Corrado Teoria Della Condensazione Psico Emozionale Linguistica

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Il presente volume vuol essere indirizzato, oltre che naturalmente alla facoltà di Linguistica, alla facoltà di Lettere classiche e, in secondo luogo, a quella di Lettere moderne, ed è nello stesso tempo concepìto ad usufrutto di studenti che si apprestano alla maturità classica e poi anche scientifica, in quanto si propone di chiarire, in accordo con Melina Insolera 1998 (Latino e Greco – studio in parallelo), come la frequenza di particelle nelle Lingue classiche non valesse unicamente a sopperire alla mancanza di punteggiatura, e quindi come a tal riguardo non bisogni affatto pensare solamente all’esigenza di staccare e precisare le frasi in un contesto tutto continuo. All’interno, inoltre, si trovano esposti decisìvi chiarimenti ermeneutici che portano fino all’ammissione del principio di sinonimìa pura, mettendone nella dovuta luce la vera natura ed i veri lineamenti, mercé la concreta dimostrazione di come alcune parole, dilatandosi, diventino emotività.

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Giuseppe Corrado

TEORIA DELLA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

Milano 2010

2010 Arcipelago Edizioni Via Carlo DAdda 21 20143 Milano [email protected] www.arcipelagoedizioni.com Prima edizione giugno 2010 ISBN 978-88-7695-430-6 . Tutti i diritti riservatiRistampe: 7 6 2016 2015 5 2014 4 2013 3 2012 2 2011 1 2010 0

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a Do, Che me ne ha fatto dono

INDICE

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA . . . . . . 2. eij kai; ... ajlla; * . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. REPERTORIO DI DISPARATI bRANI DI AUTORI LATINI E GRECI A RIPROVA DELLARGOMENTATA TEORA . . . . . . . . . . bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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* AVVERTENZA: talora le parole greche presenti in questo volume e talora, alloccorrenza, quelle latine ed italiane , sono state considerate, nella loro dimensione grafica, non gi come lemmi, bens direttamente come elementi discorsvi in situazione, cio di gi quali esse si presentano nel vvo della comunicazione ecco perch, ad es., qui il kaiv di partenza e lajllav finale, che sarebbero dovuti essere provvisti di accento acuto proprio perch seguiti da alcunch (eij kaiv ... ajllav ), sono in realt immaginati come se fossero calati allinterno della pi ampia catena fonosintattica del discorso da cui sono influenzati, e quindi graficamente riprodotti provvisti di accento grave.

1 LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

La comunicazione1 fortemente connessa alla sfera psichico-emozionale di una persona. Il mezzo pi usuale di espressione delle nostre ide e delle emozioni loro connesse la parola. Parlare significa dare una dimensione fonico-acustica, e quindi fisica, al nostro pensiero ed alle emozioni ad esso connesse. Succede per che alcuni flussi di pensiero insieme con il loro quantitatvo emozionale circolano nella nostra mente sfuggendo al controllo diretto della coscienza. Non tutto ci che esiste e si svolge nella nostra mente, insieme con la sua portata emozionale, avviene sotto linflusso diretto della coscienza. In ci consiste il subconscio quel campo psichico-emozional-esistenziale che Freud chiamava preconscio , il quale rappresenta un particolare stato di ottenebramento psichico e perci stesso emozionale, nel quale una parte di ci che esiste e si svolge nella nostra mente viene, unitamente alla sua carica emotva, raccolta con difficolt ed imperfettamente oggettivataUna Lingua, un sistema tanto grafico, tanto fonico-acustico, di matrice cerebro-emozionale, atto ad esprimere atti comunicatvi sequenzialmente, cio testualmente, definti. La comunicazione, in Linguistica, possibilmente nel suo grado pi alto quindi in quanto comunicazione chiara, trasparente, vera: comunicazione nel vero senso della parola , infatti lespressione di un messaggio al massimo della sua energa comunicatva. E tale essa in qualsiasi altro campo: nella Fisica, nella Matematica, nella Filosofa, nella Musica, nella Medicina, nelle arti figuratve in genere (disegno, pittura, scultura, ecc.), nel linguaggio non-verbale, ed in tutti gli altri rimanenti campi e settori dellesistenza. Linformazione, la novit ed il diverso, il divergente, il differente, sono una medesima cosa. Linformazione vera, infatti per sua natura nuova e diversa, divergente, differente; la novit vera, per sua natura informatva e diversa, divergente, differente; la diversit, la divergenza, la differenza vera, per sua natura informatva e nuova. Un atto linguistico, tanto grafico quanto fonico-acustico, pertanto un atto comunicatvo, e come tale passbile quindi di essere decodificato ed interpretato, cio suscettbile di vedere impiegata su di s lapplicazione di un procedimento di decodifica ed ermeneusi.1

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Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica

dalla nostra coscienza.2 Ora: il fatto che una parte delle nostre ide con le emozioni ad esse connesse venga raccolta con difficolt ed imperfettamente oggettivata dalla nostra coscienza, vuol dire che nel momento in cui andr ad esprimere quella parte di ide e di loro relatve emozioni esprimere, naturalmente, a parole , lo far in modo non chiaro, ristretto, non pieno, non esaustvo, proprio perch ristretto il senso, lavvertenza che ho di quella parte di ide e di loro relatve emozioni alcuni talora si sottopongono ad ipnosi per meglio conoscere s stessi, soprattutto in caso di traumi infantili rimossi dalla loro coscienza. Uno dei meccanismi involontari attraverso cui avviene che esperiamo una parte delle nostre ide con la loro portata emozionale in modo non chiaro, non pieno, non esaustvo, la cosiddetta condensazione psichico-emozionale o psico-emozionale, gi in passato sostenuta dallo stesso Freud3 e da bleuler4 con il semplice appellatvo di condensazione. Condensazione psico-emozionale vuol dire che pi concetti, pi ide, pi espressioni di pensiero si addensano, si concentrano, si congelano, si condensano, con la loro relatva carica emotva, in ununica espressione di pensiero dotata di una portata emozionale risultante dalla concentrazione delle singole portate emozionali legate alle singole espressioni di pensiero, le quali assembrandosi danno vita ad un unico concentrato di emotivit di notevole intensit; e questunica espressione di pensiero e questo concentrato di emotivit nuovi che se ne creano, fanno da schermo a quella molteplicit, e da soli assommano in s tutta lenerga psichica ed emozionale di quella, tutta lenerga psichica

NellEnciclopedia Italiana Istituto Giovanni Treccani, sotto la voce SUbCO(o SUbCOSCIENTE) si legge: Condizione di minor chiarezza e vivacit della coscienza, che non esclude lo svolgersi di avvenimenti psichici complessi e delicati. ovvio che il concetto di subcosciente deve rimaner vago; la coscienza ha infinite gradazioni di vivacit, e non si pu stabilire alcun limite preciso fra la coscienza ravvivata dallattenzione e dallinteresse e il resto dei fenomeni coscienti, e neppure si pu mai dire se la coscienza abbia o no raggiunto il massimo di chiarezza possibile. Si potrebbe dunque sostenere che il subcosciente abbraccia tutti i fenomeni psichici. Ci nonostante si usa e si abusa dei termini subcosciente e subcoscienza per designare impropriamente, dando ad essi anche un colorito mistico, i fenomeni pur coscienti che si svolgono fuori dal campo dellattenzione e soprattutto i fenomeni di dissociazione psichica. preferibile analizzare di volta in volta le ragioni per cui la coscienza rimane oscura pur non essendo abolita. 3 Freud 1899a, pagg. 263-285, 538-540; 1900, pagg. 52-56; 1915e, pag. 847; 1932a, pagg. 41, 155-157, 161, 170, 172, 181, 214, 269, 325, 332, 353, 432. 4 bleuler 1916.2

SCIENZA

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1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

ed emozionale dei singoli costituenti di quella; ed in pi, e soprattutto, questa nuova ed unica rappresentazione psichico-emozionale deve avere con almeno uno dei suoi singoli costituenti in essa confluti un qualche nesso, cio almeno uno dei suoi singoli costituenti deve rimandare a questunica espressione di pensiero e di emotivit che finisce collessere il punto dintersezione di loro tutti.5 Devo dire, per, che esiste anche una condensazione verbale, o meglio, concettual-emozional-verbale, o, se si preferisce, psichico-emozional-linguistica, o meglio, psico-emozional-linguistica, cio non soltanto puramente psichica ed emozionale non gi soltanto concentrazione di materiale psichico ed emozionale , ma altres verbale, linguistica anche concentrazione di materiale verbale, linguistico, oltre a quello , dovuta proprio al suaccennato frangente in cui si va ad esprimere verbalmente un qualche cosa di cui si hanno ristretti il senso e lavvertenza. E mentre la prima afferisce unicamente alla sfera dellinconscio, questa seconda finisce collafferire alla sfera del subconscio di cui sopra. La quale, pure stata toccata da personalit quali Aristotele6, Freud7, Lacan8, Jakobson9, Ricoeur10, Eco11, per unicamente in riferimento alla figura retorica della metafora,12 e senza peraltro ben specificare e chiarire che il meccanissmo psichico che sottende al venire in essere di detta figura ha piuttosto a che fare con il subconscio, rimanendo quindi ad argomentare, chi di loro con maggiore coscienza, chi con minore, ancora in termini di inconscio. Anzi: tanto pi c da ridire sul fatto stesso che la metafora sia un prodotto del subconscio quanto pi si pensa che il suo impiego spessissime volte una scelta volontaria del parlante e soprattutto dello scrivente, in quanto la sua adozione assai frequente soprat5 ATTENZIONE: la condensazione di un elemento A ed un elemento b in un unicum x, a livello matematico non si esprimer in A+b, bens in Ab o Ab = Ab, per cui Ab = x, o meglio: x = Ab. 6 Aristotele, Poetica, 21, 1457b, pagg. 46-47. 7 Freud 1899a, pagg. 315-323, 539-540; 1932a pagg. 27-74. 8 Lacan 1957b, pagg. 488-523; 1966c, pagg. 714-720. 9 Jakobson 1956, pagg. 22-45. 10 Ricoeur 1975, pag. 5. 11 Eco 1971, pag. 108. 12 Per Freud 1899a, pag. 316, fa in realt riferimento a detta condensazione: debbo invitare ad osservare, che, pure, qui il fondatore della Psicoanalisi oltre che a non definirla, non mette neppure bene in chiaro lesistenza di una condensazione psico-emozionale che rimane puramente tale, e di una condensazione psico-emozional-linguistica che va oltre la sola sfera psichico-emozionale.

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tutto nei componimenti poetici. Orbene, linconscio contiene una gran quantit di esperienze. Alcuni contenuti inconsci giungono alla soglia della coscienza normalmente man mano che cresciamo, durante le nostre normali fasi di crescita, man mano che ci sviluppiamo: noi, man mano che cresciamo, gradatamente prendiamo coscienza di noi stessi, di chi siamo; e questi contenuti inconsci che giungono alla soglia della nostra coscienza, normalmente, mentre cresciamo, riusciamo anche ad esprimerli, a verbalizzarli noi ci diamo degli attribti e diamo agli altri degli attribti, quindi esprimiamo giudzi, diamo nomi ai referenti, ecc. Nellinconscio ci sono rappresentazioni unicamente emozionali,13 che in linea di massima non possono essere razionalizzate, quindi non verbalizzabili, bens unicamente simboliche: unicamente simboli, non-linguaggio: rappresentazioni non gi cerebro-emozionali, bens unicamente emozionali, che sono quelle pi vicine a Do poi, le quali rappresentazioni, i quali simboli, si diventa in grado di verbalizzare solo quando giungono alla soglia della coscienza o, in modo imperfetto, della subcoscienza. soprattutto quando giungono alla soglia della coscienza che i contenuti inconsci acquistano una veste verbale, un alne verbale, una cornce verbale e quindi noi diventiamo in grado di darci degli attribti e di dare agli altri degli attribti, di esprimere giudzi, di dare nome ai referenti, ecc.14 Ci sono per contenuti inconTant che nellEnciclopedia Italiana Istituto Giovanni Treccani, al vol. XXVIII, sotto la voce PSICOANALISI, alla sottovoce Linconscio, si legge: [...] In ciascuno dei tre sistemi (inconscio, preconscio, conscio) si riscontrano modalit e leggi diverse. Quelle del primo non sono immediatamente descrivibili in termini di coscienza, poich in esso manca la rappresentazione dello spazio e del tempo (non vi sono quindi ricordi nel senso comune del termine), fanno difetto le rappresentazioni verbali o mimiche, non v alcuna differenza tra realt materiale e realt psichica, non vi sono negazioni, dubb, gradi di certezza, contrasti, ma soltanto presenze; [...]. Esse risalgono ad una originaria confinatio ad unum a-formale. 14 Freud 1915a, pag. 855, parla di rappresentazione della parola: La rappresentazione conscia comprende la rappresentazione della cosa pi la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella inconscia la rappresentazione della cosa e basta. Lipotesi dello stesso Sigmund Freud prevede che la nascita del linguaggio sia connessa allattivit simbolica. Per Freud il simbolo una rappresentazione della cosa impiegata in sostituzione delloggetto mancante; lattribuzione di concretezza a ci che mera rappresentazione permette al bambino di padroneggiare langoscia legata alle situazioni di frustrazione. Accanto alla rappresentazione della cosa Freud, come gi detto, ipotizza la rappresentazione della parola connessa a residui mnestici di tipo acustico: Il sistema inconscio contiene gli investimenti che gli oggetti hanno in quanto cose, ossa i primi ed autentici investimenti oggettuali. Il sistema preconscio nasce dal fatto che questa rappresentazione della cosa viene sovrainvestita in seguito al suo13

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sci dolorosi o troppo emotivamente sovrainvestti, incompatibili con le esigenze immediate della nostra vita psichica, e fra questi, quelli pi dolorosi o emotivamente sovrainvestti non giungono mai alla soglia della coscienza, a meno che non si cerchi di farli riaffiorare tramite psicoanalisi; quelli meno dolorosi o meno emotivamente sovrainvestti, devo dire, spontaneamente giungono alla soglia della coscienza: e se sono di quelli ai quali connessa una carica di pavqo~ o di sovrainvestimento emotvo maggiore, nel momento della loro manifestazione rimangono puramente psichici, non riusciamo a verbalizzarli, non riusciamo a parlarne, si presentano sotto forma di sintomi a sfondo nevrotico oppure sotto forma di contenuti onirici mentre dormiamo,15 di sogni non particolareggiati, non dettagliati, bens stringati, laddove il sogno scarno, misero, laconico in confronto alla mole ed alla ricchezza dei pensieri e delle emozioni del sogno stesso, il che spiega la differenza esistente fra il testo del contenuto e quello dei pensieri e delle emozioni del sogno condensazione psico-emozionale; se sono di quelli ai quali connessa una carica di pavqo" o di sovrainvestimento emotvo minore, nel momento della loro manifestazione riusciamo a verbalizzarli, riusciamo a parlarne, per in maniera succnta, compressa, ristretta, perch tali contenuti non vengono filtrati direttamente dalla coscienza come quelli che affiorano per un fatto di crescita, di identificazione identificazione di s e degli oggetti, e quindi anche degli altri s, dei s esterni e del mondo , in quanto questi sono pur sempre molesti o troppo sovrainvestti emotivamente, quindi il filtraggio diretto della coscienza sarebbe cosa drastica: s piuttosto vengono filtrati, come sopra accennato, dal subconscio, che un nostro campo psichico-emozional-esistenziale di difesa come linconscio delnesso con le relative rappresentazioni verbali. Abbiamo il diritto di supporre che siano tali sovrainvestimenti a determinare una pi alta organizzazione psichica, ed a rendere possibile la sostituzione del processo primario con il processo secondario che domina nel preconscio (1915a, pag. 855). La spiegazione linguistica freudiana vede il rappresentante inconscio strettamente legato allimmagine sensoriale ed alle esperienze soggettve dalle quali si genera, e quello conscio come un vero e proprio segno linguistico-verbale risultato dalla concettualizzazione astratta del significante inconscio, operata attraverso il ricorso ad un codice socializzato e condiviso, acquisto tramite lapprendimento del linguaggio. Da qui la possibilit di un uso terapeutico della parola intesa come possibilit di verbalizzazione di ricordi, immagini, affetti e pensieri, di rielaborare i propri conflitti inconsci. 15 Freud 1915e, pag. 847: Possiamo conoscere i processi inconsci solo nel sogno e nella nevrosi []. Essi non possono essere conosciuti in s []. 11

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resto , proprio perch consistente in uno stato di coscienza e di emotivit attenuate. Talch, mentre le rappresentazioni regolari psicologicamente ed emotivamente, cio non apportatrici di pavqo" o di eccessvo sovrainvestimento emotvo, che perci venivano filtrate direttamente dalla coscienza, acquisvano una cornce verbale nel momento in cui giungevano alla soglia della coscienza, queste altre, pur sempre moleste o emotivamente sovrainvestte anche se di una carica patetica o emotva minore, e quindi pur sempre compatibili con le esigenze della nostra vita psichica in modo non immediato, e perci filtrate dal subconscio, proprio in quanto il subconscio rappresenta uno stato di coscienza ed emotivit attenuate un meccanismo di difesa contro ci che ingenera pavqo~ o eccessva intensit di vita , acquistano una cornce verbale non piena, una cornce semiverbale direi, nel senso ampio del termine infatti il subcoscio un campo esistenziale in cui gravitano semirappresentazioni cerebro-emozionali: semirappresentazioni non in senso stretto, non in senso geometrico, non nel senso di rappresentazioni a met, bens nel senso di rappresentazioni non piene , per cui pi concetti con la loro relatva portata emotva vengono compressi in ununica unit lessematica. come se agisse una forza, una forza di difesa, che sottopone il materiale lessematico ad una pressione, ad una concentrazione condensazione psico-emozional-linguistica. Pi precisamente, condensazione psico-emozional-linguistica vuol dire che pi parole, pi termini, pi lessemi, pi unit terminologiche o lessematiche che dir si voglia si addensano, si concentrano, si congelano, si condensano, con la loro relatva portata psichico-emotva, in ununica unit terminologica o lessematica che dir si voglia dotata di una portata psichico-emozionale risultante dalla concentrazione delle singole portate psichico-emozionali legate alle singole unit terminologiche o lessematiche che dir si voglia, le quali assembrandosi danno vita ad un unico concentrato di cerebro-emotivit di notevole intensit; e questunica unit terminologica o lessematica che dir si voglia e questo concentrato di cerebro-emotivit nuovi che se ne creano, fanno da schermo a quella molteplicit, e da soli assommano in s tutta lenerga psichica, emozionale e semantico-comunicatva di quella, tutta lenerga psichica, emozionale e semantico-comunicatva dei singoli costituenti di quella; ed in pi, e soprattutto, questa nuova ed unica rappresentazione psichico-emozional-linguistica deve avere con almeno uno dei suoi singoli costituenti in essa confluti un qualche nesso, cio almeno uno dei suoi singoli costituenti deve rimandare a questunica espressione di pensiero, di emotivit e di parola che finisce collessere12

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

il punto dintersezione di loro tutti. Devo ammettere, che attualmente si parlato a riguardo, specialmente da parte di Coulson 2000 e Fauconnier e Turner 2002,16 anche di fusione concettuale: debbo dare atto infatti, che lopera di questi interamente permeata di tale concetto: per anche in questo frangente, unicamente in relazione a ci che fa capo ad espressioni metaforiche; ed anche stavolta, in maniera imprecsa ed inesauriente alla maniera delle personalit di cui sopra. Ad ogni modo, senza voler essere inutilmente rigorosi e volersi dilungare alquanto nella definizione di queste due tipologe di condensazione, in merito alla prima, si pu semplicemente parlare di condensazione psichica; in merito alla seconda, di condensazione concettual-verbale o condensazione psico-linguistica oppure, pi semplicemente, di condensazione linguistica. Orbene: siete mai stati ad una festa di compleanno? Immagino di s. Ebbene, quando quello che pu essere ognuno di noi, ad una festa di compleanno, dopo aver assaggiato la torta, dice: Ma questa torta proprio buona! in realt, questo che esattamente sta dicendo: Devo dire che questa torta proprio buona!.17 Questunico esempio basta a far capire che ma, in incipit assoluto di periodo,18 non ha MAI il valore semantico intimo di congiunzione avversatva. Esso, in incipit assoluto di periodo, dal punto di vista semantico-comunicatvo e perci testuale, ha un senso pi profondo, testimone di una valenza semantico-comunicatva e perci stessoVedi bIbLIOGRAFIA. Lintenzione comunicatva, rimasta latente, di uno che ad una festa di compleanno si esprima nel modo in cui sopra, questa seconda. 18 Nel caso vi fossero dubbi a riguardo, un periodo pu essere chiuso anche dal punto esclamatvo e dal punto interrogatvo. Marcello Sensini 2005 (volume A), nel capitolo di trattazione del periodo, alla pagina di apertura 614, dopo aver dato la definizione di periodo ed aver detto che esso pu essere chiuso fra laltro dal punto esclamatvo e dal punto interrogatvo appunto , fra gli esempi concreti di periodo che adduce per come lui ne tratta: perch in realt un periodo pu ottenersi non unicamente a partire dallunione di un minimo di due proposizioni, bens consistere anche in una soltanto o addirittura in una sola parola, da quel che apprendiamo peraltro anche da Vincenzo Ceppellini 2005 (3 ed., pag. 391) , propone anche questo: Mi dici, per favore, perch ieri non sei venuta alla mia festa? Come si pu osservare, qui abbiamo appunto un periodo chiuso da segno interpuntvo di domanda: quel che conta, che il punto di domanda espresso consista in un pensiero compiuto infatti ogni periodo termina con un segno di interpunzione forte quando per il pensiero sia gi espresso compiutamente.16 17

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testuale pi profonda. Ma significa ma, cio ha valore di congiunzione avversatva, SOLO quando vale ad opporsi nel senso a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non, n, neppure, nemmeno, neanche e simili, e s, certo, vero e simili, oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra due differenti soggetti: 1) non (e simili) ma Non sono stanco, ma in piene forze; 2) s / certo / vero (e simili) ma Sono stanco, s, ma lavoro / Sono stanco, certo, ma lavoro / Sono stanco, vero, ma lavoro. Talora le correlatve s, certo, vero e simili, possono essere anche sottintese, e quindi costituire un sottinteso logico: ... ma Sono stanco , ma lavoro. 3) A = X ma B = Y Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima. Altro esempio afferente al caso ma: Chi vince Miss-Italia, per lo pi , ma non al 100% dei casi, risulta essere la pi bella delle finaliste. Infatti debbo finire col suggerirlo: sosservi il valore puramente avversatvo di ma in tali frangenti attraverso questa prova di sostituzione: primo caso osservato): Non sono stanco, ma in piene forze Non sono stanco, bens / s piuttosto / piuttosto / anzi in piene forze. In questo caso: ma bens / s piuttosto / piuttosto / anzi; vedete? Lanaloga si d.19 Secondo caso osservato): Sono stanco, s / certo / vero, ma lavoro Sono stanco, s / certo / vero, per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante lavoro; Sono stanco , ma lavoro Sono stanco , per / eppure / tuttavia / ci nondimeno / ciononostante lavoro. In questo caso: ma per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante; vedete? Lanaloga si d. Porta gli occhiali s / certo / vero, ma ci vede benissimo / Porta gli occhiali , ma ci vede benissimo Porta gli occhiali s / certo / vero, per / tuttava / eppure / ci nondimeno / ciononostante /19 Attenzione: analoga: perch ma e bens/s piuttosto/piuttosto/anzi sono tra di loro in rapporto di sinonima, ed una classe sinonimica sinnuclea su un rapporto di analoga, non gi dequivalenza. Debbo dare ad osservare infatti, che il simbolo insiemistico da me utilizzato quello dellanaloga, , non gi dellequivalenza (=).

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invece ci vede benissimo / Porta gli occhiali , per / tuttava / eppure / ci nondimeno / ciononostante / invece ci vede benissimo. In questo caso: ma per / tuttava / eppure / ci nondimeno / ciononostante / invece, lanaloga si d. Terzo caso osservato): Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima Questa macchina bellissima, invece quellaltra bruttissima. In questo caso: ma invece,20 lanaloga si d. Altro esempio afferente al caso A = X ma B = Y : Io sono intelligente, ma tu no Io sono intelligente, invece tu no. In questo caso: ma invece, lanaloga si d. Si osservino anche queste altre espressioni: Non Non ho sete, s / certo / vero, ma bevo unaranciata21 ho sete, s / certo / vero, per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante bevo unaranciata; Non ho sete , per Non ho sete , ma bevo unaranciata22 / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante bevo unaranciata. Anche in questo caso: ma per / eppure / tuttava / ci nondimeno / ciononostante, lanaloga si d. necessario che tu sia buono, s / certo / vero, ma non cattivo necessario che tu sia buono, s / certo / vero, bens / s piuttosto / piuttosto non cattivo; necessario che tu sia buono , ma non cattivo necessario che tu sia buono , bens / s piuttosto / piuttosto non cattivo. In questo caso: ma bens / s piuttosto / piuttosto, lanaloga si d. Ma, non consociatum, non coniunctum, per dirla con i Latini, cio non correlato, solitarium, solo, isolato, in incipit assoluto di periodo, ed in posizione desordio di periodo la quale, nel corpo di un campione di comportamento linguistico, sindividua alla presenza di un completo cambio situazionale, dellinizio completo di un nuovo pensiero situazionale, determinato di solito dal cambio di scena, dalla conclusione di un episodio o da un energico spostamento della prospettva e dellangolo visuale, pur talora rimanendo immodificato il soggetto mate-

20 In quello che definisco terzo caso, in quanto a per e tuttava, devo dire che ma non gli proprio analogo. 21 Si noti come la correlatva qui sia rappresentata da s/certo/ vero, non gi da non. 22 Anche qui, si noti come la correlatva non sia non, bens sia sottintesa.

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riale o argomentale intorno a cui ruota lazione, altre volte dalla comparsa di un nuovo personaggio o dallintroduzione di un nuovo soggetto argomentale, quindi dalla modifica del soggetto materiale o argomentale intorno a cui ruota lazione (essendo quindi assodato che lesordio di periodo in linea di principio non nficia lunicit del messaggio) , rappresenta un condensato (condensazione appunto) di enunciato principale (DEVO DIRE CHE),23 che dal punto di vista squisitamente psichico ha la funzione di accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive naturalmente nel dire qualcosa, mentre dal punto di vista squisitamente linguistico ha una funzione introduttva, cio vale ad introdurre un altro enunciato nella fattispecie, unoggettva esplicita che poi pu essere accompagnato anche da altri enunciati ancora. Un condensato di enunciato principale, abbiam detto. Si osservi: che cos un enunciato? In breve, un enunciato un campione di comportamento linguistico24 che pu: 1) esprimere un senso compiuto ed essere in questo caso anche compreso fra due segni dinterpunzione: es.: Giuseppe fa a botte esprime un senso enunciatvo affermatvo principale; se cos non fosse esprime un senso condizionale; affinch venga esprime un senso finale; quando vorrai esprime un senso temporale; e via dicendo. In tal caso cio nel caso in cui un enunciato esprima un senso compiuto , un enunciato appunto sidentifica con una sequenza frasale semplice di senso compiuto o PROPOSIZIONE, e pu essere definto tanto con il semplice appellatvo di enunciato, o col semplice appellatvo di proposizione, quanto con il pi precso appellatvo di ENUNCIATO-PROPOSIZIONE: Giuseppe fa a botte = enunciato principale enunciatvo affermatvo, o proposizione principale enunciatva affermatva, o enunciato-proposizione principale enunciatvo affermatvo anzi: qui tale enunciato esprime da solo non solo un senso, ma anche un pensiero compiuto, per

23 Si ricordi che nellanalisi logica i verbi modali, insieme con i verbi ausiliari ed i verbi fraseologici, formano un unico predicato con il verbo che accompagnano. 24 Definisco campione di comportamento linguistico tanto una sequenza frasale, sia semplice, sia complessa ed in questo caso lo si pu definire semplicemente con lappellatvo di sequenza frasale semplice o sequenza frasale complessa a seconda della fattispecie , quanto una serie di sequenze frasali, sia semplici, sia complesse, tanto scritte quanto orali, le quali siano grammaticalmente ineccepibili cio morfologicamente corrette, sintatticamente ordinate, lessicalmente pertinenti e perci semanticamente calibrate, quindi tali che se ne evinca un senso e/o un messaggio , di

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cui qui sidentifica anche con un periodo, per cui possiamo parlare altres di enunciato-proposizione-periodo; un esempio, devo dire, di enunciato-proposizione non periodo Dico, ch esprime unicamente un senso enunciatvo affermatvo principale, non un pensiero compiuto, per cui puro enunciato-proposizione principale enunciatvo affermatvo, tanto che dopo di esso ci si aspetta immediatamente unaltra porzione di campione di comportamento linguistico; se cos non fosse = enunciato condizionale, o proposizione condizionale, o enunciato-proposizione condizionale; affinch venga = enunciato finale, o proposizione finale, o enunciato-proposizione finale; quando vorrai = enunciato temporale, o proposizione temporale, o enunciato-proposizione temporale; 2) esprimere un pensiero compiuto ed essere compreso fra due pause forti, due segni interpuntvi energici, e consistere in un solo enunciato-proposizione (anche in una sola parola!) cos come comporsi di pi enunciati-proposizione: es: Quel ragazzo intelligente. Quel ragazzo intelligente e studia. (rapporto di coordinazione) Quel ragazzo intelligente perch studia. (rapporto di subordinazione) In tal caso cio nel frangente in cui un enunciato esprima un pensiero compiuto , un enunciato appunto sidentifica con una sequenza frasale semplice di pensiero compiuto o una sequenza frasale complessa di pensiero compiuto o PERIODO, appunto, e pu essere definto

cui, per, non sia stato ancora comprovato se ineccepibili siano anche dal punto di vista puramente sequenziale, cio dal punto di vista emotvo-situazionale e perci stesso informatvo-comunicatvo: in una parola: testuale. Di fatto, per fare di un campione di comportamento linguistico testo, occorre convertre la sequenza o linsieme di sequenze di cui esso consta da frasali in testuali, il che vuol dire convertre la sequenza o linsieme di sequenze di cui esso consta da sequenze grammaticali in sequenze testuali lordine lessematico di una sequenza grammaticale (o morfo-sintattica che dir si voglia), in linea di principio non trova coincidenza con lordine lessematico di una sequenza testuale, il che vuol dire che lordine morfo-sintattico in linea di principio NON coincide con lordine puramente sequenziale. Infatti, una sequenza grammaticale o morfo-sintattica che dir si voglia pu essere definta con il semplice appellatvo di frase o enunciato da distinguersi poi, come stiamo per vedere nel vvo del capitolo, se di natura proposizionale o periodale , laddove una sequenza testuale pu essere definta con il semplice appellatvo di sequenza. 17

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tanto con il semplice appellatvo di enunciato, o col semplice appellatvo di periodo, quanto con il pi precso appellatvo di ENUNCIATO- PERIODO e talora si pu parlare anche di enunciato-proposizione-periodo quando un enunciato o proposizione o enunciato- proposizione che dir si voglia coincida con un enunciato o proposizione o enunciato-proposizione principale esprimente un pensiero compiuto, come nel caso di Giuseppe fa a botte. Dire che ma in posizione desordio di periodo assoluta o in mbito di corpo di campione di comportamento linguistico rappresenta un condensato di enunciato principale uguale a DEVO DIRE CHE, equivale a dire che ma in tal posizione rappresenta un condensato di proposizione principale o enunciato-proposizione principale. Per altro trattasi di un enunciato a carattere squisitamente verbale, perch DEVO DIRE CHE un vero e proprio gruppo verbale; un vero e proprio sintagma verbale pi la congiunzione semplice subordinante che la quale funge da elemento lessematico introduttore. Dobbiamo osservare: un enunciato principale che introduca un altro enunciato che abbia a consistere come in questo caso in unoggettva esplicita, nella tradizionale analisi del periodo, individuato senza la congiunzione semplice subordinante che. Ad esempio: Dico che tu sei buono: 1) Dico = enunciato principale; 2) che tu sei buono = enunciato oggettvo esplicito. Se cos stan le cose, a proposito della forma DEVO DIRE CHE, non sarebbe pi giusto parlare, se vero com vero che trattasi di enunciato principale che introduce unoggettva esplicita, della sola forma DEVO DIRE senza la congiunzione semplice subordinante CHE? Ovvero: DEVO DIRE CHE, davvero un enunciato principale a pieno titolo, o, come sembra, quel CHE rientra fra gli elementi lessematici costitutvi delloggettva esplicita che ne segue? In realt, un periodo biproposizionale, cio costituto da un enunciato-proposizione principale ed un enunciato-proposizione oggettvo esplicito come nella fattispecie, individuato nei suoi due singoli enunciati-proposizione al modo in cui sopra per comodit di applicazione dellanalisi del periodo, quindi per un fatto pratico, per ad onor di verit quel che dipende da Dico, cio dal sintagma verbale dellenunciato principale, come dimostra lora esteso sviluppo di ma, ed introduce a sua volta tu sei buono che in una sequenza frasale complessa del genere presuppone necessariamente un elemento che lo introduca che appunto il quale, a sua volta, presuppone un verbo precedente che lo introduca, che lo immetta Dico appunto. Quel che dunque, che introduce tu sei buono, 18

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spiegabile in quanto presuppone la dipendenza da un verbo precedente, Dico, che lo introduce, che lo immette, che ne spiega, ne giustifica la presenza. Si tratta di un fatto puramente pratico devo ammettere: non assolutamente sistematico: CHE una congiunzione semplice subordinante la quale in realt un tratto lessematico reale del verbo della principale attraverso cui questo introduce loggettva, come pure qualsiasi altra proposizione che vale ad introdurre.25 Questo dimostra che la proposizione principale non pu completamente definirsi indipendente, vale a dire essa non finisce completamente con il non dipendere da nessunaltra, e quindi non finisce completamente con il costituire un testo dotato di significato compiuto: tant vero che essa non pu completamente da sola rappresentare il messaggio a meno che non si voglia fissare allattenzione solo una parte del medesimo : debbo dare ad osservare infatti, chessa richiede nientemeno che tutta la porzione di testo susseguente o ulteriore a s medesima che a propria volta proprio da s medesima dipende per essere spiegata: altrimenti non si tratterebbe di proposizione principale. Questo, a sua volta, finisce col rendere manifesto che un enunciato-proposizione principale logico vero solo se incompleto (DEVO DIRE CHE)!26 DEVO DIRE CHE demarca ancor meglio il concetto di enunciato-proposizione principale. Debbo consentire che ci si chieda: come potuto essere che le tre unit lessematiche DEVO, DIRE e CHE si siano condensate in una congiunzione avversatva se essi nulla esprimono di avversatvo? Qual il

25 Pi puntualmente e bizantinamente, avverte Joseph Courts in Analyse Smiotique du Discours de lnonc lnonciation alla pag. 248: []: il y a un abme infranchissable entre nonc et nonciation, et celle-ci nentre qu ltat de traces lintrieur de lnonc. Soit la phrase: il fait beau; elle prsuppose un je dis que (ou jaffirme que, etc.). Naturellement, lon peut faire entrer dans lnonc le je dis que, mais alors le nouvel nonc ainsi constitu prsuppose son tour un autre je dis que de rang suprieur, et ainsi de suite.

(Je dis que) nonciation

nonc [...]. 26 In quanto se fosse completo, quindi se esprimesse di gi di per s stesso un pensiero compiuto, non sarebbe pi un enunciato-proposizione principale, bens un enunciato-proposizione-periodo: quindi un periodo. 19

Je dis quil fait beau

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nesso? Qual il rapporto tra ma e DEVO DIRE CHE? Com possibile tutto questo? Ebbene, quanto al primo lessema del sintagma verbale, vale a dire DEVO, si da me detto che ma in posizione desordio di periodo dal punto di vista squisitamente psichico vale ad accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit del parlante o dello scrivente nel dire qualche cosa: ERGO: MI ASSUMO LA DIRETTA RESPONSAbILIT DI < MI PONGO IN ObbLIGO DI < MI PONGO IN DOVERE DI < HO IL DOVERE DI < DEVO Debbo far osservare che, pur avendo consultato dei Dizionari di Lingua italiana e di sinonimi e contrari che sono elencati in bIbLIOGRAFIA, non sto procedendo a livello di sinonima: non sto giustapponendo termini sinonimici; non sto giustapponendo termini che sono luno un surrogato dellaltro: questo, uno sviluppo: uno sviluppo interno a noi: uno sviluppo che ha a che fare con la responsabilit della persona: come quando noi cresciamo e ci sviluppiamo: siamo sempre noi stessi: solo che diventiamo pi grandi e pi maturi. come quando una roccia viene smussata, scavata dallacqua marina: a distanza di tempo ne uscir smussata, scavata, diversa, per si tratta sempre della stessa roccia, non gi della giustapposizione di unaltra differente da quella originaria: lidentit di base salvaguardata. Anche e soprattutto se un corpo diventa Energa, non se ne ha la giustapposizione di quello che era prima, bens il suo sviluppo. Qui, non c interruzione di continuit didentit: MI ASSUMO LA DIRETTA RESPONSAbILIT DI < MI PONGO IN ObbLIGO DI < MI PONGO IN DOVERE DI < HO IL DOVERE DI < DEVO, sono stadi di sviluppo interno ad una medesima fonte lessematica: ma; uno sviluppo interno derivante da una medesima fonte: ma; uno sviluppo interno relatvo allesplicarsi di una medesima, unica, sola, identica forma base: ma; laprirsi di ununica, medesima, sola, identica forma base: ma: per cui lidentit di base mantenuta. Comunque sia vedete? bisogna pur sempre andare alla radice, risalire alla sfera profonda della psiche e dellemotivit: si tratta di meccanismi estremamente subcoscienti: infatti la condensazione linguistica un meccanismo non totalmente avvertibile dalla coscienza, subcosciente, che assieme allo spostamento linguistico, che consiste nella formulazione, per questa non totalmente volontaria, di traslati di senso, regola la nostra produzione linguistica. Circa invece il secondo lessema del sintagma verbale, e cio DIRE, esso dipende da un qualche cosa che stato da me detto proprio fra le righe iniziali di questa mia esposizione: e cio che la nuova ed unica20

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rappresentazione psichico-emozional-linguistica che si viene a creare deve avere con almeno uno dei suoi singoli costituenti in essa confluti un qualche nesso, cio almeno uno dei suoi singoli costituenti deve rimandare a tale unica espressione di pensiero, di emotivit e di parola che finisce collessere il punto dintersezione di loro tutti. Debbo consentire che ci si chieda: perch tutto questo? Sulla base di che cosa? Vedano, semplicissimo: se non ci fosse un nesso, un rapporto, un legame anche minimo, anche sottile fra la nuova ed unica, unitaria rappresentazione psichico-emozional-linguistica che si viene a creare ed almeno uno dei suoi singoli costituenti dei quali tutti essa finisce col costituire il punto dintersezione, il parlante o lo scrivente di volta sarebbe completamente scisso mentalmente: vivrebbe di completa dissociazione di ide: sarebbe completamente dissociato, scisso mentalmente: completamente affetto da schizofrena (dal greco scivzw = scindo, separo, divido). Qual dunque il rapporto, il nesso che c tra DIRE, che un verbo che indica un atto locutorio-comunicatvo, e ma, che invece una congiunzione avversatva? Ebbene, nella congiunzione avversatva ma, contenuta lida di opposizione, quindi lida di opporsi, opporsi verbalmente naturalmente: fare delle obiezioni: obiettare. Ordunque: se si va a fare delle ricerche basta il Dizionario sinonimi e contrari i garzantini (pag. 543) sugli stadi di sviluppo della vox verbale obiettare, si appurer che obiettare, in senso critico, si sviluppa in notare, osservare, rilevare per cui, ulteriormente, in dar rilievo, dare atto, fino ad esprimere, dichiarare, per finire in dire: ERGO: il senso critico-oppositvo di partenza va via via smussandosi, perdendosi: per non parlare poi del De Mauro, che nel suo Il dizionario dei sinonimi e contrari conferisce ad obiettare direttamente la suscettibilit di uno sviluppo psico-emozional-linguistico quale dire senza neppure annotare la dimensione pienamente critica cui esso in partenza legato (pag. 654):27 ERGO: ObIETTARE < NOTARE < OSSERVARE < RILEVARE < DAR RILIEVO < DARE ATTO < ESPRIMERE < DICHIARARE < DIRE. Tanto pi che chi parla o scrive non si pone semplicemente un dovere, s piuttosto un dovere che consiste nel dire qualcosa. Debbo far27 A tal proposito strumenti utili sono anche il Dizionario dei sinonimi e dei contrari analogico e nomenclatore di Aldo Gabrielli, Il dizionario della lingua italiana dello stesso De Mauro, il Novissimo Dizionario della lingua italiana etimologico - fraseologico - grammaticale - ideologico - nomenclatore e dei sinonimi di Fernando Palazzi.

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osservare infatti, che DIRE il focus semantico di tale enunciato, mentre DEVO finisce collesserne il focus sintattico. Il focus semantico di un enunciato lelemento lessematico alla cui potenza semantica si riduce lintero enunciato, e cio lelemento lessematico sul cui significato imperniata la comprensione dellintero enunciato e quindi del suo senso stesso: se io di DEVO DIRE CHE dico semplicemente DEVO CHE, o vuoi anche soltanto DEVO, non si capisce bene il senso di questa espressione: DEVO cosa? DEVO fare forse qualcosa? Oppure dirla? O cosa? DEVO, pur essendo coniugato e quindi sintatticamente disposto, non pu mai stare da solo in un enunciato del genere, perch non ne salvaguarda il senso. Se io osservino dico DEVO DIRE CHE, o vuoi anche soltanto DEVO DIRE, ben chiaro il senso di quello che sto per fare: debbo consentire dosservare infatti, che lenunciato DEVO DIRE CHE dal punto di vista semantico non pu prescindere assolutamente da DIRE: dal punto di vista semantico assolutamente imperniato su DIRE, che ne costituisce il nucleo, lpice, il centro semantico. Il focus sintattico di un enunciato, debbo porre allattenzione, lelemento lessematico alla cui potenza sintattica si riduce lintero enunciato, e cio lelemento lessematico sulla cui capacit di sintassi-sintagmaticit, o capacit sintattico-sintagmatica che dir si voglia, imperniata la sintassi dellintero enunciato, cio la messa insieme ordinata dellintero enunciato: DEVO, nellenunciato DEVO DIRE CHE, il coesvo dellintero enunciato. Se io di DEVO DIRE CHE dico semplicemente DIRE CHE, o vuoi anche solamente DIRE, completamente asintattico e perci stesso atestuale: sintatticamente non sorretto: semmai DIRE vale a sorreggere il successvo CHE, per ha bisogno di una vox verbale coniugata che a sua volta lo sostenga: non pu mai stare da solo in un enunciato come DEVO DIRE CHE, perch, pur costituendo la vox verbale fondamentale per la comprensione del senso ultimo dellintero enunciato, non ne salvaguarda la sintatticit. Per cui nellenunciato DEVO DIRE CHE, DEVO pu essere solo focus sintattico, DIRE solo focus semantico dico questo perch si presentano benissimo casi di enunciati in cui il focus semantico e quello sintattico coincidono: per es. se io dico: Sono stato suonato, suonare, qui coniugato, costituisce sia il focus sintattico sia quello semantico di tal enunciato, perch ne salvaguarda sia la sintatticit sia la semantica, semplicemente perch lintero enunciato esprimente un pensiero compiuto posto in essere dal solo suonare. Debbo far osservare che anche nel caso di ObIETTARE < NOTARE < OSSERVARE < RILEVARE < DAR RILIEVO < DARE ATTO < ESPRIMERE < DICHIARARE < DIRE, non sto giustapponendo termini fra loro sinonimi22

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ci, pur avendo analizzato attentamente tale voce verbale ed effettuato le mie ricerche sui sopra citati Dizionari. Anche qui vale lo stesso discorso fatto per DEVO. Questo, anche, uno sviluppo uno sviluppo che ha a che fare con la facolt di comunicazione della persona , perch a livello profondo in atto un processo interno, confacente alla mente ed allemotivit umane. il senso di noi stessi che ci ha permesso di dare vita ai Dizionari di Italiano e dei sinonimi e contrari: ragionare sui sinonimi e sui contrari in realt vuol dire ragionare su ci che abbiamo dentro: sui nostri sentimenti sintoni e dissintoni talora mentalmente percepibili e razionalizzabili, per cui suscettbili di essere espressi con la parola, talaltra meno, per cui suscettbili di essere espressi in modo vago, talatra per nulla: infatti ci che abbiamo dentro un unicum-continuum il cui senso pu venire fuori nella sua pi alta pienezza e pertinenza se Do lo vorr, o rimanere incompiuto in uno dei suoi stadi di sviluppo, nel senso che la sua percezione si arresta in noi ad uno di essi, oppure restare completamente latente nella sua limitatezza. Se cos non fosse, non si spiegherebbe la variet di registri presenti in una Lingua. Riguardo infine a CHE, esso rientra fra gli elementi costitutvi di ma incipiente perch stato da me detto che ma in posizione desordio di periodo, dal punto di vista squisitamente linguistico, ha una funzione introduttva, vale a dire introduce un enunciato che nella fattispecie di DEVO DIRE CHE consiste in una subordinata di primo grado della serie delle oggettve esplicite, ed allora ecco che entra in gioco la congiunzione semplice subordinante CHE subordinante, appunto: che cio prevede una subordinata; che introduce (funzione introduttva) una subordinata , la quale costituisce una delle catene associatve che finiscono col trovare il loro punto dintersezione in ma. Ebbene, abbiamo detto appena poco sopra che ma ha valore di congiunzione avversatva SOLO quando vale ad opporsi nel senso a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non e simili, e s / certo / vero e simili i quali ultimi possono anche costituire un sottinteso logico secondo il modello da me prospettato: ma , oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra due differenti soggetti. Dunque debbo finire col suggerirlo: riprendiamo gli stessi campioni di comportamento linguistico offerti sopra a prova desempio: 1) Non sono stanco, ma in piene forze; 2) Sono stanco, s / certo / vero, ma lavoro / Sono stanco , ma lavoro; 3) Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima.23

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Debbo consentire unosservazione: considerate il caso in cui venga cambiato il tipo di punteggiatura allinterno di tutte tre le sequenze frasali complesse qui riportate: 1) Non sono stanco. Ma in piene forze; 2) Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro; 3) Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima. C una netta differenza fra Non sono stanco, ma in piene forze e Non sono stanco. Ma in piene forze; cos come netta la differenza che passa fra Sono stanco, s / certo / vero, ma lavoro / Sono stanco , ma lavoro e Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro, e Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima e Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima: perch in espressioni di questo tipo, il punto fermo, in quanto pausa pi forte rispetto alla virgola, crea uno stacco sintattico irregolare, inatteso, inaspettato fra la porzione di campione di comportamento linguistico precedente e quella introdotta da ma mentre la virgola non crea uno stacco sintattico, bens una pausa sintattica, perch vale solo a dare respro alla sintassi , stacca sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, a questo punto non pi lineare, rettilinea, bens irregolare, inattesa, inaspettata, curvilinea: e ci influisce anche sul significato di ma, perch, se regolarmente, se come in genere previsto correlato significava ma, irregolarmente, inaspettatamente staccato dal punto di vista sintattico debbo dare atto infatti, che non, s / certo / vero ora non sono pi correlatve regolari, attese a pieno titolo che vorr dire? Manterr sempre lo stesso significato? O con irregolarit, con inattesa staccato dal punto di vista sintattico avr un impatto comunicatvo differente, pi, o meno energico nel corpo di un campione di comportamento linguistico? Ebbene: pi energico.28 Anche se abbiamo una porzione di28 In espressioni come quelle ora in esame, il punto fermo e qualsiasi altro segno interpuntvo pi energico della virgola valgono senzalcunombra di dubbio a creare una sorta di cesura, un taglio, una scissione, un taglio inatteso fra la porzione di campione di comportamento linguistico precedente e quella introdotta da ma, per cui lavversatva in rapporto di coordinazione con la porzione di campione di comportamento linguistico precedente che ne segue, non risulter MAI essere puramente tale, perch viene operata una scissione che non passa inosservata allinterno del continuum frasa-

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campione di comportamento linguistico precedente in cui siano presenti le correlatve non e simili, s / certo / vero e simili, nel momento in cui il punto fermo, e qualsiasi altro segno interpuntvo che sia pi energico della virgola, valgano a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso con la parte precedente , anche dal punto di vista semantico-comunicatvo e perci testuale ma avr un valore pi sintomatico che non quello di una semplice congiunzione avversatva. Il punto fermo, e qualsiasi altro segno interpuntvo che sia pi energico della virgola, nel momento in cui operano una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase e ne modificano la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico che non passa inosservato con la parte precedente , investono ma di energa semantico-comunicatva e perci stesso testuale: sono dei generatori di energa semantico-comunicatva e perci stesso testuale nei confronti di ma. Il quale ma, dunque, nei periodi Non sono stanco. Ma in piene forze anche se nella fattispecie si pi soliti aspettarsi Non sono stanco: ma in piene forze , Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro e Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima anche se nella fattispecie si pi soliti aspettarsi Questa macchina bellissima: ma quellaltra bruttissima , rappresenta un condensato di enunciato principale: 1) Non sono stanco. Ma in piene forze = Non sono stanco. Devo ammettere: in piene forze;29 2) Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono stanco . Ma lavoro = Sono stanco, s / certo / vero. Debbo finire col confessare,

le regolare ed atteso e quindi ne viene modificata lespansione regolare ed attesa, la modalit regolare ed attesa despansione, a questo punto non pi lineare, rettilinea, bens irregolare, curvilinea: e tutto questo non a caso, s piuttosto trova una ragione ben precsa allinterno della psico-emotivit del parlante o dello scrivente, per tale ragione collocata fra le sue pieghe pi riposte se vero che si ragiona a livello di linguaggio: egli, di essa, non totalmente cosciente, anzi: ne ha uno stato di percezione, di avvertenza minimi: e questi potremmo essere anche e benissimo noi medesimi. 29 Qui introduce un enunciato ellittico in base al senso della porzione di testo che precede. 25

Teoria della condensazione psico-emozionale-linguistica

che / collammettere, che30 lavoro / Sono stanco . Debbo finire col confessare, che / collammettere, che lavoro; 3) Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima = Questa macchina bellissima. Devo dire che quellaltra bruttissima. ERGO: ma anche in posizione desordio di un enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione31 rappresenta un condensato di enunciato principale, a patto che detto enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione sia preceduto da un segno interpuntvo pi energico della virgola che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, non pienamente atteso con la parte precedente. Pi semplicemente si dir che ma in posizione desordio di un enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da un segno interpuntvo pi energico della virgola che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente , rappresenta un condensato di enunciato principale. O meglio ancora: ma significa ma, cio ha il valore semantico di congiunzione avversatva, SOLO quando valga ad opporsi a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non, n, neppure, nemmeno, neanche e simili, s, certo, vero e simili le quali ultime possono costituire anche un sottinteso logico , oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra due differenti soggetti: in posizione desordio di periodo, e di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazioDebbo finire col confessare, che/collammettere, che, nella fattispecie, un enunciato biproposizionale, vale a dire un enunciato costituto da due enunciati-proposizione Debbo finire = enunciato-proposizione principale con valore semantico conclusvo; col confessare, che/collammettere, che = enunciato-proposizione modale con valore semantico asseveratvo e funzione introduttva. Si ricordi che il verbo finire (e simili), quando indica il culminare dellazione in un punto situazionale ed seguto dallInfinito, regge sempre la preposizione con, e mai nessunaltra. 31 Con la parte di testo che precede, sintende.30

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ne preceduto da segno interpuntvo pi energico della virgola che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente , rappresenta un condensato di enunciato principale che dal punto di vista squisitamente psichico ha la funzione di accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive nel dire qualcosa, mentre dal punto di vista squisitamente linguistico ha una funzione introduttva, cio vale ad introdurre un altro enunciato (nella fattispecie, unoggettva esplicita) che pu essere accompagnato anche da altri enunciati ancora , il quale, nella posizione desordio di enunciato-proposizione avversatvo ora detta, si opporr alla porzione di testo antecedente assolutamente in chiave di enunciato esplicante punto la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive, proprio perch nella fattispecie a ragion richiesto dalla testualit. Ci dimostra che i segni interpuntvi ed il valore intimo, cio la semantica di ma, in alcuni casi sono strettamente in relazione fra di loro. E non solo: debbo far osservare che lo sviluppo di ma pu influre altres su segni interpuntvi successvi, come dimostra questo estratto di campione di comportamento linguistico in Lingua latina sulla vittoria di Furio Camillo sui Galli:32 [] Sed iam verterat fortuna, iam deorum opes humanaque consilia rem Romanam adiuvabant: [] = [] Debbo dare ad osservare, che33 ormai la sorte era mutata; ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [].

32 Si tratta di unapparente sequenza frasale avversatva composta per via di struttura coordinatrice asindetica in rapporto di coordinazione, perch in realt, a guardar bene, un nuovo periodo aperto per da ma , appartenente ad una cosiddetta versione in realt dicesi estratto di campione di comportamento linguistico (ragion per cui ineccepibile soltanto grammaticalmente, per non sequenzialmente) data come compito in classe alla 4D ginnasiale della scuola dove sto svolgendo attivit di tirocinio. Versione, naturalmente accomodata alle esigenze di chi sta muovendo i suoi primi passi sul tenace terreno della Lingua latina. stata tratta da Livio, Ab Urbe condta, V, 49, 5. 33 Su Debbo dare ad osservare, che in quanto unico enunciato (enunciato principale) nonostante la sua estensione, ritorno pi avanti in nota: adesso si focalizzi lattenzione sullargomento in corso.

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Come si pu osservare, il risultato del fatto che ma in posizione desordio di periodo sia pi energico, fa s che la successva virgola da me oltre che posta in corsvo sottolineata assuma la connotazione di un punto e virgola anche questo da me sottolineato oltre che posto in corsvo , perch nella fattispecie il mantenimento della virgola non pi confacente allarchitettonica testuale che se ne viene a creare, in quanto, nella fattispecie, unarchitettonica testuale s posta, []. Debbo dare ad osservare, che ormai la sorte era mutata, ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [], seppure microscopicamente, esulerebbe dalla pienezza stessa della testualit, perch limpiego della virgola non esprimerebbe appieno quello che lautore nella sfera profonda della sua psico-emotivit vuole; non varrebbe a dare la riproduzione autentica della comunicatva intima, vera, verace, effettva dellautore: per cui, in ultima analisi, lo stesso sviluppo di ma sarebbe reso in certo qual modo vano; leJrmhvneusi" vera andrebbe perduta; la condizione costitutva della testualit non sarebbe affatto mantenuta.34 Devo dire che c ancora un aspetto importante da osservare. Lo sviluppo di ma pu influire altres su una frangia di parole successve, facendo s che un dato termine, affinch la testualit venga preservata,

34 Cos bice Mortara Garavelli 2005 (ottava edizione), pag. 51: I segni dinterpunzione sono spie della padronanza della testualit da parte di chi li usa. Incapacit o incertezze nel disporre e nellesporre gli argomenti, nel connetterli e nel renderne esplicite con mezzi adeguati le unioni e le separazioni hanno un preciso riscontro nellinsufficienza o nelle impropriet dellinterpungere. Elementari verifiche su testi che rivelano una scarsissima pratica dello scrivere mostrano che lo smarrimento interpuntivo da cui caratterizzata la cosiddetta scrittura popolare non dipende solo da ignoranza delle convenzioni: dipende anche dalla mancata o difettosa strutturazione del testo. Chi decide di pubblicare scritti composti da persone che hanno avuto un grado basso di alfabetizzazione si trova spesso in difficolt quando cerca di rendere pi leggibili i testi mettendo la punteggiatura ove manca o correggendola o modernizzandola (operazioni analoghe si fanno sulle opere letterarie di secoli passati). arduo applicare a discorsi mal costruiti segni di demarcazione buoni per una sintassi corretta; specialmente quando le tracce delloralit sono evidenti proprio sul piano testuale. Ecco un altro esempio in cui lo sviluppo di ma valga a connotare diversamente i segni dinterpunzione successvi: Pensavo tu mi avessi detto la verit: ma, come si visto, mi hai mentito = Pensavo tu mi avessi detto la verit: debbo finire collammettere/col riconoscere che come si visto mi hai mentito.

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abbia necessariamente ad essere sostituito con un suo sinonimo pi verboso. Simmagini ad esempio che il titolo di un libro suoni cos: Ma su di noi le stelle. Ebbene, un esito del genere, Devo dire, che su di noi le stelle, sarebbe non pienamente testuale, ed a vero dire lo si coglie altres dal fatto che in Italiano suona male: ERGO: lesito perfetto sar: Devo dire, che sopra di noi le stelle: talch ben si comprende che lo sviluppo di ma che come detto pu trovare modalit adatte per esplicarsi altres in porzioni di campioni di comportamento linguistico in cui ma sia preceduto da segno interpuntvo che valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente ha degli influssi sulla parte di campione di comportamento linguistico che segue dal punto di vista della pianificazione testuale.35 Tutto questo vale a dimostrare che non si pu e non si deve parlare soltanto della stretta relazione che in alcuni casi pu passare fra i segni interpuntvi ed il valore intimo, cio la semantica, di ma, ma altres di stretta relazione che in alcuni casi pu passare fra lo sviluppo di ma ed il valore intimo, cio la semantica, della porzione di campione di comportamento linguistico successva. Si noti lo sviluppo di ma negli esempi or ora esposti, per soprattutto nel secondo dei tre esempi appena sopra prospettati: Debbo finire col confessare, che / collammettere, che. Ebbene, la virgola che si trova posta prima di che, non un errore, bens fa pienamente parte dello sviluppo di ma, in relazione a questa specifica fattispecie: essa, lesplicazione di quella sfumatura di precisazione che ma incipiente ha rispetto al senso della porzione di campione di comportamento linguistico precedente in relazione a questa specifica fattispecie: debbo fare osservare infatti, che in Sono stanco, s / certo / vero. Ma lavoro / Sono

Garavelli 2005, pagg. 50-51: Il punto di vista cognitivo importante per precisare il ruolo dellinterpungere sul piano della testualit: la distribuzione dei segni infatti studiata (cito liberamente Passerault 1991) come indizio dellattivit del soggetto quando pianifica e dispone linearmente la rappresentazione prediscorsiva a cui vuole dare forma (che vuole mettre en texte), e ordina il suo testo e ne rende visibili le articolazioni in modo da facilitare il lavoro del lettore. La punteggiatura, dunque, traccia dei processi di pianificazione e guida per la lettura; parte integrante per la compagine del discorso. Passerault 1991, pagg. 85-101.35

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stanco . Ma lavoro, la porzione di campione di comportamento linguistico Ma lavoro introdotta appunto da ma, la precisazione in opposizione alla porzione di campione di comportamento linguistico precedente Sono stanco, s / certo / vero / Sono stanco .36 Osservino ancora: Debbo finire col confessare, che / collammettere, che, lo sviluppo di un ma incipiente preceduto dal punto fermo che vale a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione, creando cos uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso con la parte precedente: il quale ma incipiente, in quanto preceduto da punto fermo serbante lora detta funzione, pi energico perch si rompe come osservato il rapporto sintattico con la parte di campione di comportamento linguistico precedente, o meglio: esso si rompe in modo marcato, quindi ma pi autonomo, non un connettvo a pieno titolo. Debbo far osservare infatti, che Debbo finire col confessare, che / collammettere, che lavoro pu

Del resto come potrebbe considerarsi un errore una virgola anteposta ad un che congiunzione semplice subordinante, quando ha a che fare con i sentimenti delle persone visto anche che la trasformazione di un campione di comportamento linguistico in testo richiede la restituzione di detto campione nella sua reale carica emotva, come ho fatto s sintendesse alla pagina immediatamente precedente a questa, e come far altrettanto a quella successva? Checch ne voglia dire Antonio Frescaroli 2003 (pag. 45), limpiego della virgola, nellesempio esposto appena sopra nel vvo del capitolo debbo dare invero ad osservare , vale a cogliere e ad esprimere bene i sentimenti, gli stati, lo stato danimo della persona, differentemente che se nellespressione esemplificata appenadesso non venisse posta, e quindi posta a frutto: ci non permetterebbe di cogliere e di esprimere bene, anzi, MAI, lo stato danimo del soggetto. Fra i nomi pi illustri, devo dire che dalle pagg. 79-92 di bice Mortara Garavelli 2005 traspare come possa sollevare margini di dubbio parlare con assoluta certezza di casi duso errato di virgola anteposta a che congiunzione semplice subordinante; e Carla Franceschetti 2005 a sua volta, dopo aver esposto alla pag. 37 unicamente i casi in cui la virgola si usa sempre, a proposito di quelli in cui non dovrebbe essere impiegata, quindi anche in riferimento al caso in cui venga anteposta a che congiunzione semplice subordinante, scrive: Negli altri casi, ognuno deve affidarsi al proprio gusto ed istinto, raffinati dalla lettura di buoni scrittori. Il latinista Ettore Paratore faceva uso di che congiunzioni semplici subordinanti preceduti da virgola. Anche, poi, lesempio di cui in nota 34, Pensavo tu mi avessi detto la verit: debbo finire collammettere/col riconoscere che come si visto mi hai mentito, pu e deve assumere questa pi precsa e sintomatica fisionoma: Pensavo tu mi avessi detto la verit: debbo finire collammettere,/col riconoscere, che come si visto mi hai mentito.36

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stare anche da solo: pu essere anche un enunciato non preceduto da alcunch, da nessunaltra porzione di testo: potrebbe benissimo costituire la frase desordio di chi, per esempio, fino a ieri non aveva in mano uno straccio di lavoro, ed al presente ha ad esprimere con stupore che di punto in bianco si trova incredibilmente con in mano un lavoro. E pu rimanere anche la sola ed unica parte di testo chegli produce, nel senso che non necessariamente pu essere seguta da unaltra porzione di testo. Insomma: Debbo finire col confessare, che / collammettere, che lavoro ha un valore in s autonomo che va posto in luce cogliendo lesatto valore semantico-comunicatvo di ma rispetto alla sua collocazione allinterno del campione di comportamento linguistico di cui fa parte. Anche Devo ammettere: in piene forze che lultimo enunciato biproposizionale del periodo trienunciazionale Non sono stanco. Devo ammettere: in piene forze ha sufficientissimi margini di autonoma se su di esso si applica un procedimento di tipo inferenziale: Devo ammettere: in piene forze < Devo ammettere: sono in piene forze < Devo ammettere che sono in piene forze di chi, per esempio, arriva al mattino dopo una lunga ed estenuante nottata di lavoro e constata di s stesso di avere ancora tanta energa da spendere. Come pure sufficientissimi margini di autonoma ha Devo dire che quellaltra bruttissima, sempre se su di esso si applica un procedimento di tipo inferenziale: Devo dire che quellaltra macchina bruttissima di chi, ad esempio, sta scegliendo la macchina da acquistare e sta facendo il confronto fra quelle che gli vengon prospettate, magari tra s e s.37 Anche Devo dire, che sopra di noi le stelle autonomo per esempio in una serata nella quale il cielo stellato ed il fidanzato invita la fidanzata, o viceversa, magari mentre sono distesi su un prato verde, a constatare il tutto con gioia; ed assolutamente auto37 A proposito ancora del fatto che la presenza della virgola fra il verbo dire e la congiunzione semplice subordinante che non sia assolutamente un errore in alcuni sviluppi di ma incipiente, si noti del resto proprio lesempio offerto in riferimento al terzo caso in cui ma ha valore semantico intimo avversatvo, Questa macchina bellissima, ma quellaltra bruttissima, di cui stata notata la differenza semantico-comunicatva se anzich dalla virgola facciamo precedere ma dal punto fermo, e di cui stato lasciato intendere, per, nel medesimo tempo, che, in Italiano, ci si aspetterebbe piuttosto Questa macchina bellissima: ma quellaltra bruttissima che non Questa macchina bellissima. Ma quellaltra bruttissima. Ebbene, lespressione invece Questa macchina bellissima; ma quellaltra bruttissima, ha come precso sviluppo Questa macchina bellissima; debbo ammettere, che quellaltra bruttissima.

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nomo rispetto a []. Ma ormai la sorte era mutata, ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [] []. Debbo dare ad osservare, che ormai la sorte era mutata; ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [] per esempio, quale attacco iniziale ad effetto da parte di un docente universitario di Storia romana intento a tenere quel d una lezione incentrata sulla grandezza e sulla potenza di Roma38 (mentre []. Ma ormai la sorte era mutata, ormai il potere degli di ed i progetti umani sostenevano la causa dei Romani: [] richiede necessariamente una porzione di campione di comportamento linguistico tradotta in testo precedente per la sua comprensione). E con ci siamo giunti anche allindividuazione di un procedimento cognitvo che sottende al concetto di sviluppo di senso salvaguardando il principio didentit: linferenza. E tutto questo cade bene, perch mi permette di dimostrare come adottando gli enunciati Devo ammettere: per ci che riguarda la testualizzazione del primo campione di comportamento linguistico e Debbo finire col confessare, che / collammettere, che per ci che riguarda la testualizzazione del secondo, io non cada affatto nellerrore di sostituire la forma base DEVO DIRE CHE con dei suoi sinonimi: non una pura e semplice sostituzione-giustapposizione di comodo di enunciati sinonimici, perch tutte tre gli enunciati Devo ammettere:, Debbo finire col confessare, che / collammettere, che, DEVO DIRE CHE39 sono lo sviluppo da una medesima fonte: ma; lo sviluppo di una medesima forma lessematica: ma; per cui lidentit di base della forma basica DEVO DIRE CHE salvaguardata: e del resto tale forma benissimo ravvisabile tanto in Devo ammettere: quanto in Debbo finire col confessare, che / collammettere, che: vedete come evidente in questi due enunciati la forma base? Vedete com facilmente ravvisabile? Come facilmente si pu risalire ad essa? Come questi due enunciati siano improntati a questa forma? Come ne rechino il conio? Vedete come anche Devo ammettere: sviluppi il CHE della forma basica nella

38 Ne Il Sabatini-Coletti, alla pag. 1466, sotto la voce ma, allaccezione n. 2, a proposito appunto di ma, ad un certo punto si legge: []; anche allinizio dellintero testo [], per rinviare con enfasi a una tematica, a una situazione genericamente note []. 39 come quando tu sei piccolo/a (ma) e poi cresci e ti sviluppi e diventi pi grande e pi maturo/a (DEVO DIRE CHE), e poi diventi un po pi magro/a ed un po pi grasso/a in base ai momenti della realt, ecc. (Devo ammettere:; Debbo finire con il confessare, che/collammettere, che): per sei sempre tu.

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sua pi diretta fattispecie: i due punti? Qui non si tratta di puro e semplice scambio ed accomodo di sinonimi: solo che * Non sono stanco. DEVO DIRE CHE in piene forze in Linguistica non possibile: agrammaticale e perci stesso a fortiori atestuale; lo stesso dicasi per quel che concerne * Non sono stanco. Debbo finire col confessare, che / collammettere, che in piene forze; quanto invece a Sono stanco, s / certo / vero / . DEVO DIRE CHE lavoro, quantunque sia grammaticalmente ineccepibile, in questo caso non pienamente testuale, perch non sprigiona con dovzia di precisione lenerga semantico-comunicatva che ma contiene in s in un campione di comportamento linguistico quale appunto questo: Sono stanco, s / certo / vero / . Ma lavoro; per cui non soddisfatta la condizione prima a che una realt scritta o orale possa definirsi realt testuale: la plenitudine della trasparenza comunicatva debbo far osservare infatti, che allinterno di questo campione di comportamento linguistico ma sprigiona unenerga semantico-comunicatva equivalente a Debbo finire col confessare, che / collammettere, che, la quale non sarebbe possibile se non ci fosse una base di partenza uguale a DEVO DIRE CHE. Lo stesso discorso fatto per questultimo caso si pu fare anche per il caso di Sono stanco s / certo / vero / . Devo ammettere: lavoro semmai dovremmo aspettarci: Sono stanco s / certo / vero / . *Devo ammettere, lavoro: per, a parte che neppure questespressione equivale al precso sviluppo di Sono stanco, s / certo / vero / . Ma lavoro, va detto che in questo sviluppo qui (debbo far notare infatti, che lho segnato con lasterisco) si perde la funzione introduttva di ma incipiente: tanto pi che Devo ammettere, un enunciato incidentale, non gi un enunciato principale. In realt si tratta dellassunzione di ulteriori connotazioni semantico-comunicatve di ununica forma basica sempre uguale a s stessa: DEVO DIRE CHE. come lUomo della Sindone: limmagine appiattta impressa sul Sacro Lenzuolo, vista al computer, prende corpo, assume ulteriori rilievi, ulteriori connotazioni, si rimpolpa: per il tutto non sarebbe possibile se non ci fosse unimmagine base di partenza, una forma base di partenza reale, non fittizia nel caso dellUomo Sindonico si parlava, fra laltro, di pittura, cio di immagine dipinta sul Lenzuolo, non gi di Energa venuta ad impatto con il tessuto del Lenzuolo.40 Nel nostro caso il computer rap40 Della tridimensionalit dellImmagine Sindonica si occupato Guido Pagliarino in un suo saggio: La Misteriosa Sindone di Torino, che si pu reperire e stampare allindirizzo http://pagliarino.certicasa.com/sindone/sindone/intro.htm. Ne

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presentato dalla realt testuale; e non appena DEVO DIRE CHE visto attraverso gli occhi della realt testuale come lUomo attraverso gli occhi del computer , assume ulteriori connotazioni, si rimpolpa: e quandanche si manifesti nella sua forma basica DEVO DIRE CHE pur guardato cogli occhi del testo difatti non detto che necessiti sempre dellassunzione di ulteriori connotazioni rispetto a quello che , com naturale che sia se si pensa che il tutto dipende dal senso generale della porzione di testo di cui partecipa , non pi una forma a s, sibbene pur sempre parte di un testo, ed interagendo con gli altri elementi del testo, assume pur sempre ulteriori modulazioni quandanche impercettbili. come dire nel caso di ma che il computer rappresentato dal campione di comportamento linguistico, e che non appena ma visto nella prospettva di questo, attraverso gli occhi di questo, assume ulteriori connotazioni, si rimpolpa, si sviluppa; e se anche si manifesta nella sua forma basica di congiunzione avversatva ma pur guardato cogli occhi del campione di comportamento linguistico difatti non detto che necessiti sempre di sviluppo, com naturale che sia se si pensa che il tutto dipende dalle caratteristiche del punto del campione di comportamento linguistico in cui collocato , non pi una forma a s, sibbene pur sempre parte di un campione di comportamento linguistico, ed interagendo con gli altri elementi del campione di comportamento linguistico, assume pur sempre ulteriori modulazioni quandanche impercettbili.41 Cogliete lo sviluppo?tratta alla pag. 7 del saggio, dove peraltro cita la realizzazione avvenuta nel 1978 da parte della squadra torinese del Professor Tamburelli di una foto tridimensionale del volto dellUomo Sindonico. 41 Il cognitivista Neisser, nel parlare di pensiero sequenziale e processi multipli, parlava di sequenza principale di pensiero ovvero flusso della coscienza: Sia quando siamo svegli che quando siamo addormentati, in noi coesistono spesso flussi di pensiero pi o meno indipendenti. Comunque c in corso una sequenza principale che si occupa di materiali particolari con operazioni successive. Questa sequenza corrisponde al flusso della coscienza e pu venire influenzata o meno da altri processi che avvengono simultaneamente, in quanto la coscienza intrinsecamente concentrata su un solo tema: si pu essere coscienti di un flusso di pensiero, ma non dei dettagli di parecchi. La sequenza principale di solito ha il controllo dellattivit motoria. Nei casi in cui questo non succede (quando la condotta non corrisponde alla coscienza), il comportamento appare bizzarro e patologico (1963, pag. 143). Adottando questa ipotesi, le forme dereistiche, creatve, intuitve, produttve del pensiero dipenderebbero dai processi multipli dellattivit mentale. Il criterio adottato da Neisser ha un parallelismo con quello adottato da Freud tra processo primario o inconscio e processo secondario che si baserebbe sui processi sequenziali propri della coscienza. 34

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Ebbenesia, nei casi or ora sopra considerati, avviene semplicemente che i segni interpuntvi pi energici della virgola che valgano a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non pienamente regolare, atteso, con la parte precedente , pongano ma nella condizione di elemento lessematico desordio di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione, ed in tal posizione ha racchiusa in s unenerga semantico-comunicatva pi intensa. Pure, devo dire che non sistematico che solo segni interpuntvi pi energici della virgola serbanti la funzione ora detta investano ma di energa semantico-comunicatva per il fatto di collocarlo questi ad inizio di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione, quella in posizione sintattica di pausa breve:42 osservate questo risvolto: Arrivai a Roma, ma non lo vidi. Questo campione di comportamento linguistico, senzaltro corrisponde al modello ma; per cui: Arrivai a Roma, per / eppure / tuttavia / ci nondimeno / ciononostante non lo vidi. Proprio debbo finire col suggerirlo: sosservi un po qui: Arrivai a Roma, ma non lo vidi = Arrivai a Roma devo dire non lo vidi. Con ellissi di che. ERGO: ma significa ma, cio ha il valore semantico di congiunzione avversatva, SOLO quando vale ad opporsi nel senso a quanto precedentemente detto, ed in tal caso perlopi preceduto dalle correlatve non, n, neppure, nemmeno, neanche e simili, s, certo, vero e simili LE QUALI ULTIME POSSONO COSTITUIRE ANCHE UN SOTTINTESO LOGICO , oppure partecipa di un periodo in cui istituto un rapporto oppositvo-distintvo fra differenti soggetti: in posizione desordio di periodo, e di enunciato-proposizione avversatvo in rapporto di coordinazione preceduto da segno interpuntvo pi energico della virgola il quale valga a staccare sintatticamente ma operando una scissione sensibile, che non passa inosservata nel continuum regolare, atteso della frase modificandone la regolarit, laspettatva despansione, la modalit regolare, attesa despansione creando in tal modo uno stacco sintattico non piena-

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Pausa breve prima della sua pronuncia, sintende. 35

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mente regolare, atteso con la parte precedente , PER TALVOLTA ANCHE preceduto DALLA SEMPLICE VIRGOLA CON LA SEMPLICE FUNZIONE DI bREVE PAUSA CHE VALE A DARE RESPIRO ALLA SINTASSI, rappresenta un condensato di enunciato principale che dal punto di vista squisitamente psichico ha la funzione di accentuare la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive nel dire qualcosa, mentre dal punto di vista squisitamente linguistico ha una funzione introduttva, cio vale ad introdurre un altro enunciato (nella fattispecie, unoggettva esplicita) che pu essere accompagnato anche da altri enunciati ancora , il quale, nella posizione desordio di enunciato-proposizione avversatvo ora detta, si opporr alla porzione di testo antecedente assolutamente in chiave di enunciato esplicante punto la determinazione ed il senso di responsabilit di chi parla o scrive, proprio perch nella fattispecie a ragion richiesto dalla testualit. Tutto questo testimonia non solo che lo sviluppo da ma a DEVO DIRE CHE pu avvenire completamente al di fuori di parametri sistematici e schemi programmabili, ma altres che ma perfettamente intercambiabile con DEVO DIRE CHE allorch se ne creino i presupposti. Ma passiamo ad altro = Debbo (finire col) dirlo: passiamo ad altro < Debbo (finire col) suggerirlo: passiamo ad altro; Ma tu che ne pensi? = (Proprio) debbo finire col dirtelo: tu che ne pensi? < (Proprio) debbo finire col chiedertelo: tu che ne pensi? < Ascolta un po: / Senti un po: tu che ne pensi? < Scusa: tu che ne pensi? < Dimmi / Di un po: tu che ne pensi?;43 Mi scusi, ma che sta succedendo? = Mi scusi, debbo (finire col) dirglielo: che sta succedendo? < Mi scusi, debbo (finire col) chiedergliene conto / (una) ragione / (una) spiegazione: che sta succedendo?

Qui tale da poter essere utilizzato nei suoi stadi di sviluppo a seconda del contesto di volta di cui fa parte: quindi passbile della capacit di vedere identificato ogni suo stadio di sviluppo con un registro differente. Cos pure in molti altri degli esempi pi sotto riportati. Si noti peraltro anche come il contesto di volta di cui fa parte qui ne determini lassunzione di una connotazione di vero e proprio enunciato di tipo imperatvo non gi di segnale discorsvo, a parer del sottoscritto, perch lenerga ne pi intensa rispetto a quello, a differenza del quale non soffre di vacuit pressoch in tutto semantica ed in tutto e per tutto sintattica (e tale questione sar da me toccata nel vvo del capitolo fra qualche riga) . Debbo lasciare sosservi: il tutto, mantenendo la caratteristica costante di consistere pur sempre in un enunciato di tipo principale. Cos pure anche in molti altri degli esempi pi sotto riportati. In questo caso, introduce uninterrogatva.43

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< Mi scusi, senta: / ascolti: che sta succedendo? < Mi scusi, dica un po: / mi dica: che sta succedendo?; Ma che sta succedendo? = (Proprio) debbo finire col dirmelo: che sta succedendo? < (Proprio) debbo finire col chiedermelo: che sta succedendo? < (Proprio) debbo finire col considerarlo: che sta succedendo? < Mi chiedo: che sta succedendo? < Guarda un po(te): che sta succedendo?; Mi preg pi volte; ma come avrei potuto accontentarlo? = Mi preg pi volte; devo dire: / proprio debbo ( finire col) dirlo: come avrei potuto accontentarlo? < Mi preg pi volte; devo ammettere: / proprio debbo (finire coll) ammetterlo: come avrei potuto accontentarlo? < Mi preg pi volte; dico: come avrei potuto accontentarlo? < Mi preg pi volte; mi chiedo: come avrei potuto accontentarlo?; Ma forse non succeder niente = Debbo / Devo dire che forse non succeder niente < Debbo / Devo presumere / ritenere che forse non succeder niente; Ma che fine hai fatto? = (Proprio) debbo (finire col) dirtelo: che fine hai fatto? < (Proprio) debbo (finire col) chiedertene conto / ragione: che fine hai fatto? < Ascolta (un po) / Senti (un po): che fine hai fatto? < Scusa (un po): che fine hai fatto? < Di un po: che fine hai fatto?; Ma che hai? = Proprio debbo dirtelo: che hai? < Proprio debbo chiedertelo: che hai? < Ascolta: / Senti: che hai? < Scusa: che hai? < Di un po: che hai?; Ma che cosa dici, sei matto?! = Proprio debbo dirtelo: che cosa dici, sei matto?! < Proprio debbo fartelo notare / presente: che cosa dici, sei matto?! < Ehi: che cosa dici, sei matto?! ATTENZIONE: voglio cogliere qui loccasione per entrare in merito. Ehi:, in quanto sviluppo di ma incipiente, non un segnale discorsvo, perch semanticamente ed in specie sintatticamente non si svuota, depotenzia, bench minimamente:44 anzi: quando sviluppo di ma, semanticamente ed44 Debbo fare osservare infatti, che i segnali discorsvi sono tali, esistono, proprio in quanto parti svariate della Grammatica fungenti SOLO da indicatori della strutturazione del discorso, PER assolutamente privi di incidenza pressoch in toto semantica, ed assolutamente in toto sintattica su di esso e non gi in quanto risultanti da qualche sviluppo e quindi semanticamente e sintatticamente riconnotati ed espansi. Anzi: nel caso loro le parole semantica e sintassi non entrano mai in gioco tranne che per dire che pressoch in tutto sotto il punto di vista semantico, ed in tutto e per tutto sotto il punto di vista sintattico, sono nei fatti vani, vacui, cio privi di una vera e reale incidenza. Cos Carla bazzanella nel suo intervento sui segnali discorsvi riportato alle

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in special modo sintatticamente non si svuota, depotenzia, MAI: semmai semanticamente ed invero sintatticamente si riempie, acquista energa, modo, modalit, propriet dessere. Cos pure il resto di quelli che di primacchto potrebbero sembrare segnali discorsvi, ed i quali, devo dire, sono dei puri sviluppi di ma. Hanno una semantica ed invero un ruolo sintattico non solo ben saldi, certi e sicuri, perch non solo servono ad introdurre un altro enunciato quindi uno dei loro tratti lessematici reali devessere per forza un elemento che significhi che, il quale ha una funzione appunto introduttva ed a seconda del contesto pu svilupparsi anche nella sua pi diretta fattispecie: i due punti , ma anche ne hanno di ben energici, perch anche hanno il precso compito di accentuare, proprio merc la semantica ed il ruolo sintattico, oltre che ben saldi, certi e sicuri, anche ben energici di cui sono dotati e come dovrebbero senn: mentre quello che manca ai segnali discorsvi proprio la funzione di accentuare in modo rilevantemente semantico ed in tutto e per tutto mediante ruolo sintattico, quindi in modo decisamente sintattico, alcunch: quindi proprio un precso compito semantico e soprattutto un precso ruolo sintattico da svolgersi nella loro reale e totale pienezza , la determinazione e la diretta assunzione di responsabilit di chi parla o scrive a differenza di detti segnali che comora detto non arrivano a serbare questenerga semantico-comunicatva ed affatto questo ruolo di sintassi. Semmai dato il contrario: e cio che non gli sviluppi di ma costituiscano mai dei segnali discorsvi, bens ma in quanto segnale discorsvo rappresenti un condensato di enunciato di varia natura. Debbo dare ad osservare che su questo punto ritorner pi avanti . Debbo consentire che si noti infatti, che qui Ehi: non equivale assolutamente ad una semplice interiezione, perch seguto dai due punti, quindi un vero e proprio enunciato principale con funzione introduttva, per cui ha una vera e propria semantica ed un vero e proprio ruolo sintattico allinterno dellenunciato di cui partecipa. Lo sviluppo di ma incipiente deve necessariamente conservare la funzionepagg. 225-257 della Grande grammatica italiana di consultazione, volume terzo: I segnali discorsivi sono quegli elementi che, svuotandosi in parte del loro significato originario, assumono dei valori aggiuntivi che servono a sottolineare la strutturazione del discorso, a connettere elementi frasali, interfrasali, extrafrasali e a esplicitare la collocazione dellenunciato in una dimensione interpersonale, sottolineando la struttura interattiva della conversazione (pag. 225). Poi ancora: In quanto espressione di atteggiamenti modali o di interazione discorsiva, i segnali discorsivi rimangono esterni al contenuto proposizionale (non contribuiscono cio al valore semantico dellenunciato) e non fanno parte, sintatticamente, della frase [] (pag. 228). 38

1. LA CONDENSAZIONE PSICO-EMOZIONALE-LINGUISTICA

di enunciato principale e la funzione introduttva, altrimenti non sarebbe pi sviluppo di ma incipiente: la cui caratteristica costante, dal punto di vista squisitamente linguistico, proprio quella di svolgere, in qualit di enunciato principale, la funzione di introdurre una battuta o dei lanci lanci di battute, sintende da tramutarsi in testo. Ecco perch