PROF. MICHELE ONORATO Anno accademico 2013/2014 II semestre 1 DIRITTO PRIVATO.
CORSO DI STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO Docente Prof. GIOIA II SEMESTRE II Parte A.A. 2004-2005.
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CORSO DI
STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO
Docente Prof. GIOIA
II SEMESTREII ParteA.A. 2004-2005
CORSO DI ECONOMIA POLITICA
Docente Prof. Gioia
William Stanley Jevons
The theory of Political Economy (1874) Due elementi della concezione jevonsiana: psicologismo e
matematizzazione. La critica all’economia classica (Ricardo e J. Stuart Mill) La teoria soggettiva del valore come rapporto tra individuo e bene Scelte e razionalità dell’agente economico. Definizione dell’economia come ottimale allocazione delle risorse
in funzione della massimizzazione del prodotto sociale complessivo.
Costo reale: valore di un bene dipende dall’utilità mg e dalla disutilità della quantità di lavoro necessario per averlo
Costo opportunità: ottenere l’utilità di un bene implica la rinuncia ad ottenere l’utilità di un altro.
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Carl Menger
La scuola austriaca Principi fondamentali di economia politica (1871); Sul
metodo delle scienze sociali (1883) Individualismo metodologico e l’economia come
scienza teoretica: metodo deduttivo Bisogni e beni Principio di imputazione Critica radicale alla teoria del costo di produzione Polemica con la scuola storica tedesca dell’economia
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LEON WALRAS
Elementi di economia politica pura (1874) L’economia pura. Il rapporto tra modelli teorici e realtà. Dati esogeni: gusti, progresso tecnico, struttura
istituzionale Variabili: dotazioni iniziali; quantità e prezzi dei beni
offerti e domandati; L’equilibrio economico generale: interdipendenza dei
settori e comportamento degli agenti economici. Il processo che porta all’equilibrio La rappresentazione matematica
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Scuola storica tedesca dell’economia
Vecchia scuola storica tedesca: W. Roscher; B. Hildebrand; K. Knies.
Giovane scuola storica tedesca: Gustav von Schmoller
Verein fuer Sozialpolitik (1872) Giovanissima scuola storica tedesca: A.
Spiethoff; W. Sombart, M. Weber
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Methodenstreit
Menger:Sul metodo delle scienze sociali e sull’economia politica in particolare (1883)
Recensione di Schmoller e critiche a Menger Menger: Gli errori dello storicismo Accuse alla scuola storica: limiti teorici e visione
antiliberista Natura delle spiegazioni scientifiche Deduzione e induzione in Schmoller Concorrenza e laissez faire in Schmoller
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Joseph Alois Schumpeter
Scuola neoclassica, scuola storica e marxismo nel pensiero di Schumpeter
Metodologia: storia e analisi Liberalismo metodologico: metodo e strumenti dipendono dlle
finalità scientifiche perseguite Dalla statica alla dinamica: la critica a Walras e il giudizio su Marx La teoria dello sviluppo ciclico Imprenditore innovatore. Routine e innovazione, Invenzione e
innovazione. Tipi di innovazione Ruolo del credito Capitalismo concorrenziale e monopolistico Transizione al socialismo come sistema burocratizzato
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Capitale, interesse, istituzioni nella scuola austriaca
Menger: il concetto di capitale Boehm-Bawerk: il problema dell’interesse e del
profitto Metodi di produzione diretti e indiretti Attesa e spiegazione dell’interesse. Hayek: incertezza, mercato come strumento di
diffusione delle informazioni (prezzi), Istituzioni come effetti inintenzionali.
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Dall’utilità cardinale all’utilità ordinale
Pareto, Edgeworth, Marshall Critiche al concetto di Utilità cardinale Utilità ordinale: si valutano non gli stati d’animo
ma i loro effetti economici (Mashall, Principi, p. 81)
Preferenze: aPb; bPc; cPd. Sistemi di preferenze e scelte degli agenti.
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Alfred Marshall
Principi di Economia (1890) La scienza economica e l’uomo della city: “l’economia è uno
studio degli uomini, come essi vivono, si muovono e pensano negli affari ordinari della vita” (p. 78)
L’induzione e la deduzione (Schmoller) I limiti delle “lunghe catene di ragionamenti” (1014; 1027) Scienze naturali e scienze sociali Probabilità vs precisione: il concetto di “normale” (p. 101) L’elemento tempo nell’analisi economica (p108)
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Marshall: valore e equilibrio
Il recupero delle concezioni dei classici (993,1082)
Determinanti soggettive e oggettive (489, 490) Mercati ed equilibrio Prezzi attesi e prezzi di equilibrio Comportamento degli operatori economici Equilibrio generale ed equilibrio parziale ( 512,
510 sgg)
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John Maynard Keynes
Keynes (1883-1946) un rivoluzionario “improbabile”– Figlio di un noto economista– Studiò a Eton e a Cambridge– Allievo di Alfred Marshall– Amico di grandi scrittori (Virginia Woolf, George Bernard
Shaw)– Negli anni 30 condusse un attacco contro l’ortodossia
economica Trattato sulla moneta (1930) Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta
(1936)
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Crisi e ricette di politica economica
Crisi del 29grande disoccupazione Economisti ortodossiabbassare i salari Diminuisce la domanda di beni di consumosi
aggrava la crisi Keynes: critica dei presupposti della teoria
neoclassica: legge di Say e teoria quantitativa della moneta
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Incertezza
Il futuro è incerto– L’incertezza è sostanziale– Non siamo in grado, in molte situazioni, nemmeno di
prevedere tutti gli eventi che potrebbero verificarsi, né la loro probabilità
– Gli investimenti sono scommesse sul futuro– Dipendono più da “spontaneo ottimismo” che da un calcolo
matematico– Gli investimenti dipendono dagli “animal spirits”
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Il mondo reale
Occorre tenere conto del modo in cui i prezzi e i salari si formano nel mondo reale
– Le condizioni del mercato sono tali che molti prezzi e i salari non variano immediatamente al variare delle condizioni del mercato
Rigidità dei prezzi e dei salari Le imprese riducono l’occupazione piuttosto che i salari quando la
domanda diminuisce– Il tempo in cui le forze del mercato operano è importante
Gli economisti neoclassici ragionano come se tutte le forze che portano all’equilibrio agissero istantaneamente
Keynes dice che nel lungo periodo siamo tutti morti
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La moneta
Gli economisti neoclassici considerano la moneta unicamente come mezzo di scambio
– Serve a facilitare le transazioni– La moneta non è mai domandata per sé, ma per disfarsene
La moneta è anche deposito di valore– E’ “un legame tra presente e futuro”– Durante i periodi di incertezza gli imprenditori preferiscono rimanere
“liquidi”, cioè aspettare prima di utilizzare la moneta in loro possesso e trasferire nel futuro il potere d’acquisto
– Si domanda moneta per tenerla e non per disfarsene subito per acquistare altri beni (di consumo o di investimento)
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Risparmi e investimenti
Il tasso di interesse non può automaticamente equilibrare risparmi e investimenti
– Si domanda moneta in quanto moneta: l’interesse diviene un fenomeno monetario e non reale (compenso per la rinuncia alla liquidità)
– Gli investimenti dipendono dall’interesse, ma principalmente dagli “animal spirits”
– I risparmi dipendono in larga misura dalle abitudini di consumo delle famiglie, cioè dal reddito (quello che non è consumato viene risparmiato)
– Occorre trovare un meccanismo diverso da quello dell’interesse per vedere come risparmi e investimenti si equilibrano
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Capacità produttiva e produzione effettiva
Distinzione tra la capacità produttiva di una società e il livello attuale di produzione
– Capacità produttiva (produzione massima)forza lavoro, impianti esistenti, infrastrutture
La produzione effettiva può essere minore del livello permesso dalla capacità produttiva
– La domanda aggregata può essere minore del livello necessario per assorbire la produzione massima
– La produzione effettiva cade al livello della domanda
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Rappresentazione grafica dell’disequilibrio
S>Iflussi in uscita maggiori dei flussi in entrata la produzione diminuisce
L 0
Y
Produzione
Reddito
Domanda
Risparmi
L*
i aspettative
Ye
Investimenti
Consumi
Risparmi
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Dal disequilibrio all’equilibrio
Diminuisce la produzionediminuisce il redditodiminuiscono i risparmi
S=I equilibrio di sottocupazione La componente autonoma (flusso in entrata) della domanda I
determina la grandezza del reddito
L 0
Y
Produzione
Reddito
Domanda
Risparmi
L*
i aspettative
Y*
Investimenti
Consumi
Le
Ye
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L’effetto moltiplicatore
Le spese per investimento sono soggette ad ampie e non prevedibili fluttuazioni
Le spese per il consumo sono una quota più o meno costante del nostro reddito
1. Se diminuiscono le spese per gli investimenti diminuisce il reddito dei lavoratori
2. Con meno reddito i lavoratori decideranno di consumare di meno
3. Con meno domanda di consumo gli imprenditori decideranno di produrre meno pagando meno salari ai lavoratori
4. Questo ci rimanda al punto 2 ecc.
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Il risultato
L’effetto finale di una variazione degli investimenti dipende dalle “perdite”
– Nel nostro caso: risparmio = 20% del reddito– Se gli investimenti diminuiscono di 100 miliardi anche i
risparmi dovranno diminuire di 100 miliardi– Ma 100 miliardi sono il risparmio di un reddito pari a
(1/20%)x100 = 500 miliardi– Una diminuzione di 100 miliardi dell’investimento ha come
conseguenza una diminuzione del reddito di 500 miliardi– Il reddito di equilibrio diminuisce molto di più della
diminuzione iniziale dell’investimento
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Il moltiplicatore in positivo
L’aspetto positivo è che lo stesso meccanismo vale anche se l’investimento aumenta
– Nell’esempio precedente: un incremento di 100 miliardi dell’investimento comporta un incremento di 100 miliardi dei risparmi
– I risparmi aumentano di 100 miliardi quando il reddito aumenta di 500 miliardi
– La spesa iniziale comporta un aumento del reddito dei lavoratori – I lavoratori aumentano i consumi (80%) e i risparmi (20%) – I consumi si traducono in reddito per qualcun altro – Aumentano nuovamente i consumi e i risparmi. La catena si ferma quando i risparmi sono esattamente uguali agli investimenti
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Il significato economico
Nell’economia keynesiana è la domanda che determina il livello del reddito
– In particolare è importante la domanda autonoma (I [investimenti])– Gli imprenditori decidono il livello degli investimenti– Se gli imprenditori decidono un livello di investimenti minori del
risparmio Poiché le famiglie hanno deciso di risparmiare più di quanto le imprese
hanno deciso di investire, la domanda di beni è insufficiente (la “perdita” si registra nel momento in cui il reddito si traduce in domanda)
Gli imprenditori vedono aumentare le scorte invendute Per smaltire le scorte diminuiscono ulteriormente la produzione
– Si arriva ad una posizione di equilibrio di sotto-ocupazione
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IL MOLTIPLICATORE
Incremento dei consumi
Incremento del reddito
Incremento degli
investimenti
Incremento dei
Risparmi
Incremento del Reddito
Incremento dei
Consumi
100
20 80
80
16 64
64
12,80 51,20
….
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Ancora sul moltiplicatore
Incremento iniziale = 100 Se sommiamo gli incrementi di reddito dovuti
agli investimenti successivi 100+80+64+51.20+40.96+ … = 500
Prop mg al risp = 1/s = 1/0.2=100/20=1/5 Il moltiplicatore è il reciproco della s, infatti 100
X 5 = 500
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L’equilibrio di sotto-occupazione
Nessun meccanismo automatico di mercato garantisce che l’equilibrio raggiunto sia quello di piena occupazione
– Generalmente si avrà un equilibrio di sotto-occupazione – L’equilibrio di piena occupazione è solo uno tra i tanti possibili– La disoccupazione è uno spreco sociale: occorre un intervento
esterno (governo) che porti il sistema alla piena occupazione
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La spesa pubblica
Inseriamo ora un nuovo attore: Amministrazione pubblica (governo)
Domanda della pubblica amministrazione=spesa pubblica Rappresentano un’aggiunta alle altre componenti (C e I) Flusso
in entrata deciso autonomamente dal governo Entrate della pubblica amministrazione=imposterappresentano
un flusso di uscita dal circuitole famiglie non possono consumare ciò che pagano come imposta=Flusso in uscita che dipende dal reddito (tassazione progressiva-imposte indirette sugli scambi).
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Rappresentazione grafica
Ora ci sono 2 flussi in entrata (I e G = spesa pubblica) e due in uscita (S e T = tassazione)
Pubblica
Amministrazione Spesa Pubblica
Imposte
L 0
Y
Produzione
Reddito
Domanda
Risparmi
L*
i aspettative
Ye
Investimenti
Consumi
Risparmi
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Le condizioni di equilibrio
Condizione di equilibrio: ciò che entra = ciò che esce (I+G=S+T)
Equilibrio di sottocupazioneaumento della spesa pubblica (I+G>S+T) aumenta la produzioneaumenta l’occupazioneaumentano i risparmi e la tassazioneequilibrio con maggiore occupazione (I+G=S+T)
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Il messaggio di Keynes
Attraverso l’intervento di politica economica il sistema capitalistico raggiunge la piena occupazione: lo stato ha il compito di stimolare l’attività produttiva, mentre l’allocazione delle risorse resta compito del mercato
Per Keynes non si tratta di superare il capitalismo, ma di farlo funzionare in modo che siano effettivamente superati i disequilibri sociali (disoccupazione)