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29 GIU 2008 Corriere della Sera Attualita' e Politica pagina 44 Apertura Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. Ciascun tipo di farmaco cambia la propria capacità di agire nell’arco delle 24 ore. Sempre più studi stanno rivelando come ottimizzare le cure anche così Milioni di persone prendono medici- ne ogni giorno, pochissimi prestano at- tenzione all’ora in cui lo fanno. Eppure c'è un momento giusto per ogni cosa, anche per i farmaci: non si tratta solo di buttar giù una pillola a stomaco pie- no o vuoto, ma proprio di scegliere l’ora della giornata più appropriata per un antidolorifico, un antiipertensivo, un antiasmatico e così via. Il motivo non è banale: come sottolineano molti studi di cronofarmacologia, una tera- pia assunta al momento giusto è più efficace e ha perfino meno effetti colla- terali. Perché nell’arco delle 24 ore le differenze nella quantità di farmaco di- sponibile per agire possono essere più che significative. In una recente revisione delle ricer- che sul tema, Massimo Baraldo, del- l’Istituto di tossicologia e farmacolo- gia clinica dell’Università di Udine, rife- risce, ad esempio, che prendere l’antin- fiammatorio ketoprofene alle 21 signi- fica averne in circolo il 50 per cento in più rispetto a quanto se ne ha con un’assunzione al mattino. Tutto dipende dal nostro ritmo cir- cadiano, l’orologio biologico che ogni giorno regola parametri come tempe- ratura, pressione, movimenti del trat- to digerente, produzione di ormoni: ognuno di questi ha un picco in mo- menti diversi della giornata e tutto fila liscio proprio perché il nostro "diretto- re d’orchestra" interno controlla le fun- zioni di organi e apparati, facendoli la- vorare di più o di meno a seconda del- l’orario. Gli organi, però, servono an- che a metabolizzare i farmaci per ren- derli fruibili dall’organismo e poi a eli- minarli: ovvio, quindi, che i medicina- li agiscano in modo differente se entra- no in scena quando è un organo piutto- sto che un altro a "suonare" nell’orche- stra. Ciascun farmaco nell’arco della giornata avrà perciò picchi di concen- trazione e quindi effetti più o meno marcati in momenti diversi: sono or- mai almeno un centinaio i medicinali per cui si conoscono queste variazioni giornaliere. «Dati che è bene sapere: se il farmaco ha una finestra terapeutica stretta, cioè diventa tossico al minimo variare delle quantità in circolo, picco- le differenze nel metabolismo dovute alla mutevole funzionalità degli orga- ni nell’arco delle 24 ore possono avere conseguenze pesanti sul paziente» os- serva Baraldo. Il risultato pratico di queste compli- cate interazioni? Bisogna inghiottire le pillole al momento giusto, per ave- re il massimo effetto quando ce n’è più bisogno. Ad esempio, se il proble- ma è il dolore dell’artrosi al ginoc- chio, più fastidioso di notte, e ci si cu- ra con l’ibuprofene, occorre prender- lo a mezzogiorno perché il picco di concentrazione ci sia proprio mentre si dorme. Se però il dolore dipende dall’artrite reumatoide ed è più seve- ro al mattino, lo stesso medicinale va assunto dopo cena. Guardare l’orologio può ridurre an- che gli eventi avversi: l’aspirina do- vrebbe essere presa dopo cena anziché dopo la prima colazione, perché il trat- to gastrointestinale ha una chimica e un’attività diversa alla sera e il rischio di guai allo stomaco è più basso. La "sincronizzazione" aiuta anche a seguire meglio le terapie più comples- se, perché efficacia e tollerabilità più evidenti non fanno venire la tentazio- ne di mollare tutto. «I pazienti dovreb- bero essere informati dell’orario mi- gliore per prendere le medicine. Pur- troppo, però, perfino i medici spesso non ne hanno idea — riprende Baral- do —. Accade anche perché gli studi di cronofarmacologia sono tuttora rela- tivamente pochi: si tratta di usare al meglio medicinali che già esistono e le industrie non hanno bisogno di speri- mentazioni sull’ora adatta alla sommi- nistrazione dei farmaci per commercia- lizzarli, così gli investimenti per la ri- cerca scarseggiano». Senza contare che la questione è re- sa più intricata dalle differenze fra indi- vidui: pazienti diversi sentono i dolori correlati a una stessa malattia in orari differenti, in più ciascuno ha un suo ci- clo circadiano influenzato dai geni. Un dato che, a pensarci bene, sembrereb- be far sfumare la praticabilità dell’ap- proccio cronoterapeutico. «No, perché esistono metodi per valutare l’orolo- gio biologico dei singoli pazienti — in- terviene Stefano Iacobelli, oncologo dell’Università di Chieti, che da anni studia la cronoterapia —. Ad esempio, possiamo misurare le variazioni dell’at- tività elettrica dell’organismo con l’ac- tigrafia, per capire i cicli di riposo di ciascuno e farci un’idea del suo ritmo circadiano». «Altrimenti si può studiare la farma- cocinetica, cioè dare il farmaco e dosar- lo nel sangue dopo precisi intervalli di tempo per capire come viene metabo- lizzato, così da impostare caso per ca- so la terapia e averne in circolo quanto si vuole e quando serve. Già lo si fa, ad esempio per le cure con alcuni immu- nosoppressori, antiepilettici e chemio- terapici» conclude Baraldo. Elena Meli Cronoterapia: più efficacia e meno tossicità L’ora della pastiglia

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29 GIU 2008 Corriere della Sera Attualita' e Politica pagina 44

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Ciascun tipo di farmaco cambiala propria capacità di agirenell’arco delle 24 ore. Semprepiù studi stanno rivelando comeottimizzare le cure anche così

Milioni di persone prendono medici-ne ogni giorno, pochissimi prestano at-tenzione all’ora in cui lo fanno. Eppurec'è un momento giusto per ogni cosa,anche per i farmaci: non si tratta solodi buttar giù una pillola a stomaco pie-no o vuoto, ma proprio di sceglierel’ora della giornata più appropriata perun antidolorifico, un antiipertensivo,un antiasmatico e così via. Il motivonon è banale: come sottolineano moltistudi di cronofarmacologia, una tera-pia assunta al momento giusto è piùefficace e ha perfino meno effetti colla-terali. Perché nell’arco delle 24 ore ledifferenze nella quantità di farmaco di-sponibile per agire possono essere piùche significative.

In una recente revisione delle ricer-che sul tema, Massimo Baraldo, del-l’Istituto di tossicologia e farmacolo-gia clinica dell’Università di Udine, rife-risce, ad esempio, che prendere l’antin-fiammatorio ketoprofene alle 21 signi-fica averne in circolo il 50 per cento inpiù rispetto a quanto se ne ha conun’assunzione al mattino.

Tutto dipende dal nostro ritmo cir-cadiano, l’orologio biologico che ognigiorno regola parametri come tempe-ratura, pressione, movimenti del trat-to digerente, produzione di ormoni:ognuno di questi ha un picco in mo-menti diversi della giornata e tutto filaliscio proprio perché il nostro "diretto-re d’orchestra" interno controlla le fun-zioni di organi e apparati, facendoli la-vorare di più o di meno a seconda del-l’orario. Gli organi, però, servono an-che a metabolizzare i farmaci per ren-derli fruibili dall’organismo e poi a eli-minarli: ovvio, quindi, che i medicina-li agiscano in modo differente se entra-

no in scena quando è un organo piutto-sto che un altro a "suonare" nell’orche-stra. Ciascun farmaco nell’arco dellagiornata avrà perciò picchi di concen-trazione e quindi effetti più o menomarcati in momenti diversi: sono or-mai almeno un centinaio i medicinaliper cui si conoscono queste variazionigiornaliere. «Dati che è bene sapere: seil farmaco ha una finestra terapeuticastretta, cioè diventa tossico al minimovariare delle quantità in circolo, picco-le differenze nel metabolismo dovutealla mutevole funzionalità degli orga-ni nell’arco delle 24 ore possono avereconseguenze pesanti sul paziente» os-serva Baraldo.

Il risultato pratico di queste compli-cate interazioni? Bisogna inghiottirele pillole al momento giusto, per ave-re il massimo effetto quando ce n’èpiù bisogno. Ad esempio, se il proble-ma è il dolore dell’artrosi al ginoc-chio, più fastidioso di notte, e ci si cu-ra con l’ibuprofene, occorre prender-lo a mezzogiorno perché il picco diconcentrazione ci sia proprio mentresi dorme. Se però il dolore dipendedall’artrite reumatoide ed è più seve-ro al mattino, lo stesso medicinale vaassunto dopo cena.

Guardare l’orologio può ridurre an-che gli eventi avversi: l’aspirina do-vrebbe essere presa dopo cena anzichédopo la prima colazione, perché il trat-to gastrointestinale ha una chimica eun’attività diversa alla sera e il rischiodi guai allo stomaco è più basso.

La "sincronizzazione" aiuta anche aseguire meglio le terapie più comples-se, perché efficacia e tollerabilità piùevidenti non fanno venire la tentazio-ne di mollare tutto. «I pazienti dovreb-bero essere informati dell’orario mi-gliore per prendere le medicine. Pur-troppo, però, perfino i medici spessonon ne hanno idea — riprende Baral-do —. Accade anche perché gli studidi cronofarmacologia sono tuttora rela-tivamente pochi: si tratta di usare almeglio medicinali che già esistono e le

industrie non hanno bisogno di speri-mentazioni sull’ora adatta alla sommi-nistrazione dei farmaci per commercia-lizzarli, così gli investimenti per la ri-cerca scarseggiano».

Senza contare che la questione è re-sa più intricata dalle differenze fra indi-vidui: pazienti diversi sentono i doloricorrelati a una stessa malattia in oraridifferenti, in più ciascuno ha un suo ci-clo circadiano influenzato dai geni. Undato che, a pensarci bene, sembrereb-be far sfumare la praticabilità dell’ap-proccio cronoterapeutico. «No, perchéesistono metodi per valutare l’orolo-gio biologico dei singoli pazienti — in-terviene Stefano Iacobelli, oncologodell’Università di Chieti, che da annistudia la cronoterapia —. Ad esempio,possiamo misurare le variazioni dell’at-tività elettrica dell’organismo con l’ac-tigrafia, per capire i cicli di riposo diciascuno e farci un’idea del suo ritmocircadiano».

«Altrimenti si può studiare la farma-cocinetica, cioè dare il farmaco e dosar-lo nel sangue dopo precisi intervalli ditempo per capire come viene metabo-lizzato, così da impostare caso per ca-so la terapia e averne in circolo quantosi vuole e quando serve. Già lo si fa, adesempio per le cure con alcuni immu-nosoppressori, antiepilettici e chemio-terapici» conclude Baraldo.

Elena Meli

Cronoterapia:più efficacia emeno tossicità

L’ora della pastiglia

29 GIU 2008 Corriere della Sera Attualita' e Politica pagina 44

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Il ritmo diversodei nostri organi

I diversi organi o apparati nell’arco della giornata hanno momenti di maggiore o minore attività e ogni farmaco, durante il suo «viaggio» nel paziente, incontra vari organi coinvolti nel suo metabolismo.

IRWIN ALLAS

La gittata cardiaca di sera e di notte è inferiore del 30% rispetto al mattino, per cui il sangue (e con lui i farmaci) arriva agli organi con flusso e “potenza” minori. Anchei vasi si comportano diversamente nelle 24 ore

La capacità respiratoria cala durante la notte fino a dimezzarsi, mentre il diametro delle vie aeree si riduce: anche per questo la maggior parte degli attacchi di asma avviene fra mezzanotte e le sei del mattino

Il flusso di sangue (e farmaci) al fegatoè massimo alle8 del mattino; gli enzimi epatici, che metabolizzano i farmaci, hanno un minimo di attività durante la notte

Lo stomaco si svuota più lentamente alla sera: molti farmaci, se presi all’ora di cena, raggiungono una concentrazione elevata nel sangue con ritardo. La secrezione acida, invece, aumenta alla sera

Al mattino il sangue arriva in maggior quantità, per cui l’assorbimento dei farmaci è maggiore. Si assorbono meglio di mattina, ad esempio, paracetamolo (antifebbrile), diazepam (ansiolitico), nifedipina (antiipertensivo)

Legano i farmaci, ma non allo stesso modo nelle diverse ore. Per esempio la transcortina, che trasporta i corticosteroidi, è attiva di più alle 16. I farmaci saranno perciò in maggior concentrazione fino al primo pomeriggio

Vengono secreti secondo precisi ritmi e influenzano a loro volta i cicli di organi e apparati: la massima produzione di ormone della crescita dall’ipofisi, ad esempio, si ha nelle prime ore della notte.

CUORE POLMONI FEGATO STOMACO

INTESTINOLa filtrazione, e quindi l’eliminazione dei farmaci, si riduce di notte ed è massima al mattino; il rene segue un suo ritmo circadiano, dato non solo dal flusso di sangue in arrivo ma anche dalle secrezione degli ormoni

RENIPROTEINEPLASMATICHE ORMONI