COS’E’ LIBERA? · Ogni 21 Marzo Libera celebra la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in...

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Libera contro le mafie Coordinamento provinciale di Avellino

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COS’E’ LIBERA?

“Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie” nasce il 25 marzo del 1995 con l’intento di

sollecitare la società civile nella lotta alle mafie, di promuovere legalità e giustizia, di dare concretezza ad

una speranza: liberare l’Italia dalle mafie e dalla corruzione.

Nasce dall’impegno e dal sacrificio di grandi e piccole associazioni nazionali, gruppi di volontariato,

parrocchie, scout, magistrati, giornalisti, politici, sensibili e attenti. In questi vent’anni Libera è diventata

un coordinamento di oltre 1600 associazioni, di gruppi, affiancati da più di 4000 scuole e 60 università;

tutte realtà pronte ad impegnarsi per costruire sinergie politico-culturali, capaci di diffondere la cultura

della legalità, di educare all’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, nella vicinanza dei familiari delle

vittime innocenti delle mafie e ai testimoni di giustizia, nella lotta alla corruzione, al doping, all’usura, al

gioco d’azzardo. Queste sono solo alcune delle iniziative che Libera si propone di affrontare e portare

avanti sui vari territori.

La presenza delle mafie semina morte, paura, uccide la speranza, deturpa la bellezza dei territori,

condiziona l’economia sana, danneggia e offende la società civile responsabile. Una piena consapevolezza

dei cittadini dell’enorme danno che provocano le mafie, la mentalità e cultura mafiosa nei territori in cui si

insediano, consegna ai cittadini una grande responsabilità: quella di impedire, con azioni concrete, che le

mafie possano continuare a danneggiare il territorio e continuare a costruire il proprio consenso sociale.

Libera promuove il cambiamento: un cambiamento che deve nascere dal basso, affinché quella che oggi è

una società silente possa diventare una società vigile, capace di saper gestire il peso della responsabilità

di cui è stata investita e capace di rivolgere lo sguardo sempre verso a quanto di positivo si riesce a

realizzare insieme, facendo ognuno la propria parte, con la consapevolezza che tutto ciò è indispensabile

per liberarsi dalla zavorra mafiosa, per dire no all’insopportabile peso dell’illegalità.

Tutto questo perché c’è un’Italia che dalle mafie vuole liberarsi davvero e lo vuole fare adesso.

COS’E’ IL 21 MARZO?

Ogni 21 Marzo Libera celebra la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti

delle mafie”.

Il 21 Marzo non è un giorno scelto a caso: è il primo giorno di primavera, i fiori germogliano, gli alberi

fioriscono, nei campi i semi danno i loro primi frutti, ed è proprio in questo giorno di risveglio della natura

che Libera vuole rinnovare la primavera della verità e della giustizia sociale.

Dal 1996, ogni anno in una città diversa d’Italia, viene organizzata una marcia accompagnata dalla lettura

dei nomi di circa novecento vittime innocenti delle mafie. Questa tappa rappresenta una grande occasione

per i familiari delle vittime. Essi possono ritrovarsi insieme e marciare in ricordo dei loro cari. Tutta la

comunità di Libera affianca i familiari, stringendosi al loro dolore e si impegna affinchè quei nomi e quelle

storie non restino nella memoria di pochi, ma diventino motivo di impegno per tanti.

E’ importante comprendere che La Giornata del 21 marzo non è un evento, bensì è una tappa importante di

un percorso che non si ferma , che procede ogni giorno dell’anno. Questa vuole essere un’opportunità per

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guardarci meglio dentro, per stringerci ai familiari delle vittime, per rinnovare il senso del nostro impegno

che dunque non può e non deve né essere occasionale né diventare una routine.

Sappiamo bene che le infiltrazioni mafiose si contrastano con i diffusi strumenti giudiziari, ma dobbiamo

anche sapere che il primo, indispensabile e imprescindibile strumento rimane il risveglio delle coscienze,

posto nelle mani di quei cittadini responsabili capaci di anteporre il bene comune alle speculazioni e ai

privilegi.

Ritrovarsi in questo giorno, esserci, significa innanzitutto assumersi la responsabilità di non chiudere gli

occhi, di reagire di fronte alla presenza e al radicamento delle mafie nel nostro territorio: vuole essere

l’occasione per dire ancora una volta NO alle mafie e soprattutto per trasformare questo “no” in un NOI, in

un concreto percorso di responsabilità collettiva.

E’ anche un momento per non dimenticare, per trasmettere una memoria viva alle nuove generazioni, ai

giovani e agli studenti, di tutte quelle vittime che ingiustamente hanno pagato con la loro vita il prezzo

della loro onestà, poiché solo se noi continueremo a portare sulle nostre gambe e a tenere sempre vive le

loro idee, i loro ideali, i valori per i quali si sono battuti, loro non saranno morti in vano.

Libera ci ha insegnato in questi anni che le mafie non sono un problema degli altri, bensì riguarda tutti noi:

possono essere combattute solo attraverso un impegno quotidiano, che non ammette distrazioni e che

deve vedere coinvolta tutta la società, non può essere un compito affidato solo all’eroismo dei singoli.

Dunque questa giornata, questa tappa annuale potrà portare i suoi frutti solo se tutti noi riusciamo a fare

tesoro del dolore dei familiari delle vittime, se riusciamo a sentirle nostre tutte quelle storie celate dietro a

quei innumerevoli nomi, e soprattutto se riusciamo a far diventare tutto ciò lo strumento per generare

azioni di pace, testimonianze di cambiamento e per dimostrare che si può fare.

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ADOTTA UNA VITTIMA INNOCENTE DI MAFIA

Adotta una vittima di mafia si colloca all'interno di un percorso complessivo di sviluppo di una cultura della

legalità finalizzato a conoscere, attraverso le storie di vita di tante persone, l'impegno nei confronti della

giustizia e contro il prevalere della cultura mafiosa.

Il progetto è finalizzato a coinvolgere classi, scuole, associazioni, cittadini in un percorso di ricerca per

mezzo del quale si arriverà a conoscere la storia delle vittime di mafia, il loro esempio di cittadini attivi e

responsabili e le motivazioni finali che hanno alla fine determinato la loro morte. Libera attualmente ha

redatto un elenco con oltre 900 nomi di persone che hanno pagato con la vita il prezzo del loro impegno

nel contrastare la prepotenza mafiosa ovvero le cui vite, per casi fortuiti, sono state travolte dalla ferocia

criminale.

Attraverso questo elenco, disponibile sul portale dell'associazione - www.libera.it - è possibile rintracciare

dei nominativi di una o più vittime di mafie sulle quali poi iniziare un percorso didattico o extra didattico

finalizzato alla ricostruzione delle loro storie di vita. È preferibile che nell'intraprendere il percorso di

ricerca i ragazzi adottino simbolicamente soprattutto vittime appartenenti al loro contesto territoriale.

Questo al fine di conoscere anche l'ambiente economico/sociale/culturale in cui si sono svolti i fatti e cosa

da allora è cambiato o comunque è stato fatto. Ricostruire una storia quindi anche per evidenziare carenze

o possibili prospettive per la propria città, per sottolineare i punti critici che interessano la sicurezza dei

cittadini e per capire infine che è importante promuovere l'impegno di tutti a scapito di comportamenti di

delega o indifferenza. La ricostruzione delle storie di vita potrà avvalersi degli strumenti classici della

ricerca: interviste, articoli, internet, banche dati, ecc. e concludersi con l'elaborazione di nuovi materiali o

momenti in cui pubblicizzare il lavoro svolto.

L'esecuzione del progetto presuppone come meta finale la partecipazione al corteo del 21 marzo durante

il quale marciare con il nome della vittima innocente adottata e condividendo con altri i percorsi di

memoria e di impegno.

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PONTI DI MEMORIA, LUOGHI D’IMPEGNO

“Ponti di Memoria, luoghi d’impegno” è il tema che quest’anno Libera ha voluto affiancare al percorso del

21 Marzo.

La particolarità di questa XXI giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie è che quest’anno,

per la prima volta, se pur come piazza centrale è stata scelta la città di Messina, ogni regione, ogni

provincia, ospiterà un luogo di memoria e d’impegno: in oltre 900 piazze d’Italia verrà organizzato un

corteo e la lettura dei nomi delle vittime innocenti delle mafie.

Quest’anno siamo chiamati ad essere costruttori di ponti e come ci dice Don Luigi Ciotti: “Essere costruttori

di ponti non è altro che un abito mentale, un atteggiamento etico, un percorso culturale ed educativo;

riguarda la coscienza di ognuno e i valori dei singoli individui, ma è anche un’opera sociale e corale, chiede e

presuppone reciprocità. Se il ponte viene costruito contemporaneamente da entrambe le estremità,

l’incontro sarà più vicino e più sicuro, l’opera sarà più stabile e duratura”.

Ed è proprio dall’unione delle due estremità che Libera quest’anno vuole partire per percorrere il cammino

verso il 21 Marzo e giungere alla costruzione di una grande opera sociale, che veda coinvolta milioni di

cittadini pronti a sporcarsi le mani, ad assumersi le proprie responsabilità, ad unire la memoria delle oltre

novecento vittime innocenti di mafia ad azioni concrete di impegno quotidiano, poiché è solo dalla

memoria di comunità che nasce impegno e giustizia sociale. Dunque, saremo chiamati ad essere

demolitori di muri, costruttori di reti, ricercatori di legami e testimoni di verità e giustizia, creatori di

sempre più occasioni di confronto, di informazione, di dialogo, di reazione.

DEMOLIAMO I MURI

La storia ci insegna quanto spesso gli uomini abbiano innalzato muri. Muri per difendersi da attacchi bellici,

muri per segnare i confini di aree geografiche, muri per impedire la libera circolazione di merci e persone.

Alcuni esempi aiutano a percorrere il corso della storia e ci aiutano a comprende quanto questo

atteggiamento sia radicato nei popoli.

III secolo a.C. MURAGLIA CINESE

Venne costruita per difendere il territorio cinese dalle invasioni delle tribù nomadi e mongole. È

attualmente esistente ed è visibile dallo spazio.

1939 MURO DEL GHETTO DI VARSAVIA

Costruito dai nazisti in seguito all’invasione della Polonia nei 1939 per delimitare i quartieri dove

abitavano gli ebrei. Attualmente permane solo in parte.

1953 LINEA DI DEMARCAZIONE MILITARE COREANA

Sorta per separare due Nazioni: la Corea del Nord dalla Corea del Sud. È attualmente esistente.

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1961 MURO DI BERLINO

Nella notte tra il 12 e 13 agosto del 1961 venne eretto il cosiddetto Muro di Berlino, sorto per dividere la

Germania dell’Est dalla Germania dell’Ovest, ma più nel particolare per arginare il flusso di migranti

provenienti dalla Germania dell’Est. Fortunatamente è stato abbattuto il 9 novembre del 1989.

1969 MURO DI BELFAST

Costituito da una serie di barriere costruite in differenti punti dell’Irlanda del Nord per dividere la

popolazione cattolica dalla popolazione protestante. È attualmente esistente.

1994 BARRIERA DI SEPARAZIONE TRA ISRAELE E PALESTINA

Costruita per dividere la Striscia di Gaza dai territori di Israele; venne in gran parte distrutta dai palestinesi

ma poi è stata ricostruita tra il 2000 e il 2001 con un’ulteriore aggiunta di muro volta a segnare il confine

anche con la Cisgiordania. È attualmente esistente.

2012 BARRIERA TRA NEA VYSSA E EDIRNE

Il governo di Atene ha fatto costruire questa barriera per fermare il flusso migratorio proveniente dal

Medio Oriente e diretto verso il continente Europeo. È attualmente esistente.

2014 MURO BULGARO-TURCO

Costruito al confine tra Bulgaria e Turchia per contrastare l’immigrazione del Medio Oriente. È attualmente

esistente.

2015 MURO DI CALAIS

Sorge in Francia al confine tra Belgio e Gran Bretagna. Costruito per evitare che gli immigrati provenienti

dal resto dell’Unione Europea una volta giunti a Calais possano raggiungere il porto e dunque le navi per

arrivare in Inghilterra. È attualmente esistente.

2015 MURO DI UNGHERIA

La barriera di separazione tra l'Ungheria e la Serbia è una recinzione di rete metallica costruita a lungo il

confine tra l'Ungheria e la Serbia per respingere i migranti in arrivo dai Balcani.

Alla luce di questa breve rassegna una considerazione è obbligata. La necessità di difendersi è un bisogno

antico. In molti ricorderanno, anche grazie alle innumerevoli rappresentazioni, quanto gli antichi

medioevali avessero bisogno di ergere le proprie fortezze nei punti più alti del territorio e circondarle da

cinta murali altissime. Tutto ciò occorreva per proteggersi da eventuali attacchi. Col passare del tempo,

non meno frequenti tuttavia gli eventi bellici, le barriere sono sorte più che per difendere la città, per

allontanare gli uomini. Gli anni più recenti ci mostrano quanto forti siano le discriminazioni sorte tra gli

uomini. Discriminazioni politiche, razziali, religiose. Negli ultimi anni la diversità che dovrebbe essere vista

come una ricchezza, è stata vissuta ed è vissuta ancora oggi, come un forte limite. Se da un lato vediamo

che ancora oggi gli uomini innalzano barriere fisiche per impedire che un popolo viva dignitosamente o per

lasciare a ciascuno la libertà di spostarsi nel luogo più opportuno o che meglio gli garantisce diritti

fondamentali, dall’altro ci rendiamo conto di quante altre e innumerevoli barriere esistano nelle nostre

comunità e sui nostri territori, che non siano fatte di mattoni e rispetto alle quali la difficoltà è maggiore

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perché non è semplice identificarle e certamente più complessi sono gli strumenti che occorrono per

abbatterle. Si pensi all’indifferenza, all’odio verso l’altro, alla logica individualista che impera nelle

comunità, alla incapacità di saper accogliere l’altro come un nostro caro. Di fronte a queste considerazioni

non possiamo più assumere un atteggiamento di non curanza. Tutto questo riguarda noi e ci riguarda da

molto vicino. È per questo che siamo tutti chiamati ad una profonda riflessione. Una riflessione che ci

coinvolga in prima persona, ma che ci obbliga ad un confronto aperto con la comunità territoriale e

cittadina di appartenenza. Dovremmo chiederci e chiedere:

- Quali sono i muri che oggi dividono sempre più le nostre comunità?

- Come possiamo noi abbattere queste barriere che limitano il vero essere dell’uomo?

- Come possiamo essere anche noi, nel nostro piccolo, costruttori di ponti?

- Che impegno possiamo assumerci nei confronti della società, della nostra terra, della nostra

comunità?

OBIETTIVO: GENERARE LUOGHI D’IMPEGNO

Come per le persone sono importanti alcuni elementi caratterizzanti, cosi lo sono per Libera. Abbiamo già

accennato al fatto che Libera nasce nel Marzo del 1995 e che non nasce come singola associazione, ma

come rete, pluralità di associazioni. Questi non sono dati banali ed è bene non darli per scontato. Libera

nasce come risposta della società civile alle innumerevoli stragi di mafie che avevano segnato il paese a

partire dagli anni ’80. Nel 1982 Pio La Torre, politico e sindacalista italiano, fu stato ammazzato dalla

mafia dopo aver fatto approvare una legge ( Rognoni-La Torre) che prevedeva la confisca dei beni ai

mafiosi. Egli aveva capito che per colpire le organizzazioni mafiose era necessario puntare a ciò che a loro

era più caro: il patrimonio illecitamente percepito. Grazie a questa legge, Giovanni Falcone e Paolo

Borsellino riuscirono a costituire il primo grande pool antimafia che condusse al primo Maxi Processo.

Giovanni Falcone permise poi la nascita della Direzione Nazionale Antimafia e delle varie Direzioni

Distrettuali Antimafia, proprio perché aveva capito che per combattere un’associazione criminale

sistemica e organizzata, occorreva un impegno parimenti sistemico e coordinato. Entrambi vennero

ammazzati negli anni ’90. Da queste brevi storie vediamo che di fronte al crimine organizzato erano sorte

due grandi risposte: una legislativa e una giudiziaria coinvolgente anche le forze dell’ordine. Quello che

però mancava era una risposta forte della società civile. Ed ecco che questa risposta viene fuori nel 1995

con Libera, quando realtà tra loro diverse scelgono di mettersi in rete con un solo grande obiettivo: dire NO

alle mafie. Un anno dopo Libera fa approvare una legge di iniziativa popolare: la legge 109 del 1996. Il

ragionamento fu il seguente: con l’intervento della magistratura e grazie alla legge Rognoni-La Torre, i

beni indebitamente percepiti venivano sottratti ai mafiosi. Questo però non era sufficiente perché non

restituiva il mal tolto alla collettività che aveva subito i soprusi e le violenze criminali. Ecco allora che le

Camere, a legislatura conclusa ( cosa che avverrà poi con la l.108\1996 sull’usura), approvano una legge

che prevede l'assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti come le

associazioni, le cooperative, i comuni, e gli altri enti locali al fine di favorire processi di sviluppo economico

secondo i valori della legalità e della giustizia sociale. Rispetto ai beni confiscati l’attività di Libera è di

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sostegno e promozione. Libera non gestisce direttamente beni confiscati, bensì essa svolge un’importante

azione di animazione territoriale attivando percorsi di conoscenza e sensibilizzazione relativi alla presenza

di questi sul territorio nazionale.

I beni confiscati rappresentano un patrimonio comune. Essi vengono sottratti non solo all’organizzazione

criminale, ma ad una logica di indebito arricchimento conseguito con gli strumenti della violenza e

dell’illegalità e vengono restituiti alla collettività. Se provassimo a ragionare su questo, ci renderemmo

conto di quanta ricchezza esista sui nostri territori che non viene valorizzata, considerata o che peggio

diviene appannaggio di pochi. Ci sono dei vuoti da riempire. Quei vuoti che rischiano di essere riempiti dalle

mafie. Condizioni di disagio, di emarginazione e di povertà sono solo alcuni. Poi ci sono anche i luoghi delle

nostre città che sono patrimonio comune e rispetto ai quali abbiamo una grande responsabilità: fare in

modo che quei luoghi diventino simbolo di collettività, di confronto, di ricchezza, di bellezza. Ciò che deve

animare il nostro impegno è la considerazione che questo non è solo nostro, ma degli altri. L’altro deve

rappresentare per noi una nuova prospettiva, al pari di un bene confiscato, l’altro deve rappresentare un

patrimonio comune. Se ciascuno, per la propria parte e nelle proprie realtà, cominciasse a muovere in

questa direzione, allora davvero diverrebbe costruttore di ponti. Ecco che questo 21 Marzo diventa una

grande occasione per NOI. Un’occasione per riflettere su ciò di cui le nostre comunità hanno bisogno e

provare insieme a costruire alternative valide e condivise. L’obiettivo che Libera si propone di raggiungere

con questi passi verso il 21 marzo è quello di generare coscienze critiche, cittadini responsabili, realtà

attente e attive sui territori, capaci di creare luoghi di memoria e di impegno. Il 21 Marzo è una tappa cui

giungere. Occorre dunque che si cominci a camminare insieme e che si animino territori e scuole. Questo è

solo un punto di partenza, per tutti coloro che si sentono in dovere di fare la propria parte. Se vogliamo

realmente che qualcosa cambi, dobbiamo essere noi i protagonisti di questo presente, senza demandare

ad altri e soprattutto dobbiamo essere noi i costruttori del nostro futuro, senza permettere ad altri di

decidere al nostro posto. Se non noi chi? Se non ora quando?

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LA LINEA DEL TEMPO IN IRPINIA E IL PERCHÉ ESSERE IN PIAZZA

La linea del tempo di alcuni episodi accaduti nella nostra provincia non vuole essere un elenco esaustivo

ma uno strumento di lavoro da integrare perché solo scavando nel nostro passato è possibile recuperare

più forte un motivo d’impegno per il nostro territorio

1980 23 novembre Terremoto in Irpinia

1982 – 1990 Isochimica di Avellino

1982 – 2008 Faida Cava – Graziano di Quindici

1982 15 luglio Omicidio Antonio Ammaturo, vittima innocente irpina

1983 Quindici è il primo comune italiano sciolto per infiltrazioni mafiose

1989 – 1991 Commissione parlamentare di inchiesta sulla ricostruzione post-sisma

1991 31 ottobre Omicidio Nunziante Scibelli, vittima innocente irpina

1993 8 febbraio Omicidio Pasquale Campanello, vittima innocente irpina

1996 26 gennaio, Omicidio Salvatore Manzi, vittima innocente irpina

2002 31 gennaio Omicidio Francesco Antonio Santaniello, vittima innocente

2002 26 maggio Strage delle donne

2004 11 giugno Omicidio Francesco e Antonio Graziano irpine

2006 incendio escavatore cantiere Corso Vittorio Emanuele ad Avellino (Racket delle estorsioni)

2007-2011 Racket dei Mak P

2008 Racket sulle vincite del superenalotto

2009 Arrestati a Sperone latitanti del Clan Russo

2014 Arrestato ad Atripalda latitante

2015 Inaugura il Maglificio 100Quindici Passi, primo bene confiscato alla criminalità riconvertito in Irpinia

2015 Clan Pagnozzi implicato nell’inchiesta Mafia Capitale

2015 Oltre 13 attentati legati all’eolico selvaggio

2016 La magistratura dispone la chiusura di 10 centri per richiedenti asilo per carenze