Corso di giornalismo - etica della comunicazione

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    Comunicazione

    e mass media

    Prospettive per oggi e domani

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    ETICA DELLACOMUNICAZIONE

    Una panoramica a 360

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    QUADRO DINSIEME

    I fruitori del giornalismo, ovvero iLETTORI, si aspettano dalla lettura di unquotidiano o di un settimanale, dallascolto

    della radio o della Tv, di venire aconoscenza di fatti, esecondariamente disapere opinioni e chiavi di lettura.

    Questo va tenuto presente per chi scrive ovorrebbe cominciare a farlo.

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    Per arrivare a questo risultato (una scritturatrasparente) gli operatori del settore devononecessariamente perseguire la VERIT,

    cercando di essere obiettivi, distinguendo ifatti dalle opinioni e agendo nel rispetto dellasfera privata dei cittadini.

    Non rispettando le regole deontologiche, si hacome risultato una manipolazionedellinformazione, e anzich informare si

    deforma la realt dei fatti. In poche parole, cos facendo il giornalismonon assolve al compito che si prefisso.

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    DOMANDA DI FONDO

    IL GIORNALISMO OGGI

    RISPETTA TALI REGOLE ETICHE,ASSOLVE IL COMPITO APPENADESCRITTO?

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    UN PO DI STORIA

    La letteratura di denuncia dei misfatti delgiornalismo abbondante e ha radici antiche: ginel 1812 era nota la pratica del SOFFIETTO, che

    consisteva nel nascondere la pubblicit dentroarticoli di informazione.

    In particolare il giornalismo americano era noto

    per essere molto simile ad un prodotto mercantile,ed in generale uno strumento di propaganda.

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    ETICA E DEONTOLOGIA

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    DEFINIZIONE DI ETICA

    Letica lindagine sullagire delluomo. Il termine ETICA deriva dal greco

    ETHOS, che a sua volta ha dato i natali alvocabolo MORALE (dal latino mos-moris).

    MORALE QUINDI E UN SINONIMO DIETICA.

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    TRE DOMANDE

    Lagire morale governato da criteri chepermettono di orientarci nelle nostre sceltequotidiane e concrete.

    Le tre domande fondamentali delletica:1. Cosa sto facendo?

    2. Cosa debbo fare?3. Qual il senso di ci che sto facendo?

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    ETICA E DEONTOLOGIAUNA SOTTILE DIFFERENZA

    LETICA ha per oggetto la determinazionedella condotta umana nellosservanza deigrandi principi della vita civile e dei

    rapporti sociali: onest e lealt prima ditutto.

    Essa quindi non appartiene ad una categoriaspecifica di persone, ma allintera umanit.

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    La DEONTOLOGIA (dal grecodeon=dovere) riguarda la trattazione deidoveri inerenti ad una particolare categoria

    di persone. Negli ultimi anni essa spessoaccompagnata dallaggettivoprofessionale,proprio per indicare quellinsieme di regoledi condotta riguardanti gli operatori di unaprofessione specifica.

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    DOPPIO FILONE

    C differenza tra etica generale ed eticheapplicate: i progressi attuali di scienza etecnica fanno sorgere la necessit di creare

    nuove discipline, come la bioetica, leticaambientale, letica economica, leticasociale, e appunto lETICA DELLACOMUNICAZIONE.

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    Letica intesa nel senso di morale

    viene definitaETICA GENERALE,

    mentre letica connessa ad unaspecifica disciplina si chiama

    ETICA APPLICATA.

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    LA DEONTOLOGIAPROFESSIONALE

    Lapproccio deontologico quello cheriguarda le varie categorie professionali dicomunicatori.

    Esistono infatti varie branchie nel mondodei mass media, simili tra loro ma nonuguali.

    STAMPA, TV, INTERNET sono i treambiti principali.

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    DEFINIZIONE DIDEONTOLOGIA

    La deontologia il complesso dei doverirelativi ad una certa professione o ad una

    particolare attivit. Stabilisce ci che bisogna o meno fare in un

    certo ambito, e si esplica attraverso la

    redazione di CODICI.

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    Per salvaguardare la libert di espressione ecomunicazione in un contesto democratico, icodici non possono essere imposti da

    unistanza esterna alla categoria professionaleinteressata. I codici quindi sono di auto-regolamentazione,

    che viene compiuta allinterno degli ambitiprofessionali coinvolti. Problema: allinterno delle categorie

    professionali, controllore e controllatofiniscono spesso per coincidere.

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    TANTE CARTE

    Lesplosione dei codici deontologici risaleai primi anni Novanta.

    La prima fu la Carta Informazione epubblicit, la quale stabilisce che lutentedeve poter stabilire lidentit dellemittente

    del messaggio pubblicitario.

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    Nel 1993 fu redatta la Carta dei Doveri, cheribadisce le responsabilit della categoria e isuoi doveri: rettifica, replica, presunzione

    dinnocenza, controllo delle fonti, distinzionedal messaggio pubblicitario, incompatibilitcon altri incarichi o responsabilit in contrasto

    con la professione, tutela dei diritti del malato. E la carta di autoregolamentazione pi

    conosciuta, che ha dato una notevole scossa algiornalismo, prima molto meno regolamentato.

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    In seguito arriv, nel 1995, la Carta diTreviso, che dichiara il rispetto assoluto delbambino considerato fascia da proteggere

    da informazioni o da materiale dannoso peril suo sviluppo, dettando una serie di norme(dal mantenimento dellanonimato, aldivieto di spettacolarizzazione di fatti dicronaca in cui coinvolto, fino al divieto

    ad interferire arbitrariamente nella suaprivacy) per la tutela della sua crescita e delsuo sviluppo.

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    Nello stesso anno (1995) usc la Cartainformazione e sondaggi, nella quale vieneribadita limportanza di fornire al lettore ognielemento necessario per valutare lattendibilitdi dati e informazioni derivanti da sondaggidopinione, rilevazioni di atteggiamentipolitici, ricerche di mercato.

    Nel 1998 lOrdine dei giornalisti (Odg) arrivato dintesa col Garante della privacy,

    allemanazione del Codice sul trattamentodei dati personali nellesercizio dellattivitgiornalistica.

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    PROSPETTIVE TEORICHE 1

    Prima di passare allanalisi dei codici,quindi alla parte pi tecnica del discorsosulletica della comunicazione, bene

    chiarire la parte teorica, che la base delladisciplina giurisprudenziale che si formatain particolare negli ultimi 15-20 anni.

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    IL DIALOGO BUONO E UTILE

    Esistono due correnti di pensiero a riguardo.

    1. La prima stata elaborata dal sociologo della

    comunicazione Karl-Otto Apel: un dialogo corretto se al suo interno sono riscontrabili iprincipi digiustizia (= sincerit),solidariet (=

    rispetto per laltro) ecorresponsabilit (= presain carico di ci che si sta affermando).

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    2. Il filosofo tedesco Jurgen Habermas ha inveceelaborato ladottrina dellapprofondimento: undialogo tanto pi corretto quanto pi capace dientrare nel profondo dellargomento.

    SPIEGAZIONE

    C differenza tra lagire comunicativo strategico, ilquale mira semplicemente a promuoverelaffermazione di s e della propria tesi, rispetto

    allagire comunicativo nellambito delletica deldiscorso, che presuppone innanzitutto il rispettodella posizione dellaltro.

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    PROSPETTIVE TEORICHE 2

    Riguardo letica della comunicazione,esistono varie teorie sul ci che buonoe giusto.

    Ne citeremo in particolare quattro:1. Teoria di Aristotele sul logos

    2. Paradigma dialogico

    3. Modello audience

    4. Paradigma dellutilitarismo

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    1. TEORIA DI ARISTOTELE

    E buono tutto ci che nellesercizio dellaparola e del discorso si rivela conforme aquesta natura comunicativa.

    Dunque, allinterno di un dialogo tutto permesso, mentre invece da ritenersi

    negativo ci che mette in crisi il dialogo e lacapacit di espressione.

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    2. PARADIGMA DIALOGICO

    La teoria del paradigma dialogico consiste nellostudio della posizione aristotelica riguardo illogos.

    Il dialogo il modello di un corretto agirecomunicativo: condizioni di questo esercizio sonola disponibilit ad accogliere la posizione

    dellaltro. Il rischio di questo atteggiamento di vedereintaccata la propria identit.

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    3. MODELLO AUDIENCE

    La tesi della retorica in questo ambito stabilisceche buono tutto ci che salvaguarda laudience,il pubblico, gli interlocutori, rispettando

    comunque la verit. Si parla invece di cattiva retorica quando siscende a compromessi.

    SLOGAN GIORNALISTICO:Servire la verit e il lettore

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    4. PARADIGMADELLUTILITARISMO

    Si tratta del riferimento per le proprie sceltecomunicative al criterio dellutilit.

    Il filosofo inglese Stuart Mill afferma che gli

    uomini sono spinti nelle loro azioni dalperseguimento di un utile collettivo.

    Trasferito nellattuale deontologia del

    giornalismo, bisogna preoccuparsi disalvaguardare il principio di essenzialitdellinformazione.

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    CHE SIGNIFICA?

    Concorre al principio di essenzialitdellinformazione tutto ci che aiuta il lettore afarsi unopinione sullaccaduto, sia in relazione

    alle cosiddette5 W (Chi? Che cosa? Come?

    Quando? Perch?) sia in relazioneallinterpretazione da dare al fatto in questione.

    Il giornalista deve per esplicitare il momento incui esprime la propria opinione, in modo che illettore non la scambi per verit.

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    Spulciando nei codici deontologici del giornalismo,

    riguardo il principio di essenzialitdellinformazione si legge che:La divulgazione di notizie di rilevante interesse

    pubblico o sociale non contrasta con il rispetto dellasfera privata quando linformazione, anchedettagliata, sia indispensabile in ragionedelloriginalit del fatto o della relativa descrizione

    dei modi particolari in cui avvenuto, nonch dellaqualificazione dei protagonisti.

    Continenza formale: il requisito che attiene alle

    modalit di comunicazione della notizia. Questa deveriportare il fatto nei suoi elementi oggettivi, cos comeappresi dalla fonte.

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    Intendiamoci, restituire un quadro oggettivodella realt dei fatti assolutamente impossibileper ragioni tecniche. Ogni comunicazione

    infatti definita da un formato spazio-temporalein cui bisogna far rientrare le informazioni, equesto obbliga a scegliere cosa dire e come

    dirlo. I mass media quindi non sono la realt, ma

    sono una filtrata e accurata selezione nella

    moltitudine caotica e ingestibile degli

    avvenimenti che si succedono.

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    Comunque dobbiamo tenere distinteloperazione della dichiarazione del puntodi vista da quella della manipolazione delle

    notizie, dalla costruzione della realt percreare consenso, attraverso lomissione dialcune notizie o lenfasi di altre: lacollocazione delle news nella pagina,lampiezza, la strutturazione e le immagini

    manipolate contribuiscono a restituirci unarealt opportunamente mediata.

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    LA PAROLA A GIORGIO BOCCA

    Il popolare giornalista-scrittore definiscequesta pratica DISINFORMAZIA: esempisono le classifiche dei best seller editoriali:

    ogni giornale le pubblica, sapendobenissimo che sono manovrate dalle grandicase editrici, cos come molti giornali si

    rivolgono di continuo agli istituti per isondaggi dopinione sapendo benissimo chesono fatti su campioni ridotti e inattendibili.

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    UN CAPITOLO A PARTE

    LETICA DELLA TELEVISIONE

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    TELEVISIONE: ci sono codicideontologici anche sui programmitelevisivi, soprattutto riferiti alla tutela deiminori.

    Per i minori si mobilitano anche leassociazioni di genitori (esempio: A.Ge),

    delle famiglie e dei consumatori. Non a caso sono state introdotte le fasceorarie, per tutelare i minori da programmi

    non adatti a loro. Spesso per non vengono rispettate.

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    C un altro discorso, altrettanto importante percomprendere nel profondo il problema Tv-minori: tutto ci che viene sfornato dal palinsestotelevisivo appare vero, perch in Tv c uno stretto

    rapporto tra realt e finzione. Il giudizio morale implicito che tutto quello che

    viene propinato dalla Tv buono, importante e

    valido. Il reality show lemblema dello slogan: Tutto

    pu essere esibito, tutto deve essere trasmesso.

    Tuttora non sembra ci sia una vera battagliaetica a riguardo.

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    IL PROBLEMA DELLETICA TELEVISIVAHA FATTO DA PRELUDIO AD UNALTRA

    QUESTIONE SPINOSA:

    LA REGOLAMENTAZIONE DELLA RETEWEB.

    RECENTEMENTE SUL CARLINO LA RETEINTERNET STATA PARAGONATA

    ALLA SELVA OSCURA DEL 1 CANTODELLINFERNO DI DANTE.

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    La confusione tra notizia e spettacolo, trainformazione e intrattenimento ha portato grossiproblemi in merito alla regolamentazione del

    WEB (ovvero Internet). Nel mondo virtuale i rapporti che si creano tra

    individui, soprattutto attraverso lo strumentodella CHAT, sono del tutto fittizi, ma un grannumero di persone, non percependo la

    differenza tra realt e finzione, finisceintrappolato nella Rete.

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    UNA CONCLUSIONECURIOSA

    I sociologi, non avendo ancora glistrumenti, dati dalla giurisprudenza, per

    fronteggiare il problema etico di Internet,hanno provato a stilare i 10 comandamentiper un corretto uso del computer.

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    I 10 COMANDAMENTINELLUSO DEL COMPUTER

    Queste regole per un corretto uso delcomputer riguardano soprattutto la

    navigazione su internet, lutilizzo dellaposta elettronica e la propriet dei file.

    Hanno utilizzato come riferimento i 10comandamenti biblici.

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    1. Non userai un computer per danneggiarealtre persone.

    2. Non interferirai con il lavoro al computer

    di altre persone.

    3. Non curioserai nei file di altre persone.

    4. Non userai un computer per rubare (i file,soprattutto le foto e alcuni tipi di testi,

    sono di fatto beni di consumo).

    5. Non userai un computer per portare falsatestimonianza.

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    6. Non userai o copierai software che non

    hai dovutamente pagato.

    7. Non userai le risorse altrui senza

    autorizzazione.8. Non ti approprierai del lavoro

    intellettuale altrui.

    9. Penserai alle conseguenze sociali dei

    programmi che scrivi.

    10. Userai il computer dimostrandoconsiderazione e rispetto.

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    Unesperienza innovativa maturata ad unseminario per giovani giornalisti cattolici

    Decalogodel giornalista

    cattolico

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    Curare la professionalite la formazione cristiana

    Diffidare

    dallimprovvisazione

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    Montanelli disse:Chi non si fa capire

    un maleducato

    Scrivere facile difficile,scrivere difficile facile

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    Il giornalista a serviziodi chi legge:

    informazione

    chiara, sintetica e responsabile

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    Propositivi e positivi:

    non esistonosolo brutte notizie

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    Umanit e rispetto:

    parliamo di persone, non di cose

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    Lidentit cattolica questione di stile

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    Il nostro compito offrire gli strumenti

    per unanalisi critica dei media

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    La curiosit lanimadella comunicazione:

    cerchiamo storie da raccontare

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    Interpretare il proprio lavorocome un ministero/mandato:

    pensare da cattolici,

    scrivere da laici

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    Un prontuario in redazionecon le regole del mestiere

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