Cremazione, non disperdere le ceneri · 2016. 10. 26. · Nell’istruzione “Ad resurgendum cum...

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La storia Cremazione, non disperdere le ceneri La Congregazione per la dottrina della fede: ma la sepoltura resta preferibile MIMMO MUOLO ROMA a Chiesa conferma il sì alla crema- zione, a patto che non venga effet- tuata in opposizione alla fede, ma detta regole precise per la conservazione delle ceneri. In sintesi, no alla conserva- zione in casa (anche se in alcuni Stati, Ita- lia compresa, le leggi civili lo consentono), no alla dispersione nella natura o al frazionamento tra i diversi rami della famiglia del defun- to. No anche alla loro con- versione in oggetti com- memorativi e pezzi di gioielleria. Le nuove disposizioni sono contenute nell’I- struzione della Congregazione L per la Dottrina della fede Ad resurgendum cum Christo, pubblicata ieri con l’appro- vazione di papa Francesco. Poche ma chia- re disposizioni che riempiono un vuoto normativo, determinatosi specie dopo che negli ultimi tempi la pratica della crema- zione ha subito un forte incremento. Dove custodire le ceneri. Innanzitutto vie- ne enunciata la regola generale. «La Chie- sa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti; tuttavia – aggiunge il testo – la cremazio- ne non è vietata, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contra- rie alla dottrina cristiana». scopale o il Sinodo dei vescovi delle Chie- se orientali, può concedere il permesso per la conservazione delle ceneri nell’abita- zione domestica. Le ceneri, tuttavia – spe- cifica il documento –, non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sem- pre assicurati il rispetto e le adeguate con- dizioni di conservazione». No alla dispersione. Analoga la disposi- zione che concerne la dispersione. «Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non sia permes- sa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono es- sere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione». Il funerale. Di regola non c’è contrasto. E infatti il documento afferma: «In assenza di motivazioni contrarie alla dottrina cri- stiana, la Chiesa, dopo la celebrazione del- le esequie, accompagna la scelta della cre- mazione con apposite indicazioni liturgi- che e pastorali, avendo particolare cura di evitare ogni forma di scandalo e di in- differentismo religioso». Tuttavia, «nel ca- so che il defunto avesse notoriamente di- sposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono ne- gare le esequie, a noma del diritto». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il documento Nell’istruzione “Ad resurgendum cum Christo” le regole da seguire. È lecito farsi cremare se non è per ragioni contrarie alla Chiesa e alla religione cattolica. Le ceneri in casa soltanto in circostanze gravi ed eccezionali. Ma non si possono dividere o separare, né essere trasformate in gioielli Dalle Catacombe all’editto di Napoleone Gli antichi temevano la vicinanza dei morti e li tenevano in disparte, ri- cordava lo storico Philippie Ariès nella sua «Storia della morte in Oc- cidente». Onoravano le sepolture, ma uno degli scopi dei culti funebri era quello di impe- dire ai defunti di “tornare” a turbare i vivi. Per questo a Roma la legge del- le Dodici Tavole proibiva di sotter- rare i cadaveri «in urbe». I cimiteri e- rano situati ai mar- gine di grandi stra- de come la Via Appia. Ciò che ri- dusse quella distanza fu il culto cri- stiano dei martiri. All’inizio anche lo- ro furono sepolti in necropoli extra urbane, comuni a cristiani e paga- ni. Le loro tombe attiravano i vivi e anche le sepolture di altri cristiani. Nella prima metà del II secolo i cri- stiani presero a seppellire i loro mor- ti in spazi propri. Sorsero così le ca- tacombe e iniziò una vera “fre- quentazione” tra vivi e morti. Sui luo- ghi di martirio sorsero Basiliche, in esse furono collocate le reliquie dei santi, attorno alle mura delle chie- se iniziarono a farsi seppellire i fe- deli, per il desiderio di riposare vici- no ai santi. Nel corso del Medioevo, chiesa e cimitero si fusero quasi a rendere visibile la comunione dei santi. Ne è rimasta una traccia les- sicale anche nell’espressione in- glese per cimitero, «churchyard», letteralmente: campo della chiesa. Questo legame, che ebbe mille sfac- cettature, venne interrotto con l’il- lumininismo. Un atto in particolare è considerato la nascita dei cimite- ri moderni: il 12 Giugno 1804 la Fran- cia di Napoleone adottò il cosid- detto Editto di Saint-Cloud, che riu- niva in un unico documento legisla- tivo le disposizioni precedenti in ma- teria di «polizia mortuaria» ed «e- dilizia cimiteriale», aggiungendone di nuove. La legge stabiliva che i ca- daveri venissero sepolti solo nei ci- miteri e che ogni comune ne avesse uno. Il defunto doveva essere tra- sportato al cimitero entro 20 ore dal decesso o 48 ore nei casi di morte improvvisa. I cimiteri dovevano es- sere costruiti lontani dalle zone a- bitate, in aeree soleggiate, adorna- te da alberi sempreverdi. 9 Mercoledì 26 Ottobre 2016 PRIMO PIANO VIVERE LA FEDE ROMA on solo regole. Anche e so- prattutto la loro motivazione. Che è insieme teologica e pa- storale. E risponde, come ha eviden- ziato ieri, il cardinale Gerhard Müller, all’esigenza di «evangelizzare il senso della morte, alla luce della fede in Cri- sto risorto». È stato infatti il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede a spiegare in una conferen- za stampa le ragioni che hanno guida- to l’ex Sant’Uffizio (dopo aver sentito i dicasteri per il culto divino e la disci- plina dei sacramenti, quello per i testi legislativi e numerose Conferenze epi- scopali) ad assumere le decisioni con- tenute nell’Istruzione pubblicata ieri. Perché ad esempio la Chiesa ritiene che non si debbano custodire sul ca- minetto di casa, nel salotto buono o in qualsiasi altra parte della casa le cene- ri dei defunti? Le motivazioni addotte sono diverse. «Qualcuno sostiene – ha fatto notare il consultore della Con- gregazione per la dottrina della fede, monsignor Angel Rodríguez Luño – che questa scelta possa essere ispira- ta da un desiderio di vicinanza e pietà, che faciliti il ricordo e la preghiera. Non è la motivazione più frequente, ma in qualche caso può essere così». Tuttavia, ha aggiunto l’esperto, «c’è il rischio che si producano dimenti- canze e mancanze di rispetto, soprat- tutto una volta passata la prima ge- nerosa, così come si può dar luogo a elaborazioni del lutto poco sane». Vi è poi un profilo che si potrebbe de- finire anti-individualista. «I fedeli de- funti – ha aggiunto Rodríguez – fanno parte della Chiesa, sono oggetto della preghiera e del ricordo dei vivi, ed è be- ne che i loro resti vengano ricevuti dal- la Chiesa e custoditi con rispetto lun- go i secoli nei luoghi che la Chiesa be- N nedice a tale scopo, senza venir sot- tratti al ricordo e alla preghiera degli altri parenti e della comunità». Il car- dinale Müller ha ricordato: «Il cada- vere non è una proprietà privata». E in merito all’uso invalso, ad esempio in Germania, di seppellire le urne ci- nerarie nei boschi, il porporato ha fatto intendere che pur non essendo questo il miglior modo possibile, bi- sogna almeno evitare che la sepoltu- ra sia fatta in modo anonimo. «Sa- rebbe un suicidio della propria me- moria», ha commentato. Molto chiaro è anche il motivo del ri- fiuto della dispersione. Il cardinale prefetto ha spiegato che il divieto vuo- le «evitare ogni tipo di equivoco pan- teista, naturalista o nichilista». In al- tri termini, ha sottolineato Müller, «prendendosi cura dei corpi dei de- funti, la Chiesa conferma la fede nel- la Risurrezione e si separa da atteg- giamenti e riti che vedono nella mor- te l’annullamento definitivo della persona, una tappa nel processo di re-incarnazione o come fusione del- l’anima con l’universo». La Resurrezione cristiana, ha perciò fatto notare il domenicano Serge-Tho- mas Bonino, segretario della Commis- sione teologica internazionale, non è né una re-incarnazione dell’anima in un corpo indifferente né una ri-crea- zione ex nihilo. La Chiesa non ha mai smesso di affermare che è proprio il corpo in cui viviamo e moriamo che risusciterà un giorno. Ecco perché, co- me ha spiegato il cardinale, «nel ricor- do della morte, sepoltura e Risurrezio- ne del Signore, l’inumazione è la for- ma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corpo- rale». E dunque, ha aggiunto padre Bo- nino, anche se «Dio è assai potente per ricostituire il nostro corpo proprio a partire dalla nostra sola anima im- mortale, che garantisce la continuità della nostra identità tra il momento della morte e quello della risurrezio- ne», questa continuità «viene espressa in modo più adeguato per mezzo del- la sepoltura – “il chicco di grano cadu- to in terra” – anziché per mezzo della cremazione che distrugge il corpo in modo brutale». Norme e motivazioni che entreranno sempre più nell’espe- rienza delle comunità, soprattutto a motivo dell’«inarrestabile incremen- to» della scelta della cremazione. Mimmo Muolo © RIPRODUZIONE RISERVATA Fin qui viene confermata la dottrina esi- stente. La novità del documento è invece nella prescrizione secondo cui «le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimi- tero o, se è il caso in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente auto- rità ecclesiastica». In tal modo si ri- duce il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. E per la stessa ragione, aggiunge esplicita- mente l’Istruzione, «la conservazio- ne delle ceneri nell’abitazione do- mestica non è consentita. Soltanto in caso di circostanze gravi ed eccezio- nali, dipendenti da condizioni cul- turali di carattere locale, l’ordinario, in accordo con la Conferenza epi- Il prefetto ha illustrato i contenuti pastorali del testo. «Prendendosi cura dei corpi di coloro che sono morti, la Chiesa afferma la fede nella Risurrezione. No a equivoci di carattere panteistico o nichilista» Testimonianze. I parroci: dopo l’exploit un fenomeno contenuto STEFANIA CAREDDU a maggior parte dei fedeli continua a seguire la tradi- zione e a preferire la sepol- tura del corpo alla cremazione. Dopo una fase in cui, complice l’importazione televisiva e cine- matografica di modelli per lo più americani, la pratica dell’incine- razione aveva avuto un certo ex- ploit, negli ultimi tempi sembra che a ricorrervi, per motivi di tipo pratico ed economico, sia un nu- mero di persone che oscilla tra il 10 e il 30 per cento. Non parliamo di dati frutto di statistiche o indagi- ni, ma di cifre stimate sulla base dell’esperienza sul campo di alcu- ni sacerdoti romani. «Nella nostra parrocchia, la stragrande maggio- ranza della gente chiede un fune- rale con la tumulazione della sal- ma, sia per tradizione sia perché spaventata dalle modalità della cremazione e, a Roma, dai tempi e dalla logistica», racconta padre Z- bigniew Golebiewski, parroco del- la chiesa dei Santi Urbano e Lo- renzo, situata a pochi passi dal ci- mitero di Prima Porta, che con i suoi 140 ettari di estensione è il più grande d’Italia. «Chi sceglie la cre- mazione lo fa soprattutto per que- stioni economiche perché così è possibile far riposare i propri cari nello stesso loculo», spiega il reli- gioso. C’è poi «qualcuno che tiene l’urna con le ceneri del defunto a casa e questa pratica ci spaventa un po’», ammette il parroco sotto- lineando la necessità di «ripartire dal catechismo, spiegando agli a- dulti qual è ad esempio il valore del corpo umano, del perché lo o- noriamo con una celebrazione fu- nebre, quali sono i segni delle ese- quie». Ci sono inoltre alcuni «mol- to moderni» che, aggiunge padre Golebiewski, decidono di disper- dere le ceneri «perché non voglio- no dare fastidio ai figli e a parenti ai quali toccherebbe prendersi cu- ra della tomba». Sebbene «la prassi della cremazio- ne abbia superato di fatto vecchie resistenze, stanno diminuendo i casi sia di coloro che tengono le ceneri a casa sia di coloro che smaltiscono le ceneri in luoghi si- gnificativi per il defunto perché ci si rende conto che c’è bisogno di qualcosa di diverso e che la terra consacrata ha un valore», rileva don Marco Simeone, alla guida della chiesa dei santi Giuda e Tad- deo a Torre Angela, una delle più popolose di Roma con oltre 60 mi- la abitanti di numerosissime na- zionalità. «In base alla mia espe- rienza, posso dire che è circa il 20 o 30 per cento che chiede l’inci- nerazione e lo fa per motivi prati- ci», afferma il sacerdote eviden- ziando una certa trasversalità del- la tendenza. «Non ho notato – spiega – grandi differenze rispet- to a quello che accadeva nella co- munità della Santissima Annun- ziata che ho accompagnato pre- cedentemente e che si trova in un quartiere totalmente diverso da quello in cui presto servizio oggi». A guidare la scelta della cremazio- ne è dunque la logistica (oltre che il fattore economico), come con- ferma anche padre Armando Am- brosi, parroco della Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, accanto al- la quale sorge il cimitero monu- mentale del Verano: «Non ci sono più loculi disponibili per le bare e per questo, chi vuole essere tumu- lato qui, sceglie la cremazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA L La voce di tre sacerdoti romani: la cremazione è scelta da una percentuale di fedeli compresa tra il 10 e il 30%. Alla base motivi per lo più economici: un solo loculo per più deceduti La presentazione dell’Istruzione (Siciliani) Le motivazioni. Il cardinale Müller: i defunti non diventino una proprietà privata

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La storia

Cremazione, non disperdere le ceneriLa Congregazione per la dottrina della fede: ma la sepoltura resta preferibileMIMMO MUOLOROMA

a Chiesa conferma il sì alla crema-zione, a patto che non venga effet-tuata in opposizione alla fede, ma

detta regole precise per la conservazionedelle ceneri. In sintesi, no alla conserva-zione in casa (anche se in alcuni Stati, Ita-lia compresa, le leggi civili lo consentono),no alla dispersione nella natura oal frazionamento tra i diversirami della famiglia del defun-to. No anche alla loro con-versione in oggetti com-memorativi e pezzi digioielleria. Le nuovedisposizioni sonocontenute nell’I-struzione dellaCongregazione

Lper la Dottrina della fede Ad resurgendumcum Christo, pubblicata ieri con l’appro-vazione di papa Francesco. Poche ma chia-re disposizioni che riempiono un vuotonormativo, determinatosi specie dopo chenegli ultimi tempi la pratica della crema-zione ha subito un forte incremento.Dove custodire le ceneri. Innanzitutto vie-ne enunciata la regola generale. «La Chie-

sa continua a preferire la sepolturadei corpi poiché con essa si

mostra una maggiorestima verso i defunti;tuttavia – aggiunge iltesto – la cremazio-ne non è vietata, ameno che questanon sia stata sceltaper ragioni contra-rie alla dottrina

cristiana».

scopale o il Sinodo dei vescovi delle Chie-se orientali, può concedere il permesso perla conservazione delle ceneri nell’abita-zione domestica. Le ceneri, tuttavia – spe-cifica il documento –, non possono esseredivise tra i vari nuclei familiari e vanno sem-pre assicurati il rispetto e le adeguate con-dizioni di conservazione».No alla dispersione. Analoga la disposi-zione che concerne la dispersione. «Perevitare ogni tipo di equivoco panteista,naturalista o nichilista, non sia permes-sa la dispersione delle ceneri nell’aria, interra o in acqua o in altro modo oppurela conversione delle ceneri in ricordicommemorativi, in pezzi di gioielleria oin altri oggetti, tenendo presente che pertali modi di procedere non possono es-sere addotte le ragioni igieniche, socialio economiche che possono motivare lascelta della cremazione».Il funerale. Di regola non c’è contrasto. Einfatti il documento afferma: «In assenzadi motivazioni contrarie alla dottrina cri-stiana, la Chiesa, dopo la celebrazione del-le esequie, accompagna la scelta della cre-mazione con apposite indicazioni liturgi-che e pastorali, avendo particolare curadi evitare ogni forma di scandalo e di in-differentismo religioso». Tuttavia, «nel ca-so che il defunto avesse notoriamente di-sposto la cremazione e la dispersione innatura delle proprie ceneri per ragionicontrarie alla fede cristiana, si devono ne-gare le esequie, a noma del diritto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il documentoNell’istruzione “Ad resurgendum cumChristo” le regole da seguire. È lecitofarsi cremare se non è per ragionicontrarie alla Chiesa e alla religionecattolica. Le ceneri in casa soltanto incircostanze gravi ed eccezionali. Manon si possono dividere o separare,né essere trasformate in gioielli

Dalle Catacombeall’editto di Napoleone

Gli antichi temevano la vicinanza deimorti e li tenevano in disparte, ri-cordava lo storico Philippie Arièsnella sua «Storia della morte in Oc-cidente». Onoravano le sepolture,ma uno degli scopi dei culti funebri

era quello di impe-dire ai defunti di“tornare” a turbarei vivi. Per questo aRoma la legge del-le Dodici Tavoleproibiva di sotter-rare i cadaveri «inurbe». I cimiteri e-rano situati ai mar-gine di grandi stra-

de come la Via Appia. Ciò che ri-dusse quella distanza fu il culto cri-stiano dei martiri. All’inizio anche lo-ro furono sepolti in necropoli extraurbane, comuni a cristiani e paga-ni. Le loro tombe attiravano i vivi eanche le sepolture di altri cristiani.Nella prima metà del II secolo i cri-stiani presero a seppellire i loro mor-ti in spazi propri. Sorsero così le ca-tacombe e iniziò una vera “fre-quentazione” tra vivi e morti. Sui luo-ghi di martirio sorsero Basiliche, inesse furono collocate le reliquie deisanti, attorno alle mura delle chie-se iniziarono a farsi seppellire i fe-deli, per il desiderio di riposare vici-no ai santi. Nel corso del Medioevo,chiesa e cimitero si fusero quasi arendere visibile la comunione deisanti. Ne è rimasta una traccia les-sicale anche nell’espressione in-

glese per cimitero, «churchyard»,letteralmente: campo della chiesa.Questo legame, che ebbe mille sfac-cettature, venne interrotto con l’il-lumininismo. Un atto in particolareè considerato la nascita dei cimite-ri moderni: il 12 Giugno 1804 la Fran-cia di Napoleone adottò il cosid-detto Editto di Saint-Cloud, che riu-niva in un unico documento legisla-tivo le disposizioni precedenti in ma-

teria di «poliziamortuaria» ed «e-dilizia cimiteriale»,aggiungendone dinuove. La leggestabiliva che i ca-daveri venisserosepolti solo nei ci-miteri e che ognicomune ne avesse

uno. Il defunto doveva essere tra-sportato al cimitero entro 20 ore daldecesso o 48 ore nei casi di morteimprovvisa. I cimiteri dovevano es-sere costruiti lontani dalle zone a-bitate, in aeree soleggiate, adorna-te da alberi sempreverdi.

9Mercoledì26 Ottobre 2016 P R I M O P I A N O

VIVERELA FEDE

ROMA

on solo regole. Anche e so-prattutto la loro motivazione.Che è insieme teologica e pa-

storale. E risponde, come ha eviden-ziato ieri, il cardinale Gerhard Müller,all’esigenza di «evangelizzare il sensodella morte, alla luce della fede in Cri-sto risorto». È stato infatti il prefettodella Congregazione per la dottrinadella fede a spiegare in una conferen-za stampa le ragioni che hanno guida-to l’ex Sant’Uffizio (dopo aver sentito idicasteri per il culto divino e la disci-plina dei sacramenti, quello per i testilegislativi e numerose Conferenze epi-scopali) ad assumere le decisioni con-tenute nell’Istruzione pubblicata ieri.Perché ad esempio la Chiesa ritieneche non si debbano custodire sul ca-minetto di casa, nel salotto buono o inqualsiasi altra parte della casa le cene-ri dei defunti? Le motivazioni addottesono diverse. «Qualcuno sostiene – hafatto notare il consultore della Con-gregazione per la dottrina della fede,monsignor Angel Rodríguez Luño –che questa scelta possa essere ispira-ta da un desiderio di vicinanza e pietà,che faciliti il ricordo e la preghiera.Non è la motivazione più frequente,ma in qualche caso può essere così».Tuttavia, ha aggiunto l’esperto, «c’è ilrischio che si producano dimenti-canze e mancanze di rispetto, soprat-tutto una volta passata la prima ge-nerosa, così come si può dar luogo aelaborazioni del lutto poco sane».Vi è poi un profilo che si potrebbe de-finire anti-individualista. «I fedeli de-funti – ha aggiunto Rodríguez – fannoparte della Chiesa, sono oggetto dellapreghiera e del ricordo dei vivi, ed è be-ne che i loro resti vengano ricevuti dal-la Chiesa e custoditi con rispetto lun-go i secoli nei luoghi che la Chiesa be-

Nnedice a tale scopo, senza venir sot-tratti al ricordo e alla preghiera deglialtri parenti e della comunità». Il car-dinale Müller ha ricordato: «Il cada-vere non è una proprietà privata». Ein merito all’uso invalso, ad esempioin Germania, di seppellire le urne ci-nerarie nei boschi, il porporato hafatto intendere che pur non essendoquesto il miglior modo possibile, bi-sogna almeno evitare che la sepoltu-ra sia fatta in modo anonimo. «Sa-rebbe un suicidio della propria me-moria», ha commentato.Molto chiaro è anche il motivo del ri-fiuto della dispersione. Il cardinaleprefetto ha spiegato che il divieto vuo-le «evitare ogni tipo di equivoco pan-teista, naturalista o nichilista». In al-

tri termini, ha sottolineato Müller,«prendendosi cura dei corpi dei de-funti, la Chiesa conferma la fede nel-la Risurrezione e si separa da atteg-giamenti e riti che vedono nella mor-

te l’annullamento definitivo dellapersona, una tappa nel processo dire-incarnazione o come fusione del-l’anima con l’universo».La Resurrezione cristiana, ha perciòfatto notare il domenicano Serge-Tho-mas Bonino, segretario della Commis-sione teologica internazionale, non èné una re-incarnazione dell’anima inun corpo indifferente né una ri-crea-zione ex nihilo. La Chiesa non ha maismesso di affermare che è proprio ilcorpo in cui viviamo e moriamo cherisusciterà un giorno. Ecco perché, co-me ha spiegato il cardinale, «nel ricor-do della morte, sepoltura e Risurrezio-ne del Signore, l’inumazione è la for-ma più idonea per esprimere la fede ela speranza nella risurrezione corpo-

rale». E dunque, ha aggiunto padre Bo-nino, anche se «Dio è assai potente perricostituire il nostro corpo proprio apartire dalla nostra sola anima im-mortale, che garantisce la continuitàdella nostra identità tra il momentodella morte e quello della risurrezio-ne», questa continuità «viene espressain modo più adeguato per mezzo del-la sepoltura – “il chicco di grano cadu-to in terra” – anziché per mezzo dellacremazione che distrugge il corpo inmodo brutale». Norme e motivazioniche entreranno sempre più nell’espe-rienza delle comunità, soprattutto amotivo dell’«inarrestabile incremen-to» della scelta della cremazione.

Mimmo Muolo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fin qui viene confermata la dottrina esi-stente. La novità del documento è invecenella prescrizione secondo cui «le ceneridel defunto devono essere conservate di

regola in un luogo sacro, cioè nel cimi-tero o, se è il caso in una chiesa o inun’area appositamente dedicata atale scopo dalla competente auto-rità ecclesiastica». In tal modo si ri-duce il rischio di sottrarre i defuntialla preghiera e al ricordo dei parentie della comunità cristiana. E per lastessa ragione, aggiunge esplicita-mente l’Istruzione, «la conservazio-ne delle ceneri nell’abitazione do-mestica non è consentita. Soltanto incaso di circostanze gravi ed eccezio-nali, dipendenti da condizioni cul-turali di carattere locale, l’ordinario,in accordo con la Conferenza epi-

Il prefetto ha illustrato i contenutipastorali del testo. «Prendendosicura dei corpi di coloro che sonomorti, la Chiesa afferma la fedenella Risurrezione. No a equivocidi carattere panteistico o nichilista»

Testimonianze. I parroci: dopo l’exploit un fenomeno contenutoSTEFANIA CAREDDU

a maggior parte dei fedelicontinua a seguire la tradi-zione e a preferire la sepol-

tura del corpo alla cremazione.Dopo una fase in cui, complicel’importazione televisiva e cine-matografica di modelli per lo piùamericani, la pratica dell’incine-razione aveva avuto un certo ex-ploit, negli ultimi tempi sembrache a ricorrervi, per motivi di tipopratico ed economico, sia un nu-mero di persone che oscilla tra il 10e il 30 per cento. Non parliamo didati frutto di statistiche o indagi-ni, ma di cifre stimate sulla basedell’esperienza sul campo di alcu-ni sacerdoti romani. «Nella nostraparrocchia, la stragrande maggio-ranza della gente chiede un fune-

rale con la tumulazione della sal-ma, sia per tradizione sia perchéspaventata dalle modalità dellacremazione e, a Roma, dai tempi edalla logistica», racconta padre Z-bigniew Golebiewski, parroco del-la chiesa dei Santi Urbano e Lo-renzo, situata a pochi passi dal ci-mitero di Prima Porta, che con isuoi 140 ettari di estensione è il piùgrande d’Italia. «Chi sceglie la cre-mazione lo fa soprattutto per que-stioni economiche perché così èpossibile far riposare i propri carinello stesso loculo», spiega il reli-gioso. C’è poi «qualcuno che tienel’urna con le ceneri del defunto acasa e questa pratica ci spaventaun po’», ammette il parroco sotto-lineando la necessità di «ripartiredal catechismo, spiegando agli a-dulti qual è ad esempio il valore

del corpo umano, del perché lo o-noriamo con una celebrazione fu-nebre, quali sono i segni delle ese-quie». Ci sono inoltre alcuni «mol-to moderni» che, aggiunge padreGolebiewski, decidono di disper-dere le ceneri «perché non voglio-

no dare fastidio ai figli e a parentiai quali toccherebbe prendersi cu-ra della tomba». Sebbene «la prassi della cremazio-ne abbia superato di fatto vecchieresistenze, stanno diminuendo icasi sia di coloro che tengono leceneri a casa sia di coloro chesmaltiscono le ceneri in luoghi si-gnificativi per il defunto perché cisi rende conto che c’è bisogno diqualcosa di diverso e che la terraconsacrata ha un valore», rilevadon Marco Simeone, alla guidadella chiesa dei santi Giuda e Tad-deo a Torre Angela, una delle piùpopolose di Roma con oltre 60 mi-la abitanti di numerosissime na-zionalità. «In base alla mia espe-rienza, posso dire che è circa il 20o 30 per cento che chiede l’inci-nerazione e lo fa per motivi prati-

ci», afferma il sacerdote eviden-ziando una certa trasversalità del-la tendenza. «Non ho notato –spiega – grandi differenze rispet-to a quello che accadeva nella co-munità della Santissima Annun-ziata che ho accompagnato pre-cedentemente e che si trova in unquartiere totalmente diverso daquello in cui presto servizio oggi».A guidare la scelta della cremazio-ne è dunque la logistica (oltre cheil fattore economico), come con-ferma anche padre Armando Am-brosi, parroco della Basilica di SanLorenzo fuori le Mura, accanto al-la quale sorge il cimitero monu-mentale del Verano: «Non ci sonopiù loculi disponibili per le bare eper questo, chi vuole essere tumu-lato qui, sceglie la cremazione».

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La voce di tre sacerdotiromani: la cremazione è

scelta da una percentualedi fedeli compresa tra il 10e il 30%. Alla base motiviper lo più economici: un

solo loculo per più deceduti

La presentazione dell’Istruzione (Siciliani)

Le motivazioni. Il cardinale Müller: i defuntinon diventino una proprietà privata

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