CORSO DI POLITICA ECONOMICA · inflazione e disoccupazione; Trade-off: fenomeno temporaneo, ......

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CORSO DI POLITICA ECONOMICA AA 2017-18 DOCENTE PIERLUIGI MONTALBANO [email protected] INTRODUZIONE ALLA TEORIA NORMATIVA DELLA POLITICA ECONOMICA

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CORSO DI POLITICA ECONOMICA

AA 2017-18

DOCENTE

PIERLUIGI MONTALBANO

[email protected]

INTRODUZIONE ALLA TEORIA NORMATIVA DELLA POLITICA ECONOMICA

Evoluzione del dibattito teorico economico

Teoria Neoclassica

(1850-1920)

Rivoluzione Keynesiana

(1936)

Monetarismo

(1960-70)

Nuova macroeconomia classica

(1991..)

Sintesi Neoclassica

1937 – 1960/70

Nuova macroeconomia keynesiana

(1995..)

Nuova sintesi (2003..)

Nuova rottura del consenso? (2008..)

© P. Montalbano

INTRODUZIONE ALLA TEORIA NORMATIVA

DELLA POLITICA ECONOMICA

Il Dibattito fra Politica Economica Attiva e Passiva

Due grandi Scuole di Pensiero:

Instabilità sistema economico (potere di correzione delle autorità pubbliche)

Stabilità sistema economico (equilibrio naturale)

Se Instabilità (politiche leading against the wind e dibattito su politica ottimale);

Se Stabilità (politiche inefficaci o addirittura dannose)

Diversità posizioni particolarmente evidente durante “prima rottura del

consenso” (Grande Depressione del 1929) ma dibattito attuale… punto

privilegiato di osservazione

L’esperienza storica non fornisce indicazioni univoche.

Di conseguenza, confronto continuo fra diverse Scuole di Pensiero alimentato

da “progressi teorici” e “fallimenti empirici” (varie rotture del consenso)

© P. Montalbano

PRIMA “ROTTURA DEL CONSENSO”:

LA “RIVOLUZIONE KEYNESIANA”

Nella “Teoria Generale dell’Occupazione, dell’Interesse e della Moneta”

(1936), Keynes propone la sua interpretazione della crisi del ’29

gettando le basi della macroeconomia moderna;

Egli definisce i contorni di un nuovo “paradigma teorico” nel quale

si attribuisce particolare rilevanza alla “politica economica attiva” (nel

breve periodo);

L’“interpretazione keynesiana” della crisi evidenzia che un’economia

di mercato non tende automaticamente alla piena occupazione

(serve un “vigoroso intervento pubblico”);

Keynes introduce alcuni concetti chiave della macroeconomia

moderna (domanda effettiva; teoria degli investimenti e del moltiplicatore del

reddito; preferenza per la liquidità; le aspettative; il ruolo delle rigidità nell’analisi di

equilibrio economico);

© P. Montalbano

QUALE CONSENSO PRECEDENTE?

La “rivoluzione keynesiana” si contrappone alla precedente

“rivoluzione marginalista o neo-classica” avvenuta intorno al

1870 con la pubblicazione dei lavori di: Carl Menger, capofila scuola

austriaca (1871); William Stanley Jevons, capofila scuola inglese

(1871); Alfred Marshall (1890); Léon Walras, capofila della scuola

francese (1874)

Secondo l’impostazione marginalista, il ruolo delle autorità

pubbliche doveva limitarsi ad agevolare il “coordinamento

spontaneo” degli individui (riducendo i costi di transazione);

Tale “rivoluzione marginalista” si contrapponeva a sua volta alla

“scuola classica” legata all’esame dei rapporti sociali basati sulla

divisione del lavoro (Smith, Ricardo, Marx).

Keynes argomenta efficacemente l’opportunità di interventi attivi di

politica economica in presenza di equilibri di sotto-occupazione

delle risorse (invece di pareggiare il bilancio in recessione)© P. Montalbano

LA “SINTESI NEOCLASSICA”

Nel 1937, J.R. Hicks propone una re-interpretazione delle idee di

Keynes ed una “sintesi” fra la teoria neoclassica e la teoria

keynesiana al fine di renderle compatibili (come due ipotesi estreme

di un’unica impostazione teorica);

Tale re-interpretazione (a suo volta sintetizzata nel noto modello

ISLM) costituì l’architettura di base della macroeconomia moderna

per oltre 20 anni;

Negli anni ‘60, macroeconomia ed economia keynesiana sono

praticamente sinonimi (modello AD-AS ricavato tramite Modello

ISLM e trade-off della curva di Phillips); Il funzionamento del sistema

economico si riteneva rispondesse a logiche keynesiane nel breve

periodo ed a logiche neoclassiche nel lungo periodo;

Alcuni critici evidenziarono che la «sintesi neoclassica» avesse

operato numerose mutilazioni al pensiero di Keynes (es. aspettative

date).© P. Montalbano

LA NUOVA “ROTTURA DEL CONSENSO”

(anni Settanta)

Negli anni ‘70, si assiste ad una nuova “rottura del consenso”

Dal punto di vista empirico: fenomeno della “stagflazione”;

Dal punto di vista teorico; Friedman e Phelps (1968) criticano

(aspettative e microfondazione) la relazione empirica fra

inflazione e disoccupazione;

Trade-off: fenomeno temporaneo, legato ad una sistematica

sottostima dell’inflazione da parte degli operatori nella

determinazione dei salari;

Friedman (1968) e Phelps (1968) dimostrano che la relazione

empirica della Curva di Phillips non si sarebbe mantenuta se i

policymakers avessero tentato di sfruttarla;

Senza la “stagflazione” i contributi di Friedman e Phelps sarebbero stati

probabilmente considerati una semplice diatriba fra accademici.

© P. Montalbano

Premio Nobel 1976

Pierluigi Montalbano –

Nobel Memorial Prize in Economic

Sciences for his research

on consumption analysis, monetary history

and theory, and the complexity

of stabilization policy.

IL “CONTRIBUTO DI FRIEDMAN”

Milton Friedman (P. Nobel, 1976), Caposcuola della Scuola di Chicago e principale teorico del

“filone monetarista”, afferma che:

“le azioni di PE intraprese per eliminare l’instabilità nel sistema possono, in realtà, contribuire ad accrescerla anche

quando siano effettivamente prese nella giusta direzione e di scala ridotta rispetto alle fluttuazioni”; in pratica,

“guidare” l’economia non è come guidare un’automobile ma come essere al timone di una nave in un

mare in tempesta;

Friedman (1953) dimostrò attraverso strumenti di derivazione statistica l’esistenza di due “ritardi”

capaci di rendere incerti gli effetti della PE sul sistema economico (fine tuning irraggiungibile):

“ritardo interno”, periodo di tempo che intercorre fra shock e decisione di attuare l’intervento

(politica fiscale)

“ritardo esterno”, periodo di tempo fra decisione ed attuazione (politica monetaria)

Friedman (1963) presentò, inoltre, una “rilettura monetaria” della depressione del ’29, interpretando

la crisi effettivamente come il risultato del comportamento errato nella conduzione della politica

monetaria;

Ricetta: Politica economica passiva: più efficaci meccanismi di stabilizzazione prodotti

“automaticamente” dal sistema (imposta sul reddito; sistemi previdenziali e sussidi, ecc.);

Friedman (1968) contemporaneamente a Phelps (1968) dimostra l’inconsistenza trade-off della curva

di Phillips, tramite l’introduzione della nozione di Aspettative (Adattive).

© P. Montalbano

Il DIBATTITO FRA KEYNESIANI E MONETARISTI

Gli Anni Sessanta del Novecento furono dominati dal

dibattito fra economisti keynesiani e monetaristi;

Il dibattito verteva su 3 temi fondamentali:

Politica monetaria vs Politica fiscale (Teoria generale vs

A Monetary History of USA, 1867-1960)

Il trade-off della Curva di Phillips

politica economica attiva o passiva (e.g. crescita

constante della base monetaria)

La rilettura monetaria della crisi da parte di

Friedman/Schwartz sottolinea che la politica monetaria della

FED non fu espansiva ma restrittiva.© P. Montalbano

LA NUOVA “ROTTURA DEL CONSENSO” (anni ’70)

E LA “CRITICA DI LUCAS”

L’intuizione di Friedman e Phelps aprì la strada alla

“critica di Lucas” (P. Nobel 1995):

Inadeguatezza dei modelli di PE fondati

sull’insieme delle relazioni passate delle variabili

economiche;

Secondo Lucas, i parametri non sono stabili nel

tempo ma risentono dei mutamenti del sistema

economico, ivi compresi gli stessi interventi di PE,

rendendo inutilizzabili i modelli fondati su tali parametri.

© P. Montalbano

Pierluigi Montalbano –

MODELLI DI AR:

APPLICAZIONE TEORICA ED EMPIRICA

Formulazione originaria delle AR (John Muth, 1961);

Modello delle isole di Lucas (spiega il trade off della curva di Phillips di b.p. in modo più

soddisfacente rispetto a ipotesi Friedmann e Phelps di AA);

Applicazione empirica delle AR (Consumo come Random Walk – Hall, 1978 e overshooting

TC – Dornbusch. 1976);

Applicazione teorica delle AR (abbandono modelli passivi e deterministici di “controllo

ottimo” e applicazione teoria dei giochi alla p.e. con evidenziazione problema di incoerenza

temporale della politica ottimale);

Prima e controversa applicazione delle AR alla p.e. è il modello Sargent & Wallace

(1975) dell’irrilevanza della politica economica (sistematica) su variabili reali – erroneamente

attribuita all’ipotesi AR;

Fisher e Taylor (1977) presentarono modelli di AR con rigidità dimostrando come la

politica economica attiva rimaneva compatibile con ipotesi AR (trade-off compatibile con

AR);

L’ipotesi di AR rappresentò indubbiamente una rivoluzione nell’ambito della teoria

macroeconomica moderna. Si apre così il dibattito REGOLE-DISCREZIONALITA’.© P. Montalbano

Pierluigi Montalbano –

MODELLI DI AR: 3 CONSEGUENZE

Critica di Lucas: Modelli macroeconomici basati su parametri fissi

incorporano le scelte passate di politica economica e non posso essere

utilizzati per il futuro.

Verticalizzazione C.Phillips: L’introduzione delle AR dimostra che

solo le «variazioni inattese» della politica economica possono influenzare il

pubblico. S&W dimostrano come variazioni perfettamente previste della pe

non hanno effetti reali (gli unici effetti reali sono riferibili alle componenti

erratiche);

Incoerenza temporale della politica ottimale: La AR rendono

«incoerente» il comportamento della pe e non credibili gli annunci delle

autorità rendendo irrealizzabili gli obiettivi di «first best»

© P. Montalbano

SVILUPPI RECENTI

Applicazione della TEORIA GIOCHI: l’incoerenza della pe ottimale

ha aperto la strada ad una migliore analisi delle interazioni fra policymakers

e pubblico ed all’analisi più rigorosa dei concetti di «credibilità» e

«reputazione»

Sviluppo della Teoria Positiva: Analisi degli incentivi e dei vincoli

capaci di modificare le scelte delle autorità di pe rispetto alla teoria

normativa (fino ad una più completa analisi delle interazioni fra politica ed

economia)

Shocks reali e RBC: L’abbandono dei modelli keynesiani ha aperto la

strada ad una nuova teoria del ciclo economico non più basata sulle

imperfezioni del mercato ma su shocks «reali» del livello naturale della

produzione determinati dalla tecnologia (shocks monetari non hanno effetti

reali).

I NUOVI MODELLI DI POLITICA ECONOMICA

Nuova Macroeconomia Classica (Lucas, P. Nobel 1995): Fondata su ipotesi

forti come AR, Concorrenza Perfetta, tendenza spontanea all’equilibrio e

completezza dei mercati;

Approccio Neo-keynesiano (Stiglitz, P. Nobel 2001), ispirato agli economisti

post-keynesiani critici verso la “sintesi neo-classica”, critica oggi la “NMC”, pur

partendo da stesse ipotesi (criterio di razionalità e microfondazione delle funzioni

di comportamento). Rigidità del sistema;

Progetto culturale di “ritorno ai classici” (Sraffa, 1960), promosso da alcuni

economisti italiani, si articola su 3 filoni distinti: una sistematica opera di

ricostruzione del pensiero classico; una serrata critica all’impostazione marginalista

del valore e del capitale; un approfondimento analitico dell’analisi dei prezzi di

Sraffa. Critico verso la NMC per ipotesi troppo semplificatrici

Analisi Settoriali: Teorie della crescita endogena (Romer, 1986); NTT e NNTT

(Krugman, 1990; Melitz, 2003); approccio neo-istituzionalista (North, 1990;

Williamson, 1975, 1986), ecc.

LA MACROECONOMIA ATTUALE

Dal punto di vista teorico, il modello ISLM è visto come uno strumento del passato. La

critica di Lucas sottolinea come i modelli macroeconomici “standard” non siano in grado

di valutare l’impatto di politiche alternative;

Dal punto di vista empirico, la macroeconomia applicata ha affrontato solo

sporadicamente il tema della rottura del consenso (coerentemente con qualunque

rivoluzione scientifica)

Nell’ambito della teoria positiva, i policymaker continuano attualmente a basare le proprie

scelte di politica economica principalmente su modelli econometrici sviluppati negli anni

Cinquanta.

Paradosso? E’ perfettamente “razionale” che gli avanzamenti teorici impieghino un

certo numero di anni prima di essere resi pienamente operativi (incertezza circa efficacia ed

affidabilità nuovi metodi rispetto ai vecchi)

Teoria Normativa e Teoria Positiva sono strettamente interrelate: Teoria normativa

influenza (seppur con ritardo) la Teoria positiva e la Teoria Positiva influenza la Teoria

normativa (periodiche “rotture del consenso”) es. Grande Depressione, stagflazione

SINTESI

Due scuole di pensiero:

Naturale instabilità del sistema economico che giustifica potere di correzione da parte

delle autorità pubbliche (politica attiva)

Sistema economico intrinsecamente stabile grazie alla libertà di movimento delle sue forze

interne (politica passiva)

Due approcci operativi:

Se “instabilità naturale” l’economia va gestita compensando con stimoli contrari le

fluttuazioni (leaning against the wind) attraverso politiche di controllo ottimo (fine tuning);

Se “stabilità naturale” la politica economica è addirittura dannosa perché ostacola i

processi naturali di aggiustamento (Policy Ineffectiveness Hypothesis);

L’approccio macroeconomico dominante considerava il sistema economico soggetto a rigidità

nel b.p. e completamente flessibile nel l.p. Gli interventi di p.e. consentivano di preparare il l.p.

senza i costi di b.p.

Friedman (‘53, ’57 e ’68) dimostrò la validità dell’inefficacia della PE anche nel breve periodo,

aprendo una “falla” nella sintesi neoclassica

Critica di Lucas (’76) determina abbandono modelli deterministici di “controllo ottimo”, apre

alla PIH ed al dibattito “regole-discrezionalità”.

Pierluigi Montalbano – Università di Roma “La Sapienza”

COSA SAPPIAMO

PF e PM influenzano la produzione nel BP (se vincolo ad

agire [NMK] o vincolo informativo [NMC]) ma non nel LP

(ma attenzione veniamo da 8 anni di trappola della liquidità in

USA e UE e ancora di più in Giappone)

Nel LP la produzione è sempre al suo livello naturale (che

dipende dallo stock di capitale e dalla tecnologia - v. teoria della

crescita)

Ruolo chiave Aspettative (es. incoerenza temporale della pe

ottimale; PIH; iperinflazioni, ecc.)

COSA NON SAPPIAMO

Come ridurre il «tasso naturale» di disoccupazione?

(istituzioni)

Come stabilizzare il «ciclo economico»? (politica

economica e shocks – politiche di stabilizzazione)

Politiche di stabilizzazione o politiche di crescita?

Qual è il costo «reale» delle politiche deflazionistiche? (la

moneta è neutrale?)

Meglio «debito pubblico», «debito privato» o «assenza di

debito»?

Appare evidente che i temi proposti sono attualmente al centro del

dibattito politico internazionale

IL DIBATTITO EUROPEO

Politiche fiscali improntate all’austerità: i paesi

dell’UEM hanno adottato il Fiscal Compact (che

richiede di mantenere il pareggio di bilancio strutturale

pena severe sanzioni)

Politica Monetaria statutariamente orientata

esclusivamente alla stabilità dei prezzi

Sembra esserci consenso diffuso in Europa che le

autorità di pe debbano limitare il proprio intervento

nell’economia