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Copyright© Esselibri S.p.A. CAPITOLO QUARTO L’ETÀ CAROLINGIA E IL FEUDALESIMO Sommario: 1. Carlo Magno. - 2. L’organizzazione dell’impero carolingio. - 3. L’af- fermazione del sistema feudale. - 4. La dissoluzione dell’impero di Carlo Magno. 1. CARLO MAGNO Il più celebre dei monarchi medioevali regna ininterrottamente dal 771 all’814. Dopo aver sconfitto i Longobardi e accettato la funzione di protet- tore del potere temporale della Chiesa, torna ad Aquisgrana, la capitale del regno dei Franchi e inizia una serie di campagne militari. La politica estera di Carlo si muove su tre direttrici: definizione del rapporto con il papa; risoluzione del conflitto politico-diplomatico con l’impero bizantino; ripresa della lotta contro i tradizionali nemici dei Franchi: Arabi a sud e in Spagna, Sassoni e Avari a nord e a est. La politica interna, invece, mira a dare un’organizzazione unitaria a un regno in continua espansione. Dopo la sconfitta inflitta ai Longobardi, Carlo si preoccupa di annettere altri territori al suo regno, perché convinto della necessità di formare un unico blocco cattolico contro l’espansionismo islamico. Tra il 772 e l’804 invia una ventina di spedizioni contro i Sassoni, i quali, insediati nella zona compresa tra i fiumi Ems ed Elba, costituiscono una continua minaccia per il territorio dei Franchi. Questa lunga ed estenuante campagna militare è portata a termine dai Franchi, senza esclusione di colpi. Il pretesto per lo scontro è offerto dalla ribellione dei Sassoni ai tentativi di cristianizzazione operati con brutalità dai Franchi. La risposta di Carlo è l’ ecci- dio di Verden che costa la vita a ben 4.500 Sassoni in un solo giorno. Alla fine i Sassoni sono completamente sottomessi e viene loro imposta una dura legislazione (Capitulatio de parti- bus Saxoniae, 785), che prevede inizialmente la pena di morte, poi sostituita da una pena pecuniaria, per chi celebra riti pagani e rifiuta il battesimo. Lo stesso eroe dell’indipendenza sassone, Widukind, è costretto, dopo molte battaglie, a capitolare e ricevere il battesimo (785). Nel 778 Carlo annette anche la Baviera che costituisce un importante ponte strategico tra il regno dei Franchi e il territorio lungo il medio corso del Danubio occupato dagli avari. Tra il

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CAPITOLO QUARTO

L’ETÀ CAROLINGIA E IL FEUDALESIMO

Sommario: 1. Carlo Magno. - 2. L’organizzazione dell’impero carolingio. - 3. L’af-fermazione del sistema feudale. - 4. La dissoluzione dell’impero di Carlo Magno.

1. CARLO MAGNO

Il più celebre dei monarchi medioevali regna ininterrottamente dal 771all’814. Dopo aver sconfitto i Longobardi e accettato la funzione di protet-tore del potere temporale della Chiesa, torna ad Aquisgrana, la capitale delregno dei Franchi e inizia una serie di campagne militari.

La politica estera di Carlo si muove su tre direttrici:

— definizione del rapporto con il papa;— risoluzione del conflitto politico-diplomatico con l’impero bizantino;— ripresa della lotta contro i tradizionali nemici dei Franchi: Arabi a sud e

in Spagna, Sassoni e Avari a nord e a est.

La politica interna, invece, mira a dare un’organizzazione unitaria a unregno in continua espansione.

Dopo la sconfitta inflitta ai Longobardi, Carlo si preoccupa di annetterealtri territori al suo regno, perché convinto della necessità di formare ununico blocco cattolico contro l’espansionismo islamico.

Tra il 772 e l’804 invia una ventina di spedizioni contro i Sassoni, i quali, insediati nellazona compresa tra i fiumi Ems ed Elba, costituiscono una continua minaccia per il territoriodei Franchi. Questa lunga ed estenuante campagna militare è portata a termine dai Franchi,senza esclusione di colpi. Il pretesto per lo scontro è offerto dalla ribellione dei Sassoni aitentativi di cristianizzazione operati con brutalità dai Franchi. La risposta di Carlo è l’ecci-dio di Verden che costa la vita a ben 4.500 Sassoni in un solo giorno. Alla fine i Sassoni sonocompletamente sottomessi e viene loro imposta una dura legislazione (Capitulatio de parti-bus Saxoniae, 785), che prevede inizialmente la pena di morte, poi sostituita da una penapecuniaria, per chi celebra riti pagani e rifiuta il battesimo. Lo stesso eroe dell’indipendenzasassone, Widukind, è costretto, dopo molte battaglie, a capitolare e ricevere il battesimo(785).

Nel 778 Carlo annette anche la Baviera che costituisce un importante ponte strategico trail regno dei Franchi e il territorio lungo il medio corso del Danubio occupato dagli avari. Tra il

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779 e il 796, però, anche gli Avari sono sterminati e respinti oltre il Danubio. Dopo la vittoriasugli Avari, Carlo crea la Marca Orientale Ostmark, (da cui Osterreich, Austria).

In quegli stessi anni Carlo riprende la politica antimusulmana dei suoiavi e nel 778 interviene in Spagna su richiesta di Ibn el-Arabi, il governato-re musulmano di Barcellona, in lotta con il califfo di Cordova. La spedizio-ne, che mira alla conquista di Saragozza, si rivela un fallimento e durante laritirata delle truppe franche avviene l’episodio della rotta di Roncisvalle,narrata nella Chanson de Roland. A Roncisvalle un contingente della retro-guardia franca è sorpreso da un’imboscata dei baschi, durante la quale per-de la vita il conte Rolando, paladino di Carlo Magno. Successivamente, iFranchi riescono a penetrare di nuovo in Spagna e sottraggono agli Arabi ilterritorio compreso tra l’Ebro e i Pirenei, fondando la Marca di Spagna.

Grazie alle campagne militari portate vittoriosamente a termine da Car-lo, il dominio del sovrano dei Franchi si estende dall’Ebro all’Elba e dalmare del Nord all’Italia centrale. Sembra così essersi ricostituita l’anticaunità dell’impero romano d’Occidente.

A) L’incoronazione

In occasione di una processione pasquale a Roma, il nuovo papa LeoneIII è aggredito e malmenato da alcuni nobili che lo imprigionano e minac-ciano di accecarlo accusandolo di voler eliminare la consuetudine di con-tendersi con le armi le più alte cariche ecclesiastiche a cui essa aspira. Leo-ne III riesce però a fuggire e si rifugia presso la corte dei Franchi, a cuichiede protezione. Carlo lo scorta fino a Roma e ne riafferma la supremaautorità. Per ricompensare il sovrano, il papa, nella notte di Natale dell’800,lo incorona imperatore dei romani per volontà di Dio, nella basilica di SanPietro, mentre il popolo romano lo acclama. Nasce così il Sacro RomanoImpero, che, tra alterne vicende, durerà fino al 1806, quando l’imperatored’Austria, Francesco I, sarà costretto da Napoleone a dichiararlo decaduto.

B) I rapporti con Bisanzio

Intanto, si vengono a deteriorare ulteriormente le relazioni tra i Franchie l’impero d’Oriente. Il motivo che sottende l’inasprimento dei rapporti traBisanzio e Carlo Magno è la nascita di un secondo impero in opposizione aquello bizantino, che si considera l’unico erede della tradizione romana.Dal 797, la funzione regia a Bisanzio è esercitata da una donna, l’imperatri-ce Irene, che, dopo aver governato per alcuni anni a nome del figlio Co-

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stantino VI, lo depone, lo fa accecare e assume il titolo di imperatrice. InOccidente non è riconosciuta l’autorità imperiale di Irene perché, secondola tradizione, essa spetta solo agli uomini. E, infatti, Irene sarà l’unica don-na a Bisanzio a tenere in proprio nome il potere sovrano; il suo progetto diriunire in un solo impero Oriente e Occidente sposando Carlo Magno falli-sce: due anni dopo l’incoronazione di Carlo, nell’802, l’imperatrice è depo-sta da un generale, Niceforo I, che entra in conflitto con i Franchi. Tuttavia,né da parte di Carlo né di Niceforo c’è una reale intenzione di guerra: per unbreve periodo di tempo i Franchi occupano Venezia e il litorale limitrofo,forti dell’appoggio dei duchi locali che, pur formalmente dipendenti dal-l’imperatore d’Oriente, ne subiscono sempre meno l’autorità. Quando,nell’806, una flotta bizantina riduce all’obbedienza i duchi, il conflitto sem-bra inevitabile. Alla fine, la situazione si compone con un compromessonell’812: Bisanzio riconosce a Carlo il titolo di imperatore romano, mentrequest’ultimo rinuncia al possesso del litorale veneto. Venezia, nominalmen-te dipendente dai bizantini, conserva di fatto la sua autonomia.

2. L’ORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO CAROLINGIO

La struttura dello Stato carolingio poggia sull’organizzazione militare esulla rispettosa disciplina dei sudditi ottenuta mediante la consacrazionedella monarchia e la tradizione di obbedienza al potere costituito. Attorno alsovrano si raccoglie una corte di ecclesiastici e di nobili incaricati dellequestioni dell’amministrazione centrale: il siniscalco, o capo del palazzo, ilconte palatino, capo della giustizia, i palsgravi o giudici del tribunale im-periale. Il potere regio si esercita facendo ricorso al banno, cioè a un poteredi comando la cui violazione comporta gravi sanzioni pecuniarie, e al giura-mento di fedeltà.

L’impero di Carlo Magno era diviso in contee, ciascuna governata da unvescovo nelle questioni spirituali, e da un comes (compagno del re) o contenegli affari temporali. Le contee alle frontiere o marche, data la posizionepericolosa, avevano governatori speciali, i margravi. Le più importantimarche istituite da Carlo Magno sono: la Marca spagnola a cavallo dei Pi-renei, che funge da barriera contro l’espansionismo arabo, e la Marca orien-tale che serve da sbarramento nella vallata del Danubio.

L’amministrazione locale dipende dai missi dominaci, inviati dall’impera-tore a portare ordini e direttive ai funzionari locali e a controllare il loro operato.

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A) Placiti e Capitolari

La pubblica partecipazione al governo è incrementata da periodiche assem-blee di tutti i proprietari, chiamate placiti, che si tengono in varie città dell’im-pero, a Worms, ad Aquisgrana, a Ginevra ecc. A queste riunioni i vescovi e gliamministratori locali riferiscono al re gli eventi significativi verificatisi nei loroterritori dal tempo della precedente convocazione. Durante i placiti il re sotto-pone a un gruppo ristretto di nobili e vescovi le sue proposte legislative; dopoaverle discusse il sovrano formula dei capitola che l’assemblea può approvareper acclamazione o respingere, cosa che avviene raramente.

I capitolari, ossia leggi raccolte in capitoli, valgono per tutto l’impero(capitularia per se scribenda) e spesso devono correggere e integrare le leggispecifiche dei popoli sottomessi (capitularia legibus addenda). I capitolariemanati da Carlo erano soprattutto disposizioni di ordine generale, che rego-lavano caso per caso le singole materie, ben lontani dal costituire una raccoltaorganica di norme giuridiche. In realtà, i popoli che vivevano nel territoriodell’impero continuavano a reggersi seguendo il proprio diritto tradizionale,perpetuando così la concezione barbarica della personalità del diritto.

B) Beneficio e vassallaggio

L’organizzazione amministrativa e giuridica dell’impero carolingio riflet-te due aspetti che costituiranno i presupposti del sistema feudale. Infatti, Car-lo Magno si dibatte tra le difficoltà di reperire validi amministratori che assi-curino compattezza all’impero, perché la conoscenza della tradizione giuridi-ca romana, indispensabile per un buon funzionario, è quasi del tutto scompar-sa e a vari livelli predominano l’ignoranza e l’analfabetismo. L’imperatorepuò solo fare affidamento sui suoi compagni che lega a sé con un rapporto difedeltà personale, cioè di vassallaggio. Anche gli ecclesiastici sono inseriti inquesto circuito, perché costituiscono la sola classe colta dell’epoca.

I vassalli diventano così degli alti funzionari che, oltre a esercitare fun-zioni amministrative, devono provvedere a chiamare alle armi gli uominiliberi, in caso di necessità. Il bando di chiamata prende il nome di eribanno.

L’imperatore, per ricompensare i vassalli (costituiti in prevalenza da contie marchesi) dei servigi resi all’amministrazione dell’impero, concede terrein beneficio, ossia in usufrutto e non in proprietà. Con il sistema del vassal-laggio e del beneficio, Carlo Magno si assicura la lealtà dei suoi collabora-tori e il controllo delle terre che, alla morte del beneficiato, ritornano in suopossesso.

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L’Impero di Carlo Magno

Inoltre, egli cerca di ritardare il processo di frammentazione politica chesi attuerà quando al vassallaggio e al beneficio si aggiungerà l’immunità,cioè il diritto del vassallo (e spesso di chiese e monasteri) di sottrarre leproprie terre alla giurisdizione dei pubblici funzionari.

Gli stessi capitolari non riescono del tutto a dare un’unificazione giuridica ai territoridell’impero perché le legislazioni locali permangono vive e valide in virtù del principio dellapersonalità della legge. Ciononostante, a Carlo Magno si deve un’importante riforma dell’am-ministrazione della giustizia: egli introduce, infatti, la figura degli scabini, giudici popolari

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delle contee scelti dai missi dominici tra esperti delle leggi del regno e delle consuetudinilocali. Questo corpo stabile di giudici locali è investito del rito di approvazione dei capitularialegibus addenda, in cui il consenso da essi prestato assume il valore di impegno formale atenere conto delle nuove norme da applicare.

C) La cultura in epoca carolingia

Nel regno di Carlo Magno l’analfabetismo è molto diffuso, solo qualcheecclesiastico sapeva leggere e scrivere e il basso clero non aveva nessun tipodi istruzione. L’imperatore, pur essendo anch’egli illetterato, comprende ilvalore della cultura e ne favorisce la diffusione negli strati più elevati dellasocietà. Nel 787 Carlo Magno, in un Capitularis de litteris colendis, rimpro-vera agli ecclesiastici la loro scarsa cultura ed esorta cattedrali e monasteri acreare scuole dove chierici e laici possano apprendere a leggere e a scrivere.

L’imperatore raccoglie intorno a sé un gruppo di dotti che formano la cosid-detta Scuola Palatina, con sede ad Aquisgrana, una delle città preferite dall’im-peratore e dalla corte. Presso la scuola vengono istruiti e educati i figli di CarloMagno e quelli dei più eminenti personaggi politici. Il promotore di questointenso fervore culturale è il monaco inglese Alcuino di York, chiamato da Car-lo Magno a dirigere l’attività della scuola. Risale a questo periodo l’istituzione,presso i monasteri e le sedi vescovili, degli scriptoria, in cui gli amanuensitrascrivono i manoscritti della letteratura classica. Tra i frequentatori della scuo-la ricordiamo Paolo Diacono, autore della Historia longobardorum, Pietro daPisa, eminente latinista, Paolino d’Aquileia, esperto drammatico, Eginardo,autore della biografia di Carlo Magno, la Vita Karoli. Risale a questo periodol’istituzione, presso i monasteri e le sedi vescovili, degli scriptoria, in cui gliamanuensi trascrivono i manoscritti della letteratura classica

L’imperatore promuove anche la costruzione di chiese ed abbazie tra cui spic-ca la Cappella Palatina, che un tempo faceva parte del palazzo reale di Aquisgra-na, mentre successivamente è stata accorpata alla cattedrale di quella stessa città.

Al di là del significato che si vuole attribuire alla rinascita carolingia,bisogna sottolineare che proprio in questo periodo cominciano ad affermar-si le lingue volgari che, a poco a poco, sostituiranno il latino anche nellascrittura letteraria.

3. L’AFFERMAZIONE DEL SISTEMA FEUDALE

Tra il X e il XIII secolo il feudalesimo si afferma definitivamente, acqui-sendo i precisi connotati di un’organizzazione politica, sociale e economica.

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Fin dai tempi dei maggiordomi di palazzo, in Francia viene ripreso l’usodella commendatio che, praticata già durante il basso impero, può ritenersi un’an-ticipazione del vassallaggio. Porsi sotto la protezione di un signore per ricever-ne aiuto e difesa è un vero e proprio contratto in cui le parti sono obbligate a unreciproco rispetto dei patti. In genere, il signore concede in usufrutto un appez-zamento di terra che garantisca l’indispensabile per vivere. La terra ceduta prendeil nome di tenure; accanto ad essa sussiste un altro tipo di proprietà, privata edirettamente gestita dal possidente: l’allodio. Sia gli usufruttuari di una tenureche i proprietari di un allodio sono tenuti a partecipare alle imprese militari delsignore e sono sottomessi alla sua giurisdizione. Con l’andare del tempo anchei proprietari di allodi, venendosi a trovare in gravi difficoltà economiche, siaffidano ai latifondisti, dichiarandosi loro vassalli. Scompare così il ceto mediocontadino che costituisce il motore di ogni società civile.

Altra abitudine già esistente presso i popoli germanici è il comitatus,che costituisce la cerchia di compagni e amici fidati del capo durante leoperazioni di guerra. In cambio dei servigi militari resi da questi antrustio-nes (membri del consiglio reale), i capi germanici fanno larghe concessioni.

La confluenza della commendatio e del comitatus dà origine, attorno al IXsecolo, al feudalesimo. Gli elementi costitutivi di questo fenomeno sono tre: ilbeneficio, il vassallaggio, l’immunità. Già a proposito di Carlo Magno ab-biamo chiarito, in linea generale, il significato dei primi due elementi; tuttaviaè opportuno richiamare l’attenzione sul rapporto di vassallaggio. Una voltaricevuto il beneficium, il fedele amico del sovrano assume una serie di impe-gni: deve combattere a cavallo per il suo signore, deve versare un certo nume-ro di tributi e fornirgli soldati, foraggio e derrate a seconda dell’estensione delterritorio ricevuto. D’altro canto, anche il sovrano è tenuto a rispettare i pattidi difesa e di rispetto nei confronti del vassallo. Chi dei due viene meno algiuramento di fedeltà reciproca è considerato un fellone; nel caso di felloniaviene a cadere ogni obbligo dell’uno nei confronti dell’altro.

A) La società piramidale

Spesso la terra concessa in beneficio, che con un termine franco vienechiamata feudo, viene ulteriormente suddivisa dal vassallo in proprietà piùpiccole, assegnate a uomini di sua fiducia, tenuti a rispettare gli stessi obbli-ghi che lui ha nei confronti del sovrano. Si viene così a creare una gerarchiafeudale, di tipo piramidale: al vertice c’è il sovrano, seguito dai vassalli,che possono essere conti, marchesi, vescovi, abati, subordinati ai quali ci

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sono i valvassori, da cui dipendono, a loro volta, i valvassini. La base dellapiramide è costituita dai coloni e dai servi, vincolati alla terra da cui devonoricavare i mezzi di sussistenza necessari al padrone e alla sua famiglia.

I componenti di ogni classe sono legati a quelli del ceto superiore da unrapporto personale, per cui il valvassino deve aiuto e consiglio al valvasso-re che lo ha investito e non al sovrano, che pure rappresenta il vertice dellapiramide. Così, se un vassallo si ribella al sovrano, il valvassore deve esserefedele al suo diretto superiore gerarchico e non al sovrano.

B) L’immunità

Riprendendo una consuetudine già prevista dal diritto romano, l’immuni-tà, in base alla quale sono esentati dal pagamento di imposte gli appartenential rango senatorio, in genere grandi proprietari terrieri, durante l’età merovin-gia e, successivamente, nell’epoca carolingia, i sovrani delegano al vassallol’esercizio di alcune prerogative. Inizialmente l’immunità nasce dall’esigenzaamministrativa di decentrare la pratica di certe funzioni che, su un territoriotroppo vasto, non possono essere esercitate solo dal re. Quando, però, con isuccessori di Carlo Magno, l’autorità regia tende a diminuire, l’aspetto positi-vo del decentramento amministrativo si trasforma in autonomia e in particola-rismo; il feudatario non è più il rappresentante del re su una porzione delloStato, ma è un vero e proprio signore all’interno del suo feudo.

C) L’ereditarietà dei feudi

La legalizzazione definitiva dell’autonomia conquistata dai feudatari neiconfronti del potere centrale si ha con il capitolare di Quierzy dell’877,emanato da Carlo il Calvo. L’imperatore riconosce l’ereditarietà dei feudimaggiori che possono così essere trasmessi di padre in figlio e sfuggono adogni controllo regio. Il colpo definitivo al sistema imperiale è poi infertodalla Constitutio de feudis del 1037, tramite la quale l’imperatore Corra-do II il Salico rende ereditari anche i feudi minori.

D) L’economia feudale

La campagna costituisce il motore dell’economia feudale che, in gene-re, si svolge all’interno del latifondo e ha per questo un carattere chiuso,autosufficiente. Tipiche tecniche agricole, diffuse in Europa tra l’VIII e il Xsecolo, sono l’aratro pesante e la rotazione triennale.

Durante l’epoca romana, soprattutto nelle aree dal clima mediterraneo,era in uso l’aratro leggero che, per mezzo del vomere, riusciva a dissodare

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solo superficialmente la terra; nel caso fosse stato necessario un ulterioredissodamento, si adoperava la vanga. Per la sua leggerezza, questo aratropoteva essere trainato anche da un asino o da un paio di buoi. Nell’età feu-dale si diffonde invece un altro tipo di aratro, molto più efficace nella lavo-razione delle terre pesanti, argillose, impregnate d’acqua, tipiche dell’Euro-pa settentrionale. La novità dell’aratro pesante consiste nell’utilizzazione diun elemento supplementare, il versoio, posto lateralmente al vomere, cherivolta in profondità le zolle e non si limita a tracciare solo una linea super-ficiale sul suolo. I campi nei villaggi dell’Europa settentrionale acquistanouna forma diversa perché l’aratro, divenuto più pesante, è anche poco ma-neggevole, per cui diventa complicato girarlo e riportarlo all’altro capo delcampo. Si diffondono così i campi a strisce, allungati e stretti.

Nell’età feudale viene introdotta la rotazione triennale, che lentamente sostituisce quellabiennale. Si tratta di una tecnica che consiste nel dividere la zona coltivabile in tre parti, lasciandoriposare ogni tre anni una parte di terreno per consentire la ricostituzione dell’azoto necessarioalla crescita dei cereali. Il vantaggio della rotazione triennale rispetto a quella biennale è la dimi-nuzione della terra incolta dalla metà a un terzo della superficie totale. Infatti, una parte è semina-ta a cereali invernali (segale e frumento), la seconda a cereali primaverili (avena e orzo), la terzaè lasciata a maggese, cioè arata, ma non seminata. Le tre operazioni sono ripetute su ciascunadelle tre parti che costituiscono la proprietà, per cui ogni anno due campi su tre sono produttivi.

Tra il IX e il X secolo vengono introdotte altre due nuove tecniche nell’impiego deglianimali da lavoro: il collare di spalla, che sostituisce il collare tracheale e permette all’animaleuna più proficua utilizzazione delle sue energie, e il mulino ad acqua, che può considerarsi laprima macchina medioevale non azionata da energia umana o animale.

Non va dimenticato neanche l’apporto positivo dell’enfiteusi, un parti-colare tipo di locazione fondiaria, in base alla quale il locatario ha l’obbligodi non deteriorare il fondo, ma di migliorarlo e di pagare un canone annuo.La durata di questo affitto può essere anche di 99 anni, per cui il locatario hala possibilità di un pieno godimento del fondo stesso.

Nell’età feudale la terra è l’unica fonte di sostentamento, la sola condi-zione della ricchezza. Dall’imperatore, che non disponeva di nessuna rendi-ta all’infuori di quella che gli veniva dalle sue proprietà fondiarie, fino alpiù umile dei servi, tutte le classi della popolazione vivevano direttamente oindirettamente dei prodotti della terra.

Come rileva lo storico Henri Pirenne, « La ricchezza mobile non aveva più nessun impie-go economico. L’intera vita sociale poggiava sulla proprietà, o sul possesso, della terra. Di quil’impossibilità per lo Stato di mantenere un apparato militare e un’amministrazione, che nonfossero fondati sulla terra. Per formare un esercito bisognava necessariamente ricorrere ai feu-

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datari; i funzionari dell’amministrazione potevano essere scelti solo fra i grandi proprietari. Inqueste condizioni, diventava impossibile salvaguardare la sovranità del capo dello Stato: essacontinuò a sussistere come principio, ma scomparve di fatto. Il sistema feudale in fondo non èaltro che il trasferimento dei poteri pubblici nelle mani degli agenti di tali poteri, i quali, per ilfatto stesso di detenere ciascuno una parte del territorio, diventano indipendenti e consideranole proprie attribuzioni come parte del proprio patrimonio».

4. LA DISSOLUZIONE DELL’IMPERO DI CARLO MAGNO

Gli anni che seguono la morte di Carlo Magno, avvenuta nell’814, sonocontrassegnati da una serie di avvenimenti disastrosi per la sorte dell’impero.

Già prima di morire, Carlo Magno ha diviso l’impero fra i suoi tre figli,secondo la concezione dinastico-patrimoniale dello Stato tipica dei popoligermanici: una concezione che appare antitetica rispetto all’opera di restaura-zione imperiale dello stesso Carlo Magno. La disgregazione dell’impero saràcosì agevolata dal carattere ereditario dello stesso; tuttavia almeno per il mo-mento tale disgregazione è evitata, perché a Carlo Magno sopravvive soloLudovico il Pio, che tra l’814 e l’840 mantiene intatta l’unità dell’impero.

Alla sua morte, invece, si scatena la lotta tra gli eredi, che nell’843 siaccordano stipulando il Trattato di Verdun, col quale si attribuisce:

— a Lotario I il titolo imperiale e la parte dell’impero comprendente l’Ita-lia settentrionale, i territori della Germania e della Francia racchiusi trail Reno, il Rodano, la Mosa, la Schelda e il mare del Nord;

— a Ludovico, detto il Germanico, le terre comprese tra l’Elba e il Reno;— a Carlo il Calvo la Francia (il toponimo compare per la prima volta

proprio in questo documento).

Un anno prima della stipulazione del Trattato di Verdun che sancisce lafine del sogno di una Respublica Christiana, inseguito e realizzato da CarloMagno, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si incontrano a Strasburgo inpresenza dei loro soldati per suggellare l’accordo raggiunto. Il giuramento,redatto in latino, è tradotto in francese e in tedesco per consentire ai due eser-citi di comprenderne il significato. Il testo del Giuramento di Strasburgo è,dunque, il primo documento in volgare neolatino della storia d’Europa. Oltrealle divisioni politiche politico-territoriali, emergono ora anche le differenzeetniche e linguistiche che, di lì a poco, comporteranno la configurazione, al-l’interno dell’impero, di un regno franco ben distinto da un regno germanico.

Lo stesso titolo imperiale perde rilevanza politica a vantaggio dei na-scenti regni franco e germanico. Tuttavia la corona dell’impero continua a

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essere assegnata. Dopo la morte di Lotario, nell’885, passa, infatti, al figlioLudovico II, già re d’Italia dall’844 e associato all’impero (cioè designatoalla successione) nell’850 dal padre.

Nell’875 Ludovico II muore e il titolo passa al fratello del padre, Carlo ilCalvo, re dei Franchi. Questi, incoronato a Roma dal papa Giovanni VIII (che,secondo alcune leggende dei secoli successivi, sarebbe una donna, la leggenda-ria papessa Giovanna), regna solo dall’875 all’877, riuscendo però a legittimarel’ereditarietà dei feudi maggiori, con l’emanazione del capitolare di Quierzy.

L’ultimo tentativo di unificazione dell’antico impero carolingio è operadi Carlo il Grosso, figlio di Ludovico il Germanico, che regna tra l’881 el’887. Incapace di opporre una valida resistenza ai Normanni e agli slavi, ilGrosso, ultimo imperatore carolingio, è deposto dal nipote Arnolfo di Ca-rinzia, re di Germania. Dall’887 in poi, ognuna delle parti dell’impero —Francia, Germania, Italia — avrà una sua storia autonoma.

La spartizione dell’impero carolingio

Page 12: Copyright© Esselibri S.p.A. · all’814. Dopo aver sconfitto i Longobardi e accettato la funzione di protet-tore del potere temporale della Chiesa, ... L’età carolingia e il

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.53L’età carolingia e il feudalesimo

GlossarioAllodio: il termine indicava nel Medioevo i beni e le terre possedute in piena proprietà, inopposizione ai termini feudo o beneficio con i quali si indicavano invece i beni ricevuti inconcessione da un signore dietro prestazione di un giuramento di fedeltà (omaggio feudaleo vassallatico). Spesso i proprietari di allodi erano i discendenti degli antichi arimanni, che,conquistato un nuovo territorio, vi si insediavano con la propria famiglia e con i propriservi. Questa forma di piccola proprietà, tra il IX ed l’XI secolo, conobbe un declino,poiché, venuta meno l’usanza germanica che prevedeva che la guerra fosse un dovere ditutti i liberi.Banno: nelle lingue germaniche ban indicava il potere supremo che spettava a ciascuncapo delle tribù. Nel diritto feudale, il banno è il potere esercitato dal detentore di unasovranità (re o feudatario) sui propri sudditi. Esso consisteva nel diritto d’imporre corvéesai sudditi, di riscuotere le tasse, di intraprendere azioni di guerra e, più in generale, dipotersi far riconoscere come signore legittimo di un territorio.

Tavola cronologica768: Muore Pipino il Breve lasciando il trono ai figli Carlo e Carlomanno.771: Muore Carlomanno e Carlo diventa unico re dei Franchi.772: Campagna contro i Sassoni.773: Occupazione franca dell’Italia settentrionale. Assedio di Pavia.778: Annessione della Baviera.

Spedizioni contro i musulmani di Spagna.Disfatta dei Franchi a Roncisvalle.

790: Carlo sconfigge gli Avari.800: Incoronazione di Carlo Magno in San Pietro (25 dicembre).812: Bisanzio riconosce il Sacro Romano Impero.813: Carlo Magno associa al trono il figlio Ludovico il Pio.814: Morte di Carlo Magno.840: Morte di Ludovico il Pio.843: Trattato di Verdun e divisione dell’impero carolingio in tre Stati.