Cronachereferendum. Un dibattito, quasi surreale, in un clima ancora ro - ... verso in molte...

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Navigando a vista Andrea Pellegrino LA NOTA DIRETTORE: ANDREA PELLEGRINO Giovedì 7 maggio 2020 www.oradicronache.it SPECIALE #CORONAVIRUS STESSO MARE SPIAGGIA DIVERSA L‘ ora di Cronache FONDATO DA MARTA NADDEI F ase 2 al via, con tanti dubbi e perplessità ma anche con tante speranze. La politica si concentra sul possibile voto estivo. Alcuni governatori, tra cui il nostro Vincenzo De Luca, vuole urne aperte a fine luglio, conso- lidando così il consenso accu- mulato durante l’emergenza Co- vid. La proposta circola già da settimane ma si scontra con la resistenza del Movimento 5 Stelle che in Parlamento vuole sostenere la linea del governo di uno slit- tamento in autunno e di un elec- tion day con amministrative e referendum. Un dibattito, quasi surreale, in un clima ancora ro- vente, pieno di incertezze e con una ricostruzione ancora lontana. a pag.4 / Esami di Stato, ancora tutto incerto SPECIALE SCUOLA Esodo e senso civico Alessandro Rizzo LA NOTA L a prima è andata bene. Nonostante un'intera Nazione non vedesse l'ora di riversarsi in strada, ieri (4 maggio per me che scrivo) la gente ha inforcato le porte di casa con prudenza, quasi con timore, ed è uscita sì, ma rispettando il distanziamento sociale e per lo più senza as- sembramenti. È un mondo nuovo quello che abbiamo trovato, almeno di- verso in molte dinamiche sociali. Confesso che per me riprendere il lavoro seguendo la vecchia routine non è stato facile né lo sarà. Probabil- mente non accadrà, nulla per me tornerà come prima e sebbene la mia prima sensazione sia stata di smarrimento, in fondo forse questo cambia- mento un po' mi affascina. Ne vorrei approfittare. L'uomo, si sa, è un animale abitudinario, che modifica i propri comportamenti per lo più se ne è costretto. Eppure è proprio la sua capacità di adattarsi che lo ha fatto evolvere nei millenni. Ecco, io confido che questa costrizione produca questo cambiamento. Poi, diciamolo, il cambiamento di qualcuno può di- ventare il cambiamento di molti. E io spero di non essere l'unico a sentirsi cambiato da questo covid... a pag.5 Gestori degli stabilimenti balneari in attesa di direttive dal governo centrale prima di dare ufficialmente il via ai lavori di montaggio: «Ci sentiamo abbadonati dalle Istituzioni, vogliamo certezze» L’EMERGENZA SANITARIA Il basket riparte solo con i tifosi La linea delle società prevede la ripresa solo con palazzetti fruibili al pubblico: in questo caso la ripartenza è pre- vista per il gennaio del 2021. Nodo stipendi: Virtus Arechi, pagati il 70% degli emolumenti ai ce- stisti blugranata. INIZIATI I LAVORI PER LA SISTEMAZIONE DEI BAR E RISTORANTI “I miei dipendenti lavorano, no alla cassa integrazione” LA DIVINA PUNTA SULLORO GIALLO/ SALVATORE ACETO Imprenditore agricolo e membro di Confagricoltura Sa- lerno, è il discendente di una storica famiglia di limo- nicoltori amalfitani, porta avanti una scelta coraggiosa e di controtendenza in un momento di crisi devastante per la Costiera Amalfitana che ha messo in ginocchio tutto il settore. Bar e ristoranti preoccupazione per il futuro Distribuzione gratuita Anno III • n. 19 «Bisognava fare come l’Univer- sità, con gli esami da remoto», ha dichiarato la professoressa del liceo Virtuoso, Onorato Dopo il lockdown per contenere la diffusione del Covid-19 c’è il ri- schio concreto di non poter riassumere a causa del dimezza- mento del numero dei coperti.

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Navigandoa vista

Andrea Pellegrino

LA NOTA

DIRETTORE: ANDREA PELLEGRINO

Giovedì 7 maggio 2020

www.oradicronache.it SPECIALE #CORONAVIRUS

STESSO MARESPIAGGIA DIVERSA

L‘oradiCronache

FONDATO DA MARTA NADDEI

Fase 2 al via, con tanti dubbie perplessità ma anche contante speranze. La politica

si concentra sul possibile votoestivo. Alcuni governatori, tra cuiil nostro Vincenzo De Luca, vuoleurne aperte a fine luglio, conso-lidando così il consenso accu-mulato durante l’emergenza Co-vid. La proposta circola già dasettimane ma si scontra con laresistenza del Movimento 5 Stelleche in Parlamento vuole sostenerela linea del governo di uno slit-tamento in autunno e di un elec-tion day con amministrative ereferendum. Un dibattito, quasisurreale, in un clima ancora ro-vente, pieno di incertezze e conuna ricostruzione ancora lontana.

a pag.4

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Esami di Stato, ancora tutto incerto

SPECIALE SCUOLA

Esodo e senso civicoAlessandro Rizzo

LA NOTA

La prima è andata bene. Nonostante un'intera Nazione non vedessel'ora di riversarsi in strada, ieri (4 maggio per me che scrivo) la genteha inforcato le porte di casa con prudenza, quasi con timore, ed è

uscita sì, ma rispettando il distanziamento sociale e per lo più senza as-sembramenti. È un mondo nuovo quello che abbiamo trovato, almeno di-verso in molte dinamiche sociali. Confesso che per me riprendere illavoro seguendo la vecchia routine non è stato facile né lo sarà. Probabil-mente non accadrà, nulla per me tornerà come prima e sebbene la miaprima sensazione sia stata di smarrimento, in fondo forse questo cambia-mento un po' mi affascina. Ne vorrei approfittare. L'uomo, si sa, è unanimale abitudinario, che modifica i propri comportamenti per lo più sene è costretto. Eppure è proprio la sua capacità di adattarsi che lo ha fattoevolvere nei millenni. Ecco, io confido che questa costrizione producaquesto cambiamento. Poi, diciamolo, il cambiamento di qualcuno può di-ventare il cambiamento di molti. E io spero di non essere l'unico a sentirsicambiato da questo covid...

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Gestori degli stabilimenti balneari in attesa di direttive dal governocentrale prima di dare ufficialmente il via ai lavori di montaggio: «Ci sentiamo abbadonati dalle Istituzioni, vogliamo certezze»

L’EMERGENZA SANITARIA

Il basket riparte solo con i tifosi

La linea delle societàprevede la ripresa solocon palazzetti fruibili alpubblico: in questocaso la ripartenza è pre-vista per il gennaio del2021.Nodo stipendi: VirtusArechi, pagati il 70%degli emolumenti ai ce-stisti blugranata.

/INIZIATI I LAVORI PER LA SISTEMAZIONE DEI BAR E RISTORANTI

“I miei dipendenti lavorano,no alla cassa integrazione”

LADIVINA PUNTA SULL’ORO GIALLO/ SALVATOREACETO

Imprenditore agricolo e membro di Confagricoltura Sa-lerno, è il discendente di una storica famiglia di limo-nicoltori amalfitani, porta avanti una scelta coraggiosae di controtendenza in un momento di crisi devastanteper la Costiera Amalfitana che ha messo in ginocchiotutto il settore.

Bar e ristorantipreoccupazioneper il futuro

Distribuzione gratuita

Anno III • n. 19

«Bisognava fare come l’Univer-sità, con gli esami da remoto», hadichiarato la professoressa delliceo Virtuoso, Onorato

Dopo il lockdown percontenere la diffusionedel Covid-19 c’è il ri-schio concreto di nonpoter riassumere acausa del dimezza-mento del numero deicoperti.

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Salerno riparte dalla stagione estivaTra dubbi e incertezza si ricominciaFOTO A CURA DI LEO CINEMATOGRAFICA

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In attesa dell’incontro in programma lunedì presso la Regione Campania inizia il montaggio delle strutture

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«Senza direttive chiare e precise da go-verno centrale e Regione non possiamoiniziare». E’ il grido disperato dei gestoridei lidi di Salerno che, nonostante l’okalla realizzazione delle strutture balnearisembrano essere ancora particolarmenterestii tanto da non aver ancora iniziato. Ilmotivo è presto detto: ad oggi, non cisono indicazioni chiare e linee guida daseguire, nel rispetto di tutte le norme an-ticontagio. Così, se da un lato i lavori perla sistemazione di bar, ristoranti e pizzerievanno avanti sono ancora fermi i lavoriper quanto riguarda i lidi. La problema-tica maggiore riguarda le strutture più pic-cole che – proprio in base alle direttivedel governo nazionale – potrebbero deci-dere se riaprire o meno. «Non abbiamoancora iniziato niente perché non cihanno dato ancora l’ok per poterci muo-vere. Noi stiamo aspettando che il Co-mune ci dica che possiamo iniziareperché farlo senza le direttive giuste è inu-tile, non si può montare e poi smontareperché non ci sono direttive particolari epurtroppo stiamo aspettando, siamo inuna situazione abbastanza precaria per-ché è una fase particolare: se non mon-tiamo lo stabilimento, il piazzale e tutto,non abbiamo neanche la possibilità nean-che di aprire il bar e la pizzeria», ha di-chiarato Lorenzo Moscariello, titolare delLido Lido di via Leucosia spiegando chela sua categoria è doppiamente penaliz-zata. « Dal governo centrale c’è bisognodell’ok con delle linee guida che ci dicanocosa fare, come e quando ma fino ad oranon abbiamo ricevuto alcuna comunica-zione che ci possa dire esplicitamente, adesempio, a quanta distanza vanno messigli ombrelloni perché noi dobbiamo rego-larci anche sulla distanza e come impo-stare il tutto – ha poi aggiuntoMoscariello - Non si monteranno le ca-bine come gli anni passati ma semplice-mente degli spogliatoi; noi ci siamopreparati a livello di sanificazione, con leattrezzature giuste e stiamo aspettando ilvia per poter cominciare». Ingenti le per-dite subite fino ad oggi perché, comespiega il titolare del Lido Lido - « ab-biamo perso tutto, compreso le feste pri-vate o gli introiti del bar e noi abbiamo lepersone che hanno bisogno di lavorareperché il nostro è un lavoro stagionale:

dobbiamo lavorare in un modo partico-lare, facendo sacrifici particolari per poterfar sì che si possa star bene durante l’in-verno». Una categoria già seriamente indifficoltà anche a causa di una serie diprovvedimenti più volte annunciati dalComune di Salerno senza mai concretiz-zarsi: «Già eravamo penalizzati perché laspiaggia non è stata fatta ma purtropponon ci voleva il Coronavirus: già eravamoprecari in tante cose – ha poi aggiunto -Non ci sentiamo affatto tutelati dalloStato, noi piccoli imprenditori vivevamoquotidianamente e ci sono piccoli negoziche sono penalizzati; il piccolo imprendi-tore è sempre quello che prende le maz-zate, a dispetto delle grosse fabbriche eabbiamo sentito annunci di soldi stanziatima non arriva niente a nessuno. Lo Statogarantiva questi prestiti ma le banche nonli accettano proprio, a meno che non sitratti di grandi imprenditori, già ricchi econ possedimenti loro. In tutte le disgra-zie c’è sempre chi prende le batoste e chi,invece, risolve i propri problemi e così èstato sempre ma noi dobbiamo uscire daquesta situazione, dobbiamo tutelare inostri ragazzi, i nostri piccoli e noi comestabilimento balneare non ci siamo per-messi di muovere niente: potevamo ini-ziare alla buona ma se poi l’indirizzo nonè giusto? Con tutti gli impegni e le coseda fare per tutelare le persone perchédobbiamo avere chi, magari, all’ingressomisura la febbre, la sanificazione deibagni, delle docce, lettini e sedie a sdraiopiù volte al giorno perché noi dobbiamotutelare i nostri clienti». A Salerno, glianni passati, già dal 15 giugno si inaugu-rava la stagione estiva con l’apertura deglistabilimenti balneari; ad oggi, non è an-cora detta l’ultima parola ma non c’ètempo fa perdere. «Abbiamo ancora unagrossa chance per poterci organizzare inuna certa maniera ma bisogna muoversi;il presidente della Regione e il governodevono capire che non c’è tempo da per-dere e dobbiamo far girare l’economianella nostra regione», ha aggiunto infineLorenzo Moscariello. Della stessa opi-nione anche Arturo Giglio, numero unodell’Isla Bonita che ha spiegato come dal4 maggio, inviando la pec al prefetto, sipuò comunicare la manutenzione, quindil’avvio dei lavori per il montaggio dei lidima «ad oggi non abbiamo direttive, lineeguida da parte della Regione o del go-verno centrale per quello che riguarda il

distanziamento ele procedure perpoter riaprire»,ha dichiarato Gi-glio, sottoline-ando che la datadella riapertura èancora incerta:«Non sappiamose possiamoaprire il 18 mag-gio, il 1 giugno oil 18 giugno maquesto è un pas-saggio fondamen-tale per avviare ilavori perché perpoter sistemare esquadrare unaspiaggia a di-stanza abbiamobisogno delle misure, dei dati concreti al-trimenti nessuno parte a montare unaspiaggia, lettino e ombrelloni, senza sa-pere le distanze anche perché ci sonotanti lidi che hanno spiagge un po’ piùpiccole e a quel punto devono fare i contiper capire se conviene o meno aprire».Come anticipato, il problema maggiore ri-guarda chi ha a disposizione una spiaggiadalle dimensioni reali perché, comespiega il titolare dell’Isla Bonita, «chi èfortunato come noi che ha una spiaggiagrande ha un’esigenza diversa, si riesce asistemare gli ombrelloni con le dovute di-stanze mentre altri possono avere delledifficoltà e bisognerebbe cercare di capirele esigenze dei lidi più piccoli. Ad ognimodo, il governo è in forte ritardo. Siamoancora in tempo per salvare la stagionebalneare? No, non credo». Gli anni pas-sati, il mese di maggio era sinonimo di“estate” con la spiaggia montata e i bar eristoranti già aperti. «Siamo partiti neigiorni scorsi per il montaggio del bar e perun mese almeno siamo concentrati a fareil montaggio ma nello stesso momentodobbiamo cercare di fare abbonamentima mezza estate è compromessa – ha di-chiarato Arturo Giglio - L’anno scorso èstata un’estate abbastanza lunga e que-st’anno siamo in forte ritardo. Non ci sen-tiamo affatto tutelati dalle istituzioni,

anzi». Un settore che non sembra vederemargini di miglioramento nonostante in-cida molto sul Pil nazionale. «Io speroche il 18 maggio sia la data giusta persbloccare e riaprire ma se andiamo oltresi peggiora già una situazione abbastanzacompromessa», ha poi dichiarato il tito-lare dell’Isla Bonita. Medesime difficoltàanche per il ristorante Kursaal di via Ge-nerale Salvador Allende: «Noi abbiamola riapertura il primo giugno e la ripresanon sembra positiva. La situazione è ab-bastanza drammatica, noi non abbiamoancora aperto e non sappiamo cosa ciaspetta ma, almeno per la situazione bar,prevedo il buio più totale e questo valeanche per i ristoranti – ha dichiarato la ti-tolare - Ci sentiamo totalmente abbando-nati dalle istituzioni perché noi nonabbiamo né tutele né garanzie: quandoapriremo lo faremo con la metà della ca-pienza ma con le stesse identiche spese enon parlo di un’attività piccola: noi ab-biamo dipendenti, grandi spese e dal mo-mento in cui riapriamo, tutto torna allanormalità ma con la metà della ca-pienza». Anche in questo caso, la perditasubìta è notevole perché, dice amareg-giata, «noi cominciamo a lavorare damarzo e il lavoro grande lo abbiamo giàperso con comunioni, banchetti e tuttociò che ne consegue».

Lidi senza cabine ma con spogliatoriSi riparte (forse) nel mese di giugnoDI ERIKA NOSCHESE

STRUTTURE BALNEARI / LE OPINIONI DEI PROTAGONISTI

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Per Lorenzo Moscariello del Lido Lido «abbiamo ancora una grande chance ma non possiamo perdere tempo»

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Incertezza economica e occupazionale,disagi per la clientela che si traducono inun calo dei ricavi. È questo il messaggioche giunge dai titolari di attività che negliultimi tre giorni, con l'inizio della "Fasedue", hanno riaperto i battenti dei proprilocali per consentire la vendita non soloa domicilio ma anche da asporto dei pro-pri prodotti. Nonostante il dietrofront diDe Luca, tuttavia, che ha allentato le pe-santissime restrizioni imposte originaria-mente per le consegne a domicilio, nontutti hanno buone speranze per il futuro."Si tratta di una decisione nei tempi, manon adatta alle nostre esigenze - com-menta Marco Zita, patron del Gran CaffèSant'Andrea - installare un tavolo al-l’esterno per far ritirare gli alimenti e altroalle persone e alla clientela è una scioc-chezza. Potrebbero tranquillamente riti-rare ciò che a loro occorre al bancone,ovviamente con tutte le precauzioni delcaso". Tanti i timori e le incertezze soprat-tutto sulle ricadute occupazionali (nega-tive) che potrebbe avere una riaperturatroppo procrastinata in avanti: decine igiovani salernitani che potrebbero rima-nere senza lavoro, alimentando la saccagià colma del precariato e del disagio so-ciale. "La situazione economica e‘ disastrosa -continua - purtroppo siamo costretti anon riassumere giovani a lavoro per ilcalo di affluenza e delle normative vi-

genti". Resta un punto interrogativoaperto, per il titolare del Caffè Sant'An-drea, anche sull'efficacia delle misure diagevolazione fiscale prospettate dalle isti-tuzioni locali e nazionali. "Penso stianoesagerando con le restrizioni - conclude -nonostante dicano che ci saranno altri in-centivi, come la riduzione della Tosap ele occupazioni di suolo pubblico, ciò noninfluisce in meglio sulla situazione tragicadel momento: bisogna riaprire tutto e ve-dere l’evolversi delle cose". Ancora piùdubbi sul fronte della ristorazione, con glioperatori che in alcuni casi hanno decisodi attendere ancora qualche giorno perscegliere definitvamente come riprendereil proprio servizio offerto alla clientela.Come nel caso del "Pacchero" di ClaudioRusso, che da venerdì tenterà - dopo averpuntato da sempre ed esclusivamentesolo su un servizio ai tavoli per una clien-tela di livello medio-alto - la via del deli-very e della consegna a domicilio."Abbiamo scelto per questo fine setti-mana di riaprire sia con l'asporto che conla consegna a domicilio - afferma il gio-vane chef del locale - Non abbiamo sceltodi partire prima perchè non c'erano lecondizioni per poterlo fare. Viste le ordi-nanze, con una maggiore mobilità daparte delle persone, ci sarà la possibilitàdi ritirare i piatti pronti con più sempli-cità. Punteremo su piatti semplici, che inostri clienti potranno gustare diretta-mente a casa". Anche da quest'esperienzaviene al pettine il nodo della valanga oc-cupazionale. "La forza lavoro diminuirà

perchè i coperti saranno ovviamente ri-dotti - aggiunge - Non potremo avere lostesso numero di dipendenti di prima:partiremo se tutto va bene con la metà deicoperti. Fortunatamente, però, il Comune di Sa-

lerno pare ci consentadi fruire di una por-zione maggiore disuolo pubblico ri-spetto a prima del-

l'emergenza: contiamo sulle belle gior-nate estive per recuperare". Abbastanza scettico, invece, Luca Ca-staldi, titolare di I Love Piadina, a pochipassi dal Grand Hotel Salerno. "È ancora presto per tracciare un bilancio- commenta - Certo le prime giornate nonsono state particolarmente entusia-smanti". A contribuire ad una ripresa nonparticolarmente rosea, aggiunge, sonostati gli uffici, "attivi solo al 30-40%".

Lo spettro della disoccupazioneincombe su bar e ristoranti

DI ANDREA BIGNARDI

PARLANO I TITOLARI DELLE ATTIVITÀ RISTORATIVE

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Dopo il lockdown c’è il rischio concreto di non riassumere a causa del dimezzamento dei coperti

...Sotto il profilo economico gli effettidella catastrofe potrebbero emergereda qui a poco. Sono ancora numerosele attività che non hanno alzato le pro-prie saracinesche, altre pensano addi-rittura di non riaprirle più. Per i varisettori mancano indicazioni chiare, so-prattutto per i ristoranti ma anche per

gli stessi stabilimenti balneari e pertutto il comparto turistico, fortementedanneggiato dall’emergenza sanitaria.In una terra che vive di turismo la maz-zata è pesantissima, con migliaia di la-voratori e stagionali che si ritroverannosenza lavoro. Le misure fino ad ora adottate dal go-

verno centrale sono ancora scarse enebulose, con una collaborazione mi-nima da parte delle banche. Insommac’è tutto il sospetto, ad oggi – con lasperanza che non sia cosi – che si dovràmettere in moto l’ormai consolidatastrada «dell’arrangiarsi» per non affogaredefinitivamente.

Una missione impossibile che si basasi una approssimazione e su una reale(in alcuni casi) mancanza di cognizionedel problema, nonostante le centinaiadi persone che compongono le diversetask force al servizio di Giuseppe Conte.Siamo in pratica in un mare di guaimentre si naviga ancora a vista.

DALLA PRIMA PELLEGRINO

4 Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.itIl fatto

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rendiamo atto che qualche provvedimentoda parte della Regione ha lasciato fuori in-tere categorie, che sono gli odontotecnici,i fotografi, le autoscuole". Bruno Milo, di-

rettore generale dell'Ebac (Ente Bilaterale ArtigianatoCampania), lancia al contempo un grido d'allarme e unmessaggio di grande speranza ed ottimismo per quantoriguarda la vita futura del comparto artigianale campano,che conta 150.000 lavoratori e 75.000 imprese. Se da unlato, infatti, alcune categorie costrette a rimanere apertedurante la crisi pandemica non sono riuscite ad ottenereun adeguato ristoro economico, al contempo la solu-zione al crash totale del tessuto produttivo campano èstata rappresentata proprio dal ricorso alla bilateralità,una correlazione biunivoca tra dipendenti e datoriali ca-pace di superare inefficienze e storture della classicacontrattazione fondata sul ruolo centrale dei sindacati. Grazie al Fondo bilaterale di solidarietà artigianale, in-fatti, è stato possibile erogare in anticipo risorse ad im-prese e dipendenti, ottenendo prestazioni decisamentemigliori e più tempestive rispetto a quelle di enti previ-denziali come Inps e casse private.Le piccole e medie imprese in Campania ancor più cheal Nord rappresentano il vero e proprio cuore del tessutoimprenditoriale, e tra queste ancor più quelle artigiane,intese in un'accezione particolarmente ampia."La nostra è una categoria che conta 150.000 lavoratorie 75.000 imprese. Le piccole aziende artigiane che hanno una media da 1a 12 dipendenti individuano un settore che spesso èstato sottovalutato. In Campania, però, sono questi i settori che realmentecontano. Bisogna tenere conto che il settore dell'artigianato al suointerno conta oltre trecento mestieri diversi, che spa-ziano dai servizi alla persona, a quelli alla città, pen-siamo ad esempio ad idraulici, elettricisti, impiantisti,senza dimenticare settori produttivi come quello dellaceramica e della piccola manifattura".

Tutte attività che rivestono un'imprescindibile fun-zione sociale nel nostro territorio"Basti guardare cosa sono le nostre città con i negozichiusi e le attività artigiane chiuse: il contesto si mostraassolutamente desolato".

In base ai report recentemente pubblicati sul sito del-l'Ebac, si può osservare come le imprese artigianesiano riuscite a beneficiare di contributi economicianti-crisi in tempi rapidi: com'è stato possibile?"Il segreto del successo è stato il sistema della bilateralità(Confartigianato, Cna, Claai, Casartigiani). Queste quattro associazioni di categoria rappresentanoi datoriali, mentre Cgil, Cisl e Uil regionali rappresen-tano i dipendenti. L'ente bilaterale della Campania ènato venticinque anni fa, proprio perchè nella piccolaimpresa non era possibile avere la solita contrapposi-zione tra sindacato e datoriali, ma un grande spirito dicollaborazione. L'artigiano è colui che in prima persona lavora insiemeai suoi dipendenti in quanto impegnato in prima personanel suo lavoro. Si è costituito dunque un ente che porta avanti una po-litica di collaborazione a fronte di un obbligo di legge

sancito nel 2016: sulla base del D.Lgs 148/2016, tutte leimprese artigiane - da uno a quindici dipendenti - sonotenute a pagare una quota irrisoria, pari sostanzialmentead un caffè al giorno, al Fondo bilaterale di solidarietàartigiana".

Quali benefici ha generato questo meccanismo?"Questa collaborazione tra le parti ha prodotto un si-stema di welfare che copre sia i titolari che i dipendenti.Abbiamo una carta dei servizi sulla base della quale riu-sciamo a dare un supporto, ad esempio, alle imprese chedevono adeguare la sicurezza sui luoghi di lavoro. Al contempo, ai dipendenti diamo un contributo di fe-deltà al titolare. Se un dipendente lavora presso unazienda, gli diamo un contributo a fondo perduto anchead esempio per la gestione del suo welfare familiare".

Un impianto consolidato che è stato un po' nell'ombrafino ai giorni nostri, ma che ha mostrato la sua effica-cia proprio in questa fase di pandemia."Mentre oggi il grande istituto Inps è in grande difficoltàe non è riuscito ancora del tutto a pagare la Cig in derogaper alcuni settori delicati come il commercio e l'indu-stria, ad oggi abbiamo già pagato 2251 lavoratori solo inCampania, mentre a livello nazionale ci attestiamo oltrequota 400mila, per via del fatto che in alcune regionicome Lombardia e Veneto abbiamo una presenza note-volissima delle imprese del settore artigiano".

A quanto ammontano i contributi corrisposti ai lavo-ratori?"In soldoni, corrisponderemo duemila euro netti per lenove settimane ai dipendenti delle imprese appartenenti

al fondo. Con le aziende chiuse le alter-native sarebbero state due: o iltitolare avrebbe dovuto pagare

gli stipendi oppure queste risorse sarebbero rimastesenza paga, vista l'impossibilità di procedere ai licenzia-menti. Una volta acquisito il mestiere è fondamentale che il la-voratore resti come risorsa all'interno dell'impresa. Concirca tre-quattrocento bonifici al giorno erogati il nostroobiettivo è quello di erogare le somme a 5500 imprese che solo sulnostro territorio mettono insieme oltre 15500 lavoratoriper i quali è stata fatta richiesta. E' nostro obiettivo darea tutti loro una risposta operativa: è questa la nostra mis-sion".

I provvedimenti assunti da Palazzo Santa Lucia e Pa-lazzo Chigi sono stati graditi alla categoria che lei rap-presenta?"Speriamo che arrivino presto risposte sia dal Governoche dalla Regione Campania: prendiamo atto che qual-che provvedimento da parte della Regione ha lasciatofuori intere categorie, che sono gli odontotecnici, i foto-grafi, le autoscuole. Questo magari non per deliberate cattive intenzioni maperchè non sono state magari ascoltati adeguatamentecoloro che fanno parte di determinati settori e che vi-vono di questo lavoro. Non si capisce perchè un parrucchiere possa avere uncontributo ed un odontotecnico no. Ad alcune categorie alle quali è stata data la possibilitàdi restare aperte è mancata comunque la clientela, perquesto sono stati penalizzati doppiamente.Sono rimasti aperti senza poter di fatto fruire dei contri-buti regionali".

Andrea Bignardi

....Ma torniamo all'esodo, unico effettoprevedibile della riapertura. Le personenon si sono viste per due lunghi mesi, fa-miliari, parenti, fidanzati, amici smaniosialmeno di guardarsi negli occhi. Eppurefa piacere sapere che tutto sommato icomportamenti della gente siano staticomposti. In treno o in auto, pur con lanecessità di controlli, della sentita e con-creta presenza dello Stato nelle sue arti-colazioni, appare evidente a tutti che asalvarci potrà essere solo il buon senso

e la correttezza. È fondamentale che lagente capisca questo, che per un egoi-smo d'affetto non si deve mettere a ri-schio la vita del prossimo, dei propricari.Intanto però non si può continuare astar fermi, l'economia deve girare, oraancor più, che le misure di sostegnodello Stato hanno un prezzo e ce ne ac-corgeremo a breve.Confidiamo che la costrizione al lavoroflessibile, allo smart working e alle con-

ference call ci abbia insegnato che certinuovi metodi possono anche diventareuna regola diffusa, ordinaria. E non alsolo scopo di rendere asettici determi-nati tipi di rapporto, quanto invece perconsentirci di ritagliarci tempo per le fa-miglie, tempo per noi. Questa settimanaho limitato il lavoro alle sole mattine enon per prudenza, ma perché non me lasono sentita di staccarmi brutalmentedai miei bambini; ho voluto continuaread aiutarli con la didattica a distanza.

E speriamo anche che il pensiero libe-rale, in sé non certo antietico, possa fon-dersi con una consapevolezza socialemaggiore, figlia di una presa di co-scienza: che ci sono settori dello Stato icui capitoli di bilancio non possonochiudersi col segno più davanti. Nellasanità, nella scuola, nel terzo settore eanche nei trasporti, lo Stato i soldi lideve spendere, seppure senza sprechi. Sichiama investire. Investire nelle persone,nei ragazzi, nel futuro.

Il direttore generale dell’Eb-bac: “La collaborazione tra leparti ha prodotto sistema diwelfare che copre sia titolariche dipendenti. Noi abbiamofatto fronte alle loro richiestee alle loro problematiche”. Ilnumer uno dell’Ente Bilate-rale Artigianato Campania),lancia al contempo un gridod'allarme e un messaggio digrande speranza ed ottimi-smo per quanto riguarda lavita futura del comparto arti-gianale campano, che conta150.000 lavoratori e 75.000imprese. Le piccole e medie imprese inCampania ancor più che alNord rappresentano il vero eproprio cuore del tessuto im-prenditoriale, e tra questeancor più quelle artigiane,intese in un'accezione parti-colarmente ampia.

Bruno Milo: “Tante categorie lasciate fuori dal provvedimento della Regione Campania” “P

DALLA PRIMA RIZZO

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5Giovedì 30 aprile 2020www.oradicronache.it Il fatto

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Appuntamenti telefonici per garantire ildistanziamento con la clientela e ridurregli assembramenti, installazione di came-rini temporanei e igienizzazione dei capicon divieto di provare quelli esposti alpubblico. Sono queste alcune delle prin-cipali novità introdotte dalle più blaso-nate casate di moda milanese perinnovare i propri showroom in vista dellaripartenza successiva all'epidemia daCovid-19. Occorrerà infatti ripensare ra-dicalmente la vendita al dettaglio dell'ab-bigliamento, basato fino a meno di duemesi fa sul contatto ravvicinato dei clienticon i consulenti dei negozi. Ma se in re-altà come quella meneghina o romanasarà relativamente più semplice riusciread ammortizzare i maggiori costi deri-vanti dal riassetto dei locali, oltre a quellifissi per la sanificazione, nel contesto sa-lernitano già in crisi far fronte a questenuove esigenze in vista della ripartenzanon sarà semplice.

L'ABBIGLIAMENTOPochi sono a Salerno i negozi "griffati" eil cui marchio è nato in città senza far levasu brand esteri o comunque nazionali:Vog di Sabatino Senatore è uno tra que-sti. Per esercizi di questa categoria, che inquanto tali annoverano più filiali (quattronel caso specifico) e dipendenti, occor-rerà ripensare tutto per non soccombere."Ci troveremo di fronte alla necessità difare scelte difficili a livello aziendale perla nostra sopravvivenza - commenta - Ma

non siamo nemmeno convinti su comeprocedere per via del fatto che non ab-biamo contezza su quanto la crisi possacondizionare il nostro modo di lavorare"."Non abbiamo ricevuto ancora direttivesu come operare la riorganizzazione - ag-giunge - E questo ci provocherà ancoraulteriori difficoltà".Un'idea potrebbe essere quella di svilup-pare un campionario di merci da igieniz-zare, proprio come stanno procedendo afare gli atelier milanesi. "Ma questo - con-tinua - comporterebbe ulteriori costi im-possibili da sostenere. Saremmo costrettia chiudere alcune nostre filiali". "Più re-gole si impongono, più il consumatore fi-nale andrà in panico. I capi sicuramentesaranno igienizzati con strumenti a va-pore - afferma Giuseppe Saetta, di Zen-zero - Ma di certo sarà difficile ragionareper appuntamento come nelle grandiboutique o negli atelier da sposa. Nullasarà come prima ma dovremo comunquecontinuare a puntare sull'immediatezza esul sorriso. Acquistare capi di abbiglia-mento non è come farela spesa". "Riapri-remo sulla basedi notiziepoco rassi-curanti checi arrivanod a im e d i a ,con unatotale in-cer tezzasia dalpunto di

vista sanitario che economico - continua- Risentiremo della chiusura di bar e ri-storanti, nonostante l'allungamento dellagiornata sicuramente lavoreremo inmodo ridotto". I dubbi più rilevanti ri-guardano la tenuta economica delle atti-vità, visto il blocco delle cerimonie e deglieventi, principali attrattori degli acquistiper le boutique. "Andrebbe bloccato il versamento del-l'Iva da marzo a dicembre: i nostri negozisono sia con la merce sia autunno-inver-nale che primaverile-estivo". E lancial'appello all'intera categoria: "Siamoquattro milioni tra dipendenti e titolari -conclude - Dobbiamo riuscire a far arri-vare la nostra voce da Bolzano fino a Pa-lermo". Unica soluzione a cui possono puntare i

commercianti è rappresentata da una ra-dicale revisione del rapporto con la clien-tela. "La riapertura delle attivitàcommerciali con tutte le restrizioni previ-ste che, tra l'altro stiamo già organiz-zando e pensando in una sorta di faseintermedia, porta ad un nuovo modo diintendere il rapporto con la clientela - af-ferma invece il titolare di Manù Calzature- Un rapporto che per noi non ha comeunico frangente quello della vendita masi arricchisce di aspetti emozionali chefanno di ogni acquisto un'esperienza! Bisognerà allora creare una nuova fideliz-zazione basata sulla sicurezza da trasmet-tere al cliente, che si traduce inun'attenzione maniacale alla salubrità deilocali e, soprattutto, basato sulla conside-razione vera della sua serenità emotiva".

Il settore cambia radicalmente: l’acquisto da esperienza emotiva a“digitale”

DI ANDREA BIGNARDI

ABBIGLIAMENTO/ L’OPINIONE DEI PROTAGONISTI

www.oradicronache.it L’Ora di Cronache oradicronache

I commercianti salernitani a lavoro per cercare nuove soluzioni, la riapertura sembra essere un miraggio

6 Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.itIl fatto

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"Non ho messo i dipendenti della miaazienda in cassa integrazione. Lavoranocon me, soffriamo insieme e gioiamo in-sieme per continuare ad essere sentinelledella Costiera Amalfitana". SalvatoreAceto, imprenditore agricolo e membro diConfagricoltura Salerno, è il discendentedi una storica famiglia di limonicoltoriamalfitani, porta avanti una scelta corag-giosa e di controtendenza in un momentodi crisi devastante per la Divina. Il turi-smo internazionale è azzerato, le strutturealberghiere chiuse come non accadevadal 1943, l'anno più buio del secondoconflitto mondiale. E la seconda fonte di sostentamento perla Divina, il suo "oro giallo", è messo a re-pentaglio da una serie di criticità chevanno ben oltre il Covid-19. Le franedello scorso 21-22 dicembre hanno infattimesso a dura prova la struttura di unabuona parte dei caratteristici terrazza-menti ove si svolge la coltivazione dello"sfusato". E prima ancora, l'ondata di maltempoche si abbattè sul nostro territorio nelmaggio dello scorso anno, uno dei piùpiovosi degli ultimi trent'anni, aveva di-strutto buona parte della fioritura. Risul-tato: la produzione di quest'anno èdimezzata. Nessuno di questi eventi de-vastanti hanno fermato la sua azienda:"Dobbiamo far sentire i nostri dipendenti- afferma - importanti e non inutili".

Come mai ha scelto di continuare a farlavorare i suoi dipendenti al completoin questa stagione?"Ci sono due motivi alla base della miadecisione: da un lato il nostro territorionon può conoscere l'abbandono, dall'al-tro non avrei potuto abbandonare i mieidipendenti. Avrei potuto iniziare un po'-più tardi, mi sarei potuto fermare. Ma hopreferito mantenerli in forza tutti, avvan-taggiandoci cosi anche a livello temporale

sulla raccolta".

La sua è stata una scelta coraggiosa. "Non ho regalato nulla ai miei operai, chesi sudano la pagnotta. Lavorare nei ter-razzamenti significa salire e scenderesenza sosta per ore".

Nei mesi scorsi si è parlato di un boomdello sfusato amalfitano, inquadratocome antidoto al Covid-19. Ma i datisulla raccolta non collimano. Si è trat-tato di semplice fervore mediatico o ef-fettivamente c'è stato un rilancio diquesto prodotto?"All'inizio dell'epidemia c'è stato ungrande racconto, per certi versi molto fan-tasioso, legato al limone come antidoto alCoronavirus. E'fondamentale per innal-zare le difese immunitarie, è un vero toc-casana ma purtroppo non è la panacea ditutti i mali".

Dunque a cosa è stato dovuto l'aumentovertiginoso dei prezzi?"Non è stato legato all'aumento della do-manda ma alla scarsità dei prodotti. InCalabria ed in Sicilia, dove hanno unastagionalità leggermente più precoce dellanostra, stanno avendo non pochi pro-blemi con la produzione. Noi abbiamosubito un calo di produzione del 50-60%quest'anno".

A cosa è stato dovuto?"Alle temperature dello scorso anno. Amaggio quando eravamo nel top della fio-ritura abbiamo perso molti limoni. Venivamo da due stagioni di piena con-secutive, questo è un anno di forte scar-sità. Inoltre veniamo dal disastro del21-22 dicembre dove molti terrazzamentisono collassati".

Le frane del dicembre scorso potevanorappresentare una tragedia umana perla Divina, eppure non lo furono. I dannieconomici però sono stati notevoli: ilsupporto delle istituzioni per superarli

c'è stato?"Abbiamo dovuto in molticasi dovuto provvedere au-tonomamente: non pote-vamo lasciare tutto comestava. Avevamo in campoalcune trattative sul tavolodella Regione, con l'obiet-tivo di mettere in campo unvero e proprio piano Mar-shall per la ricostruzionedei terrazzamenti. Tutto fi-nito a causa del Coronavi-rus: non abbiamo tempo nèmodo di predisporre le con-cessioni edilizie necessarie,e i notevoli adempimentiburocratici richiesti".

"Ho deciso di non far sentire inutili i miei dipendenti in questa fase"

DI ANDREA BIGNARDI

L’INTERVISTA / LA DIVINA PUNTA SULL'ORO GIALLO

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La storia di Salvatore Aceto, limonicoltore che ha scelto di proseguire l'attività dopo un anno devastante

7Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.it Le storie

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Oggi ospitiamo l'avvocato Carmelo Pace, attore di TerminiImerese impegnato istituzionalmente in FITA, la FederazioneItaliana Teatro Amatori, da vari decenni e dal 2008 PresidenteNazionale. Cosa vuol dire per lei coltivare un hobby come la recitazionee ritrovarsi poi a rivestire la carica presidenziale FITA, as-sociazione che conta circa 25000 iscritti in tutta Italia?«Da quando ricopro questo ruolo nella Fita ho dovuto evoluto fortemente dedicarmi anima e corpo alla nostra Fe-derazione che negli anni ha raggiunto grandi traguardi nonsolo per il numero degli iscritti, ma anche per la quantità equalità delle iniziative che promuove a livello nazionale esul territorio. Non dimentichiamo che siamo strutturati intutta Italia con comitati regionali e provinciali, ognuno deiquali, oltre ad essere riferimento delle singole associazioni,organizza rassegne e festivals teatrali».La FITA è l'Ente teatrale più longevo e numeroso d'Italia.Da cosa dipende il suo successo e perché le compagnie se-condo lei scelgono FITA?«L’essere sul campo dal 1947 è già un motivo di forte radica-mento nel panorama del Teatro amatoriale. Negli anni èsempre più cresciuta tra le compagnie teatrali l’esigenza difar parte di una rete e di avere un riferimento organizzato,non solo per essere meglio rappresentate presso enti pubblicie privati, ma anche per avere una qualificata assistenza-con-sulenza nella gestione, un costante aggiornamento artisticoper i numerosi corsi che organizziamo e maggiori occasioniper scambi teatrali anche internazionali. Le compagnieteatrali vedono ormai la Fita come la loro casa naturale. LaFederazione ha inoltre collaborazioni con il Ministero delloSpettacolo e con il Ministero delle Politiche Sociali, con ilMIUR, con diverse Università nei territori, Regioni e Comu-

ni».La pandemia in corso ha stoppato il teatro in questoperiodo, quali erano le prospettive della Fita per quest'an-no?«Ci tengo subito a precisare che le prospettive non sonomutate, sono solamente sospese. Certo erano già in corsomanifestazioni ed eventi nazionali e sul territorio e a tuttociò si aggiunga che ad Aprile avrebbe dovuto svolgersi ilnostro congresso nazionale per il rinnovo delle cariche. Ciauguriamo di poter riprendere presto il nostro cammino».Quali sono dunque le prospettive post covid 19?«Intanto ci siamo preoccupati del “durante”: attraverso ilweb abbiamo promosso diverse iniziative per mantenereattive le nostre compagnie ed il rapporto con il pubblico.“Restiamo a casa in compagnia..del Teatro” ha permesso difar visionare tanti spettacoli in video messi in scena dallenostre compagnie e poi due progetti dedicati ai ragazzi: “LaFita racconta” e “Radio Pinocchio”, con le quali abbiamovoluto dare anche uno strumento agli insegnanti che tantohanno faticato per far funzionare la didattica a distanza. Ildopo Covid sarà la rifondazione dello spettacolo dal vivo:non si sa come e quando riprenderà il teatro ma noi siamocerti di poter dare un forte contributo partendo dai territori,dal nostro pubblico che abbiamo fidelizzato in tutti questianni, confidando sulla grande passione e forza di volontàche da sempre ha contraddistinto il teatro amatoriale e lecompagnie Fita in particolare».

*officina teatrale “Primomito”

«La mia vita al serviziodel teatro amatoriale»

SPAZIO TEATRO IL RACCONTO

Carmelo Pace, presidente NazionaleFita: «In campo dal 1947»

La mascherinadi Robertino

di Vincenzo Benvenuto

Diciamocela tutta:larga parte di noi,a Salerno, inC amp a n i a ,non ha avutoesatta perce-zione dellapandemia. Al netto delle360 e passa vit-time e dei fami-liari che quellemorti hanno dovuto pian-gere (in solitaria), infatti, abbiamo vissutoun po’ il covid-19 nelle retrovie, in trincea;e questo mentre regioni e città del nordhanno visto sfilare nelle proprie strade ca-rovane di camion militari trasformati inurne cinerarie. Io, per esempio, pur attenendomi più omeno scrupolosamente alle disposizionianti covid, ho avvertito il pericolo di morteda pandemia come Montalbano il rischiodi vedersi servire da Enzo il luccio anzichéla consueta triglia di giornata: un’eventua-lità, cioè, alquanto remota. Tutto questo, fino al 2 maggio scorso. Nellospecifico, fino a quando il commissariostraordinario all'emergenza coronavirus,dottor Domenico Arcuri, non ha sbandie-rato in diretta tv le mascherine per i bam-bini: piccole fibre di poliestere su cui, pro-babilmente per anestetizzare il senso dicostrizione dei pargoletti, sono stati im-presse le immagini colorate di eroi ederoine, animali e fiori. Nel momento stesso in cui il sorridentecommissario mostrava quelle mascherinea favor di telecamera, ho acquisito pienacontezza dei disastri causati dal covi-19.La mia mente è andata subito alle milleintemperanze di un bambino nel suo lungoe scostumato approccio con il mondo econ l’altro da sé. Il toccare, l’annusare, il capitombolare,l’infrattarsi in corpi, selve e straducce. Attività indispensabili, queste ultime, co-strette a essere mediate da un ostacolofisico, la mascherina per l’appunto, e daun altro, non meno invalidante ed estra-niante, come il peso dell’apprensione deigenitori. Al pensare ciò, allora, scaglie di freddohanno preso in ostaggio la mia spina dor-sale. Per un attimo, mi è mancato il respiro.E immediatamente, dalle risacche dellamia memoria, è riaffiorato lo sketch diMassimo Troisi in “Ricomincio da tre”,quando il Gaetano del compianto artistaspinge l’impacciatissimo Robertino ad aprir-si alla vita, se vuole evitare che i complessimentali diagnosticatigli da “mammà” sitrasformino in un’orchestra intera che tro-neggia nel cervello.Ecco, a immaginarmi come la mamma ipe-rapprensiva di Robertino al cospetto di unmio figlio per evitargli un possibile contagio,proprio non mi ci vedo. Da figlio, parimenti, al solo pensiero di es-sere confinato nella torre eburnea del di-stanziamento sociale, sia pure a difesadalla pandemia, mi provocherebbe unacrisi di rigetto spropositata.Da padre o da figlio, quindi, implorerei ilvaccino con la stessa veemenza con cui ilcieco impetra la vista. Nell’attesa, che tu sia genitore o figlio,non ti resta che accettare le limitazioni atutela della salute, nostra e degli altri.

di LUANA IZZO*

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8 Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.itLe Rubriche

MUSIC O'CLOCK di Antonio Sica

ORA CHE TI ASCOLTO BENE, GAZZELLE!

Dopo aver attraversato il momento piùbuio di questa sorta di incubo esistenzialepossiamo trarre e recuperare degli spiraglidi luce, musicale in questo caso, che cihanno dato speranza e ossigeno anchese tra quattro mura. Tra queste c'è sicu-ramente il ritorno homemade di FlavioPardini, in arte Gazzelle. Un romanticodei tempi moderni, capace di avvolgereun sound elettropop a ricordi intensi emalinconici. Insomma, quello che ci vo-leva in questo periodo: la capacità disuonare un pianoforte mentre sul mondo

piove forte, immaginan-do quei baci dati (onon dati) liberamentee senza paura sotto adun portone. Ora che tiguardo bene è tutto questo;ma oltre il timbro inconfon-dibile dell'artista c'è anche tantocuore per Roma, l’intero ricavato infattiandrà in beneficenza all’ospedale Spal-lanzani come sostegno alla dura lottacontro il Covid-19: “L’ho scritta qui acasa in questi giorni tristi e prodotta a

distanza insieme a Federico Nardelli –ha spiegato il cantautore romano in unpost su Instagram - È una canzone chespero vi faccia bene. Ho deciso insiemealla mia squadra di devolvere tutti i pro-venti all’ospedale Spallanzani di Romaper fare bene anche e soprattutto a chista soffrendo”.Per dare ancora di più ilsenso del fatto in casa, Gazzelle ha sceltocome copertina del singolo una fotoscattata dalla sua finestra che ritrae uncielo terso spezzato dai tetti di Roma,un panorama comune soprattutto inquesti giorni, che ha dato ancor di piùla possibilità di immedesimarsi nel me-

raviglioso mondo di Flavio. Non acaso in poche ore, quell’imma-

gine scattata per caso e ac-compagnata dal brano è di-ventata virale. Come tuttala sua poetica, le metaforee gli scenari che cantanelle sue canzoni hannomolteplici interpretazionima questo ora che ti guar-do bene sembri proprio

come me sembra tanto ispi-rare una consapevolezza di

aver ritrovato anche nell’altro, dalvicino di casa all’uomo davanti a te infila al supermercato, una nuova umanitàche ci fa ripensare al senso stesso di co-munità e non so se è un male o un benema sto meglio insieme a te.

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econdo i dati di una ricerca so-ciologica sulla popolazione ita-liana condotta dall'IstitutoPiepoli per il Consiglio Nazionale

dell'Ordine degli Psicologi (CNOP), il62% degli italiani è convinto di aver biso-gno del supporto psicologico per affron-tare il ritorno alla normalità, che partedalla tanto attesa Fase 2 con l'uscita da unperiodo di quasi 60 giorno di lockdownper il contenimento dell'epidemia delCovid-19. Questo bisogno deriva non solo dallapaura del contagio, ma anche dalle restri-zioni e dalle preoccupazioni per il futuro.In particolare i giovani e le donne sen-tono più degli uomini la richiesta di assi-stenza.Questo dato è molto alto, alla luce delfatto che nelle ricerche precedentementesvolte circa il 40% degli italiani dichia-rava di essersi rivolto a uno psicologo persé o per altri membri del nucleo familiare. Lunedì 4 maggio l'Italia è uscita final-mente dal lockdown con l'allentamentodelle misure anti-Covid, che hanno pre-visto la riapertura di alcune attività eco-nomiche e sociali. Abbiamo paura della Fase2? E’ del tuttonaturale, abituiamoci a dei ritmi più lenti,proviamo a riprendere le nostre consueteattività in modo graduale…Siamo come dei bambini che devono im-parare nuovamente a camminare. E perquesto ci vuole pazienza, molta pazienzae soprattutto cautela. Anche perché ilvirus è ancora in giro, quindi meglio pro-cedere per gradi. Nello stesso tempo peròbisogna ritornare a vivere, aprirsi a questanuova fase, la fase 2 dell'emergenza. Pro-vando a vederla da una prospettiva di-versa, ossia come un sintomo di sanitàmentale, ma senza cedere alla paura; ov-vero riabituandoci in modo graduale al-l'idea di prospettive che oggi possonoanche suonare come preoccupanti e cheieri, invece, erano la nostra vita, la nostraroutine: la spesa, il lavoro, l'incontro conle persone care.In questo periodo mi è capitato che i pa-zienti che avevano terminato la terapia mihanno chiesto di riprenderla, e sono au-mentate anche le richieste di aiuto daparte di persone che leggono abitual-mente questa rivista, dei social di cui fac-cio parte, dello sportello di ascoltopsicologico di cui mi sono occupata inquesto periodo, nel mio comune di ap-partenenza, Vietri Sul Mare. La domanda frequente è stata: Come sipuò ritornare alla vita normale senzaavere paura?Proviama chiederci e cercare di capirecome possiamo riabutuarci alla vita nor-male, idea che in questo momento rico-nosco che genera un po' di ansiageneralizzata. Questo dipende chiara-mente dal livello di consapevolezza cheabbiamo in merito a quanto è realmenteaccaduto, dagli strumenti che abbiamo adisposizione per gestire un cambiamentocosì importante della nostra vita, dellanostra quotidianità, dall'esperienza vis-suta nel concreto. C’ è chi ha subìto per-dite affettive dolorosissime e quindi deveelaborare assolutamente l’importantelutto.Chi invece ha assistito al venir menoimprovviso di uno stile di vita, di unmodo di essere, di un punto di riferi-mento considerevole, e anche questo

comporta un inevitabile elaborazione dellutto. Attraverso una prima fase che èquella del dolore, seguita dalla secondafase che è quella del rifiuto, per poi arri-vare all’ultima fase che è quella dell’ ac-cettazione dell'evento e lo spostamentodell'attenzione verso nuovi obiettivi divita. Queste tre tappe sono il presuppo-sto per avviare all'interno di noi stessiuna vera fase 2, ma se come abbiamovisto in molte persone, c’è stata la nega-zione del virus stesso e le relative com-plicanze, queste stesse persone nonhanno potuto elaborare il cambiamentoavvenuto e quindi avranno problemianche solo ad ipotizzare di ripartire.Molte persone si troveranno a riscoprirsicambiate, infatti sono venuti fuori aspettidel carattere e comportamenti inattesi.Molte persone scopriranno di non averepiù gli stessi bisogni di prima. Io nonpenso per esempio che molti di noi nonabbiano altro desiderio che di andarsi asedere al bar per un caffè: lo sperano ibaristi, ed è comprensibile, ma non sot-tovalutiamo le conseguenze che la pan-demia potrà aver avuto suicomportamenti individuali e collettivi ditutti noi. Molti si sono riabituati al caffèdi casa, al piacere di un plum-cake fattocon le proprie mani per assaporarlo acolazione con i propri familiari. Ma trovo assolutamente giusto che civenga restituita almeno una parvenza dinormalità. Non c'è dubbio, ma conestrema cautela. Come si fa a rimetterein moto i mezzi pubblici, i treni, le me-tropolitane, i negozi con il Covid-19 an-cora in giro? E’ del tutto naturale averepaura ed essere diffidenti nei confrontidell’altro. Ieri sono stata allo studio persanificare ed ho osservato nel tratto chemi portava dal parcheggio all’ingresso delpalazzo, quanta attenzione avessero i pas-santi nel mantenere le distanze e nel sa-lutarmi e salutarsi tra loro da lontano. Perché è normale che dopo due mesicirca di assoluta tensione, con una conta-bilità quotidiana di contagio e di morte,le persone abbiano paura ad approcciarsiall'altro. E che siano anche diventate piùinsofferenti: perché all'inizio l'angosciaviene contenuta, ma dopo due mesi cosìanche la persona più equilibrata rischia diesplodere. In fondo siamo un Paese ten-denzialmente anarchico, poco abituato aino e con una visione elitaria del diverti-mento e di una immortalità tutta da dimo-strare. Però siamo anche molto creativi,noi italiani: sappiamo trasformare anchele catastrofi in arte e business e le notiziedi questi giorni ce lo hanno ampiamentedimostrato.Il nostro è un grande Paese, assoluta-mente solidale, compatto quando neces-sario e capace di reggere emergenzecomplesse come questa e di avere grandislanci umanitari, ma allo stato noi nonsappiamo cosa succederà nella Fase 3, sene saremo davvero usciti o se l'autunnoporterà una nuova ondata di virus. Que-sto aspetto altalenate, costituto da conti-nui slanci di speranza e realismo, insiemeal timore per i destini economici perso-nali e collettivi comporta grandi difficoltàpersonali e relazionali, che potranno pro-lungarsi anche nel futuro.Riusciremo almeno ad essere prudenti, inquesto ritorno alla vita?Certo, lo spero, lo spero tanto…Credo

che metteremo le mascherine e i guantiperché quando si ha paura di morirel'istinto di sopravvivenza obbliga a se-guire le regole, ma poi riusciremo a man-tenere alta quest'attenzione anche senzail bollettino quotidiano dei decessi? Lanatura umana è molto complessa, espesso ci fa dimenticare cosa è avvenutodi importante poche settimane prima, o cifa essere imprudenti. Prevale in modo chiaro la paura delle per-sone di abbandonare l'asetticità dellosmart working casalingo per tornare in uf-ficio dove il nemico potrebbe essere in ag-guato. Ho potuto riscontrare, ancheattraverso il confronto con alcuni colle-ghi, che anche per loro tutte le personeche hanno seguito e seguono in questigiorni, non vogliono più ritornare a lavo-rare, e preferirebbero di gran lunga rima-nere a casa ad accudire i figli. Anchequesto è un grande cambiamento possi-bile, il ritorno alla famiglia e a uno stile divita meno consumistico. Non credo checi precipiteremo più a comprare il vestitoalla moda, anche le famiglie più modestescopriranno di avere un sacco di vestiti inpiù negli armadi.Ridimensionati, preoc-cupati, spaventati da tutto, dall'idea didover tornare al lavoro come di doverusare i dispositivi di sicurezza per incon-trare i vecchi amici: come se ne esce?Come si vince la paura?La paura non è un male, perché attra-verso di essa riconosciamo di essere con-sapevoli. Deve però essere abbinata alcoraggio: mascherine, guanti, gel e tutti ipresidi richiesti, andare a fare passeggiateall'aria aperta, perché stare chiusi inutil-mente non serve. Oppure e questo è unconsiglio che ho dato poco fa ad una miapaziente: forse C’è anche un’altra possi-bilità che ho consigliato poco fa ad una

mia paziente: fare almeno una volta algiorno le scale e il giro dell'isolato per ria-bituarsi gradualmente alla normalità delfuori per allentare in questo modo la ten-sione che si è venuta piano piano ad ac-cumulare. Evitiamo di prendercela con glialtri, impariamo a respirare, a dare il giu-sto spazio al respiro. Ci fa sentire più vivi,ci fa sentire ancorati al momento pre-sente, al qui e ora. Proviamo ad intro-durre piccole tappe per volta perriprovare l'emozione di essere fuori dallagabbia, fuori da una condizione che chia-ramente ci sta stretta e poi, una bella pas-seggiata verso il nostro meravigliosomare, credo che possa fare davvero mira-coli! Colgo l’occasione per dire che dal 6Maggio il mio studio riapre. Sono stateadottate tutte le misure per svolgere l’at-tività in sicurezza. Il mio indirizzo dellostudio è Via Pasquale Atenolfi n.33, po-tete contattarmi tramite mail all’[email protected] o al numero3397750158.Vi risponderò appena possi-bile!

*psicologa

S

VERONICA BENINCASA*

Circa 2 mesi di lockdown: paura di affrontare il ritorno alla normalità

Settimanale di informazione Direttore responsabile ANDREA PELLEGRINO

Registrazione: Registro della stampa n. 1in data 8.02.2011 - Registro Generale 73/2011

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9Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.it Parola all’esperto

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E’ il momento del coraggio. Si può ripar-tire come se nulla fosse accaduto an-dando incontro a disastri inenarrabilicaratterizzati dalla ripresa del contagiooppure utilizzare questo disastro per in-trodurre innovazioni e cambiamenti radi-cali nello stile di vita e nella riforma delleeconomie. Si può quindi ripartire ten-tando disperatamente di ripristinare laprecedente situazione ed i relativi rap-porti di forza, inclusa la guerra dichiarataal pianeta stesso sul clima, oppure inno-vando profondamente il sistema di rela-zioni tra persone e Stati che hannodimostrato di non reggere più. Si tratta, difronte ad eventi di questa portata, di ten-tare finalmente un cambiamento epocaleutilizzando a nostro vantaggio l’azzera-mento prodotto delle di verse politicheeconomiche e sanitarie tra Stati e ModelliOrganizzativi. Puntando decisamentesulla innovazione e sulla fantasia organiz-zativa oltre che valorizzare quelle espe-rienze locali ampiamente rodate neisingoli paesi, ma mai realmente conside-rate, perché poco redditizie e poco fun-zionali alle strategie delle grandi lobby.Gli interessi economici prima di tutto,persino prima della salute umana. Non è un caso se esperti e giornalisti con-tinuano a parlare di “distanziamento so-ciale” anziché usare più correttamente iltermine “distanziamento fisico” che nonsi presta a equivoci semantici orientan-doci ad una interpretazione forse più sin-cera (e cinica) nel senso di aumento dellediseguaglianze, il termine sociale affian-cato al termine distanziamento assumeun chiaro significato relativo alla ric-chezza, alla organizzazione della Stato opeggio alla razza, anziché parlare di unasemplice esigenza di tenersi a distanza dapersone potenzialmente infettanti o asin-tomatici ma capaci ancora di trasmettereil virus. Ma veramente possiamo affer-mare che si tratti di un innocente lapsus?

Oppure si tratta di una inconsapevoleammissione di colpa, tesa a mostrare ciòche tutti possiamo intuire, ma pochiosiamo dire: questa crisi potrà anche esi-tare in una nuova fase di rapina di risorsenei confronti di persone o di Paesi piùpoveri e di un ulteriore arricchimento diquei pochi già ricchi. Non casualmentelo stesso presidente americano Trump hatentato di imporre, nel suo Paese, laesclusività dei diritti economici su unvaccino o su una cura di provata effica-cia se si riusciranno a produrre, per som-ministrare poi miliardi di dosi a tutti gliabitanti del pianeta, se si vorrà frenare,se non estirpare questa terribile malattia,oppure si dovrà - come si è già fatto perla cura per l’AIDS e di quella costosa perl’epatite. Riservare farmaci e vaccini soloai popoli ricchi, alleati, amici o che vor-ranno essere tali. Si tratterebbe, in questocaso, di avere un’altra formidabile armanelle mani di chi fa della paura uno stru-mento di asservimento e di oppressione.E’ sempre stato così e potenti forze spin-gono affinché così sia ancora una volta.In quest’ottica appare encomiabile, l’ini-ziativa europea di consorziare tutti iPaesi, che si dovessero dichiarare dispo-nibili, purché favorevoli alla pubblicizza-zione dei risultati della ricerca,condividendo fondi dedicati e quelle ri-sorse scientifiche da destinare ai grandilaboratori pubblici di ricerca farmacolo-gica. Ma questa politica non andrebbecertamente nella direzione di favorire in-teressi economici di grandi aziende far-maceutiche, che finanziano la ricercascientifica e farmacologica e nemmenonella direzione di interessi politici di queipaesi che si contendono la leadership pla-netaria. Terreno dello scontro sono levaste praterie africane affamate ma pienedi ricche risorse naturali, da sfruttare esulle quale si possono acquisire diritti edinfluenza. La parte più povera del Pia-

neta, che rischia di estendersi anche aquella parte dell’Europa che uscirà impo-verita dal tunnel di questa logorante crisi,con un ulteriore indebitamento non so-stenibile e con una ulteriore soggezionepolitica, proprio perché entrati già più de-boli sia economicamente che politica-mente. E allora si spiega quel lapsus chevuole ulteriormente distanziare social-mente proprio le persone di quei paesiche avrebbero più bisogno di investire supolitiche in grado di trarre di implemen-tare invece la vicinanza sociale, la condi-visione di progetti e investimenti sullaricerca e su una sana collaborazione pla-netaria per sconfiggere un nemico co-mune della umanità e non per trarneprofitto. Ma si tratterebbe di fare una ri-voluzione copernicana per portare a per-seguire obiettivi di salute per l’interopianeta, perché solo dalla lotta alle dise-guaglianze e all’inquinamento e nel per-seguire sistemi produttivi compatibili conla salute e con l’ambiente sarà possibileuscire in positivo da questa crisi, migliorie più solidali e vivere su un Pianeta ca-pace di garantire la nostra e la sua stessasopravvivenza.Un sistema che si preoc-cupa di costruire servizi sanitari efficaci ecapaci di fronteggiare le prossime crisi

che, certamente, dovremo affrontareanche in futuro. Perché la crisi del nostropianeta è appena cominciata e durerà alungo nel tempo. Sappiamo che da questacrisi si esce solo guardando avanti senzarimpiangere vecchie egemonie o ricercareossessivamente nuovi territori da depre-dare. Ora si tratta di mantenere alta l’atten-zione ed essere consapevoli che se purefronteggeremo questa epidemia, quandol’epicentro si sposterà nei Paesi poveri, sene parlerà di meno, non si investirannoulteriori risorse, si solleverà indignazionee nessuno chiederà a gran voce investi-menti e responsabilità collettiva. Avetepiù sentito parlare di AIDS? Non è statadebellata è solo stata circoscritta, nellemanifestazioni più gravi, in Africa ed inPaesi poveri, si gestisce con cure efficaci,con numeri molto più gestibili, in Ame-rica ed in Europa. I Paesi più ricchihanno sempre bisogno di generare guerre,malattie o disastri naturali e, quando nonè possibile, c’è sempre la possibilità dicolpire con radiazioni e con inquina-mento ambientale. Tanto per far capire chi comanda e chi re-almente gestisce le risorse mondiali.

* Psichiatra e Pubblicista

LA RIFLESSIONE / WALTER DI MUNZIO*

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10 Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.itLe rubriche

LA RUBRICA di CLEMENTE DONADIO

Il wellness coach più social del momento, Nicola Ferrentino allena con le video lezioniChi non desidera tornare alla vita di tutti i giorni? E semoltissime persone hanno ripreso a lavorare presso lapropria postazione d’ufficio con le dovute precauzioni,altre devono ancora vivere tra le proprie mura domestichee continuare ad operare in smartworking. Non si sa ancoraquando le palestre potranno riaprire e quando i tantiamanti del fitness potranno ritrovarsi a chiacchieraretra un esercizio e l’altro ed impegnarsi a rassodareil proprio corpo. I personal trainer hanno de-ciso di non abbandonare i propri “allievi” etra una videochiamata e una live Facebookcontinuano a mantenere in forma tutte lepersone che hanno paura di ingrassare enon vogliono perdere il ritmo, seguendo lapropria scheda da casa. Coloro che, inoltre,amano i social e ne fanno un buon uso, sonoun passo in avanti. È il caso del wellness coachNicola Ferrentino, un allenatore del benessere a 360°che si prende cura non solo dell’aspetto estetico ma anchedi quello psicologico. Nocera Inferiore, la sua camera, unset fotografico per rendere al meglio e professionale ilproprio ambiente da lavoro e si parte con la lezione. Traun REC e un tappetino, Nicola Ferrentino dà consigli aipropri follower per mantenere il giusto peso e vivere lagiornata seguendo un’ottima attività fisica.Come hai avuto l’idea di realizzare un set ed organizzarele tue video lezioni? «Come tutte le cose che ho fatto nella mia vita, è partitocome un gioco. Ho iniziato con due lezioni al giorno, siaper non impigrirmi sia per tenere compagnia ai miei allievie, due mesi dopo, sono arrivato a 4/5 corsi al giorno,special class a tema, focus class con approfondimenti

specifici e 2000 followers in più sulla mia fan page».Quanto i tuoi allievi sono in ansia in questo periodo direclusione e di chiusure delle palestre? «Il mio è un settore ad alto rischio. Io con gli “assembra-menti” ci lavoro. Quindi ne io ne loro abbiamo voglia di

tornare in palestra. Ci sono ancora troppe incognite. Lagestione dell’ansia è stato proprio il motivo che mi

ha spinto a riproporre il corso di Pilates Emo-zionale, una classe incentrata proprio sullagestione delle emozioni».Come cambiare e come pensi possa cambiareil mondo dell’attività fisica una volta chetutto questo finirà?«Il desiderio più grande è che tutto possatornare alla normalità ma sono consapevole

che niente sarà come prima. Le palestre dovrannoadeguarsi a normative più restrittive e molto pro-

babilmente, il contingentamento delle persone, potrebbeportare ad un nuovo modo di fruizione del servizio: pensoad un aumento dei servizi di Personal Training o di SmallGroup».I tuoi allievi ti stanno seguendo? Come si stanno ap-procciando alle tue lezioni?«Non solo mi stanno seguendo ma stanno pubblicizzandotantissimo la mia attività con i propri parenti e amici. Allafine delle dirette, chiedo sempre loro dei feedback scritti esono sempre molto positivi. Ho “ritrovato” vecchi allieviche ormai, essendosi trasferiti in altre regioni o nazioni,possono di nuovo fare lezione con me e ho “conosciuto”molti nuovi allievi che, pur non avendomi mai visto dalvivo, si complimentano con me per il lavoro svolto».Raccontaci una tua giornata tipo in quarantena?

«Lavoro lavoro lavoro. Mi sveglio alle 9 (alle 7.30 quandoho Personal) e dopo una ricca colazione, faccio la primalive class. Successivamente, si inizia con l’ideazione e laproduzione di nuovi contenuti: foto, video, eventi, che poidi solito programmo per il giorno dopo. Dalle 17 alle19.30 ci sono altre 3 live class e, dopo la cena, si aggiornail blog e si guardano un po’ le statistiche della pagina, peraggiustare il tiro con i contenuti da pubblicare. Il sabato èdedicato a delle classi speciali e la domenica, che sarebbeil giorno di riposo, alla fine si lavora lo stesso e si recuperatutto quello che non si è riusciti a fare in settimana.Insomma, lavoro più adesso che prima».I social, tanto criticati, ma ora utilissimi per rimanere incontatto. Quanto ti hanno aiutato e come ti stanno aiu-tando? «Se usati responsabilmente, i Social sono il mezzo piùgiusto per tenersi in contatto con gli altri, soprattutto coni propri allievi. Sono una grande cassa di risonanza, perchèti vedono tutti, anche chi non ti lascia il like o non com-menta. In questo momento di emergenza mi stannoaiutando tanto e soprattutto mi hanno permesso di fareuna cosa che ho trovato molto “particolare”: sono riuscitoad un unire, in un’unica classe, gli allievi delle due palestrein cui collaboro. Si dice che i Social dividono… Nel miocaso, hanno unito».Consiglia ai lettori come restare in forma pur stando acasa. «Ovvio: il modo migliore per restare in forma è seguire imiei consigli e le mie live class o sulla mia fan page[Nicola Ferrentino Wellness Coach] o sul mio sito internet[nicolaferrentino.com] e imparare bene a memoria il miomotto: il movimento è la medicina del futuro».

Ripartenza, ma per andare dove?

Page 11: Cronachereferendum. Un dibattito, quasi surreale, in un clima ancora ro - ... verso in molte dinamiche sociali. Confesso che per me riprendere il ... gio, il 1 giugno o il 18 giugno

Questa pandemia che come un castigo di-vino simboleggia la rivolta della Terracontro i suoi irrispettosi abitanti ci ha tut-tavia donato lezioni di vita, spunti di ri-flessione ed indubbie positività. In questigiorni di coprifuoco, l’aria delle nostrecittà si è mostrata più pulita, l’inquina-mento acustico è notevolmente dimi-nuito, il mare ed i fiumi sono ritornatilimpidi e ripopolati. Gli italiani hannoimparato ad autoprodurre cibo e a rispol-verare vecchie ricette di cucina casalinga,a fare code ordinate per comprare beni diprima necessità e a dedicarsi al giardinag-gio e orto, come terapia da paura covid19. Macchine chiuse in garage ed è subitosogno! Il crollo del mercato dei carbu-ranti ci fa sperare in una ritrovata societànon più fondata sul petrolio ma sullefonti energetiche rinnovabili e con mag-giore consumo di prodotti a chilometrozero. Non è più sostenibile l’idea che cisiano migliaia di tir su e giù per lo stivaleche consegnano prodotti reperibili anchesul posto né che si tengano convegni edincontri tra persone costrette a muoversiquando si è sperimentato che si possonotranquillamente tenere su una piatta-forma telematica. Sembra possibile addi-rittura ritornare alla bicicletta comemezzo di trasporto anticontagio e a ricor-rere allo smart working, lavorando dacasa. Sono anni che dibattiamo di svi-luppo sostenibile, Greta e gli ambientali-sti avevano provato a dare la sveglia almondo, siamo forse arrivati al capolineadi questo sviluppo senza un vero pro-gresso? E’ vero sviluppo quello che staportando solo una piccolissima fetta deglioltre sette miliardi e mezzo di abitanti delpianeta a detenere oltre l’80% delle ri-sorse economiche? Non c’è vero sviluppo senza progresso, lodiceva Pasolini e con molta più forzaanche il sociologo francese Serge Latou-che con la teoria della “decrescita felice”,

che ipotizza la diminu-zione del Pil in favore di unaumento di quel benessereche considera i beni imma-teriali, come la cultura, iltempo libero, le relazioniumane. L’arretramento teo-rizzato non ha nulla di no-stalgico ma necessita dicambiamenti qualitativi,grazie a tecnologie innova-tive caratterizzate da equitàecologica e sociale. La limi-tazione dei nostri livelli diconsumo e produzione nonporterebbe a una vita diprivazioni e fatiche, ma allariscoperta di socialità econvivialità creativa, percondurre una vita menostressante di quella attuale. Il pensiero va alla creativitàespressa in questo lock-down sul web, in tv maanche a quei balconi su cuila gente ha scoperto lagioia di cantare esorcizzando la paura. Un cambio di rotta è possibile secondoLatouche per fermare il saccheggio diquesto mondo che abitiamo e propone lesue “otto erre”: rivalutare, riconcettualiz-zare, ristrutturare, ridistribuire, rilocaliz-zare, ridurre, riutilizzare, riciclare. Ottoobiettivi che potrebbero aiutarci a decre-scere felicemente.Rivalutare. Rivedere ivalori in cui crediamo e in base ai qualiorganizziamo la nostra vita. Ricontestua-lizzare. Modificare il contesto concettualeed emozionale di una situazione, o ilpunto di vista secondo cui essa è vissuta,così da mutarne completamente il senso.Ristrutturare. Adattare in funzione delcambiamento dei valori le strutture eco-nomico-produttive, i modelli di consumo,i rapporti sociali, gli stili di vita, così daorientarli verso una società di decrescita.

Quanto più questa ristrutturazione saràradicale, tanto più il carattere sistemicodei valori dominanti verrà sradicato.Rilocalizzare. Consumare essenzialmenteprodotti locali, prodotti da aziende soste-nute dall’economia locale. Di conse-guenza, ogni decisione di naturaeconomica va presa su scala locale, perbisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le fron-tiere, i movimenti di merci e capitali de-vono invece essere ridotti al minimo,evitando i costi legati ai trasporti (infra-strutture, ma anche inquinamento, effettoserra e cambiamento climatico).Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitantidel pianeta l’accesso alle risorse naturalie ad un’equa distribuzione della ric-chezza, assicurando un lavoro soddisfa-cente e condizioni di vita dignitose per

tutti. Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostrimodi di produrre e consumare che gliorari di lavoro. Il consumo di risorse varidotto sino a tornare ad un’improntaecologica pari ad un pianeta.Riutilizzare. Riparare le apparecchiaturee i beni d’uso anziché gettarli in una di-scarica, superando così l’ossessione, fun-zionale alla società dei consumi,dell’obsolescenza degli oggetti e la conti-nua “tensione al nuovo”. Riciclare. Recuperare tutti gli scarti nondecomponibili derivanti dalle nostre atti-vità. Finita la buriana, tra gli scenari pos-sibili post emergenza, questo è a mioavviso, il più efficace per non vanificaregli insegnamenti di sobrietà, senso del li-mite e sostenibilità necessaria che questovirus ci ha consegnato.

Non tutti i virus vengono per nuocereLA RIFLESSIONE / DANIELA PASTORE

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“Questa pandemia, come castigo divino, simboleggia la rivolta delle terra contro i suoi irrispettosi abitanti”

Luca Mazzeo, questa volta, è entrato inuna famiglia. Con la delicatezza e com-petenza che sono sue. Ed anche questavolta lo seguo, lasciandolo fare. Perchelui sa, perché lui indirizza i processi. La storia raccontata, ed ha fatto tuttolui, è quella di Andrea Andrea è un ragazzo dinamico, solare eiperattivo che, attraverso il suo correre,sorridere, comunica la sua voglia divivere e di esplorare il mondo. Non vi nascondo che prima di ottenererisposte commoventi ed esaustive codestopadre si è lasciato andare ad un piantoliberatorio, giovandomi di un calorosoabbraccio. E’ stato difficile il percorso di accetta-zione della difficoltà? Se è si perché,Se è no, come l’avete vissuta. “ All’inizio è stato un po’ difficile, maavendo capito che il bambino era ingravi difficoltà ho pensato che i primi adoverlo aiutare dovevamo essere noi ge-nitori e quindi c’è stata l’accettazione” Vi ha ostacolato nei vostri progetti divita? “Ostacolato proprio no, però ci ha cam-

biati un po’ nel senso che si dovevanosopportare delle limitazioni, ma conl’amore si supera tutto” Avete mai vissuto con paura il pregiu-dizio del mondo esterno? “Inizialmente un po’ di disagio l’ho pro-vato perché sembrava che tutti ci osser-vassero quando uscivamo, però, con ilpassare del tempo e ribadisco con l’ac-cettazione del problema, sinceramenteme ne sono” fregato” dei pregiudizi altrui,che per altro provenienti da persone'ignoranti'. Ritiene di approcciarsi sempre in ma-niera corretta con suo figlio? “La perfezione non esiste, dagli errori diapproccio si fa esperienza e pian pianosi superano molte difficoltà” Ritiene che la società vi fornisca risorseadeguate? “Questo è un tasto dolente perché la so-cietà, sia come istituzione, sia come bar-riere, ha molto da fare. Se poi pensiamoall’inserimento scolastico, alle praticheburocratiche, agli aiuti dello Stato neiconfronti della Sanità e all’impiego diesse in maniera non proprio congrua da

parte di chi amministra, posso asserire,con chiarezza, che siamo messi male. E’una triste realtà, ma in questi tempi dicrisi bisogna applicare l’arte dell’Arran-giarsi” Cosa si aspetta dal futuro? “Per il futuro mi aspetto dei piccoli, masignificativi miglioramenti comportamen-tali da parte di mio figlio e di vivere se-renamente con la mia famiglia che, sin-ceramente, è molto unita. Avendo altridue figli mi aspetto( e in ciò mi sto im-pegnando molto) che loro accudiscano,con amore e dedizione, il fratello met-tendoci il meglio della loro disponibilità” Al termine di una chiacchierata appas-sionante, mentre sto per andar via il si-gnore mi richiama al suo cospetto e midice: ” Noi non abbiamo pretese! Sbat-tiamo il capo contro il muro in attesadel sole che ci faccia credere in unmondo migliore, senza che il nostrocuore senta più dolore “. Non vi è dubbio che quanto mi è statosussurrato ha suscitato in me una grandeemozione,ma nel contempo “un pò”’ dirabbia e vi spiego subito il perché.

Trovo indegno che non riusciamo ad in-trodurre adeguati corsi e sedute di sup-porto alla genitorialità. Trovo indegno che per quanto concernel’ADI(l’assistenza domiciliare integrata)per tali soggetti solo 7 ore sono gratuitee le restanti a pagamento(questo perchemancano risorse economiche). Trovo indegno che persone affette datale sindrome inabili al lavoro(precisoparlo di sindromi autistiche gravi) deb-bano sostenersi, attraverso assegni dicura dalle cifre imbarazzanti. Non mi dilungo nell’esplicitazione diaspetti lacunosi. Concludo dicendo: Sonoanni che conduco battaglie sotto questoprofilo e non smetterò fin quando nonpassèrò a miglior vita. Il tempo delle campagne elettorali online,delle battute sarcastiche, delle barzelletteè finito!!! Le Istituzioni diano rispostecon azioni concrete,altrimenti si rischiache esse si trasformino in giuste e civiliguerre. Difendere i diritti è un Dovere… Tentare di offenderli è un “Omicidiosenza armi”.

QUELLICHE...LECOSENONSONONORMALI/GAETANOAMATRUDAELUCAMAZZEO

“Con l'amore si supera tutto ma un padre chiede risposte allo Stato, sempre”

11Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.it Le storie

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Quando la crisi sarà alle spalle, bi-sognerà ricostruire da zero. Tro-vare nuove condizioni per uno

sport, il basket, che da anni vive pocosopra la linea della sostenibilità comune,che necessità ora più che mai di un ridi-mensionamento complessivo. Perchépeggio di una crisi c'è solo il non aver im-parato nulla dalle macerie lasciate. NelloLongobardi, presidente del club gialloblùe autore del miracolo sportivo scafatese,studia con attenzione le conseguenze cheil coronavirus sta portando al mondodello sport. La stagione, cancellata pernoti motivi, resterà negli annali dellosport: "L'accesso alla Final Four di Super-coppa Lnp aveva certificato l'ottimoavvio di stagione - dichiara patron Lon-gobardi – dopodiché la squadra ha do-vuto far fronte ad una serie di infortuniche hanno inevitabilmente compromessola prima parte di campionato. A febbraiola situazione sembrava indirizzarsi versoi binari giusti, ma lo stop ha irrimediabil-mente interrotto la strada versi i play-off".La Fip è stata tra le prime federazioni adecretare la cancellazione dei campionatiin essere: "Decisione mai messa in discus-sione dalle società. Il reale problema èdato dagli aiuti economici rivolti ai club -precisa Longobardi - perché i 4 milioniprevisti sono, in realtà, sgravi non certodeterminanti ai fini dei costi complessiviper l'iscrizione e spese annesse cui dob-biamo far fronte ogni anno. Bisogna met-tere al centro i progetti delle società: ilbasket vive un momento molto delicato evorrei che i privilegi dei pochi che incas-sano venissero messi in secondo piano ri-spetto alle esigenze reali degli investitori".Un cambio di marcia è inevitabile, allaluce dei recenti accadimenti: "In A2 cam-bieranno molte cose: il 50% delle societànon riuscirà ad iscriversi. Ritengo sia fon-damentale una riduzione degli organici,magari contemplando l'idea di ridurretrasferte lunghe che gravano inevitabil-

mente sui nostri bilanci. Gli sponsor,voce fondamentale nella voce riferitaalle entrate, non saranno in grado di ga-rantire sostegno economico ai club".L'unica alternativa è quella di ridimen-sionare i costi di gestione complessivi:"L'economia che gravita intorno allosport è complessa: il sistema delle im-poste va ricalcolato secondo nuove esi-genze comuni, bisogna ridurre i costirelativi alle spese per staff e federazione.Il basket deve voltare pagina al più pre-sto". Al vaglio l'ipotesi di ripartenza deicampionati al prossimo gennaio: "È unapossibilità. Basti pensare che i cestisti, aseguito dello stop in corso, avranno biso-gno di 2 o 3 mesi per riprendere la formaideale. Scafati, inoltre, scarta a priori lapossibilità di giocare senza pubblico: sitorna al PalaMangano solo nel caso in cui

avremo la possibilità di essere accompa-gnati dal nostro caloroso pubblico". Notaa margine: lo scorso aprile è scomparsoFranco Lauro, voce iconica del mondoRai che ha accompagnato la promozionedi Scafati in A1 con un countdown en-trato nella memoria collettiva degliamanti della palla a spicchi: "Era una per-sona illuminante, con competenze e pro-fessionalità fuori dal comune. Diverse le

occasioni che mi riportano alla memoriaFranco: a Roma lo incontravo spessoquando portava il cane a passeggio, neibar, al ristorante. Porterò sempre nei mieiricordi il suo sorriso e il grande amore peril basket, che ha voluto condividere connoi quell'indimenticabile 13 aprile del2006, quando Scafati entrò per la primavolta nell'olimpo della pallacanestro na-zionale".

Un futuro sostenibile per il basket"Voltare pagina tagliando i costi"

L'INTERVISTA / ANIELLO LONGOBARDI, PRESIDENTE GIVOVA SCAFATI

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"Franco Lauro è un'icona per Scafati: il countdowndel 2006 ha accompagnato la squadra verso

l'olimpo del basket nazionale"

Il presidente del team scafatese: "Meno organici per ridurre spese di trasferta"

Gli impianti sportivi restanochiusi nella città di Saler-no, ma per le società af-fidatarie della gestionedelle strutture arriva-no le prime notiziepositive. In attesadella svolta, previstaattraverso un gradua-le ritorno alla nor-malità (la querelle re-lativa al ritorno agli al-lenamenti tiene bancoormai da settimane a li-vello nazionale, ndr) il Co-mune di Salerno ha esonerato isoggetti affidatari al pagamento del ca-none per il periodo di non utilizzo,

che comprende ad horas lemensilità di marzo, aprilee con grande probabilitàmaggio. L'assessoreallo sport e all'am-biente Angelo Cara-manno ha chiaritola situazione in es-sere: "Gli impianti,in questo momento,sono chiusi ma i sog-getti sono stati esone-

rati dal pagamento delcanone per il tempo di

non utilizzo. In virtù dellenuove disposizioni oggetto di de-

cretazione, ci stiamo organizzando perulteriori misure. La ripresa degli allena-

menti - sottolinea Caramanno - non di-pende solo dall'ente comunale ma ancheda una serie di disposizioni". In meritoalla sanificazione delle strutture sportivenon c'è ancora stato un confronto tra ilComune e i soggetti affidatari: "Ragio-niamo prima sulle condizioni necessariealla ripartenza, in seguito dobbiamo ca-pire in che modo venire incontro allesocietà, anche rispetto a qualche onereprimario. Per quanto concerne la messain sicurezza degli impianti, sono lesocietà che devono ottemperare ad unaserie di disposizioni normative e di de-cretazione. Capirà bene - chiosa Cara-manno - che l'impianto deve risponderea determinate caratteristiche, che sianosport individuali o di squadra".

"Società affidatarie delle strutture esonerate dal pagamento del canone per il periodo di non utilizzo"IMPIANTI COMUNALI / ANGELO CARAMANNO, ASSESSORE ALLO SPORT

DI MATTEO MAIORANO

12 Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.itSport

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Stretta di mano tra dirigenza e cestistiblugranata. La Virtus Arechi mandadefinitivamente agli archivi la sta-

gione sportiva, chiudendo l'accordo con ipropri tesserati in merito agli emolumentidel campionato: agli atleti sarà garantito il70% dei compensi previsti. Rispettate,dunque, le linee guida della Federazione,che chiedeva il rispetto di almeno settemensilità. Quest’oggi (siamo tra le vostremani in data 7 maggio, ndr) il consiglio fe-derale dovrà chiarire alcuni punti. Su tutti,il ritorno al basket giocato: c'è il rischio didover attendere gennaio 2021 per vederenuovamente all'opera i nostri amati cesti-sti. Capitano e artefice delpercorso di crescita blugra-nata, Manuel Diomede, nonnasconde un pizzico di ram-marico per la cancellazionedella stagione. Inevitabile,certo, ma che manda alle or-tiche gli investimenti delle so-cietà, la crescita esponenzialedel club sotto tutti i fattori eche procrastinerà inevitabil-mente l'annoso discorso le-gato alla costruzione di unpalazzetto adeguato ad ospi-tare una società che ambisceal salto di categoria. "Sono ri-masto in città con mia mogliein attesa di sviluppi: il mioobiettivo è quello di guada-gnare la promozione in A2 con i coloriblugranata. Sono felice che la societàabbia trovato una soluzione di co-mune accordo con la rosa sugli sti-pendi: siamo consapevoli delledifficoltà che stiamo vivendo tutti.Siamo venuti incontro alle esigenzedella proprietà rinunciando a tre sti-pendi, sperando di ripartire più forti diprima". I mancati ricavi relativi allastagione in corso saranno una spada diDamocle per le società: "Molti clubnon saranno in grado di riprendere

l'attività. La Virtus Arechi già dallo scorsoanno avrebbe avuto la forza di affrontareanche un eventuale ripescaggio in A2, maresta in piedi il problema del palazzetto.Neanche quest'anno sono partiti i lavori,nonostante il quesito sia stato posto all'at-tenzione dell'amministrazione sia dallaproprietà che dai tifosi. Renzullo è rimastosolo e abbiamo dovuto accontentarci diquello che offrono le strutture del territo-rio. Capriglia, ma anche Matierno, nonsoddisfano i bisogni di una società cheguarda ai vertici dello sport nazionale".L'anno in corso era iniziato sui binari del-l'entusiasmo: "La Virtus Arechi ha dichia-rato senza mezzi termini che l'obiettivoera la promozione. A febbraio, a seguitodella sconfitta contro Palestrina, lo spo-

gliatoio si è compattato estava ottenendo risultaticonfortanti, anche perché

c'erano ancora gli scontri diretti da gio-care in casa. Ai nastri di partenza manter-remo intatta la nostra fame di successi”.

Lo sport guarda al 2021 per la ripresaGarantite ai cestisti sette mensilità

NODO STIPENDI / ACCORDO RAGGIUNTO TRA SOCIETA' E ATLETI

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13Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.it Sport

"Il cambio di marcia? Nato a seguitodella sconfitta contro Palestrina. Lo spogliatoio si è ricompattato: ci

siamo guardati negli occhi e abbiamocapito che era necessario lavorare inmaniera diversa per tornare al top"

"Renzullo è rimasto solo: c'era un progetto per costruire, a sue spese, una struttura in

linea con i canoni richiesti dalla Fip per l'accesso alla A2. C'è la sensazione

che questi discorsi andranno inevitabilmenterimandati"

"A Salerno si è creato un movimento importante: i primimesi al palazzetto accorrevano

cinquanta persone, l'ultima in casasiamo stati accompagnati da più di mille spettatori"

Il consiglio federale del 7 maggio traccerà le linee guida in vista del futuro della palla a spicchi

Lo sport è l'altra faccia dell'economiadi un Paese. Se riparte l'Italia, di con-seguenza, anche la palla a spicchi sifarà trovare pronta in vista di un futuroche resta avvolto tra incognite e in-certezze. Il percorso della PallacanestroSalerno si è interrotto sul più bello:da un lato il quarto posto in graduatoriacon vista play-off, dall'altro l'onore diospitare la Coppa Campania con l'am-bizione di alzare al cielo uno dei trofeipiù ambiti della categoria. La fase piùcritica dell'emergenza sembra ormaipassata, ma molti impianti restano ri-gorosamente chiusi in attesa di direttive.Mario Menduto, coach del team gial-loblù, traccia la linea da seguire per ilrilancio del comparto cestistico. Il ba-

sket è, dopo la scherma e insieme acalcio, volley e rugby, lo sport con ilpiù alto indice di pericolosità in ambitoCovid-19. "In base ai protocolli, solo le squadreai vertici nazionali saranno in grado dipoter garantire sicurezza per gli allena-menti ai propri tesserati. Dubito che ilcampionato riprenderà ad ottobre: il50% delle società rischia di scomparire".La Fip ha stanziato 4 milioni per il ba-sket: "Non stiamo parlando - precisaMenduto - di una liquidità spendibile:sono sgravi di cui gli affiliati potrannogiovare. Quanto detto agevolerà la ri-partenza generale, ma sono le aziendeche orbitano attorno alla pallacanestroad aver necessità di fondi da cui attin-

gere". In serie C una delle spese più ri-levanti è quella relativa ai cosiddettiatleti parametrati: "All'acquisto di unsenior la società versa 2500 euro. Que-st'anno - precisa Menduto - i parametrisono stati pagati ma le società nonhanno beneficiato fino in fondo delleprestazioni dei singoli". La serie C ne-cessita di maggiore liquidità per la pro-pria sopravvivenza: "Le sponsorizza-zioni sono frutto di un'economia florida:se viene meno la produzione, i primitagli sono quelli di natura pubblicitaria".Chiosa finale sul futuro della Pallaca-nestro Salerno: "La società non mollerà,la volontà è quella di proseguire il di-scorso interrotto lo scorso marzo".

ma.ma

Gli sgravi non bastano per il rilancio: alle società occorre un'iniezione di liquiditàLA RIFLESSIONE DI MARIO MENDUTO, ALLENATORE PALLACANESTRO SALERNO

DI MATTEO MAIORANO

Page 14: Cronachereferendum. Un dibattito, quasi surreale, in un clima ancora ro - ... verso in molte dinamiche sociali. Confesso che per me riprendere il ... gio, il 1 giugno o il 18 giugno

L’emergenza Coronavirus ha sconvoltoanche il mondo della scuola, in particolarmodo per gli studenti che dovranno af-frontare l’esame di stato. La modalità, adoggi, sembra essere ancora incerta matutto lascia pensare che gli studenti do-vranno affrontare un colloquio orale, inpresenza. Ciò vuol dire, per l’appunto,che gli studenti dovranno far ritorno ascuola, per l’ultima volta, per conquistareil tanto desiderato – e in alcuni casi sof-ferto – diploma. A fare il punto della si-tuazione e immaginare gli scenari futuriCarmela Santarcangelo, dirigente delliceo classico T.Tasso di Salerno.

Professoressa, ancora tutto ancora in-certo. Cosa potrebbe avvenire? L’esamesarà in presenza?«Si tratta di proposte allo studio dellacommissione istituita presso il ministeroe io penso che le indicazioni del ministrosiano indirizzate nel far sì che i ragazzisiano tranquilli e affrontino l’esame nellemigliori condizioni possibili vista la situa-zione di emergenza che stiamo vivendo.Sulla fattibilità dell’esame in presenza noitutti dirigenti scolastici ci attrezzeremoladdove l’ordinanza dovesse dirci che gliesami si svolgeranno in presenza. Glispazi ci sono ma alle volte sono relativiad aule la cui acustica e il sistema è inqualche modo termico e penso alle pale-stre in cui poter tenere un’agevole discus-sione. Leggevo di una distanza del

candidato di 4 metri almeno dalla com-missione per non indossare la masche-rina, cosa che sarebbe auspicabile».

Ci sarebbe comunque un rischio, se-condo lei?«Per quanto riguarda le disposizioni pre-viste dall’ultimo decreto del 26 marzo c’èla necessità di ritornare, con tutte le pre-cauzioni del caso, ad una vita normale: ilmantenimento delle distanze di sicurezza,l’uso di tutti i dispositivi di protezione in-dividuale previsti e le disposizioni del mi-nistero della salute sono comportamentidi prudenza a cui noi tutti dovremo uni-formarci, probabilmente finchè non saràtrovato un vaccino; noi dovremo abi-tuarci a tenere questi comportamenti e inquest’ottica l’esame di stato in presenzasarebbe fattibile, non è improponibile maè chiaro che emozionalmente non sa-rebbe lo stesso esame perché l’alunno cheapproccia all’esame di stato ha bisogno disentirsi vicino, di stringere la mano allacommissione. Ogni anno, durantel’esame di stato c’è sempre stato il mo-mento nel quale i commissari si sono av-vicinati - magari per commentare unbrano, per esprimere delle formule o pertraduzioni – e quel rapporto verrebbe amancare, sarebbe un esame freddo daquesto punto di vista e penso anche al-l’abbraccio conclusivo del colloquio oraleche, generalmente, termina con unastretta di mano o un abbraccio. Poi, c’èl’altro aspetto dei testimoni o degli amiciche vorrebbero ascoltare l’esame e tuttoquesto dovrebbe avvenire nel rispetto

delle condizioni di sicurezza. Per questo,immagino che anche il numero di chipotrà assistere sarà poi ridotto, in ragionedell’aula che accoglierà l’esame e noi pre-vediamo anche dei corridoi, disegneremoi percorsi per evitare che alunni o chi as-siste all’esame possa camminare fianco afianco. C’è poi il problema di chi dovràfar rispettare le norme perché ho letto chei collaboratori scolastici dovranno far ri-spettare il distanziamento; mi sembranosituazioni di tensioni nelle quali, poi, il ri-schio effettivo di contagio può diventareplausibile».

Per quanto riguarda le modalità perl’assegnazione dei crediti crede sia giu-sta?«Assolutamente sì, è la nuova modalitàdell’esame che ci sia un peso importanteda assegnare al percorso scolastico degliallievi; percorso di cui i consigli di classehanno sempre tenuto conto: i ragazzi chehanno la possibilità di conseguire la lodesono ragazzi che già durante i consigli diclasse del terzo e quarto anno, hanno in-dividuato tra le eccellenze e non possononon mantenere questo trend; chi non haacquisito il massimo dei crediti al terzo equarto anno, invece, chiaramente nonpotrà conseguire la lode ma questo al dilà della modalità dell’esame».

Nessuna penalizzazione per gli studenti,dunque...«Assolutamente no, non c’è nessun mo-tivo di penalizzazione da questo punto divista e ritengo di poter dire a tutti gli stu-

denti che dovranno affrontare l’esame distato di preparare il loro colloquio comeun colloquio di modalità, legando il lorosapere a livello interdisciplinare lungotutto il periodo di studi in cui mettere inevidenzia tutto ciò su cui i ragazzi, in-sieme ai docenti, hanno lavorato. Perquesti ragazzi non è stato sconvolto solol’ultimo anno di studi delle superiori maanche l’avvio dell’Università perché seguardo un po’ all’esperienza dei matu-randi, la prima cosa è il viaggio che fannoper ripagarsi degli sforzi e loro non po-tranno fare magari questo viaggio estivoo prepararsi comunque all’inizio dell’uni-versità».

Esami di stato al liceo classico TassoPercorsi differenziati per gli studentiDI ERIKA NOSCHESE

L’INTERVISTA / CARMELA SANTARCANGELO

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Per la dirigente scolastica, gli studenti avranno delle mancanze «ma dal punto di vista emozionale»

Sì all’esame in re-moto: è quantosostiene la do-cente MariaRosaria Ono-rato, profes-soressa del-l’istituto pro-

fessionale Vir-tuoso di Salerno

che sembra avan-za re non poche perplessitàdinanzi alle decisioni, ancora tutte ingioco, del ministero dell’Istruzione che,invece, chiede di svolgere l’esame distato in presenza. Le nuove modalità per l’esame di statosembrano sollevare alcune perplessi-tà…«Hanno suscitato perplessità nei do-centi: nella scuola in cui insegno ab-biamo fatto delle riunioni ed è emersoche per poter mettere in sicurezza glistudenti e tutte le persone che lavoranoa scuola abbiamo la necessità di far gi-rare solo due commissioni per volteperché gli spazi all’interno della scuolanon sono così grandi e questo vale perla maggior parte degli istituti scolastici.Gli unici spazi possibili sono le palestrema nella nostra scuola non c’è anche

se fortunatamente abbiamo l’aula magnae una sala che serve per i ricevimenti.Saremo costretti a fare esami la mattinae il pomeriggio ma questo non è unproblema per noi anche se, in ognicaso, ogni volta che si entra nella scuolaci sono una serie di operazioni - e dipersone - che vengono implicate. Setutto va bene, ci sono almeno una tren-tina di persone, in ambienti non idoneiper le norme anti contagio».Quale sarebbe, secondo lei la soluzionepiù idonea?«La stessa adottata all’università, ovveroda remoto. Noi abbiamo una piattafor-ma che funziona e non sarebbe statocosì impossibile sostenere l’esame. Ilministro parla di un esame serio, insi-stendo sulla modalità in presenza comese la serietà possa essere dimostratadalla presenza, non è così. Noi siamodocenti responsabili e abbiamo unatradizione, alle spalle, per quanto ri-guarda gli esami di stato che, tra lealtre cose, dipendono dal percorso sco-lastico degli alunni. Noi avremmo fattesalve tutte le possibilità e le competenzedegli alunni e un altro problema è ilpresidente che viene da un’altra scuolasenza contare che ci sono professoriche saranno obbligati ad andare lontani

e subentrano una serie di problemi dicarattere logistico. Vorremmo averedelle garanzie perché mettere 30 personein un istituto non attrezzato può com-plicare una situazione igienica abba-stanza complicata, con il rischio di uncontagio».E’ concreta, dunque, la paura di uncontagio?«Sì, ho avuto modo di parlare con unmio studente che mi ha detto “profes-soressa, non vado a morire per farel’esame di stato”. Ci sono alunni chesono contenti dell’esame in presenza ealtri che avrebbero preferito la modalitàdi remoto. Molti alunni, inoltre, stannocercando di capire la modalità di valu-tazione del loro esame ma noi non ab-biamo alcuna indicazione circa la mo-dalità di svolgimento dell’esame».Pensa che gli studenti siano abbastanzapreparati nonostante i problemi dovutiall’emergenza?«Noi siamo un alberghiero e, dal puntodi vista lavorativo, gli studenti sononell’occhio del ciclone perché terminatala scuola si imbatteranno in una situa-zione di crisi assoluta. Io avevo delledifficoltà con le quinte che sono classiterminali e generalmente depongonole armi e nel mese di febbraio stavamo

attraversando un po’ di maretta e conla didattica a distanza si sono ricom-pattati. Non è vero che la didattica adistanza è controproducente come av-viene in molte scuola che si utilizzanodiverse piattaforma e questo non vabene perché diventa problematico. Ilministero dovrebbe indicare in manierasoft su quale piattaforma lavorare per“costringere” le scuole ad adeguarsi».Pare che il ministero dell’Istruzionenon sia stato sufficientemente chia-ro…«Ci sono forze politiche che spingonoa trattare i diversi argomenti e ci sonosindacati che hanno abbandonato leriunioni perché non si prendeva maiuna decisione, anche a proposito deiprecari su cui sono state fatte sceltecontestabili perché la forza politica pre-me affinché si torni alla presenza. Noiabbiamo un contributo per gli esami distato che esula dalla nostra tabella sti-pendiale e noi non vogliamo questocontributo, vogliamo essere tutelati,fare esami sapendo che nessuno hacontratto la malattia, sapere come an-dare a fare gli esami senza infettarci eci sono famiglie che vanno tranquilliz-zate e tutelate ma questo il ministrosembra non capirlo». (er.no)

L’INTERVISTA/ MARIAROSARIAONORATO, DOCENTEDELL’ISTITUTOPROFESSIONALEVIRTUOSO«Esami di stato? Meglio in remoto. Più tutele soprattutto per noi insegnanti»

14 Giovedì 7 maggio 2020www.oradicronache.itSpeciale scuola