Lucien Freud - ilgambone.files.wordpress.com · Il mito dell’ uovo cosmico, ... Ma il vero uovo...

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Tutta l’arte attorno all’uovo È solo un caso che questo post arrivi a Pasqua. L’idea delle uova nell’arte, infatti, mi è venuta quando ho scoperto che Lucien Freud ha dipinto un delizioso quadretto con quattro uova e un suo autoritratto su un guscio d’uovo. Una vera sorpresa per un pittore di volti e corpi nudi disfatti! Come sempre mi è scattata la curiosità di esplorare questo tema raccogliendone gli esempi su Pinterest e cercando di tornare indietro nel tempo. Tanto indietro da scoprire che già in epoca preistorica gli uomini decoravano le uova di struzzo e le utilizzavano come boccali per i riti religiosi. Fenici ed Egizi, in particolare, ne hanno lasciato esempi davvero interessanti.

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Tutta l’arte attorno all’uovo

È solo un caso che questo post arrivi a Pasqua. L’idea delle uova nell’arte, infatti, mi èvenuta quando ho scoperto che Lucien Freud ha dipinto un delizioso quadretto conquattro uova e un suo autoritratto su un guscio d’uovo. Una vera sorpresa per unpittore di volti e corpi nudi disfatti!

Come sempre mi è scattata la curiosità di esplorare questo tema raccogliendone gliesempi su Pinterest e cercando di tornare indietro nel tempo. Tanto indietro dascoprire che già in epoca preistorica gli uomini decoravano le uova di struzzo e leutilizzavano come boccali per i riti religiosi.

Fenici ed Egizi, in particolare, ne hanno lasciato esempi davvero interessanti.

Una tradizione che non si è mai persa: decorare le uova è un gioco ma anche unapratica artistica di grande virtuosismo come testimoniano le pysanka, le uovapasquali dell’Ucraina.

Ho scovato anche alcuni antichi vasi greci a forma di uovo utilizzati come corredofunerario intorno al V secolo a.C.

È chiaro che quella dell’uovo non è una forma come tante: è facile, infatti, associarloalla nascita e alla rigenerazione. Il mito dell’uovo cosmico, da cui avrebbe avutoorigine l’universo, è nato migliaia di anni fa e, un po’ come l’albero della vita, haattraversato tutte le culture mantenendo sempre il legame con il concetto di vita e dirinascita.

Con il Cristianesimo l’uovo simboleggia anche la resurrezione (per questo si regalanoa Pasqua) e fin dal Medioevo è associato alla Maddalena che in tante immagini sacrene tiene in mano uno, spesso di colore rosso.

La forma dell’uovo, inoltre, sembra fondere il cerchio (simbolo del divino) e iltriangolo, direzione dell’ascesi mistica, confermandone la forte carica simbolica.

Eppure si tratta di un oggetto apparentemente semplice, dalla geometria essenziale…per disegnarlo, infatti, bastano pochi passaggi.

L’uovo torna a far capolino nel Rinascimento con la “Sacra Conversazione” che Pierodella Francesca dipinge nel 1474. Qui l’uovo di struzzo allude alla maternità dellaVergine, ma è anche un elemento dello stemma dei Montefeltro.

Naturalmente ha anche una funzione spaziale: l’uovo, colpito dalla luce provenienteda sinistra, è appeso alla conchiglia in ombra. Questo significa che c’è una certa

distanza tra l’uovo e la nicchia, altrimenti sarebbe rimasto in ombra anche l’uovo.

Se non ci fosse l’uovo (come nell’immagine di destra) lo spazio dietro i personaggiapparirebbe meno profondo. Quell’uovo sembra così indispensabile che non ci siaccorge neanche del fatto che non produca ombre!

Degli stessi anni è il “Concerto nell’uovo” di Hieronymus Bosch. Nonostantel’originale sia andato perduto, la copia non ha perso nulla della bizzarra ironia delpittore olandese e del suo amore per i simboli e il mistero.

Il coro sbuca da un uovo filosofale, il contenitore che gli alchimisti utilizzavano peroperare le trasmutazioni della materia. Un uomo ha un imbuto capovolto sulla testa,simbolo di follia. Il monaco in primo piano, invece, è talmente preso dalla musica chenon si accorge che qualcuno, da dietro, gli sta rubando il sacchetto dei soldi…

Nessun esoterismo, invece, in Diego Velazquez. Nella sua “Vecchia che cucina leuova” del 1618, l’uovo è solo cibo, umile per giunta.

D’altra parte siamo nell’epoca che ha inventato la scena di genere, il ritratto dimomenti quotidiani privi di ogni ulteriore significato. Nulla di strano che anche l’uovoperda i suoi attributi cosmici e filosofici e finisca… strapazzato!

A metà strada tra la scena di genere e l’allegoria è il dipinto di Pieter Bruegelil Vecchio dal titolo “La danza dell’uovo” del 1620. La scena raffigura un ballo popolareche si faceva in primavera per festeggiare il rifiorire della natura.

Non è un caso, quindi, che la danza avvenga intorno a un uovo, che andava spintodelicatamente dentro un cerchio e coperto con una ciotola. Il tutto con i piedi…

Ma le uova, si sa, son delicate. E romperle nel paniere è davvero un bel guaio! Undramma a cui Jean-Baptiste Greuze ha dedicato una tela del 1756.

Ci vorranno più di cento anni perché l’uovo ricompaia in un dipinto. E sarà ad opera diPaul Cèzanne con la sua “Natura morta con pane e uova” del 1865. Un esercizio diosservazione vagamente caravaggesco. Un’anticipazione di quella sua ricerca di formeassimilabili al cilindro, al cono e alla sfera.

Ma di lì a poco l’uovo sarebbe diventato protagonista assoluto di una delle collezionipiù sfarzose della storia. Nel 1885 Peter Carl Fabergé cominciò a realizzare per gli zardi Russia le famose uova di Pasqua in oro, argento, porcellana, vetro e pietre preziose.

Una serie di 52 esemplari, creati fino al 1917, traboccanti di gemme e decori. Talmenteesuberanti da risultare quasi insopportabili!

Per tornare ad un uovo più essenziale, che recupera tutta la sua puliziaformale, bisogna attendere gli esperimenti fotografici di Man Ray degli anni Venti eTrenta.

Per ritrovare anche i significati simbolici dell’uovo bisogna, invece, guardare a RenéMagritte. Nei suoi dipinti surrealisti l’uovo, in gabbia o nel nido, torna a racchiudere unsegreto, a raccontare un divenire.

L’uovo come oggetto solitario, misterioso, accarezzato dalla luce, è anche il soggettopreferito di Josef Sudek che per decenni ne ha raccontato la sua bellezza essenzialein decine e decine di scatti.

Oggetto surreale e metafisico per eccellenza, l’uovo non era sfuggito né a Giorgio DeChirico…

… né a suo fratello Alberto Savinio che ne nasconde tanti tra cataste di giocattoliabbandonati.

Ma il vero uovo surreale non poteva che essere quello di Salvador Dalì. È l’uovo in cuisi trasforma la testa di Narciso, è l’uovo fritto in padella che penzola dal cielo, è l’uovoda cui nasce, addirittura, l’uomo nuovo.

Un uovo come un utero primordiale, dentro cui Dalì vorrebbe ritrovarsi (e tornare alleorigini non si dice, appunto, “ab ovo“?).

Di Piero Manzoni e delle sue uova dadaiste firmate con l’impronta del pollice ho giàparlato…

Per Lucio Fontana, invece, l’uovo è la “Fine di Dio”. Parlando della sua serie di teleforate, Fontana spiega: “Per me significano l’infinito, la cosa inconcepibile, la fine dellafigurazione, il principio del nulla“.

Non la pensava così Felice Casorati, che di uova e di figurazione se ne intendevaparecchio!

Gruppi di uova simili si trovano anche nei lavori di Andy Warhol. Nel suo caso, però,

pur partendo dall’osservazione della realtà fatta con le Polaroid, Warhol arriva ad unrisultato completamente grafico, in cui dell’uovo resta la sagoma, riempita di colorivivaci.

Quelle davvero pop sono le uova di Jeff Koons: impacchettate con tanto di alluminiocolorato e un gran fiocchettone, o già rotte e scoperchiate, sono la parodia gigantescadell’uovo di Pasqua.

Un tema, quello delle uova giganti, al centro della campagna di beneficenza lanciata daqualche anno proprio da Fabergé. A Londra e New York decine di uova d’artista

vengono collocate all’aperto richiamando l’usanza della “caccia all’uovo“, la tradizioneanglosassone di cercare nei giardini le uova nascoste dal coniglio pasquale…

Chiassose, divertenti sicuramente. Ma non sembrano particolarmente misteriose…

A me, invece, piacciono le uova con la sorpresa. Sarà la mia parte infantile, sarà cheamo l’ironia e il non-sense. Ma le uova che preferisco sono quelle di Chema Madoz.

Uova che rimettono in gioco le nostre certezze. Uova che sono il prima ma anche ildopo.

Uova, come nell’opera di Escher, che ci ripropongono l’eterno dilemma: “Ma è natoprima l’uovo o la gallina?”