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4° raduno del Volontariato padovano “Cresce il gruppo, cresce il volontariato” Atti Camposampiero – Santuari Antoniani 7-8 giugno 2014

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4° raduno del Volontariato padovano

“Cresce il gruppo, cresce il volontariato”Atti

Camposampiero – Santuari Antoniani 7-8 giugno 2014

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INDICE

Parte prima – il tema del raduno

Premessa metodologica pag. 4Premesse per un lavoro comune – Giorgio Ortolani pag. 4Programma pag. 5Le relazioni interpersonali nei gruppi - Massimo Santinello pag. 6L’accordo di rete: cosa, come, quando e perchè - CSV Padova pag. 11Il team-building - CSV Padova pag. 12

Parte seconda – i lavori di gruppo

Laboratorio “I sensi perduti” pag. 13Laboratorio “Legami, le mani, legami” pag. 14Laboratorio “...Senti che gruppo” pag. 16Laboratorio “Gli pseudo-accolti” pag. 17

Parte terza – il lavoro su di sè

Idee per crescere, essere presenza nella vita e nelle relazioni, per costruire la felicità di essere persona e essere volontari - Letizia Espanoli

pag. 19

Lo yoga della risata in ambito socio sanitario: idee per la triade assistenziale…Letizia Espanoli

pag. 20

Conclusioni pag. 23

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Cresce il gruppo, cresce il volontariato

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Premessa metodologica

Nella prima parte del report sono riportate le slides dell’intervento del prof. Santinello e il documento predisposto dal CSV di Padova sul “contratto di rete”.Nella seconda parte sono riportate le tracce e gli esiti delle attività in gruppo svolte nel pomeriggio di sabato.Nella terza parte è riportata una sintesi dell’intervento di Letizia Espanoli nella mattinata di domenica. Al termine è riportato l’elenco delle associaizoni presenti (alcune associazioni erano presenti con più rappresentanti).

L’intervento di Letizia Espanoli è frutto della trascrizione dell’intervento registrato su file audio. Ci scusiamo per eventuali errori di trascrizione o di interpretazione di quanto detto.

© 2014 - CSV Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Padovavia Gradenigo 10 - 35131 Padovatel. 049 8686849 - fax 049 8689273www.csvpadova.org - [email protected]

Direzione editoriale: Alessandro LionImpostazione grafica: Anna Donegà

Tutti i diritti sono riservati

PARTE PRIMA – IL TEMA DEL RADUNO

Premesse per un lavoro comune

Giorgio Ortolani - Presidente CSV Padova

Il raduno del volontariato 2014 ha cambiato veste!In considerazione di diverse richieste pervenute dai volontari, per agevolare la partecipazione, la sede è stata spostata in provincia. Per quest’anno si è optato per i Santuari Antoniani di Camposampiero, ma l’idea è quella di renderlo un appuntamento itinerante in tutta la provincia per facilitare di volta in volta le associazioni dei vari territori.Con l’occasione si è anche deciso di spezzare l’appuntamento nelle due giornate, di sabato e domenica, per permettere la presenza anche ad una sola giornata.Domenica, 8 giugno, al termine del pranzo, è seguita l’assemblea dei soci dell’associazione Centro Servizi Padova Solidale, ente gestore del CSV Padova, in modo da non sovraccaricare le associazioni con troppi appuntamenti in un periodo, quello primaverile, già ricco di iniziative.

Il temaIn linea con lo slogan che ci accompagna dalla Festa provinciale del volontariato del settembre 2013, “Piantiamola!”, il Consiglio Direttivo del CSV e lo staff hanno pensato a due aspetti cruciali per la buona crescita e il radicamento del nostro essere volontari: il gruppo e sé stessi.La giornata di sabato è stata centrata in particolare sul GRUPPO, in un’ottica di team-building (costruzione del gruppo). Abbiamo lavorato su alcune questioni che spesso emergono nel nostro quotidiano di associazioni quali: le strategie per trasformare un gruppo in un gruppo di lavoro! come facilitare il raggiungimento degli obiettivi prefissati! come gestire al meglio le relazioni.La giornata di domenica è stata dedicata a ripensare l’INDIVIDUO all’interno della nostra associazione di volontariato, con un approccio innovativo proposto da Letizia Espanoli, esperta dello “Yoga della risata”, con un laboratorio teorico ed esperienziale.

A nome del Consiglio Direttivo del CSV confermo l’ottima riuscita dell’appuntamento e confido, con questo documento di sintesi, di raggiungere anche le associazioni che non hanno potuto partecipare, sperando di incontrarle al prossimo raduno e alle prossime iniziative!

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Programma del raduno

Sabato 7 giugno 2014

Ore 9.30-10.00 Arrivo partecipanti e registrazioneOre 10.00-11.30 seminario “Le relazioni interpersonali nei gruppi”

Massimo Santinello, Direttore Dipartimento Psicologia dell’Università di PadovaOre 11.30-12.00 intervento “Il contratto di rete: come, quando, perchè”

a cura del CSV di PadovaOre 12.00-13.00 1^ attività di gruppo: favorire la conoscenzaOre 13.00-14.30 PranzoOre 14.45-15.45 2^ attività di gruppo: il team buildingOre 15.45-16.00 PausaOre 16.00-17.00 3^ attività di gruppo: il team buildingOre 17.00-18.00 Plenaria con restituzione delle attività in gruppo e saluti

Domenica 8 giugno 2014

Ore 9.30-10.00 Arrivo partecipanti e registrazioneOre 10.00-13.00 laboratorio teorico-pratico “Cresce il volontariato Idee per crescere, essere presenza nella

vita e nelle relazioni, per costruire la felicità di essere persona e essere volontari”

Letizia Espanoli – formatrice, esperta in yoga della risata e gestione dello stressOre 13.00-14.30 PranzoOre 14.30 Assemblea dei soci dell’Associazione Centro Servizi Padova Solidale, ente gestore del CSV

di Padova

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Le relazioni interpersonali nei gruppiMassimo Santinello

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L’accordo di rete: cosa, come, quando e perchèCSV Padova

“Quando si lavora insieme su progetti qualificanti che fanno uscire dall’abituale routine, le differenze, e persino i conflitti tra individui tendono a passare in secondo piano e talvolta a scomparire. Da questi progetti deriva una nuova identità, che rende possibile superare gli aspetti ordinari degli individui e sottolineare ciò che si ha in comune, piuttosto che le differenze. …. Analogamente, per quanto riguarda il lavoro, molte imprese non sarebbero state mai portate a termine con successo se i conflitti abituali nelle organizzazioni gerarchiche non fossero stati superati da un progetto comune.” [Jacques Delors: Nell’educazione un tesoro - Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione per il XXI secolo; Armando Editore, pg. 86]

La reteLa rete, oltre ad essere rete di conoscenza, di relazioni, di scambio di risorse, competenze e sguardi, si connota sempre più spesso come soggetto che si attiva per progettare e sostenere azioni di cambiamento.

La progettazione in Rete valorizza e tesorizza le potenzialità, le risorse e le competenze delle associazioni coinvolte in una prospettiva strategica e generativa.

La rete assume una funzione progettuale specifica nel momento in cui si orienta a trasformare idee, aspirazioni e bisogni in interventi specifici, in azioni pensate per generare cambiamenti e risposte ai problemi e ai disagi intorno ai quali si era costituita.

La progettazione partecipata, la concertazione come metodo, la collaborazione e la comunicazione rappresentano i fattori qualificanti di un lavoro di rete capace di connotarsi in modo progettuale.

La realizzazione di attività in rete richiede un contesto operativo, o meglio una competenza operativa, similare sia che la rete si costruisca all’interno dell’associazione che all’esterno (con altre associazioni/enti).

La costituzione di una rete, in quanto attivazione di un accordo di programma tra le parti, deve presentare

alcuni caratteri definitori. Una rete deve essere:- finalizzata (alla base di un accordo di rete deve esserci il perseguimento di un obiettivo o di più di uno)- di durata determinata (proprio perché la rete si forma per la necessità di realizzare un obiettivo, la sua durata è legata al tempo programmato per il raggiungimento di esso)- operativa (è necessario definire un accordo di rete)- relazionale (uno dei presupposti della rete consiste nel diverso contributo che i vari partner possono apportare, in un’ottica di relazioni alla pari e non gerarichiche)- equipotenziale (nella definizione della rete i diversi partner assumono ruoli e impegni che possono essere anche in tutto o in parte differenti, ma che risultano comunque complementari e sinergici per il perseguimento della finalità)

L’accordo di reteL’accordo programmatico di rete trova espressione, codificazione e regolamentazione in un documento formale, più o meno articolato, i cui “paragrafi” possono essere i seguenti:a) il soggetto coordinatore: l’associazione/ente che farà da capofila. All’interno del soggetto coordinatore si possono specificare nomi e cognomi delle persone referenti;b) gli aderenti: associazioni, enti pubblici e privati che costituiranno la rete; per ciascuno degli aderenti è bene indicare la persona referente;c) il progetto di rete: le finalità generali e gli eventuali obiettivi intermedi;d) il gruppo di progetto, che può essere costituito, in tutto o in parte, dai referenti dei vari partner; esso comprende comunque il responsabile del coordinamento e, quando necessario, il responsabile della gestione economica;e) il ruolo dei partecipanti all’interno del progetto, ovvero il contributo al progetto e la competenza per lo svolgimento delle azioni;f) la durata, e l’eventuale rinnovabilità;g) le risorse messe a disposizione da ciascun partecipante e le modalità per il loro utilizzo da parte dei partner: in particolare si fa riferimento alle risorse strumentali (attrezzature, locali, ecc.) ed economiche (esempio: come viene conteggiato il co-finanziamento, chi mette quanto,…);h) le altre risorse attivabili o acquisibili durante lo svolgimento del progetto: in particolare eventuali finanziamenti provenienti sia dai partner stessi che da soggetti (enti pubblici, privati) interessati alla

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realizzazione del progetto ma non aderenti alla rete;i) le modalità di utilizzo e di gestione delle risorse finanziarie, sia il “fondo cassa” minimale di cui al punto g) che quelle acquisite secondo le modalità di cui al punto h); è necessario assegnare ad uno dei partner questa incombenza e individuare il responsabile amministrativo; j) la periodicità degli incontri tra i partecipanti alla rete;k) le ricadute attese per le associazioni e gli enti partecipanti e i loro volontari (anche in termini formativi); l) le modalità di verifica e di valutazione, e la loro cadenza, sia in corso d’opera che a conclusione del progetto o della durata stabilita; m) le modalità di documentazione delle attività svolte e per la circolazione di questa documentazione; è importante che tutta la documentazione sia raccolta presso il soggetto coordinatore e che sia costantemente accessibile ad ogni partner.

Per completezza di informazioni, l’accordo va completato allegando allo stesso l’eventuale progetto presentato agli enti finanziatori (CSV, Fondazioni,…).

Il team-buildingCSV Padova

Letteralmente team-building significa “costruzione del gruppo”, ed è un processo costituito da un insieme di attività formative, team games, team-experience, team benessere (ludiche, esperienziali o di benessere) il cui scopo è la formazione di un gruppo di persone.

Gli obiettivi del team-building generalmente sono:- Far conoscere in modo più profondo persone che in “associazione” si conoscono solo in modo superficiale,- Aumentare la fiducia nei propri colleghi,- Migliorare il livello di collaborazione, - Stimolare la creatività,- Favorire la comunicazione.

Il fine ultimo deve sempre essere quello di far sentire il gruppo una vera squadra.

Il ricordo positivo dell’esperienza è la chiave che propagherà nel tempo i benefici effetti degli esercizi di team building.

Le emozioni e le sensazioni provate nel fare qualcosa di nuovo o nel raggiungere traguardi (possibili solo insieme alla propria squadra), creano una memoria piacevole e costruttiva. La consapevolezza che con il gruppo, si possono raggiungere obiettivi sempre più grandi, si trasmette così all’ambito del gruppo, migliorando le performance personali e collettive.

In particolare con le attività proposte nel corso del pomeriggio (vedi di seguito), gli aspetti sui quali come CSV abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione sono:- Definizione del gruppo,- Importanza della comunicazione,- Interazione e affiatamento,- Valorizzazione delle diversità,- Analisi delle risorse,- Attenzione ai tempi- Analisi delle dinamiche.

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PARTE SECONDA – I LAVORI DI GRUPPO

Nel corso del pomeriggio di sabato si è dato modo ai volontari di sperimentare alcune attività di team-building.Si sono proposte 4 attività, replicate due volte, per un totale di 8 attività tra le quali ciascun volontario poteva liberamente sceglierne 2 (l’unico limite era dato dalla dimensione dei gruppi, che non potevano superare le 25 persone). In questo modo la composizione dei gruppi variava ed era casuale.

Per ciascuna delle quattro attività proposte si riporta una breve descrizione e un resconto che raggruppa le considerazioni emerse nelle due repliche.

LABORATORIO “I SENSI PERDUTI”Materiali necessari: bende per coprire gli occhi, fogli delle regole del gioco Tempo richiesto: 45-60 minuti, a seconda degli obiettivi e del numero di partecipanti Dimensione del gruppo: multipli di tre Scopo: lavorare in team per raggiungere l’obiettivo comune.

1. Il gruppo è stato suddiviso in sotto-gruppi di tre persone attraverso un gioco “elefante, puzzola, struzzo, coniglio”. 2. Ogni “trio” ha ricevuto delle istruzioni:Ogni sottogruppo, composto da tre persone, avrà al suo interno tre diversi ruoli:occhio, mano e bocca. La persona che ha il ruolo dell’occhio può solo vedere (non può parlare e può toccare solo il soggetto che ha il ruolo della bocca). La “mano” non può vedere, può toccare ma non può essere toccata. La “bocca” non può vedere, può parlare, non può toccare ma essere toccata.L’obiettivo è trovare un oggetto nascosto dal facilitatore e visto dall’”occhio” nel più breve tempo possibile.3. Lasciati 5 minuti per trovare una strategia di lavoro il gioco ha inizio.

Note sulla discussioneAl termine del gioco ognuno ha appuntato le proprie sensazioni e considerazioni e poi si è aperto un momento di condivisione e di confronto. La discussione si è concentrata sugli aspetti della tabella “Gli ingredienti per un buon lavoro di rete”che era stata introdotta in plenaria prima dell’inizio dell’attività.Questo è quanto è emerso dai due gruppi (le

considerazioni dei due gruppi vengono unite):

DEFINIZIONE DEL GRUPPO- individuare chiaramente i ruoli (il gioco ha accentuato questo aspetto in quanto i ruoli erano assegnati e per raggiungere l’obiettivo bisognava necessariamente collaborare);- fissare l’obiettivo (ok al piacere di viaggiare insieme ma ancoriamo la meta);- importanza di definire all’inizio una strategia (il gioco ha imposto di definire una strategia all’inizio in quanto successivamente non sarebbe stato possibile);- divisione dei ruoli, gestione leadership, dinamiche relazionali tra i membri del gruppo.

IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE- verificare che la strategia e i ruoli siano stati comunicati e siano stati compresi da tutto il gruppoprevedere dei messaggi condivisi di cambio strategia o eventi inattesi;- importanza di costruire assieme il metodo;- una buona comunicazione permette più facilmente di far emergere le competenze di ciascuno;- visione comune;- qualità delle relazioni;- comunicazione efficace: empatia, gestione stress e problem solving.

ANALISI DELLE RISORSE - le competenze dei singoli sono risorse; - adattamento alle risorse a disposizione;- le risorse del singolo si sono moltiplicate attraverso il lavoro del gruppo;- osservazioni sulla strutturazione del tempo, degli spazi d’intervento, delle capacità propositive del gruppo.

VALORIZZAZIONE DELLE DIVERSITA’- dare fiducia a ciascuno, anche al di là delle competenze specifiche;- il gruppo ha un’enorme efficacia nel fare affiorare punti di vista differenti, che resterebbero altrimenti ignoti;- importanza della creatività e della gestione degli imprevisti.

INTERAZIONE E AFFIATAMENTO- passione e fiducia = chiavi per affrontare il nuovo;- è vero che i membri di un gruppo tutti insieme possono scorgere un maggior numero di linee d’azione che se non fossero interpellati singolarmente.

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ATTENZIONE AI TEMPI- avere una scadenza temporale è da stimolo importante dare comunque i giusti tempi ai vari passaggi (la fretta è contraria del bene);- Garantire il metodo, proteggerlo dagli assalti della rapidità, stanchezza,abitudine.

ANALISI DELLE DINAMICHE- importanza di uno spirito positivo, che alleggerisca il clima;- piano razionale/oggettivo: FARE INSIEME: per un obiettivo definito dall’Organizzazione;- piano irrazionale/simbolico: STARE INSIEME: per bisogno di socializzare e contrastare le distanze interpersonali.

LABORATORIO “LEGAMI, LE MANI, LEGAMI”Materiali necessari: fazzoletti o strisce di stoffa, materiali per svolgere il compito prefissato Tempo richiesto: 45-60 minuti, a seconda degli obiettivi e del numero di partecipanti Dimensione del gruppo: 10-20 Scopo: lavorare in team per raggiungere l’obiettivo comune.

1. Disporre i partecipanti in un cerchio guardando verso l‟interno. Chiedere al gruppo di mettere le mani in avanti. 2. Legare i componenti del gruppo tra di loro, in modo che ciascun partecipante sia legato ai polsi del vicino. 3. Adesso che sono “tutti legati”, dare loro un compito da svolgere assieme. Per rendere le cose ancor più difficili, dare al gruppo un tempo limite.

Il compito assegnato al laboratorio realizzato all’interno del Raduno del volontariato è stato di realizzare un dolce (con ingredienti e ricetta consegnati).Il laboratorio è stato ripetuto due volte con persone diverse.

Note sullo svolgimentoE’ emersa fin dai primi momenti la differenza tra i due gruppi, a conferma di quanto variabile sia il lavoro di gruppo a seconda dei componenti.Nel primo gruppo una persona ha subito assunto il ruolo di “leader” positivo, che ha assegnato i ruoli prestando attenzione affinchè tutti venissero coinvolti. In questo modo sono emerse con facilità anche le competenze all’interno del gruppo, utili a portare a termine il compito (in questo caso: un cuoco e un pasticcere). Il buon clima ha permesso al gruppo di sentire la libertà di apportare modifiche alla ricetta e al risultato finale, raggiunto entro il tempo indicato.Il secondo gruppo si è invece caratterizzato per una iniziale, breve, fase di confusione, che si è evoluta in una spontanea suddivisione dei ruoli. Il gruppo ha quindi trovato una sua armonia che ha portato, anche in questo caso, ad adattare la ricetta apportando delle variabili. Il risultato finale è stato raggiunto prima del termine indicato.

Note: oltre al fatto di essere legati, i componenti hanno dovuto fare i conti anche con un piano di lavoro ristretto, che non permetteva a tutti contemporaneamente di lavorare (il che nel primo caso ha portato alla decisione di far “ruotare” il gruppo ad intervalli di tempo per far lavorare tutti mentre nel secondo caso si sono suddivisi i compiti in maniera tale che alcuni avessero

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a disposizione il piano di lavoro mentre altri avessero un maggior ruolo di osservatori).

Note sulla discussioneLa discussione al termine del lavoro di gruppo si è concentrata sugli aspetti della tabella “Gli ingredienti per un buon lavoro di rete”.Questo è quanto è emerso dai due gruppi (le considerazioni dei due gruppi vengono unite):

DEFINIZIONE DEL GRUPPO- importanza di individuare un leader positivo importanza di individuare chiaramente i ruoli per far in modo che tutti possano contribuire- importanza di mantenere chiaro l’obiettivo fin dall’inizio- importanza di una buona collaborazione, che consenta la divisione di incarichi e spazi- senso di dipendenza (positiva) per il fatto di avere le mani legate

IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE- necessità di ascolto- una buona comunicazione permette più facilmente di far emergere le competenze di ciascuno - necessaria una buona comunicazione per avviare correttamente il lavoro

ANALISI DELLE RISORSE - competenze dei singoli sono risorse - adattamento alle risorse a disposizione

VALORIZZAZIONE DELLE DIVERSITA’- importante far emergere eventuali competenze specifiche- dare fiducia a ciascuno, anche al di là delle competenze specifiche- aiuta un clima di parità- importanza di una dose di fantasia e innovazione valorizzare il gruppo in quanto tale

INTERAZIONE E AFFIATAMENTO- il coordinatore/leader deve saper dare spazio al contributo di tutti- importanti competenze sociali- cooperazione e coordinamento (anche nei movimenti)- la limitazione del tempo ha ridotto la possibilità di far emergere contrasti

ATTENZIONE AI TEMPI- avere una scadenza temporale è da stimolo

- importante dare comunque i giusti tempi ai vari passaggi (la fretta è contraria del bene)

ANALISI DELLE DINAMICHE- importanza di uno spirito positivo, che alleggerisca il clima- il fatto di essere legati è stato vissuto come elemento positivo

Come ulteriori considerazioni finali, i componenti hanno sottolineato come sarebbe bello se anche nelle reti reali si riuscisse a collaborare con facilità come in questa attività (spesso invece emergono variabili, anche legate ai singoli territori – senso di “campanilismo” - che rendono molto più difficile l’interazione positiva). Sono stati inoltre evidenziati come elementi indispensabili per un buon lavoro di rete la parità tra componenti e l’importanza della fiducia reciproca.

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LABORATORIO “...SENTI CHE GRUPPO”!

Per prima cosa ai partecipanti al gruppo è stata letta la consegna del lavoro da svolgere:

TeleCSV sta realizzando un servizio televisivo che documenterà le attività svolte durante il 4° Raduno del volontariato padovano a Camposampiero.

Per il servizio i partecipanti al gruppo “...senti che gruppo!” sono stati incaricato di organizzare un coro che, accompagnato da strumenti musicali fatti con i materiali a disposizione, dovrà esibirsi di fronte alle telecamere in un pezzo musicale a scelta della durata massima di 2 min.

A tale scopo il gruppo dovrà:

Scegliere il nome del coro-

Scegliere una canzone e farla cantare a tutti i -

componenti del gruppoCostruire gli strumenti musicali-

Creare la divisa ufficiale per tutti i componenti -

Creare almeno 1 cartellone pubblicitario-

Tempo a disposizione: 40 min per le prove, l’allestimento e la registrazione del servizio; 20 min per le riflessioni.

Era possibile avere dei “suggerimenti” sulla gestione del gruppo e/o sulla realizzazione delle attività. La richiesta di un suggerimento avrebbe comportato però un aumento delle attività da realizzare.

Suggerimenti tipo:

Gestione: - Nominare un direttore generale (sua è laresponsabilità di tutta l’operazione, controllo deitempi)- Nominare un direttore del coro- Nominare un direttore artistico- Nominare un responsabile della comunicazioneSuggerimenti per canzoni: - Azzurro- O bella ciao- La canzone del sole- Volare- Guarda come dondolo- C’ra un ragazzo- Papaveri e papere

Materiali a disposizione: una lavagna a fogli mobili, -

bottiglie di plastica, -

sassi, -

riso,-

forbici,-

graffatrici,-

carta crespa, -

scotch-

pennarelli-

2 tavoli-

Alla fine dell’esibizione è stata richiamata l’attenzione dei partecipanti sul fatto che l’attività appena realizzata era un progetto “a rete” ed è stato brevemente ricordato, mediante due cartelloni, cos’è un progetto e quali sono le sue fasi:

Terminata questa fase è stato chiesto ai partecipanti di annotare sui post it a disposizione alcune considerazioni sul lavoro di rete appena svolto e di attaccare il post it in uno dei riquadri illustrati la mattina riguardanti gli ingredienti del buon lavoro di rete. Di seguito

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riportiamo la sintesi delle considerazioni emerse punto per punto:

Definizione del gruppo: il gruppo è stato coeso, partecipativo, allegro, cooperativo, e nonostante le persone non si conoscessero sono riuscite ad integrarsi condividendo l’biettivo.

Importanza della comunicazione: la comunicazione è basilare per la realizzazione degli obiettivi

Analisi delle risorse: il fatto di avere mezzi scarsi e di recupero ha fatto in modo che i componenti del gruppo si ingegnassero per un uso ottimale delle risorse e riflettessero sull�importanza di utilizzare ciò che si ha a disposizione.

Anche i contributi e le idee dei vari componenti il gruppo sono stati visti come importanti risorse per il raggiungimento degli obiettivi

Valorizzazione delle diversità: i ruoli si sono suddivisi spontaneamente in base alle competenze di ciascuno

Interazione e affiatamento: tra i partecipanti c�è stata buona interazione. Generale è stata la voglia di mettersi in gioco.

Attenzione ai tempi: viene sottolineata la necessità di scandire il tempo e suddividere l’obiettivo finale in azioni a breve termine

Analisi delle dinamiche: sono stati ribaditi alcuni punti già emersi nelle precedenti voci, tra i quali il buon coordinamento tra i partecipanti, la condivisione delle idee e l’accettazione dei contributi di tutti.

Ultime riflessioni:

Per il laboratorio è stato scelto di coinvolgere i partecipanti con un coro in quanto il canto mette di buon umore e nel cantare in gruppo ci si dimentica della propria timidezza e ci si fa forza vicendevolmente per raggiungere l’biettivo comune, ovvero la performance migliore possibile.

Le cose che secondo me sono state apprezzate in -

particolar modo sono:la buona collaborazione che si è venuta a creare -

all’interno del gruppole riflessioni emerse sulla necessità di suddividersi -

i compiti per riuscire a raggiungere al meglio l’obiettivo

LABORATORIO “GLI PSEUDOACCOLTI”Il Laboratorio si è aperto con una brevissima presentazione dei partecipanti che hanno detto il loro nome e l’associazione da cui provenivano.In seguito è stata data la consegna di lavoro:I Partecipanti dovevano simulare un colloquio di conoscenza/accoglienza di Nuovi Volontari e formulare una nuova teoria scientifica sull’Accoglienza.

Il Gruppo autonomamente ha quindi:Scelto la persona che imitava il Volontario-

Scelto i Giudici-

Scelto la Giuria-

Il tempo messo a disposizione è stato di circa 60 minuti (35 minuti per la prova e 25 per gli spunti di riflessione).L’attenzione è stata rivolta particolarmente sui punti dell’accordo di Rete.

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Cresce il gruppo, cresce il volontariato

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DEFINIZIONE DEL GRUPPO (ruoli, obiettivi e strategia)I partecipanti hanno collaborato molto tra di loro ma nella scelta dei ruoli ci sono state diverse difficoltà, in quanto, tutti volevano condurre il colloquio di accoglienza ma nessuno voleva fare il volontario. Si è notato subito quindi una difficoltà di mettersi nei panni nell’altro. Chi imitava il volontario ha spesso avuto difficoltà e non ha mai fatto domande specifiche sull’associazione, le attività, gli orari ecc che sono sempre stati dati per scontato.L’obiettivo dell’attività è stato subito chiara e i partecipanti l’hanno portato avanti senza problemi facendo il colloquio, sentendo la giuria e dando una “Sentenza Finale”.Anche la strategia è stata condivisa tra le parti (la giuria si è consultata, i giudici sono andati fuori dall’aula per scrivere il verdetto ecc).

IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONEIl gruppo ha usato una comunicazione molto efficace ed empatica. Sia nel colloquio che nei verdetti si sono usate espressioni che mettevano mettere alla pari associazioni e volontari.

ANALISI DELLE RISORSETutti i partecipanti hanno valorizzato al massimo le risorse mettendosi in gioco al 100 per cento comprendendo, alla fine, i propri limiti sia personali che delle associazioni di appartenenza.

VALORIZZAZIONE DELLE DIVERSITA’Il gruppo ha valorizzato le diversità delle associazioni di appartenenza costruendo delle sentenze e delle teorie che si differenziavano da zona a zona, da associazione ad associazione e da target a target.Anche la creatività è venuta fuori in quanto chi conduceva i colloqui (nel primo gruppo) ha inventato un’associazione, le attività e tutto ciò che serviva per condurre al meglio la selezione e l’accoglienza dei volontari.

INTERAZIONE E AFFIATAMENTOIl gruppo ha interagito e si è confrontato serenamente senza però arrivare ad unica soluzione o teoria. Per le associazioni non si può avere un’unica teoria o un unico modo di fare per tutte le tipologie di associazioni.

ATTENZIONE AI TEMPII tempi sono stati rispettati anche se è stato difficile chiudere la discussione che, come sempre, si accende nel finale.

ANALISI DELLE DINAMICHEIl gruppo è stato unito ma non è giunto ad una teoria o ad un piano di intervento unitario.Si è però detto che ogni gruppo, in base all’utenza che “assiste”, può definire una linea e una formazione comune.

Spunti, Riflessioni e ProposteAlla fine dei gruppi le associazioni hanno mostrato come sia necessario:

Avere formazione su come si gestiscono i colloquio -

di “selezione”Formazione su come pubblicizzare e descrivere i -

propri eventi Formazione su come accogliere empaticamente i -

nuovi volontariFormazione sul cambio generazionale.-

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PARTE TERZA – IL LAVORO SU DI SE’

Idee per crescere, essere presenza nella vita e nelle relazioni, per costruire la felicità di essere persona e essere volontariLetizia Espanoli

Letizia Espanoli ha centrato il suo intervento all’interno del raduno del volontariato padovano individuando alcune parole chiave del titolo dell’intervento. Si riporta nel seguito un estratto delle sue parole. - IdeeL’essere umano ha delle idee, questo è innegabile. Il concetto di Cartesio “penso, dunque sono” ci ha influenzato molto come esseri umani.E’ generalmente riconosciuto che la differenza tra un essere umano e un animale è la capacità di pensare.Ma sappiamo, soprattutto nella nostra attività di volontari, che ci sono persone che non pensano sempre secondo un processo logico. Questo non vuol dire però che sono animali.Qual è quindi l’aspetto che caratterizza veramente l’essere umano? E’ la capacità di sentire. E sentiamo con l’intelligenza del cuore (“il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce” Pascal). E’ scientificamente provato che gli input che manda il cuore al cervello sono superiori a quelli che il cervello invia al cuore.Ciò che percepiamo attraverso l’intelligenza del cuore è superiore a quello che possiamo percepire a livello razionale (es. quando qualcuno è arrabbiato, lo percepiamo a distanza).Le sensazioni non sono altro che un’altra parte dell’intelligenza dell’essere umano.Dovremmo quindi dire, riprendendo il titolo dell’intervento “idee e sensazioni per crescere”.Ma potremmo aggiungere anche la parola intuizione, che è diversa dall’idea.L’idea nasce da un processo logico.L’intuizione emerge quando noi non stiamo pensando all’oggetto dell’intuizione stessa. Tutto quello che arriva mentre noi non stiamo pensando è un’intuizione, che arriva dal nostro emisfero destro (l’emisfero sinistro è quello che valuta, pondera, misura; l’emisfero destro è quello della creatività). Noi abbiamo creduto che l’emisfero destro non ci servisse,

non essendo artisti. Ma non è forse un’arte vivere?E’ quindi importante riscoprire la nostra parte creativa.Tenendo a mente che le neuroscienze ci dicono che un’intuizione dura 17 secondi. O la fermiamo, la scriviamo, la elaboriamo subito, oppure la perdiamo.Invito quindi a non mettere più in dubbio un’intuizione, magari invece mettere in dubbio le idee, quelle che nascono dai processi logici.Come fa il cervello destro a darci le intuizioni? Dobbiamo imparare a metterci in uno stato di rilassamento. Oggi il fermarci, il vivere il silenzio, la calma, ci permette di attivare l’emisfero destro.Il problema è che molte persone non sanno neanche che esistono delle tecniche di rilassamento e non sono capaci di fermarsi.Una delle tecniche più facili e a portata di mano si basa sul respiro. Consapevolezza del respiro.Attraverso qualche minuto di respirazione consapevole portiamo più ossigeno al nostro corpo, ai tessuti, al cervello favorendo il benessere e la riduzione di incidenza di malattia.La respirazione che interrompe il pensiero dell’emisfero sinistro, che ci rilassa, porta ossigeno e attiva l’emisfero destro: è la respirazione nella quale inspiriamo meno di quanto espiriamo.Invece di “idee” quindi, in conclusione di questa prima parte, vorrei che parlassimo di “idee, sensazioni, intuizioni”.

- CrescereVi faccio riflettere su una considerazione: tutti invecchiamo ma non tutti cresciamo.L’invecchiamento è un aspetto fisiologico, è possibile rallentare l’invecchiamento o invecchiare sani, ma prima o poi l’invecchiamento arriva.Crescere invece è cosa diversa. Cosa significa crescere?Il primo passo per crescere è fare in modo di andare a letto migliore di come mi sono svegliato questa mattina.La domanda è: oggi ho vissuto/ho incontrato delle persone/ho fatto qualcosa che mi permette di andare a letto migliore di come mi sono svegliato?Il problema non è che mancano le opportunità per crescere, ma le facciamo sfuggire per la fretta.Per crescere c’è bisogno di se stessi.

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Mentre l’invecchiamento è passivo, la crescita presuppone un atteggiamento attivo.E’ importante avere responsabilità nei confronti di sé stessi.Einstein diceva: la scelta più importante che si può fare nella vita è scegliere se vivere in un universo amico o in un universo nemico.Ciò vuol dire che la scelta dipende da ciascuno di noi, non è responsabilità di altri.Spesso pensiamo di non poter creare artisticamente la propria vita per colpa di qualcun altro o qualcosa che ci è successo nel passato che non dipendeva da noi.Vive in un universo nemico colui che pensa di non avere possibilità di scelta.Ma l’impotenza è fonte di stress.Pensare di vivere in un universo amico significa avere la consapevolezza che mi offrirà occasioni di crescita (anche in situazioni negative). Non sono gli eventi che ci accadono che ci rendono come siamo, ma è la modalità che scegliamo per affrontare gli eventi che ci rende come siamo.

- Essere presenza nella vita e nelle relazioniImportante non lasciarsi sfuggire le cose importanti, perché potrebbero non tornare.Un aforisma dice: pensa come se non dovessi morire mai, vivi come se dovessi morire stasera.Questo ha senso perché significa imparare a vivere il momento, vivere l’ora.Essere presenti vuol dire cogliere e fare le cose che si sente importante fare, non rimandare.Il per sempre non esiste se non esiste l’ogni giorno.Imparare a gioire, ad esprimere i propri sentimenti, a ringraziare.

- FelicitàParola grossa per le abitudini di vita che abbiamo.Generalmente si pensa “sarò felice quando…”. Non possiamo pensare che la felicità sia fuori da noi. Se imparo a vivere in un universo amico divento un generatore di felicità.La felicità è fatta di tanti piccoli istanti.Il problema è che abbiamo sempre meno motivi per ridere, per essere felici.Ma ridere fa bene, e non è necessario avere dei motivi per ridere.

Sul tema della risata si riporta un articolo di Letizia Espanoli dal suo sito www.letiziaespanoli.it

Lo yoga della risata in ambito socio sanitario: idee per la triade assistenziale…Ogni servizio è vivo. Esso è costituito da persone ciascuna con il suo grado di maturazione emotiva, passione, visione… ma anche con i suoi stereotipi, le sue certezze e le sue paure. Il servizio, come essere vivo e pulsante, diventa la somma di tutte queste entità diventando spesso squadra appassionata che gioca e vince oppure gruppo che si trascina e considera le persone che accoglie più “problemi da gestire” che non “opportunità da cogliere”… … c’è un linguaggio nuovo che ci chiama all’appello. Il vocabolario socio sanitario è ormai ricco di parole vuote o peggio, che alla luce della psicologia quantistica e della psiconeuroendocrinoimmunologia, diventano ostacolo al raggiungimento di obiettivi di qualità. Pensate ad esempio a “dobbiamo mantenere le funzionalità residue”… Mantenere: verbo attivo? E’ in grado di mettere in moto la motivazione all’azione? Funzionalità: amare, credere nella vita, avere voglia di fare sono funzionalità? Appiattire l’assistenza alla somma dei bisogni fisiologici di un essere umano è sempre un grande errore… e poi, sullo Zingarelli la definizione di residuo è “ciò che resta, che avanza”… un po’ come il cibo che a fine pasto ricorda che in quel piatto c’erano delle cose buone ma che ora, dopo che abbiamo saziato il nostro stomaco, ciò che è li non è ancora buono ma diventa residuo… ed i residui spesso si gettano… … questo linguaggio nuovo, necessario per cambiare i servizi, diventa allora ispiratore di nuove azioni e nuove progettualità. Non avete anche voi la sensazione che il mondo sia colmo di esperienze meravigliose, che le università americane e russe stiano producendo sempre più studi che ci presentano un uomo come entità viva, pulsante e colma di energia e che invece i modi della cura sono ancora dentro limiti enormi? Nella mia quotidianità sono così stanca di vedere dentro le strutture sempre le stesse attività, la stessa bassa progettualità, la stessa mediocrità strisciante e davvero mi chiedo spesso: “perché?... e cosa possiamo fare per costruire e gestire residenze nelle quali la vita sia l’unica regola? … e così la mia “sperimentazione” dello yoga della risata… Lo Yoga della Risata (Hasyayoga), è una forma di yoga che fa uso della risata autoindotta. La risata è un

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fenomeno naturale, e non necessariamente implica la comicità o la commedia. Da un’idea del medico indiano di Mumbay, il Dr. Madan Kataria, ha avuto origine il primo Club della Risata, in un parco pubblico, il 13 marzo 1995, con un minuscolo gruppo di membri attivi. Oggi, si contano oltre 6000 Club in 60 paesi circa: un fenomeno di portata mondiale. Lo Yoga della Risata fonde la risata incondizionata con la respirazione yoga (Pranayama). Tutti possono ridere senza una ragione, senza dover necessariamente far uso di battute umoristiche, barzellette o commedie. Si simula la risata, come se fosse un esercizio fisico, in un gruppo; grazie al contatto visivo e alla giocosità tipica dell’infanzia, presto la risata forzata si trasforma in risata autentica e contagiosa. L’idea si basa su un fatto scientifico, per cui il corpo non fa distinzione tra fingere di ridere e ridere naturalmente. Si ottengono gli stessi benefici fisiologici e psicologici. Lo Yoga della Risata è diventato molto popolare ed è stato sviluppato dal medico indiano Madan Kataria. L’essenza della vita è il respiro. A causa dello stress e delle emozioni negative, il nostro respiro diventa irregolare e superficiale, influenzando il flusso della nostra energia vitale attraverso il corpo. Da un punto di vista medico, la componente più importante del respiro è l’ossigeno. Il Dr. Otto Warburg, Presidente dell’Istituto di Fisiologia Cellulare e Premio Nobel (il Dr. Warburg è il solo ad aver vinto due volte il premio Nobel per la Medicina e ad essere stato proposto per una terza volta) disse, a proposito dell’importanza dell’ossigeno: “Le tecniche di respirazione profonda aumentano la quantità di ossigeno nelle cellule e costituiscono il fattore più importante per vivere liberi da malattie e in piena energia. Quando le cellule ricevono abbastanza ossigeno, il cancro non può attecchire.” Un esempio classico che viene spesso citato è quello di Norman Cousins, giornalista e ricercatore della facoltà di Medicina dell’UCLA (USA), che curò la propria malattia utilizzando anche gli effetti del ridere, come racconta nel suo libro (NORMAN COUSINS, La volontà di guarire: Anatomia di una malattia, Trad. it. Stefania Panni Lariccia, Roma 1982) che è diventato l’emblema, anche nella medicina tradizionale, di uno dei tanti risultati positivi ottenuti attraverso il ridere La dott.ssa Jane Yip, psicologa e ricercatrice australiana, afferma che lo YdR: «(…)è l’inizio di un progetto sociale che porterà alla pace, con un potenziale per unire il mondo che non tiene conto della razza, del sesso, della classe sociale o dell’affiliazione politica o del credo religioso, in quanto si ride tutti allo stesso modo».

Dalla seconda metà del secolo scorso sono state condotte e continuano a prodursi numerose ricerche sui benefici della risata. È stato provato che ridere ha un impatto positivo sull’organismo sotto diversi punti di vista, sia fisici che psichici. A livello fisico il riso fa aumentare la produzione di quegli ormoni, quali l’adrenalina e la dopamina, che hanno il compito di liberare le nostre morfine naturali: endorfine, encefaline e simili. Le endorfine provocano una diminuzione del dolore e della tensione, permettendo il raggiungimento di uno stato di rilassamento e serenità. Le encefaline esaltano il sistema immunitario, stimolando una maggiore produzione di anticorpi; il Center of Public Health di Loma Linda, in California, ha riscontrato un netto incremento di molti parametri neuroimmunologici dopo l’esposizione a situazioni umoristiche. La risata amplifica la produzione di serotonina, un antidepressivo naturale, riducendo la secrezione di ormoni da stress come il cortisolo e l’epinefrina (adrenalina) in seguito alle quali la pressione sanguigna ed i livelli di glucosio aumentano danneggiando i vasi sanguigni. Il dott. I.Wittstein della John Hopkins University sostiene che l’adrenalina è devastante per il cuore, e può provocare una condizione detta cardiomiopatia da stress (simile ad un attacco di cuore). La risata, stimolando la produzione di betaendorfine (analgesici prodotti dall’organismo), protegge dallo stress e dalle sue conseguenze svolgendo una vera e propria funzione di antidoto. Ridere combatte la debolezza fisica e mentale. Provocando una diminuzione degli effetti nocivi dello stress e degli stati di ansia e depressione, contribuisce a combattere efficacemente anche l’insonnia. Il nostro sistema immunitario ha un ruolo importante nel mantenerci in salute, bloccando le infezioni, le allergie ed anche il cancro. Tramite la psiconeuroendocrinoimmunologia si è dimostrato che tutte le emozioni negative come l’ansia, la depressione o la rabbia indeboliscono il sistema immunitario, riducendo la sua capacità di combattere le malattie. Secondo il dott. Lee S. Berk, dell’Università di Loma Linda (California, USA), ridere aiuta ad aumentare il numero delle cellule Natural Killer (NK), un tipo di cellula che ha la funzione di uccidere i virus, ed aumentare il livello di anticorpi. I ricercatori hanno dimostrato che dopo una terapia della risata il livello di anticorpi (immunoglobina A) aumenta nelle mucose

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del naso e delle vie respiratorie, negli apparati, cioè, che per primi svolgono una funzione difensiva contro virus, batteri e micro-organismi. La dott.ssa Karen Matthewspsicologa dell’Università di Pittsburgh (Pennsylvania, USA), ha verificato che gli effetti benefici di una risata rallentano la progressione dell’arteriosclerosi; tenendo sotto osservazione per tre anni 209 donne sane in situazione di post-menopausa, ha scoperto infatti che le più ottimiste avevano un ispessimento delle arterie carotidee minore che nelle donne pessimiste. Inoltre l’aumento degli scambi polmonari che avvengono tramite la respirazione tende ad abbassare il tasso di grasso nel sangue con il conseguente beneficio sul colesterolo. Sembra lecito affermare, dunque, che il riso ha un ruolo di prevenzione dell’arteriosclerosi, dei problemi cardiaci (confermato da una ricerca condotta su persone reduci da infarto del miocardio: mezz’ora al giorno di umorismo riduce il rischio di ricadute) e della pressione alta. Già nell’antichità si conosceva il potere benefico del ridere, non a caso i maestri di scuola tibetana ridono e fanno ridere i loro allievi. Per il buddismo Zen quindici minuti di risate equivalgono a sei ore di meditazione e, nella medicina tradizionale cinese, lo Xiao (il ridere ) è la corrispondenza del suono al meridiano principale del cuore il cui movimento psichico è la gioia. Ridere sembra quindi essere un elisir cardiaco e, come ha osservato il dott. Michael Miller dell’Università del Maryland (USA), una risata ha l’effetto di rilassare le arterie e di aumentare il flusso sanguigno come durante un esercizio aerobico. Ridere per migliorare le funzioni respiratorie. La risata aiuta la respirazione, che diviene più profonda. L’aria nei polmoni viene rinnovata attraverso fasi di espirazione ed inspirazione tre volte più efficaci che in stato di riposo. Le alterazioni del ritmo respiratorio intervengono sull’ossigenazione del sangue e sull’espulsione di anidride carbonica provocando un rilassamento muscolare delle fibre lisce dei bronchi per azione del sistema parasimpatico dando benefici in particolare a chi soffre di bronchite, di asma, ed a coloro che soffrono di enfisema. Una ricerca condotta presso l’Unità di Riabilitazione Respiratoria Don Gnocchi di Pozzolatico (Firenze) conferma: “… la risata è una ginnastica per i polmoni“. Ridere è un ottimo esercizio muscolare che utilizza oltre sessanta muscoli: pellicciai, mimici, cervicali ecc. Quando si ride, una parte della muscolatura a livello toracico e degli arti superiori, si contrae e si rilassa alternativamente innescando una ginnastica addominale che migliora le funzioni del fegato e

dell’intestino. Ridere equivale a dieci minuti di vogatore o a un buon jogging, come afferma anche un autorevolissimo scienziato americano il professor William Fry della Stanford University : “la risata è un perfetto esercizio aerobico”. Una risata provoca una ginnastica addominale che muove in profondità l’apparato digestivo, combattendo la stitichezza. Ridere possiede una funzione depurativa dell’organismo, alcalinizza notevolmente cellule e tessuti, permettendo così un miglioramento delle funzioni intestinali ed epatiche. Ridere dona un senso di benessere e di leggerezza, sviluppa la personalità e la maggiore consapevolezza di sé aumentando la propensione alla leadership e provocando un miglioramento della capacità di lavorare in team con un incremento della creatività. Ha effetto di ringiovanimento e di maggior durata della vita; come dimostrato dai ricercatori finlandesi del National Public Health Institute, esiste una stretta relazione tra durata della vita ed il pensiero positivamente orientato. A volte viene affermato che la qualità della risata naturale, rispetto a quella indotta, sia diversa. È una affermazione superficiale: la qualità della risata è la medesima in entrambi i casi, e l’unica differenza può consistere nel grado di intensità. Secondo gli studi condotti dalla psicoterapeuta Annette Goodheart, la risata indotta artificialmente viene interpretata dal corpo come reale, stimolando la produzione di molecole della felicità, che vanno a raggiungere i trilioni di cellule dell’organismo, stabilizzando il sistema ormonale e rafforzando quello immunitario. Allenarsi a ridere anche senza motivo produce quindi salutari effetti sul nostro organismo Due psicologi della Università della California, Paul Ekman e Robert Levenson, sono arrivati alla conclusione che il detto Put on a happy face (Indossa una faccia felice) può portare a dei risultati straordinari. La loro ricerca ha dimostrato che le espressioni facciali non sono soltanto un effetto degli stati emozionali, ma possono esserne anche la causa. Ekman e Levenson hanno dimostrato che il movimento crea l’emozione e che l’emozione crea il movimento. Io credo che possiamo avere più coraggio e più cre-atività. Lavoriamo in servizi “logorati da metodologie vecchie e ormai superate”. Il nuovo ci attende, ci inter-pella e ci invita a rimetterci in gioco. Lo yoga della risa-ta può davvero rappresentare una grande opportunità per i nostri servizi.

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PRESENZE

Hanno partecipato al raduno del volontariato padova-no di Camposampiero 153 persone per 73 associazio-ni diverse, qui elencate:

ACTI / ADVS Fratres / Afi Monselice / AIDO Camposam-piero / Aido comunale Borgoricco / Aido comunale Lo-reggia / Aido comuni Curtarolo e Campo San MartinoAirone / Aiutiamoli a vivere comitato brenta-saccisica/ Alzheimer Camposampiero/ Amici dei Popoli Padova /Amici di nuovo villaggio / Amministrazione di sostegno / ANED onlus / Anffas onlus Monselice / Anipi / Anteas Informanziani / Anteas insieme / Anteas Padova / Con-ferenza Regionale Volontariato Giustizia Veneto / As-sociazione S.Pio X Pescarotto / Associazione Società di San Vincenzo de Paoli / Auser circolo di cittadella / Aiu-tismo / Avis comunale di Abano Terme / Avis comunale di Campodarsego / Avis comunale di Galliera Veneta / Avis comunale di villa del conte / Avo Conselve onlus / Avo Padova / AVP / Benessere e società / Cana / Can-tare Suonando / Casa Amica / Centro di aiuto alla vita padova / Centro iniziative nuove / Centro per i diritti del malato del piovese / Ci siamo anche noi / Circolo auser di Campo S.Martino-Curtarolo / Club Tre / Comi-tato provinciale Lega Italiana Fibrosi Cistica / Comune di Camposampiero / Consulta del volontariato / Dac-capo / Diabetici del camposampierese / Dottor clown Padova / Fidas Padova / Gioco e benessere in pedia-tria / Granello di senape Padova / Gruppo Speranza / Gruppo volontari del sorriso / I fiori de testa /Il grido alè / Incontri / La finestra / La goccia / Marcellino Vais / MoVI Padova / Movimento per la vita Padova / MPV-CAV Campodarsego / Noi e il cancro - volontà di vivere / Noi sulla strada / Per una nuova vita / Progetto Cer-nobyl onlus / San Lorenzo onlus / Se non ora quando cittadella / Selvazzano for children / Telefono azzurro / Tumaini - un ponte di solidarietà /V.A.d.A. Nazareth /Volontari di Don Orione.

Negli anni precedenti le presenze sono state:raduno 2011: 135 persone per 60 associazioniraduno 2012: 152 persone per 48 associazioniraduno 2013: 120 persone per 85 associazioni diverse

CONCLUSIONI

Mettere in produzione la felicità

Alessandro Lion - Direttore CSV

Ho visto qualche tempo fa il discorso del Presidente della repubblica dell’Uruguay definito il più povero presidente del mondo, ma forse il più ricco, perché mette in pratica ciò che dice.

Premessa la sua capacità di esprimere con parole semplici cose complesse come l’Economia e lo Stato, la cosa più sorprendente è la sua semplice affermazione che mette la felicità fra i beni economici da produrre, e non solo astrattamente da godere.

Se producessimo felicità e bellezza prima che beni materiali da consumare e gettare, potremmo forse creare una reale nuova economia, più duratura che tenga conto, non della necessità di produrre continuamente, sprecando beni e vite umane, ma della possibilità di ripensare ciò che facciamo in funzione della centralità della persona e non del mercato.

Ma per fare ciò serve solidarietà, sociale, economica ed anche politica, quello che abbiamo cercato in piccolissima parte di realizare con il raduno: far nascere amicizie, ponti, futuro, ma soprattutto felicità. Un modo per dire grazie per il lavoro che le associazioni svolgono.

Un ringraziamento ed un arrivederci quindi al prossimo raduno.

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Segreteria organizzativaCentro Servizio Volontariato provinciale di Padova

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