Corso di Tecnica Urbanistica, anno accademico 2013-2014 · 2016-01-22 · Corso di Tecnica...
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I livelli di piano
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Cheti Pira
Dipartimento Ingegneria di Ingegneria
civile, ambientale e architettura
Università degli Studi di Cagliari
Corso di Tecnica Urbanistica, anno accademico 2013-2014
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La Legge dello Stato individua una gerarchia di strumenti di pianificazione, sulla base dell’organo che li pone in essere ma anche sulla base del contenuto. Sotto il profilo delle competenze degli enti preposti possiamo individuare tre livelli principali di pianificazione: - Livello regionale - Livello provinciale - Livello comunale
Premessa
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Strumenti e livelli della pianificazione regionale secondo la Legge
regionale n. 45 del 1989
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Strumenti e livelli della pianificazione regionale secondo la Legge
regionale n. 45 del 1989
Art. 4 - Ambiti di competenza degli strumenti
La Regione, le Province, i Comuni singoli o associati e le Comunità montane , esercitano, negli ambiti delle rispettive competenze definiti dalla presente Legge, le funzioni relative alla pianificazione urbanistica concernenti la disciplina dell'uso del territorio e di salvaguardia ambientale. .
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Strumenti e livelli della pianificazione regionale secondo la Legge
regionale n. 45 del 1989
Art. 4 - Ambiti di competenza degli strumenti
In particolare:
-la Regione con le direttive e i vincoli e con gli schemi di assetto territoriale disciplina l'uso del territorio e detta norme per la predisposizione dei piani urbanistici delle Province, delle Comunità montane e dei Comuni singoli o associati;
con il Piano paesaggistico regionale individua le zone di particolare pregio urbanistico e ambientale e ne detta le norme d'uso; .
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Strumenti e livelli della pianificazione regionale secondo la Legge
regionale n. 45 del 1989
Art. 4 - Ambiti di competenza degli strumenti
- la Provincia, con il piano urbanistico provinciale esteso all'intero territorio o diviso in più ambiti sempre compresi nella circoscrizione amministrativa, assicura, la coerenza degli interventi alle direttive e vincoli regionali e al Piano paesaggistico regionale;
- la Comunità montana, in coerenza con la pianificazione regionale e con il piano urbanistico provinciale, può redigere un piano urbanistico di cui all'articolo 7 della Legge 3 dicembre 1971, n. 1102; .
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Strumenti e livelli della pianificazione regionale secondo la Legge
regionale n. 45 del 1989
Art. 4 - Ambiti di competenza degli strumenti
-il Comune, con il piano urbanistico comunale o intercomunale, assicura la equilibrata espansione dei centri abitati in coerenza con le direttive e i vincoli regionali;
-in conformità alle previsioni del piano urbanistico provinciale regola l'uso del territorio agricolo e delle parti destinate allo sviluppo turistico e produttivo industriale - artigianale,
- detta norme per il recupero e l'uso del patrimonio edilizio esistente, per una adeguata dotazione di servizi sociali e di carattere infrastrutturale del territorio comunale. .
Livello regionale
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La 1150/42 , all’art. 5, individua nel Piano territoriale di coordinamento (PTC) , lo come strumento per orientare e coordinare l’attività urbanistica ed edilizia per determinate porzioni di territorio.
Il livello regionale secondo la normativa nazionale
La Legge dava la facoltà al Ministero dei Lavori Pubblici per la predisposizione di tali piani per
determinate porzioni di territorio dello Stato. Con il D.P.R. n.8 del 1978 tale competenza è
passata alle Regioni.
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Il PTC secondo la 1150 Individua :
Il livello regionale secondo la normativa nazionale
Le zone da riservare a speciali destinazioni ed a quelle soggette a
speciali vincoli o limitazioni di Legge;
La rete delle principali linee di comunicazione stradali, ferroviarie,
elettriche, navigabili esistenti e in programma.
Le località da scegliere come sedi di nuovi nuclei edilizi od
impianti di particolare natura ed importanza;
La norma attribuisce a questi piani, prevalentemente
contenuti di politica socio economica che indirizza le linee di
sviluppo dei territori interessati e solo indirettamente
assumono connotazioni localizzative
Generalmente le elaborazioni grafiche non superano le scale di
1:25.000
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Art. 5 - Direttive e vincoli regionali, schemi di assetto territoriale.
Il livello regionale secondo la normativa regionale
Allo scopo di orientare e coordinare l'attività urbanistica, la Regione emana direttive per la formazione, l'adeguamento, la gestione degli strumenti urbanistici. Le direttive stabiliscono criteri e modalità per il dimensionamento dei piani di cui all'articolo 4. Le direttive inoltre prevedono: i limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza tra i fabbricati nonché i rapporti massimi tra spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico e a parcheggi da osservarsi all'atto della formazione degli strumenti di pianificazione urbanistica. La Regione stabilisce, in riferimento a determinate zone del territorio, particolari e specifici vincoli urbanistici necessari al conseguimento di obiettivi in materia di difesa del suolo, conservazione, tutela ed utilizzazione delle risorse naturali, ambientali e culturali, di localizzazione di infrastrutture, attrezzature e servizi di interesse generale.
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Art. 5 - Direttive e vincoli regionali, schemi di assetto territoriale.
Il livello regionale secondo la normativa regionale
E’ facoltà della Regione di dotarsi di uno o più schemi di assetto territoriale come espressione coordinata delle direttive e dei vincoli, per settori di intervento e per determinate zone del territorio regionale. Gli schemi di assetto territoriale potranno prevedere, tra l'altro: la determinazione del fabbisogno obiettivo; la rete delle principali linee di comunicazione di interesse regionale; i criteri per la scelta delle aree da destinare ad insediamenti residenziali produttivi, artigianali, commerciali e turistici o da tutelare sotto il profilo paesaggistico e ambientale.
Le direttive, i vincoli regionali e gli schemi di assetto territoriale sono approvati dal Consiglio regionale previa deliberazione della Giunta regionale e sono resi esecutivi con decreto del Presidente della Giunta regionale. .
Livello Provinciale
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Il livello della pianificazione provinciale è stato introdotto con la Legge 142/90.
Il livello provinciale_Secondo la normativa regionale
La Legge urbanistica regionale n.45/89 definisce all’articolo 16:
Il Piano urbanistico provinciale, redatto anche per settori di intervento, nel rispetto della pianificazione regionale, individua specifiche normative di coordinamento con riferimento ad ambiti territoriali omogenei:
- per l'uso del territorio agricolo e costiero;
- per la salvaguardia attiva dei beni ambientali e culturali;
- per l'individuazione e regolamentazione dell'uso delle zone destinate ad attività produttive industriali, artigianali e commerciali di interesse sovracomunale;
- per le attività ed i servizi che per norma regionale necessitano di coordinamento sovracomunale;
- per la viabilità di interesse provinciale;
- per le procedure relative alla determinazione della compatibilità ambientale dei progetti che prevedono trasformazioni del territorio.
La pianificazione provinciale è subordinata agli atti della pianificazione regionale e non corso in assenza di essi.
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L'articolo 20 del 267/2000, Testo Unico Enti locali, prevede per la Provincia l'obbligo della predisposizione ed adozione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Tale Piano deve determinare gli indirizzi generali dell'assetto del territorio provinciale ed indicare in particolare:
Il livello provinciale_ Secondo la normativa nazionale
a) le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti;
b) la localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di comunicazione;
c) le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulico-forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque;
d) le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali.
Con il D.Lgs. 267/2000 è stata così affermata la vocazione ambientalistica del piano territoriale di coordinamento, attraverso il conferimento al piano provinciale, di spiccate caratteristiche di piano delle compatibilità ambientali.
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Il livello provinciale
L’art. 17 della Legge urbanistica regionale n. 45/89 per la procedura di approvazione
del piano urbanistico provinciale prevede :
Il piano urbanistico provinciale è adottato dal Consiglio provinciale
Il piano è depositato presso la segreteria della provincia ed in quella dei Comuni
interessati per un periodo di 30 giorni. Dell'avvenuto deposito è data notizia mediante
avviso pubblico all'Albo della Provincia ed in quello di ogni suo Comune, nonché
mediante avviso sui maggiori quotidiani dell'Isola.
Durante il periodo di deposito chiunque può prendere visione del piano. Nei 30 giorni
successivi i Comuni, le Comunità montane, le organizzazioni sociali e sindacali, i cittadini
possono presentare osservazioni alla Provincia.
Il Consiglio provinciale, accolte o respinte le osservazioni presentate, con motivato
parere, delibera l'approvazione del piano.
La deliberazione di approvazione è sottoposta al controllo di legittimità di cui al
successivo articolo 30.
Il piano urbanistico provinciale entra in vigore il giorno della pubblicazione della delibera
di approvazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna.
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Il livello provinciale
L’art. 18 della Legge urbanistica regionale n. 45/89 per - Piano Urbanistico della
Comunità Montana.
Le Comunità montane, in armonia e nel rispetto del Piano paesaggistico regionale, delle
direttive e dei vincoli di cui all'articolo 5 e della pianificazione provinciale, possono dotarsi
dei piani di cui alla Legge 3 dicembre 1971, n. 1102.
I piani di cui al comma precedente seguono le modalità di formazione, pubblicazione
ed approvazione dettate per i piani urbanistici provinciali; a tal fine le funzioni del
consiglio provinciale sono esercitate dal consiglio della Comunità montana.
Il controllo sulla legittimità delle deliberazioni della Comunità montana in materia
urbanistica è esercitato ai sensi dell'articolo 30.
Le Comunità Montane sono Enti territoriali che trovano i loro fondamenti legislativi
nel Decreto del Presidente della Repubblica n. 987 del 10/06/1955. Il D.Lgs. 267/2000
“Testo Unico degli Enti locali” definisce le
Comunità Montane come Unioni dei Comuni, enti locali (come tali aventi
personalità giuridica) costituiti tra comuni montani e parzialmente
montani, anche appartenenti a province diverse, per la valorizzazione
delle zone montane per l’esercizio di funzioni proprie, di funzioni
conferite e per l’esercizio associato delle funzioni comunali.
La Provincia può essere un ambito appropriato per la pianificazione di area vasta??????
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I limiti della pianificazione provinciale
A 23 anni dall’istituzione del livello di
pianificazione provinciale possiamo
parlare di un insuccesso
generalizzato della pianificazione
provinciale, caratterizzata oggi da
una certa precarietà istituzionale.
La Provincia, secondo la L. 142/90, il D.lgs. 267/2000, i principi di sussidiarietà e adeguatezza
dell’azione amministrativa, è l’istituzione più prossima a quella comunale, atta a cogliere l’ampia
gamma e gli effetti dei fenomeni territoriali.
La Provincia trova spazio nel sistema di pianificazione come “ente intermedio” cui è assegnato il delicato
compito di connessione e “cerniera” tra il livello regionale (a cui è attribuita, dalla Legge, la competenza
di governo del territorio) e il livello locale (caratterizzato da un’ormai consolidata tradizione
pianificatoria).
La pianificazione di area vasta è, in molti paesi europei, la scala delle scelte strategiche e lo stesso
piano strutturale, di origine anglosassone, che ha dato avvio a riforme urbanistiche di molte Regioni
italiane, è un piano di area vasta, relativo ai territori delle contee o di più distretti. Inoltre, le politiche
dell’Unione Europea focalizzano l’attenzione sull’urgenza di mettere i territori (e non già le singole
municipalità) in condizione di affrontare adeguatamente le sfide a livello mondiale.
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I limiti della pianificazione provinciale
In alcune Regioni italiane, la legislazione vigente assegna alle Province il
compito di predisporre un quadro conoscitivo del proprio territorio, che
diventa riferimento utile e necessario per l’elaborazione dei piani
strutturali (dove previsti) comunali, i quali potranno integrarlo e
approfondirlo solo nel caso in cui risulti indispensabile per la definizione
di specifiche previsioni del piano.
Nelle varie esperienze di pianificazione territoriale, le Province, in linea generale, non
hanno avuto alcun sostegno dalla Regioni, che nella pratica e anche nei più recenti
provvedimenti amministrativi hanno confermato il loro centralismo.
Livello Comunale
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Livello Comunale
Gli strumenti urbanistici comunali di carattere generale sono il piano
regolatore generale e il programma di fabbricazione.
.
Anche se sottordinati ai piani regionali, essi costituiscono gli strumenti per
eccellenza della pianificazione urbanistica, ormai ricchi di storia e
caratterizzati da esperienze di gestione e di attuazione delle politiche
locali.
La presenza di uno strumento esclude l’altro, nel senso che il programma
di fabbricazione e il piano regolatore generale sono strumenti
alternativi, più limitato il primo più completo e generale il secondo.
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Livello Comunale
.
I Comuni hanno facoltà di dotarsi di un piano regolatore generale.
Per i Comuni di particolare importanza tale facoltà diventa obbligo in quanto il Ministero
dei Lavori pubblici ha nel tempo formato elenchi con i Comuni tenuti alla redazione del
piano regolatore, valutando che le comunità di maggiore importanza e rilievo sotto il
profilo urbanistico dovessero dotarsi senza dubbio del piano regolatore anziché del solo
programma di fabbricazione.
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale
Il piano regolatore comunale ha il compito di disciplinare l’intero territorio comunale,
attraverso la tecnica della pianificazione ed in conformità alle norme della Legge
statale o regionale, in materia di urbanistica.
.
La redazione avviene o attraverso gli uffici comunali o più frequentemente, da tecnici
abilitati (ingegneri, architetti e urbanisti).
Preliminarmente alla predisposizione del progetto si deve provvedere a fare tutta una
serie di studi, ricerche, indagini (urbanistiche, economiche e sociali) dalle quali trarre
indicazioni progettuali secondo le direttive politiche sociali ed economiche dettate
dall’amministrazione comunale.
Il piano regolatore generale deve rispettare tutte le leggi in materia, i piani di livello
sovraordinati e le diverse direttive in materia.
Esso si compone di tavole grafiche, di una normativa di attuazione, di una relazione
esplicativa e di una relazione tecnico finanziaria (necessariamente di larga massima)
inerente i costi di attuazione per le previsioni di piano.
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale
Le tavole di piano vanno redatte nella scala grafica più opportuna in relazione
all’estensione del territorio comunale ed il grado di dettaglio normativo che si vuole
raggiungere.
.
Abitualmente si usano le scale 1:10.000, 1:5.000, 1:2000, ma spesso particolari zone del
territorio, in cui occorre fare previsioni più dettagliate vengono disegnate su scale
1:1.000 e 1:500.
Le tavole di piano servono ad individuare porzioni di territorio di diversa destinazione
d’uso secondo la tecnica dell’azzonamento e cioè tramite la suddivisione in zone
omogenee secondo le prescrizioni della norma nazionale . Vengono poi individuati gli
standards secondo specifiche utilizzazioni ed inoltre la rete infrastrutturale della viabilità
e delle comunicazioni che costituisce una delle ossature portanti del piano.
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale /Il piano urbanistico
comunale
Riferendoci nello specifico alla normativa regionale, la Legge 45/89, all’art. 19 individua i
contenuti del piano urbanistico comunale (rispetto alla Legge nazionale 1150/42 il
piano regolatore generale viene in questa sede chiamato piano urbanistico comunale,
vengono ampliati i contenuti del piano e i gli studi oggetto dell’analisi conoscitiva ):
.
- un'analisi della popolazione con l'indicazione delle possibili soluzioni assunte a base
della pianificazione;
- le attività produttive insediate nel territorio comunale con la relativa dotazione di
servizi;
- la prospettiva del fabbisogno abitativo;
- la rete delle infrastrutture e delle principali opere di urbanizzazione primaria e
secondaria;
- la normativa di uso del territorio per le diverse destinazioni di zona;
- l'individuazione delle unità territoriali minime da assoggettare unitariamente alla
pianificazione attuativa;
- l'individuazione delle porzioni di territorio comunale da sottoporre a speciali norme di
tutela e di salvaguardia;
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale /Il piano urbanistico
comunale
- l'individuazione degli ambiti territoriali ove si renda opportuno il recupero del patrimonio
edilizio ed urbanistico esistente, nonché dei manufatti e complessi di importanza storico-
artistica ed ambientale, anche non vincolati dalla Legge 1 giugno 1939, n. 1089, e della
Legge 29 giugno 1939, n. 1497;
.
- le norme e le procedure per misurare la compatibilità ambientale dei progetti di
trasformazione urbanistica e territoriale, ricadenti nel territorio comunale;
- Il Regolamento edilizio
Il piano deve considerare l'intero territorio comunale e può prevedere vincoli
su aree e beni determinati per la razionale e coordinata sistemazione di
spazi destinati ad uso pubblico e per la realizzazione di opere, impianti ed
attrezzature di interesse pubblico.
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale /Il piano urbanistico
comunale
Una relazione di piano ben fatta deve contenere la descrizione degli obiettivi, delle
ricerche effettuate, delle metodologie adottate e delle scelte di pianificazione operate
per raggiungere e soddisfare gli obiettivi di piano.
.
Essa, pertanto, deve partire dalla descrizione dello stato di fatto e dall’analisi
dell’esistente per sviluppare poi il tema della ricerca e delle scelte.
Nel caso ci fossero difformità o incongruenze tra la norma grafica riportata nelle tavole
di piano e la norma scritta della normativa di attuazione, prevale (per costante
orientamento giurisprudenziale) la norma scritta su quella grafica.
La normativa tecnica del piano detta istruzioni per le opere realizzabili nelle singole zone
omogenee, definendo gli indici massimi di edificabilità, l’altezza dei fabbricati, la distanza
delle strade e dai confini, i criteri di valutazione e di calcolo delle superfici e dei volumi.
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale /Il piano urbanistico
comunale
1. Il piano urbanistico comunale è adottato dal Consiglio comunale
.
2. Entro 15 giorni il piano urbanistico comunale è depositato a disposizione del pubblico per 30
giorni presso la segreteria del Comune; dell'avvenuto deposito è data notizia mediante avviso
pubblicato all'albo del Comune e mediante l'affissione di manifesti e avviso in almeno uno dei
quotidiani dell'Isola.
3. Chiunque può formulare, entro 30 giorni a decorrere dall'ultimo giorno di pubblicazione,
osservazioni al piano adottato.
L’art. 20 della Legge 45/89 stabilisce la procedura di formazione, adozione ed
approvazione e del Piano urbanistico comunale
4. Il consiglio comunale accoglie o respinge le osservazioni presentate, con parere motivato e,
tenuto conto di esse, delibera l'adozione definitiva del piano urbanistico comunale.
5. La delibera di approvazione è sottoposta al controllo di legittimità da parte del CTRU (Comitato
Tecnico Regionale)
6. Le varianti al piano sono approvate con lo stesso procedimento.
7. Dalla data di adozione del piano di cui al primo comma si applicano le norme di salvaguardia
di cui alla Legge 3 novembre 1952, n. 1902 e successive modificazioni.
8. Il piano urbanistico comunale entra in vigore il giorno della pubblicazione
del provvedimento di approvazione definitiva nel Bollettino Ufficiale della
Regione Autonoma della Sardegna.
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Livello Comunale_il programma di fabbricazione
.
Il programma di fabbricazione
Alcune Regioni (come la Sardegna) tramite le loro leggi urbanistiche hanno optato
unicamente per i piani regolatori inibendo la possibilità ai Comuni di formazione dei
programmi di fabbricazione.
Tuttavia, il programma di fabbricazione trova ancora ampia diffusione nelle realtà
urbanistiche minori, come strumento di regolazione di crescite urbane non
particolarmente complesse.
Il programma di fabbricazione è strumento obbligatorio per tutti i Comuni non dotati
di piano regolatore e deve figurare come allegato al regolamento edilizio, unitamente
al quale viene approvato.
Esso è regolato dal disposto degli articoli 34 e 35 della Legge urbanistica fondamentale.
In base all’impostazione originaria si è a lungo ritenuto che il programma di
fabbricazione potesse solo definire graficamente le zone del territorio comunale dove si
applicavano le regole del regolamento edilizio. Inizialmente si negava al programma di
fabbricazione la facoltà di imporre sia destinazioni d’uso (azzonamento) che vincoli di
inedificabilità .
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Livello Comunale_il programma di fabbricazione
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Il programma di fabbricazione
Radicali innovazioni al contenuto del programma di fabbricazione sono state introdotte
da una serie di leggi della fine degli anni sessanta ed in particolare dalla Legge ponte n.
765/67 che ha imposto nei programmi di fabbricazione il rispetto delle norme
relative agli standards urbanistici, riconoscendo così implicitamente nei programmi
dignità di strumento urbanistico e la conseguente capacità di imporre vincoli di
inedificabilità e di destinazioni di zona.
Rispetto all’originaria formulazione dei contenuti oggi il programma è assimilabile al
piano regolatore generale, quindi si ritiene uno strumento di pianificazione e non un
mero allegato al regolamento edilizio (quest’ultimo non è inteso come strumento
urbanistico in quanto manca di un elaborato grafico di individuazione territoriale
degli ambiti di applicazione delle normative). La procedura di approvazione è la
stessa prevista per il regolamento edilizio.
Una sostanziale differenza tra il programma di fabbricazione e il piano regolatore
generale è che il programma di fabbricazione non disciplina l’intero territorio
comunale, ma solo il centro edificato e le aree di sviluppo del nucleo urbanizzato.
La sua attuazione non avviene obbligatoriamente per piani particolareggiati di
attuazione e pertanto può realizzarsi in conformità alle sue previsioni.
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale /Il piano urbanistico
comunale
L’azione di salvaguardia prevista dalla Legge consiste nell’inibire la realizzazione di tutte
quelle opere che siano in contrasto con il piano adottato, su tali opere non si può esprimere
un parere negativo in quanto in contrasto con uno strumento operativo non ancora vigente
ma sospendere il giudizio in attesa che il piano adottato sia definitivamente approvato e
quindi diventi vigente a tutti gli effetti sostituendo le precedenti previsioni urbanistiche.
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Misure di salvaguardia
L’azione di salvaguardia prevista dalla Legge consiste nell’inibire la realizzazione di tutte
quelle opere che siano in contrasto con il piano adottato, su tali opere non si può esprimere
un parere negativo in quanto in contrasto con uno strumento operativo non ancora vigente
ma sospendere il giudizio in attesa che il piano adottato sia definitivamente approvato e
quindi diventi vigente a tutti gli effetti sostituendo le precedenti previsioni urbanistiche.
Solo dopo l’approvazione del piano potrà essere sciolta la riserva (sospensiva) sulle
richieste di costruzione che erano in contrasto con il piano adottato, tali richieste
otterranno un definitivo diniego ovvero l’approvazione, a seconda che risultino ancora o
meno in contrasto con il piano approvato e con le modifiche introdotte in sede di
definitiva approvazione.
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale /Il piano urbanistico
comunale
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Approvazione del piano
Una volta approvato il nuovo piano entra in vigore a tutti gli effetti assumendo piena
forza ed efficacia regolamentare e sostituisce integralmente la disciplina urbanistica
precedente che deve dunque, implicitamente intendersi abrogata, anche quando non sia
espressamente deliberato all’atto dell’approvazione.
La Legge non prevede limiti temporali di validità del piano, salvo che le prescrizioni
inerenti vincoli all’inedificabilità preordinati all’esproprio (questi comportano l’esproprio
delle aree entro un termine massimo di 5 anni dalla data di esecutività dello
strumento, che ha imposto il vincolo, pena la decadenza del vincolo medesimo e la
conseguente impossibilità per il Comune di attuare l’esproprio).
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Livello Comunale_Il piano regolatore generale /Il piano urbanistico
comunale
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Strumenti di attuazione del piano
Secondo l’art. 21 della L.r. 45/89 gli strumenti di attuazione del piano urbanistico
comunale sono:
a. il piano particolareggiato;
b. il piano di lottizzazione convenzionata;
c. il piano per gli insediamenti produttivi;
d. il piano per l'edilizia economica e popolare;
e. le concessioni ed autorizzazioni edilizie.
Gli strumenti di cui ai punti a), b), c) e d), sono approvati, secondo le procedure di approvazione
del piano urbanistico comunale, con deliberazione del consiglio comunale, in conformità ad esso
e nel rispetto delle direttive emanate dalla Regione, ai sensi dell'articolo 5 e secondo i contenuti
previsti dalle leggi 17 agosto 1942, n. 1150, 18 aprile 1962, n. 167, e 22 ottobre 1971, n.
865 e successive modifiche ed integrazioni.
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Riferimenti bibliografici consigliati
.
Riferimenti normativi principali
Legge 17 agosto 1942, n. 1150, Legge urbanistica e s.m.i.
Testi di riferimento
Legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45, Norme per l’uso e la tutela del territorio
regionale e s.m.i.
Legge 8 giugno 1990, n. 14, Ordinamento delle autonomie locali.
Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli
enti locali“.
Colombo G., Pagano F., Rossetti M. (2003), Manuale di Urbanistica. Strumenti urbanistici,
tecnica, legislazione, procedure e giurisprudenza, Il Sole 24 ore (Biblioteca di Urbanistica).
Salvia F., Teresi F. (2002), Diritto urbanistico, Padova, Cedam. (Biblioteca di Urbanistica).