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LA FILIALE di Inzago compie tre anni INTERVISTA al Vescovo di Novara Mons. Brambilla I SOGGIORNI ESTIVI ad Andora e Spotorno uper omnia charitas Sacra Famiglia? Presente!!! Sacra Famiglia? Presente!!! FONDAZIONE SACRA FAMIGLIA ONLUS Abbiamo cura delle persone disabili SOC - LUGLIO 2012 - Poste Italiane Spa - spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Milano Copertina Giugno 12 soc:Layout 1 24/07/12 08.48 Pagina 1

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LA FILIALEdi Inzago compie tre anni

INTERVISTAal Vescovo di NovaraMons. Brambilla

I SOGGIORNI ESTIVIad Andora e Spotorno

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Sacra Famiglia?Presente!!!

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FONDAZIONESACRA FAMIGLIA

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Periodico della Fondazione Sacra Famigliadi Cesano Boscone

Direttore responsabileStefano Lampertico

Direttore editorialeDon Vincenzo Barbante

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Archivio fotograficoArchivio Fondazione IsfDonatella VeroneseTiziano Bernabè

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Direzione e redazionePiazza L. Moneta, 120090 Cesano Boscone (MI)Tel. 02.456.77.753 Fax 02.456.77.549e-mail: [email protected]

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In copertina: Ferruccio Cossu durante i Giorni delFuoco

N. 2 - Luglio 2012

u p e romnia

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SOMMARIO luglio 2012

EDITORIALE«Prendi il largo...»

PRIMO PIANOUna chiacchierata con il Vescovo di Novara

SCIENZA❚ L’influenza stagionalenegli anziani❚ Uno studio percapire il cancro❚ Un corso sull’autismo

AGENDALa solidarietàche aiuta i nostriragazzi

GOCCE D’ORODonazioni e lasciti

IL PUNTOLe cose cheabbiamo fatto❚ Approvato il bilancio 2011❚ Il nostro stand allaFiera Reatech di Rho❚ Un convegno perparlare di autismo❚ Cocquio, inaugurati isollevatori❚ Cocquio, al via“Camminiamo insieme”❚ Cocquio, in ricordodi Mons. Rampi❚ Andora, la gara diTriathlon❚ Un’orchestra moltospeciale❚ Il Camaleonte, vocidal Centro DiurnoPsichiatrico

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FONDAZIONESACRA FAMIGLIA

ONLUS

Abbiamo cura delle persone disabili

SPECIALE❚ I 3 anni della Filiale diInzago Simona Sorge❚ RadioAzioni, musicae racconti❚ Giada racconta la sua storia❚ Eugenio Finardi cantaper gli ospiti❚ Andora e Spotorno:soggiorni estivi❚ Andrea Ranocchia eil mitico Zio Beppe invisita a Inzago

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)EDITORIALE

luglio 2012 ❙ SOC)

di Don Vincenzo Barbante*

«PRENDI il largo...»A volte capita che per quanta buona volontà, esperienza,impegno, tu ci metta …. Le cose proprio non vanno comevorresti. A Pietro e ai suoi compagni era andata così quel-la notte. Ore e ore trascorse in mezzo al “mare”, lontano dal-la riva. E all’alba quell’aria umida e fredda che entrava nel-le ossa e metteva in fuga ogni tentazione di cedere al son-no. Volti segnati dalla stanchezza, sguardi appannati, po-che parole. Eppure le mani non avevano smesso di traffi-care funi e remi e reti. Tanta fatica, la solita, per una pescapovera. È la storia di sempre, dei padri e dei padri prima diloro. Testardamente si era ripetuto il rito antico: scioglie-re la vela, varcare il mare, penetrando nella notte, e nel si-lenzio gettare le reti sotto lo sguardo paziente delle stelle,per racimolare … pochi pesci. Ma poi un giorno, anzi, quel giorno, quasi ap-prodati alla riva, una piccola folla, e tra loroun uomo, sguardo profondo e parola ferma,che dice: “Prendi il largo ….”.Che ne sa lui della fatica che piega le ossa, se-gna le mani, agita il cuore? Che ne sa lui diquesto mestiere, di questo mare? Così pensa-vano i compagni. Ma Pietro, no, lui no:“Maestro, abbiamo faticato tutta la notte enon abbiamo preso nulla - gli grida - ma …ma sulla tua parola getterò le reti”.In questi giorni ho pensato più volte a questo episodio delVangelo di Luca (5,4-5).Il nostro Paese si affanna in una notte lunga e infruttuosa.La crisi morde la società e tanta fatica e tante speranze re-stano deluse e senza esito. Per tante famiglie lo scenario sifa sempre più difficile. Cresce il senso di precarietà, di in-sicurezza. Anche la speranza sembra arrendersi a una cro-naca sempre più amara. È un contesto difficile, e il nostro Istituto fa i conti con ipropri numeri e con il senso del proprio esistere.Il bilancio del 2011 è ancora negativo. Abbiamo lavoratoe lavorato di più. Ci siamo impegnati per tagliare gli spre-chi e rendere più efficiente la spesa, per incrementare la vo-ce produttività. Va dato atto che tutti, in un modo o nel-l’altro, abbiamo cercato di fare quello che potevamo per mi-gliorare le cose. I risultati non sono mancati, i ricavi sonocresciuti, ma poi ecco i tagli operati dalle varie regioni che

hanno vanificato tanti sforzi, e non sono bastati l’affetto ditanti amici e la loro beneficenza a compensare.“Prendi il largo …”.Occorre fede e coraggio: fare ciascuno il proprio dovere enon smettere di sperare. Non si tratta di essere ingenuamen-te ottimisti. È una determinazione forte che occorre ave-re dentro di sé: è un nuovo mattino. Tocca a noi, nella fe-deltà alla nostra missione, dare ali alla speranza. I nostri ospi-ti, le famiglie, chi collabora con il proprio lavoro ci chie-dono di non tradire il senso profondo del nostro esistere: lasolidarietà può rendere possibile l’impossibile. In questa calda estate partiranno nuovi lavori: a CesanoBoscone per riammodernare le strutture dei centri diurni,a Casbeno di Varese per avviare nuovi servizi per il terri-

torio. Questi sono solo i primi di una serie diinterventi che il nostro Istituto intende rea-lizzare nel breve e medio periodo.E proprio in questi giorni prenderà avvio unpercorso impegnativo di analisi e riflessioneche coinvolgerà tutta la struttura e consulen-ti esterni e porterà a predisporre il nuovoPiano Industriale destinato a orientare ilcammino dei prossimi tre anni e oltreProprio in un momento in cui è forte la ten-

tazione di rassegnarsi, di pensare solo a se stessi, vogliamo“gettare le reti”, non fermarci alle parole, confermare consegni concreti la nostra disponibilità a non tradire il sen-so di una presenza, di una storia, la nostra. Rilanciare in-sieme le ragioni di uno stile diverso di attenzione al mon-do che ci circonda, alle persone che lo abitano, mostrarecon i fatti che nessuno deve essere trascurato, lasciato daparte, soprattutto chi vive l’esperienza della fragilità, sin-golo o famiglia che sia.Chiediamo ai nostri amici di esserci ancora più vicini, dipartecipare a questa impresa, di promuovere questo stile diessere tra la gente. Non è solo l’Istituto che ne ha bisogno,ma la nostra civiltà.“Prendi il largo …” vale per tutti: per la gente comune, perchi fa cultura, per chi si occupa di economia, per i politi-ci, per gli uomini di chiesa, e …soprattutto … per noi. ■

*Presidente della Fondazione Sacra Famiglia

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PRIMO PIANO

“I l tema della disabilità nella vitaquotidiana della famiglia tra la-

voro e festa è arduo. Ma è importanteparlarne. È un test del grado di civiltà diuna società”. Sua Eminenza GiulioBrambilla è il Vescovo di Novara, eabbiamo voluto confrontarci con lui suun tema a noi caro, di cui si è parlato an-che nel VII Incontro Mondiale delleFamiglie dello scorso maggio a Milano.

Il Vescovo è partito da questa espressio-ne di Dietrich Bonhoeffer, teologo lu-terano tedesco morto nel 1945, prota-gonista della Resistenza al Nazismo:“Ogni comunità cristiana deve sapereche non solo i deboli hanno bisogno deiforti, ma che questi ultimi non possonoessere veramente uomini senza i primi”.

Sua Eminenza, cosa significa per una

coppia di genitori scoprire che il pro-prio figlio è disabile?Si tratta di un evento traumatico edrammatico. “Traumatico” perché, èinutile nasconderselo, s’abbatte suuna vita di coppia, sul suo sogno, sulsuo progetto, mutandone totalmentela direzione e sottoponendola a uncammino non solo di profonda ripro-gettazione della vita quotidiana e del-

Una chiacchierata col Vescovo di Novara

Ufficio comunicazione

S .E. Mons . Franco GiulioBrambilla, Vescovo di Novara,con Papa Benedetto XVI

S. E. Mons. Franco Giulio Brambilla parla di disabil ità in famiglia, nel lavoro e nella festa

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l’orizzonte di senso, ma a una “ridefi-nizione” del rapporto di coppia.“Drammatico” perché rimette in gio-co le relazioni familiari e i ruoli geni-toriali, oppure li sconvolge, li scompi-glia fino agli esiti più estremi del rifiu-to e dell’abbandono. All’inizio la cop-pia è sola, tremendamente sola!Anche la presenzadei parenti non è su-bito un aiuto, puòoscillare su tutta lagamma delle possi-bilità: dalla preoc-cupata vicinanza os-sessiva all’inesorabi-le allontanamento,perché non si sa co-me e dove mettere le mani…

È a questo punto che accade, come di-ce lo scrittore Giuseppe Pontiggia nelsuo libro “Nati due volte”, la secondanascita..Proprio così. È in questo processo di“riorganizzazione” dello spazio e deltempo e di “ridefinizione” delle relazio-ni di coppia che accade la “secondanascita”: quella che fa passare dal figliosognato al figlio reale e dal figlio ricevu-to al figlio accolto e voluto. Questoprocesso accade soprattutto nella vitaquotidiana, nel triangolo tra relazionifamiliari, vita di lavoro e tempo della fe-sta. Qui dovremmo ascoltare da moltigenitori la loro storia, una storia checontiene gesti e affetti, lacrime e atte-se, scoramenti e speranze, litigi e ri-conciliazioni, notti oscure e segni difiducia che danno speranze al domani.

Come reagiscono i due genitori, quan-do finalmente prendono coscienza del-la disabilità de figlio?La presenza della disabilità fa sorgerel’interrogativo “di chi è la colpa?”.Spesso tutto ciò è motivo di litigi e di-visioni tra la coppia e le famiglie di ori-gine. Da questo punto di vista hanno

più tenuta coppie che abbiano già al-tri figli. Se si tratta del primo figlio sicreano davvero situazioni drammati-che, anche perché non sono proble-matiche che si riesce sempre a esplici-tare facilmente nel dialogo a due, marimangono implicite negli affetti enei gesti.

E poi, oltre alla fa-miglia, c’è il tempodella festa e del lavo-ro. Che cosa accade?I tempi della festain questi anni sonopiù di carattere fa-miliare, nella cer-chia delle famiglie.

Sovente si perdono le amicizie dellefamiglie con le quali si condividevaprima tempo libero e altro. Chi sta at-torno non sa cosa dire e come fare.Negli anni scorsi avevano un signifi-cato di sostegno le associazioni, ma og-gi c’è molta solitudine. Occorre solle-citare i genitori a non lasciare il lavo-ro, magari a chiedere il part-time, manon escludersi dalla società perchéaltrimenti s’innestano dipendenze chenel tempo separano la famiglia in mo-do netto dal contesto sociale.

A un certo punto il figlio disabile cre-sce e va a scuola.Negli anni della scuola dell’infanzia edella primaria le famiglie vivono untempo di “inserimento sociale” e spe-rimentano sia per i figli che per lacoppia esperienze “belle”. Il passaggioalla scuola media inizia a mostrarequanto a volte ciò che si è vissuto siastato solo “inserimento” e non “inte-grazione”. Per i più gravi si iniziano asperimentare le esclusioni, la diversi-ficazione, la marginalità. Il carico fa-miliare ricomincia a essere gravosoper la limitatezza di proposte alterna-tive alla cerchia familiare. Ritorna afarne le spese l’organizzazione dellavita di famiglia e la possibilità di lavo-ro di entrambi i genitori. La sceltadella scuola superiore porta con séanche il progetto futuro del figlio di-sabile. Terminata la scuola, qualunqueessa sia, porterà alla possibilità del la-voro, condurrà a esperienze senza finedi tirocini, condurrà di essere accoltiin cooperative di lavoro oppure instrutture di tipo occupazionale assi-stenziale. Sempre più si riducono lepossibilità di condivisioni con i coeta-nei, lentamente il figlio disabile “rien-tra in famiglia” senza possibilità di

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)PRIMO PIANO

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“ Voi dovete viveregiorno per giorno

Sarà un’ esperienza, durissima.

Ne uscirete migliorati”

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uscita, se non per alcuni e per pochi.La famiglia quindi deve riorganizzarela sua vita di relazione al suo interno,i rapporti con la realtà che la circon-da. I suoi tempi di festa e di vacanzasono determinati dalla presenza co-stante e continua dei figli disabili chea volte crescendo s’aggravano sia alivello comportamentale sia per gliaspetti medici. Ci sono famiglie chenon possono più permettersi né uncinema né una pizza fuori casa ...

Lei ha avuto esperienze dirette con fa-miglie che hanno un figlio disabile?In vent’anni di vicinanza alle famigliecon bimbi disabili posso testimoniarequesto: ho visto storie tragiche che mihanno fatto piangere, ma ho vistostorie stupende e struggenti di frontealle quali mi vergogno di essere un pre-te mediocre. Ma ciò che si può e si de-ve dire ai genitori che hanno figli co-sì lo esprimo con le parole diPontiggia. Nel suo romanzo raccontacosì. Il dottore sta comunicando ai

genitori la diagnosi del figlio nato di-sabile. «Posso sbagliarmi. Voi dovetevivere giorno per giorno, non dovetepensare ossessivamente al futuro. Saràun’esperienza durissima, eppure non ladeprecherete. Ne uscirete migliorati. Questi bambini nascono due volte.Devono imparare a vivere in un mon-do che la prima nascita ha reso più dif-ficile. La seconda dipende da voi, daquello che saprete dare. Sono natidue volte e il percorso sarà più tormen-tato. Ma alla fine anche per voi saràuna rinascita. Questa almeno è la miaesperienza. Non posso dirvi altro» (G.PONTIGGIA, Nati due volte,Mondadori, Milano 2000, p. 35). Altermine il narratore - non dimentica-te che ha avuto un figlio disabile -commenta con una parola lapidaria:Grazie, a distanza di trent’anni. Forsedopo trent’anni si è in grado di direquesto difficile grazie. Il grazie più ar-duo e più grande della vita!

Che cosa succede quando il bambinodisabile diventa adulto?A un certo punto il figlio disabile di-venta grande. Il lavoro è la prima e lapiù importante questione. Il lavoro èper tutti realizzazione del sé, anche perle persone disabili, anche se gravi manonostante la legislazione di moltenazioni abbia introdotto alcune faci-litazioni queste sono sovente drib-blate. È necessario dire con chiarezzache il mondo del lavoro - come ilmondo della scuola - se ha come finel’efficienza, deve pensarla non comecostituita da un mondo di macchineche funzionano tutte perfettamente,ma come un mondo di persone, inte-grando anche le persone ferite, cosìcome ogni legislazione prevede prov-videnze per la gravidanza, per le situa-zioni di malattia e invalidità, sia dalpunto di vista del tempo che dellospazio, distribuendone il carico sullavita sociale.

Eppure le cose non funzionano così..Se il lavoro del disabile poteva primaessere pensato in termini di integrazio-ne, con la recente crisi si corre il ri-schio di risospingere nella marginali-tà e nell’oscurità i processi di inte-grazione che talvolta si erano attiva-ti virtuosamente negli anni del be-nessere economico. Si crea da un la-to il mondo della competizione e del-l’efficienza, e dall’altro il mondo del-la sopravvivenza e della sussistenza.Ne va della nostra umanità. Ne va so-prattutto della vita delle famiglie,stremate da questo fenomeno delladoppia velocità sociale. Se misuriamola possibilità di partecipazione all’ef-ficienza motoria e intellettuale (Q.I.),i disabili adulti non possono compete-re nell’arena sociale. Invece, possonostare in un ambiente di lavoro per ciòche sono in grado di dare, sia in termi-ni di lavoro che di condivisione nelmondo cosiddetto produttivo. Essipossono partecipare forse non per laloro efficienza e intelligenza, ma per ilcarico di umanità e di amicizia chesanno trasmettere. Per questo il disa-bile adulto (e non solo per la situazio-ne più facile del bambino), deve esse-re al centro della festa e della vitadella comunità. Questa è la nostraconclusione. Dobbiamo proclamare:“Noi ci siamo, noi ci stiamo!” Noi cisiamo insieme a tutti coloro che sidedicano alle altre forme di povertà edesclusione; noi ci siamo non solo perassistere, per creare spazi marginali,che lasciano intatta la forma della vi-ta sociale e del mondo. Ci siamo, in-vece, per cambiare il mondo o, alme-no, il nostro modo di vivere nellospazio della relazione familiare, dellamaniera di abitare il mondo e di uma-nizzare il tempo. Festa e lavoro ne so-no gli snodi essenziali. ■

Stefania CulurgioniUfficio Comunicazione

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PRIMO PIANO

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)SCIENZA

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LLa Fondazione Istituto SacraFamiglia Onlus, attraverso la DirezioneScientifica diretta dal prof. FabrizioPregliasco, da qualche anno ha avviatoprogetti di ricerca sul campo, per appro-fondire i temi di diagnosi e cura dellepersone fragili.In questo contesto, è stata svolta una ri-cerca sul Risk Management. La dott.ssaMariapia Delle Donne, responsabiledel Servizio di CoordinamentoInfermieristico della Fondazione, con ilsupporto del Direttore Scientifico, harealizzato lo studio, coinvolgendo la ca-tegoria degli infermieri, sempre in primalinea su questo argomento, con l’obiet-tivo di introdurre in Fondazione proces-si e verifiche basate sulla gestione del ri-schio clinico.Possiamo definire il rischio clinico co-me la probabilità che si verifichino even-ti che producano danno a persone ocose, per effetto di una fonte (pericolo)legata alle attività clinico-assistenziali.Bisogna considerare, infatti, che, an-che se tutti tendiamo a rifiutare la pos-sibilità di qualsiasi inefficienza che riguar-di la salute, la cura medica, infermieristi-ca, assistenziale o educativa che sia - èun’attività umana come le altre e, quin-di, imperfetta. I pazienti, intesi come fre-quentatori dei servizi ambulatoriali, e gliospiti, intesi come residenti delle strut-ture sociosanitarie, sono, di per sé, ungruppo ad alto rischio, a causa delle lo-

ro limitazioni fisiche, delle condizioni disalute e della terapia polifarmacologicache assumono. Per far fronte a questa re-altà, ogni struttura sanitaria e sociosani-taria si attrezza con meccanismi utili al-la gestione del rischio clinico per iden-tificare i punti critici delle attività sani-tarie, analizzare i rischi e monitorarli, perintervenire con tutti i correttivi possibi-li, per minimizzare le probabilità di erro-re e garantire la più alta qualità di curae assistenza a tutti.

Il progetto svolto parte dal concet-to di rischio clinico per riconoscere chel’errore è e deve diventare un fondamen-tale momento di riflessione per indivi-duare e attuare comportamenti più effi-caci, realizzando una crescita professio-nale per tutte le figure coinvolte neipercorsi di cura.L’impegno della Fondazione rispetto altema riguarda la messa in atto di un in-sieme di processi, sistematici e pianifica-ti, finalizzati a ridurre il più possibile laprobabilità del verificarsi di un danno,reale o potenziale, a persone e cose.Negli ultimi mesi sono stati rivisti icontenuti delle cartelle cliniche e dei fa-scicoli sanitari e sociali (FaSaS), deipiani individualizzati (declinati per di-verse tipologie di utenti), dei protocol-li di cura e assistenza, nonché delle pro-cedure di richieste dei consensi, alloscopo di rendere trasparente e verifica-

bile l’intero iter di presa in carico diogni ospite, condividendola con la fami-glia e con i tutori. La realizzazione di que-sta documentazione ha fornito, con-temporaneamente, l’occasione e gli stru-menti per meglio approfondire e strut-turare il percorso di analisi del lavorosvolto quotidianamente, alla ricerca delpiù elevato standard possibile, nell’otti-ca del maggior benessere per ogni uten-te e per la sua famiglia.

Le aree di risk management chela filiale-pilota ligure ha scelto di appro-fondire, a partire dal 2010, sono quelledi seguito elencate:❚utenza e rischi associati all’eroga-zione di prestazioni sanitarie;❚risorse umane che possono esserecolpite da infortuni o malattie profes-sionali;❚rischi connessi alla conservazione,preparazione e dispensa degli alimenti; ❚rischio biologico.Gli elementi evidenziati derivano dal-l’identificazione di utenti e personale co-me gruppi da tutelare, e dall’identifica-zione di due aspetti della gestione quo-tidiana della struttura che si presentanocome problematiche (gestione della ca-tena alimentare e rischio biologico). Èstato successivamente costituito ungruppo di lavoro integrato e multidisci-plinare con funzioni di coordinamentoche si è dato i seguenti compiti:

Uno studio per migliorare la gestione del rischio clinico nella professioneinfermieristica della Fondazione Sacra Famiglia

Mariapia Delle Donne, Fabrizio Pregliasco, Servizio medico-infermieristico filiali liguri

RISK MANAGEMENTattività assistenziali

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❚definire gli strumenti per l’individua-zione e la valutazione dei momenti di ri-schio e delle situazioni incidentali; ❚analizzare le segnalazioni di possibilieventi avversi; ❚rilevare le criticità più o meno la-tenti; ❚definire strumenti e azioni per la ridu-zione dei danni ai pazienti.Il gruppo ha lavorato per dare delle de-finizioni su alcuni termini che potesse-ro rendere chiaro a tutto il personale del-la Fondazione il linguaggio utilizzatonel campo specifico e quindi nel relati-vo protocollo e nella scheda segnalazio-ne, dandosi un calendario predefinito diincontri per valutare il contenuto del-le schede segnalazione compilate, traen-done indicazioni per la stesura del suc-cessivo piano di miglioramento e per lacomunicazione degli eventi stessi.La scelta della figura degli infermieriper avviare il progetto sul rischio clini-co nella sede di Cesano Boscone nel2011, deriva dall’esperienza ligure, do-ve è emerso che questi rappresentano lafigura professionale maggiormente coin-volta in tutte le segnalazioni: questoaccade in parte perché l’infermiere si tro-va nella posizione di poter o aver com-messo un errore, ma ancora più di fre-quente perché interviene qualora si ve-rifichino errori di vario genere, in quan-to l’infermiere risulta essere la figura sa-nitaria più presente in struttura in termi-ni di orari di servizio e spesso, quindi, èla risorsa di riferimento presente conmaggior responsabilità.Proprio per il ruolo più o meno consa-pevolmente svolto dall’infermiere alverificarsi di errori, si è scelto di avvia-re i primi corsi con un gruppo di 30 in-fermieri fra i quali sono stati ricompre-si 7 infermieri coordinatori, provenien-ti 4 da RSD, 1 da una RSA e 2 da uni-tà riabilitative.Il Coordinamento infermieristico hadisegnato il percorso formativo e hasuccessivamente svolto un lavoro di

raccolta e analisi dati, utilizzando lostrumento del questionario rivolto agliinfermieri delle sedi liguri e di CesanoBoscone.Gli obiettivi in base ai quali sono statecostruite le domandesono così riassumibili:❚verificare quale per-cezione di partenzahanno gli infermierisul tema, in particola-re in riferimento alproprio ruolo all’inter-no dell’equipe multiprofessionale che è lostrumento operativo-gestionale diffusoin Fondazione;❚verificare come varia la consapevolez-za della possibilità di errore cui si è quo-tidianamente esposti;❚confrontare il diverso grado di consa-pevolezza tra i colleghi che operano instrutture che applicano o non applica-no uno specifico protocollo sull’argo-mento.La scelta di inserire domande cheindagano l’inquadramento degli in-fermieri in una struttura socio assi-

stenziale anziché puramente sanita-ria, è nata dalla considerazione che laformazione e le prime esperienze diogni infermiere avvengono in ambi-to ospedaliero. Questo significa spe-

rimentare condizio-ni e aspettative versoil proprio ruolo nel-l’ottica di un miglio-ramento/guarigionedel paziente; di undialogo con il medi-co; di una presa incarico di persone chesanno raccontare e

dire di sé, mentre diversa è la realtà diuna struttura che accoglie disabili eanziani non autosufficienti. NelleUnità ospedaliere dove il pazientevive esperienze molto critiche (ades. unità coronarica o rianimazione)tende a prevalere un aspetto tecnicodi assistenza, che infonde sicurezza efa sperimentare i limiti del proprio in-tervento che quindi diventano unriferimento replicabile, mentre neiconfronti della disabilità e del rappor-to col disabile psico-fisico, prevale

Domanda: con chefrequenza evidenzi,nella giornata lavorati-va, eventi legati alleprestazioni infermie-ristiche che potreb-bero causare errori(più o meno gravi)?

Domanda: pensi siautile per la tua pro-fessione avere mo-menti di confrontocon i colleghi o conl'equipe multiprofes-sionale per la condivi-sione e la risoluzionedi problematicheemerse?

Possibilità d’errori e lavoro d’equipe

per niente poco abbastanza molto

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SCIENZA

L’ errore è un fondamentale

momento diriflessione per attuare

comportamenti più efficaci

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sempre un aspetto relazionale-comu-nicativo, necessario anche proprioper far accettare le terapie o le medi-cazioni, quindi per poter svolgere leprestazioni infermieristiche. Quandoun infermiere arriva in una strutturasocio assistenziale, scopre di doverimparare un nuovo modo di relazio-narsi, soprattutto con i pazienti, di do-ver affrontare situazioni per lo piùcroniche per la cura delle quali devecollaborare costantemente con figu-re professionali diverse con formazio-ne anche molto distante dalla propriae senza basi comuni sanitarie. Bisognapoi considerare anche la necessitàdi sapersi rapportare in un dialogocontinuativo e costruttivo con le fa-miglie degli ospiti che sono spessomolto partecipi e presenti, e portanole loro attese, le loro esperienze di cu-ra e la conoscenza affettiva dell’ospi-te all’interno della relazione con ilpersonale sanitario. Inoltre, la molte-plicità e la complessità dei quadriclinici dei soggetti che afferisconoalle Unità della Fondazione, impon-gono al personale infermieristico, co-noscenze e competenze tecniche e re-lazionali specifiche che implicano, ol-tre ad una chiara conoscenza dei bi-sogni assistenziali di un’utenza asso-lutamente non in grado di provvede-re a sé, anche una notevole capacitàdi osservazione, valutazione, ascoltoe presa in carico globale. Quest’ultimava oltre la risposta ai bisogni del-l’utente stesso e si riferisce alla perso-na nella sua sfera bio-psico-sociale.

Analizzando il ruolo infer-mieristico nella gestione del paziente di-sabile, sorge la riflessione su come inquesto ambito il profilo professionaledell’infermiere trovi la sua massimaespressione, perché non solo il professio-nista mette a disposizione del soggettoaffidato alle sue cure preparazione, capa-cità e competenza ai fini dell’assisten-

za, ma esercita le proprie funzioni a360° durante l’intero percorso di presain carico nei confronti del paziente e del-la sua famiglia.Queste considerazioni sono emerse dal-l’analisi delle risposte raccolte e hannoguidato l’interpretazione del questio-nario utilizzato.

Rispetto al vissuto professionale al-l’interno della Fondazione, il confrontotra le risposte pervenute dalle sedi Ligurie quelle di Cesano Boscone, evidenzia-no il fatto che in Liguria la normativa faricadere la Fondazione in ambito sanita-rio perché si tratta di riabilitazione, equindi l’esperienza degli infermieri è piùsimile all’ambito ospedaliero, mentre, aifini dell’accreditamento, la RegioneLombardia fa rientrare la disabilità inambito socio-assistenziale, quindi in unasfera di intervento che non ha una pre-valenza sanitaria. Questo stato di cose fapercepire agli infermieri lombardi che la-vorano in una struttura socio-assistenzia-le una diversità di trattamento e consi-derazione rispetto ai colleghi che lavo-rano in strutture sanitarie; inoltre, soprat-tutto nelle RSD, il ruolo percepito comecardine per la qualità di vita degli ospi-ti è quello educativo. Rispetto alla consapevolezza dellapossibilità di errore insita nella pro-fessione sanitaria, i corsi di formazio-ne svolti non hanno spostato di mol-to la percezione; emergono elemen-ti che spiegano teoricamente la pos-sibilità di errore con stanchezza econdizioni di lavoro non ottimali.La disponibilità a segnalare gli eventi alrisk management risulta maggiore inLiguria, grazie all’abitudine e alla presen-za di una procedura in materia.Risultano chiari a tutti alcuni aspetti:❚la possibilità di apprendimento daglierrori e di sostegno a seguito di eventiavversi, nell’ottica di indagare il livellodi comprensione del fatto che il rischioclinico porta a una continua formazio-

ne e a forme di apprendimento checoinvolgono tutta l’equipe per il benedegli ospiti;❚la consapevolezza che lo scopo delrisk management è porre l’attenzionesull’evitare errori più che sull’identifica-zione di chi li compie: non si spinge aun’opera di delazione, ma a trovare nel-l’equipe strumenti per migliorare la pro-pria performance professionale e, alcontempo, utili a migliorare la qualità divita degli ospiti;❚la percezione della responsabilità delrisk management che viene condivisadal singolo con l’organizzazione che di-venta corresponsabile dell’eventualeerrore o quasi errore che si dovesse evi-denziare nello svolgimento delle proprieattività.Grazie all’adozione di format unici pertutta la Fondazione, verrà agevolato il la-voro degli operatori che devono segui-re utenti che a volte hanno necessità ditrasferimenti interni, nonché si con-sente la standardizzazione delle valuta-zioni, che facilitano la messa a fattor co-mune dell’esperienza professionale ditutti. Questa modalità organizzativacontribuisce fortemente al persegui-mento di un alto livello di sicurezza perogni paziente che diventa, da un altropunto di vista, un dovere/diritto di ognioperatore, incluso l’infermiere, in quan-to riduce i rischi di eventi avversi neiconfronti di se stessi, dei propri colleghie dei pazienti affidati alle cure dellastruttura. La Fondazione, anche in un’ottica dirisk managment, sta introducendo laconsegna personalizzata per ogni ospi-te, insieme all’adozione del foglio uni-co di terapia, strumenti ritenuti idoneia favorire lo scambio multiprofessio-nale e la riduzione degli errori in am-bito farmacologico.Come ogni cambiamento di mentalità,l’introduzione della cultura del risk ma-nagement richiede tempo. Un climadi fiducia è a vantaggio di tutti. ■

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SCIENZA

LLe manifestazioni cliniche,conseguenti all’ingestione di un ali-mento sono definite “ReazioniAvverse Alimentari”, distinte a lorovolta in: Reazioni Tossiche eReazioni da Ipersensibilità indivi-duale.Le reazioni Tossiche alimentari sonoprovocate da tossine prodotte dauna contaminazione batterica (tos-sinfezioni alimentari) o naturalmen-te presenti nei cibi. Queste reazionicolpiscono tutti gli individui che sialimentano con il cibo tossico.L’Ipersensibilità alimentare è invecela conseguenza di un’alterata rispo-sta dell’individuo verso un alimentotollerato da tutti. Essa a sua volta sidistingue in Allergia Alimentare, se di-pende da meccanismi immunologi-ci, e in Intolleranza Alimentare, senon indipende da questi meccanismi.Nell’Allergia Alimentare vi sononell’organismo anticorpi IgE verso glialimenti e i sintomi si presentano ra-pidamente dopo l’assunzione del-l’alimento responsabile. Alcune for-me di Allergia alimentare gastroin-testinale, tra cui la celiachia, nondipendono però dagli anticorpi IgE. Le Intolleranze Alimentari non sonoinvece legate al sistema immunitarioma piuttosto a deficit enzimatici, aintolleranze ad amine alimentari eagli additivi alimentari.

Allergia alimentareMolti alimenti possono essere re-sponsabili di un’allergia alimentare.La Commissione Europea al fine diprevenire le gravi reazioni di anafilas-si ha stabilito l’obbligo di dichiararenell’etichetta di un alimento com-merciale la presenza dei seguenti al-lergeni: • Cereali con riguardo alla malattiaceliaca; •Pesce e derivati; •Crostacei e derivati; • Uova e deri-vati; • Arachide e derivati; • Soia ederivati; • Latte e derivati; • Noci ederivati;• Sedano; • Senape e deri-vati; • Semi di sesamo e derivati; •Solfiti; • Lupino; • Molluschi.Oltre a questi, altri ingredienti pos-sono causare reazioni alimentari, adesempio la frutta e la verdura, ( kiwi,pesca, melone, prugna, ciliegia, caro-ta, sedano, anguria, melone, mela,ecc..). Le manifestazioni più comuni nell’in-

fanzia sono il vomito e la diarrea,spesso accompagnati da sintomi cu-tanei (prurito, orticaria, gonfiori,ecc). Nell’adolescenza e negli adul-ti è più frequente la SindromeAllergica Orale (SAO) che consistein prurito e gonfiore alle labbra, al ca-vo orale e alla faringe, che compaio-no immediatamente dopo il contat-to con un alimento, specie frutta everdura.La reazione più temibile, per fortunaestremamente rara, è lo shock anafi-lattico che si manifesta principal-mente con asma grave, collasso car-diocircolatorio, aritmia e/o ische-mia cardiaca, vomito, diarrea, perdi-ta di conoscenza.La diagnosi si basa sulla storia clini-ca del paziente e sui test allergologi-ci (cutireazioni e dosaggio delle IgEspecifiche nel sangue o RAST test).Queste procedure, però di per sé nonpermettono di convalidare la dia-gnosi di Allergia Alimentare che sa-rà sicura solo a seguito di un Test discatenamento alimentare positivo.Questo consiste nell’ingestione dipiccole dosi dell’alimento sospetto,con progressivo incremento fino araggiungere la quantità corrispon-dente a quella di un pasto normale.Per evitare influenze psicologichesul risultato a volte il test viene fat-to anche con un placebo. Questo

Prof. Claudio Ortolani

ALLERGIE ED INTOLLERANZEche cosa sono?

Prof. Claudio Ortolani Direttore del Servizio di Allergologia della Casa di Cura Ambrosiana di Cesano Boscone

L’ esperto ci spiega tutti i segreti legati al cibo “ tossico”

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test, denominato ScatenamentoDoppio Cieco Controllato con Placebo,è indicato da tutte le Linee GuidaInternazionali come l’unico in gradodi far diagnosi sicura di AllergiaAlimentare.La celiachia, o enteropatia da sensi-bilità al glutine, è una malattia del-l’intestino tenue che comporta un’in-fiammazione cronica locale che asua volta interferisce con la nutrizio-ne e l’assorbimento dei nutrienti. Iceliaci sono intolleranti alla gliadina,una proteina del glutine presentenel frumento e in altri cereali. La diagnosi: si basa sul riscontro del-la positività dei marcatori sierologi-ci, essenzialmente gli anticorpi anti-transglutaminasi, eventualmenteconfermati da quella degli auto-an-ticorpi antendomisio. Per confer-mare la malattia e anche per stabili-re la gravità è però sempre necessa-rio eseguire una biopsia intestinale,mediante una gastroscopia. Il quadroclinico consiste in:Sintomi gastrointestinali (diarrea emalassorbimento, meteorismo, ca-lo ponderale, debolezza e fatica, do-lore addominale)Sintomi extraintestinali (anemia,ecc).Il trattamento principale della celia-chia è l’esclusione assoluta dalla die-ta di alimenti contenenti glutine.Solo una piccola percentuale di ce-liaci non risponde alla dieta aglutina-ta, in questi casi si possono utilizza-re le terapie antinfiammatorie (cor-tisonici, ecc.).

Intolleranze alimentariIntolleranza al lattosio. L’intolleranza

al lattosio è una condi-zione molto diffusalegata alla incapa-cità di digerire undisaccaride con-tenuto nel latte,il lattosio e scin-derlo nei suoi duecostituenti, glucosio e galattosio, edè dovuta a bassi livelli dell’enzima in-testinale lattasi. Il lattosio indigerito quando rag-giunge il colon richiama acqua, al-l’interno del lume intestinale e fer-menta per azione dei batteri conproduzione di gas. I sintomi sonogonfiore, dolori addominali, nauseae diarrea. La diagnosi dell’intolle-ranza al lattosio si esegue con ilBreath test che consiste nel misura-re la quantità di idrogeno emessacon il respiro (Breath test).Nell’intestino, infatti, a seguito del-la fermentazione si produce idroge-no, emesso poi con l’aria espirata.

Malassorbimento di fruttosio. Ilfruttosio, presente nella frutta e ver-dura viene assorbito a livello del-l’intestino tenue. In alcuni soggettil’assorbimento del fruttosio è ridot-to e quindi esso raggiungendo il co-lon viene fermentato provocandogonfiori, dolori e a volte diarrea. Ilmalassorbimento al fruttosio puòestendersi anche ai fruttani, moleco-le composte di fruttosio, presenti neicereali. Parte delle intolleranze aicereali con sintomi intestinali sonolegate a questo meccanismo.La diagnosi si fa anche in questo ca-so con il Breath test. Il trattamen-to è dietetico consistendo nella ri-duzione dell’apporto di fruttosio (efruttani).

Intolleranze alimentari farmacolo-giche. Si tratta di reazioni avverse adalcuni alimenti che contengono na-

turalmente delle sostanzechimiche o che possonoprovocare effetti farmaco-

logici nell’ospite sensibile comele amine biogene o vasoattive(istamina, tiramina, ecc.). I

sintomi sono spesso simili a quel-li delle allergie IgE mediate. I test al-lergologici sono sempre negativi. Iltrattamento consiste nell’esclusio-ne dalla dieta degli alimenti ricchi diamine biogene responsabili dei sin-tomi, ad esempio cibi ricchi di ista-mina, e nel valutare attentamente lapresenza di fattori favorenti (assun-zione di farmaci, alcol, ecc..) Ad esempio, per l’intolleranza al-l’istamina, i principali alimenti daevitare sono: • Acciughe, Sardine, Tonno,Sgombri, Aringhe; • Alimenti fermentati;• Avocado; • Birra e bevande fermentate; • Carni e frattaglie suine,Insaccati, Carni conservate,Salame; • Crauti, Spinaci, Melanzana,Pomodoro;• Conserve, Scatolame;• Formaggi soprattutto sestagionati e fermentati(Emmental, Camembert,Parmigiano, Gorgonzola, ecc.).

Intolleranza agli AdditiviAlimentari. L’intolleranza ad alcuniadditivi alimentari è raramente re-sponsabile di manifestazioni di tipoallergico. In questo caso, il sistemaimmunitario non è coinvolto e ilmeccanismo dell’intolleranza è igno-to. Le reazioni da intolleranza agli ad-ditivi alimentari sono in realtà più ra-re di quanto si ritenga comunemen-te e gli additivi responsabili di un’in-tolleranza, sono pochi, come i solfi-ti, il benzoato di sodio, il glutam-mato e pochi altri. ■

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Prof. Claudio Ortolani, Direttore delServizio di Allergologia Casa di CuraAmbrosiana - P.zza Mons. Moneta, 1-02.45876607/9www.ambriosianacdc.it

I N F O r m a z i o n i

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Il consiglio di amministrazione haapprovato il bilancio 2011

Ogni anno tra marzo e aprile si tirano le fila dell’at-tività svolta nell’anno precedente e anche que-

st’anno nel Consiglio di Amministrazione del 18 mag-gio u.s. è stato analizzato e approvato il bilancio di eser-cizio 2011. Si tratta di un documento puntuale e ana-litico che evidenzia il rapporto tra costi e ricavi per cia-scuna attività, motivando l’andamento di ciascunaarea attraverso l’analisi di tutte le variabili che influen-zano i conti dell’Ente ma, ovviamente, l’elemento piùricercato nello scorrere le decine di righe che compon-gono il report, è l’ultima cifra in basso a destra ovveroil risultato complessivo. Il 2011 si è chiuso con una per-dita di circa € 4.175.000,00 determinata da molti fat-tori: l’incremento dell’IVA (che per una FondazioneONLUS rappresenta un costo), l’introduzione per tut-te le unità d’offerta lombarde delle regole di budget chenon consentono di esporre alla Regione costi che su-perino un limite imposto a inizio di ogni anno, la ridu-zione delle risorse assegnate da Regione Piemonte eLiguria, la crescente difficoltà di famiglie ed EntiLocali di assumersi l’onere della retta, la contrazionedella beneficienza privata certamente condizionatadalle difficoltà della crisi economica attuale …Di fron-te a questa situazione sarebbero molte le realtà porta-te a tirare i remi in barca, riducendo gli investimentie la qualità dei servizi, ma questo non è lo stile della no-stra Fondazione. Sicuramente negli ultimi anni si è ope-rato per ridurre al massimo gli sprechi e contenere i co-sti ma la scelta, coraggiosa, è di continuare ad investi-re nei servizi per garantire la continuità delle cure a tut-ti gli ospiti che da 116 anni si affidano alla Fondazione

e attivarne di nuovi in quei territori in cui i bisogni nontrovano risposte. La Fondazione si sta adoperando nelridefinire un nuovo piano che concili la propria “mis-sion” con le esigenze legate al fabbisogno finanziario,necessario per garantire la continuità e l’organizza-zione di un servizio efficiente attraverso la riduzione del-la perdita. Il bilancio è stato presentato in modo assolutamentetrasparente ai Sindacati e ai rappresentanti delComitato Parenti dei nostri ospiti e a tutti gli stakehol-ders della Fondazione; si è trattato di un confronto aper-to e schietto che ha messo in evidenza le criticità, maanche i tanti punti di forza che ci consentono di guar-dare con fiducia al futuro, una fiducia che viene innan-zitutto dal nostro fondatore. “Per costruire l’edificio nelquale accogliere i primi ospiti [ …] in paese gli hanno par-lato di non meno di 50 mila lire. E don Pogliani, fatti i con-ti, si trova a poter disporre, più o meno, di 20 mila lire. Nemancano, dunque, almeno 30 mila. Tante. Sicuramentetroppe per chi è abituato a far conti con la meticolosità delragioniere, per chi non sa guardare lontano, per chi non saabbandonarsi alla travolgente energia della divina provvi-

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IL PUNTO

Le cose che abbiamo fattoalla Sacra Famiglia

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)IL PUNTO

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denza. Non troppe però per don Pogliani. Anzi più che suf-ficienti per cominciare. E così, pressappoco nella primave-ra del 1894, il prevosto di Cesano Boscone dà il via ai la-vori” (G. Vigna 1988, Dalla parte degli Ultimi).Probabilmente le difficoltà fanno parte del nostromondo e sicuramente l’agire di tutti deve essere orien-tato alla maggior efficienza possibile, senza mai di-menticare, però, la mission originaria e i valori forti cheguidano il nostro lavoro.

❰ Stefania PozzatiDirettore Marketing e Comunicazione

Fiera Reatech, il coraggio di investire risorse nella disabilità

La disabilità è questione che riguarda tutti perché ri-guarda il nostro essere uomini, e noi troviamo che

metterla al primo posto sia un segno di grande coraggio,sensibilità, intelligenza. Ecco perché la Fondazione SacraFamiglia ha scelto di partecipare lo scorso 24 - 27 mag-gio a Reatech Italia, la prima fiera della disabilità inau-gurata a Rho Milano Fiera. Abbiamo partecipato con unostand, con la mostra fotografica che racconta i primi 115

anni dell’Ente e soprattutto con due convegni, il primosull’autismo e il secondo sulla medicina della disabilità.È stata una sfida, sicuramente per gli organizzatori diReatech, che hanno proposto questo evento che non haa che fare con la moda, con il lusso, con nessuno di queisettori di mercato capaci di attirare pubblico e investito-ri. E poi per la Fondazione Sacra Famiglia, che quella sfi-da l’ha raccolta e ci ha messo la faccia, facendo anche del-le proposte, delle riflessioni, portando insomma la sua pro-fessionalità.

❰ Ufficio Comunicazione

Autismo, linee guida nazionali perl’infanzia e l’adolescenzaIl Convegno del 2 aprile 2012 alla Sacra Famiglia

Nell’ampio panorama di offerte terapeutiche ed edu-cative che si sono sviluppate nel tempo a favore del-

le persone con disturbo dello spettro autistico, le LineeGuida nazionali recentemente prodotte dall’IstitutoSuperiore di Sanità possono rappresentare un indispen-

sabile orientamento. Su questo tema è stato organizzatoun seminario pensato proprio per approfondire le tema-tiche riguardanti le linee guida 21 dell’Istituto Superioredella Sanità. Il convegno di studio è stato organizzato in collaborazio-ne con l’Angsa Lombardia (Associazione NazionaleGenitori Soggetti Autistici) e Spazio Nautilus e si è tenu-to nella sala teatro della sede della Fondazione IstitutoSacra Famiglia di Cesano Boscone lo scorso 2 aprile. Trai relatori Lucio Moderato, direttore dei Centri Diurni del-la Fondazione ed esperto di autismo, Massimo Molteni,direttore sanitario IRCCS E. Medea Bosisio Parini (Lc),Carlo Lenti, Direttore Cattedra Neuropsichiatria infan-tile Università degli Studi di Milano, Liana BaroniPresidente Nazionale dell’Angsa.

Ci siamo completamente rifatti il look! Dal primo giugno infatti abbiamomesso online il nuovo sito della Fondazione: http://www.sacrafamiglia.org.Andate a visitarlo e diteci cosa ne pensate. E poi un’altra cosa: sta perpartire il servizio della newsletter! Iscrivetevi e riceverete sulla vostra mailcon scadenza regolare tutte le novità, gli aggiornamenti e gli appuntamen-ti della Fondazione.

È online il nuovo sito dellaFondazione Sacra Famiglia Onlus

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IL PUNTO

Il dibattito successivo è stato intenso e approfondito,fattore questo che ha permesso di evidenziare l’importan-za di attuare strategie abilitative che abbiano il sostegnodi una validazione scientifica. La giornata è stata molto ap-prezzata dagli operatori e dai genitori in quanto ha potu-to far chiarezza in quel mondo molto confuso che ri-guarda il trattamento delle persone autistiche.La giornata si è conclusa nel pomeriggio con l’interven-to di alcune personalità politiche che hanno descrittoquanto si sta già facendo e quanto sono impegnati a fare.

❰ Dott. Lucio ModeratoDirettore dei Servizi Diurni Territoriali della Fondazione ISF

Cocquio: inaugurati i sollevatorigrazie a Camminiamo Insieme

F are sport fa davvero bene alla salute, e questa bana-le regola di vita non vale mica soltanto per le perso-

ne normodotate! Vale anche per le persone che hannouna disabilità, come anche per i nostri ospiti, che nellosport si divertono, si realizzano, si esprimono, si sfidanoe giocano duro. E infatti a Cocquio questo è stato il de-cimo anno in cui si è tenuta la nota manifestazione po-distica Camminiamo Insieme, una competizione di 8 op-pure 4 chilometri circa, amatoriale, in cui hanno corsoqualcosa come 1200 persone di ogni età. Appassionati del

jogging ma anche famiglie, bambini e nonni. E sì, persi-no i ragazzi della filiale coordinati dagli educatori dell’isti-tuto. Un evento importante per Cocquio, che ha semprel’appoggio del comune e la presenza della Polizia locale,ma soprattutto di tantissimi volontari. E poi, per laFondazione Sacra Famiglia si tratta davvero di qualcosadi speciale: ogni anno Camminiamo Insieme consente laraccolta di molte donazioni che poi vengono usate per ac-

quistare strumenti utili per gli ospiti della Sacra Famiglia.Quest’anno l’appuntamento si è svolto il 27 maggioscorso ed è stato inaugurato quello che la Fondazione èriuscita a comprare l’anno scorso grazie alle donazioni del-la nona edizione: un sistema di sollevatori a soffitto de-stinato a due stanze dedicate all’attività di psicomotrici-tà dell’edificio Pogliani. “Contemporaneamente - ha spiegato il direttore dellaFiliale Angelo Chessa - abbiamo presentato l’obiettivo checi siamo posti per il 2013: realizzare un’area giochi ester-na per i bambini che accedono all’Ambulatorio per l’Etàevolutiva ed ai nostri ospiti di RSD e CDD. Sempre ri-guardo alle donazioni dell’anno scorso, esse sono state rac-colte grazie al contributo di tante persone ed associazio-ni: l’Associazione il Sorriso di Michela, il Comune diCocquio, la Chiesa Evangelica Caldana, l’AssociazionePiede d’oro, il gruppo podistico CB, il signor EmilioRossi, l’Associazione Amici di Cocquio, il signor Marettidi “Ultima spiaggia” e un’altra raccolta di donatori ester-ni che hanno preferito restare anonimi ma che senz’altro

A Cocquio c’è un’altra novità, sempre sportiva. Oltre alla tradizionale e felice inizia-tiva di Camminiamo insieme, da quest’anno parte un nuovo piccolo appuntamento:SpeedyCocquio. Che cos’è? In pratica, si tratta di gruppi di cammino organizzati, apartecipazione gratuita, che si svolgono per due volte alla settimana nel territoriodel paese. Camminare aiuta a sentirsi meglio, ad avere più energia, a ridurre la pres-sione, a dormire meglio, a perdere peso. In tutto esistono 4 gruppi di cammino, unoche parte dalla sede dell’associazione Amici di Cocquio, uno dall’oratorio S. Andrea,uno da piazza Noce Caldana e uno dalla Fondazione Sacra Famiglia. Il gruppo delnostro Ente è formato da ospiti, educatori, e da chiunque voglia unirsi! Si cammi-na mercoledì e venerdì dalle 10 alle 11.30 per un km e mezzo, poi ci si ferma perfare esercizi e per rilevare il battito del cuore. “L’iniziativa ha ricevuto il sostegnodell’azienda Bayer – ha spiegato il direttore Angelo Chessa – percorriamo la zonadi Armino, ovvero quella che circonda la nostra filiale. E a differenza degli altri grup-pi di cammino, se piove noi portiamo i partecipanti in palestra. Per maggiori infor-mazioni si può chiamare la filiale di Cocquio al 0332975155.

E gli anziani camminano insieme grazie alla Fondazione Sacra Famiglia

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si riconosceranno in queste righe. Ecco, a tutti loro, vo-gliamo dire grazie!! Un ringraziamento particolare alnostro educatore Emidio Novali e Leonardo Binda del-la Di.Bi. Sport, che hanno lavorato senza sosta per mesiper la realizzazione dell’evento. Il costo di acquisto ed in-stallazione dei sollevatori è pari a 8mila 320 euro.

Cocquio, l’edificio principale inti-tolato a Mons. Rampi

Lo scorso 13 marzo si è svolta a Cocquio la cerimoniadi intitolazione di Edificio Scuole a Mons. Piero

Rampi, una delle figure più rappresentative nella storiadell’Istituto, prima Direttore e poi Presidente dellaFondazione dalla fine degli anni settanta.Erano presenti alla cerimonia e al successivo pranzo 95persone, tra cui il Vicario Episcopale di Varese Mons.Luigi Stucchi con 25 sacerdoti del decanato, il nostroPresidente don Vincenzo Barbante con Mons. EnricoColombo, il sindaco, vicesindaco e due assessori del co-mune di Cocquio, il Comitato Parenti. Significativa lapresenza di circa 25 ex dipendenti dell’Istituto che han-

no condiviso a loroesperienza lavorativacon Mons. Rampi.Durante la cerimoniaè stata presentatal’opera che ricordaMons. Rampi, realizza-ta dal Prof. Pilon e po-sizionata nell’atrio diingresso dell’edificio.Edificio Scuole è lastruttura principale diCocquio, in cui sonoaccolti una delle RSD,

il CDD, la Riabilitazione ambulatoriale e tutti i servizi ge-nerali della filiale.

Andora: La gara di Triathlon partedalla spiaggia della Sacra Famiglia

Nel 2013 contributo fisso di 1 euro donato allaFondazione. Anche quest’anno si è disputato il

triathlon di Andora sulla ormai classica distanza sprint:750 metri di nuoto in mare, 20 km di ciclismo e 5 kmdi podismo, e come sempre il via è stato dato alle ore

14.00 dalla spiaggia della Sacra Famiglia con arrivo alvicino Parco delle Farfalle. Il contributo di Sacra Famiglia è stato fondamentale al-lo sviluppo di questo avvenimento perché ha permessodi organizzare una partenza di sicurezza anche in presen-za di un grande numero di partecipanti. Il cortile dellaSacra Famiglia e l’antistante spiaggia sono necessari perprocedere all’organizzazione delle batterie di atleti che agruppi si “lanciano” alla conquista del titolo.Lungo il percorso Gianni Provenzano, il Coordinatoredella Filiale di Andora, immortala gli atleti e le loro fa-tiche. L’ultima fatica è toccata poi ad Albino Accame,Direttore della Filiale, che è salito sul palco per premia-re le atlete professioniste.

L’Associazione Sportiva Andora Triathlon, organizzatri-ce della manifestazione, per ringraziare la Sacra Famiglia,partner ufficiale della manifestazione, ha consegnatoagli oltre 700 partecipanti la borsa gara, che contenevail depliant della campagna 5x1000.della Fondazione.Grazie a questa partnership, per l’organizzazione della ma-nifestazione 2013, si prevede da parte degli organizzato-ri di introdurre un contributo fisso di 1 euro sulla quotadi iscrizione, che verrà poi donato per gli Ospiti dellaSacra Famiglia.Un breve sunto della gara: nonostante un mare molto dif-ficile, la gara si è svolta regolarmente. A decretare la buo-na riuscita della manifestazione anche quest’anno sonostati i numerosi atleti partecipanti provenienti da 4 na-zioni, ossia Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e ovvia-mente Italia rappresentate da 8 regioni diverse. La pro-va tra gli uomini è stata vinta dallo statunitense TommyZaferes in 59’37 , secondo il britannico Karl Shaw, ter-so il francese Pierre Antoine Guilhem. La gara femmini-le è stata vinta della francese Anne Tarabant in 1h10’29 , seconda Veronica Signorini, terza Myriam Grassi

❰ Francesca Giussani

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IL PUNTO

Un’orchestra molto speciale

Domenica 6 maggio, presso il nostro teatro,l’Orchestra “Allegro Moderato” si è esibita in

un bellissimo e coinvolgente concerto. Il concerto è sta-to offerto dal Sig. Cocito, padre di Manuel , ospite delReparto S. Giuseppe, che ha voluto così festeggiare ilcompleanno del figlio, e regalare agli ospiti, agli ope-ratori e ai volontari della Sacra Famiglia un momen-to artistico e culturale di forte originalità e valenza so-ciale, oltre che occasione per ricordare la mamma diManuel.

❰ Ufficio Comunicazione

“Voci dal Centro Diurno psichiatrico Il Camaleonte”

“Ho fatto un sogno….”

Al mio arrivo in “Sacra Famiglia” 14 anni fa, ho fat-to un sogno: ho sognato di creare un Servizio se-

miresidenziale diverso dagli altri, cioè un CentroDiurno Psichiatrico.In un CDPsi le modalità di lavoro si discostano mol-to da quelle tradizionalmente in uso nei CDD (CentriDiurni Disabili) e le figure professionali devono spen-dersi nella quotidianità in modo particolarmente coin-volgente, intrecciando vissuti, emozioni proprie aquelle dei pazienti, spesso cariche di angoscia, rabbia,paure, in una rete che diventa tessuto motivazionale dicrescita per sé e per l’Ospite.Il piccolo numero, 5-6 pazienti, che nel 2000 avevo riu-nito in forma sperimentale per dedicare loro un tratta-mento specialistico, è cresciuto fino a raggiungere il nu-mero di 20 Ospiti. Nel 2003 fu battezzato il gruppo con

il nome Il Camaleonte, a indicare metaforicamente lafunzione fondamentale del Servizio, cioè quella di ac-compagnare chi vive la condizione della diversità, inun progressivo mescolamento nella normalità della vi-ta sociale, fino a confondersi con essa. Un finanziamen-to nel 2005 da parte della Fondazione Banca del Montedi Lombardia rese possibile la ristrutturazione dei loca-li in modo conforme ai requisiti richiesti ai fini auto-rizzativi e l’anno successivo fu avviato l’iter per ottene-re l’accreditamento della struttura. L’iscrizione all’Albodelle Strutture Regionali accreditate è avvenuta nel-l’ottobre del 2007 e nel 2008 abbiamo festeggiato il ri-conoscimento del primo Contratto stipulato con l’ASL.Attualmente una trentina di ospiti fa riferimento alCentro Diurno per il proprio programma terapeuticoriabilitativo che spinge progressivamente verso l’ester-no e verso l’autonomia. In sede la presenza massima diutenti nella singola giornata non supera il numero di20. Infatti non per tutti la frequenza è quotidiana, mastabilita per ciascuno secondo la fase del progetto ria-bilitativo raggiunta.

❰ D.ssa Emanuaela CafisoPsichiatra Responsabile Medico del Centro Diurno Camaleonte

Ecco un’immagine dello spettacolo “Viaggio al cento della Musica” che si è tenu-to ad aprile nel teatro della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Messoin scena dalla Compagnia Teatrale “Pianissimo Fortissimo” davanti a un numero-sissimo pubblico, lo spettacolo teatrale musicale è andato in scena dopo un an-no di lavoro e di prove. A recitarlo, sotto la guida di Manuela Picozzi responsa-bile delle attività teatrali, sono stati gli ospiti e gli operatori dei reparti S. Giuseppe.S. Benedetto, S. Carlo, S. Maria Bambina residenziale e Centro Diurno, S. Chiara, S.Francesco, e Cdd Abiategrasso. Il Comitato Parenti ha collaborato all’iniziativa of-frendo un rinfresco e dando un contributo per le spese della rappresentazione. Tuttoè stato filmato da Tiziano Bernabé. E ora, la compagnia “Pianissimo Fortissimo”si prepara ad un nuovo spettacolo..

I “Pianissimo Fortissimo” prontiper un nuovo spettacolo

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)IL PUNTO

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Un “Camaleonte” in prima linea a sostegno dell’autonomia degli ospiti con disagio psichiatrico

Q uando gli ospiti giungono per la prima volta al CDPsi osservano, qua e là come farebbe un camaleon-

te. Emozionati ma curiosi, seguono il lavoro degli opera-tori. Un desiderio guida tutti loro: poter esprimere aper-tamente la loro autonomia. Ma prima, per raggiungerequesto traguardo, devono liberarsi dalle ansie accumula-te; stati d’animo che nel tempo si sono sedimentati nelloro subconscio e che certo non giovano al raggiungimen-to dell’obiettivo. Quando la loro timidezza lascia il postoalla fiducia e alla serenità d’animo l’esigenza di osserva-re sotto una nuova luce ciò che li circonda, cresce di pa-ri passo con il desiderio di essere coinvolti. L’ equipe dicollaboratori è composta da: 1 Psicologa, 1 Assistente so-ciale, 3 Educatori, 1 Coordinatrice infermieristica, 1Infermiera, 1 Operatrice. Molto importante è anchel’apporto, in termini di risorsa aggiunta, di alcuni volon-tari e tirocinanti che alternandosi tra loro per determi-nati periodi, fungono da supporto alle attività del CD Psi.Affinchè gli ospiti ritrovino la loro autonomia è impor-tante: la cura della propria persona; l’interazione positi-va con gli altri; l’osservanza delle buone regole compor-tamentali; il superamento di possibili aspetti conflittua-li nel rapporto di convivenza con gli altri ospiti; l’agire po-sitivo innanzi agli imprevisti; attuare movimenti coordi-nati e dinamici nel gioco sportivo, etc.

Enmy PerezOperatrice

C’era una volta un muro.

Dopo due anni tra i Camaleontini ho imparato da lo-ro a muovermi fuori da una dialettica degli opposti

come bene-male, bello-brutto, vero-falso, normale-anor-male, sano-insano, dentro-fuori, incluso-escluso, salute-malattia. Grazie al lavoro degli educatori ho vissuto ilCentro come un laboratorio creativo, un contenitore diattività, scambi relazionali e progetti individualizzati ri-spetto ai singoli bisogni e alle possibilità di ognuno.Ogni Educatore va oltre il contenimento e l’intratteni-mento per volgere lo sguardo verso una ricerca orienta-ta alla progettazione, alla sperimentazione e alla costru-zione. Il loro gesto è proteso verso lo svelamento e il con-solidamento di quelle risorse necessarie perché avvengal’apertura verso l’esterno, un lavoro teso alla sperimen-tazione di comportamenti che possano riabilitare il sog-getto e la sua possibilità di rappresentarsi nel legame so-ciale, restituendogli la sua piena cittadinanza. Un inter-

vento che oscilla tra l’individuale e il collettivo, tra il cli-nico e il comunitario con il fine di promuovere spazi fuo-ri dalle mura, riconquistando simbolicamente il territo-rio. Ecco che non mi fa più paura camminare verso IlCamaleonte, ormai la strada è conosciuta e familiare, ilCentro non è chiuso verso l’interno, non è una cuccia néun nascondiglio, non è un’isola tra le isole; è una base si-cura da cui partire e ripartire per andare nel mondo, perriuscire a vivere in modo complementare nelle relazio-ni sociali.

❰ D.ssa Ludovica MollonaVolontaria

Ruolo dell’infermiere nella riabilitazione psichiatrica.

Ha da poco preso vita il progetto-piscina, una novi-tà non solo per gli utenti ma anche per noi di

Sacra Famiglia. Si tratta di un lavoro infermieristico in-novativo, che sicuramente si discosta dalla quotidianitàdell’Istituto.Ho proposto quest’esperienza partendo dagli interessi, leidee e le richieste dei pazienti che frequentano il CentroDiurno psichiatrico Il Cmaleonte; molti tra questi han-no problematiche sanitarie tali per cui vengono spessoesonerati da alcune attività fisiche. Per questo motivo hocercato un’attività alternativa in cui fosse presente un in-fermiere, preparato alle loro esigenze, affinché ciascunopotesse affidarsi e lasciarsi poi libero di sentirsi uguale aicompagni e non escluso; la soluzione a cui ho pensato èstata quella del nuoto.Giusy Pepe, l’infermiera mi ha raccontato: “Vederli en-trare in piscina poi, è stata l’emozione più grande perme…alcuni hanno sorriso così come non li avevo mai vi-sti fare, altri insistevano per restare di più e per continua-re a giocare con l’acqua. Non eravamo relegati in una cor-sia privata, tutta nostra, al contrario abbiamo nuotato in-sieme ad altri clienti della struttura, familiarizzando conalcuni di essi. Al rientro eravamo tutti stanchi ma sorri-denti e soddisfatti”.

❰ D.ssa Patrizia BelliCoordinatrice Infermieristica

In evidenza:

I“folletti della spesa” da ottobre effettueranno un ser-vizio di spesa a domicilio per anziani e persone non au-

tosufficienti, in collaborazione con Caritas cesanese e conil patrocinio del Comune di Cesano Boscone.

❰ Rocco MastrolonardoEducatore professionale

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(SOC ❙ luglio 2012

SPECIALE

TTonino racconta di essere paraplegico dal 2002, eche ha voglia di dedicare una canzone a tutti quelli chesono nella sua condizione: “Love of my life” dei Queen.Simone ha 36 anni, da quattro è tetraplegico dopo unbrutto incidente, “ma per fortuna sto qui nel centro diInzago - racconta - un posto dove c’è tanta bellissimagente”. Sono le voci e le storie degli utenti del centroSimona Sorge della Fondazione Sacra Famiglia di Inzagoche quest’anno compie tre anni, una strutturaall’avanguardia per la cura di persone affette da sclerosimultipla, sclerosi laterale amiotrofica, corea dihuntington, esiti di eventi cerebrovascolari acuti,mielolesi a seguito di incidente stradale, stati vegetativi.Sono presenti anche pazienti in ventilazione meccanicainvasiva. Uomini e donne di ogni età, con storie spessotragiche alle spalle ma ancora tanta voglia di vivere, chequest’anno hanno voluto farsi conoscere partecipando aduna trasmissione di una radio locale, RCS RadioCernusco Stereo, in una striscia a loro dedicata dal titoloRadioAzioni.

Tre anni insieme… È uno dei più importanticentri in Italia interamente dedicato all’assistenza e allacura di persone malate di sclerosi multipla. Si chiamaRSD Simona Sorge (Residenza sanitaria assistenziale perpersone con disabilità) ed è una struttura fortementevoluta dalla LISM (Lega Italiana Sclerosi Multipla) incollaborazione con Fondazione Istituto Sacra Famiglia permettere a disposizione dei malati le cure, l’assistenza, i

servizi e le attenzioni per poter affrontare i limiti impostida una malattia irreversibile e degenerativa.La struttura, di proprietà della LISM, è sotto laresponsabilità medica della Dott.ssa Roberta Grisetti,esperta in cure palliative, che si occupa dell’aspettosanitario. Ad affiancarla ci sono specialisti in variediscipline.

Finalità e Obiettivi. L’RSD Simona Sorge,accreditata per 40 posti letto, ha raggiunto la pienacapienza dei suoi posti. La struttura accoglie disabili congravi limitazioni dell’autonomia motoria e si ponel’obiettivo di garantire il mantenimento del benesserepsicofisico dei suoi utenti attraverso la cura della persona,garantendo prestazioni appropriate nel rispetto delledifferenze e dignità individuali. L’equipe si propone diaccogliere anche pazienti affetti da sclerosi lateraleamiotrofica e attuare delle collaborazioni con strutture

Inzago: il CentroSimona Sorge

Ufficio Comunicazione

Tante nuove attività per i suoi ospiti, tra cui una trasmissione radiofonica per raccontare

qualcosa della propria esperienza

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)SPECIALE

alle quali afferiscono questi soggetti per poter offrireassistenza sia per ricoveri temporanei, ove necessario, cheper assistenza nelle fasi avanzate di malattia.

Gli utenti. La RSD offre servizi sanitari e assistenzialia persone adulte affette da Sclerosi Multipla e altrepatologie degenerative, esiti di traumi cranio-encefalici oaccidenti cerebrovascolari, in condizioni di nonautosufficienza che richiedono prestazioni personalizzatedi cura, assistenza e trattamenti riabilitativi. Sono previstiinterventi di tipo sanitario (diagnosi e cura dellepatologie), riabilitativo (mantenimento o riattivazione dicompetenze motorie), educativo (attività ricreative erelazionali), assistenziali, sociali e, nel rispetto delleconvinzioni religiose individuali, anche assistenzaspirituale.

Attività. Oltre a RadioAzioni, nel centro diurno ci

sono altre attività: lettura di quotidiani e libri, visione difilm, dibattiti insieme ad un educatore. Uno dei progettiin fase di realizzazione sarà quello di andare nelle scuole araccontare ai ragazzi i pericoli della strada, comeprevenzione agli incidenti.

Volontariato. Sono 35 i volontari che dedicano unpo’ del loro tempo agli ospiti della struttura. Il giovedì liportano per esempio al mercato di Inzago, e poi ci sonouscite al centro commerciale, serate e corsi di teatro. Glistudenti dell’Istituto Marisa Bellisario che sorge accantoalla struttura fanno dei brevi stage nel centro perapprofondire delle tematiche. “Siamo contenti di festeggiare insieme questocompleanno - racconta la Dott.ssa Roberta Grisetti -questo è un ambiente molto impegnativo dal punto divista emotivo e tecnico ma fortemente stimolante perchési instaurano ottime relazioni”. ■

RadioAzioni, musica e raccontida Inzago

Ci vanno ogni due mesi, a rotazio-ne, e il programma lo fanno lo-

ro. Si chiama “RadioAzioni”, la strisciaradiofonica di Rcs “Radio CernuscoStereo” (93,9 mhz) di Cernusco sulNaviglio (MI) tenuta in diretta dagliospiti della filiale di Inzago dellaFondazione Sacra Famiglia, che fre-quentano il centro Lism “SimonaSorge”.Alla trasmissione, della durata di 30 mi-nuti, gli ospiti, generalmente due pervolta, vengono accompagnati da un

educatore (che assume ruolo di con-duttore della trasmissione) e da un vo-lontario.L’iniziativa si inserisce in un progettopiù ampio, che vede coinvolte varie re-altà del sociale presenti nella zonadell’est milanese e che partecipano arotazione al programma in questione. Precedentemente, l’educatore incon-tra le persone coinvolte per stabilireuna “scaletta” di brani musicali da pro-porre in trasmissione e per sceglierealcuni argomenti da utilizzare come

spunti di discussione all’interno delprogramma.Questa attività, che fa leva sull’utilizzodella musica, favorisce l’espressionedi pensieri, emozioni, ricordi legati al-la vita passata e al presente di ciascu-na persona.Consente all’ospite di misurarsi con ladiretta radiofonica, superando le dif-ficoltà comunicative legate all’emo-zione e permette di condividere conun pubblico più ampio le proprie“storie di vita”.

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SPECIALE

Giada racconta la sua storia

Parlare di Giada è facile perchéda subito, dal primo incontro, appareun libro aperto. Anzi, ti viene vogliadi parlarne per poter scrivere tuttoquello che sembra inutile dirle con leparole, o non si riesce perchéall’improvviso, guardandola moltecose sembrano banali, perdonoimportanza. I suoi ventisei anni si leggono sul suo belviso, negli occhi verdi, intensi e un sorrisoche sa di ironia. I suoi diciannove anni si leggono sullefoto che tappezzano le pareti della sua camera, nelnucleo Ortensia della RSD “Simona Sorge” di Inzago.

Bellissima, quasi arrogante, felice,libera, spensierata come una ragazzache ha appena iniziato la sua lungavita. Sette anni dividono quelle foto daGiada, il suo letto è lì di fronte. Sette anni passati da quella notte del16 gennaio 2005 quando in un

incidente stradale ha riportato lafrattura da lussazione dei corpi

vertebrali C2 e C3 che ha determinatoquadriplegia e paralisi della muscolatura respiratoria.Per rimanere in vita Giada necessita di unaventilazione meccanica continua 24 ore su 24. Inquesti 7 anni Giada ha effettuato una primariabilitazione presso l’unità Spinale di Niguarda e poipresso il centro Svizzero per Paraplegici di Nottwill e dalì il 30 Marzo 2010 è arrivata all’RSD “Simona Sorge”di Inzago gestito dalla Fondazione Istituto SacraFamiglia. Da due anni è a Inzago, tra amici che fanno i contitutti i giorni con SLA, sclerosa multipla, corea dihuntington, esiti di eventi cerebrovascolari, esiti ditraumi midollari. Qualche mese fa Giada è statasottoposta presso l’unità Spinale dell’ospedale diNiguarda a impianto di stimolatore diaframmatico perpoter essere indipendente per alcune ore dal ventilatoremeccanico. Ha iniziato così un percorso moltoimpegnativo di training respiratorio che l’ha portata nelgiro di alcuni mesi ad una autonomia media in respirospontaneo stimolato di 5 ore.

Giada è tra amici, ma questo a volte non basta.Quella notte di sette anni fa torna alla mentefacilmente. Era quasi l’alba quando rientrando dalladiscoteca l’auto sulla quale viaggiava è uscita dallastrada. Il 16 gennaio 2005. Ricordi da scordare. Ricordiche tornano senza bussare.

Così Giada canta la sua storia, diventata unacanzone che vuol essere un inno all’amicizia. Un modo

Quella nottedi 7 anni fa...

e la voglia di continuare

a sognare (

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)SPECIALE

per chiederci di non emarginarla un’altra volta dallavita. La prima volta ci ha provato senza scrupolo undestino ingrato e sfortunato. La canzone biografica che ha scritto si intitola appunto‘Giada’. Con coraggio e con voglia di continuare avivere ogni giorno al meglio Giada ci fa partecipi dellasua storia. Senza falsi sentimentalismi noi vogliamo condividere epercorrere con lei un pezzo di strada, felici di averlaincontrata. Finché il destino ci consentirà di stareinsieme. Come non conta. Ognuno darà quello che sisente di dare. Perché certe volta Giada quando respirasenza usare il ventilatore o quando viaggia sullacarrozzina o scrive sul computer, è felice più di noiperché riesce a dare valore anche a quelle cose che noidiamo per scontate.

Dott.ssa Roberta GrisettiMedico Responsabile - RSD “Simona Sorge” Inzago

Èarrivato intorno alle due di po-meriggio, con una chitarra e un

amico, e ha suonato fino alle quattro.Un piccolo concerto riservato agliospiti del Centro Lism Simona Sorgedella Fondazione Sacra Famiglia aInzago. Così il cantante Eugenio Finardiha voluto trascorrere alcune ore coni ragazzi del centro, affetti da malattiadegenerative come la Sla o la sclero-si multipla oppure rimasti paralizzati aseguito di traumi o incidenti stradali.Il cantautore ha una particolare sen-sibilità per la disabilità: è stato dispo-nibile a chiacchierare con gli ospiti, arispondere alle loro domande sullesue canzoni, a una ragazzo ha accor-dato la chitarra. “Siamo stati conten-tissimi di averlo con noi per un pome-riggio - ha commentato RobertaGrisetti, responsabile medico dellastruttura - i ragazzi erano felicissimi elui è stato davvero di gran cuore, af-fabile, disponibile, generoso. Ha in-

terpretato alcune sue canzoni ma an-che brani di altri autori. Ha volutoconoscere gli ospiti, la struttura. Ha an-che ringraziato noi del personale sa-nitario esortandoci a continuare nelnostro lavoro di assistenza a questepersone”. E alla fine, il giorno dopo, ilcantante ha anche inviato questa mail:“Grazie per quello che mi avete dato!Siamo tornati a casa con il cuore cal-

do e gonfio d’amore.Poter usare una cosacosì superficiale comela fama per portaregioia a persone così vi-ve come voi è un privi-legio grandissimo chemi ha dato più emo-zione che suonare da-vanti a 400000 perso-ne il Primo Maggio!Vedere le lacrime dicommozione chescorrevano dagli occhi

di quelli che non potevano parlarmi miha dato di più di mille applausi e vo-glio che sappiate che ho sentito pro-fondamente quello che mi avete co-municato. Oggi vado a pranzo con miafiglia Elettra e le racconterò di voi! Viabbraccio forte forte e ci risentiamoper la trasmissione radio. A presto egrazie ancora!

Eugenio”.

Eugenio Finardi canta per i ragazzi di Inzago

“GIADA”(Testo e Musica: Mulazzani, Isonni Musica: Grisetti, Valiante)

Intro: La- Fa7+ Do Mi

La- sol Fa7+ MITradita da una macchina, di notte quasi l’alba

La- Sol Fa MITradita dalla vita uscita da quella strada

Do Sol Fa SolRicordi da scordare, immagini senza formaDo Sol Re- Mi Mi4/7

Mente e cuore a lottare, così non posso continuareDo Do7+ Sol

Tutti bravi a parlare, tutti bravi a giudicare, tutti bravi a parlare Sol7 Fa Mi Mi4/7

Puntare il dito giudicare, tutti bravi bravi brava anch’io

Legata a questo letto, tu certo non puoi provareGiornate senza fine, contenta devo sembrare

Sognare è il mio forte, tu mi guardi senza parlareVolare sopra il mare, ricordi che fanno male

Tutti bravi a parlare, tutti bravi a giudicare, tutti bravi a parlare Puntare il dito giudicare, tutti bravi bravi brava anch’io

Pensare senza tempo, su di te posso contareVecchi amici da scordare, non me lo potevo aspettare

Trasformata in farfalla, tu diversa mi hai trovataNon mi hai mai giudicata, nel tuo cuore sono entrata

Tutti bravi a parlare, tutti bravi a giudicare, tutti bravi a parlare Puntare il dito giudicare, tutti bravi bravi brava anch’io

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(SPECIALE

Sono cominciati dal 21maggio scorso ma continuerannoper tutta l’estate i soggiorni estivi deinostri ospiti della Fondazione SacraFamiglia. In tutto 337 ragazzi, divisiin dodici gruppi che faranno vacanzaper 12 giorni ciascuno nella CasaMare di Andora, mentre un altrogruppo andrà a Spotorno ospitato nellastruttura “Stella Maris” delle suoreOrsoline. Gli ospiti arrivano dalla sede di CesanoBoscone ma anche dalle filiali di Settimo milanese,Cocquio, Intra, Regoledo. “La particolarità dellevacanze estive è che si vivono 12 giorni in unambiente diverso da quello quotidiano - ha spiegato ilcoordinatore Michele Restelli - con ritmi di vitadiversi, più tranquilli e meno soffocati dalle esigenze

quotidiane. L’ambiente della CasaMare permette ad operatori e ospitidi accrescere il loro rapporto, diavere maggiori momenti personalisenza perdere la qualità della cura.Ciò è possibile non solo per ilnumero di personale messo adisposizione, ma anche grazie alle

attrezzature messe a disposizione dallafiliale, tra cui la spiaggia privata, il

trabalò e salvagenti specifici, con cui è possibilegarantire agli ospiti bagni rilassanti e piacevoli. Allasera non sono da dimenticare le pizzate nei locali diAndora e la passeggiata con il gelato”. I soggiorniestivi andranno avanti per tutto il mese di agosto efino all’inizio di settembre.

Ufficio Comunicazione

Andiamo a farci un bagno!Continuanoper tutto agosto

le vacanze dei nostriragazzi ad Andora

e Sporto (Il difensore centrale dell’Inter

e della Nazionale Italiana,Andrea Ranocchia, il giorno 5aprile 2012, ha visitato la RSDSimona Sorge di Inzago, filialedell Istituto Sacra Famiglia diCesano Boscone.Il giocatore è arrivato accom-pagnato dal dirigente neraz-

zurro Fausto Sala. Entrambi hanno dedicato buona par-te del pomeriggio per conoscere gli ospiti della struttu-ra, festeggiare l’arrivo delle feste pasquali e scattare fo-tografie con ognuno di loro. Il pomeriggio è proseguitocon una visita nei reparti della struttura, per portare unsalutoì alle persone che non possono alzarsi dal letto.Questa iniziativa segue a breve distanza un altra visitaspeciale ricevuta dagli ospiti del Centro, che nel mesedi marzo hanno potuto apprezzare anche il mitico zioBergomi, anch’egli prestatosi con grande disponibilità ecordialità ad intrattenersi con gli ospiti del Centro.

Andrea Ranocchia Il mitico zio Beppe

Nella foto in alto a destra: Andrea Ranocchia. Sopra: Giuseppe Bergomi

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GRAZIE REPARTO S.AGNESE! IO E MIA MOGLIECI SENTIAMO COME ACASA

Cari amici mi chiamo ManuelStefani, e quella nella foto è

mia moglie Morena.Morena è affetta da Corea diHuntington, una malattia neurologicadegenerativa che portaprogressivamente alla perdita ditutte le capacità motorie ecognitive. Circa dieci anni fa, già moltodebilitata dalla malattia, ha rischiatodi morire per una gravissimainfezione. Dopo un mese inospedale, è stata dimessa, ma nonera più in grado di comunicare innessuna maniera, e nemmeno di

essere nutrita per via orale, enecessitava di cure e assistenzacontinua. È stato necessario il ricovero atempo indeterminato ed è stataaccolta qui in Sacra Famiglia, pressoil Reparto S. Agnese.Quando è arrivata qui, Morena nonera in una situazione stabile, eramolto deperita, e mi ricordo che ladottoressa del Reparto sipremurava, giustamente, disottolineare, che, per quanto fuoripericolo di vita imminente, non si

poteva essere del tutto tranquilli.Infatti sono passati già dieci anni daallora. Nel giro di poco tempoMorena ha recuperato peso ealcune funzioni, grazie alle cureassidue, ma soprattutto grazie alleattenzioni e all’affetto del personaledel reparto. Fin da subito sono stato moltocolpito dalla modalità con cui levarie assistenti si rapportavano e sirapportano con Morena e con glialtri ospiti, l’attenzione e l’affettoverso di loro. Ho sempre detto atutti i miei amici che la SacraFamiglia è un posto unico per comesi vive e per come si lavora, e nontacciatemi di piaggeria, se dico che ilReparto S. Agnese ne è un esempioeclatante.Questo affetto si riversa poi anchesu di noi familiari, secondo modalitàper me inaspettate, così come perMorena, ormai, questa è casa sua,anche per me, un po’ è la stessacosa.Due esempi io porto sempre aimiei amici: due volte all’anno c’è lamessa in reparto, prima di Natale edopo Pasqua. Ricordo che il primoanno che Morena era ricoverataqua, mi faceva molta tristezza l’ideadi una messa di Natale in Reparto.Non so perché ma mi aspettavouna cosa un po’ triste, fredda. Invecesono rimasto stupito perché nonsolo quella messa con tutti gli ospitinel piccolo salone del reparto eraveramente una festa, ma poi, dopola messa era il personale che facevafesta a noi con tante cose damangiare e un piccolo regalino pergli ospiti e per noi familiari. Daallora ogni volta cerco sempre diinvitare qualche amico alla messa diNatale o di Pasqua, dicendogli:“vieni perché è una cosa unica”.L’altro esempio è un altromomento di festa, in estate: la

grigliata sul terrazzino. Sembra unacosa fuori dal mondo fare unagrigliata con dei “malati” come loro.Invece al reparto S. Agnese è unacosa normalissima!Non posso non ringraziare NostroSignore per averci fatto trovarequesto posto e incontrare questepersone. È proprio perché la SacraFamiglia è nata e vive fondatasecondo lo spirito di NostroSignore Gesù Cristo che è possibileper loro lavorare così, e per noi,ospiti e familiari, vivere in letiziaanche le situazioni più difficili efaticose.

Manuel e Morena Stefani

FIORI E PIANTINE ALLAMOSTRA DI CUSAGO

L’atelier della Sacra Famigliaparteciperà anche il 22 e 23settembre 2012

Sabato 31 marzo e domenica 1aprile 2012 si è tenuta “Cusago

in Fiore”, la manifestazioneorganizzata dalla Pro Loco cittadinaalla quale partecipano conosciuti eselezionati produttori di pianteornamentali e bulbi. Per il quartoanno consecutivo l’atelierflorovivaistico della FondazioneIstituto Sacra Famiglia è statoinvitato a partecipare.Sabato 31 marzo dalle 8.00 alle18.00 e domenica 1 aprile sei

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GRAZIE AGLI ALPINI, VERDE PIU’ BELLO

Il 21 e 22 aprile scorso un gruppodi Alpini che fanno parte della

Protezione Civile ANA (Ass. Naz.Alpini) Milano, ha provveduto allapulizia da alberatura infestante erovi il lato a sinistra del cimitero.L’intervento è stato svolto a titologratuito allo scopo di valutare lapossibilità di realizzare di un piccoloparco in quella zona. Si trattavainfatti di una zona particolarmentedegradata che adesso è tornatapulita.

IL PIANO DI RACCOLTA FONDI“Abbiate gran cuore e viva caritàper queste persone, servitele conprontezza ed oculatezza in tutte le loro necessità. Abbiate curadell’economia: perché questa è laCasa dei Poveri.”Don Domenico Pogliani 1896

Con queste parole 116 anni fa ilfondatore della Fondazione

Sacra Famiglia, don Pogliani, aprivale porte dell’Istituto a tutti ibisognosi della campagna milanese.I lavori iniziarono contando solo suirisparmi di don Domenico che ben

Hanno donato fino a 100 euro:■ Mazzolini Riccardo - VARESE (VA) ■ Romanelli Serafina - BRESSO (MI) ■ Caracciolese Gennaro - MOZZO (BG) ■ Raggi Luciana - MILANO■ Mattiolo Costanzo - DESIO (MB) ■ Bianchi Adele - BRESSO (MI) ■ Cantoni Luigi - CORSICO (MI) ■ Uboldi Franco - MILANO■ Saccaggi Carlo - MILANO■ Mayer Lando - MILANO■ Vittoni Valerio - MILANO■ Morpurgo Rosamaria - SEGRATE (MI) ■ Ravasio Seregni Dorina - MILANO

Hanno donato fino a 500 euro:■ Andora Triathlon - ANDORA (SV) ■ Crivelli Franco - ANDORA (SV) ■ Valvo Alfredo - MILANO■ Balocco Aldo - FOSSANO (CN) ■ Italiana Assicurazioni S.p.a. - MILANO■ Cazzaniga Italo - ROSATE (MI) ■ Sferlazza Angelo - SESTO SAN GIOVANNI (MI) ■ Associazione Sportiva Culturale Volontari ProCocquio - COCQUIO TREVISAGO (VA)■ Giulietti Bianca Maria - BERGAMO (BG)

Hanno donato fino a 2500 euro:■ Pagliano Maurizio - MILANO■ Fumagalli Domenico - GORLE (BG) ■ Cabassi Maria Luisa - MILANO■ Merlo Fortunato Sommariva Mariella - MILANO■ Ivs Italia Spa - SERIATE (BG) ■ Transwaggon Ag - MILANO■ L’ultima Spiaggia Snc - TRAVEDONA MONATE (VA) ■ Comitato Pro Bambini Bielorussi Onlus - CESANOBOSCONE (MI)

Ringraziamo per la loro donazione:■ Pierre Fabre Italia S.p.a. - MILANO, n. 2000flaconi di crema per la Sede e Filiali■ Calastri Italo - CESANO BOSCONE (MI),Attrezzatura per servizi riabilitativi■ Associazione Sportiva Culturale Volontari ProCocquio - COCQUIO TREVISAGO (VA), Lampadainfrarossi per ambulatorio di riabilitazioneneuromotoria - Fil Cocquio

GOCCE D’OROOgni donazione

ricevuta è preziosissima

operatori, la responsabile,l’agronomo si sono alternati albanchetto esponendo e offrendo2000 piantine stagionali, fra le qualigerani parigini, surfinie, begonie,nuove guinee, piantine officinalitageti ecc prodotte dagli ospitidell’atelier florovivaistico. In questedue giornate di sole e colori si sonoalternate molte persone peracquistare piante chiedere consiglifloreali e informazioni sul lavorodegli ospiti. Tutto ciò ci ha permessodi farci conoscere meglio, diprendere spunto per svilupparenuove idee da mettere in pratica.Per la prima volta l’atelier è statoinvitato a partecipare a talemanifestazione anche in settembre il22 e 23.Ringraziamo la proloco di Cusago, ladott.ssa A. Vernazza per lacollaborazione e la considerazionecostantemente dimostrata.

Monica MaridatiResponsabile Laboratori

REPARTO S. RITA, SI FAFESTA COI TODOS SANTOS

Una bellissima festa che ha fattodivertire, cantare e ridere

ospiti, familiari ed operatori, e ancheil Direttore Generale dellaFondazione! Lo scorso 26 maggio2012 il reparto Santa Rita ha fattofaville in un pomeriggio pieno diallegria ed emozioni. Con PadreGiuseppe abbiamo iniziato conl’animazione religiosa fatta di canti, diamicizia e di profondi sentimenti. Aseguire quasi due ore di canzoni eballi. Intensa è stata lapartecipazione degli ospiti e di tutti ipresenti. Inoltre, Giada ha fatto il suodebutto nella Band.

Damiana Isonnemanager dei Todos Santos

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luglio 2012 ❚ SOC)

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RACCOLTA FONDI

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sapeva che non sarebbero bastatia coprire tutti i costi. DonDomenico però non si scoraggiò econfidando nella Provvidenza e nelcuore delle persone diede vita alsuo ambizioso progetto. La SacraFamiglia è nata e cresciuta grazie alsostegno di molti e ha attraversatole più grandi crisi economiche delnostro Paese continuando adessere un punto di riferimento perle persone più fragili. Oggisicuramente abbiamo acquisitomaggiori competenze tecniche euna gestione oculata non puòcontare solo sulla Provvidenza; perquesto l’organizzazione dei nostriservizi deve rispondere ognigiorno a criteri di qualità edefficienza imposti sia dallanormativa vigente sia dai bisognisempre più complessi dei nostriospiti e dalle difficoltà delle lorofamiglie. Non si può perdere divista l’importanza di garantire curee assistenza ai nostri ospiti maanche la certezza di un lavoro pertutti coloro che operano inFondazione. Questo ambiziosocammino può diventare menofaticoso se condiviso con chi credenei valori e nell’opera dellaFondazione e proprio per questo,ancora oggi, è fondamentale ilsostegno di tutti. L’attività di raccolta fondi è da anniuna delle modalità attraverso cuigli enti privati acquisiscono risorseper sostenere le proprie attività,donazioni mirate che vannosempre più spesso a sopperire allacontrazione di risorse pubbliche.Anche la Fondazione SacraFamiglia svolge da anni l’attività diraccolta fondi sia verso privati siaverso istituzioni o aziende. Nelloscorso mese di aprile il Consigliodi Amministrazione ha approvatoun piano di raccolta fondi triennale

il cui obiettivo principale è renderequesto percorso un percorsocondiviso e, soprattutto,trasparente.

Obiettivo di medio termine dellanostra Fondazione è mantenereelevati livelli di qualitàdell’assistenza e dell’accoglienza afronte di una contrazione dirisorse pubbliche e delle sempremaggiori difficoltà delle famiglie asostenere gli oneri della degenza;elemento discriminante è ilreperimento di finanziamenti checonsentano gli ingenti investimenti,previsti soprattutto per gliadeguamenti strutturali, senzagenerare ulteriore sofferenzaeconomica per l’Ente. E’ proprio afronte di questo ambizioso ecoraggioso obiettivo che èrichiesto l’aiuto di tutti ed è perquesto che a partire dal prossimonumero del Super Omnia Charitaspubblicheremo di volta in volta iprogetti aperti, descrivendone gliobiettivi ed evidenziando lo statodi avanzamento e di utilizzo delledonazioni. È un modo per esserepiù vicini ai nostri sostenitori contrasparenza, per rendervi semprepiù parte del nostro mondo,perché ogni donazionerappresenta un gesto diconsapevolezza e solidarietà. Inquest’ottica abbiamo inoltre rivistonella grafica e nei contenuti il sitodella Fondazione e vi invitiamo aseguirci anche attraverso lepubblicazioni internet e la nostranewsletter collegandovi awww.sacrafamiglia.org…l’avventura continua, continuatea camminare con noi!

Stefania PozzatiDirettore Marketing

e Comunicazione

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In ricordo di Gerardo Oliva

Gerado Olivaci ha lasciati do-po una brevema inesorabilemalattia all’etàdi 58 anni.Era entrato inIstituto nel lon-

tano 1975, e aveva iniziato a lavora-re nei reparti come ASA.

Successivamente grazie alla partecipa-zione a concorsi per applicato avevainiziato a lavorare all’ufficio Personale,rimanendovi fino al gennaio del 1993.Passato poi sotto la direzione Studi eProgrammi in Archivio Centrale eassumendo la responsabilità delServizio Portineria.

Da aprile ‘94 assume anche la respon-sabilità dello stesso Servizio Archivio,mantenuta fino a dicembre del 2011prima di essere messo in quiescenza.Gerardo era una persona buona diparticolare serietà ed onestà sia fami-gliare (ne è testimonianza l’ereditàmorale lasciata alle sue tre figliole),che professionale, l’ipocrisia, i discor-si obliqui, l’ambiguità erano i suoi ne-mici giurati, rispettava i nostri ospitie da loro ricambiato, apprezzava i sem-plici, i puri di cuore le persone auten-tiche e non costruite.

Gerardo era fervente credente e pra-ticante e durante il suo calvario ave-va voluto donare la sua sofferenza e lasua condizione alla Madonna e conestrema semplicità si era rimesso al vo-lere Divino.

Ciao Gerardo, alla tua anima tuttoadesso è più chiaro…

Luigi Paparella

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(SOC ❙ marzo 2011

AGENDA

GOCCE D’ORO

L A S C I T I E D O N A Z I O N I

La Fondazione Istituto Sacra Famiglia è una onlus che of-fre servizi di assistenza e riabilitazione rivolti a persone condisabilità psicofisiche ed anziani non autosiufficienti.Assiste ogni giorno oltre 2000 utenti in forma residenziale,diurna, ambulatoriale e domiciliare operando nelle diver-se sedi di Lombardia, Piemonte e Liguria.Lasciti o donazioni testamentarie possono aiutare laFondazione nel suo lavoro quotidiano a favore degli “ulti-missimi” di cui si prende cura con spirito di fedeltà verso iValori Cristiani. Una donazione o un lascito testamentarioa favore dell’Istituto Sacra Famiglia è un regalo e un gran-de gesto di generosità.

COME FARE UN LASCITO:È sufficiente recarsi presso un notaio e depositare il pro-prio testamento (informando l’Istituto Sacra Famiglia ri-guardo il nome del notaio), oppure, senza l’assistenza diun notaio, redigerlo interamente di propria mano, inse-rendo luogo e data e firmandolo. L’originale va poi in-viato all’istituto Sacra Famiglia p.zza Moneta 1, 20090,Cesano Boscone, Milano.

Ecco un fac-simile: Questo è il mio testamento “luogo e data completi”

Io sottoscritto “nome, cognome, indirizzo” in pieno pos-sesso delle mie facoltà mentali, lascio alla FondazioneIstituto Sacra Famiglia onlus con sede in CesanoBoscone Piazza Moneta 1 “indicare di seguito i beni, im-mobili e/o mobili, i legati, la parte di attivo netto della suc-cessione di cui si desidera che la Fondazione benefici.”

Firma per esteso e leggibile

Comunicazione importante per i donatori. Le erogazioni liberali effettuate da persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul red-dito delle società, a favore della Fondazione Istituto Sacra Famiglia ONLUS, sono deducibili, nel limite del 10%, dal reddito complessivo del donatore ecomunque nella misura massima di 70.000 euro annui (art.14, decreto legge n.35 del 14 marzo 2005). Resta in vigore anche la normativa preceden-te (D.Lgs. 460/97) per le donazioni 2005 antecedenti il 17 marzo e nei casi in cui risultasse più conveniente per il donatore. La ricevuta postale obancaria della donazione effettuata è documento valido ai fini fiscali. Per impedire disguidi, consigliamo a chi fa la donazione di apporre la dicituraOnlus nell’intestazione, ovvero: Fondazione Istituto Sacra Famiglia Onlus. Se vuoi destinare il 5x1000 alla Fondazione Sacra Famiglia, nella tua dichiara-zione dei redditi o nella scheda allegata al CUD firma nel riquadro delle Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale (Onlus) e riporta il nostro co-dice fiscale: 03034530158.Per maggiori informazioni: Elena Negri: 02.45677740 - [email protected]

❞COME SOSTENERE LE ATTIVITÀ

DELLA FONDAZIONE SACRA FAMIGLIA

❚ conto corrente postale n. 13557277 intestato alla

Fondazione Istituto Sacra Famiglia ONLUS (allegato alla ri-

vista);

❚ bonifico bancario sul conto corrente 8304 intestato a:

Fondazione Istituto Sacra Famiglia ONLUS, presso Credito

Artigiano spa, sede di Milano - P.zza San Fedele n. 4 - Cap

20121 ABI 03512 - CAB 01601 - CIN K - IBAN

IT33K0351201601000000008304;

❚ versamento con le carte di creditoVisa, Cartasì, Eurocard/

Mastercard, Diners, American Express, telefonando allo

02.45677826 dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 16,00;

❚ online collegandosi al sito www.sacrafamiglia.org;

❚ assegno non trasferibile intestato alla Fondazione Istituto

Sacra Famiglia;

❚ presso la sede della Fondazione, Cesano Boscone, spor-

tello di cassa;

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cura

assistenza

riabilitazione

riabilitazione

FONDAZIONESACRA FAMIGLIA

ONLUS

Abbiamo cura delle persone disabili

ALTRE SEDI❰17051 Andora (Sv) via del Poggio 36tel. 0182.85005 fax 0182.86036Assistenza e riabilitazione residenzia-le, diurna e ambulatoriale per giovani eadulti con disabilità psico-fisica.Assistenza domiciliare in convenzio-ne con i Comuni limitrofi

❰17027 Pietra Ligure (Sv) via Della Repubblica 166tel. 019.611415 - fax 019.611577Assistenza e riabilitazione residenzia-le e diurna per giovani e adulti con di-sabilità psico-fisica

❰21034 Cocquio Trevisago (Va) via Pascoli n° 15tel. 0332.975155 - fax 0332.975140Assistenza e riabilitazione residenzia-le, diurna e ambulatoriale per giovani eadulti con disabilità psico-fisica

❰23028 Regoledo di Perledo (Lc) via Strada del Verde 11tel. 0341.814111 - fax 0341.814206Assistenza e riabilitazione residenzia-le per adulti con disabilità psico-fisicaAssistenza domiciliare in convenzio-ne con i Comuni limitrofi

❰28921 Verbania via P. Rizzolio 8tel. 0323.402349 - fax 0323.404581Assistenza residenziale e diurna, persoggetti con disabilità psico-fisica eper anziani non auto-sufficienti.Riabilitazione post-acuta per anziani.Nucleo Alzheimer

❰20019 Settimo Milanese (Mi) via Giovanni Paolo II 10/12tel. 02.33535101 - fax 02.33535190Centro di assistenza e riabilitazioneresidenziale, diurna, ambulatoriale edomiciliare per giovani, adulti e anzia-ni con disabilità media e grave

❰20081 Abbiategrasso (Mi) via S. Carlo 21tel. 02.94960828 - fax 02.94695294Centro diurno riabilitativo per giovani eadulti con disabilità psico-fisica

❰20090 Cesano Boscone (Mi) via Dante Alighieri 2tel. 02.45861471 - fax 02.45677553Centro Diurno Integrato per anzianiVilla Sormani

❰20083 Fagnano di Gaggiano (Mi) via Marchesa Medici 1tel. 02.90841175 - fax 02.90841498Centro residenziale assistenziale e ria-bilitativo per giovani con disabilità psi-co-fisica

cura

assistenza

❰20065 Inzago (Mi) via Boccaccio, 18tel. 02.954396 - fax 02.95439669Residenza Sanitaria Assistenziale perDisabili affetti da Sclerosi Multipla in fa-se avanzata o da analoghe patologieneurologiche degenerative. L’RSD èstata realizzata in collaborazione conLISM (Lega Italiana Sclerosi Multipla)proprietaria dell’edificio.

❰20090 Cesano Boscone (Mi) via Tommaseo 4 - tel. 02.4582207Comunità alloggio femminile per giova-ni e adulti con disabilità psico-fisica

❰20080 Albairate (Mi) via Cavour 33 - tel. 02.9406281Comunità alloggio per persone giova-ni e adulte con disabilità motoria ementale medio-grave

❰17051 Andora (Sv) via S. Ambrogio 19tel. 0182.683376Comunità alloggio a carattere resi-denziale per adulti con disabilitàpsico-fisica

❰20090 Buccinasco (Mi) via Vivaldi 17tel. 02.45784073Comunità alloggio per persone con ri-tardo mentale medio grave

❰20019 Settimo Milanese (Mi) viale Stelvio 6 - tel. 02.33512574Comunità alloggio per persone af-fette da autismo

SEDE CENTRALE20090 Cesano Boscone (MI) - piazza L. Moneta 1 - tel. 02.456771 - fax 02.45677411Assistenza e riabilitazione residenziale, diurna, ambulatoriale e domiciliare per mino-ri e adulti con disabilità neuropsichica medio-grave e grave.Assistenza socio-sanitaria per anziani e lungodegenti non autosufficienti

❰ Casa di Cura Ambrosianatel. 02.458761Centro polispecialistico e casa di cura convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale

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