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CORSO DI TECNICHE FASCIALI

STEFANO MOZZON D.O.

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Principio fondamentale dell’0.P. (Still)concetto di globalità.

Unità del corpo: l’individuo è visto nella sua globalità come un sistema composto da muscoli, strutture scheletriche, organi interni che trovano il loro collegamento nei centri nervosi della colonna vertebrale. Ogni parte costituente la persona (psiche inclusa) è dipendente dalle altre e il corretto funzionamento di ognuna assicura quello dell’intera struttura, dunque, il benessere.

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TESSUTO CONNETTIVOorigini e anatomia

Nello sviluppo embrionale si riconoscono tre foglietti:

1. MESOBLASTO2. ENDOBLASTO3. ECTOBLASTO

Le fasce fanno parte del tessuto connettivo, il quale deriva dal MESOBLASTO.

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CONCETTO di GLOBALITA’

Definizione di globalità: Carattere di ciò che è globale; Complessità; visione d'insieme di un

problema, di una situazione, di un argomento, di una disfunzione.

Per esempio: il disturbo del tessuto connettivo, può esser stato causato da un problema di origine diversa per es. dal fegato/cistifellea – spalla dx. lontano quindi dalla zona dolente.

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Dal mesoblasto derivano:

Tessuto connettivo,cartilagine, ossa,muscoli striati e lisci

Pericardio. pleure, peritoneo, Cellule sanguigne e linfatiche, milza Pareti del cuore, dei vasi sanguigni e

linfatici I reni, le gonadi e i loro apparati escretori Le cortico surrenali e le midollo surrenali Le tuniche muscolari e connettive del

sistema digerente, il rivestimento epiteliale del tubo digerente, della vescica e dell’uretra

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Dall’ endoblasto derivano

Esofago, stomaco, fegato, cistifellea, vie biliari, pancreas, tratto intestinale,

L’app. tracheo bronchiale, epitelio di rivestimento app respiratorio, della cassa del timpano e tromba d’Eustachio

Parenchima dell’amigdala, tiroide e paratiroide, timo.

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Dall’ ectoblasto derivano

Sistema nervoso centrale e periferico,

Epitelio sensoriale degli organi dei sensi

Epidermide e annessi (peli, unghie, ghiandole cutanee)

Ghiandola mammaria, ipofisi Smalto dei denti

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ANATOMIA DELLE FASCE

Dal punto di vista macroscopico possiamo dividere le fasce in tre strati principali:

1. Fascia Superficialis2. Fascia Intermedia3. Fascia Profonda

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LA PELLE O CUTE

La pelle o cute, è un tessuto continuo, appartenente all'apparato tegumentario. E' composta da tre strati principali che, dall'esterno verso l'interno, assumono il nome di: epidermide, derma e ipoderma (o strato sottocutaneo)

Riveste la superficie del corpo e negli orifizi si continua con le mucose.

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Immagine della pelle e annessi

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EPIDERMIDE

L’epidermide rappresenta la parte più superficiale della cute e si continua in basso, separata da una membrana basale, con il derma.L’epidermide è un epitelio pavimentoso stratificato il cui spessore varia da 50 μm a 1,5 mm. Gli strati che la costituiscono, dall’interno all’esterno, sono:

Strato basale. Strato spinoso. Strato granuloso. Strato lucido. Strato corneo.

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IMMAGINE DELL’EPIDERMIDE

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immagine dell’ epidermide

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IL DERMA

Il derma è lo strato della cute posto profondamente all'epidermide, costituito da tessuto connettivo propriamente detto denso, riccamente vascolarizzato e innervato. Si connette all'epidermide tramite la giunzione dermoepidermica che garantisce, con l'elevato numero di filamenti di ancoraggio, un legame sicuro fra i due strati. Il derma inoltre dona alla cute le caratteristiche di consistenza e resistenza grazie alle abbondanti fibre collagene. Si tratta inoltre di uno strato molto elastico, che resiste anche a forti trazioni, ma non al taglio. A differenza dell'epidermide, è vascolarizzato.

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IPODERMA

L'ipoderma o tela sottocutanea è lo strato più profondo della pelle che si trova sotto il derma da cui non è possibile differenziale in maniera netta. La distribuzione e lo spessore del ipoderma sono molto variabili. Lo spessore oscilla tra i 0,5 e i 2 cm risultando minore laddove la pelle è a contatto diretto con osso o cartilagine (come la volta cranica, il naso, il padiglione auricolare) e maggiore in altre sedi (glutei, palmo delle mani o pianta dei piedi). Nelle donne è più omogeneamente distribuita è più spessa rendendo meno evidente la muscolatura.

Mette in rapporto il derma con i tessuti sottostanti (come la fascia superficialis comune del corpo oppure direttamente ossa o cartilagine) permettendo anche un reciproco scorrimento consentendo di sollevare la pelle in pieghe.

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Strati della pelle

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Nell’ipoderma si individuano tre strati di tessuto:

Lamina superficiale: è costituita da tessuto connettivo lasso ed in questo strato si accumulano le riserve di grassi sotto forma di adipociti. Questo tessuto adiposo, se presente in sensibile quantità, prende il nome di pannicolo adiposo.

Lamina intermedia: è costituita da tessuto connettivo denso, prende anche il nome di fascia superficiale le cui fibre sono disposte quasi parallelamente alla cute, per distinguerla dalla fascia profonda, anch'essa formata da connettivo denso, che riveste i sottostanti muscoli scheletrici.

La lamina profonda della tela sottocutanea infine, composta anch'essa di tessuto connettivo lasso, ha la funzione di separare i movimenti della fascia superficiale e quindi di tutta la pelle da quelli della fascia profonda e dei muscoli che questa riveste.

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STATO DELLA PELLEOSSERVAZIONE

Normale: aspetto luminoso, liscio ed elastico Alterato: Secca Grassa Sciupata Sensibile (dolore, solletico …) Invecchiata, rugosa, dura … Inoltre è importante considerare: la temperatura,

l’odore, eventuali cicatrici, macchie, piaghe, acne, varici, cellulite, smagliature e/o patologie della pelle…

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COLORITO della PELLE

Pallida nell’anemico Cianotica nel cardiopatico Gialla nell’epatopatico Grigia nelle sofferenze renali Arrossata nelle infiammazioni Nera nella rottura capillari

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RUOLI LA PELLE

1. Di protezione2. Di regolazione termica3. Immunitario (ambiente acido)4. Di regolazione dell’equilibrio idro-

minerale5. Di organo sensoriale6. Di depurazione (funzione

escretoria)

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ANATOMIA DELLE FASCE

Fascia superficialis: Strato di tessuto connettivo fibro-adiposo che si colloca, al di sotto della cute, miscelata allo strato reticolare dell’ ipoderma (strato più profondo della pelle)

Fascia intermedia: Aponeurosi media/profonda, collegata all’epimisio dei muscoli-tendini e guaine esterne dei visceri, dei vasi …

Fascia profonda: Meningi, perimisio, endomisio, periostio, guaine sotto sierose ..

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La fascia superficialis

Essa è importante sede di stoccaggio di acqua e grasso, provvede anche alla nutrizione e agli scambi gassosi tra le cellule e il sangue e alla difesa aspecifica contro le aggressioni di micro-organismi patogeni e di sostanze estranee al nostro organismo. Avvolge tutti gli organi, i muscoli e i nervi e penetra al loro interno e riempie gli spazi liberi tra gli organi.

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La fascia superficialis

Costituita da connettivo lasso sottocutaneo, collega il sistema epidermico ai piani sottocutanei, è collegata alle fasce profonde attraverso setti muscolari. Essa è presente in tutto il corpo tranne:

Sul palmo delle mani Sulla pianta dei piedi Sulla faccia, sulla nuca Sul sacro e sui glutei Sullo sterno(in queste zone la cute si fonde con i retinacoli

muscolari).

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ANATOMIA MICROSCOPICA dei tessuti connettivi di sostegno (fascia) ELEMENTI CELLULARI:1. Cellule fisse (osteociti, condrociti,

adipociti, c. indiffernziate, fibroblasti )2. Cellule libere (leucociti, macrofagi, etc. ) MATRICE EXTRA CELLULARE (MEC) Nella quale troviamo1. Fibre reticolate2. Fibre collagene3. Fibre elastiche

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Elementi cellulari

Cellule fisse I fibroblasti sono cellule che si

moltiplicano facilmente, capaci di sintetizzare le macromolecole come i proteoglicani della mec, (cioe il tropo-collagene che da origine alle fibre di collagene e la tropo-elastina che da origine alle fibre elastiche)

Gli adipociti sono ricchi di vasi sanguigni, accumulano grandi quantità di lipidi (trigliceridi e acidi grassi ) a scopo termogenico, di protezione e di riserva.

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Continua cellule fisse

Macrofagi o istiociti, cellule mononucleate con grande potere fagocitario, capaci di secernere enzimi (collagenasi e elastasi) e interferone (proteina anti-virale)

Cellule mobili I leucociti di cui fanno parte i linfociti (B

e T) resonsabili della risposta immunitaria, i basofili e eosinofili anche questi rivestono un ruolo importante nelle reazioni infiammatorie ed immunitarie.

Plasmaciti elaborano antigeni specifici come le gammaglobuline.

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Immagine connettivo lasso (fascia superficiale)

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Connettivo lasso e denso

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Matrice extra cellulare (MEC)

1. La sostanza fondamentale composta dal 70% di acqua e dal 30% di macromolecole colloidali è un vero e proprio laboratorio è costituita da complessi solubili di carboidrati legati in gran parte a proteine dette GAG e da proteine specializzate come la fibronectina e le integrine, al suo interno troviamo le fibre: di collagene, di elastina e di reticolina.

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Le fibre

Fibre collagene, costituite da microfibrille di pro-collagene, hanno proprietà di resistenza a fattori meccanici, prevenzione della disidratazione, mantenimento dell’elasticità e tonicità, e minimalizzazione delle rughe

fibre di reticolina, simili alle fibre collagene, ma diverse nella forma (griglia). Hanno lo scopo di filtraggio selettivo, di supporto e di cicatrizzazione.

Fibre elastiche, (elastina)

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Fibre di collagene

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Fibre di collagene

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Fibre di reticolina

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DIVERSI TIPI DI TESSUTO CONNETTIVO

Le cellule e la MEC caratterizzano i vari tipi di connettivo:

Tessuto interstiziale Tessuto fibroso, reticolato, endoteliale … Tessuto adiposo, sanguignoSempre dentro al foglietto mesodermico

troviamo: Tessuto osseo Tessuto cartilagineo Tessuto muscolare Tessuto epiteliale dei rivestimento

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La matrice extra cellulare (MEC)

Dal punto di vista meccanico, la MEC si è sviluppata per distribuire le tensioni del movimento e della gravità, mantenendo nello stesso tempo la forma delle diverse strutture corporee siano esse sottoposte a compressione continua che a stiramento. ( concetto di tensegrità)

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Concetto di tensegrità

E’ la facoltà di un sistema di stabilizzarsi meccanicamente con il gioco di forze di tensione e di compressione che si ripartiscono e si equilibrano. La minima variazione di tensione locale viene trasmessa dal sistema fasciale in tutto il corpo. (fattori come nutrizione, attività fisica e comportamenti influenzano profondamente la MEC).

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Continua concetto di tensegrità

Per es. il tallone di un marciatore, battendo contro il suolo 550 voltle a km si disitegrerebbe, se la struttura della volta plantare fosse rigida, invece grazie alle connessioni miofasciali con tutte le strutture dell’ apparato locomotore (tendini, legamenti, muscoli …) la volta può garantire, non solo l’assorbimento e la distribuzione equa dell’impatto, ma anche la conservazione dell’equilibrio globale in risposta al movimento.

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Continua concetto di tensegrità

A livello microscopico la struttura si presenta con un citoscheletro composto da tre proteine che formano i microfilamenti, filamenti intermedi e microtuboli. (fibre)

Più in particolare, nel connettivo qualunque forza lo deformi agisce sui legami intermolecolari delle sue cellule producendo un flusso elettrico (piezoelettrico) che comporta modifiche biochimiche del tessuto stesso,

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Continua concetto di tensegrità

per es. la forza di gravità che grava sul nostro scheletro fa si che vi sia una reazione tale nell’ osso da impedirne l’osteoporosi.

La fascia è integrata in unità funzionali, ovvero non può essere considerata disgiunta funzionalmente dai tessuti con cui è a contatto siano essi per continuità che per contiguità.

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Continua concetto di tensegrità

Attraverso l’UNITA MIOFASCIALE tutti i tessuti e quindi tutti i sistemi sono raggiunti, per questo la fascia può essere considerata un vasto organo di senso in termini di propriocezione e esterocezione, dove l’ U.M. si organizza in catene miofasciali, attraverso le quali le informazioni siano esse di un viscere, articolazione ecc. viaggiano come informazioni di tensione meccanica oppure psiconeuroendocrina, immunitaria, circolatoria …..

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Continua concetto di tensegrità

Le U.M. sono molteplici e sono governate da aree chiamate centri di coordinazione (cc) dove di fatto convergono i vettori che le u.m. nelle loro direzionalità possiedono, un cc dolente è segno di densificazione fasciale ed è da colloccare all’interno di una catena miofasciale del “sistema persona”.

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Concetto di plasticità cerebrale

Plasticità cerebrale: La plasticità cerebrale è la potenzialità del cervello di variare funzione e struttura non solo durante il suo periodo di sviluppo, ma anche durante la vita adulta.

Le caratteristiche morfologiche e funzionali dei circuiti nervosi, influenzabili per l’interazione con il mondo esterno, sono molto diverse nel periodo di formazione e di sviluppo delle strutture del sistema nervoso e nel periodo in cui questo raggiunge la maturità.

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“la struttura governa la funzione”(Still)(seconda legge)

“la struttura governa la funzione”. La perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura portante, se tale equilibrio è alterato ci si trova di fronte a una disfunzione osteopatica, caratterizzata da una zona corporea in cui è andata persa la corretta mobilità. L’organismo reagirà a tale disequilibrio creando delle zone di compenso e di adattamenti corporei non favorevoli al benessere generale dell’organismo.

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FASCIA SUPERFICIALIS EAPONEUROSI ESTERNE

APONEUROSI EPICANICRA1. Ap. del temporale2. Ap. masseterica3. Ap. della facciaConnessioni con la pelle e con la dura

madre APONEUROSI CERVICALE SUPERFICIALE APONEUROSI DEL TRONCO APONEUROSI DEGLI ARTI SUPERIORI APONEUROSI DEGLI ARTI INFERIORI

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APONEUROSI EPICRANICA

E’ una vasta lamina fibrosa che riveste come una calotta il cranio.

Inserzioni: post. Sulla protuberanza occ. est. e linea occ. sup. si prolunga lat. attraverso le aponeurosi temporale e masseterica, e termina sulla cresta sopramastoidea, il condotto uditivo esterno ed il tessuto sotto cutaneo della zona masseterica.

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APONEUROSI EPICANICRA

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Aponeurosi temporale

Spessa e resistente, si estende dalla linea curva temporale sup e dallo spazio compreso tra le due linee curve all’arcata zigomatica, da qui si prolunga verso l’aponeurosi masseterica.

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Aponeurosi masseterica

Si inserisce: indietro sul bordo post. del ramo ascendente del mascellare sup. inoltre si unisce all’ap. Parotidea.

In alto, si fissa sull’ arcata zigomatica In basso, sul bordo inferiore del

mascellare, da dove si prolunga attraverso l’aponeurosi cervicale superficiale

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Aponeurosi superficiale del viso e collo

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Aponeurosi della faccia

La faccia è composta da una fascia superficialis, essa stessa è composta da un piano superficiale sottile e da un piano profondo resistente. Questi due piani circondano i muscoli della mimica e li collegano alla fascia profonda.

Da una fascia profonda più spessa, ma non elastica.

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Aponeurosi della faccia

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Aponeurosi cervicale superficiale

In alto: Questa aponeurosi forma nel collo

una guaina che si attacca: Alla linea curva occipitale superiore All’apofisi mastoidea Alla cartilagine del condotto uditivo

esterno All’ap. masseterica e al bordo

inferiore della mascella

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Aponeurosi cervicale superficiale

In basso: Sul bordo ant. forchetta sternale Sulla faccia ant. manubrio sternale Sulla faccia superiore della clavicola Sul bordo posteriore della spina della

scapola Si sdoppia per inguainare i muscoli sterno

cleido mastoideo e i trapezi. Si inserisce davanti all’osso ioide

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Aponeurosi cervicale superficiale

Indietro sulla linea mediana presenta un ripiegamento fibroso esteso dalla protuberanza occipitale esterna a C6 e a volte fino alla D1: è il legamento cervicale posteriore che si fissa con la sua parte mediana sulle apofisi spinose

L’ap. cervicale superficiale si prolungherà attraverso le ap del tronco e arti sup e inf.

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Aponeurosi superficiale del tronco posteriore

Essa fa seguito all’aponeurosi cervicale superficiale, la sua inserzione superiore si fissa su: Sterno, Clavicola e Spina della Scapola a seguire sulle apofisi spinose vertebrali e i legamenti sovra spinosi di tutte le vertebre fino al sacro, specie tra L2 e S2.

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Aponeurosi superficiale del troncoposteriore

Formerà la guaina dei muscoli pettorali, trapezio, gran dorsale, massa sacro lombare, ma anche dei mm più profondi: quadrato dei lombi, intercostali esterni, ecc. A livelllo lombare la fascia è molto resistente ed è formata da un incrocio di fibre verticali, orizzontali e trasversali.

La fascia poi termina sul contorno posteriore delle creste iliache, cresta mediana e laterale del sacro.

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Aponeurosi superficiale del torace e addome

Parte superiore ap. dei succlavi, del piccolo e del gran pettorale e nella parte mediana aderiscono allo sterno. Queste aponeurosi si continuano lateralmente con le ap. deltoidea e ascellare continuandosi nell’arto superiore.

Parte inferiore e mediana si continua con le ap degli obliqui, del trasverso e dei retti

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Aponeurosi superficiale del torace e addome

Tutte queste aponeurosi si articolano sulla linea mediana per costituire la linea alba. La parte sopra-ombelicale è più lassa e ciò spiega perché le ernie della linea alba siano sopra ombelicali. Inoltre la maggior lasso è utile in gravidanza e nelle persone obese, in quanto permette la dilatazione del tessuto evitandone la rottura.

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Aponeurosi superficiale del torace e addome

La linea alba ha un inserzione superiore sull‘appendice xifoidea e in basso sulla sinfisi pubica.le aponeurosi dei muscoli addominali si fondono nella parte inferiore dell’addome su una linea che va da una sias all’altra e su tutta la larghezza della sinfisi pubica.

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La fascia iliaca

E’ importante per i suoi rapporti, lo psoas e la sua fascia sono in rapporto con il rene e l’uretere, il colon ascendente e discendente.

Si inserisce all’interno sulle vertebre lombari, sulla base del sacro, sullo stretto superiore del bacino.

All’esterno, dall’alto in basso, sull’ap del quadrato dei lombi, lungo il bordo est dello psoas, sul legamento ileo lombare, sull’labbro esterno della cresta iliaca.

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La fascia iliaca

In alto: presenta un ispessimento il quale forma “l’arcata dello psoas”, sulla quale si inserisce il diaframma.

In basso: sull’arcata crurale la fascia iliaca aderisce intimamente nella sua metà esterna, sul lato interno forma la bandelletta ileo pettinea, poi continua fino all’inserzione trocanterica.

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Aponeurosi dell’arto superiore

Segue l’ap. cervicale superficiale, dopo un collegamento sulla clavicola, l’ acromion, la spina della scapola, essa costituisce anche la continuità dell’ap del gran pettorale, del gran dorsale e dell’ ap. della cavità ascellare.

Si continua e termina sul gomito dove prende inserzioni sull’olecrano, sull’epitroclea e sull’epicondilo.

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Continua fascia arto superiore

Segue l’aponeurosi antibrachialeche termina al polso dove è rinforzata dai legamenti anulari anteriori e posteriori del polso.

Segue l’aponeurosi della mano, sono due la dorsale e la palmare e a loro volta si distinguono in entrambe in superficiale e profonda.

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Aponeurosi dell’arto inferiore

Segue l’ap lombare ed addominale posteriormente nasce dalla cresta iliaca, dal sacro, leg sacro ischiatico anteriormente dal pube, dalla branca ascendente dell’ischio e dall’arcata crurale.

Termina ai piedi dopo aver preso un punto di inserzione sul ginocchio e sulla caviglia

Questa ap. è spessa in avanti e lateralmente (fascia lata)

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Continua ap. arto inferiore

Ap. dei glutei: si stacca dalla cresta iliaca, sacro …. E si divide in tre foglietti: superficiale, medio, e profondo. Quest’ultimo ricopre dall’alto in basso il medio gluteo, il piramidale, i gemelli e il quadrato crurale. Essa si sdoppia in diversi foglietti per rivestire diversi muscoli, al fine di permettere il loro scivolamento, gli uni su gli altri.

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Continua ap. arto inferiore

Ap della coscia: si fissa sull’ arcata crurale, sul pube, anch’essa si divide in due setti interno ed esterno.

ap della gamba:segue l’aponeurosi della coscia dopo aver preso inserzione sulla rotula, le tuberosità della tibia e la testa del perone anteriormente.

Ap del piede: segue ap. del tibiale con il legamento anulare, termina alle dita dei piedi, si distinguono in ap dorsali e plantari

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Fascia plantare, immagine

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Sezione orizzontale della coscia

Immagine pag 55 “le fasce”

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L’aponeurosi superficialis, quindi si continua in profondità con dei setti che dividono, avvolgono, conglobano e mettono in comunicazione la pelle con la parte più interna della struttura muscolo scheletrica, fino all’osso.

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LE APONEUROSI INTERNE

1. Aponeurosi cervicale media;2. Aponeurosi cervicale profonda;3. Aponeurosi intratoraciche;4. Aponeurosi addominali;5. Aponeurosi del piccolo bacino;

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PERIMISIO - EPIMISIO - ENDOMISIO

 perimisio è una guaina di tessuto connettivo che raggruppa le fibre muscolari in fasci grossolani poi avvolti dall'epimisio. Ogni fibra muscolare è inoltre avvolta dall'endomisio che vi porta innervazione e sostanze nutritive attraverso, rispettivamente, nervi e vasi sanguigni. Composto di tessuto connettivo lasso, il perimisio svolge un'attività strutturale fondamentale nell'organizzazione delle fibre muscolari che formano il vero e proprio "corpo" del muscolo.

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PERIMISIO - EPIMISIO - ENDOMISIO

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La fascia intermedia/profonda

Costituita da connettivo denso irregolare che avvolge i muscoli ( perimisio, epimisio ed endomisio) e si continua in torace ed addome come fascia viscerale (peritoneo, pleure, pericardio), e/o come catena fasciale profonda rappresentata da legamenti, aponeurosi e tendini che collegano la base del cranio al diaframma e alla pelvi (sistema “cervico-toraco-addomino-pelvico”

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Aponeurosi cervicale media

Si estende dall’osso ioide alla clavicola (post) e dello sterno. Lateralmente inguaina i mm omo-ioidei, in avanti aderisce all’ ap. superficiale, fino alla faringe. Si sdoppia per dividere i mm profondi (tiroido-ioidei e sterno tiroidei) da quelli più superficiali (sterno-clido-ioidei e omo-ioidei)

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FASCIA PROFONDA ASSE APONEUROTICO CENTRALE

1. APONEUROSI INTERPTERIGOIDEA2. APONEUROSI PTERIGO-TEMPORO-

MANDIBOLARE3. APONEUROSI PALATINA4. APONEUROSI FARINGEA E

PERIFARINGEA

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Aponeurosi cervicale media continua

Nella parte infero laterale, dopo essersi fissata sulla clavicola, invia delle espansioni molto resistenti al tronco venoso brachio cefalico e alla vena succlavia fissando e mantenendo beanti questi elementi venosi. Essa si prolungherà nel torace attraverso l’ ap. endotoracica

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Aponeurosi cervicale profonda

In avanti riveste i mm prevertebrali. In alto sull’apofisi basilare dell’occipitale,

lateralmente sulle apofisi trasverse delle cervicali, dalle quali essa prosegue con l’ap degli scaleni

Sulla linea mediana è in relazione con la faringe, l’esofago; lat. con la carotide, la giugulare interna, il pneumogastrico e le branche ant dei nervi rachidei

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Aponeurosi cervicale profonda continua

Essa è il sostegno del sistema simpatico e dei rami comunicanti.

Si continua nella parte inferiore attraverso la fascia endotoracica dopo aver preso inserzione sulla prima dorsale

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La fascia endotoracica

Riveste la faccia interna della gabbia toracica, all’interno delle coste e degli intercostali interni. Indietro è più densa e collegata alle vertebre da sottili legamenti.

Nella parte superiore ricopre la cupola pleurica e aderisce al periostio della prima costa, forma il diaframma cervico toracico di Bourgerey, all’ int. del quale si inseriscono i leg. sospensori della pleura.

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La fascia endotoracica continua

1. Legamento costo-pleurico2. Legamento trasverso pleurico3. Legamento vertebro pleurico Nella parte inferiore si continua

con la fascia addominale. Nella zona del mediastino è spessa

e molle, forma una lamina fibrosa che si unisce al pericardio

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Apparato sospensorio della cupola pleurica

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La fascia addominale o trasversalis

Riveste la faccia interna dell’ addome, aderisce intimamente al peritoneo parietale attraverso una fascia propria da cui è difficile distinguerla.

Nella parte posteriore si sdoppia per formare la borsa che conterrà il rene (fascia retro-renale e pre-renale).

La fascia si aggancia in alto al diaframma e in basso alla fascia iliaca.

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La fascia addominale o trasversalis

Indietro inizia sul bordo laterale della zona lombare dove si riunisce alla fascia iliaca, nella parte ventrale è legata alla linea alba.

La fascia iliaca si aggancia 1. All’interno dei corpi vertebrali,

all’arcata d’inserzione dello psoas.2. All’esterno all’aponeurosi del

quadrato dei lombi

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Le aponeurosi del perineo e del piccolo bacino

Sono fascie molto resistenti, si inserisco sul contorno del bacino e presentano degli orifizi nel senso antero posteriore, diversi tra uomo e donna. Sono tre:

1. Aponeurosi perineale superficiale2. Aponeurosi perineale media3. Aponeurosi perineale profonda

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Aponeurosi perineale superficiale

Sottocutanea si estende solo nel perineo anteriore, essa si aggancia lateralmente sul labbro anteriore delle branche ischio pubiche. La sua base si estende da un ischio all’altro. La faccia profonda emette delle espansioni che rivestono il trasverso superficiale, l’ischio cavernoso e il bulbo cavernoso.

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Aponeurosi perineale media

Chiamata anche legamento perineale di Carcassonne, legamento triangolare dell’uretra o diaframma urogenitale.

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Diaframma pelvico

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Aponeurosi perineale profonda

Molto estesa, parte anteriore e posteriore. La parte superiore è composta da 8 muscoli

1. Elevatori dell’ano, parte centrale2. Ischio coccigei, indietro3. Otturatori, lateralmente4. I piramidali, postero laterale Questi muscoli sono circondati

dalla loro aponeurosi

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Funzioni del pavimento pelvico

 Il pavimento pelvico svolge tre importanti funzioni: di supporto, sfinterica e sessuale. Assieme ad ossa pelviche, muscoli e tessuto connettivo fornisce il sostegno antigravitario agli organi pelvici e contrasta qualsiasi aumento di pressione addominale; fornisce sostegno e tono alle pareti vaginali. La funzione sfinterica aiuta nel controllo delle aperture perineali:

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Funzioni del pavimento pelvico

i muscoli del pavimento pelvico prevengono l’incontinenza aumentando la pressione intrauretrale e stabilizzando la fascia endopelvica durante la contrazione sfinterica; analogamente i muscoli si rilassano per la defecazione e si contraggono per controllare il gas intestinale. La funzione sessuale consiste nella contrazione dei muscoli perivaginali durante il coito, per agevolare l’attività sessuale.

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LE DISFUNZIONI DEL PAVIMENTO PELVICO

  La disfunzione dei muscoli del pavimento pelvico può essere concausa di molte condizioni tra cui: incontinenza urinaria da stress, incontinenza fecale, disfunzione sessuale, rilassamento pelvico, sindrome dell’elevatore dell’ano, tutti problemi di cui si parla poco e mal volentieri perché ritenuti imbarazzanti.

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Pavimento pelvico, disfunzioni:

Incontinenza    Il pavimento pelvico femminile è soggetto ad una

serie di eventi fisiologici che possono causare alterazioni delle strutture muscolo-fasciali-ligamentose tali da alterare la posizione e soprattutto la funzione di questi organi. Una riduzione del sostegno può avvenire per debolezza congenita o evolutiva delle strutture di sostegno o per un loro danneggiamento durante il parto; il tessuto cicatriziale può limitare la contrattilità muscolare. Le pazienti nel post-partum hanno spesso paura, a causa del dolore, di riattivare il perineo e non svolgono gli esercizi di Kegel insegnati durante la preparazione al parto.

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Pavimento pelvico, disfunzioni:

Le strutture di sostegno sono influenzate anche dalla menopausa e dall’invecchiamento. Tosse cronica, stitichezza cronica e sforzo durante la defecazione possono causare incontinenza anorettale con stiramento del perineo e denervazione sfinterica.

Il pavimento pelvico maschile è per lo più soggetto a modificazioni causate da interventi chirurgici pelvici o da cattive abitudini alimentari o posturali.

I disturbi del pavimento pelvico comprendono, oltre alla presenza di prolassi, l’incontinenza urinaria, la ritenzione urinaria, l’incontinenza fecale e la stipsi.

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Aponeurosi ombelico-prevescicale

Di forma triangolare, essa si aggancia all’ombelico e poi si porta in basso e indietro verso l’apice della vescica, l’abbraccia anteriormente e lateralmente e discende fino al pavimento pelvico, dove termina sulla linea mediana in cui si fonde con i legamenti pubo vescicali.

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Fascia profonda

Le pleure, il pericardio, il peritoneo e la cavità peritoneale

Il periostio MENINGI: Dura madre Pia madre aracnoide

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Catena cervico-toraco-addomino-pelvica e collegamenti viscerali

Questo sistema profondo fasciale collega fra di loro i visceri pelvici, addomino peritoneali, retroperitoneali, via respiratorie e digestive.

Ha dei punti di inserzione ossea: base del cranio, colonna vertebrale, cintura scapolare e pelvica fino agli arti inferiori. Dalla base del cranio (parte inferiore dei temporali e dello sfenoide, apofisi pterigoidee dello sfenoide e faccia interna della mandibola.

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Catena cervico-toraco-addomino-pelvica e collegamenti viscerali.

Questo sistema profondo, tramite l’ap. faringea, si inserisce sullo ioide e da esso discende tramite l’ap. cervicale media-profonda (prevertebrali cervicali fino a d4) e guaine viscerali, che avvolgono esofago, trachea, tiroide, timo fino al sacco peri -cardico, sospeso tramite i legamenti, che lo collegano alla colonna vertebrale:

((leg.leg. vertebro pericardicivertebro pericardici))

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Catena cervico-toraco-addomino-pelvica e collegamenti viscerali.

Allo sterno (leg. sterno pericardico), al diaframma (leg. freno-pericardico). Queste guaine viscerali toraciche hanno inoltre connessioni con le pleure mediastiniche e la cupola pleurica.

Il diaframma assicura la continuità del sistema profondo fra torace e addome, con i suoi collegamenti sia a livello peritoneale, sia vasculo nervoso, sia pelvico arti inf. (ap. psoas sui femori)

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PATOLOGIA DELLE FASCE

Il tessuto connettivo è presente in tutte le parti del corpo umano, ed è in stretta relazione con il tessuto sia esso vascolare, che neurologico, che viscerale, ecc. Pertanto una patologia specifica che colpisca uno di questi organi avrà una risonanza sul tessuto connettivo.

Le COLLAGENOSI o CONNETIVITI, comprendono diversi disturbi il cui carattere comune è una degenerazione della sostanza fondamentale del tessuto connettivo.

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Le collagenosi

1. Il lupus eritematoso disseminato;2. La sclerodermia;3. La periartrite nodosa; 4. Le dermatomiositi;5. Poliartrite reumatoide;6. Morbo di Dupuytren Queste sono le più comuni, ma vi sono

molte altre forme più o meno gravi.

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Altri disturbi delle fasce

Cicatrici; Aderenze; Fissazioni; Ritenzioni, aumento della densità;1. Le cicatrici, dopo l’apparizione di una

ferita o una piaga ne consegue un fenomeno di ricostruzione con proliferazione di fibre collagene ed elastiche al fine di realizzare una riparazione il più perfetta possibile nel punto in cui i tessuti hanno subito un’aggressione.

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Le cicatrici

Una cicatrice può essere all’origine dei disturbi e dell’installarsi di una patologia di prossimità, che si manifesta attraverso fenomeni irritativi, o essere sede di fissazioni che possono allo stesso tempo disturbare la meccanica e la fisiologia del corpo umano (riduzione dell’elasticità e della plasticità). Per esempio appendicite.

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Aderenze e fissazioni

È necessario fare una distinzione del significato tra aderenza dal pdv medico e osteopatico.

Dal pdv medico l’aderenza è caratterizzata da “fasci di tessuto fibroso” che si formano a seguito di un trauma o di un intervento chirurgico, in cui la fibrina rilasciata in reazione al trauma funge da colla creando ponti di tessuto fibroso. Sono presenti soprattutto nell’addome e nel torace.

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Aderenza periepatiche

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Aderenze e fissazioni (continua)

Dal pdv osteopatico, 2° Barral, si parla di fissazione quando un organo o tessuto perde in parte o del tutto la sua capacità di muoversi; le superfici non scorrono, non slittano tra loro.

Le fissazioni viscerali articolari hanno come conseguenza una perdita di mobilità e di motilità a causa dell’insufficiente scorrimento dell’organo sulle strutture contigue.

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Aderenze e fissazioni (continua)

Attenzione: quando le fissazioni portano a una riduzione della motilità, ma la mobilità resta invariata, chiameremo queste fissazioni articolari “aderenze”. Se sono influenzate sia la mobilità che la motilità, le chiameremo “restrizioni”.

Possono essere parziali o totali e sono in genere i postumi di patologie infettive o interventi chirurgici.

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Aderenze e fissazioni (continua)

Le cicatrici e le aderenze possono creare uno stato di irritazione forzando i tessuti a sfregarsi l’uno contro l’altro, diventando con il tempo il centro della diminuzione patologica del movimento.

Inoltre gli organi e tessuti attaccati vedranno modificato il loro asse di movimento, il che causerà uno stiramento del sistema meccanocettore a causa del quale si potranno verificare spasmi localizzati e/o generalizzati.

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Aderenze e fissazioni (continua)LE PTOSI

Esistono anche le PTOSI che raggruppano tutti i disturbi dei visceri causati da gravi lassità dei mezzi di unione, a causa dei quali l’organo tende a scivolare verso il basso, perdendo la propria posizione (ptosi renale, gastrica ..)

Avviene più frequentemente nei soggetti longilinei astenici, nei depressi, ma anche con l’invecchiamento.

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Ritenzioni e aumento della densità, cause del disturbo

La causa del disturbo può essere la più varia:

traumatica ( ferite, frattura, distorsione, stiramento, botta ), sovra- affaticamento, posture sbagliate o tenute troppo a lungo, interventi chirurgici, stress, choc e disturbi emotivi, variazione di temperatura, puntura d’insetti …

La reazione del corpo, in linea di massima, si manifesta con una reazione di difesa fisica, localizzata e più o meno intensa ed una reazione emotiva di paura o altro.

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Ritenzioni e aumento della densità cause del disturbo, cosa succede?

L’aggressione provoca nella fascia una modifica biochimica, ovvero un addensamento ed orientamento delle fibre di collagene che seguono le linee di forza (tensione) e conseguente perdita di elasticità tissulare e alterazione della meccanica profonda di tutto il sistema, obbligandolo a creare adattamenti.

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Ritenzioni e aumento della densità cause del disturbo, cosa succede?

Su un piano fisico le modifiche tessutali ovvero queste “ritenzioni” si traducono con un aumento di densità, di tensione e di inerzia (2°Tricot).

Queste zone presentano un circolo sanguigno e linfatico rallentato e stagnante che sarà causa a sua volta di accumulo di sostanze potenzialmente tossiche.

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Ritenzioni e aumento della densità cause del disturbo, cosa succede?

Con il passare del tempo il tessuto di queste zone, per sopravvivere all’evento, tende ad organizzarsi cioè si densifica (aumento fibre di collagene e di reticolina, perdita di elastina), altre parti del corpo cercheranno di adattarsi alla nuova situazione. Il tessuto perde di elasticità e di funzionalità e diventa un “polo di attrazione”, più o meno intenso delle aree limitrofe.

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Il conflitto fasciale è, quindi, quella parte di tessuto che non risponde più a determinate leggi fisiologiche, si può manifestare in vari modi, perdendo mobilità, modificandone la meccanica, modificando la componente dei fluidi (ristagno), la conseguenza e una perdita di funzionalità (2° legge di Still).

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Patologia del movimento (Barral)

Il “disturbo” porta a dei cambiamenti che possono portare ad uno dei seguenti esiti:

1. Definita patologia locale con sintomi;

2. Inizio di una patologia locale , asintomatica;

3. Postumi locali di una vecchia patologia ai quali il soggetto si è ben adattato;

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Patologia del movimento (continua)

4 Patologia a distanza in un articolazione che ha relazioni vascolari, nervose o fasciali con un organo;

(per es fegato - spalla dx);

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VALUTAZIONE

La prima cosa che l'osteopata deve fare nella valutazione è osservare la morfologia e la simmetria del pz, cioè come è fatto.

Deve immediatamente immaginare le quattro chiavi osteopatiche che sono:

le ossa zigomatiche e mandibola, altamente visibili che danno molte idee sulla posizione del capo, della linea centrale del viso per vedere se ci sono delle asimmetrie;

Clavicole e posizione delle spalle; Sacro e posizione del bacino; Perone e posizione degli arti inferiori.

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Funzioni e strutture

I problemi STRUTTURALI sono dovuti a una disfunzione o a una crisi tissulare reale, riscontrabile per mezzo di indagini mediche ( rx, tac, rnm, esami clinici, ecc.), per es un artrosi, un tumore, un ulcera.

I problemi FUNZIONALI evidenziano un disturbo anomalo di un tessuto o di un organo senza disfunzione tissulare attestata dalle indagini mediche classiche.

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Funzioni e strutture (esempio)

Un ecografia epatica perfettamente normale non è la prova del buon funzionamento del fegato;

Allo stesso modo una radiografia normale della colonna vertebrale non è la prova del buon funzionamento della stessa e dei relativi dolori alla schiena.

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RUOLO DELLE FASCE

1. Ruolo di sostegno; 2. Ruolo di supporto;3. Ruolo di protezione;4. Ruolo di ammortizzatore;5. Ruolo emodinamico;6. Ruolo di difesa;7. Ruolo di comunicazione e scambi;8. Ruolo biochimico;

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Ruolo di sostegno

Le fasce permettono di mantenere l’integrità anatomica dell’individuo.

E’ grazie alle fasce che i diversi organi, possono mantenere la loro forma anatomica ed essere fissati alla struttura ossea. Le fasce assicurano cosi una buona coerenza e permettono il loro buon funzionamento fisiologico

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Ruolo di supporto

La fascia è il supporto del sistema nervoso, vascolare e linfatico, questi sistemi sono intimamente legati alle fasce. Loro stessi sono costituiti in parte da fasce al fine di mantenere la forma anatomica. Il sistema nervoso e vascolare è interdipendente da quello fasciale.

Questo ruolo di supporto è particolarmente evidenziato nell’aponeurosi cervicale profonda indissociabile dal plesso cervicale e dai gangli simpatici cervicali, nei meso che sono dei veri e propri porta vasi e nervi.

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Ruolo di protezione

Uno dei ruoli fondamentali della fascia è il mantenimento dell’integrità fisica e fisiologica del corpo umano. Essa ha lo scopo di proteggere le diverse strutture anatomiche contro le tensioni, lo stress, le aggressioni che subisce continuamente il corpo.

Per svolgere questo ruolo farà prova di grande adattabilità, in funzione dei segmenti di cui ha la salvaguardia.

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Ruolo di protezione, continua

Quando il carico di lavoro è molto grande, costatiamo un ispessimento della fascia, per es. tratto ilo-tibiale e lombo sacrale.

Un altro ruolo di protezione consiste nella sua capacità di ammortizzare, nel caso di sforzi e/o costrizioni violente si prende carico di una parte dell’intensità delle forze per evitare che le tensioni sconsiderate si applichino sui muscoli, sugli organi … evitando cosi la rottura.

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Ruolo di protezione, continua

Nell’asse cerebro spinale la fascia protegge il cervello e il midollo contro le variazioni di pressione troppo brutali e a colpi, urti che sarebbero molto dannosi per queste strutture. Qui è costituita da una tripla guaina fasciale.

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Ruolo di ammortizzatore

Grazie alla sua elasticità, la fascia permette di ammortizzare le costrizioni che il corpo subisce.

La struttura macromolecolare a rete di proteoglicani partecipa attivamente alla coesione meccanica dei tessuti.

I proteoglicani sono degli ammortizzatori di colpi che agiscono come lubrificanti e che nel corso di sollecitazioni intense e ripetute, si trasformano in una sostanza viscoelastica.

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Ruolo di ammortizzatore, continua

I proteoglicani e l’acido ialuronico conferiscono alla sostanza fondamentale una sovrastruttura molecolare reticolata, coprono le superfici cellulari, costituiscono la sostanza intercellulare, avvolgono e infiltrano le fibre di collagene ed elastina, costituendo un potere visco-elastico di tampone indispensabile ad una funzione cellulare e tissulare normale.

Questo ruolo di ammortizzatore è rinforzato dall’accumulo di tessuti grassi, per es grasso perirenale, grasso addominale ecc.

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Ruolo emodinamico

I sistemi vascolare e linfatico sono indissolubili dal sistema delle fasce. Le fasce suppliscono la pompa cardiaca per facilitare la circolazione di ritorno venoso e linfatico. Sono delle vere e proprie pompe periferiche, che spingono il sangue e la linfa verso il cuore, questo grazie a movimenti ininterrotti la cui frequenza è di 8-12 periodi al minuto. Queste contrazioni realizzano un movimento di pompa erogante che permette la progressione dei fluidi.

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Ruolo emodinamico, continua.

Ma se la fascia è il motore della circolazione di ritorno, può anche essere un elemento di disturbo. Immaginiamo una fascia in stato di tensione anormale, possiamo facilmente comprendere che il sistema vascolare che gli è collegato sarà in stato di compressione permanente ed in questo caso, svolgerà un ruolo di ostruzione che favorirà la stasi.

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Ruolo emodinamico, continua.

N.B. I linfatici e la vene perforano le fasce nelle strutture anulari, più o meno irrigidite, per permettere la libertà della tubatura in questo anello, ma se queste sono sottoposte a tensioni troppo importanti, possono trasformarsi in un vero e proprio laccio emostatico.

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Ruolo di difesa

Il ruolo di difesa del tessuto connettivo è di certo una fase fondamentale del meccanismo delle fasce. E’ nella sostanza fondamentale che inizia la lotta contro gli agenti patogeni e le infezioni, e questo grazie ad un meccanismo intrinseco locale prima dell’intervento del sistema generale. Da questa battaglia locale dipende la diffusione dell’agente patogeno e dunque la salute del soggetto.

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Ruolo di comunicazione e di scambi

La sostanza fondamentale è in comunicazione permanente con la cellula, fornendogli tutti gli elementi funzionali di cui ha bisogno e veicolando al contrario i prodotti del metabolismo cellulare così come i diversi messaggi emessi dalla cellula, permettendo la sopravivenza della stessa. Gli scambi con la cellula si svolgono attraverso:

diffusione, (si verifica quando una sostanza penetra nella cellula per movimento spontaneo secondo un gradiente di concentrazione, dalla concentrazione più elevata a quella minore). ;

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Ruolo di comunicazione e di scambi

meccanismo osmotico: il termine  osmosi indica la diffusione del solvente  attraverso una membrana semipermeabile

 dal compartimento a maggior potenziale idrico (concentrazione minore di soluto) verso il compartimento a minor potenziale idrico (concentrazione maggiore di soluto), quindi secondo il gradiente di concentrazione.

processo attivo del mesotelio, (avviene contro un gradiente di concentrazione, richiede un dispendio di energia e proteine vettrici integrate nel doppio strato lipidico);

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1. Test d’ascolto generale- test di mobilità- test di motilità

Test d’ ascolto in generale: Contatto manuale, le mani; Essere in armonia con il paziente e

rimanere il più passivi e ricettivi possibile;

Neutralità del terapeuta: Presenza, Attenzione, Intenzione.

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Test di mobilità

I test di mobilità hanno lo scopo di dare informazioni sull’elasticità, la densità, la posizione, la rilassatezza, la contrattura, lo spasmo o la limitazione funzionale e/o strutturale delle struttura muscolo-scheletrica.

Consistono in movimenti definiti, miranti a provocare il movimento diretto della struttura o dell’organo.

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Test di ascolto generale Contatto manuale, le mani;

Mani calde, (le mani fredde scatenano un riflesso di difesa (sna simpatico).

Appoggio mano ben piatta per stabilire il maggior contatto, la mano deve planare ..

Appoggio dolce,, delicato, gentile la mano deve riposare naturalmente sui tessuti

Pressione moderata, la mano si “incolla” sui tessuti

Evitare di tenere le punte delle dita perpendicolari rispetto al corpo (doloroso)

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Test di ascolto generale.

Il test di ascolto diagnostico generale: Quando un tessuto è ammalato, perde di

elasticità, rompe l’equilibrio membranoso del paziente e diventa un nuovo asse o perno per i movimenti di mobilità e di motilità.

alla palpazione si sente che le mani vengono attirate verso zone disfunzionali, perché si muovono molto meno dei tessuti sani.

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Contatto manuale, ascolto generale.

Quando si ascolta è necessario non proiettare noi stessi sul paziente.

Un modo per raggiungere il corretto stato mentale consiste nell’immaginare che la mano con cui si sta ascoltando sta attraendo o assorbendo il corpo, in questo modo la mano riceve informazioni dai tessuti circostanti.

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Contatto manuale, ascolto generale.

Per esempio se il fegato è molto teso e pesante (nel caso di epatite) attirerà la pleura di dx, il polmone di dx, i legamenti polmonari alla dx delle vertebre e perfino la testa verso se stesso.

Ascoltando con la mano dalla testa si sarà in grado di percepire questa attrazione e di individuarne l’origine.

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Contatto manuale, ascolto generale

Oppure, con un ascolto più localizzato, con pz supino mettete la mano sulla linea mediana dell’addome con il palmo sopra l’ombelico e le punta delle dita al di sotto del processo xifoideo, si sentirà la mano spostarsi verso la fissazione, se si sposta verso l’alto e a dx la mano sempre parallela alla linea mediana) seguiremo questo spostamento, spostando di qualche cm la mano in quella direzione e si segue questa procedura fino a quando non si percepisce alcun movimento

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Contatto manuale, ascolto generale

seguiremo questo spostamento, spostando di qualche cm la mano in quella direzione e si segue questa procedura fino a quando non si percepisce alcun movimento. A quel punto è probabile che sentiremo il tessuto più denso, meno elastico e forse anche dolente.

Se non ci sono fissazioni significative nel tronco, la mano non verrà attirata verso alcun punto particolare nel corso dell’ascolto locale, ne si dovrebbe percepire alcuna attrazione quando si ricontrolla dopo un trattamento

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Contatto manuale, ascolto generale.

Un suggerimento utile è quello di inspirare mentre si ascolta, questo rende più facile rimanere passivi e concentrarsi sull’ attrazione fra la mano e il corpo del paziente.

Prestare attenzione al primo movimento che si sente perché è quella la risposta corretta.

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TEST delle FASCE

Lo SCOPO del test fasciale è quello di ricercare, attraverso la sensibilità della nostra mano, i diversi disturbi all’ interno dei tessuti, in termini di elasticità, densità, posizione, ma anche di ritmo, forma, segni e morfologia, scorrimento, sensibilità al dolore …, allo scopo in un secondo tempo di apportare loro una risposta terapeutica efficace.

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Valutazione delle fasce

La valutazione fasciale si basa su sensazioni estremamente soggettive, in ogni caso risulta utile adoperare una scala di valutazione che per quanto indicativa, ci fornisce un ordine e un riferimento nell’ esame osteopatico. Useremo quindi dei + (max 3) sia per l’ una che per l’altra caratteristica.

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Scala di valutazione esempio

Elasticità buona (+++) bassa densità (+) = tessuto in buona salute;

Elasticità ridotta (+) alta densità (+++) = tessuto malato;

Elasticità buona (+++) alta densità (+++) = tessuto che cerca di compensare

Questo per quanto soggettivo ci permette di avere un idea dell’organismo e, molto importante l’elasticità ci da la direzione della tensione, le fibre ci indicano la direzione di un’altra zona di maggior densità (attenzione all’età della persona).

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Test d’ascolto per la motilità

Appoggiare la mano sulla zona interessata. La differenza cruciale tra i due è che nel test di motilità, rispetto al test di ascolto locale, la mano è del tutto passiva, vi è un estensione del senso del tatto e un intenzione mentale diversa.

Quindi lasciate che la mano segua passivamente quello che sente: un lento movimento di leggera ampiezza che si manifesterà, si fermerà e riprenderà.

Dopo alcuni cicli potete stimare la frequenza, l’ampiezza e la direzione.

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Test d’ascolto (continua)

Nei test di motilità degli organi potete accertare se esiste un altro problema prioritario premendo leggermente sull’altro organo (per es. la disfunzione della motilità di un rene è secondaria a un problema in un organo contiguo). La pressione fatta inibisce l’organo, cioè ne diminuisce l’attività in modo da evitare temporaneamente l’interessamento di altri organi.

Non premete troppo altrimenti rafforzerete la tensione attrattiva.

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Test d’ascolto (continua)

Per esempio, se all’ascolto generale percepite una trazione verso l’ipocondrio di dx, mettete le dita di una mano sotto al fegato, spingendo in direzione postero-superiore, tenendo l’altra mano nella posizione di ascolto generale.

Se il corpo non risulta più piegato in avanti e a dx, ciò tenderà a confermare la fissazione epatica. Se al contrario, la posizione viene mantenuta, è probabile che ci sia una fissazione costale.

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Test d’ascolto (continua)

Un altro sistema per fare diagnosi differenziata consiste nell’inibire l’organo mantenendolo in una posizione neutra. Per es. se il pz ha dolore alla spalla dx compiendo un certo movimento, sollevo il fegato e faccio fare il movimento doloroso al pz e gli chiedo se fa meno male o se l’ampiezza articolare e migliorata. Se, si il fegato è interessato alla disfunzione della spalla.

Altro esempio con il test di lasegue (sollevare il rene e valutare la flessione dell’arto, se si solleva di più viene confermato l’interessamento renale.

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I diversi movimenti (relativi ai visceri secondo Barrral)

1. Movimento influenzato dal sistema nervoso somatico (movimenti più o meno ampi del corpo);

2. Movimento influenzato dal sistema nervoso autonomo ( movimento peristaltico, movimento cardiaco e movimento diaframmatico);

3. Ritmo cranio sacrale;4. Motilità viscerale;

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Tecniche manipolative (diretta)

Le tecniche di medicina manuale si dividono principalmente in due tipologie:

Tecniche funzionali dirette: induzione del segmento in disfunzione a ritornare nella posizione corretta, “forzando”contro la restrizione che gli impedisce di riposizionarsi. Si traziona gradualmente, sino alla prima barriera motoria e si attende sino al rilassamento del tessuto, quindi si ripete, finchè si ha la sensazione di completo detensionamento.

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Tecniche manipolative (indiretta)

Tecniche funzionali indirette operano nel senso opposto, ossia non forzano il corpo ad andare dove non vuole, ma viene invitato ad andare nella direzione facilitata, si cerca di trovare un punto di equilibrio delle tensioni all’interno di un’articolazione (punto neutro) o di un tessuto cercando di stimolare una risposta correttiva autonoma da parte dell’organismo. Questo dovrebbe avvenire perché l’osteopata ha messo l’articolazione nelle condizioni di ottenere un rilasciamento.

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Tecniche manipolative (continua)

Possiamo utilizzare la respirazione per facilitare il rilassamento dei tessuti, Come? Chiedendo al pz di fare un respiro e valutando quale tra inspirazione ed espirazione amplifica il beneficio della tecnica, a quel punto chiedere un apnea inspiratoria o espiratoria(ripetere più volte).

Spesso si noterà calore che accompagnerà la manovra, dovuto al flusso vascolare, e ammorbidimento dei tessuti e talvolta aumento della portata respiratoria.

Sarà il tempo e l’esperienza a farci decidere il tipo di tecnica più idonea.

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Trattamento di svolgimento fasciale

L’approccio al trattamento fasciale può esser fatto in diversi modi: possiamo seguire la trazione meccanica, fare un’esagerazione funzionale o andare direttamente nel senso della correzione, possiamo infine fare lo svolgimento fasciale, che consiste nel prendere contatto con il tessuto creando una giusta pressione, eventualmente una leggera decoaptazione, e quindi seguire lo srotolamento delle fasce in modo circolare.

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Continua tecnica

Quindi nella tecnica indiretta amplificheremo (andiamo verso …) in quella diretta contrasteremo la tensione, andiamo contro (trazioniamo).

Nello svolgimento invece instaureremo un dialogo con il tessuto e ascolteremo la de-tensione della zona trattata. Talvolta il movimento si ferma, per poi ripartire in direzione diversa, alla fine si ha la sensazione di rilassamento di tutta la zona e nel controllo successivo una migliore articolarità del segmento.

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Continua tecnica

Per essere certi e/o confermare ciò che sentiamo passivamente è sufficiente creare un micro spostamento della mano, più nell’intenzione che nella realtà.

Se si va nel senso della restrizione, questa si realizzerà facilmente. Se si va in senso contrario molto presto sentiremo una tensione contraria che ci impedirà di andare oltre.

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Tecnica continua

Durante l’approccio fasciale e importante ricordare che prendiamo contatto (diamo e riceviamo input) sia dal tessuto connettivo sia da quello fluidico e che entrambi sono direttamente influenzati sia dal SNC che dal MRP. Quando la mano viene attratta sono da analizzare due importanti informazioni: la direzione della trazione e l’ampiezza.

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Tecnica continua

La direzione orienta verso una regione corporea, mentre l’ampiezza indica se la zona “che chiama” è vicina o lontana, tanto più la trazione sembra lunga tanto più la zona in ritenzione è lontana.

Seguendo progressivamente la richiesta dei tessuti, man mano si perviene ad una regione lontana; giunti sulla zona il senso di trazione scompare e si percepisce l’aumento di densità del tessuto in tensione sul quale si è pervenuti.

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Tecnica continua

Secondo Tricot: Tensione: ci sono tecniche in cui la mano

che ascolta non è rilassata, infatti mettendo tensione alle dita (contrazione dei flessori profondi o degli estensori della mano in isometria) la percezione è migliore e il movimento stesso libera energia.

N.B. fate attenzione a non farvi portare a spasso dai tessuti …!

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Tecnica continua

Il mettere tensione è utile, ma non sempre è sufficiente; il passaggio successivo è quello di entrare dentro la struttura, ma questo non deve essere confuso con premere sul cranio (o sul tessuto). In questa tecnica il movimento parte lento, pesante, quasi “maestoso” e liberatore. La sensazione è che i tessuti chiedano di più.

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Tecnica continua

Al momento del raggiungimento di un accordo palpatorio fra la forza applicata e la resistenza del tessuto avremo una sensazione di fluidità, quasi di tipo plastico a questo punto siamo sul “fulcro di sutherland”. Il quel momento sembra che il tempo si fermi …!

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Essere in armonia con il soggetto

Il test di ascolto rappresenta ciò che è più sottile come possibilità di palpazione. I tessuti hanno una memoria del passato il nostro scopo è quello di leggere la storia che è impregnata attraverso di essi. Il paziente non domina l’informazione che ci trasmetteranno le fasce, questo avviene a livello inconscio, se non otteniamo un buon contatto non ci sarà risposta. E ‘ bene dare rispetto e chiedere “permesso”.

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Neutralità del terapeuta

Il terapeuta deve essere passivo ed esclusivamente “in ascolto”.

Deve rispettare il ritmo del paziente e non imporre il proprio altrimenti la risposta sarà falsata.

Tanto prima siamo neutri e in ascolto tanto prima arriverà la risposta e tanto più essa sarà amplificata, ma basterà poco, una “disattenzione” per interrompere la comunicazione..!

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ASCOLTO: Presenza, attenzione e intenzione

Alla base del lavoro fasciale vi è L’ASCOLTO, attraverso il quale il terapeuta entra in sintonia, (in relazione ) con il tessuto/persona e grazie a questa comunicazione può aiutare il paziente nella guarigione. Perché questo avvenga efficacemente e necessario che il tp sia presente, attento e sappia cosa cercare (intenzione chiara).

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La presenza

Cosa significa “essere presente”?definizione: “ essere presente a se stesso, essere perfettamente coscienti del nostro stato, di come siamo e stiamo”….

Solo la sperimentazione diretta può dare il vero insegnamento. Essa è caratterizzata dallo stato fisico e mentale dell’operatore:

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La presenza

per esempio, esercitare una compressione della regione occipitale ed attendere, lasciando vagare il pensiero dove capita non può essere sufficiente per ottenere un efficace riuscita della tecnica, in quanto la presenza dell’ operatore è di fondamentale importanza (Pierre Tricot)

La postura e la respirazione corretta che assumiamo durante il trattamento ci aiuterà ad essere più facilmente presenti.

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La presenza

Pierre Tricot mette in evidenza il fatto che un tempo venivano descritte con parole chiare solo “cosa viene percepito” con la palpazione, ma “mai come fare” per giungere al livello palpatorio descritto.

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L’attenzione

Definizione: Applicazione intensa della mente e dei sensi a qualcosa: presa di coscienza di fare quella determinata cosa. Focalizzare la propria attenzione sulla persona o sulla regione spaziale con cui si desidera comunicare ne migliora la percezione e ne consente un controllo più preciso.

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L’intenzione

Definizione: Proposito di attuare un'azione; desiderio, aspirazione di raggiungere un obiettivo: (noi che intenzione abbiamo? Quella di ascoltare il mrp? ... il movimento delle fasce? … la mobilità di un tessuto?... il movimento articolatorio?) E ‘ importante essere presenti, attenti e avere chiaro ciò che vogliamo “ascoltare” ,

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L’intenzione

ciò ci permetterà di entrare in comunicazione con il tessuto e di riconoscere il suo stato.

Con l’esperienza scoprirete che in base alla propria intenzione è possibile coscientemente indurre qualcosa sui tessuti del paziente ed ottenere una risposta. Per esempio chieder loro di “lasciarsi andare verso la direzione preferita”.

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BIBLIOGRAFIA CORSO DI TECNICHE FASCIALI

Anno scolastico 2013/14 Stefano Mozzon Le fasce; Serge Paletti; E.S.O.M. ed. Osteopatia fasciale, approccio e tecniche tissutali per un’

osteopatia della coscienza; Pierre Tricot; Marrapese ed. Manipolazione della fascia; Luigi Stecco; Piccin ed. Manipolazione viscerale 1; Jean-Pierre Barral e Pierre

Mercier; Castello ed. Manipolazione viscerale 1; Jean-Pierre Barral e Pierre

Mercier; Castello ed. Manipolazione urogenitale; Jean-Pierre Barral e Pierre

Mercier; Castello ed. La respirazione; Philippe Souchard; Marrapese ed. Le catene muscolari volumi 1; 2; 3; Léopold Busquet

Marrapese ed. Ossa chiave ossa sospese; Albert Benichou ; Marrapese

ed. I segreti del sacro; Albert Benichou ; Marrapese ed Atlante di anatomia umana; Frank H Netter; Ciba Geigy

ed.