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Copyright© Esselibri S.p.A. M Machiavelli, Niccolò (Firenze, 1469 - 1527) Filosofo, politico e storico italiano. Segretario del governo repubblicano di Firenze, compì diverse missioni diplomati- che, soprattutto per Cesare Borgia. Alla caduta della Repub- blica (1512), fu arrestato ed esiliato dai Medici. A San Ca- sciano scrisse le sue opere maggiori, fra le quali: Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (1513), Il Principe (1513), Dell’arte della guerra (1519-20), la Vita di Castruccio Castra- cani (1520). Rientrato a Firenze nel 1520, ebbe l’incarico dai Medici di scrivere le Istorie fiorentine. Al nuovo avvento della Repubblica, si ritirò a vita privata. Volgendosi solo alla verità effettuale, ossia alla verità effettiva delle cose e non all’immaginazione (che ipocritamente tende ad abbellire la realtà), egli si sfor- zò di trattare la politica in maniera nuova. Partendo dal presupposto dell’im- mutabilità della natura degli uomini , che restano sostanzialmente gli stes- si, nelle diverse epoche e sotto i vari regimi, (—) individuò, negli Stati presenti e passati (Repubbliche e Monarchie), degli esempi significativi per quanti vo- gliono governare, su come si acquisisce il potere, come lo si conserva, come lo si perde. In effetti, per (—), il potere deve sforzarsi di «mantenere lo stato» contro le pres- sioni interne ed esterne. Per la nascita di uno Stato sono rilevanti, secondo (—), le virtù di un singolo, ossia la sua forza e la sua abilità. Affinché lo Stato duri a lungo, colui che se ne pone a capo deve sapere fare buon uso delle sue abilità e non lasciarsi inibire da scrupoli morali. Anche l’uso della crudeltà e dell’inganno è lecito, quando è volto al perseguimento di precisi fini politici. Secondo il Segre- tario fiorentino, la politica è un’arte, una tecnica. Con (—) tramonta lo schema di derivazione aristotelico-tomistica che sanciva l’unione tra etica e politica e col- locava entrambe in un ordine naturale e metafisico. L’autonomia della politica propugnata può fare considerare (—) il fondatore di una nuova etica realistica. All’interno di questa visione si inserisce, però, l’illu- sione legata all’idea di un risveglio patriottico italiano, reso possibile dall’unione intorno a un capo eccezionale. Nei Discorsi (—) riprese la classica analisi delle forme di governo e affermò la superiorità della forma mista, per cui il principe, i grandi e il popolo governano insieme lo Stato. Per tale motivo (—) esaltò la Roma repubblicana, nella quale si incarnò proprio tale forma mista nella collaborazione tra popolo, senato e magi- strature. Sia ne Il Principe, sia nei Discorsi , (—) individuò nella politica essenzialmente l’azione della volontà, della passione, dell’intelligenza.

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MMachiavelli, Niccolò (Firenze, 1469 - 1527)Filosofo, politico e storico italiano. Segretario del governorepubblicano di Firenze, compì diverse missioni diplomati-che, soprattutto per Cesare Borgia. Alla caduta della Repub-blica (1512), fu arrestato ed esiliato dai Medici. A San Ca-sciano scrisse le sue opere maggiori, fra le quali: Discorsisopra la prima deca di Tito Livio (1513), Il Principe (1513),Dell’arte della guerra (1519-20), la Vita di Castruccio Castra-cani (1520). Rientrato a Firenze nel 1520, ebbe l’incaricodai Medici di scrivere le Istorie fiorentine. Al nuovo avventodella Repubblica, si ritirò a vita privata.Volgendosi solo alla verità effettuale, ossia alla verità effettiva delle cose e nonall’immaginazione (che ipocritamente tende ad abbellire la realtà), egli si sfor-zò di trattare la politica in maniera nuova. Partendo dal presupposto dell’im-mutabilità della natura degli uomini, che restano sostanzialmente gli stes-si, nelle diverse epoche e sotto i vari regimi, (—) individuò, negli Stati presentie passati (Repubbliche e Monarchie), degli esempi significativi per quanti vo-gliono governare, su come si acquisisce il potere, come lo si conserva, come losi perde.In effetti, per (—), il potere deve sforzarsi di «mantenere lo stato» contro le pres-sioni interne ed esterne. Per la nascita di uno Stato sono rilevanti, secondo (—), levirtù di un singolo, ossia la sua forza e la sua abilità. Affinché lo Stato duri alungo, colui che se ne pone a capo deve sapere fare buon uso delle sue abilità enon lasciarsi inibire da scrupoli morali. Anche l’uso della crudeltà e dell’ingannoè lecito, quando è volto al perseguimento di precisi fini politici. Secondo il Segre-tario fiorentino, la politica è un’arte, una tecnica. Con (—) tramonta lo schemadi derivazione aristotelico-tomistica che sanciva l’unione tra etica e politica e col-locava entrambe in un ordine naturale e metafisico.L’autonomia della politica propugnata può fare considerare (—) il fondatore diuna nuova etica realistica. All’interno di questa visione si inserisce, però, l’illu-sione legata all’idea di un risveglio patriottico italiano, reso possibile dall’unioneintorno a un capo eccezionale.Nei Discorsi (—) riprese la classica analisi delle forme di governo e affermò lasuperiorità della forma mista, per cui il principe, i grandi e il popolo governanoinsieme lo Stato. Per tale motivo (—) esaltò la Roma repubblicana, nella quale siincarnò proprio tale forma mista nella collaborazione tra popolo, senato e magi-strature.Sia ne Il Principe, sia nei Discorsi, (—) individuò nella politica essenzialmentel’azione della volontà, della passione, dell’intelligenza.

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Mao Zedong (Shaoshan, Hunan 1893 - Pechino 1976)Uomo politico cinese, fautore della Repubblica Popolare Ci-nese. Figlio di un piccolo proprietario terriero, dopo avere in-terrotto gli studi per una breve militanza nell’esercito repub-blicano, riesce a diplomarsi. Trasferitosi a Pechino, lavora nel-la biblioteca dell’università, dove studia il Marxismo [vedi →]e si avvicina alle idee progressiste. Tornato nei luoghi natali, loHunan, continua ad approfondire le sue idee e, nel 1921, è trai fondatori del Partito Comunista Cinese. Entrato prima come

dirigente locale dell’Hunan, nel 1923 passa nel gruppo di dirigenza nazionale.Con (—) si ha la concretizzazione (molti preferiscono parlare di trasfigurazione)della prassi rivoluzionaria teorizzata da Marx e da Engels, da cui trae diretta ispi-razione. L’esperienza del comunismo cinese ha avuto un ruolo decisivo anche inforza dell’influenza esercitata sull’Occidente, nella misura in cui molte frange stu-dentesche e molti dissidenti dei partiti comunisti hanno assunto il maoismo comemodello. Protagonista della rivoluzione è il proletariato urbano. Ma se Marx pun-tava sulla classe operaia urbana, facendo riferimento a una realtà avanzata qualequella inglese, nella Cina di (—), come nella Russia di Lenin, il proletariato urba-no era una realtà pressoché inesistente, data l’arretratezza del Paese.Nominato nel 1949 Presidente della Repubblica Popolare Cinese, da inizio allarivoluzione agricola: promuove la riforma agraria attraverso una ridistribuzionedelle terre. Tuttavia, l’opposizione dei latifondisti, che alimenta il malcontentoanche tra le masse, spinge (—) a dar vita nel 1956 a un programma di liberalizza-zione culturale, politica, economica e sociale che viene definito dei «Cento Fio-ri»: «Che cento fiori sboccino, che cento scuole gareggino, soltanto col metodo delladiscussione e del ragionamento si possono sviluppare le idee giuste».Il programma di liberalizzazione viene però osteggiato poiché come sottolineavalo stesso (—): insieme ai fiori erano cresciute troppe erbe velenose.A questo punto, (—) dà inizio al cd. «Grande balzo in avanti» (1958-1960), unpiano economico e sociale che ha quale obiettivo la mobilitazione del popolocinese al fine di trasformare rapidamente il sistema economico cinese da rurale,basato cioè sui contadini, in industriale.Le conseguenze di tale manovra sono disastrose e (—) si vede costretto a rasse-gnare le dimissioni da Presidente della Repubblica Popolare Cinese nel 1959,conservando però quella di presidente del Partito Comunista.Nel 1966, in contrasto con la linea politica-economica del nuovo Presidente LiuShao-Chi e del Segretario del Partito Comunista Deng Xiaoping, (—) sostiene laRivoluzione Culturale mobilitando le folle giovanili contro l’apparato del partito el’ondata riformista che si intendeva attuare. Tale mobilitazione generale terminain parte nel 1969 quando le Unità di Lavoro e ciascun centro dirigenziale buro-cratico viene affidato a una triplice rappresentanza: Partito comunista, le Guardierosse e l’Esercito di liberazione popolare. In realtà, l’offensiva ideologica che ten-deva ad annientare quegli elementi provvisti di autorità che imboccavano la viadel capitalismo rivoluzione culturale cessa definitivamente con la morte di (—)avvenuta nel 1976, consentendo al Partito Comunista di prendere nuovamente leredini della Repubblica Popolare Cinese.

Mao Zedong

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Con la morte di (—) si apre un processo revisionista che segna l’abbandono dellalinea della rivoluzione culturale e il pensiero di Mao, concentrato in un opuscolocon la copertina rossa (cd. Citazioni dalle Opere del presidente Mao Zedongo Libretto Rosso o Il libro delle Guardie Rosse), diviene il manuale del «per-fetto» rivoluzionario.

Marsilio da Padova (Padova, 1280 ca - Monaco di Ba-viera, 1343)Teologo e filosofo italiano. Dopo gli studi di medicina, di-venne maestro di teologia. Fu rettore dell’Università di Pari-gi (1312-1313), ove entrò in contatto con il pensiero averro-ista. Nel 1324 portò a termine il Defensor pacis, la sua operapiù nota e importante. Si tratta di un ampio trattato politico,suddiviso in tre parti (dictiones), in cui l’autore attribuisce aldominio ecclesiastico del pontefice la causa delle discor-die civili che dilaniavano l’Italia del suo tempo. Solo attraverso una rigida separa-zione tra la sfera religiosa e quella temporale, egli ritiene possibile ottenere unapacifica convivenza.Causa della pace è la legge, intesa come comando fornito di punizione o di ricom-pensa per la sua osservanza. La facoltà legislativa spetta alla totalità dei cittadi-ni (universitas civium), i quali tuttavia possono delegarla ad una o più persone(pars principans o pars valentior). Solo una legge fondata sul consenso ed emana-ta da chi ha il potere di farla osservare può essere considerata legittima, indipen-dentemente dalla sua giustezza. (—) nega alla Chiesa l’attribuzione di qualsiasipotere coattivo, riconoscendo al clero soltanto un’autorità spirituale.La negazione radicale della Chiesa implica in (—) una visione universalistica delloStato. Il Defensor pacis, infatti, è considerata la prima grande teorizzazione delloStato laico moderno, in contrapposizione all’ideologia teocratica medievale.Per sfuggire alla persecuzione papale, (—) si rifugiò presso Ludovico IV il Bavaro,di cui divenne consigliere. Nel 1328 assunse l’incarico di vicario imperiale perRoma. Dopo il fallimento dell’impresa di Ludovico, fu scomunicato e ritornò inGermania.Altre opere: Defensor minor (1341-42), in cui l’autore ribadisce l’autorità dell’im-peratore quale effettivo titolare del potere politico e De translatione imperii, ulte-riore critica al papato.

Marx, Karl (Treviri, 1818 - Londra, 1883)Filosofo ed economista tedesco. Dopo essere stato giornali-sta alla «Gazzetta renana» (1842-1843), nel 1844 si stabilì aParigi, dove entrò in contatto con le prime organizzazionicomuniste ed iniziò gli studi di economia.Nei Manoscritti economico-filosofici (scritti nel 1844, ma pub-blicati solo nel 1928-1932), (—) indicò nel lavoro alienatola principale contraddizione della società borghese. Dalla dia-lettica hegeliana [vedi → Hegel], (—) trasse la persuasionedella necessità di superare l’alienazione nel comunismo.

Marx, Karl

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Nel 1844 conobbe Friedrich Engels [vedi →], con il quale condividerà una lungaamicizia, oltre che una militanza ideologica comune. Da tale incontro nacqueroLa sacra famiglia (1845) e L’ideologia tedesca (1845-1846). Nella prima operaviene indicata nell’abolizione della proprietà privata la sola possibilità disuperare la frattura tra uomo e natura, che il sistema economico-sociale ha pro-dotto, poiché esso ha sottratto all’uomo la sua attività, per trasformarla in capita-le, al fine di dominarlo. Nella seconda opera (—) ed Engels rispondono ad autoriquali Feuerbach, Stirner e Bruno Bauer oltre ai giovani hegeliani, ai quali vienerimproverata la concezione di una natura umana intesa in senso metastorico el’illusione idealistica, che fa loro vedere la vita materiale come dipendente dallacoscienza (e non il contrario, come ritengono i due autori). (—) ed Engels elabo-rarono pertanto una concezione materialistica della storia [vedi → Materialismostorico].Negli stessi anni (—) aderì alla Lega dei comunisti, per la quale scrisse, ancora incollaborazione con Engels, il Manifesto del partito comunista (pubblicato a Lon-dra nel febbraio del 1848), nel quale viene sottolineata la funzione di «avanguar-dia della classe operaia» del partito comunista, il cui programma prevede l’abo-lizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, l’instaurazione della pro-prietà collettiva e il capovolgimento rivoluzionario di tutti i rapporti sociali edeconomici.Dal 1849 (—) visse a Londra. Da qui si impegnò in un’intensa attività politica edintellettuale, guidando la Prima Internazionale tra il 1864 e il 1872 e scrivendo IlCapitale. L’opera fu pubblicata in tre volumi, il primo nel 1867, gli altri duepostumi nel 1885 e nel 1895. Nel suo massimo lavoro (—) dimostra le contraddi-zioni del sistema capitalistico e spiega il significato dell’evoluzione economica.Per (—) l’operaio produce merce il cui valore gli viene compensato solo in partedal capitalista; la differenza da quest’ultimo tesaurizzata costituisce il cd. plu-svalore, quantità di moneta che il capitalista destina alla creazione di nuovoplusvalore.Nel corso del processo di accumulazione la struttura del capitale si trasforma:la retribuzione del capitale costante (impianti e macchine) aumenta in manieramaggiore di quella del capitale variabile (salari). Il rapporto sempre più sfavorevo-le produce una diminuzione dei salari e il formarsi di una «armata di riservaindustriale», disposta a vendere il lavoro delle proprie braccia al costo di sopravvi-venza. La pauperizzazione del proletariato come classe e la concentrazione cre-scente del capitale in mano di pochi porteranno inevitabilmente alla rivoluzione:nel corso di una crisi più violenta (crisi finale), il proletariato, abbattuto l’ordina-mento capitalistico, si impadronirà dello Stato, allo scopo di fondare un ordinesociale più giusto, razionale ed umano.Le teorie di (—) hanno ottenuto, dal loro esordio, adesioni e critiche dagli stessisostenitori. In particolare il leninismo [vedi → Lenin] ha analizzato il capitalismogiunto all’estrema fase dell’imperialismo [vedi →]. Dal lato opposto, il revisioni-smo ha cercato di adattare il pensiero di (—) alle mutate condizioni economiche esociali, in considerazione del progressivo abbandono, da parte dello Stato, del-l’iniziale neutralità nel conflitto capitale-lavoro e dello schieramento dell’ordina-mento a tutela delle classi più deboli (Welfare State).

Marx, Karl

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MarxismoComplesso delle dottrine che si sono richiamate al pensiero di Karl Marx [vedi→]. L’eredità di Marx ai pensatori e ai movimenti che alla sua opera si ispiraronorisiede essenzialmente nel materialismo storico [vedi →], oltre che nell’elaborazio-ne del socialismo scientifico [vedi → Socialismo]. La filosofia di Marx deve la suadiffusione all’attività dell’amico Friedrich Engels [vedi →], coautore del Manifestodel partito comunista (1848) e autore della prefazione al terzo volume de Il Capi-tale (1894), la quale costituisce il punto d’avvio del dibattito sul (—).Esso fu dominato, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dall’opposizione tra coloroche ritenevano inevitabile il crollo del capitalismo [vedi →], come Karl Kautsky(1854-1938) e chi invece si proponeva di migliorare le condizioni della classeoperaia all’interno della democrazia borghese. Tra questi ultimi si situava, ad esem-pio, Eduard Bernstein (1850-1932), il quale contestava alcune previsioni di Marx,quale quella della «proletarizzazione crescente».Tuttavia l’impronta più importante sulla tradizione marxista è dovuta senz’altro aLenin [vedi →], il quale centrò la sua analisi sul ruolo del partito comunista qualeavanguardia del proletariato. Il successo della rivoluzione sovietica (1917) finiràcon l’imporre questa visione, segnando al tempo stesso l’egemonia del partitocomunista sovietico su quelli degli altri paesi. Il pensiero leninista rappresenteràper molto tempo la visione ufficiale del (—), fino a poter parlare in effetti dimarxismo-leninismo.Tuttavia sono non pochi i pensatori che si sono allontanati in maniera più o menomarcata da questo filone principale.Tra questi si può ricordare la pensatrice polacca Rosa Luxemburg (1870-1919),che sottolineò lo spontaneismo delle masse nella costruzione del socialismo ecriticò la concezione leninista del partito. Dal canto suo il filosofo unghereseGyörgy Lukács (1885-1971), pose in risalto il concetto di alienazione, rilessele radici hegeliane del (—), criticò l’organizzazione burocratica dei partiti co-munisti.Un contributo fondamentale appare quello fornito da Antonio Gramsci [vedi →],il quale ritenne che il proletariato, per potersi costituire come classe dirigente eassumere una funzione di guida, avrebbe dovuto realizzare una «lotta per l’ege-monia». Attraverso il partito, esso doveva elaborare una nuova figura di intellet-tuale, che avrebbe avuto di mira la realizzazione dell’etica, dei valori democraticie di eguaglianza.Allo stesso modo vanno segnalati i contributi della Scuola di Francoforte, vale adire del gruppo di studiosi che, a partire dal 1923, si raccolsero intorno all’Istitu-to per la ricerca sociale (Institut für Sozialforschung) della città tedesca. Tra questivi erano Theodor Wiesengrund Adorno (1903-1969), Max Horkheimer (1895-1973), Herbert Marcuse (1898-1979). La Scuola, pur nelle diversità degli autori edei pensatori, si propose un aggiornamento del (—) all’interno della società dimassa.Alla fine del XX secolo il (—) è apparso fortemente in crisi, stretto da un lato dalcrollo dei paesi del «socialismo reale» (a partire dal 1989), dall’altro, dall’emerge-re di nuove tendenze e movimenti, difficilmente inquadrabili nella consueta lettu-ra marxista della lotta di classe.

Marxismo

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Materialismo storicoConcezione della storia elaborata da Karl Marx [vedi →] e Friedrich Engels [vedi→]. Il termine «materialismo» fu utilizzato in contrapposizione all’umanesimo diFeuerbach e all’idealismo di Hegel [vedi →].La tesi centrale del (—) consiste nella considerazione che le forme della societàstoricamente assunte dipendano dai rapporti economici prevalenti, costituitida forze produttive e rapporti di produzione. L’insieme dei rapporti di produzionecostituisce la struttura economica della società, a cui corrisponde una sovrastrut-tura giuridica e politica. Il modo di produzione condiziona pertanto la vita politi-ca e spirituale. La storia della società umana, nell’ottica del (—), è la storia dellalotta fra classi divise dalla struttura della proprietà e dagli interessi economici.Engels stesso riconobbe, tuttavia, di aver esagerato l’importanza della strutturaeconomica e di aver sottovalutato quella della sovrastruttura, la quale può an-ch’essa agire da forza motrice del processo storico.

Maurras, Charles (Martigues, Provenza, 1868 - Saint-Sym-phonien, Tours, 1952)Letterato francese. Fondò l’Action Française, organo di pun-ta del «nazionalismo integrale» nel periodo compreso tra il1899 e il 1944. Discepolo di Auguste Comte e HyppoliteTaine, (—) ebbe una concezione positivistica della realtà,sostenendo l’importanza dell’analisi su base storica dei fe-nomeni politici. Il pensiero conservatore di Joseph de Mai-stre e Louis-Gabriel-Ambroise de Bonald alimentò la polemi-ca di (—) nei confronti della Rivoluzione francese, del con-trattualismo e dell’egualitarismo, a favore della monarchia[vedi →].

Un’accesa difesa della monarchia francese, che egli vuole ereditaria, antiparla-mentare e decentralizzata, è contenuta nell’opera L’Inchiesta sulla Monarchia, editanel 1900 e ripubblicata nel 1909 e nel 1924. Secondo (—) l’istituzione monar-chica (priva di qualsiasi fondamento sacrale o mistico) offre, rispetto alla demo-crazia parlamentare, indubbie garanzie di stabilità. Le istituzioni democratiche erappresentative hanno, agli occhi di (—), l’assurda pretesa di trasformare i gover-nati in governanti, mentre la monarchia si configura come una costruzione orga-nica e razionale.La visione antimetafisica e rigorosamente razionale della realtà venne trasfusaanche nella sua concezione del cattolicesimo. Si trattava di un cattolicesimointollerante, prettamente «politico» e strumentale, privo di aspetti spirituali edattento esclusivamente al controllo della vita degli ecclesiastici. Ciò portò (—) adun contrasto, nel 1926, con le autorità ecclesiastiche, e ad una condanna da partedel pontefice Pio XI, dell’Action Française.

Mazzini, Giuseppe (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872)Patriota, politico e filosofo italiano. Compie i primi passi nella lotta politica ca-peggiando, con Jacopo Ruffini, i primi moti rivoluzionari nel Nord-Ovest dallecolonne dell’«Indicatore».

Materialismo storico

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Falliti questi tentativi insurrezionali, partecipa alla fondazionedi una nuova società segreta «La Giovine Italia», la cui origineè legata ad una critica incisiva alla Carboneria, colpevole diessere troppo elitaria e totalmente disorganizzata. La «GiovineItalia» proponeva un nuovo modello di lotta politica che, inte-ressava anzitutto le masse al fine di giungere a un moto insur-rezionale popolare e nazionale. (—) propugnava l’organizza-zione politica democratica, e non più oligarchica, indirizzatacioè a tutte le classi sociali, anche le meno abbienti, affinchéfossero queste, e non le oligarchie monarchiche, le vere protagoniste del processo diunificazione di un’Italia indipendente e repubblicana, capace di inserirsi in una piùvasta Europa unitaria basata su valori democratici e di reciproco rispetto.Nella fondazione de «La Giovine Europa», nata per favorire una maggiore integra-zione europea in una ottica democratica e riformista, (—) sosteneva la pari digni-tà tra tutti i popoli europei e riteneva che la massima conquista civile della societàfosse l’abolizione della schiavitù. Subordinava il concetto di Patria a quellopiù ampio di Umanità, sperando nel superamento del concetto di nazione afavore di una federazione fra i popoli europei che, da un lato, avrebbe permesso larimozione delle tensioni internazionali sanando le ferite nazionaliste e, dall’altro,avrebbe permesso lo sviluppo anche dei popoli più poveri: senza una patria liberanessun popolo può realizzarsi né compiere il mandato che Dio gli ha conferito.Il secondo obiettivo è l’Umanità che può realizzarsi nell’associazione dei liberipopoli sulla base della comune civiltà europea attraverso quello che Mazzini chia-ma il banchetto delle Nazioni sorelle. Religiosità, democrazia e nazione costitui-scono fattori legati in modo indissolubile: la fede in un Dio di verità e giustiziapermette al popolo di superare la propria visione egoistica e avvicinarsi alla soli-darietà e alla dignità; la democrazia consente al popolo di liberarsi dallo stranie-ro; la religione e la democrazia rappresentano il fondamento di una nazione.

Mencio (nome italianizzato, dal latino Mencius,cinese Meng Zi o Meng-Tzu, «maestro Meng») (Zou,Shandong 372 ca. - 289 ca. a.C.).Filosofo cinese. Orfano di padre, scelse una vita da vagabon-do nonostante i grandi feudali della Cina gli avessero chiestoi suoi saggi consigli. Riconosciuto come il più grande tra-smettitore delle dottrine di Confucio, ritenuto capace di per-fezionare e rinnovare addirittura il suo pensiero, è considera-to il secondo santo del Confucianesimo.Fonte principale di conoscenza del suo pensiero è l’opera Mengzi (libro di Men-cio) inclusa dal XIV secolo nel canone confuciano.Avvertito il periodo di grande disordine sociale del proprio tempo, (—) intuisce lanecessità di un vero sovrano (wang) capace di attuare un governo unitario (ren).Tale figura si propone ogni cinquecento anni, attraverso dei cicli che si alternanoin periodi di disordini sociali e momenti di ordine. Ritenendo che la sua epocafosse quella della venuta del principe (wang), (—) cominciò a viaggiare tra diversistati della Cina per trovare la sua personificazione.

Mencio

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Per ricercare il governo unitario (ren) il sovrano deve tendere al senso di umanitàe deve essere capace di instaurare un rapporto ispirato alla fedeltà con gli intellet-tuali dei quali deve essere al contempo amico, servitore e maestro. Se il sovranoregnerà con umanità, il suo popolo lo legittimerà, ma quando ciò non accadrà saràrovesciato dal Cielo (Tian) che esplica il suo volere per mezzo dei cittadini.Il suo Mengzi è ritenuto una delle opere più preziose per comprendere la preoccu-pazione politica e la società della Cina nel IV sec. a.C.

Monarchia (gr. monos, solo; arché, potere)Il significato etimologico è «governo di uno solo». Indica una forma di governodella cosa pubblica incentrata su una sola persona, sosta in perpetuo ed irrevoca-bilmente al vertice della struttura statuale e investito di quella somma di poteriche solitamente vengono definiti col termine sovranità [vedi →].Aristotele [vedi →] nella Politica afferma che «il governo deve essere nelle mani diuno, di pochi o di molti»; a ciascuna di queste situazioni corrispondono le trelegittime forme di governo: la regalità (ossia la monarchia), l’aristocrazia e lapolitica che, se corrotte, danno luogo rispettivamente alla tirannide [vedi →], al-l’oligarchia [vedi →] e alla democrazia [vedi →].L’idea di (—) presuppone quella di legittimità del potere e per questo si distin-gue dalla tirannide, in cui l’assunzione e l’esercizio del potere del dominus sifondano sulla mancanza di consenso e sull’arbitrarietà. Inoltre, essa implica unadiretta immedesimazione tra la persona del monarca e il potere pubblico, con laconseguenza che il re si impone quale unico detentore dell’autorità. Ciò distinguela (—) dalla repubblica presidenziale, ove non vi sono persone cui inerisconopoteri, bensì persone che adempiono pubbliche funzioni.Per la costituzione della (—) nell’Europa occidentale fu determinante l’avvento delCristianesimo [vedi →]. La ‘città terrena’ è considerata il riflesso della ‘città di Dio’ ead un unico Dio nei cieli deve far riscontro sulla terra un unico suo legittimo rappre-sentante, che nella propria persona incarni l’unicità del potere divino. Il papa, l’impe-ratore o il re è, dunque, sempre un monarca. In quanto vicario di Dio, il monarca èinvestito di sacralità personale, di poteri magico-religiosi. Il carattere sacrale permane,qualsiasi sia il fondamento del potere regio: il re può derivare il suo potere dalladesignazione di un predecessore o per diritto divino, oppure può ereditarlo in baseall’eccezionalità della sua stirpe o, infine, fondarlo sull’elezione di un’assemblea.La (—) può essere assoluta [vedi → Assolutismo] o costituzionale. Quest’ultimasorge nell’Ottocento dapprima in Inghilterra, poi in Francia e progressivamente sidiffonde ovunque. Nel sistema costituzionalizzato la gestione del potere del mo-narca viene vincolata mediante un patto al rispetto di precise garanzie giuridiche.Il sovrano diventa un organo dello Stato [vedi →], al quale egli trasferisce la som-ma dei suoi poteri. Col passaggio dal sistema costituzionale puro a quello parla-mentare le prerogative del re si assottigliano ulteriormente. Alla Camera elettivavengono attribuite in esclusiva la funzione legislativa e quella esecutiva e al mo-narca non resta che quella di ratifica e presa d’atto delle decisioni del parlamento.Con la secolarizzazione e la costituzionalizzazione, la (—) viene svuotata dellapropria essenza. Gli ultimi eredi dei monarchi di un tempo sono i dittatori deiregimi totalitari del Novecento.

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MonarcomachiDal greco mónarchos (monarca) e machos, da máchestai (combattere).Il termine, coniato con significato dispregiativo dal filosofo scozzese William Bar-clay nell’opera De regno et regali potestate (1600), faceva riferimento al gruppo digiuristi e storici francesi uniti dalla fede calvinista e dall’odio contro la persecuzio-ne tirannica. Tra i principali esponenti sono da annoverare François Hotman;Teodoro de Bèze, autore del trattato Du droit des magistrats sur leurs sujets (1575);Hubert Languet e Philippe du Plessis-Mornay, autori delle Vindiciae contra Tyran-nos (1579). I (—) ritenevano che tutti i regimi dovessero fondarsi sul consensopopolare e che ogni potere dipendesse da Dio. Il sovrano veniva considerato nonquale legittimo possessore di un’originaria supremazia politica, bensì quale de-tentore di una potestà delegatagli consensualmente dal popolo. La violazione daparte del re delle leggi del regno sanciscono la rottura del patto sociale e la dege-nerazione della sovranità in tirannia, legittimando la contestazione e l’uccisionedel sovrano.Gli scritti dei (—) utilizzavano frequentemente i termini «patto» e «contratto», tan-to che si può vedere in essi gli antesignani del contrattualismo [vedi →]. L’influen-za dei (—) si avvertì soprattutto in Inghilterra e in Olanda durante il XVII secolo,a favore delle idee liberali [vedi → liberalismo], delle quali i (—) furono precursori.

Montesquieu, Charles Louis de Secondat de (LaBrède, Bordeaux, 1689 - Parigi, 1755)Filosofo francese. Legò il suo nome all’opera Lo spirito delleleggi (1748), che apre sostanzialmente il discorso politicodell’Illuminismo [vedi →] ed è all’origine delle formulazionidei problemi politici e giuridici del secolo dei lumi.Tale opera, vietata in Francia fino al 1751 e messa all’indicedalla Chiesa nel 1752, ebbe nondimeno vastissima risonan-za, venne tradotta in molte lingue ed esercitò una durevoleinfluenza.In essa (—) mise in evidenza il rapporto esistente tra le leggi e gli usi, le credenzereligiose, i commerci, le dimensioni dei singoli Stati e introdusse per la primavolta, fra i motivi condizionanti l’assetto giuridico, anche l’ambiente geografico eil clima. L’ambizione principale del filosofo francese era quella di riflettere e con-durre un’analisi non su una presunta essenza universale astratta della società,bensì su fatti concreti che compongono (secondo leggi e strutture tutte da sco-prire) l’universo storico e sociale dell’uomo.Partendo da un’analisi delle istituzioni delle diverse società, (—) tentò diindividuare le leggi che scaturiscono dalla natura dell’uomo e che presiedonoalla vita civile. La sua profonda convinzione era che l’insieme dei fenomenisociali non appartenesse al regno dell’arbitrio o del caso, né fosse frutto diprogettazioni consapevoli dell’uomo. Secondo (—) vi è una ragione origi-naria che regola l’universo e le leggi in senso ampio non sono altro che «irapporti necessari che derivano dalla natura delle cose, e in questo senso tuttigli esseri hanno le loro leggi: la divinità ha le sue leggi, le intelligenzesuperiori all’uomo hanno le loro leggi, le bestie hanno le loro leggi, l’uomo

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ha le sue leggi. Chi disse che una cieca fatalità ha prodotto tutti gli effettiche vediamo nel mondo, disse una grande assurdità: infatti, che cosa ci puòessere di più assurdo di una cieca fatalità che avrebbe prodotto esseri intel-ligenti. Vi è […] una ragione originaria; e le leggi sono le relazioni fra quellaragione e i diversi esseri, e le relazioni di quei diversi esseri tra loro» (Mon-tesquieu).Per comprendere la diversità delle leggi umane è sufficiente immaginarle scaturen-ti dalla natura dell’uomo, in quanto quest’ultimo agisce secondo i dettami dellapropria natura e nell’ambito di particolari scenari sociali. La pratica politica,ossia l’arte di governare deve, dunque, tenere conto della particolarità di ciascunasocietà, dei suoi condizionamenti extragiuridici (fattori fisico-ambientali, econo-mici, politici) e, complessivamente, della sua storia.L’insieme dei rapporti che intercorrono tra le norme giuridiche e i diversi pianiextragiuridici sottostanti va a formare quello che (—) definisce lo spirito delleleggi.L’aver postulato l’esistenza di leggi del vivere umano conduce necessariamente(—) ad affermare la presenza di un determinismo specifico delle società politi-che, che nega la presenza del libero arbitrio e spiega ogni fatto umano e l’evolu-zione della storia come determinati da cause indipendenti dalla volontà di chic-chessia. Proprio il determinismo spinge il filosofo francese all’individuazione eall’enumerazione di tutti quei fattori ed elementi che dominano la vita degliuomini.L’analisi condotta da (—) era, in sostanza, rivolta a fornire una soluzione alfondamentale problema di conciliare la libertà dei singoli all’interno di unasocietà caratterizzata da forti antagonismi di classe. La soluzione veniva indivi-duata proprio nella concezione della legge come rapporto necessario e ugualeper tutti.Ne Lo Spirito delle Leggi venne anche elaborato il principio della separazione deipoteri [vedi →], uno dei concetti fondamentali delle democrazie contemporanee.Dopo aver individuato l’esistenza storica di tre diverse forme di governo (ilsistema dispotico, il sistema repubblicano e quello monarchico), che condiziona-no in maniera differente la formazione delle leggi, (—) propone, al fine di evitarei mali del dispotismo, in cui il capriccioso dominio del sovrano soppianta l’auto-rità costante e certa della legge, la formula della separazione dei poteri in legi-slativo, esecutivo e giudiziario. Affinché un ordinamento possa garantire la libertàpolitica dei cittadini, è necessario che i tre poteri stiano in una sorta di equilibrio,ossia in un rapporto tale per cui ciascuno di essi non possa prevaricare gli altridue e, per questo motivo, devono essere affidati a organi diversi e separati. Questaconcezione della convivenza politica, più che democratica, può essere considerataliberale.Infatti, (—) si limitava a negare al sovrano alcune prerogative, invocando dellegaranzie costituzionali che ponessero dei precisi limiti al potere monarchico, men-tre il pensiero democratico rivendicava la piena sovranità popolare, accentuandoin modo particolare le tematiche della giustizia sociale e dell’uguaglianza. È dasottolineare, inoltre, che la concezione politica elaborata da (—) era intenzional-mente modellata sulla costituzione inglese, peraltro alquanto idealizzata dall’ispi-

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razione razionalistica francese. Durante tutto il periodo illuministico, infatti, iFrancesi mostrarono enorme ammirazione nei confronti dello sviluppo politico escientifico inglese, assumendo l’Inghilterra a modello ideale di tutte le loro aspira-zioni. In effetti, il monarca inglese aveva la responsabilità dell’esecutivo, divisacon il governo, mentre le rappresentanze dei cittadini (la Camera dei Comuni e laCamera dei Lords) erano titolari del potere legislativo ed una magistratura indi-pendente si occupava del giudiziario.Lo Spirito elle leggi influenzò tanto l’illuminismo giuridico, quanto, talvolta, quel-le dottrine giuridiche riconducibili all’antilluminismo ed alla conservazione [vedi→ Conservatorismo].

More, Thomas (Tommaso Moro) (Londra 1478 - 1535)Filosofo e politico inglese. Studiò legge ad Oxford, avvian-dosi alla professione legale. Intraprese poi la carriera politi-ca, divenendo cancelliere di Enrico VIII (dal 1529). Dopol’atto di sottomissione al re del clero inglese (1532), (—),non condividendo la politica regia, si dimise e si ritirò a vitaprivata. Nel 1534 fu imprigionato e quindi decapitato, pervolontà del sovrano. (—) è stato canonizzato nel 1935.Massimo esponente dell’umanesimo inglese, (—) fu in stret-to contatto con Erasmo da Rotterdam [vedi →].La sua opera principale è Utopia (1516), il cui titolo completo è Libellus vereaureus nec minus salutaris quam festivus de optimo reipublicae statu de quo novaInsula Utopia, autore clarissimo viro Thomas Morus. La parola «Utopia» deriva dalgreco ou tópos, vale a dire «non luogo». L’opera si compone di due parti, la primadelle quali è dedicata alla situazione sociale inglese del XVI secolo. In particolarmodo, (—) descrive il fenomeno delle enclosures, vale a dire la recinzione delleterre di pascolo, fatte ad opera dei proprietari terrieri, che aveva prodotto la pover-tà dei contadini, ridotti al vagabondaggio.La seconda parte, la più nota dell’opera, descrive l’isola di Utopia, nella quale laproprietà privata è abolita, lo Stato persegue il benessere comune, gli abitantivivono all’interno di un sistema comunitario, in cui «tutti» lavorano, quindi èpossibile, per tutti, godere di tempo libero. Perfino i pasti sono fatti in comune, ela regolamentazione della vita è molto rigorosa. Le famiglie sono divise in gruppidi trenta, ognuno dei quali elegge un capo. Dieci capi eleggono i membri delsenato, il quale sceglie, all’interno di una lista di quattro candidati presentati dalpopolo, il re o Ademo (vale a dire «senza popolo»). Si delinea, in tal modo, unsistema piramidale di carattere sostanzialmente egalitario.Le leggi di Utopia sono poche e semplici, in maniera che tutti siano in grado dicomprenderle.L’opera di Moro costituisce il modello della tradizione utopistica moderna, cheebbe tra gli altri esponenti Tommaso Campanella [vedi →], giungendo ad esercita-re una certa influenza anche in epoca contemporanea.Altre opere: Vita di Pico della Mirandola (1505); Dialogo del conforto (1534),scritto durante la prigionia.

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Mussolini, Benito (Dovia di Predappio, Forlì, 1883 - Giu-lino di Mezzegra, Como, 1945)Uomo politico italiano e capo del fascismo [vedi →]. Duran-te la giovinezza aderì al Partito socialista e fu tra i più intran-sigenti ed attivi nell’organizzare scioperi generali soprattuttocontro la guerra di Libia (1911-12). Nel 1912 e fino al 1914fu direttore dell’Avanti!. Ebbe una scarsa conoscenza di Marx,mentre fu fortemente influenzato dal sindacalismo rivoluzio-nario di Sorel [vedi →] e dall’anarchismo individualistico di

Stirner. Dopo lo scoppio della guerra mondiale, essendosi dichiarato interventi-sta, fu espulso dal PSI. Nel 1914 fondò «Il popolo d’Italia». Il 23 marzo 1919,con le dichiarazioni rese in piazza S. Sepolcro, diede vita al movimento fascista.Dopo la marcia su Roma divenne capo del governo (31 ottobre 1922 - 25 luglio1943). Fu trucidato dai partigiani.Il pensiero politico del fascismo traspare in tutta la sua lucidità nella voce «Dot-trina del fascismo» che (—) scrisse nel 1932 per l’Enciclopedia italiana in collabo-razione con Gentile [vedi →].Tale pensiero appare improntato ad una concezione della politica antiliberale,antidemocratica, anticomunista e antiparlamentare. Contemporaneamente è vol-to ad una esaltazione della guerra quale strumento di espressione delle piùnobili energie dei popoli. In effetti, appena asceso al potere (—) attuò una politicaimperialistica ed espansionistica. Nel 1935 conquistò l’Etiopia, nel 1936 si schie-rò contro i repubblicani spagnoli e nel 1940 intervenne contro l’Inghilterra e laFrancia. A partire dal 1938, inoltre, sulla scia dell’alleato nazista, pervenne aposizioni razziste e antisemiste.Lo Stato, organismo politico della nazione (basata sul produttivismo e sul solida-rismo corporativo) aveva, per (—), un carattere etico, volto ad educare i cittadinialla virtù civile.Dopo la caduta del 1943, (—) ormai sotto l’ingerente tutela nazista, tentò diriproporre nella Repubblica Sociale Italiana un programma di riforme molto avan-zato, fondato su ampie nazionalizzazioni e su forme di cogestione tra operai etecnici nella produzione e nella distribuzione degli utili. Tale tentativo, tuttavia, sirivelò alquanto confuso ed ebbe breve durata.

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