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La socializzazione Prof. Stefano Nobile Corso di Sociologia generale

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  • La socializzazione

    Prof. Stefano Nobile Corso di Sociologia generale

  • La socializzazione

    • La socializzazione è il processo con cui apprendiamo le abitudini e gli atteggiamenti legati al nostro ruolo sociale (Smelser, 1984: 50). In più, la socializzazione è un mezzo per preservare il gruppo e la società stessa, anche se i membri di questo gruppo (o società) vanno e vengono, nascono e muoiono.

    • Questo processo mira all’assimilazione, da parte dell’individuo, delle “regole” del vivere sociale.

    • Questo processo, inoltre, è assai più lungo nell’uomo che nelle altre specie animali, soprattutto per via della quasi completa assenza di istinti. Sarebbe un errore immaginare il processo di socializzazione come qualcosa di uniforme e invariato secondo epoche storiche e culture diverse.

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  • La socializzazione

    • Il sé che ne deriva, secondo i sociologi, non soltanto è sociale, ma la stessa esistenza di un “Sé” è relativa all’epoca storica.

    • Nelle società tradizionali la personalità individuale era legata alla tribù, alla classe, alla religione e al luogo fisico in modo continuo e indifferenziato: lo scopo della socializzazione era rendere le persone il più possibile identiche alle altre.

    • Il processo di socializzazione deve essere pertanto distinto da quello di formazione dell’identità

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  • Alcuni aspetti fondamentali

    della socializzazione

    • Affinché il processo di socializzazione abbia successo, sono necessari tre fattori: – aspettative di ruolo. Il set di caratteri da trasmettere;

    – propensione alla conformità. Vi deve essere da parte dei membri del gruppo un’attitudine a conformarsi alle indicazioni ricevute;

    – modifica del comportamento. Gli individui devono modificare i propri comportamenti in base alle indicazioni.

    • La socializzazione non è un processo standardizzato e chiuso, ma più che altro una “negoziazione” continua tra socializzatori e socializzati, costantemente aperta alla possibilità di mutamento degli standard comportamentali e dei modi di vedere le cose.

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  • Gli «ingredienti» della

    socializzazione

    Fattori biologici

    Fattori culturali

    Socializzazione

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  • Il contesto biologico e quello

    culturale della socializzazione

    • In tutte le specie animali, il processo di socializzazione è influenzato da fattori e limiti biologici.

    • Nel caso della socializzazione degli umani, tuttavia, i fattori biologici sono solo limitatamente rilevanti. Donne e uomini hanno infatti una scarsa dotazione di comportamenti innati (battere le palpebre, afferrare, succhiare). Per il resto, tutte le abilità umane complesse sono acquisite attraverso processi di apprendimento culturalmente condizionati.

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  • Il contesto biologico e quello

    culturale della socializzazione

    • Ogni società privilegia specifici valori culturali. È sulla

    trasmissione di tali valori che si incentra il processo di

    socializzazione dei bambini.

    • Sui valori poggiano le norme culturali - anch’esse diverse da

    società a società – che regolano le interazioni tra individui e

    gruppi.

    • Le norme più rilevanti entro il contesto vengono fissate in

    leggi. Accanto a esse, tuttavia, vi sono molte altre norme che,

    seppur non codificate formalmente, risultano importanti per i

    membri della società e che quindi costituiscono oggetto di

    socializzazione.

    • Le difficoltà nel dipanare la relazione tra contesto biologico e

    contesto culturale: il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveyron

    (Francia, 1800) Prof. Stefano Nobile La socializzazione 7

  • La prospettiva della

    sociobiologia

    • Tutti i sociologi convengono sul fatto che esiste una specifica “natura umana”, definibile come l’”insieme di predisposizioni genetiche che portano gli individui a comportarsi in un certo modo”.

    • Tuttavia alcuni sociologi ritengono che i fattori biologici abbiano sul comportamento umano un’influenza molto più marcata di quanto comunemente ritenuto: si tratta dei sociobiologi. Secondo i sociobiologi, attitudini come l’altruismo o lo sviluppo di ruoli sessuali deriverebbero dai geni (e non da influenze culturali).

    • Le istanze dei sociobiologi sono un’espressione (tra altre) dell’ampio dibattito sul rapporto tra natura e cultura. Che cosa è frutto di influenze naturali? E che cosa dipende invece da condizionamenti culturali?

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  • La socializzazione:

    prospettive teoriche

    • I soggetti apprendono i valori sociali condivisi in maniera piuttosto passiva (Parsons)

    Condizionamento

    • La socializzazione è un processo di adattamento e apprendimento attivo (Piaget, Mead)

    Interazione

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  • Le fasi della socializzazione

    • Nella prima fase (primo anno di vita) si stabilisce fra il bambino e la realtà circostante

    un rapporto di totale dipendenza. Il piccolo deve imparare a nutrirsi, sente il bisogno

    di difendersi dal freddo, si trova spesso bagnato. Questo stato di quasi assoluta

    passività lo porta a interiorizzare il ruolo della madre e, se anche il padre si occupa

    di lui, è dubbio che il bambino riesca a interiorizzare due ruoli.

    • Nella seconda fase (secondo anno di vita) il rapporto che ha maggiore importanza

    per il bambino è quello attraverso cui egli arriva al controllo delle funzioni motorie.

    Dopo il primo anno, egli è in grado di interiorizzare il proprio ruolo, oltre a quello della

    madre, cioè è in grado di ricevere e dare in cambio dell’affetto.

    • Nella terza fase (dai tre ai dodici anni) si attuano l’orientamento e la regolazione dei

    rapporti del bambino, a seconda del suo sesso, con il padre e la madre. Dopo i

    quattro anni avviene infatti la scoperta del sesso, non tanto in senso fisiologico,

    quanto attraverso un processo di identificazione con le persone del medesimo sesso.

    Un bambino o una bambina, osservando gli atteggiamenti socializzatori degli altri,

    scoprono la propria appartenenza al sesso maschile o femminile.

    • Nella quarta fase, che coincide con l’adolescenza si verifica, infine, il progressivo

    distacco dalla famiglia, mentre il gruppo dei pari (compagni di gioco, di scuola, di

    associazione, amici, partner sentimentali) esercita sull’individuo un’influenza sempre

    maggiore: al suo interno, infatti, egli compie ora molte esperienze che prima

    appartenevano all’ambito familiare

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  • Due tipi di socializzazione

    • La socializzazione primaria indica il

    processo originario attraverso il quale il

    bambino diventa un membro della società;

    • La socializzazione secondaria indica tutti

    i processi successivi attraverso i quali un

    individuo viene ammesso in un mondo

    sociale specifico.

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  • La socializzazione

    Socializzazione

    Primaria Famiglia

    Secondaria

    Gruppo dei pari

    Scuola

    Lavoro

    Mass media

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  • La socializzazione primaria

    • Per quanto ogni percorso esperenziale sia assolutamente individuale, è possibile tuttavia fissare alcune fasi tipiche del processo di socializzazione primaria: – attaccamento affettivo

    – reciprocità del rapporto adulto-bambino

    – determinazione di modelli o regole di comportamento

    • Le modalità e gli esiti di una fase condizionano modalità ed esiti della successiva

    • La famiglia è l’elemento cardine della socializzazione primaria.

    • Rispetto ad essa sono determinanti: – I genitori

    – La presenza di fratelli o sorelle

    – L’ordine di nascita

    – Il genere

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  • Le agenzie di

    socializzazione

    • Il bambino dipende dagli altri per il nutrimento, il vestiario, il

    riparo. Inoltre, per svilupparsi in modo armonico, ha anche

    bisogno di rapporti affettivi stabili.

    • Durante la prima infanzia, il principale agente di socializzazione è

    dato dalla famiglia biologica e da coloro che con essa

    collaborano per la cura e l’assistenza al bambino. Condizioni di

    isolamento e abbandono (privazione di attenzioni) producono

    effetti negativi in termini di apprendimento e capacità di

    relazione.

    • Un’altra forma di mancanza è legata all’istituzionalizzazione.

    Questa, studiata in modo esemplare da Goffman, designa gli

    effetti negativi associati a un’assistenza istituzionale, in cui

    manca l’interazione affettiva.

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  • Le agenzie di

    socializzazione

    • Nella fase della seconda infanzia e dell’adolescenza, i principali agenti di socializzazione sono gli insegnanti, i pari e i mezzi di comunicazione. – La scuola e gli insegnanti portano i soggetti ad

    apprendere, oltre a nozioni e capacità, anche i valori della società di appartenenza. Essi fungono così da agenti di controllo sociale.

    – I bambini apprendono molto anche dai mezzi di comunicazione di massa. In questo caso, accanto alle funzioni di informazione e intrattenimento, i mezzi di comunicazione sono capaci anche di persuasione occulta nei confronti dei soggetti.

    – Soprattutto durante l’adolescenza, acquistano un ruolo fondamentale i riti di passaggio, che segnano le tappe cruciali dell’esistenza di un individuo.

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  • I riti di passaggio

    • Nell’analisi che ne fa Durkheim, i riti di passaggio «hanno l’effetto di rafforzare i sentimenti di appartenenza collettiva e di dipendenza da un ordine morale superiore che salvano gli individui dal caos e dal disordine» (Segalen, 1998: 16). In sostanza, essi non fanno che rafforzare l’identità collettiva.

    • Non necessariamente i riti di passaggio posseggono un carattere istituzionale (come nel servizio di leva): essi possono nascere all’interno dei gruppi dei pari.

    • I concetti base a cui si associano i riti di passaggio sono due: – Il sacro

    – Il profano

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  • I riti di passaggio

    • Arnold Van Gennep (1909), probabilmente il più autorevole studioso che si sia mai occupato di riti di passaggio, ha individuato in questi ultimi una regola universale consistente in tre stadi: – separazione = una persona abbandona la posizione e/o le

    forme di comportamento precedenti

    – Segregazione o margine = il soggetto non è né da una parte né dall’altra, ma si trova in un spazio intermedio fra lo stato di partenza e quello di arrivo

    – aggregazione = il soggetto è in uno stato relativamente stabile e ha diritti e doveri precisi

    • Secondo Gluckman, più le società diventano complesse, meno sono ritualizzate, sebbene la sua tesi sia molto discussa.

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  • I riti di passaggio

    • Secondo Inglehart, i riti di passaggio – più frequenti durante l’adolescenza – fortificano il senso di appartenenza al gruppo e radicano nell’amicizia l’esperienza di passaggio condivisa.

    • I riti cruciali della cultura cattolica sono rappresentati:

    – Dalla nascita (battesimo)

    – Dal matrimonio

    – Dalla morte

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  • La socializzazione e

    l’identità

    Identità

    Sociale

    Si riferisce alle caratteristiche attribuite dagli altri a un individuo

    ed è plurima e cumulativa.

    Individuale

    Si riferisce al processo di sviluppo personale attraverso il quale

    elaboriamo il senso della nostra unicità.

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    Oggi noi creiamo e ricreiamo continuamente la nostra identità, perché i modelli tradizionali sono diventati meno importanti e abbiamo sempre più possibilità di prendere autonomamente delle decisioni.

  • Lo sviluppo dell’identità in

    C.H. Cooley

    • Secondo Cooley (1900), la personalità

    emerge attraverso l’interazione col mondo.

    Gli individui creano così un io riflesso

    composto da tre elementi:

    – ciò che pensiamo gli altri vedano di noi

    – come pensiamo gli altri reagiscano a ciò che

    vedono di noi

    – come reagiamo a nostra volta alla reazione

    che percepiamo negli altri.

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  • L’identità

    • Nei termini di Mead, l’identità è la risultante del processo di costruzione del me. Soltanto se l’identità è confermata dagli altri è possibile che essa appartenga realmente all’individuo che la possiede.

    • Non è possibile essere qualcosa o qualcuno per lungo tempo se non ci sono altri che dicano cosa siamo, che ci confermino la nostra identità. Esistono anzi casi in cui dei soggetti si aggrappano a una identità che nessuno, se non loro stessi, riconosce come vera. Comunemente, questi soggetti vengono identificati come psicopatici. (Berger, 1975: 73)

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  • Lo sviluppo della personalità

    secondo G.H. Mead

    Imitazione Io

    Gioco libero (Play)

    Me

    Gioco organizzato

    (Game)

    Altro generalizzato

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  • Il processo di formazione

    dell’identità

    • Si possono distinguere due componenti nel processo di formazione dell’identità: – Identificazione: il soggetto fa riferimento alle figure

    rispetto alle quali si sente uguale o simile e con le quali condivide determinati caratteri. L’identificazione conduce alla formazione del senso di appartenenza a un’entità collettiva definita come “noi”

    – Individuazione: il soggetto fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia dagli altri gruppi ai quali non appartiene, sia dagli altri membri del proprio gruppo, rispetto ai quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale che è sua e di nessun altro

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  • Lo sviluppo della

    personalità in Freud

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  • Lo sviluppo della

    personalità in Freud

    • Per Freud le pulsioni del soggetto sono

    intrinsecamente in conflitto con le

    esigenze della società. In questo quadro,

    la socializzazione consiste

    nell’addomesticamento delle pulsioni

    individuali.

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  • Lo sviluppo della

    personalità in Freud

    Es

    • È una sorgente di energia guidata dal principio di piacere. Ricerca gratificazioni attraverso la riduzione di tensione e lo “scarico” dell’energia vitale;

    Io

    • Media tra la personalità individuale ed il mondo esterno. E’ guidato dal principio di realtà, che porta il soggetto ad attendere di avere condizioni adeguate prima di scaricare la propria energia vitale;

    Super-Io

    • Incarna l’idealizzazione del genitore, sotto la guida del principio morale, esercitando una funzione giudicatrice sui comportamenti individuali.

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  • Lo sviluppo della

    personalità in Freud

    • Le tre dimensioni sono tutte attive nella personalità: l’Io deve infatti

    rispondere sia all’Es (principio di piacere) che al Super- Io (principio

    morale). Quest’ultimo agisce creando nel soggetto senso di orgoglio o

    colpa.

    • Secondo Freud, la personalità si forma in quattro fasi, ciascuna associata a

    una zona erogena del corpo. In ognuna di esse i genitori (e poi il Super-Io)

    impone limiti al principio di piacere individuale. Le fasi sono: – fase orale (0 - 18 mesi). Le attività del bambino si concentrano sull’ottenimento di

    gratificazioni attraverso la bocca: non solo il gusto di placare la fame, ma intrinsecamente

    quello di succhiare;

    – fase anale (18 mesi - 3 anni). La gratificazione viene dal trattenere ed espellere le feci

    dall’ano. Questa fase è segnata dalla lotta del bimbo per l’autonomia;

    – fase fallica (3 - 6 anni). Segnata dalla centralità del fallo (maschi) e clitoride (femmina).

    Bimbi e bimbe cominciano a svilupparsi in direzioni diverse e si attiva nei soggetti il desiderio

    per il genitore di sesso opposto;

    – fase genitale. Interviene dopo un periodo di latenza (tra i 6 anni e la pubertà). Nella fase

    genitale, la fonte principale del piacere è legata al rapporto sessuale genitale con un altro

    soggetto, non appartenente al proprio nucleo familiare.

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  • Lo sviluppo della

    personalità in Freud

    • Secondo Freud, alla base del comportamento interpersonale sono le esperienze infantili: le persone assumono nelle situazioni di vita adulta atteggiamenti appresi nella prima infanzia.

    • Si dice regressione il meccanismo attraverso il quale, all’interno di situazioni adulte, a livello comportamentale gli individui ritornano a stadi di sviluppo precedenti.

    • I processi regressivi tendono a essere più probabili nelle situazioni in cui l’interazione è informale e non strutturata.

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  • Lo sviluppo della

    personalità in Piaget

    • La teoria di Piaget lega lo sviluppo della personalità allo sviluppo

    cognitivo, che avviene per stadi. Ogni stadio prevede una particolare

    forma di organizzazione cognitiva.

    – Stadio sensomotorio (0 - 2 anni). I bambini danno all’ambiente

    risposte di tipo sensoriale e motorio. Reagiscono in modo

    immediato, non fanno progetti, non hanno scopi;

    – Stadio preoperatorio (2 - 7 anni). I bambini acquisiscono la

    capacità di rappresentare il mondo attraverso parole, immagini,

    altri simboli;

    – Stadio operatorio concreto (7 - 12 anni). I bambini

    acquisiscono la capacità di ragionare in termini logici di fronte ai

    problemi concreti (non su problemi astratti);

    – Stadio operatorio formale (dai 12 anni). I bambini imparano a

    risolvere in modo logico anche i problemi astratti.

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  • Personalità e maschere: gli effetti della socializzazione

    primaria secondo Lise Boubeau

    • Secondo la Bourbeau, le persone si costruiscono delle maschere a

    partire da una delle 5 ferite sono primigenie, che sono: rifiuto,

    abbandono, umiliazione, tradimento e ingiustizia. Per far sì che una

    ferita non ci faccia soffrire, costruiamo su di noi delle maschere, che

    mettiamo più o meno di frequente, a seconda della profondità della

    ferita e a partire dalla tenera età. Quindi ad ogni ferita corrisponde

    una maschera, ma le persone possono avere i tratti di più

    maschere, di cui una è prevalente:

    – la ferita del rifiuto porta la maschera del "fuggitivo";

    – la ferita dell'abbandono porta la maschera del "dipendente";

    – la ferita da umiliazione porta la maschera del "masochista";

    – la ferita da tradimento porta la maschera del "controllore";

    – la ferita da ingiustizia porta la maschera del "rigido".

    • Tutte queste ferite si attivano nei primi anni di vita e marcano

    l'aspetto fisico.

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  • La cultura del narcisismo

    • «le persone reagiscono agli altri come se le loro azioni venissero registrate e contemporaneamente trasmesse ad un pubblico invisibile, o conservate per un attento esame in futuro. Le condizioni sociali esistenti hanno tirato fuori i tratti della personalità narcisistica che erano presenti, in varia misura, in tutti: una superficialità autoprotettiva, la paura di relazioni vincolanti, la disponibilità a strappare le proprie radici quando necessario, il desiderio di mantenere le proprie opzioni aperte, l’avversione a dipendere da qualcuno, l’incapacità di fedeltà e gratitudine» (Lasch, 1979)

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  • La socializzazione: un

    processo senza fine

    • La socializzazione è un processo continuo e tutt’altro che lineare.

    • Non solo non vi è coerenza tra i vari agenti che concorrono alla socializzazione di un individuo, ma l’azione di ognuno di essi può non essere, e in genere non è, internamente coerente.

    • In questo quadro l’individuo è agente attivo della propria socializzazione: – sceglie nell’ampia gamma di opportunità di

    socializzazione

    – deve farsi carico di gestire l’inevitabile conflitto che, in una società altamente differenziata, si produce tra le varie agenzie di socializzazione

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