strada. È il sacramento delle numerose strade, che percorre la Chiesa, seguendo la stella di Betlemme, insieme con ogni uomo. Entrate su queste strade, venerati e cari fratelli, portate su di esse oro, incenso e mirra. Portateli con umiltà e con fiducia. Portateli con prodezza e con costanza. Mediante il vostro servizio si apra il tesoro inesauribile a nuovi uomini, a nuovi ambienti, a nuovi tempi, con l’ineffabile ricchezza del mistero che si è rivelato agli occhi dei tre magi, venuti dall’oriente, alla soglia della stalla di Betlemme».

A Martini il Santo Padre riservò inoltre alcune parole ancora più dirette, proprio in riferimento alla

ricerca dei Magi: «Con gioia la Chiesa di Milano saluta questo successore, degno figlio di sant’Ignazio, stimato rettore del “Biblicum” e poi dell’Università Gregoriana a Roma. Con gioia e fiducia la Chiesa di Milano saluta colui che deve essere il suo nuovo Vescovo e Pastore, il nuovo amministratore del dono, di cui ho parlato, e il nuovo testimone della stella, di quella stella che conduce infallibilmente a Betlemme».

A questo mandato papale, il neo arcivescovo di Milano si mantenne sempre fedele.