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Direttore responsabile:Leo Brattoli

Direttore editoriale:Francesca Tosoni

Comitato editoriale:Leo Brattoli, Paolo Cattapan,

Giuseppe Di Rosa, Gabriele Gatti,Giancarlo Stavro di Santarosa

Redazione:Consorzio per l’AREA di RicercaScientifica e Tecnologica di Trieste

Padriciano 99 - 34012 Triestetel. 040 375 5221 - 5206

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Hanno collaborato:Lara Dipace, Claudia Grubissa,

Alberto Marangon, Fabio Morea,Marco Peloi, Cristina Serra,

Marina Silvestri, EleonoraVascotto, Erik Vesselli,

Tamara Vrech.

versione on line:www.area.trieste.it

Pubblicità:snc di A. Poduie e F. Zar

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Progetto grafico e impaginazione:snc di A. Poduie e F. Zar

Pubblicità Relazioni Pubbliche

Stampa: Editoriale Ergon

Tiratura: 5.000 copie

Registrazione Tribunale Triesten. 906 del 16.06.1995

Questo numero è stato chiusoin tipografia il

editorialeUn mercato europeo

della ricercadi Maria Cristina Pedicchio

L’impresada innovare

di Tamara Vrech

Reti wirelessin sicurezza

IRENEtechOpportunità tecnologichedel network Irene

ricerca &tecnologiaWeb & geomarketingdi Alberto Marangon

Contatto attivatodi Claudia Grubissa

formazione& lavoroSUPPORT: strumentiper l’innovazione sostenibile

D4: missione compiutadi Leo Brattoli

Porte apertesulla scienza

Il futuro è nanodi Marco Peloi

focus energiaL’energia di oggi

e di domanidi Leo Brattoli

Una sfida globaledi Marina Silvestri

8 domandesul fotovoltaico

Giovani,scienza e futuro

di Erik Vesselli

Abitarea basso consumo

di Fabio Morea

innovazione& impresa

Nata a Triesteleader in Europa

Crescerecon il territorio

di Leo Brattoli

Provaci ancora,SISTER

di Eleonora Vascotto

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scienza& dintorniIl neurone virtualedi Cristina Serra

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ULa nuova strategia della Commissione Europea, lanciata nel 2000 aLisbona, punta alla creazione di uno Spazio Europeo che assegna allaRicerca un ruolo chiave nella crescita economica e nella coesione socialedel Continente. In questa prospettiva le risorse umane, la loro qualitàe mobilità, assumono rilevanza strategica e il loro adeguamento divie-ne d’importanza cruciale per le future esigenze della ricerca europea. Assicurare una maggiore mobilità dei ricercatori rappresenta unobiettivo prioritario per consentire un effettivo trasferimento delleconoscenze e della tecnologia verso il mercato. La mobilità dei ricer-catori contribuisce a questa osmosi, attribuendo nel contempo dimensioneeuropea alla carriera scientifica e incentivando l’arrivo di ricercatori dal resto del mondo.Si tratta, è evidente, di un presupposto indispensabile alla creazione di un vero e proprio mercato europeodella ricerca, capace di competere con i Paesi più avanzati, a cominciare da Stati Uniti e Giappone. Unmercato la cui attuazione servirebbe anche a invertire la tendenza, da tempo in atto, che vede l’abban-dono dell’Europa da parte di molti ricercatori, attratti da realtà meglio in grado di rispondere alle loroaspettative professionali. In occasione del Consiglio Europeo di Barcellona nel marzo del 2002, l’UnioneEuropea ha fissato l’obiettivo di raggiungere il 3% del Prodotto interno lordo di investimenti in ricercaentro il 2010. Attualmente la percentuale è del 2%, sensibilmente inferiore rispetto agli Stati Uniti (2,8%)e al Giappone (3%). Per contribuire al conseguimento di questo risultato, è stato valutato in 700milanuove unità il numero aggiuntivo di ricercatori da formare, tenendo conto che, negli ultimi anni, il numerodi ricercatori in Europa ha registrato un incremento non ancora sufficiente. Il rapporto tra ricercatori epopolazione attiva è infatti passato dal 5,4/1.000 del 1999 al 5,7/1.000 del 2001, rimanendo tuttaviaancora lontano dall’8,1 degli USA e dal 9,1 del Giappone. Per questa ragione la Commissione Europea ha di recente proposto l’obiettivo di conseguire un rapportopari a 8 ricercatori ogni 1.000 unità di forza lavoro come punto di arrivo delle politiche di ricercadell’Unione nel prossimo futuro. È stata manifestata la consapevolezza che, per stimolare i giovani adavviarsi alla carriera di ricercatore in Europa, occorra tenere conto dell’effettiva attrattività che un similesbocco rappresenta, fattore questo condizionato dall’individuazione di concreti percorsi professionali didimensione veramente europea. Questo processo, secondo la Commissione, può essere alimentatoagendo su due linee d’azione complementari: la prima che preveda consistenti e specifici finanziamentiper programmi di sviluppo delle risorse umane e della mobilità; la seconda che si basi sull’adozione dimisure politiche, legali e amministrative atte a rimuovere tutti gli ostacoli alla mobilità, creando un veromercato del lavoro europeo della ricerca. Il Friuli Venezia Giulia, grazie a una straordinaria concentrazionedi Istituzioni scientifiche sul suo territorio e alla presenza cospicua di ricercatori provenienti da tutto ilmondo, è già da tempo positivamente orientato nella direzione indicata dall’Ue. Lo è anche per quantoriguarda un altro aspetto del tema mobilità, ovvero lo scambio tra università e impresa.In effetti, il consolidamento di una collaborazione costruttiva tra accademia e industria si connota comeun dato necessario nei percorsi di trasferimento delle conoscenze e delle innovazioni, ancorché risultidifficile trovare un comune denominatore organizzativo e culturale a livello continentale. In questa dire-zione, i Parchi Scientifici, insieme alle Università, possono giocare un ruolo determinante. AREA SciencePark è da tempo impegnato su questo fronte e lo è stato in particolare negli ultimi due anni con l’attua-zione del Progetto D4, il programma di formazione per il miglioramento delle risorse umane nel settoredella ricerca e dello sviluppo tecnologico in Friuli Venezia Giulia, che ha coinvolto 356 persone, perlopiùgiovani di età compresa tra i 25 e i 30 anni e oltre 200 imprese del territorio. Il Progetto ha rappresentatoun’esperienza dagli esiti significativi, che AREA è interessata ad approfondire nel futuro e che, soprat-tutto, si colloca perfettamente nel solco delle linee guida indicate dall’Unione Europea per l’auspicata,imprescindibile attuazione di uno Spazio Europeo della Ricerca, casa comune dei ricercatori e volàno diuno sviluppo economico basato sulla conoscenza.

PPrrooff.. MMaarriiaa CCrriissttiinnaa PPeeddiicccchhiiooPresidente di AREA Science Park

N MERCATO EUROPEODELLA RICERCA

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L’ENERGIA DI OGGI E DI DOMANI

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Intervista con Renzo Rosei, docente di “Nanofisica ed Architetture Atomiche” e coordinatore del“Centro di Eccellenza per le Nanotecnologie” dell’Università di Trieste.

Quale importanza riveste nell’economia il problemaenergetico?L’energia è la linfa vitale che pervade la societàmoderna. Sembra scontato, ma usufruire gior-nalmente di grandi quantità di energia per ilriscaldamento, l’illuminazione, il trasporto dipersone e merci, la produzione agricola e quellaindustriale è tutt’altro che ovvio. La differenza frail livello di vita attuale di europei e americani equello dei nostri antenati è dovuta principalmenteall’accesso che abbiamo a grandi quantità dienergia a basso costo. La rivoluzione che si èattuata nei Paesi occidentali da circa un secolo emezzo, a ben guardare, è erroneamente definitarivoluzione industriale: sarebbe più appropriatochiamarla “rivoluzione energetica”.Il ruolo che l’energia riveste nel nostro mondo puòessere evidenziato ricorrendo a uno scenario (oggi)paradossale. Supponiamo di svergliarci una mattinain un black-out energetico totale: freddo causatodalla mancanza di gasolio da riscaldamento; nientecolazione perché il frigorifero non funziona; super-mercati vuoti per mancato rifornimento di generialimentari. Inutile anche recarsi al lavoro: l’autonon ha benzina, i mezzi pubblici non circolano,nessun macchinario o computer è in funzione.Infine, TV e radio sono mute. Non è mia intenzione fare terrorismo psicologico,ma solo sottolineare come l’abbondanza di energiache utilizziamo sia comunemente vissuta come unacondizione “naturale”, sottovalutando il problemadella sicurezza dell’approvvigionamento energetico.Quali sono le fonti primarie di energia conosciutee sfruttate?Partirei dalla suddivisione tra le fonti rinnovabilie quelle che non lo sono. Queste ultime sonoessenzialmente i combustibili fossili (carbone,petrolio, gas naturale) e i combustibili nucleari,come l’uranio 235: una volta finite le scortecustodite nella crosta terrestre, semplicementenon potremo più utilizzarle.Le energie rinnovabili sono invece riconducibiliall’energia che la terra riceve dal sole e che può essereutilizzata direttamente tramite collettori (termici ofotovoltaici), oppure indirettamente sotto forma di

energia da biomasse, energia eolica, energia idroe-lettrica. Il motore di tutti questi processi, infatti, èinvariabilmente il sole che fa crescere le piante, faevaporare l’acqua del mare e genera i venti. Saràsempre possibile disporne, per dirla con Foscolo,“finché il sole splenderà sulle sciagure umane”.Sfortunatamente, l’uso di qualunque fonte ha isuoi problemi, specie quando l’energia deve essereprodotta su scala molto grande. Così i pericoli insitinella produzione di energia nucleare sono ben noti(incidenti, accumulo di scorie radioattive nonsmaltibili, ecc.). Malgrado lo sviluppo di nuovetecnologie per reattori “intrinsecamente stabili”,sembra improbabile un massiccio aumento futurodello sfruttamento di questo tipo di energia. L’energia idroelettrica è stata una sorgente a bassocosto per un lungo periodo e viene tuttora sfruttata,dove è possibile. Tuttavia la si può produrre inquantità limitate, anche a causa delle conseguenzeambientali legate all’imbrigliamento e alla “scom-parsa” dei corsi d’acqua in lunghe condotte. Lo sfruttamento dell’energia eolica, pur promettente,è confinato a regioni dove i venti spirano con suffi-ciente continuità e a velocità medie relativamenteelevate, ma senza picchi troppo alti.

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Renzo Rosei

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L’energia solare, a prima vista, sembra una soluzioneovvia, ma ha anch’essa i suoi inconvenienti. Il primosta nella vastità dell’area necessaria per raccoglierequantità significative di energia. L’Italia consumaannualmente circa il 2% del totale mondiale. Sedovessimo produrre tutta questa energia per mezzodi celle fotovoltaiche, a un rendimento complessivodel 10%, occorrerebbe un’area pari a circa un dodi-cesimo del territorio nazionale: praticamente una“Lombardia”. Sarebbero auspicabili rese maggioriabbinate inoltre a costi più competitivi.Quanto ai combustibili fossili, sono la sorgente pri-maria attualmente più sfruttata. Carbone, petrolio emetano sono estraibili su larga scala con relativafacilità e le tecnologie per il loro uso efficiente sonomolto sviluppate. Inoltre le relative reti di trasportoe di distribuzione sono capillari e ben collaudate.Tuttavia, i combustibili fossili hanno gravi inconve-nienti: la quantità giacente nel sottosuolo è ancoraimponente (ancorché non stimabile con accuratezza)ma destinata ad assottigliarsi inesorabilmente; illoro uso massiccio genera milioni di tonnellate dianidride carbonica che vanno a incrementarel’effetto serra planetario. Va inoltre considerato chele riserve di combustibili fossili sono distribuite inmaniera molto diseguale sulla superficie del pianetae al loro assottigliarsi assisteremo a un inaspri-mento dei conflitti geopolitici.

Qual è la situazione dell’approvvigionamento e deiconsumi energetici a livello mondiale?L’umanità nel suo complesso consuma attualmente400 Q [1] per anno e le proiezioni indicano che questoconsumo verrà raddoppiato nell’arco dei prossimi 25-30 anni [2]. Circa l’88% dell’energia che consumiamoproviene da combustibili fossili (carbone, petrolio emetano), mentre il resto è fornito dalle altre fonti(nucleare, idroelettrica, geotermica, eolica e solare).Le stime delle scorte rimanenti nel sottosuolo sonopiuttosto incerte: nel caso del petrolio si stima che ilpicco di produzione avverrà fra 20-40 anni.Ne possiamo dedurre che l’incremento del costodel petrolio, nell’ultimo anno in particolare, non èdovuto alla carenza di petrolio, quanto al fatto checi siamo avvicinati a consumi che eccedono l’attualecapacità produttiva. Si stanno affacciando al mer-cato mondiale colossi come l’India e la Cina il cuiprodotto interno lordo cresce del 7-9% all’anno.Inoltre, problemi geopolitici (guerra in Iraq, situa-zione del Venezuela, disfunzioni in Russia) hannocausato una riduzione della produzione. Il rialzo delprezzo del petrolio è quindi soprattutto imputabile(per ora) alla paura di non avere approvvigiona-menti sufficienti.Come affrontare dunque in modo “scientificamentecorretto” una tematica di questa portata? Il problema dell’approvvigionamento energetico“sostenibile”, per un’umanità in continua crescitademografica, sarà uno dei più gravi che ci troveremoad affrontare nel prossimo futuro. Se teniamo inconsiderazione che qualunque variazione dei sistemidi produzione ed erogazione dell’energia richiederàla costruzione di nuove e imponenti infrastrutture,ci rendiamo conto dei gravi ritardi che abbiamoaccumulato. Purtroppo una soluzione “toccasana”non è all’orizzonte e nemmeno prevedibile. Peresempio, il processo di “fusione nucleare” del deu-terio potrebbe in teoria costituire questa svolta, male previsioni attuali indicano che, se mai si riusciràa implementare questa tecnologia, occorrerannodecenni per metterla in pratica.Il problema è assai complesso perché, malgrado lasua natura scientifico-tecnologica, sono fortissimele implicazioni economiche e politiche. Penso che ilpunto di partenza dovrebbe essere un rilancio sugrande scala della ricerca applicata allo sviluppodelle energie rinnovabili. Il traguardo finale dovrebbeessere la messa a punto di tecnologie diversificatee “autarchiche”, cioè indipendenti da fattori edeventi esterni al Paese. A questo riguardo, lo sforzodi Rubbia e dell’Enea di sviluppare il “solare termico”è encomiabile e andrebbe incoraggiato. Uno sforzoanalogo dovrebbe essere rivolto al “solare fotovol-taico” che, incredibilmente, è assai più sviluppato

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in Paesi come la Germania (con una insolazionemedia annua molto inferiore a quella italiana)che da noi. La politica, oltre a prevedere finanziamenti adegua-ti a questo sforzo di ricerca, dovrebbe erogareincentivi sostanziosi a chi volesse intraprendere lastrada dell’innovazione per l’approvvigionamentodi energia termica e/o elettrica a uso privato.Questi co-finanziamenti avrebbero il vantaggio difar crescere il mercato, innescando economie discala in grado di abbassare i costi. Infine un altrocompito cruciale della politica è la sensibilizzazio-ne dell’opinione pubblica, sia per favorire l’accessoalle sorgenti rinnovabili, sia per incoraggiare ilrisparmio energetico.In questo contesto, quale ruolo potrà avere l’idrogeno?Occorre chiarire subito che l’idrogeno non è unasorgente primaria, ma solo un vettore di energia(così come, per esempio, l’energia elettrica).Entrambi, per poterli utilizzare, dobbiamo primaprodurli. L’idrogeno ha però alcune caratteristichedavvero uniche. La principale è che “bruciando”,l’unico sottoprodotto che genera è vapore acqueo.Per questo si è guadagnato la fama di vettore dienergia pulita e di miglior candidato per sostituirela benzina nella circolazione veicolare. L’uso diauto a idrogeno risolverebbe completamente allaradice il problema dell’inquinamento urbano, con-tribuendo contemporaneamente a migliorare lasalute dei cittadini e il livello della spesa sanitaria.La seconda caratteristica interessante è che l’idro-geno, a differenza dell’elettricità, si presta beneanche come mezzo per immagazzinare grandiquantità di energia. Non a caso viene utilizzato neipropulsori per i voli spaziali. Il metodo più usatoattualmente per produrre idrogeno è una reazionecatalitica a partire da metano e acqua. I costi di pro-duzione (e in special modo di purificazione) dell’i-drogeno sono ancora alti e ci sono notevoli sforzi diricerca a livello mondiale per migliorare tecnologi-camente questi processi e renderli commercial-mente più competitivi.Questo tipo di produzione, ancorché molto interes-sante sui tempi brevi, non ci svincola dal problemaprincipale costituito in prospettiva dall’approvvi-gionamento del metano. L’idrogeno può però essereprodotto anche dalle biomasse e questo processonon dipenderebbe più da combustibili fossili.Inoltre non sarebbe responsabile di ulteriori peg-gioramenti del bilancio di anidride carbonica nel-l’atmosfera terrestre.C’è infine la possibilità di produrre idrogeno per viafotocatalitica utilizzando la radiazione solare. Inprospettiva questa potrà essere la via vincente:celle fotocatalitiche esistono già, ma per ora il loro

rendimento è troppo basso per costituire un’alter-nativa competitiva.Sia gli Stati Uniti che la Comunità Europea stannoinvestendo molto per accelerare la transizioneverso la futura “economia a idrogeno”, mentre inItalia, purtroppo, siamo ancora molto indietro.Quale contributo può dare in questo campo unarealtà ricca di risorse scientifiche come Trieste e ilFriuli Venezia Giulia? I problemi di cui abbiamo parlato hanno scalaplanetaria, e quindi sperare di risolverli con le solenostre risorse e iniziative sarebbe velleitario.Tuttavia sta divenendo sempre più chiaro che leNanotecnologie possono avere un ruolo moltoimportante in molti settori della “Scienzadell’Energia”. Al “Euronanoforum” sulle nanotec-nologie svoltosi a Trieste lo scorso dicembre,un’intera sessione è stata dedicata a questa tematica.Spiegare come le nanotecnologie possano interve-nire nel vasto quadro del settore (produzione,trasformazione, immagazzinamento e uso efficientedell’energia), richiederebbe almeno un’altra inter-vista. Posso però citare che si stanno avviandoalmeno due iniziative in questo campo, che vedonoprotagonisti il Centro di Eccellenza per leNanotecnologie dell’Università di Trieste, il TASC, laSissa, l’Università di Udine e la stessa AREA diRicerca. La prima vuole avviare in regione una ricercavolta alla produzione di idrogeno ultrapuro, e laseconda lo sviluppo di Celle a Combustibile dinuova concezione. In entrambi i casi le nanotecno-logie saranno alla base dello sviluppo dei nuovimateriali richiesti per avere risultati concorrenziali,e in entrambi i casi ci si sta muovendo con l’otticadi avviare imprese di spin off che portino sulmercato i risultati che saranno conseguiti.Penso che potrebbe essere molto importante per lanostra regione (oltre che per l’Italia in generale),investire in questo campo, avendo in mente un oriz-zonte strategico di vasta portata.Creare imprese high-tech in campo energeticoavrebbe il doppio vantaggio di farci entrare in unmercato di vastissime dimensioni e, nel contempo,di mettere al riparo regione e Paese dai rischi dellacrisi energetica prossima ventura.

Leo Brattoli

riferimenti e note[1] Q è l’abbreviazione di Quad. 1 Quad indica 1015 (unquadrilione o un milione di miliardi) British TermalUnits. In unità a noi più familiari 1 Quad corrispondea circa 1018 joules.[2] Fonte: International Energy Outlook 2004 rep. no.DOE/EIA-0484(2004), consultabile sul sitohttp://www.eia.doe.gov/oiaf/ieo.

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UNA SFIDAGLOBALE

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Prendendo spunto da un convegno internazionale organizzato a Trieste lo scorso giugnodall’ICS-UNIDO, una panoramica sul nesso tra ambiente, energia e crescita

dei Paesi in via di sviluppo.

Un errore fatto in passato dagli enti internazionalinei confronti dei Paesi in via di sviluppo è statoquello di trasferire tecnologie non compatibili conl’economia e l’ambiente dove erano esportate. Perinvertire questa tendenza e promuovere una svolta,l’ICS, il Centro Internazionale per la Scienza e l’AltaTecnologia dell’UNIDO, studia interventi che possanoautomantenersi in un più ampio disegno di sosteni-bilità, al fine di coniugare gli aspetti ambientali edeconomici con lo sviluppo delle popolazioni. Lasostenibilità è infatti un concetto trasversale le cuiazioni non si misurano nell’arco della vita, ma neiconfronti delle generazioni future: riguarda nonsolo l’ambiente ma anche l’equità sociale. Altrettanto può dirsi per il discorso delle risorse:qualsiasi avanzamento nel campo delle risorserinnovabili come delle energie sostenibili diventaun enorme vantaggio anche per i Paesi industrializ-zati dato che lo spreco di energia è un problema ditutti. La sfida è globale, è una sfida per la sopravvi-venza dell’intero pianeta poiché, attraverso l’usocorretto delle risorse energetiche, si gioca il futurodell’umanità.La complessità delle problematiche connesse alreperimento e allo sfruttamento delle energie rin-novabili è emersa con grande definizione, sia sottoil profilo delle conoscenze acquisite, sia per quantoriguarda le azioni concrete da intraprendere, nelletre giornate di lavoro – dal 10 al 12 giugno scorso –che hanno visto AREA Science Park ospitare unaConferenza internazionale dell’ICS sul tema“Renewable Resources and Renewable Energy: aGlobal Challenge”, tema peraltro già oggetto deiSeminari promossi dal direttore Luisa Mestroni.I partecipanti al simposio hanno illustrato le azionidefinite dai rispettivi governi, i risultati dei moltiprogetti pilota avviati e gli obiettivi per la prossimadecade.

Il mandato dell’Unido.Il problema energetico fa parte del mandatodell’UNIDO che ha focalizzato due aree principali:l’efficienza nei processi industriali e l’importanzadelle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo.L’UNIDO ha impiantato in Cina un centro di eccel-

lenza (Initiative on Rural Energy for Productive Use)e sta sostenendo alcuni progetti pilota in Africa. Lafilosofia di queste operazioni è che l’energia, peressere sostenibile, deve aumentare produttività,profitti e impiego nelle aree rurali. Più di un quartodella popolazione mondiale – circa due miliardi dipersone – non ha accesso all’elettricità. La maggiorparte di queste persone vive nelle aree ruralidei Paesi più poveri, come in Africa, lontane dallereti elettriche. Le energie rinnovabili per questepopolazioni sono quelle maggiormente accessibili,economiche, di facile reperibilità e sono vistepertanto come la soluzione migliore: limitanol’impatto ambientale, creano nuove industrie enuovi mercati. A tale scopo, come ha spiegatoAnthony Bromley (UNIDO, Vienna, Austria),l’UNIDO sostiene progetti che coniugano la produ-zione e l’uso di energia con le piccole imprese delmercato energetico. Dopo il protocollo di Kyotomolti governi hanno introdotto facilitazioni tariffarie.

Il programma dell’ICS-UNIDO.Il mandato del Centro – che agisce nell’ambito delprogramma globale dell’UNIDO – è quello di soste-nere la promozione industriale nei Paesi in via disviluppo e nei Paesi con le economie in transizione,tramite il trasferimento di know-how nei settori dimaggiore interesse per le varie economie nazionali,promuovendo la ricerca applicata, il potenziamento

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delle capacità endogene nelle tecnologie piùidonee al loro tessuto sociale ed economico. Il pro-gramma dell’ICS copre tre aree di intervento:Chimica pura e applicata, Scienze ambientali,Tecnologie avanzate e Nuovi materiali. Più indettaglio: chimica verde e sostenibile, sviluppo dinuovi processi catalitici, non inquinanti ed econo-micamente accessibili per la trasformazione diprodotti e sottoprodotti dell’agricoltura in prodottidi alto valore aggiunto per la salute umana; moni-torizzazione satellitare rivolta all’ottimizzazionedelle risorse e al controllo dell’inquinamento;plastiche biodegradabili ovvero biopolimeri a buonimpatto ambientale; perfezionamento di tecnologieper la produzione di idrogeno, per la produzione elo stoccaggio di energia, per la produzione di com-bustibili biologici e di celle combustibili; materialiper il settore fotovoltaico. Altri programmi si occu-pano di edilizia sostenibile. Il mandato dell’ICS-UNIDO, ha spiegato Stanislav Miertus (ICS-UNIDO,Trieste), coordinatore scientifico della Conferenza,è quello di trasferire il know-how e incoraggiare losviluppo sostenibile. “Il nostro target – ha dettoMiertus – è aiutare i Paesi in via di sviluppo a utiliz-zare le loro conoscenze e le loro risorse. Sotto ilprofilo economico, vanno individuate tecnologienon costose che possano essere prodotte daglistessi Paesi in via di sviluppo e va creato un mercatodove queste tecnologie possano essere vendute,portando ricchezza per chi le produce.”

La comunità scientifica e i programmi pilota.Ci sono Paesi che dipendono quasi completamentedal petrolio e guardano a fonti alternative più eco-nomiche che sfruttino le risorse locali, altri dove lefonti energetiche sono quasi del tutto assenti esono una priorità assieme ai problemi idrici.Mohamed H.A. Hassan (Third Word Academy ofScience, Trieste) ha parlato dei progetti pilota

messi a punto dalla TWAS in alcuni Paesi in via disviluppo. Giuseppe Furlan (Abdus SalamInternational Centre for Theoretical Physics,Trieste) ha sottolineato come fin dal 1977 (primoperiodo di crisi dei Paesi industrializzati) l’ICTPabbia tenuto corsi sulle tecnologie avanzate mirantialla creazione di una comunità scientifica mondialedi ricercatori, soprattutto dei Paesi in via di sviluppo,molti dei quali sono diventati degli associatidell’ICTP. Legami sono stati stabiliti anche con lacomunità scientifica italiana tramite il programmaTRIL (Training and Research in Italian Laboratories).Grazie a questa iniziativa da vent’anni i ricercatoripossono studiare nei laboratori italiani e parteciparea progetti internazionali.

Usare l’energia a portata di mano: sole, vento,acqua, geotermia, biomasse.Un terzo della popolazione mondiale si trova inAsia. La maggior parte delle organizzazioni interna-zionali, come Word Bank, Asia Development Bank,InWent of Germany, UNIDO, UNEP, UNDP, ha quiallo studio interventi mirati. Nelle Filippine, inVietnam, Sri Lanka, Bangladesh, Laos, Cambogia,Indonesia, Nepal, ci sono problemi di elettrificazionedelle aree rurali, la popolazione dipende quasiinteramente dall’utilizzo di biomasse. L’uso dellebiomasse ha subito un incremento e le tecnologiesono state fortemente potenziate anche in India,Cina, Giappone e Australia. In Malesia, ad esempio,dove il fabbisogno energetico dipende per il 90%da combustibili fossili, è stato varato nel 2001 unprogramma per l’utilizzo delle energie rinnovabili,riservando un posto di rilievo alla biomassa dapalma (olio, frutti, fibre). In Cina ha invece un postodi rilievo il sistema diffuso di centrali idroelettriche

CO2: puntare al bilancio zeroQuali vantaggi dà l’uso di polimeri da risorserinnovabili?Quando alla fine del ciclo il materiale si degradao brucia, viene prodotta anidride carbonica comeda polimeri di sintesi. I polimeri da risorse rinno-vabili sono però di origine organica, derivantiquindi dalla trasformazione (allo stesso tempochimica, fisica e biologica) di materiali esclusiva-mente biologici. I materiali biologici sonomateriali organici (fatti da composti del carbo-nio), nei quali il carbonio non è fossile (fossilcarbon) ma recente (new carbon). L’anidride car-bonica è fissata, sulla terra, per mezzo dellafotosintesi clorofilliana, negli oceani dai batteri edal fitoplancton. Questi processi di fissaggioconsumano CO2: il bilancio totale risultadunque pari a zero.

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sul territorio. Nel 2002 ne contava 652 per unammontare di 100 GW nella aree rurali, un recordoggi studiato anche da altri Paesi.La disparità tocca Paesi geograficamente e cultu-ralmente vicini: ad esempio, benché i Paesi arabidel Golfo coprano il 61% del fabbisogno mondialedi energia e il 26% per il gas e abbiano un consumodi energia dei più alti al mondo, Libano, Giordania,Sudan, Marocco, Mauritania e Somalia dipendonodalle importazioni e hanno consumi fra i più bassi.Oggi sono orientati verso le energie alternative, inparticolare il fotovoltaico. In Tunisia è stata pro-mossa una politica per la creazione di opportunitàdi lavoro nelle energie rinnovabili, specialmenteper i giovani, e per aprire l’economia sia a livelloregionale che internazionale, attraverso una drasticariforma della pubblica amministrazione e dei pro-duttori. L’intervento dei Governi e della legislazionesi dimostra decisivo: in molti Paesi, il rispettivoEnte nazionale per l’elettricità obbliga a compraredai piccoli impianti e a negoziare la tariffa.

Cambiare lo scenario quotidiano con la produzionee l’uso di materiali polimerici da fonti rinnovabili.L’effetto serra è considerato la prima causa deicambiamenti climatici. Il carbonio, nello stato dianidride carbonica (CO2), è il gas serra rilasciato inatmosfera dall’attività dell’uomo in maggiore quan-tità; va pertanto arginato l’aumento di CO2 e ciòpuò essere ottenuto puntando su cicli a bilanciozero. Questo è possibile utilizzando organismi chefissano anidride carbonica e pertanto la sottraggonoall’atmosfera, anziché immetterne di nuova prove-niente da derivati del petrolio. “Triplicare il loro usoquali fonti energetiche potrebbe ridurre l’impattoambientale associato alle emissioni di gas serra –ha spiegato Ramani Narayan (Department ofChemical Engineering & Materials Science,Michigan State University, USA). I polimeri di naturaorganica sono sintetizzati da piante, animali, batteri,parte integrante del funzionamento degli ecosistemi”.

Tali prodotti di derivazione organica sono l’alterna-tiva ai prodotti derivati dal petrolio proprio per undiscorso di sostenibilità; inoltre, dato che sonosintetizzati da organismi viventi, sono biodegrada-bili, quindi i manufatti da questi derivati non lascianorifiuti difficili da smaltire. Le materie plastiche fanno parte del nostro scenarioquotidiano: borse, imballaggi, pellicole, circuitistampati, pannelli, tutta la componentistica del-l’auto, della nautica, dello sport. In questi compartiviene auspicato un cambio di valutazione che mettalo smaltimento al primo posto rispetto alla valuta-zione costo/prestazione. Su queste problematicheha posto l’accento Emo Chielini (University of Pisa,Department of Chemistry and Industrial ChemistryICS-UNIDO). “La produzione e il consumo di mate-riali polimerici raddoppierà nei prossimi 10-15 anni– ha spiegato – e quindi si presentano ottimeprospettive per l’affermazione sul mercato deimanufatti plastici dei materiali polimerici biodegra-dabili con grandi benefici per l’ambiente”. NegliStati Uniti il Biobased Products Act del 2003 haincoraggiato la triplicazione dell’uso di tali polimerientro il 2010, in Europa la Direttiva 1999/31/EC siprefigge l’obiettivo di portare il livello della compo-nente organica nei rifiuti solidi urbani destinati adiscariche al 75% di quello attuale nel 2006, al 50%nel 2009, al 35% nel 2016. Da questo deriva checirca nel 2030 le discariche saranno solo titolate adaccogliere materiali inerti.

L’Europa leader nei bio-carburanti.Negli ultimi dieci anni è cresciuto l’interesse per ibio-carburanti, in particolare il biodiesel, da partedell’Unione Europea. Bio-diesel e bio-etanolohanno un forte potenziale di sviluppo e rappresen-tano l’unica soluzione a portata di mano per risolvereil problema degli scarichi dei trasporti su strada, chedipendono pesantemente dai combustibili fossili.L’Ue è oggi il leader nel mondo per la produzione dibio-diesel: l’anno passato ne ha prodotto 1,4 milionidi tonnellate. Dell’EBB (European Biodiesel Board)fanno parte 21 compagnie, di cui il 90% europee, etra queste ci sono importanti multinazionali con pic-cole medie industrie che operano nelle zone rurali.

Post petroleum EraPer l’era del dopo-petrolio, il solare/idrogenorappresenta la soluzione migliore in termini dicosti, danni ambientali, efficienza. È prevista perla prossima decade la transizione dall’economiadel petrolio all’economia dell’idrogeno che saràprodotto in grandi quantità e in modo economicoa partire da prodotti a base di carbonio.

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Sulla base dell’esperienza europea stannonascendo industrie analoghe negli Stati Uniti,in Brasile, in Malesia, in India e nelle Filippine. La Direttiva 30 del maggio 2003 prevede unimpiego del 2% per i bio-carburanti con unincremento annuale del 5,75 % da qui al 2010.L’Europa si farà promotrice di una campagnainternazionale per lo sviluppo di piantagioniutili (semi di girasole, di rapa, cereali ricchi dicarboidrati) per la produzione di combustibilibiologici, con incentivi agli agricoltori. La pro-spettiva di un mercato internazionale è statasuggerita anche dall’IEA (International EnergyAgency).

Rompere il circolo vizioso globale: take-make-waste.La nostra società produce quantità enormi dirifiuti, erode gli ecosistemi e le pratiche tradi-zionali: un circolo vizioso globale di produzione-consumo che immette milioni di tonnellate dimateriale tossico nell’aria e nel suolo. Questeproduzioni inquinanti richiedono regole perpreservare la popolazione dall’essere avvele-nata e i materiali stessi necessitano di vigilanzaanche da parte delle generazioni future.È quanto ha sostenuto Bernard Amadei(University of Colorado, Department of CivilEngineering). “L’inquinamento dovuto all’urba-nizzazione è uno dei maggiori che conosciamo– ha detto – e contribuisce seriamente allariduzione delle risorse naturali. C’è bisogno ditrovare nuove soluzioni ingegneristiche per lecostruzioni, i trasporti, lo smaltimento deirifiuti, le telecomunicazioni e le infrastrutture”.La sfida sarà vinta se verranno sviluppate tec-nologie che soddisfino la crescita della popola-zione mondiale e contemporaneamente preser-vino la capacità degli ecosistemi, rispettandoanche le diversità culturali. Bisognerà ridurrel’estrazione delle risorse non rinnovabili,aumentare l’uso e i campi di impiego dellerisorse rinnovabili e investire nella riconversionedei rifiuti in energia. Cambiare i comportamentie cambiare la mentalità.

Marina Silvestri

ICS-UNIDOICS è stato fondato nel 1988 come centro per il tra-sferimento di tecnologie avanzate ai Paesi in via disviluppo e alle economie emergenti allo scopo dipromuoverne uno sviluppo industriale sostenibile.Il Centro è sostenuto da un contributo annuale delMinistero degli Affari Esteri italiano (MAE) e operanell’ambito del settore tecnologico di UNIDO, incollegamento con la relativa rete di tecnologieindustriali, svolgendo attività complementari aiservizi offerti dall’Organizzazione. Stretti legamicon ONU, Iniziativa Centro Europea, MAE, nonchéuna serie di accordi istituzionali con governi ditutto il mondo, assicurano al Centro una posizioneprivilegiata nell’ambito dei progetti multilaterali,in particolare a livello regionale.ICS elabora una serie di strumenti informaticiche trovano applicazione nelle aree tecnichedella chimica, ambiente, alta tecnologia e nuovimateriali. L’attività si focalizza sullo sviluppo e lapromozione di progetti di alto livello. La formula-zione e la promozione di progetti sono centralinell’attività di ICS: dopo la valutazione di fattibi-lità economica, ambientale, tecnologica e sociale,i progetti vengono proposti a istituzioni quali laComunità Europea e la Banca Mondiale per irelativi finanziamenti.Corsi, seminari e altri incontri organizzati dalCentro per la formazione tecnico-scientifica (sinoa 50 eventi ogni anno) costituiscono la base peril trasferimento di conoscenza e si concretizzanonella formulazione di proposte progettuali. ICSvanta inoltre un’ampia esperienza nel campodella formazione nella gestione e nel trasferi-mento di tecnologie, ed è attivo su temi come:gestione della tecnologia, previsione dello svi-luppo tecnologico, creazione di collaborazioninel mondo imprenditoriale.ICS offre una serie di servizi tecnico-informaticiavanzati in settori quali design di farmaci, pianifi-cazione di siti industriali e progettazione di sistemihigh-tech. Questi servizi si basano su strumenti disupporto alle decisioni sviluppati all’interno delCentro, che comprendono software di valutazionedi tecnologie, simulazione di processi, elaborazionedi immagini, modellistica molecolare e sistemi diinformazione geografica. Sono inoltre disponibiliesaurienti banche dati sulle migliori tecnologieeconomicamente accettabili ed ecologicamentecompatibili, nonchè elenchi di esperti e contattiistituzionali. ICS offre la necessaria competenzatecnica e un’ampia esperienza nell’adattamento eapplicazione dei diversi strumenti tecnici e tecno-logici a specifici contesti nazionali. Il Centro generainoltre una ricca gamma di pubblicazioni e dimoduli di formazione, sia tradizionale che on-line,e pubblica un numero considerevole di articoliscientifici ogni anno.

riferimentoStanislav MiertusICS-UNIDOtel. +39 040 9228 111 [email protected]

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8DOMANDESUL FOTOVOLTAICO

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Alcuni dei quesiti più comuni riguardanti una tecnologia ancora poco sfruttatain Italia, le sue applicazioni e i suoi costi.

Quello che segue è il brano introduttivo trattodallo studio “La tecnologia fotovoltaica: statodell’arte e potenzialità d’impiego nei processiproduttivi”, promosso da AREA nell’ambito diProgetto Novimpresa e curato da Raffaella Gelletidel Centro di Ecologia Teorica ed Applicata (CETA)di Gorizia.

L’elettricità da fonte solare potrà coprire unafrazione significativa dei consumi energeticimondiali?L’energia prodotta dal sole che raggiunge lasuperficie del pianeta, risultando disponibile perla conversione in energia elettrica, supera dialcuni ordini di grandezza la domanda di energiadel pianeta. Ad esempio, l’energia solare cheinveste un’area di 200 kmq del Nevada potrebberispondere alla domanda di energia degli StatiUniti se venisse coperta con pannelli fotovoltaicicommerciali. Uno scenario più realistico prevedeinvece di utilizzare, per l’installazione dei pan-nelli, aree fin d’ora disponibili, quali i tetti degliedifici, le coperture dei parcheggi o le aree altri-menti inutilizzabili quali alcune zone industrialida recuperare. Infatti, si ritiene che oggi non sianecessario coprire il mondo di pannelli fotovol-taici per produrre quanta più energia possibile,in un contesto di competizione tra energia elet-trica prodotta da fonte tradizionale ed energiafotovoltaica; un uso razionale dell’energia delsole prevede di coprire parte dei carichi energe-tici abbattendo i picchi della richiesta di energiain quelle fasce orarie nelle quali l’energia è menodisponibile e perciò più costosa. Il consumatore,mediante una gestione attenta, può scegliere lemodalità di utilizzazione dell’energia, massimiz-zando così i benefici prodotti dalla generazioneelettrica distribuita.

L’energia fotovoltaica può fare tutto e subito?Assolutamente no. Di certo l’energia solare gio-cherà un ruolo di rilievo nel portafoglio energeticodei prossimi anni; attualmente però l’industriadel settore non sarebbe in grado di risponderealla domanda del mercato, se si decidesse di

coprire anche solo il 50% dei consumi energeticiglobali con la tecnologia fotovoltaica. Se però gliinvestimenti nel settore continueranno a crescere,sostenuti anche da incentivi adeguati, basteranno15 o 20 anni per dare al mercato fotovoltaicouna dimensione adeguata e abbassare i costi diproduzione e di distribuzione, fino a rendere ilmercato stesso in grado di autosostenersi.La crescita del settore negli ultimi 3 anni si èattestata a valori prossimi al 35% annuo.

Fotovoltaico significa abbattimento delle emis-sioni in atmosfera?I sistemi fotovoltaici non producono emissioni dinessun tipo, tanto meno emettono, in fase diesercizio, gas aventi effetto serra. La produzionedi un kWh di energia elettrica da fonte solare, seconfrontata con pari produzione energetica dafonti fossili, consente di evitare l’emissione inatmosfera di 0,53 kg di anidride carbonica, unotra i principali gas responsabili dell’effetto serra.Le stesse considerazioni possono essere ripetuteper le altre tipologie di inquinanti. È comunquevero che, al momento attuale, la potenza instal-lata complessiva degli impianti fotovoltaici suscala globale non è in grado di assicurare unabbattimento apprezzabile delle emissioni inqui-nanti in atmosfera. È necessaria una maggiordiffusione della tecnologia per ottenere deibenefici concreti.

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L’industria del fotovoltaico è inquinante?Se pure è vero che la produzione di energiada fonte fotovoltaica presenta un impattosull’ambiente molto basso, limitato agli aspetti dioccupazione del territorio o di impatto visivo, lafase di produzione dei pannelli comporta unconsumo energetico e l’uso di prodotti chimici. Vaconsiderato però che la maggior parte delle aziendeproduttrici di componenti fotovoltaici è certificataISO 14000, quindi impegnata a recuperare e rici-clare tutti i propri effluenti sotto attento controllo.Nella fase di dismissione dell’impianto, i materia-li di base (alluminio, silicio, vetro, ecc.) possonoessere riciclati e riutilizzati.Al momento attuale l’80% del mercato fotovoltaicoè occupato dalla tecnologia che sfrutta, per laproduzione delle celle, il silicio. Questa tecnologiacomporta gli stessi rischi e le stesse problematichecaratteristici dell’industria dei semiconduttori; inogni caso i rischi associati alla produzione deipannelli non sono maggiori di quelli che quotidia-namente affrontano le grandi case produttrici diprocessori ovunque impiegati nell’industriadell’informatica. Considerazioni diverse devono essere fatte perquei pannelli che impiegano metalli pesanti ocomposti tossici; anche in tal caso comunque iprocessi produttivi sono assoggettati a regolemolto restrittive, che prescrivono anche un ade-guato smaltimento a fine vita del prodotto.

L’industria del fotovoltaico è solo un’industriadi nicchia?L’industria del fotovoltaico era un’industria dinicchia, limitata a quelle applicazioni che, per laloro specificità, potevano trovare convenientel’adozione dei sistemi fotovoltaici. Esempi tipicisono le applicazioni nell’industria aerospazialeoppure la fornitura di energia elettrica a utenzeisolate quali malghe montane o stazioni di rileva-mento dei dati ambientali e telecontrollo.Oggi il contesto è diverso, dal momento che il 70%del mercato del fotovoltaico è assorbito dagliimpianti “in rete”, collegati cioè alla rete elettricanazionale e deputati a fornire solo parte dell’ener-gia richiesta dall’utenza. Gli incentivi economici afavore di queste applicazioni hanno permessouna crescita del mercato che risulta attualmentepromettente.

Il fotovoltaico è troppo costoso. Potrà maicompetere con i “big boss” della produzionedi energia elettrica?Il costo dei moduli fotovoltaici è sceso, dal 1980 aoggi, in misura significativa portando il costodell’energia prodotta a circa 0,50 ∂|/kWh. Nel

caso in cui l’impianto venga realizzato avvalendosidi contributi e incentivi, il costo del kWh può scen-dere fino a 0,16 ∂|/kWh. È evidente che per potercompetere con i produttori convenzionali l’energiafotovoltaica ha tuttora bisogno di un supportoconcreto, ma le tendenze del mercato confermanoche la diminuzione dei prezzi consentirà di renderela tecnologia appetibile, anche per il mercatodomestico, entro il 2020.

Il sistema restituisce, nella sua vita utile, l’energiarichiesta per produrlo?L’energy pay back, ovvero il tempo richiestodall’impianto per produrre altrettanta energia diquanta è necessaria alle fasi di costruzione, èsceso drasticamente negli ultimi anni ed è pariattualmente a circa 3 anni.Per i moduli in film sottile, l’energy pay back timescende addirittura a un anno, il che significa,considerando una vita utile dei pannelli pari a 30anni, che per i rimanenti 29 l’impianto produrràenergia pulita.

Le fasi di ricerca e sviluppo sul fotovoltaico sonoormai concluse, il prodotto funziona, non restache produrre i pannelli su scala industriale?Come fornitore di energia high-tech, il fotovoltaicoha un grande potenziale da sviluppare. L’attivitàdi ricerca e di sviluppo per la comprensione deiprocessi e per l’ottimizzazione dei cicli di produ-zione è ancora nella sua fase iniziale. In particolarela ricerca deve studiare non solo i rendimenti dicelle e moduli, ma anche l’efficienza dei compo-nenti del BOS e del sistema nel suo complesso.Molti nuovi materiali e processi produttivi sonoancora in fase di perfezionamento ma lo sviluppodel settore richiede una scelta determinata econsapevole in merito al rapporto energia-uomo-ambiente che valuti anche le conseguenze a lungotermine delle decisioni.Il primo passo è quindi ancora una volta quello diinvestire nella ricerca per permettere alla tecnolo-gia di diventare un prodotto di larga diffusione,accessibile agli utenti finali e non un “gioiello dalaboratorio”.

riferimentoLa pubblicazione completa “La tecnologia fotovoltaica:stato dell’arte e potenzialità d’impiego nei processiproduttivi”, è disponibile su richiesta contattando ilServizio Trasferimento Tecnologico di AREA,Tel. 040 3755275, e-mail: [email protected], in formato elettronico, collegandosi al sitowww.area.trieste.it

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ABITAREA BASSO CONSUMO

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È possibile oggi praticare il risparmio energetico in edilizia sfruttando al meglio le nuove normative e le nuove tecnologie.

Tra poco più di un anno anche in Italia gli edificiavranno un Certificato Energetico analogo a quelloche siamo abituati a vedere su lavatrici e frigoriferi.Questa è una delle principali novità introdotte dallanormativa comunitaria sull’uso razionale dell’ener-gia in edilizia, la Direttiva 2002/91/CE, che l’Italiadovrà recepire entro gennaio 2006. La Direttivacostituisce la fase più recente del processo di evo-luzione della normativa che in Italia è stato avviatocon la Legge 373 nel 1976, rivisitato con la Legge 10del 1991 (attualmente in vigore) e attuato con diversidecreti datati ’93, ’99 e 2001. Il motore di questaevoluzione è la comprensione dei risvolti politici eambientali legati all’uso dell’energia e alla partico-lare rilevanza che occupa settore dell’ediliziaresidenziale, responsabile del 40% del consumofinale di energia e delle relative emissioniinquinanti. L’obiettivo comune a tali norme è la riduzione deiconsumi di energia primaria, ottenuti attraversol’isolamento termico degli edifici, l’uso di impiantiad alto rendimento e la sostituzione dei combusti-bili di origine fossile con altre fonti energetiche rin-novabili. In molti Paesi sono stati raggiunti buonilivelli di efficienza grazie all’evoluzione tecnologicanel settore delle costruzioni e dell’impiantistica.Isolamenti termici di almeno 10 cm di spessore,sistemi di riscaldamento a bassa temperatura,pannelli solari termici integrati nella coperturadegli edifici, sistemi di ventilazione con recuperodel calore sono diventati interventi comuni perprogettisti, costruttori e installatori. In Italia,complice l’attuazione ritardata e ancora parzialedella normativa, sono pochi i progettisti sensibilia queste tematiche e pochissimi i costruttori chele applicano normalmente. La certificazione permetterà di evidenziare questasituazione. Molti edifici esistenti, anche se in regolacon la normativa attuale, rientreranno nelle classidi efficienza più basse, E o F. Gli edifici più vecchi(quelli costruiti prima del 1976, senza particolariaccorgimenti per il risparmio energetico) sarannoprobabilmente in classe G. I proprietari di edifici,secondo la Direttiva, dovranno informare i poten-ziali acquirenti o locatari delle spese ordinarie

dell’immobile fornendo un “certificato di efficienzaenergetica” che avrà validità legale e presumibil-mente influenzerà il prezzo di mercato dell’immobile(basti pensare agli elettrodomestici: un prodotto dibuona qualità sarà probabilmente in classe A per lasua efficienza e manterrà un prezzo elevato, mentreun prodotto di classe energetica C potrà competerecon i modelli più efficienti solo mantenendo unprezzo sicuramente più basso). Nei prossimi anni ci si attende la crescita delladomanda di edifici più efficienti, che partirà dai pro-prietari, stimolerà i progettisti e i costruttori eaprirà nuove prospettive per chi si occupa di ricercae innovazione.I settori di intervento individuati da Labor, aziendaspecializzata nell’applicazione delle energie rinno-vabili al settore edilizio, con un laboratorio in AREAScience Park, riguardano sia la ricerca industriale,sia il trasferimento delle tecnologie e dei metodi dicalcolo ai progettisti e ai decision makers. La ricercadi Labor in questo settore è rivolta alle tecnologieper lo sfruttamento dell’energia solare, termica efotovoltaica, con sistemi a elevata integrazionearchitettonica. I progetti di ricerca in corso riguar-dano sia il settore fotovoltaico (con moduli traspa-renti, non basati sul silicio) sia il settore termicocon lo sviluppo di processi tecnologici che permet-tono di ottenere prodotti a costi più contenuti. Tra idue settori si colloca il lavoro sulla tecnologia ibridatermo-fotovoltaica, che sfrutta le basse temperaturee l’integrazione di sistemi complessi dal punto divista impiantistico e architettonico.Bisogna sottolineare che l’esistenza di un quadronormativo favorevole e la disponibilità di prodotti e

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materiali non si traduce automaticamente incostruzioni più efficienti dal punto di vista energe-tico: è necessaria la formazione tecnica di progettistie l’informazione corretta degli investitori. Da que-sto punto di vista Labor è attiva anche nel settoredelle consulenze, studi di fattibilità e analisi tecni-co-economiche che si rivolgono tipicamente a studidi architettura ma anche a Enti pubblici o privati perintervenire, fin dalle prime fasi del processo di pro-gettazione, con i migliori interventi di uso razionaledell’energia. Il primo livello di intervento riguarda l’involucroedilizio, per l’ottimizzazione rispetto alla stagioneinvernale. La tecnologia è consolidata (si tratta diintervenire sull’isolamento termico delle pareti edelle finestre, applicando i metodi di calcolo esi-stenti) ed è indispensabile per poter applicare consuccesso le energie rinnovabili. Il secondo livello diintervento riguarda l’involucro edilizio per lecondizioni estive. Tenendo conto della “inerziatermica” (diffusività termica) dei materiali, dellaventilazione naturale e dei sistemi di ombreggia-mento è possibile ottenere risultati rilevanti nelcampo del raffrescamento estivo limitando o elimi-nando del tutto l’uso dei condizionatori estivi.Questo percorso, che affianca lo studio delle formeall’uso dei materiali, tracciando una liason tra lediscipline proprie all’Architettura e all’Ingegneria,viene affrontato da Labor grazie anche alle possibi-lità offerte dal progetto D4 (vedi articolo a pag. 27)con una ricerca sul tema “Studio di soluzioni biocli-matiche per il recupero di edifici esistenti” affidatoa un giovane architetto. Dal punto di vista legislativo, è opportunodenunciare l’assenza di una normativa specificaper il contenimento dei consumi energetici estivi,pur trattandosi di un problema rilevante a causadella crescita delle installazioni di condizionatori(nel solo 2003 è stata installata la potenza di

2.800 MW, equivalenti a quella di quattro centralitermoelettriche!), e la conseguente mancanza dimetodi di calcolo espressamente rivolti all’atti-vità del progettista. Su questo fronte si sviluppe-ranno le attività di Labor dei prossimi anni, condiversi progetti di “trasferimento tecnologico”avviati o in fase di elaborazione. I risultati di queste attività si stanno concretiz-zando con buoni risultati da parte dei progettisti.In un intervento di nuova costruzione di seipalazzine che sarà realizzato a Roma, sessantaappartamenti saranno riscaldati con un impiantocentralizzato gestito con contabilizzatori di caloreper ciascun appartamento. L’applicazione delletecnologie indicate da Labor ridurrà il fabbiso-gno energetico dell’edificio al 58% del valoreprevisto inizialmente e consentirà di coprirlo ingran parte con l’energia ricavata da 132 mq dipannelli solari termici integrati nella coperturadegli edifici. I consumi di combustibile, i relativicosti per gli inquilini e le emissioni inquinantisaranno quindi ridotti a un terzo del valore “nor-male”. Un esempio che conferma come “abitare abasso consumo” sia una strada praticabile econveniente.

Fabio Morea

riferimentoFabio Morea Labor srltel. +39 040 375 [email protected]

LaborL’uso razionale dell’energia ha un ruolo centralenella progettazione orientata alla sostenibilità esi sviluppa principalmente con l’ottimizzazionedelle prestazioni energetiche del sistema edifi-cio-impianto e con l’uso di fonti rinnovabili dienergia. Inoltre, l’architettura “bioclimatica”propone numerose tecniche progettuali, costrut-tive e impiantistiche per ridurre i consumi ener-getici degli edifici. Studi e applicazioni realizzativedimostrano che utilizzando queste tecniche sipossono ridurre, nell’area mediterranea, i consu-mi energetici per il riscaldamento e il raffresca-mento degli edifici fino al 70%.LABOR Srl, società che opera in AREA SciencePark, utilizza software dedicati per valutare lepossibilità di intervento in fase di progettazionee ristrutturazione di un edificio, in modo da otti-mizzare l’intervento dal punto di vista economicoe del comfort ambientale.

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GIOVANI,SCIENZA E FUTURO

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Avvicinare gli studenti alla scienza, sensibilizzandoli al tema dell’impatto ambientale nella produzione e nell’utilizzo di energia. Lo ha fatto il TASC con un un progetto per le scuole.

Da circa due anni, il gruppo Reattività delleSuperfici del Laboratorio TASC-INFM (http://reacti-vity.tasc.infm.it) ha iniziato un programma di ricercascientifica volto in prospettiva allo sviluppo di tec-nologie per la produzione, la purificazione e l’utilizzodi idrogeno.Nel corso del 2003, AREA Science Park ha finanziatoun nuovo progetto per la divulgazione scientificanelle scuole superiori. “Un laboratorio per l’energiadi domani: l’idrogeno” è un’iniziativa nata con loscopo di avvicinare i giovani al mondo della ricercascientifica, sensibilizzandoli sul tema attualedell’impatto ambientale della produzione e dell’uti-lizzo di energia.A partire da dicembre 2003, più di duecento stu-denti di scuole secondarie superiori, provenientidal Friuli Venezia Giulia e da altre parti d’Italia,hanno visitato in piccoli gruppi questo laboratorioallestito presso il TASC nel comprensorio diBasovizza di AREA. Introdotti all’argomento con deiseminari-conferenza, durante gli stage i ragazzisono stati coinvolti attivamente in piccoli esperi-menti sulle proprietà delle celle a combustibile apolimero. In un modo quindi dinamico e divertente,gli studenti hanno preso parte attiva all’iniziativa:un’esperienza al di fuori di una convenzionalelezione, di una conferenza o di una semplice visitaguidata.L’entusiasmo con cui questo progetto è stato accoltosia dai docenti delle scuole che dagli stessi studentiospiti è risultato davvero inaspettato. A testimo-nianza dell’interesse dimostrato dagli ospiti dellaboratorio vi sono le e-mail arrivate dalle caselle diposta private degli stessi studenti e insegnanti, conapprezzamenti e richieste di approfondimento.

L’iniziativa, finanziata da AREA Science Park esupportata dal Laboratorio Nazionale TASC-INFM, èstata pubblicizzata sul sito internet di AREA(www.area.t r ieste. i t/html/appuntament i/visitare_infm.htm), sul sito del gruppo di ricerca(http://reactivity.tasc.infm.it/idrogeno.htm) ed èstata descritta a fondo lo scorso gennaio nell’ambitodi un intervento in una trasmissione radiofonica diRAI RadioUno. Ancora, a dicembre 2003, una colla-borazione del laboratorio con il Dipartimento diFisica dell’Università degli Studi di Trieste ha per-messo di ospitare alcuni studenti delle scuolesuperiori, organizzando stage formativi di orienta-mento a tema. Infine, in occasione dell’Open Day2004, è stato allestito uno stand del laboratoriopresso la sede di AREA a Padriciano.Questo progetto ha fornito l’occasione per avvici-nare gli studenti, discutendo e riflettendo assiemea loro sulle scelte dei loro futuri studi universitari. Èemerso che la maggior parte dei ragazzi è orientataa non scegliere un indirizzo scientifico per il propriocorso di studi, non tanto per scarso interesse,quanto per la convinzione di non essere all’altezzadi affrontare un percorso ritenuto troppo difficile eimpegnativo. Un mito senz’altro da sfatare, cherafforza la convinzione dell’opportunità di moltipli-care e intensificare le occasioni di incontro e diinformazione tra il mondo scientifico e i giovani,proprio come il progetto “Un laboratorio perl’energia di domani: l’idrogeno” ha cercato dicontribuire a fare.

Erik Vesselli

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NATA A TRIESTE,LEADER IN EUROPA

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ITAL TBS Spa, con l’acquisizione da GE Healthcare in Europa del ramo d’azienda di Biomedicaland Endoscopy relativo ai servizi di Ingegneria clinica, diventa leader europeo di settore.

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ITAL TBS, società leader in Italia nei settoridell’Ingegneria Clinica e della Telemedicina e, inAustria, dell’Informatica Medica, assistita daFinanziaria Internazionale di Conegliano Veneto, haacquistato lo scorso luglio da GE Healthcare il ramod’azienda di Biomedical and Endoscopy relativoai servizi di Ingegneria Clinica in Europa.Dall’operazione è esclusa l’area della DI(Diagnostic Imaging) che resterà di pertinenza diGE Healthcare, che acquisirà anche le relative atti-vità sinora gestite da ITAL TBS. Principali azionisti di ITAL TBS Telematic &Biomedical Services Spa sono, oltre al manage-ment, i gruppi: Generali (15%), Ge.Do.San (20%),Bracco (11%), Monte dei Paschi di Siena (9%) eBanca del Gottardo di Lugano (7%). L’operazioneprevede anche l’ingresso di GE Healthcare Europenella compagine azionaria. ITAL TBS è oggi leadereuropeo del mercato dell’Ingegneria Clinica, con unvolume d’affari consolidato nell’ordine di 80milioni di euro e oltre 700 addetti.ITAL TBS è una società nata in ambienti di ricercaalla fine degli anni ottanta con il progetto di offrirealla sanità pubblica e privata servizi avanzati nelsettore dell’Ingegneria Clinica. In armonia con lo

sviluppo tecnologico integrato, sia informatico chetelematico, le successive linee di crescita di ITALTBS sono state tracciate dall’evoluzione stessadella moderna Ingegneria Clinica: non più sologestione sicura ed efficiente delle tecnologie bio-mediche, ma gestione delle tecnologie ospedaliereavanzate (biomediche, informatiche e di telecomu-nicazioni). La società è andata sviluppandosi, siaper linee interne che con una serie di acquisizionistrategiche, anche nei servizi di InformaticaMedica, in quelli di Telemedicina e nell’integrazionedegli stessi con i servizi di Telesoccorso. ITAL TBS èoggi capofila di un gruppo di imprese autonome esinergiche, ciascuna delle quali costituisce un cen-tro specialistico di competenza. La sede di ITAL TBSè presso AREA Science Park.“Il progetto industriale sottostante all’acquisizione– spiega Diego Bravar, presidente di ITAL TBS –è rappresentato dalla volontà di consolidarela propria leadership europea nel mercatodell’Ingegneria Clinica, dove continuano a preve-dersi robusti tassi di crescita, avvalendoci anchedell’esperienza e delle competenze delle risorseselezionate e formate da GE Healthcare. Inoltre ciproponiamo di estendere all’intero nuovo campo diattività il nostro modello di integrazione con i servizidi Informatica Medica, per la gestione dei processiclinici, e con quelli di Telemedicina e diTelesoccorso”.

GE HealthcareCon sede principale nel Regno Unito, GEHealthcare fa parte della General ElectricCompany con un fatturato di 14 miliardi di dollari.L’esperienza di GE Healthcare nel settore delladiagnostica per bioimmagini e information tech-nology, nei sistemi di monitoraggio dei pazienti,nella ricerca medica e biofarmaceutica, è orien-tata alla prognosi tempestiva e alla personaliz-zazione delle cure per i singoli pazienti. In tuttoil mondo, GE Healthcare impiega oltre 42.500persone, impegnate a offrire un servizio miglioreagli operatori sanitari e ai loro pazienti in più di100 Paesi.

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CRESCERE CON IL TERRITORIO

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I servizi alle singole imprese e ai distretti, la nascita di nuovi poli e il rafforzamento dei campusesistenti. L’impegno di AREA per lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia.

Negli ultimi anni l’attività di AREA Science Park si ècaratterizzata per le numerose iniziative messe inatto al di fuori dei campus di Padriciano eBasovizza, sul Carso triestino, sedi originarie delparco scientifico. Sono stati così avviati progettivolti a realizzare un sistema stabile di trasferimentotecnologico, diffusione dell’innovazione alle impresee valorizzazione dei risultati della ricerca in FriuliVenezia Giulia. Dal 1997 AREA fornisce alle impresedel territorio regionale servizi a sostegno di innova-zioni di prodotto, di processo e gestionali.L’evoluzione di questa attività ha portato alla nascitadi Innovation Network, la rete regionale che a regimeconterà 10 Centri di Competenza specializzati peroffrire sostegno ai sistemi produttivi più rappresen-tativi del Friuli Venezia Giulia: il legno&arredo, l’ali-mentare, la nautica, la cantieristica, la plasturgia ealtri ancora individuati in collaborazione con lerealtà istituzionali e produttive locali. AREA ha inol-tre in programma la nascita di nuovi comprensoridel parco scientifico dislocati sul territorio. Questa “estroversione” oltre il perimetro del nucleo“storico” di Trieste, sta tessendo una trama di ini-ziative e di relazioni nelle altre province del FriuliVenezia Giulia, ossia Gorizia, Pordenone e Udine.“Il Friuli Venezia Giulia – sottolinea il presidente diAREA Science Park, Maria Cristina Pedicchio - pos-siede un sistema scientifico forte e articolato,sempre più attivo nell’incentivare il rapporto traricerca e impresa, tra pubblico e privato e nel pro-muovere la collaborazione transfrontaliera sui temidel trasferimento tecnologico. La sinergia tra lecomponenti del sistema scientifico regionale èsempre più percepita come fattore strategico e, perAREA, questo significa anche attivare nuove inizia-tive in tutte le province regionali”. Vediamo in chemodo.

GoriziaNel capoluogo isontino, grazie a una convenzionecon l’Amministrazione Comunale, è stato costituitoall’interno del Parco Barzellini un primo compren-sorio di AREA nel quale fare operare una sede delPunto informativo PatLib, che fornisce alle impreseinformazioni brevettuali e documentali grazie alla

disponibilità di tutte le principali banche dati euro-pee e internazionali, e l’Osservatorio permanentedella montagna per l’area transfrontaliera e suiPaesi dell’Est europeo, realizzato in collaborazionecon l’Istituto Nazionale per la Ricerca sullaMontagna (IMONT). L’attenzione alle esigenze di innovazione del terri-torio goriziano ha trovato ulteriore conferma nellaConvenzione siglata con la Provincia di Gorizia, laSocietà Isontina Sviluppo, l’Unione degli Industrialidi Gorizia e il Consorzio per lo Sviluppo Industrialedel Comune di Monfalcone. L’accordo stanzia oltre220.000 Euro per un progetto che prevede diaffiancare le piccole e medie imprese isontinenell'individuazione dei loro fabbisogni di innova-zione, nella ricerca di informazioni brevettuali edocumentali, nello sviluppo di contatti internazionaliper la ricerca e l'offerta di tecnologie, nell’analisi difattibilità tecnico-economica di progetti di innova-zione e nella realizzazione di progetti di ricerca esviluppo. La Convenzione crea inoltre le premesse per lanascita a Monfalcone di un nuovo Centro diCompetenza Innovation Network di AREA SciencePark, dedicato alla nautica. Il Centro si rivolgerà atutte le imprese regionali del settore, particolar-mente numerose nell’area isontina, offrendoassistenza nella progettazione delle imbarcazioni,nell’utilizzo di materiali innovativi, nel migliora-mento dei processi produttivi. Legato allaConvenzione è anche l’avvio di uno studio che ana-lizzerà il sistema delle relazioni industriali legatealla subfornitura nella cantieristica.

PordenoneQui AREA è socio del Polo Tecnologico diPordenone, la società di gestione del nuovo Parcodi ricerca partecipata dalla Regione Friuli VeneziaGiulia, dal Consorzio Universitario di Pordenone edall’Unione degli Industriali di Pordenone. Il Parcovede attualmente insediate sei imprese: INSIEL,STMicroelectronics, ELAD, VDA Elettronica, MICRO-GLASS, SISTEC. Ad AREA è demandato il riconosci-mento dello status di attività di ricerca per le impreseche vengono a insediarsi, secondo un iter di valuta-n

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zione simile a quello adottato per i campus diTrieste. L’iter è già stato completato da ELAD e VDA,mentre per Microglass e SISTEC l’istruttoria èattualmente in corso. ELAD srl opera nel settore dell’elettronica avanzata,con attività di consulenza e di progettazione dicircuiti e apparecchiature elettroniche analogichee/o digitali, embedded, wireless, a microonde e perl’avionica. Costruisce e vende strumentazione dimisura per i test di compatibilità elettromagnetica,oltre a produrre apparecchiature per telecomunica-zioni e wireless (matrici di switching professionaliper la commutazione di segnali, link a microonde,ricetrasmettitori RF/Radiomodems per avionica).Una nicchia di mercato a elevati contenuti tecnolo-gici, che vede protagoniste aziende del gruppoFinmeccanica, Alenia, Meteor e Telespazio, per lequali ELAD realizza prodotti “su misura”, ad esem-pio per il trattamento dei segnali audio/video/dativia satellite e ponte radio, oppure per sistemi rice-trasmittenti per la teleguida di aerei. Quanto al Gruppo VDA, all’iniziale specializzazionenell’automazione degli edifici propria di VDAElettronica, si è aggiunta, con VDA Multimedia,l’attività di sviluppo di tecnologie e servizi basatisull’utilizzo di un sistema di Pay TV, TV Interattiva eInternet TV, per il mercato dell’ospitalità.Nell’ultimo anno l’azienda ha rafforzato la propriapresenza nel mercato mediorientale, attraversol’acquisizione di contratti con clienti prestigiosicome l’Emirates Towers e il Jumeira Beach Hotel diDubai, stretto importanti collaborazioni e ottenutovalidazioni del proprio sistema Pay TV da parte dialcune delle catene alberghiere più prestigiose delmondo. VDA ha di fatto rivoluzionato il mercatodella TV Interattiva con la piattaforma Power TV“Active 2” e “Active 3”, capace di trasformare ilsemplice televisore in un terminale remoto con fun-zioni di computer.

UdineTra le numerose iniziative intraprese da AREA nellaprovincia udinese va senz’altro menzionato l’accordosottoscritto nel luglio 2003 con l’AssociazioneIndustriali di Udine, la Camera di Commercio di

Udine e il Consorzio Friuli Innovazione per raccor-dare le imprese friulane al mondo della ricerca.L’iniziativa ha messo in pista risorse umane,professionali e finanziarie per offrire percorsi diinnovazione e trasferimento tecnologico a sostegnodella competitività delle piccole e medie imprese.L’animazione tecnologica svolta in questo primoanno di attività ha offerto alle PMI della provincia diUdine l’opportunità di usufruire di servizi di assi-stenza nell'individuazione dei fabbisogni diinnovazione, informazione brevettuale e documen-tale, ricerca e offerta di tecnologie e partner a livellointernazionale, analisi di fattibilità tecnico-econo-mica di progetti di innovazione e supporto nellarealizzazione di progetti di Ricerca & Sviluppo. “Questa iniziativa ci ha consentito di contattareoltre 1.060 imprese, di visitarne più di 50 e di atti-vare 37 interventi di innovazione in impresa. Unnumero che potrebbe crescere molto – spiegaPaolo Cattapan, direttore del ServizioTrasferimento Tecnologico di AREA – man mano chele imprese acquisteranno fiducia in collaborazionidi questo tipo, sperimentandole. A dimostrazionedi ciò la grande vivacità delle imprese del Legno &Arredo (il 38% degli interventi è stato richiesto daquesto settore) che conoscevano la validità di ini-ziative simili attraverso un’altra collaborazioneforte attivata da AREA in Friuli, quella tra CATAS e ilCentro di Competenza Innovation Network Legno &Arredo”.I temi d’interesse emersi nell’ambito di questa ini-ziativa friulana sono numerosi e spaziano dallamodellizzazione matematica alla ricerca di nuovimateriali, dalla sicurezza degli ambienti di lavoroalla conservazione dei prodotti alimentari. Moltiinterventi hanno potuto usufruire del cofinanzia-mento di “ARGE 28 – Crescere assieme all’Europa”,il programma gestito dalla Camera di Commercio diUdine che sostiene la competitività delle PMInell’Europa allargata.

Leo Brattoli

Hanno collaborato Michele Capobianco edEleonora Vascotto

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PROVACI ANCORA,SISTER

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135 risultati della ricerca valorizzati e 31 nuovi brevetti. Un bilancio che ha fatto meritare al progetto SISTER il rifinanziamento da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, per continuare

l’avvio al mercato dei risultati della ricerca pubblica regionale.

Si è conclusa con successo la prima fase di SISTER,il progetto di AREA Science Park dedicato al sistemaricerca del Friuli Venezia Giulia. Un’iniziativa che,grazie alla collaborazione delle istituzioni di ricercaregionali e al finanziamento della Regione FriuliVenezia Giulia, ha avviato la creazione di un sistemapermanente in grado di trasferire alle impreseconoscenze e innovazioni presenti all’interno ditutta la ricerca regionale.Seguendo il modello degli University-IndustryLiaison Office europei, SISTER ha progettato e vali-dato sul campo il processo di valorizzazione piùadeguato per portare al mercato i risultati dellaricerca regionale con potenzialità di applicazioniindustriali. Lo staff del progetto ha affiancato iricercatori e ha messo loro a disposizione strumentie servizi per valutare il potenziale tecnologico el’applicabilità delle loro innovazioni, verificare imercati di destinazione, proteggere la proprietàintellettuale e sostenere la creazione di nuoveimprese high-tech. Il risultato di queste attività è stata la valorizzazionedi 135 risultati provenienti dal sistema-ricerca delFriuli Venezia Giulia, 50 dei quali hanno conclusocon successo tutte le fasi previste per un loro avvioal mercato: 44 sono candidati alla cessione a realtàindustriali o all’avvio di partnership industriali, altri6 allo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali.L’attività di SISTER ha inoltre consentito il deposito,in nome e per conto delle istituzioni di ricerca delFriuli Venezia Giulia, di ben 31 nuovi brevetti.“Il successo di questo progetto premia la nostrascelta di operare per casi dimostrativi – spiegaPaolo Mander, responsabile del Progetto SISTER –partendo cioè da innovazioni e tecnologie partico-larmente rappresentative delle attività di ricercaregionali.L’idea di base ci suggeriva che una sperimentazionedei percorsi di trasferimento condotta su questicasi dimostrativi ci avrebbe condotto a definire lemodalità ottimali con cui portare a mercato la gene-ralità dei risultati”.Rendere il trasferimento tecnologico una prassiconsolidata, era questo l’obiettivo iniziale diSISTER. Il progetto ha dimostrato che è possibile,

che i tempi sono maturi e che non ci sono partico-lari difficoltà da superare per fare in modo che laricerca guardi al mercato. Il percorso è ormai soli-damente avviato e sono molti i ricercatori del FriuliVenezia Giulia che oggi impiegano le metodologiedi SISTER prima di avviare nuovi progetti.Per monitorare con più efficacia l’offerta ditecnologia, SISTER ha inoltre realizzato ARGO(www.argo.fvg.it), il primo Content ManagementSystem italiano specificamente dedicato alla ricerca,un ambiente in cui le informazioni sulle attività diricerca svolte, in corso e future, sono raccolte estrutturate per migliorarne la visibilità.Un puntod’incontro d’elezione tra offerta e domanda di inno-vazione e la base per lo sviluppo futuro del portaledella ricerca regionale.

Tre casi dimostrativi del progetto SISTERAndiamo ora a illustrare succintamente tre esempiche rappresentano risultati della ricerca del FriuliVenezia Giulia avviati al mercato dal progettoSISTER, che ha offerto loro sostegno nelle fasi deli-cate dell’analisi brevettuale e documentale, valuta-zione della potenzialità economica del risultato,tutela della proprietà intellettuale, analisi di mercatoe avvio alla commercializzazione.

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L’Assessore regionale Roberto Cosolini al convegno SISTER

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Sistema di cardiomonitoraggio Il Laboratorio di Telematica per la Salute (LTS)dell’IRCCS Burlo Garofolo ha progettato un serviziodi monitoraggio delle disfunzioni cardiache leggerebasato sull'impiego di strumentazione commerciale.I destinatari del servizio sono gli utenti del ServizioSanitario Regionale interessati a una diagnosiprecoce su sintomatologie non chiaramente identi-ficabili e con carattere di variabilità (ad esempio letachicardie leggere), il cui controllo richiedacomunque l’intervento di uno specialista, con unaregistrazione sistematica degli eventi, volta a pre-venire l’insorgenza di patologie cardiache gravi. Ilservizio è erogato tramite l’organizzazione delServizio Sanitario Regionale che rende disponibile,a livello cittadino, una rete informatica la quale,collegando farmacie, medici di base e specialisticardiologi, consente di mettere in contatto l’utenzacon i centri di diagnosi. Il servizio progettato da LTS consiste nella defini-zione di un protocollo clinico per la registrazionedelle sintomatologie, nell’implementazione delleinterfacce necessarie a collegare farmacie, medicidi base e specialisti cardiologi chiamati a svolgerela funzione di Centri di monitoraggio e assistenza,nella definizione delle prescrizioni di uso e di man-tenimento in efficienza del sistema.

Biodiversità on-line La mancanza di uno strumento esauriente ed effi-cace per l’organizzazione, l’individuazione e ilmonitoraggio della biodiversità dei vegetali terre-stri in Italia è stato uno dei fattori che ha portatoallo sviluppo di questo progetto, nato dall’inte-grazione delle competenze del Dipartimento diBiologia dell’Università di Trieste, con le cono-

scenze di altri centri di ricerca italiani, in meritoalla generazione delle chiavi di identificazionedei licheni.Il progetto permette di accedere via Internet alleinformazioni contenute in cinque banche dati suiprincipali vegetali terrestri in Italia. La loro frui-zione è gestita da un programma sviluppatodall’Università di Trieste, denominato FRIDA, chegarantisce alla consultazione un alto grado dipersonalizzazione e un’estrema facilità di identi-ficazione del vegetale di interesse. Le banchedati, dotate di un ricco archivio iconografico, con-tengono inventari completi, facilmente aggiorna-bili, dei vegetali terrestri di ogni regione d’Italia.Il progetto quindi rappresenta anche uno stru-mento indispensabile per facilitare l’acquisizionee la diffusione delle informazioni sul patrimoniobiologico da parte delle Regioni.

Catalizzatori al rutenio per il settore farmaceuticoo cosmeticoUno studio sviluppato dal Dipartimento diScienze e Tecnologie Chimiche dell’Universitàdegli Studi di Udine ha portato alla messa apunto e alla brevettazione di una classe di com-plessi di rutenio che si sono dimostrati efficacicatalizzatori nella riduzione, tramite trasferimentodi idrogeno, di chetoni ad alcoli. I nuovi complessiconsentono la sintesi di nuove molecole che pos-sono trovare applicazione in settori quali laproduzione di farmaci, di fitofarmaci, di insetticidi,di aromi e di profumi.

Eleonora Vascotto

riferimentoPaolo ManderProgetto SISTERtel. +39 040. 375 [email protected]

Il processo di valorizzazioneSISTERIl processo prevede una prima parte comune diavvio al mercato – per verificare i requisiti indi-spensabili al trasferimento tecnologico – e unasuccessiva diramazione in 3 percorsi alternatividi valorizzazione:

• la cessione del risultato alle imprese

• la partnership in ricerca e sviluppo

• la creazione di un’impresa spin-off della ricerca.

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Bench-ProfileTM

Uno dei servizi di punta offerti dal Centro di Competenza in Ingegneria di Impresa alle imprese del territorioregionale è un’analisi di benckmarking, che consente a ogni impresa di confrontare la propria efficienzaoperativa con quella dei principali concorrenti e di individuare opportunità di miglioramento possibili nel-l’impiego delle risorse produttive, prendendo a modello le aziende che hanno conseguito i migliori risultati.L’analisi viene realizzata grazie ad uno strumento innovativo messo a punto da AREA, Bench-ProfileTM.Bench-ProfileTM elabora dati economici oggettivi raccolti dai bilanci di esercizio delle imprese, in particolareelabora le voci di conto economico attinenti alla gestione caratteristica d’impresa, accorpandole nelleseguenti macrocategorie:• materie prime, impianti e macchinari, risorse umane e prestazioni di terzi quali fattori in input del

processo produttivo;• valore della produzione, quale fattore in output dello stesso.

L’analisi di Bench-ProfileTM si articola in 3 fasi:• una prima fase individua il punteggio di efficienza globale della singola impresa e il suo posizionamento

all’interno del gruppo di imprese con le quali si confronta;• una seconda fase individua le imprese che meglio si sono comportate in termini di sfruttamento combinato

di tutte le risorse produttive (materie prime, impianti e macchinari, risorse umane e prestazioni di terzi) esuggerisce alla singola impresa percorsi di miglioramento possibili che le permettano di avvicinarsi ai risul-tati ottenuti dalle migliori;

• una terza fase individua le imprese che meglio si sono comportate in termini di sfruttamento di ciascunarisorsa produttiva, considerata in maniera disaggregata rispetto alle altre, e suggerisce i percorsi di miglio-ramento possibili per la singola impresa.

Su richiesta del Centro di Competenza Legno&Arredo e del CATAS di San Giovanni al Natisone, il Centro diCompetenza Ingegneria d’Impresa ha effettuato un’analisi di benchmarking su un gruppo di 38 aziende delDistretto della sedia, scelte per omogeneità di settore industriale/produttivo, di attività prevalente (produ-zione, servizi) e di tipologia produttiva (su commessa, a magazzino).L’analisi, effettuata per gli anni 2001 e 2002, ha validato Bench-ProfileTM, evidenziando come le aziende conmaggior incremento nel Risultato Operativo rispetto all’anno precedente (dell’ordine del 10%) avesseroeffettuato riduzioni percentuali proprio nella voce di costo e per valori molto simili a quelli suggeriti dallostrumento di benchmarking messo a punto da AREA.

L’IMPRESADA INNOVARE

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Il progetto Innovation Network prosegue il suo percorso di crescita con l’apertura del nuovoCentro di Competenza “Ingegneria d’Impresa”. Un primo obiettivo: lo sviluppo di nuovi sistemi

di tracciabilità di prodotto e di filiera.

Apre i battenti il terzo Centro di Competenza diInnovation Network, specializzato in Ingegneria diimpresa che offre servizi a supporto dell’innovazionein ambito di gestione aziendale. La sua sede prov-visoria è in AREA Science Park, in attesa di quelladefinitiva a Udine.“A differenza di altri Centri di Innovation Networkspecializzati in specifici settori, come il legno earredo o l’agroindustria – spiega Paolo Cattapan,direttore del Servizio Trasferimento Tecnologico diAREA e responsabile del progetto – in questo casoci rivolgiamo a imprese dei più diversi settori.Siamo consapevoli di quanto sia comune e sentita

l’esigenza di migliorare il proprio sistema logistico-produttivo, la propria capacità di pianificare,programmare e controllare le attività produttive e ingenerale la gestione organizzativa aziendale nelsuo insieme. È importante che le imprese possanofar affidamento su un Centro in grado di fornire concompetenza risposte sul ‘chi sa fare meglio cosa’ ,un catalizzatore di conoscenza che può attivareopportune collaborazioni e sinergie tra quanti ope-rano con punte di eccellenza in questo campo”.Il Centro ha in comune con l’intero Network la filo-sofia di base, che è la vera forza di questo progetto:la condivisione di strumenti, conoscenze, servizi,

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relazioni e contatti che ogni Centro sviluppa auto-nomamente. Le attività avviate dal Centro sono giànumerose. Tra queste un importante progetto perlo sviluppo di nuovi sistemi di tracciabilità di pro-dotto e di filiera, vista l’ormai prossima entrata invigore (dal 1° gennaio 2005) del nuovo regolamentocomunitario che impone alle imprese alimentari ditener traccia delle informazioni che riguardano iloro prodotti lungo tutto il percorso di trasforma-zione e distribuzione.Si tratta di un’iniziativa condivisa con il Centro diCompetenza Agro-Industria che consentirà alleimprese del settore alimentare l’identificazioneautomatica del prodotto, la raccolta e l’elaborazionedelle informazioni, utilizzando tecnologie innovativein grado di garantire la piena visibilità lungo tutta lacatena del valore dell’impresa e ottimizzando, nelcontempo, i flussi logistici e le attività di monito-raggio della qualità.Il Centro sta inoltre offrendo il proprio supporto allarealizzazione di una tesi di laurea che affronta unaltro argomento di grande interesse per le imprese:la scelta del sistema informativo aziendale, conparticolare riferimento alla piccola e media impresa.È in corso di valutazione la fattibilità di realizzazionedi una guida, a carattere il più possibile operativo,che permetta al singolo imprenditore di individuarecorrettamente le proprie esigenze informative nellospecifico contesto aziendale e di disporre di unaserie di linee guida utili per valutare le numeroseofferte hardware e software provenienti dal mercato.Infine, in considerazione del crescente aumentodella concorrenza internazionale e delle conse-guenti difficoltà che il tessuto industriale locale –per la maggior parte composto da piccole imprese– sta vivendo, il Centro ha avviato un progetto distudio che si propone di indagare, attraverso l’indi-

viduazione delle best-practice, i possibili percorsidi aggregazione e collaborazione tra imprese, checonsentano loro di confrontarsi sul mercato globale,disponendo di dimensioni, risorse e capacitàadeguate.

Tamara Vrech

riferimentoTamara Vrech, Monica GovettiCentro di Competenza Ingegneria d’ImpresaInnovation Networktel. +39 [email protected]

L’attivitàIl Centro di Competenza in Ingegneria di Impresaoffre assistenza sui seguenti temi:• progettazione e automazione del sistema logi-

stico-produttivo• industrializzazione e ingegnerizzazione di pro-

dotto-processo• pianificazione, programmazione e controllo

della produzione industriale• gestione integrata della supply-chain (logisti-

ca integrata: acquisti/produzione & vendi-ta/distribuzione)

• controllo di gestione, misurazione delleperformance e BPR (Business Process Re-engi-neering ovvero ristrutturazione organizzativaaziendale)

Gli altri Centri InnovationNetwork

Centro di Competenza Legno&ArredoA S. Giovanni al Natisone, nel distretto dellasedia, in collaborazione con CATAS spa.Competenze: assistenza per migliorare l’impiegodei materiali utilizzati, sviluppare applicazioni dinuovi materiali, utilizzare tecniche di progetta-zione assistita e ottimizzare i processi produttivi.

Centro di Competenza Agro-Industria.A Ruda (UD), con il sostegno dellaAmministrazione comunale e in collaborazionecon l’Associazione per lo Sviluppo el’Innovazione della Bassa Friulana Orientale.Competenze: supporto allo sviluppo di nuoviprodotti o processi alimentari, al miglioramentodella qualità e shelf-life degli alimenti, all’ado-zione di tecnologie per mantenere intatte lecaratteristiche nutrizionali e organolettiche dellamateria prima.

Centro di Competenza AmbienteAttivo da novembre presso l’Ente per la ZonaIndustriale di Trieste, che sostiene l’iniziativa.Competenze: tecnologie innovative per ridurrel'impatto ambientale dei processi produttivi,per recuperare e riciclare scarti e sfridi di produ-zione, per utilizzare fonti energetiche rinnovabilie per ottimizzare il consumo energetico.

Centro di Competenza NauticaProssimamente presso il Consorzio perlo Sviluppo Industriale di Monfalcone.Competenze: assistenza alle imprese del settoredella nautica da diporto e della subfornituranavale per il miglioramento dei materiali utilizzati,l’impiego di nuovi materiali, l’utilizzo di sistemidi progettazione assistita e di nuove tecnicheproduttive.

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AREA Science Park è partner regionale dell’IRC IRENE-Italian Relay Centre North East. L’IRCIRENE (uno dei 71 nodi della rete europea di centri di collegamento per l’innovazione) è il centrodi erogazione di servizi a valore aggiunto per il trasferimento tecnologico transnazionale, ladiffusione dell’innovazione e la valorizzazione dei risultati della ricerca europea nelle regioniEmilia-Romagna, Marche, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.

Ricerca partner

Nuove tecnologie e strumentazione per laboratori di test sulla sicurezza alimentareUna PMI del nord della Germania ha sviluppato un laboratorio mobile per il controllo della sicurezza delcibo secondo gli standard europei. Il laboratorio può essere installato come unità indipendente ocomplementare di altre strutture e strumentazioni. L’impresa cerca organizzazioni operanti nel settoredell’implementazione di standard europei o fornitori di strumentazione per ulteriori sviluppi del labora-torio in conformità alle necessità degli utilizzatori, secondo la legislazione europea in materia alimentare.L’impresa intende avviare rapporti di cooperazione tecnica e accordi commerciali con assistenza tecnica.

TR - Sistemi per il confezionamento di confetture di fruttaUna PMI greca operante nell’industria delle conserve di frutta da utilizzare in servizi di catering e di largadistribuzione cerca adeguata strumentazione per il riempimento dei contenitori in vetro di confetture difrutta. La strumentazione dovrebbe consentire di dosare in maniera costante la quantità del prodotto pervaso, mantenendo la medesima proporzione tra polpa e sciroppo e garantendo l’integrità della frutta,senza danneggiarla. La strumentazione dovrebbe essere capace di una produzione giornaliera di 2-3 ton-nellate. L’impresa cerca un fornitore di macchinari per l’industria alimentare specializzato nella produzionedi sciroppi, confetture, dosaggio e confezionamento, per accordi commerciali con assistenza tecnica.

Nuove tecnologie e strumentazione per laboratori di test sulla sicurezza alimentareUna PMI del nord della Germania ha sviluppato un laboratorio mobile per il controllo della sicurezza delcibo secondo gli standard europei. Il laboratorio può essere installato come unità indipendente o com-plementare di altre strutture e strumentazioni. L’impresa cerca organizzazioni operanti nel settore del-l’implementazione di standard europei o fornitori di strumentazione per ulteriori sviluppi del laboratorioin conformità alle necessità degli utilizzatori, secondo la legislazione europea in materia alimentare.L’impresa intende avviare rapporti di cooperazione tecnica e accordi commerciali con assistenza tecnica.

Appuntamenti – Eventi di Trasferimento Tecnologico Transnazionale

ECOMONDO 3/6 Novembre 2004 Fiera di Rimini“A monte del Car Fluff: giornata di trasferimento tecnologico transnazionale sul ciclo di vita dell’automobile”.L’evento è rivolto ai produttori di auto, ai centri di ricerca e alle università, alle aziende di demolizione edi riciclo di materiali e componenti e riguarderà tecnologie inerenti a: l’eco-design di prodotto; materialiinnovativi per la componentistica “ecologica”; disassemblaggio delle automobili a fine vita; selezione,pre-trattamento e riduzione volumetrica delle componenti disassemblate (es. paraurti, casse in plasticadegli accumulatori, cruscotti, serbatoi ecc.) e pre-trattamento e selezione del “car fluff”.

PROMA 2004 9/12 Novembre 2004 Bilbao: “Giornate di trasferimento tecnologico nelsettore ambientale”L’evento, rivolto a imprese, università e centri diricerca di tutta Europa, intende promuovere loscambio di tecnologie ambientali innovative nei set-tori: acque reflue, energia sostenibile, ambientemarino, controllo e monitoraggio, contaminazionedei suoli, trattamento e riciclaggio delle acque.

IreneTech

per informazioniLara Dipace AREA Science Parktel.+39 040 3755245fax +39 040 [email protected]

a cura di Lara Dipace

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L'importanza dei sistemi informativi territoriali è untema sempre più sentito dalle piccole e medieaziende italiane, impegnate ad affrontare crescentiproblemi logistici e di controllo territoriale.Si tratta di un settore in crescita, nel quale si trova aoperare Tellus, società specializzata dal 1997 nelcampo informatico dei sistemi informativi territoriali.Le recenti richieste del mercato hanno portato lasocietà a sviluppare prodotti anche in internet, inmodo da permettere l’accesso ad aziende che sem-pre più spesso si trovano a gestire reti di vendita esoluzioni organizzative geograficamente distribuite.In quest’ottica Tellus sta implementandoMARKETfinderweb (un prodotto derivato da unapreesistente applicazione desktop MARKETfinder),che risolve i problemi di analisi geografica dei datifinalizzata ad azioni di marketing, programmazionee controllo.Grazie a questa applicazione ogni utente connessoha a disposizione una mappa digitale in cui i dati(clienti potenziali, agenti, rete distributiva ecc.)sono contrassegnati da appositi puntatori (push-pin) e possono essere trattati tramite classificazioniper colori (tematismi) e filtri, consentendo unavisione congiunta delle diverse variabili e la com-prensione della loro distribuzione territoriale. ConMARKETfinderweb, un’azienda con una rete distri-butiva estesa a più regioni può permettere unaccesso immediato e intuitivo ai dati del proprioparco clienti alle diverse figure commercialiinteressate, secondo un dettaglio differente, gra-zie alla predisposizione di appositi profili.Indipendentemente dalla vicinanza alla sede cen-trale, ogni agente può consultare le proprie mappeclienti etc.I recenti scenari industriali hanno portato inoltre asviluppare questo progetto anche a beneficio didiversi consorzi industriali in situazioni di riassettoe riconversione. Il consorzio della Zona IndustrialeUdinese, ha scelto Tellus per lo sviluppo di un sitoweb nel quale sia possibile visualizzare l’intera areaindustriale, con il dettaglio delle diverse aziendeinsediate, le reti tecnologiche esistenti, le aree dadestinare. L’obiettivo è quello di fornire anche adaziende geograficamente lontane una descrizione

del territorio industriale, con una visione aereadettagliata e allo stesso modo riassuntiva, taleaddirittura da migliorare la conoscenza degli spazisfruttabili e sostituire una prima visita personale. Inquesto modo, tramite apposita richiesta, aziendeesterne possono accedere all’area attraverso il sitoe considerare l’opportunità di insediamento, losfruttamento di sinergie produttive con aziende vicine,la convenienza logistica dell’area prescelta, l’acces-sibilità e il collegamento alle reti esistenti.Questa soluzione consentirà inoltre di veicolare alleaziende informazioni rilevanti relative, ad esempio,alla nuova distribuzione dei centri di raccolta rifiutio ai risultati di un monitoraggio ambientale.L’opportunità di fornire uno strumento fruibile ininternet, con diversi profili d’accesso disegnatiin base agli utenti interessati, che permetta dianalizzare velocemente la distribuzione delle areeproduttive, la loro destinazione, le reti esistenti,potrà di fatto costituire anche un notevole vantaggiocompetitivo in azioni di marketing territoriale.

Alberto Marangon

WEB & GEOMARKETING

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Si tratta di un connubio vantaggioso per le aziende che sempre più spesso si trovano a dovergestire reti di vendita e realtà organizzative geograficamente distribuite. La soluzioneMARKETfinderweb di Tellus.

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riferimentoAlberto Marangon Tellus srltel. +39 0432 534076fax: +39 0432 [email protected]

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RETI WIRELESS IN SICUREZZA

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La diffusione delle tecnologie “senza filo” nella connessione di reti di computer accrescela possibilità di intrusioni indesiderate. E*Maze sta sviluppando soluzioni

per prevenire un simile rischio.

Certamente avrete visto almeno un film nel qualeun “esperto” informatico riesce a entrare in qual-che rete di calcolatori magari non con lo scopo dicommettere un illecito. In quelle sequenze c’è l’es-senza del “classico” attacco informatico: qualcuno,magari a molti chilometri di distanza, riesce a farsibeffa delle difese perimetrali della rete e, unavolta entrato, rivolge la sua attenzione al computerche contiene l’informazione che sta cercando.La disponibilità delle tecnologie wireless per l’in-terconnessione dei calcolatori stravolge questaimpostazione per la quale, a grandi linee, erafondamentale concentrare gli sforzi di difesa sulperimetro dell’azienda e quindi sugli oggettichiamati firewall.Per attaccare una rete con dei dispositivi wirelessattivi è sufficiente agganciare la portante radio usataper comunicare e una simile strategia di attacco nonè contrastabile con i firewall. A chi obiettasse chebasterebbe non avere il wireless, è utile far notareche tutti i computer portatili sono dotati di questatecnologia e che molti la usano tra le mura dome-stiche per collegare i computer di casa tra loro e aInternet. Il rischio da contrastare è in assoluto il piùalto dall’avvento delle reti di calcolatori e la situazioneè grave anche per la bassissima coscienza del rischioe per la rapida diffusione del wireless, data la drasticariduzione dei costi di infrastruttura per la posa degliimpianti (niente cavi, tracce o canaline) e la lororiconfigurazione. E*Maze è una società che ha in AREA un laboratorioche studia la sicurezza informatica e ricerca soluzioniin grado di difendere i dati e l’operatività delleaziende. Uno dei campi di eccellenza in cui è attivariguarda le soluzioni di difesa per le WLAN, cioè lereti di calcolatori unite da sistemi wireless. E*Mazeha ricercato le modalità per identificare gli intrusiconfrontando in tempo reale tutti i device wireless,attivi all'interno di una porzione di spazio, con unelenco di quelli riconosciuti come noti all'azienda,ottenendo una specie di sistema di videosorveglianzaa radiofrequenza con riconoscimento automaticodell’identità. Lavorando sugli algoritmi di criptazione,ha inoltre progettato delle routine in grado di verifi-care la bontà crittografica delle comunicazioni, a

tutela della riservatezza dei dati scambiati.La soluzione ideata si basa su un sistema distribuitodi sonde che scambiano dati con un’installazionecentrale; l’interfaccia web permette di controllare ilsistema da qualsiasi computer autorizzato dotatodi browser. Il software necessario al sistema di con-trollo è stato interamente sviluppato dalla società.Le ricerche ora continuano per consentire di rilevareun attacco in corso e arrivare a localizzare, contolleranza di un metro, il punto in cui si trova l’ap-parecchiatura wireless sconosciuta. I risultati otte-nuti sono anche frutto delle collaborazioni con gliatenei di Trieste e di Udine, mentre l’ENEA ha mani-festato interesse nelle attività di studio.Le ricerche sono sfociate in un prodotto, ipLegionWi-Fi, che ha trovato interesse presso i gestori digrandi reti informatiche nazionali, dove sono partitedelle attività di monitoraggio. Anche grazie a questisuccessi, E*Maze è una delle poche aziende cheriesce a esportare sicurezza informatica in Israele(storicamente all’avanguardia) e ad affrontare unmercato difficile come quello giapponese.

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riferimentoDavide VaresanoE*Maze Networks S.p.A.tel. +39 040 3757580fax +39 040 [email protected] www.emaze.net

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CONTATTOATTIVATO

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Il Laboratorio ELETTRA, grazie al suo Industrial Liaison Office, ha avviato nuovi serviziper il mondo dell’industria. Positivo il bilancio dei primi mesi di attività.

Servizi qualificati, pronta risposta, soluzioni aelevate performance. Queste le parole chiave chehanno orientato i primi mesi di attivitàdell'Industrial Liaison Office (ILO), il nuovo teamistituito dalla Sincrotrone Trieste per risponderealle richieste dell'industria e promuovere le ricaduteapplicative delle attività del Laboratorio ELETTRA.Un primo bilancio registra l’avvio di nuove collabo-razioni industriali, di forniture di prodotti e di serviziper laboratori di ricerca internazionali o per aziendeindustriali operanti nei più diversi ambiti produttivi,quali la microelettronica, l’ottica, la meccanica, lecostruzioni e l’energia. Le operazioni dell’ILO sonoinoltre indirizzate da un panel di manager di famainternazionale che, sulla base di una visione strate-gica del mercato della ricerca e della tecnologia,forniscono pareri per lo sviluppo e l’orientamentodelle attività di ricerca del Laboratorio.L’ILO ha quindi identificato i seguenti campi diintervento:• servizi analitici e metrologici su scala micro e

nanometrica relativi alla composizione, alla strut-tura chimico/fisica ed elettronica di materiali edispositivi;

• fabbricazione fotolitografica di dispositivimicroelettronici, optoelettronici, micromeccanicie microfluidici;

• progettazione e commercializzazione di apparec-chiature e strumentazione scientifica avanzata;

• ricerca e sviluppo di tecnologie e prodotti innova-tivi in collaborazione con partner industriali;

Nell’ambito dei servizi analitici, le facilities diELETTRA sono state utilizzate da diverse aziendeeuropee operanti nei campi della microelettronica edella meccanica per analisi di materiali altrimentinon realizzabili con strumentazioni convenzionali.ELETTRA ha inoltre acquisito importanti commesseper la fornitura di strumentazione scientificaavanzata sia ad aziende private, che a laboratori diricerca internazionali. In termini finanziari tuttoquesto si è tradotto in un ordinativo semestralecomplessivo pari a circa 1 milione di Euro.A supporto di queste operazioni sono state impo-state alcune azioni di marketing volte a diffonderela conoscenza delle applicazioni industriali della

luce di sincrotrone, quali:• la realizzazione di un sito web dell’Industrial

Liaison Office (www.elettra.trieste.it/ilo), conte-nente schede informative e approfondimentisulle agevolazioni alla ricerca applicata e indu-striale e sulle possibili modalità di partnership edi accesso a ELETTRA;

• l’organizzazione di alcuni meeting sulle tecnolo-gie d’avanguardia di supporto alla produzioneindustriale delle prossime generazioni di disposi-tivi microelettronici.

Il valore aggiunto che ELETTRA fornisce alle indu-strie interessate a sfruttarne le potenzialità risiedenon solo nella capacità di rispondere in tempi rapidialle specifiche esigenze di utenti industriali, garan-tendo un accesso immediato alle proprie strutture,ma anche nel supporto tecnico e scientifico alta-mente qualificato e nella forte attenzione alletematiche della proprietà intellettuale e del segretoindustriale. L’esperienza sin qui maturata e ilvolume degli ordinativi dimostrano che l’utilizzodi ELETTRA a scopo industriale è una realtà incostante crescita e dalle concrete prospettive disviluppo.

Claudia Grubissa

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riferimentoRiccardo [email protected]

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SUPPORTstrumenti per l'innovazione sostenibile

Corso per laureati occupati e disoccupati, giovani e adulti. Ob. 3 Asse C Misura C.3

AREA organizza la prima edizione in Italia di un corso sviluppato nell’ambito del progetto Supportdel programma Leonardo da Vinci, in collaborazione con prestigiosi partner europei qualil’Università di Leoben (Austria), Creax (Belgio), Fraunhofer Institut (Germania), JoanneumResearch (Austria) e Università di Maribor. Questo nuovo corso di formazione, già testato in Austria e Regno Unito, propone varie tecniche emetodologie in grado di promuovere l’innovazione, migliorare il sistema produttivo e ridurre icosti aziendali, in un’ottica ecocompatibile.Il corso applicabile nei più svariati settori dell’industria, dall’alimentare alla telematica, è statosviluppato con un’attenzione speciale alle necessità e alle aspettative delle PMI.In particolare nella fase di sviluppo dell’idea progettuale si è deciso di privilegiare come tecnica asostegno dell’innovazione sostenibile, all’interno del mix di tecnologie proposte, la TRIZ, la teoriaper il problem solving innovativo, che viene applicata correntemente presso importanti aziende,come Procter&Gamble, Motorola, Ford e molte altre.

Durata e sedeIl corso durerà 76 ore e inizierà a fine novembre 2004.Sede del corso: il Campus di Padriciano di AREA Science Park.

DestinatariGiovani e adulti, occupati e disoccupati, residenti in Friuli Venezia Giulia, in possesso di una laureadi primo o di secondo livello, o diploma universitario, a carattere tecnico-scientifico (il possessodella laurea in ingegneria o design costituirà titolo preferenziale). Sono altresì richieste cono-scenze informatiche di base e la conoscenza della lingua inglese.

Indennità di frequenzaNon prevista dal bando. La partecipazione al corso è gratuita.

SelezioneLe prove di selezione si articoleranno nella valutazione dei titoli e in un colloquio teso adapprofondire la motivazione a frequentare il corso e a verificare le conoscenze informatiche e lacapacità di comprensione della lingua inglese.

Pre-iscrizioneL’interesse a partecipare alle selezioni deve essere manifestato facendo pervenire (per mail, fax,posta o consegna diretta) agli indirizzi sottoriportati la scheda di pre-iscrizione (disponibile qui diseguito e presso la Reception del Campus di Padriciano di AREA Science Park), entro il terminedelle ore 12.00 del 19 novembre 2004.

InformazioniConsorzio per l’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, Servizio Sviluppo Risorse Umane e Formazione.Tel. 040 3755268/5277; fax 040 3755320; e-mail: [email protected]

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D4:MISSIONE COMPIUTA

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Bilancio positivo dell’articolato Progetto per la formazione di risorse umane per la ricerca e lo sviluppo tecnologico: 353 interventi formativi realizzati, 356 persone e 230 aziende coinvolte.

Il Progetto D4 è un articolato programma diformazione, promosso dalla Regione FriuliVenezia Giulia per il miglioramento delle risorseumane nel settore della ricerca e dello sviluppotecnologico e cofinanziato dall'Unione Europeanel quadro degli interventi dell’Obiettivo 3 asostegno dell'occupazione e della nuova impren-ditoria. Il Progetto ha visto un investimento di 3milioni 600mila euro nel periodo settembre 2002- settembre 2004, in virtù del quale sono statiattivati, attraverso il riconoscimento di agevola-zioni finanziarie di carattere individuale, assegnidi ricerca, borse di studio, premi di laurea, mobi-lità in uscita verso l’estero e mobilità dalMezzogiorno, nonché realizzati corsi per la for-mazione di personale addetto alla ricerca.D4 è stato attuato da una cordata di sette partnercomposta da AREA Science Park (capofila),Università di Trieste e di Udine, CRES, Agemont,IRES FVG e DGR Consulting, che operano a livellodi eccellenza nella ricerca, nell’alta formazione,nell’analisi socio-economica, nei servizi qualificatialle imprese.

Gli obiettivi che il Progetto ha perseguito possonoessere così sintetizzati:

• consolidamento dei rapporti fra università, entidi ricerca e imprese

• potenziamento della ricerca finalizzata all’inno-vazione tecnologica

• sostegno all’attività di ricerca nelle imprese• crescita delle competenze dei giovani ricercatori• attenzione per la componente femminile.

Il bilancio delle attività è di 353 interventi forma-tivi realizzati, per un totale di 356 persone e 230aziende del territorio coinvolte. Le donne hannorappresentato, nel complesso, il 37,6% dei bene-ficiari delle azioni del Progetto, un dato che inparte evidenzia difficoltà di inserimento nelmondo della ricerca e dell’innovazione tecnologica,sia a causa del basso numero di studentesse chescelgono percorsi universitari ad indirizzo scienti-fico e tecnologico, sia perché, è stato rilevato, il

mercato del lavoro sconta ancora una disparità diopportunità a svantaggio del mondo femminile.Il coinvolgimento del comparto industriale e pro-duttivo del Friuli Venezia Giulia ha rappresentatouno degli aspetti di maggiore rilevanza.Le 230 aziende che hanno collaborato e/o ospitatolaureati, laureandi e ricercatori sono un dato rite-nuto estremamente soddisfacente. Decisivo èstato l’apporto di tutti i partner che hanno condi-viso l’attuazione delle misure individuate da D4.AREA, capofila del Progetto, ha avuto un ruolocentrale nell’elaborazione e attuazione di tutte leazioni.Il Progetto ha riservato particolare attenzione adalcune aree tematiche prioritarie per lo sviluppo ela competitività delle piccole e medie impreseregionali: nuovi materiali, nuove tecniche nelcampo della produzione e della lavorazione deimetalli e delle materie plastiche, nuove metodo-logie nel settore delle biotecnologie, tele e radio-comunicazioni, management dell'innovazione,nuove tecnologie nel campo della comunicazione,dell’informazione e della multimedialità, emissionielettromagnetiche e compatibilità ambientali.In attesa di avere il dato definitivo sulla ricadutaoccupazionale, le prime rilevazioni fornisconoindicazioni positive: oggi, a progetto non ancoraconcluso, risultano già collocati il 38% dei lau-reati che hanno usufruito delle borse di formazione.Anche in considerazione di ciò, il Progetto D4sembra aver centrato i suoi obiettivi: ha contri-buito al consolidamento dei rapporti tra ricerca,università e impresa, ha rafforzato il ruolo, lapresenza e le competenze delle risorse umaneimpegnate nel settore della ricerca e dello sviluppotecnologico, ha contributo al potenziamento dellaricerca finalizzata all’applicazione industriale.

Leo Brattoli

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riferimentoMarta FormiaAREA Science Parktel. +39 040 [email protected]

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IL NEURONEVIRTUALE

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È quello che si propone di disegnare il team di riceratori di Symbionic, progetto europeodi Systems Biology, la scienza volta a ricostruire il comportamento globale dei sistemi biologici.

Ce ne parla Antonino Cattaneo.

“All’Europa non mancano i cervelli. Manca laconsapevolezza che bisogna ‘fare sistema’, unirecompetenze diverse per i medesimi obiettivi; lavo-rare in modo complementare alla risoluzione deiproblemi; puntare sulla Systems Biology perché daquesta disciplina dipende il futuro delle ricerchebiomediche”. A parlare così è Antonino Cattaneo,fondatore e presidente di Lay Line Genomics (LLG)SpA e responsabile dei progetti di neurobiologiamolecolare sul morbo di Alzheimer alla SISSA diTrieste. Cattaneo, profondo conoscitore delle dinamichedella ricerca internazionale, è coordinatore generaledi Symbionic, un progetto di Systems Biology (SB)sulla cellula neuronale, finanziato dalla ComunitàEuropea con 200mila euro e a cui collaborano 32gruppi di ricerca europei.La Systems Biology è una scienza volta a ricostruireil comportamento globale dei sistemi biologici apartire dalle interazioni tra i loro elementi costitutivi.Oggi è in atto un vero e proprio cambio di paradigmasperimentale in biologia, nel quale è tecnicamentepossibile raccogliere simultaneamente dati di labo-ratorio su migliaia di geni e proteine espressi dauna cellula. La SB coglie questa opportunità peraccelerare le nostre conoscenze. Partendo damodelli più semplici come il batterio, il lievito, ilmoscerino della frutta è approdata allo studio dellecellule di mammifero e quindi anche dell’uomo.Queste vengono analizzate unendo competenze dibiologia, fisica, medicina, matematica, ingegneria,chimica e informatica. Vengono esaminati geni,proteine, reti metaboliche, organelli cellulari, vie dicomunicazione intra e intercellulari, per creare unarchivio dinamico in continuo aggiornamento dacui attingere informazioni utili a fini medici, farma-ceutici e conoscitivi ma, soprattutto, per costruireun modello cellulare virtuale a partire dalla com-plessa rete di interazioni tra tutti i suoi elementi. Symbionic, in particolare, ha come obiettivo alungo termine la creazione di un modello virtuale dineurone, cellula fra le più complesse dell’organi-smo. Pur essendo una sorta di studio di fattibilità, èstato favorevolmente accolto e finanziato per dueanni dalla Commissione Europea: un passo signifi-

cativo per la ricerca europea. Come significativo è ilfatto che, oltre all’Università di Barcellona, gli altridue partner principali (SISSA e LLG) abbiano radiciproprio a Trieste, in AREA Science Park. Professor Cattaneo, lei definisce Symbionic unprogetto ancora preliminare: perché?La sua importanza sta nel ruolo di promotore cheSymbionic svolge in Europa. L’obiettivo a brevetermine non è tanto raccogliere nuovi dati sulneurone, quanto diffondere la consapevolezza chequesta disciplina è un percorso obbligato, specieper le neuroscienze. Symbionic, come fanno ineuroni con i loro dendriti, comunica con tantiinterlocutori diversi per creare un network interdi-sciplinare di centri di ricerca accomunati dallo stessoobiettivo: capire il neurone con l’approccio globaleproprio della SB. Solo unendo competenze elinguaggi diversi quali quelli dell’informatico, delbiologo, del chimico e altri ancora si potrà studiareda molteplici punti di vista un oggetto così com-plesso come il neurone.Concretamente, che cosa fate?In questa prima fase, stiamo organizzando inmodo sistematico i dati già prodotti e presenti inletteratura. Ciò pone complessi problemi di stan-dardizzazione, che però dovremo risolvere sevogliamo gettare le basi della SB neuronale. Poi,cerchiamo di individuare i protocolli migliori che cipermetteranno di acquisire dati omogenei in futuro.Per questo, stiamo coinvolgendo decine di centri diricerca, ciascuno con le sue expertise, in un lavoron

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organizzativo e propedeutico. Infine, ci dedichiamoagli aspetti formativi che il progetto necessaria-mente richiede.In che senso?In Europa non esistono ancora figure professionaliin grado di capire e di interpretare i dati che verrannoprodotti dagli studi di SB. Perché sono dati cherichiederanno un nuovo linguaggio. Il biologoragiona da biologo, l’ingegnere non sa nulla di pro-teine e l’informatico ignora che cosa siano i segnalichimici. Oggi i tre non si possono comprendere.Bisognerà dunque farli incontrare su un terrenocomune, nuovo, dove si parlerà una sorta di “espe-ranto” della neurobiologia. Uno degli obiettivi diSymbionic è formare una nuova generazione discienziati in grado di comprendere e utilizzare i datidi SB del neurone. Non essendo un progetto applicativo, si rischia diperdere terreno rispetto a ricerche con ricaduteconcrete immediate? Tutt’altro. Negli USA i progetti di SB sono molti econ ampio credito: uno dei principali è l’Alliance forCellular Signaling (AfCS), incentrato sul linfocita efinanziato con 100 milioni di dollari per 10 anni! Allesue spalle, però, c’è una lunga e intensa attività,che solo ora sta dando frutti. In Europa esiste ancorauna profonda lacuna nella SB: con Symbionic l’ab-biamo segnalata alla Ce. A livello mondiale nonesistono progetti su vasta scala di SB neuronale.Ma c’è ancora molto lavoro preparatorio da fare…Che cosa accadrà poi?Tra 18 mesi dovremo dimostrare che esiste unnetwork di scienziati pronto a lavorare su questitemi. Quindi, vorremmo lanciare un grosso progettoeuropeo, cercando da varie fonti un finanziamentopluriennale, dell’ordine dei 100 milioni di euro,che servirà a realizzare concretamente il modellovirtuale di neurone.In che cosa consiste questo modello virtuale?È una raccolta di dati sul neurone che ci permette-ranno di simulare fenomeni metabolici complessi,

reti di segnalazione intracellulare e risposte elet-triche e sinaptiche. Potremmo inoltre ipotizzarereazioni a farmaci (il drug screening in silico)o, nella migliore delle ipotesi, prevedere il compor-tamento cellulare in particolari condizioni fisiologi-che e patologiche. Tale modello accelererà i tempidella ricerca ed eviterà esperimenti inutili e costosi.Simulando realisticamente le interazioni fra cellule,ci farà acquisire dati sperimentali altrimenti difficilida ottenere. Col tempo, il database di riferimentoche la comunità scientifica europea avrà allestitoservirà a studiare situazioni patologiche, comeAlzheimer e Parkinson. Servirà naturalmente ancheun nuovo linguaggio informatico: ma anche questoè uno degli obiettivi preliminari.Avete già coinvolto qualche grossa industria?Sì: ci sono multinazionali dell’elettronica comeIBM, HP e NEC, e centri di supercalcolo come ilCINECA di Bologna. Symbionic vuole anche creareun’interfaccia operativa con la grande industria far-maceutica. In futuro coinvolgeremo anche moltepiccole e medie imprese che, sebbene interessatead aspetti specifici del nostro progetto per la tipo-logia stessa della loro produzione, contribuiranno aformare una fitta rete europea di ricerca. Moltosimile ai neuroni del nostro cervello.

Cristina Serra

riferimentoAntonino Cattaneo tel. +39 040 [email protected]@laylinegenomics.com

Partner operativiIn attesa di avviare il progetto vero e proprio sulneurone virtuale, la ricerca neuroscientifica prose-gue a ritmi sostenuti. LLG e SISSA, promotori diSymbionic e partner operativi nello studio dellemalattie neurodegenerative, rappresentano uneccellente esempio di sinergia. Grazie al recentefinanziamento di 3,3 milioni di euro erogato dallaRegione Friuli Venezia Giulia in base alla Legge 30,nonché dal MIUR e dal Ministero delle Finanze perl’istituzione di un Centro di genetica della rigenera-zione e delle malattie neurodegenerative, SISSA eLLG stanno ampliando i propri insediamenti in AREAScience Park, con laboratori dotati di strumentazionirobotizzate per lo studio sistematico delle proteine.“Alcuni dei migliori ricercatori del campo lavorerannofianco a fianco – commenta Cattaneo – formandouna massa critica molto positiva”.

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PORTE APERTESULLA SCIENZA

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Breve resoconto per dati, commenti e immagini dell’Open Day 2004, che lo scorso giugnoha aperto AREA e OGS al grande pubblico.

Anche quest’anno l’Open Day, la giornata di porteaperte nei laboratori di ricerca dell’AREA SciencePark, ha fatto centro. L’edizione 2004, tenuta loscorso 5 giugno, ha registrato 2.315 iscrizioni neinove percorsi in cui si è articolata la manifestazione,ideata con lo scopo di avvicinare il grande pubblicoalla scienza. Nel dettaglio gli iscritti sono stati 915nel campus di Padriciano di AREA, 1.100 in quello diBasovizza (di cui 668 al solo Laboratorio di luce disincrotrone ELETTRA) e 300 all’Istituto Nazionale diOceanografia e di Geofisica sperimentale - OGS diBorgo Grotta Gigante, che ha rappresentato un felicearricchimento del programma rispetto alle edizioniprecedenti.I visitatori sono arrivati da tutto il Friuli VeneziaGiulia e dalle regioni vicine. Tra loro non sonomancati rappresentanti del mondo politico e istitu-zionale: gli assessori regionali Enrico Bertossi eRoberto Cosolini, il presidente della Provincia diTrieste Fabio Scoccimarro, il sindaco di TriesteRoberto Dipiazza, l’on. Roberto Menia, il rettoredell’Università di Trieste Domenico Romeo, il diret-tore della SISSA Stefano Fantoni, il Direttoredell’ICTP Katepalli Sreenivasan.

A rendere possibile la riuscita della giornata, ladisponibilità e l’impegno dei 35 laboratori coinvoltiin AREA Science Park, dei 3 laboratori apertiall’OGS, e dei circa 200 operatori coinvolti tra ricer-catori e accompagnatori.“È stata una grande festa – ha commentato il presi-dente di AREA Maria Cristina Pedicchio – che hatestimoniato una volta di più quanto alto sia l’inte-resse della gente di ogni età, esperta e meno esperta,verso la scienza e il progresso che deriva dallaricerca”.Per il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza “l’OpenDay è stata un’occasione molto valida per fareconoscere le potenzialità della città”. Analogo ilcommento dell’Assessore regionale al lavoro, allaformazione, all’università e alla ricerca, RobertoCosolini, secondo cui “AREA e tutte le altre organiz-zazioni della ricerca e dell’innovazione vannoincoraggiate a proseguire sulla strada della divul-gazione. Certo non sarà possibile organizzare unopen day al mese, ma vi è di certo un terreno dicomunicazione, in particolare con i giovani, che èimportante sviluppare”.n

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A fianco: Il direttore dell’ ICTPSreenivasan, il presidente

di AREA Pedicchio e il rettoredell’Università di Trieste Romeo

In basso: Foto di gruppoper i piccoli partecipanti

alla caccia al tesoro.

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IL FUTUROÈ NANO

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Al Festival della Scienza di Genova sarà possibile visitare “Nanomondi: Scienza, Tecnicaed Estetica del mondo a 10-9 metri”. L’appuntamento è dal 28 ottobre all’8 novembre

nella Chiesa Inferiore di San Giovanni di Prè.

Nanotecnologie: questo termine è uscito dallaristretta cerchia degli addetti ai lavori (era il 1974quando fu coniato dallo scienziato giapponeseNorio Taniguchi), diventando, grazie all’uso che sene fa sui mass media, qualcosa che nell’immagina-rio collettivo identifica la scienza del futuro. Alla fine del 2003 si è tenuta a Trieste EuroNanoForum, una conferenza internazionale che ha foca-lizzato il ruolo che le nanotecnologie avrannonegli anni a venire. Per cercare di portare i non spe-cialisti, soprattutto i giovani, a una migliore com-prensione di queste tematiche, in quell’occasione èstata allestita una piccola manifestazione a caratte-re divulgativo, NanoTech Young, che in quindicigiorni è stata visitata da moltissime persone, tra cuipiù di ottocento studenti di scuola superiore. Daquesto successo è nata l’idea di riproporre lamostra fra gli eventi del Festival della Scienza, chesi terrà a Genova dal 28 ottobre al 8 novembre pros-simi. Aggiornata nei contenuti e rinominata“Nanomondi. Scienza Tecnica ed Estetica delmondo a 10-9 metri”, la mostra sarà collocata in unasede di grande impatto: la Chiesa Inferiore di SanGiovanni di Prè nel complesso della Commenda, unedificio costruito dai Cavalieri di Malta nel XII secolocome hospitale per accogliere i cavalieri di ritornodalla Terra Santa, già sede provvisoria della corte diPapa Urbano VI. L’edificio, recentemente restaurato,si affaccia sul porto di Genova, cuore della cittàvecchia.L’obiettivo che si pone Nanomondi, oltre a descri-vere che cosa siano e cosa ci dobbiamo aspettaredalle nanotecnologie, è far incontrare ai visitatori iricercatori che lavorano in questo settore. Duranteil periodo di apertura della mostra sono previstepresentazioni pratico-laboratoriali tenute da giovaniricercatori che racconteranno con un linguaggiodivulgativo i loro studi. Scolaresche e gruppiorganizzati potranno prenotare in anticipo.L’iniziativa è completata da una sezione espositivae una multimediale e interattiva, con poster illu-strativi e la presentazione di alcuni dei piùinteressanti tra i prodotti realizzati con tecnichedi fabbricazione derivate dalle nanotecnologie.Una seconda sezione della mostra privilegerà l’a-

spetto interattivo, sperimentale, ludico, artistico espettacolare del tema, con multivisioni proiettatesu grandi schermi, costituite da immagini di oggettinaturali e artificiali ottenute con varie tecniche dimicroscopia ad altissima risoluzione. Verrà espostainoltre una raccolta di fotografie di Paola Machetta,una giovane fotografa e ricercatrice triestina che,giocando con il fenomeno dell’interferenza dellaluce, ha cercato di fissare sulla pellicola l’aspettoartistico dei materiali utilizzati nella sua attività diricerca. Nanomondi è organizzata da TASC-INFM,Dipartimenti di Biologia e di Ingegneria deiMateriali dell’Università di Trieste, Laboratorio diLuce di Sincrotrone ELETTRA, APE Research srl,Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico“Burlo Garofolo”, Sviluppo Italia Friuli VeneziaGiulia, AREA Science Park e LIS. La sezione labora-toriale è realizzata in collaborazione con i docenti ei ricercatori dell’Università di Genova.

Marco Peloi

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riferimentoMarco PeloiCoordinatore di Nanomonditel. +39 040 [email protected]

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