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COPERTINA DEF copia 12-02-2013 18:46 Pagina 1

Pubblicazione a cura del Gruppo di lavoro dedicato al progetto “Sicuri in Montagna”

Testi:Elio Guastalli: Curatore Progetto “SICURI IN MONTAGNA” del CNSAS;Istruttore di Alpinismo - Centro Studi Materiali e tecniche del CAI

per la parte medica:Dr. Mario Milani: Medico - Direttore Scuola Nazionale Medici CNSASDr.a Lorenza Bergamaschi: Geriatra - Medico CNSAS - Istruttore diAlpinismo del CAIDr. Andrea Nahmad: Medico Omotossicologo - Sez. CAI Milano

Con la preziosa collaborazione di:Dino Marcandalli: Presidente Commissione Gruppi Seniores del CAILombardiaRenato Bianchi: Segretario Commissione Gruppi Seniores del CAILombardiaDanilo Barbisotti: Presidente Soccorso Alpino e Speleologico Lombardo - Istruttore Nazionale di Alpinismo del CAI

Foto: Giancarlo Todorovich, Marino Mazzucchelli, archivio CNSAS

Editing: Giuseppe Petrelli - Grafica: BluDesign - Merone

Stampa: Grafica Effegiemme - Bosisio Parini - LC

2a edizione 2011/2012

Qualsiasi riproduzione del presente opuscolo deve essere autorizzata dall'autore del testo.

Gli Enti, le Organizzazioni, leAssociazioni, le Aziende, leImprese o i privati che intendes-sero partecipare a questo pro-getto o chiedere informazionipossono scrivere a:

CORPO NAZIONALE SOCCORSOALPINO E SPELEOLOGICOc/a Guastalli ElioProgetto “Sicuri in Montagna”Via Petrella 19 - 20124 Milano

UN PROGETTO PER LA PREVENZIONEIl CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO (CNSAS) del CLUB ALPINOITALIANO (CAI) è da tempo impegnato in un programma rivolto alla prevenzione degli incidentiin montagna ed ambiente ostile.L'obiettivo di questo programma è far diminuire, in modo sempre più significativo, gli incidentirendicontati dalle statistiche presentate ogni anno dal CNSAS.Il progetto generale di prevenzione degli incidenti proposto dal CNSAS è denominato "SICURI INMONTAGNA" R e da esso si articolano diversi moduli tra cui quello realizzato in questapubblicazione, a cura del Servizio Regionale SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO LOMBARDO,dal titolo "SICURINELL’ESCURSIONISMO SENIOR” Per camminare a lungo.

…chi condivide questo progetto…

CORPO NAZIONALESOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

LOMBARDO

CLUBALPINO ITALIANO

CAIESCURSIONISMO

SENIOR

Azienda Regionale Emergenza Urgenza

AINEVA

C.A.A.I. Club Alpino AccademicoItaliano - Gruppo Centrale

Associazione Nazionale Alpini

Gruppo Alpinistico Ragni della Grignetta

Gruppo AlpinisticoLecchese Gamma

UOEI Sezione di Lecco

Casa delle Guide di Leccoe della Valsassina

Assorifugi

SVI - Servizio Valanghe Italiano

Per camminare a lungowww.sicurinmontagna.it

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33PERCHE’ E PER CHI: a che servono queste poche parole.

La montagna ha il grande pregio di saperattrarre appassionati di vario genere, dal“turista camminatore per caso” all’alpinistapiù impegnato ognuno può trovare il propriospazio. Passano gli anni e cambiano le ten-denze, ed è cosi che da qualche tempo siosservano gruppi d’escursionisti “non piùgiovani” frequentare abitualmente le nostremontagne: un fenomeno diffuso in molteregioni. In questa società sempre più carat-terizzata dalla velocità, dal fast food, dalle

SICURI in MONTAGNA: il Soccorso alpino parla di prevenzione.Da sempre, la prevenzione degli incidenti in montagna ha caratterizzato la vocazione del Soccorsoalpino e speleologico che ha dovuto però fare i conti con l’esigenza primaria di prestare aiuto a chi,in montagna, in grotta o in ambiente impervio, si trovava in difficoltà. Da oltre un decennio, con avvioproprio in Lombardia, il Soccorso alpino ha dato vita ad un progetto specifico che vuolesensibilizzare gli appassionati sui temi della prevenzione; fu Daniele Chiappa, carissimo amico chepurtroppo ci ha lasciato, a lanciare l’idea. Oggi il progetto ha valenza nazionale ed insieme alSoccorso alpino collaborano le organizzazioni del Club Alpino Italiano, diversi Enti ed Associazioniche operano in montagna. Il nome, SICURI in MONTAGNA, è un richiamo diretto alla persona, allasua responsabile consapevolezza, con la convinzione che la prevenzione e la sicurezza sono concettiche appartengono alla nostra cultura. Il messaggio di SICURI in MONTAGNA si propone quindicome spunto di riflessione, senza demonizzare la montagna e creare inutili allarmismi ma con laserena convinzione che, con la giusta prudenza, la montagna si può vivere pienamente in libertà esicurezza.

Danilo Barbisotti Presidente Soccorso alpino e speleologico Lombardo

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performances più o meno sportive, anche lamontagna rischia di risultare interessantesolo per quelle attività cosiddette alla moda(quelle che finiscono in ing) e per quegli atle-ti che, con le loro imprese, fanno audiencebalzando alla ribalta. Per fortuna la monta-gna non è fatta solo d’eventi in grado disuscitare scalpore, c’è spazio per tutti: perchi va in giro con passo lento, per chi ama lacontemplazione, per chi ricerca la propriaarmonia nel rapporto con l’ambiente ed icompagni che ricalcano lo stesso sentiero. Igruppi seniores, che si dedicano soprattuttoall’escursionismo, sono quindi una bella

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nuovi appassionati; in questo senso le attivi-tà promosse ed organizzate dal CAI costitui-scono una buona base di sicurezza. I nume-ri evidenziati dalle statistiche del SoccorsoAlpino fanno emergere fra le cause alcunevoci che interessano, in modo particolare, gliescursionisti non più giovani. L’opuscolo“SICURI NELL’ESCURSIONISMO SENIOR”,pubblicato a cura del Servizio RegionaleSOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICOLOMBARDO, vuole fare il punto su quantoaccade, con un’attenzione particolare rivoltaagli aspetti di carattere sanitario; il tuttosenza la pretesa di presentarsi come un“manualetto d’apprendimento” ma con lasola speranza di essere un piccolo strumen-to per condividere insieme, senza inutiliallarmismi, alcune riflessioni rivolte alla pre-venzione degli incidenti in montagna. Il mes-saggio è indirizzato a coloro che in qualità diescursionisti neofiti o provetti camminatori,a volte forse troppo disinvolti, percorrono isentieri delle montagne. Con un grandeaugurio: buone escursioni a tutti.

realtà per chi, pur non essendo più giovane,continua a trovare in montagna la propriadimensione; al pari sono un bell’esempio perchi, inesorabilmente, più giovane non lo saràfra un po’ di anni. Ora, va detto che osser-vando i dati degli interventi del SoccorsoAlpino si può constatare che la maggioran-za degli incidenti in montagna è generata dasuperficialità ed incapacità di valutazione deirischi, in particolar modo in situazioni ricon-ducibili all’escursionismo non impegnativo.Il numero degli escursionisti supera di granlunga quello degli alpinisti, ma non è solouna questione di numeri. E’ risaputo, infatti,che gli ambienti e le situazioni apparente-mente tranquille celano rischi difficilmentevalutabili da chi non ha maturato conoscen-ze ed esperienze idonee per percepirli. Farcamminare insieme escursionisti esperti confrequentatori occasionali può ridurre molto ilrischio di incidenti dovuti all’impreparazioneo alla sottovalutazione dei pericoli. In monta-gna l’esperienza dei più esperti è un patrimo-nio importante che deve essere trasmesso ai

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no origine, fin dagli anni settanta, in modoparticolare dalle grandi Sezioni CAI qualiMilano, Bergamo ed altre.

Fa piacere ricor-dare una personaparticolare, lacompianta AnnaClozza, che neglianni recenti hasaputo animare,con il suo infatica-bile entusiasmo

ed il suo carisma, le attività di questa popo-lazione che copre una percentuale semprepiù considerevole all’interno del CAI. ISeniores sono la migliore testimonianza diquanto la montagna sa consolidare in ter-mini di passione per le vette ma anche esoprattutto di cultura del gruppo, di amici-zia e solidarietà; non a caso, in alcune cir-costanze, questi “vecchi scarponi” sannoorganizzare raduni che aggregano migliaiadi escursionisti. Un gran bell’esempio di partecipazioneanche per i più giovani.

SENIORESLOMBARDI:vecchi scarponi dalle gambe buone.

Esiste in Lombardia, affermata oramai daanni nella grande famiglia del Club AlpinoItaliano, una bella realtà che sta contagian-do ambiti sempre più estesi. Sono i GruppiSeniores; schiere di “giovani escursionistidai capelli bianchi” che fanno capo a molteSezioni CAI e si coordinano tramite laCommissione Regionale LombardaSeniores. Il tempo ha fatto si che questiappassionati di montagna consumasseroparecchie suole dei loro scarponi senzalogorare però l’entusiasmo di salire, incompagnia, mulattiere, sentieri e vette alpi-ne. Spesso, insieme a questi escursionistiveterani si aggregano neofiti che si risco-prono camminatori quando, cessata l’attivi-tà lavorativa, possono finalmente godere dimaggior tempo libero. Di fatto questo“movimento” ha radici lontane che traggo-

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PERICOLI IN MONTAGNA:meglio parlare di prevenzione.Non è facile parlare di pericoli in montagnaquando, secondo alcuni, la montagna è soloun banale terreno di gioco o, secondo altri,la montagna diventa interessante soloquando succedono disgrazie da piazzare inprima pagina. Peraltro, più che di pericoli cipreme parlare di prevenzione.Dissociandoci quindi da certe cattive inter-pretazioni, pur non negando alcuni aspettidi pericolosità, diciamo solo che se affron-tata con la giusta preparazione la montagnaè semplicemente meravigliosa. Fare preven-zione significa creare consapevolezza, per-ché la prevenzione è un fatto di cultura cheinizia dalla convinzione che la sicurezza nonpuò essere delegata ma va assunta comeresponsabilità individuale. In montagna,così come in molti altri ambienti, è necessa-rio accettare i rischi che vanno sempremessi in gioco con grande onestà, capirecome controllare i pericoli determinati dallasituazione che stiamo vivendo, conoscerel’ambiente, le tecniche, le nostre capacitàpsico-fisiche, quindi i nostri ragionevolilimiti d’azione. Spesso l’incidente non suc-cede all’improvviso, ovvero, prima cheaccada l’evento passa del tempo. Sonomolti i casi dove l’infortunio viene “prepara-to”: scelte azzardate, ostinazione ad intra-prendere o continuare l’escursione con mal-tempo conclamato, sopraggiungere dellastanchezza anzi tempo e via di seguito, sonosegnali premonitori che vanno capiti edascoltati per prevenire il peggio.

STATISTICHE: uno sguardo a ciò che succede.I dati raccolti in oltre mezzo secolo dalSoccorso Alpino, pur non avendo la pretesadi dettare regole, possono fornire lo spun-to per interessanti riflessioni. Con piccolevariazioni ed un trend in leggera ascesa ognianno, sul territorio nazionale, il SoccorsoAlpino attua circa 6000 interventi; oltre 300sono le vittime. Le attività maggiormenteinteressate sono l’escursionismo, che sipone sempre al primo posto, seguito dallevoci relative allo sci in pista, al lavoro inmontagna e residenza in alpeggio, alla ricer-ca dei funghi che, incredibile ma vero, supe-ra alcune attività propriamente alpinistiche. In riferimento all’ambito escursionistico,con situazioni che si ripropongono in modopressoché invariato di anno in anno, lemaggiori cause d’incidenti che si verificanosono quelle riportate di seguito.

• Caduta da sentiero

• Malore

• Scivolata su terreno

• Perdita dell’orientamento

• Ritardo nel rientro

• Incapacità di movimento

• Sindrome da sfinimento

• Condizioni meteo negative

• Scivolata su neve

• Scivolata su ghiaccio

Alcune di queste cause quali il malore e losfinimento toccano, in modo significativo equindi particolare, la popolazione degliescursionisti meno giovani; questo fattopone l’attenzione, in modo rilevante, sullecondizioni di salute legate all’età.E’ soprattutto su questi aspetti, senzadimenticare il quadro più generale, che que-ste brevi note vogliono porre l’attenzione.

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IN MONTAGNA SEMPRE: ma con vera consapevolezza.La montagna non pone limiti, sono le perso-ne che, con vera consapevolezza, devonodefinire i propri orizzonti per frequentarla insicurezza. Così non è certo l’età e nemmenoqualche acciacco fisico, a sconsigliare leescursioni in montagna; prova ne sia chemolti signori alpinisti e scialpinisti in monta-gna portano sulle spalle, insieme allo zaino,parecchie primavere.Al di là dell’età, per frequentare la montagnasenza incorrere in rischi esagerati, è quindiimportante essere pienamente consapevolidelle proprie condizioni psicofisiche e dellapropria preparazione. Questo è il punto dipartenza per fare le scelte più idonee. I facili sentieri di fondo valle, i percorsi brevicon modesti dislivelli ed assenza di trattiesposti, per essere affrontati in tranquillitànon richiedono particolari preparazioni.Andare in montagna però significa spessocamminare per ore in ambienti impervi chesottopongono l’escursionista a fatiche nontrascurabili; le lunghe passeggiate vannoaffrontate solo con un buon allenamento,così come i posti più inaccessibili, per esse-re raggiunti, richiedono passo fermo e sicu-ro. In montagna è sempre sconvenientefarsi prendere dalla spossatezza o, peggio,dallo sfinimento. Su pendii scoscesi o nel-l’attraversamento di balze rocciose esposte,

è necessario mantenere la giusta calma econcentrazione; cedere all’ansia, o peggio alpanico, può giocare brutti scherzi. Quindi, ègiusto parlare di preparazione fisica masenza trascurare quella psicologica, special-mente quando si affrontano percorsi isolati,sentieri attrezzati o, ad esempio, escursioniin alta quota. L’uso di due bastoncini telescopici da escur-sionismo può costituire un valido aiuto perottimizzare le energie e migliorare l’equili-brio, specialmente quando si porta unozaino pesante in spalla. In montagna la fati-ca è sempre un problema con il quale fare iconti; saper dosare le energie, insieme allascelta ponderata del percorso, sono fra irequisiti importanti per la buona riuscitadell’escursione.

ABBIGLIAMENTOED ATTREZZATURA: l’utile ed il superfluo .Tutti sanno che fare lo zaino è un po’ un’ar-te, perché significa far conciliare il peso, chedeve essere il più ridotto possibile, con lacapacità di portare tutto ciò che può serviredurante la gita, pensando anche di doverrisolvere qualche piccolo inconveniente.L’abbigliamento deve essere scelto secon-do il criterio degli strati sovrapposti: indu-

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mento intimo che veicola il sudore, capotermico intermedio che isola, giacca esternaimpermeabile e traspirante. La protezionedal freddo e dalla pioggia, in inverno maanche d’estate, già dalle quote non partico-larmente elevate, è molto importante; unpiccolo ricambio asciutto (da conservare inun sacchetto impermeabile) a volte è prezio-so per cambiare indumenti bagnati ed evita-re pericolose perdite di calore corporeo. Maiva tralasciato il copricapo perché è propriodalla testa che viene dissipata una grandequantità di calore; ricordarsi che dal troppocaldo in montagna non è mai morto nessu-no, di freddo si. I pantaloncini corti sonopiù consoni alla spiaggia che alla montagna.Un abbigliamento dai colori vivaci serve afarsi vedere, cosa assai utile in caso di diffi-coltà. Le calzature rivestono un posto diprim’ordine; ne esistono di tutti i tipi e pertutti i gusti, ma devono sempre risultarecomode, con suola scolpita ed abbastanzarobusta (rigida se si affrontano nevai oghiacciai, con la possibilità di calzare i ram-poni), preferibilmente impermeabili efascianti la caviglia. Le guide e le carte topografiche costitui-scono la base, a volte indispensabile, per lapreparazione dell’escursione. Esistono ora-mai descrizioni per ogni percorso; impor-tante sarà tenere conto degli aggiornamentie di possibili eventi che hanno modificato, intempi recenti, l’itinerario. Le informazionipiù attuali sono reperibili, ad esempio, tele-fonando ai gestori dei Rifugi Alpini. Le cartetopografiche servono a controllare l’anda-mento della gita e a ricercare l’orientamen-to, ad esempio, in caso di nebbia.L’uso di bussola ed altimetro (barometro)completa, quando si possiede una buonaconoscenza di questi strumenti, la possibili-tà di individuazione dell’itinerario, dellaposizione in cui ci si trova ed infine di even-tuali variazione della pressione atmosferica(bruschi e preoccupanti abbassamenti). Inogni caso è sempre importante rimanere sulsentiero individuandolo con l’aiuto delleindicazioni “segnavia”, di “ometti” e segni dipassaggio. Sostenere che strumenti dicomunicazione quali i telefoni cellulari, le

radio ricetrasmittenti, i navigatori satelli-tari GPS non servono in montagna è sem-plicemente sciocco; peggio sarebbe peròpensare che la sicurezza in montagna dipen-da dall’uso di attrezzatura e strumentazionedell’ultima ora: non è così. Infatti, se è veroche nessuno gira più con attrezzature anti-quate, è altrettanto vero che l’unico attrezzoindispensabile in montagna, al fine dellasicurezza, è e rimarrà sempre la testa.Affidare quindi la nostra incolumità cieca-mente ad attrezzature e strumenti complica-ti non solo sarebbe sbagliato ma potrebbe,paradossalmente, indurre ad un senso difalsa sicurezza.

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FACILE O DIFFICILE:ad ognuno il proprio sentiero.I percorsi in montagna presentano difficoltàmolto differenziate, per questa ragione leescursioni vanno sempre programmate atavolino attraverso la raccolta d’informazio-ni certe e la consultazione di buone guideescursionistiche. Di regola, nelle gite orga-nizzate è il capo comitiva che si preoccupadella scelta del percorso; ciò non escludeciascuno dei partecipanti dall’obbligo d’in-formarsi preventivamente sulle difficoltàdell’escursione per verificare se può essererealmente conforme alle proprie capacità.Tutto questo per un senso di onestà con sestessi e di responsabilità nei confronti delgruppo. La scelta del sentiero da percorrereva quindi commisurata alle capacità degliescursionisti, ovvero alla capacità e all’alle-namento dei più deboli che formeranno ilgruppo (ricordiamo che questi, nei trattiimpegnativi dovranno procedere sempre amonte del compagno esperto, sia in salitache in discesa, e in posizione ravvicinata). Non va dimenticato che alcuni passaggi cri-tici potranno essere superati in sicurezzasolo con l’adeguato utilizzo di assicurazionecon la corda. In caso di situazioni che pre-sentano difficoltà impreviste è buona regolarinunciare all’escursione e ritornare sui pro-pri passi finché si è in tempo. La scala delledifficoltà escursionistiche messa a puntodal Club Alpino Italiano, ed ampiamente dif-fusa, tiene conto di alcuni parametri impor-tanti: lunghezza del percorso, dislivello dasuperare, tipologia del terreno, esposizione,difficoltà d’orientamento, altitudine, presen-za di attrezzature fisse (ferrate). Questi cri-teri costituiscono, senza alcun dubbio, unabuona base di riferimento per stabilire quel-la che potremmo definire “la difficoltàoggettiva” del sentiero. Da queste informa-zioni è bene partire ma senza dimenticareche le difficoltà di un sentiero possono subi-re notevoli variazioni. Le stagioni e le con-dizioni climatiche, ad esempio, sono ingrado di cambiare radicalmente gli ostacolidello stesso percorso; la presenza di neve,una gelata non prevista, un temporale

improvviso, il danneggiamento degli infissidi un sentiero attrezzato, possono peggiora-re drasticamente le difficoltà, specialmentese non si possiede la preparazione e l’attrez-zatura adeguata per affrontare situazioni apriori difficilmente prevedibili. Le condizionipsico-fisiche personali giocano un ruoloimportante, pertanto è sempre bene ponde-rare le proprie abilità e la propria condizionefisica onde evitare spiacevoli guai. Le diffi-coltà oggettive possono essere vissute dif-ferentemente in base alle capacità personalio, più semplicemente, alle condizioni fisichedi allenamento; fatica e spossatezza posso-no ingigantire difficoltà oggettive facilmentesuperabili quando si è in piena forma.

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99IL GRUPPO: non è solo un fatto di allegra compagnia.Per il neofita, ma anche per chi è riccod’esperienza, le escursioni di gruppo sonoun’ottima opportunità di compagnia cheagevolano l’organizzazione della giornataaumentando, nel contempo, la sicurezza. Ilgruppo però non può essere inteso sempli-cemente come fatto di mera comodità per-ché, in modo attivo, tutti i partecipanti devo-no sentirsi in dovere di coadiuvare gli orga-nizzatori affinché si evitino, o perlomeno silimitino, eventuali problemi ed imprevisti.Ciò significa che ognuno deve sentirsi chia-mato a coadiuvare gli organizzatori affinchéeventuali problemi, a volte imprevisti e/o dicarattere personale, non pregiudichino labuona riuscita dell’escursione. Al pari, saràimportante razionalizzare le difficoltà delpercorso in base al gruppo che deve risulta-re omogeneo e ben gestibile. Anche unnumero eccessivo di partecipanti non aiutaa mantenere compatto il gruppo; in alcunicasi è meglio formare più gruppi, che pos-sono, anche su terreno impegnativo o incaso di mal tempo, rimanere uniti con unapri-gruppo ed un chiudi-fila. Purtroppo,anche in casi recenti, si sono verificati inci-

denti assurdi accaduti ad escursionistiabbandonati dal gruppo. Pensando chealcuni di questi incidenti sono avvenuti inambiente appenninico (troppo spesso sot-tovalutato!) durante l’imperversare di unabufera, quando il gruppo doveva maggior-mente garantire la propria auto protezione,la cosa appare oltremodo assurda.

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CLASSIFICAZIONEDELLE DIFFICOLTA’ escursionisticheIl CAI ha definito una scala delle difficoltà sullabase delle seguenti caratteristiche: il fondo del ter-reno, la lunghezza del percorso, il dislivello e laquota, l’esposizione, le eventuali difficoltà diorientamento

Itinerario Turistico TStradine, mulattiere e sentieri comodi privi di trattiesposti. Durata massima di 2/3 ore di cammino. Bensegnalato e senza problema d’orientamento. Quotamassima inferiore ai 2000 metri.

Itinerario Escursionistico ESentieri e tracce più o meno sconnessi. Si possonosvolgere su pendii ripidi e prevedere l’uso delle maniper mantenere l’equilibrio. Possibile presenza dibrevi tratti innevati. Itinerari su terreno facile ma didurata superiore alle 3 ore. Possono presentare pro-blemi di orientamento. Quota massima superiore ai2000 metri.

Itinerari per Escursionisti Esperti EETracce su terreno impervio e/o scivoloso, pietraie dialta quota, ecc.Tratti privi di segnalazione e di puntidi riferimento noti. Si chiamano EEA i percorsi attrezzati con cordefisse, catene o scale (ferrate); devono essereaffrontati con adeguata attrezzatura ed esperienza.

Itinerari per l’Escursionismo in Ambiente InnevatoEAI sono percorsi riconoscibili che richiedono l’uti-lizzo di racchette da neve, hanno facili vie di accesso,si svolgono in fondo valle o in zone boschive o sucrinali che garantiscono, nel complesso, sicurezza dipercorribilità.

L'uso di un buon scarpone da monta-gna è sempre d'obbligo su terreniimpervi.

Un abbigliamento dai colori visibilipuò aiutarti in caso di difficoltà.

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SOLI O BEN ACCOMPAGNATI:la scelta è scontata.Non sempre capita l’opportunità di aggre-garsi, con tutti i vantaggi del caso, ad unabuona compagnia organizzata; a volte poi,l’essere soli può diventare una scelta.Peraltro, è innegabile che la solitudine inmontagna dà la possibilità di vivere piena-mente il rapporto con se stessi e con l’am-biente che ci circonda; il silenzio, l’isola-mento e l’auto determinazione accresconole nostre sensazioni. Non è difficile, quindi,trovare chi ama andare in montagna dasolo, perlomeno in certe circostanze. Nonva però dimenticato che, in mancanza dicompagni, un piccolo incidente può deter-minare situazioni difficili da affrontare, adesempio, un trauma di modesta entità puòpregiudicare la mobilità e la possibilità dichiamare soccorso. Se la ricerca della soli-tudine diventa un obiettivo, si veda perlo-meno di valutare molto bene il proprio statopsico-fisico e di scegliere un percorsoampiamente idoneo alle proprie capacità.Una buona regola da non trascurare consi-ste nel comunicare a famigliari o conoscen-ti il luogo ed il percorso che s’intende segui-re, non variarlo, ed avvisare dell’avvenutorientro a casa. Oramai sono diffusi ovunquesistemi personali di comunicazione qualicellulari, telefoni satellitari e radio ricetra-smittenti, ma va ricordato che affidarsi cie-camente a questi apparati può risultaredeludente poiché in montagna sono ancorafrequenti le aree “in ombra” e fuori campo.L’utilità che i sistemi di comunicazione pos-sono dare in certe circostanze è innegabile;vale però la pena sottolineare che, a volte,l’utilizzo di mezzi altamente tecnologici puòindurre un senso di falsa sicurezza. Se èvero che, in caso di difficoltà, cellulari e rice-trasmittenti possono velocizzare la richiestadi soccorso, non dovrebbe mancare la con-sapevolezza che mai saranno in grado diprevenire il peggio e, tanto meno, di sosti-tuirsi all’aiuto di un compagno affiatato. In montagna, ai fini della sicurezza, si può sicu-ramente affermare che è meglio una buonacompagnia che “un’avventura solitaria”.

AUTOSOCCORSO:un sacco magico per risolverepiccoli imprevisti.“Aiutati che il ciel t’aiuta” recita un vecchiodetto; ed è così che serve ragionare, vale adire, in montagna è opportuno pensare pre-ventivamente a come poter affrontare unasituazione critica, un piccolo incidente.Questa mentalità aumenta il nostro marginedi sicurezza. Quindi, in caso di necessità, lozaino sarà un prezioso bagaglio dal qualepoter estrarre un piccolo kit di pronto soc-corso (cerotto, disinfettante, garza sterile ebenda elastica), un coltello multiuso, unmaglione, una giacca impermeabile ed anti-vento, una pila frontale, dei fiammiferi, ciboe bevande di ristoro. Soprattutto le bevandenon vanno mai dimenticate perché essen-ziali per combattere la stanchezza e riguada-gnare la giusta calma per affrontare ognipiccolo inconveniente. D’inverno, con climarigido, un thermos con bevanda calda è unarisorsa preziosa. Una pila frontale oltre adilluminare il sentiero quando si fa tardi, saràun utile mezzo, in caso di difficoltà di notte,per lanciare un segnale di richiesta d’aiuto.Utile in caso d’emergenza sarà il telo termi-co (foglio leggero di materiale plastico allu-minizzato) ed un sacco grande della spazza-tura (ad esempio, come “sacco a pelo”d’emergenza). Con poco peso sulle spalle siè in grado di risolvere molti problemi. Puòcapitare di dover affrontare un bivaccoimprevisto; con un minimo d’attrezzatura, incompagnia e quando l’ambiente non pre-senta particolari avversità, la cosa non èdrammatica. Molto meglio trascorrere lanotte con un bivacco imprevisto che farsiprendere dal panico e perdere la testa.

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ANIMALIED INSETTI:feroci e velenosi?Il timore di fare brutti incontri con animalipericolosi pesca più nella fantasia che nellarealtà; i casi d’aggressione ad escursionistisono pressoché sconosciuti. Esistono inve-ce animali ed insetti, apparentemente piùsubdoli, in grado di creare seri problemi. Adesempio le punture di vespe e calabronipossono essere molto pericolose, special-mente per persone sensibili o allergiche ailoro veleni. Sarebbe opportuno che ognunoconoscesse precauzionalmente le propriecondizioni di salute e che tutti evitassero ilcontatto con questi insetti, ad esempio con-trollando bene il terreno su cui si cammina.Anche le zecche possono creare seri pro-blemi che si manifestano non immediata-mente ma a distanza di diversi giorni;meglio proteggersi indossando, ad esem-pio, sempre dei pantaloni lunghi. A casa èbene controllare il corpo per individuarel’eventuale presenza di parassiti.La vipera, nel tempo, è stata oggetto dipregiudizi e credenze sbagliate. Va notatoche a fronte di parecchie centinaia di morsi-cature che si registrano ogni anno in Italia, icasi mortali sono estremamente rari. La suapericolosità non deve essere comunque tra-scurata soprattutto per quanto riguarda ibambini e le persone particolarmente debili-tate. Dalla primavera all’autunno la vipera sipuò trovare nelle radure dei boschi, sui pen-dii cespugliosi e cosparsi di sassi, vicino aitorrenti, in prossimità di muretti, case diroc-cate dove, anche se non aggressiva, puòmorsicare per auto difesa. Buona regolasarà portare sempre pantaloni lunghi, nonraccogliere funghi o frutti di sottoboscosenza aver ispezionato prima la zona, noninfilare mai le mani negli anfratti dei muri osotto le pietre, non abbandonare zaini evestiario sui muretti a secco o sui sassi. Ilmorso di vipera si distingue da quello di altriofidi innocui per la presenza di due fori pro-

fondi distanti 6 - 8 millimetri. Dopo l’evento,la comparsa di edema duro e dolente, inrapida progressione, si accompagna a dolo-re locale intenso, dolori muscolari, vomitoed altro. La ferita non va incisa, così come èsconsigliato l’uso del siero antiofidico al difuori dell’ambiente ospedaliero. La sierote-rapia, infatti, espone il malcapitato a rischidi reazioni allergiche gravissime (shockanafilattico) che possono risultare rapida-mente mortali se non affrontate in ospedale.In caso di morsicatura è buona norma disin-fettare la ferita, quindi fasciare l’arto conuna benda elastica di compressione, ingrado di rallentare la diffusione in circolo delveleno. L’uso del laccio emostatico è scon-sigliato. Chi è stato morsicato deve evitare,nel limite del possibile, di compiere lunghecamminate. Il ricovero ospedaliero tempe-stivo è d’obbligo.

IL MALTEMPO: meglio evitarlo.

Il maltempo in montagna deve indurci apensare che “se lo conosci lo eviti”.Affrontare situazioni meteorologiche avver-se in montagna (temporali, fulmini ed altro)non è mai cosa raccomandabile! Esistonooramai molti sistemi di previsione facilmen-te accessibili ed estremamente affidabili;programmare una qualsiasi attività in mon-tagna senza la consultazione di un bollettinometeo è semplicemente sinonimo di inco-scienza. Le manifestazioni di maltempo chepossono coinvolgere l’escursionista che

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frequenta facili sentieri a bassa quota nonsono, di regola, così gravi come quelle cheinteressano chi affronta, ad esempio, l’altamontagna, tuttavia non va dimenticato chealcuni fenomeni possono creare condizioniambientali molto critiche. I temporali costituiscono una notevoleinsidia per chi pratica l’attività escursionisti-ca in montagna. Oltre ai rischi dovuti allescariche elettriche vanno considerati anchequelli derivanti dalle precipitazioni, dal fred-do, dal forte vento improvvisi. Le nubi tem-poralesche che manifestano attività elettrica(cumulonembi) sono sinonimo di instabilitàatmosferica. Il ciclo di una cella temporale-sca è molto breve, anche per questa suarapidità il fenomeno risulta molto insidiosoperché non lascia il tempo per mettersi alriparo. Il “temporale di calore” si sviluppa,di regola, con il bel tempo, nel pomeriggio odi sera, spesso è isolato e dopo la classicasfuriata ritorna la calma. Gli altri temporalisono legati al passaggio, in generale, diqualche “perturbazione” e si verificanodurante una fase di maltempo più lunga edestesa. I temporali si evitano osservandoattentamente le previsioni prima di organiz-zare la gita in montagna; meglio seguire il

bollettino che tratta la zona interessata conmaggior dettaglio e deriva da fonti certe edufficiali. Durante la giornata si potrannoosservare alcuni segni premonitori. Le nubiche si sviluppano rapidamente verso l’altogià al mattino (cumulonembi) possonoevolvere in nubi temporalesche.L’improvviso arrivo di vento freddo puòprovenire da un vicino rovescio ed esserericonosciuto come segnale d’allarme.Qualora, nonostante tutte le precauzionisopra elencate, dovessimo essere sorpresidal temporale, bisognerà evitare zone espo-ste, cime, creste, perché questi luoghi sonomaggiormente soggetti alle scariche.Meglio allontanarsi dalle vie ferrate, dallecroci di vetta, e se possibile, anche da chio-di, moschettoni, piccozze ed ogni oggettometallico. Il fulmine, fenomeno tipico deitemporali estivi, costituisce un pericoloassai temibile. Attenersi alle previsionimeteorologiche è la prevenzione miglioreconsiderando che di fronte al fulmine l’uo-mo è pressoché impotente. Mettere in pra-tica tutte queste precauzioni è assai difficile,a volte impossibile, risulta evidente che lamigliore difesa dai temporali e dai fulminiresta dunque quella di ritirarsi per tempo.

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La nebbia, potenzialmente presente in mon-tagna in qualunque stagione, compromettenotevolmente la possibilità d’orientamento;in caso di nebbia fitta, mantenere il sentieroe una buona conoscenza della zona sarannoi migliori requisiti di sicurezza.Pioggia e grandine possono manifestarsiin montagna in modo improvviso; in casod’intensità particolarmente violenta si pos-sono riscontrare seri problemi, ad esempio,nell’attraversamento di canali e torrenti.Ricordiamo che è sempre bene proteggersidalla pioggia evitando di bagnare completa-mente gli indumenti che, una volta fradici edin caso di bivacco inaspettato, non potreb-bero offrire una sufficiente protezione alfreddo sottoponendo quindi l’escursionistaa seri rischi di ipotermia.Vento e freddo: anche in piena estate e aquote non particolarmente elevate, si pos-sono riscontrare bruschi abbassamenti ditemperatura. L’effetto del vento aumenta inmodo drastico la perdita di calore del corpoumano. Spesso il problema viene sottova-lutato e non è facile, specialmente in man-canza d’esperienza, valutare situazioni peri-colose. Di fatto quando ci si trova mal vesti-ti, bagnati o peggio traumatizzati, bastanotempi relativamente bassi d’esposizione alfreddo e al vento per subire principi d’assi-deramento anche con temperature di parec-chi gradi sopra lo zero termico, e solo unbuon abbigliamento e la possibilità di trova-re un idoneo riparo può evitare seri guai.

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ALLA FINE DEL SENTIERO:oltre a camminare serve altro.Tracciare il confine fra escursionismo edalpinismo spesso è difficile, sotto certipunti di vista può essere addirittura impos-sibile ed inopportuno. È bene ricordareperò che dove finisce il sentiero, di regola,inizia un altro mondo che spesso richiedeconsapevolezze e conoscenze specifiche. Le ferrate, ad esempio, esigono un’adegua-ta attitudine all’esposizione, una sicura tec-nica d’arrampicata e la capacità di valutarele difficoltà del percorso: affollamento, sassiinstabili, possibile maltempo ed altro a voltedeterminano pericoli non trascurabili. In fer-rata, in caso di caduta, l’uso corretto delleattrezzature specifiche di protezione (setcon dissipatore d’energia, casco, imbraca-tura, nodi di servizio e moschettoni) risultaindispensabile. Non basta quindi essereallenati escursionisti per affrontare condisinvoltura questi percorsi attrezzati cherealmente non devono essere considerati,anche se privi di particolari difficoltà, sem-plici sentieri.Non solo nella stagione invernale ma anchein periodi apparentemente più favorevoli, equindi in modo subdolo ed imprevedibile,può capitare di dover affrontare tratti di sen-tiero ricoperti da ghiaccio (di fusione, ver-glas, ed altro). Gli incidenti successi dimo-strano inequivocabilmente che il sentieroghiacciato ed esposto costituisce, quandonon affrontato con la giusta capacità, un’in-sidia pericolosa che non permette superfi-cialità; ma non basta possedere un paio diramponi, bisogna calzarli quando servono esoprattutto bisogna saperli usare (senzadisdegnare, all’occorrenza, anche l’utilizzodi tecniche di assicurazione con la corda).Di fronte a queste difficoltà e in caso diincertezze meglio ritornare sui propri passifin che si è in tempo.L’attraversamento dei ghiacciai e le escur-sioni in alta montagna esigono una buonaconoscenza dell’ambiente, dei problemilegati all’alta quota e delle precauzioni damettere in atto in caso di necessità. Sulghiacciaio la capacità di individuare il trac-

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ciato da percorrere, riconoscendo crepaccie ponti di neve, si rende sempre necessariacosì come risulta indispensabile anche l’usodisinvolto degli attrezzi da ghiaccio (rampo-ni, piccozza, chiodi). La formazione corret-ta della cordata su ghiacciaio e l’appronta-mento delle manovre di recupero e soccor-so dell’eventuale compagno caduto in cre-paccio non possono essere tralasciate per-ché, in caso di necessità, la cordata devecontare soprattutto sulle proprie capacità diauto soccorso. Gli incidenti che avvengonoper caduta in crepaccio non lasciano moltotempo a disposizione per i soccorsi, spe-cialmente quando la persona subisce trau-mi o è mal vestito o bagnato; i problemi diipotermia sono in agguato. Quindi, anchel’attraversamento di un ghiacciaio apparen-temente facile non è mai banale. Le escursioni in neve fresca, con scarponio racchette da neve, sembrano oramai lafacile prosecuzione invernale della stagioneestiva di molti escursionisti. Spesso, trop-po semplicemente, si pensa che bastavestirsi di più e calzare un paio di ciaspoleper andare ovunque sulle montagne inneva-te, il tutto, senza la necessità di acquisiretecniche specialistiche. Purtroppo la giustaconsapevolezza dei pericoli ambientali tantevolte manca, ed è così che in molti interven-ti del Soccorso Alpino si è potuto verificareche sono pochissimi gli escursionisti inver-nali che sanno valutare la stabilità del mantonevoso, utilizzano le attrezzature di prote-zione quali ARVA (apparecchio per la ricer-ca di vittime da valanga), pala, sonda, e

sono in grado di eseguire prontamente econ competenza le tecniche di ricerca erecupero del compagno travolto da valanga. Le valanghe vanno evitate! e in caso di tra-volgimento è bene ricordare che bisognacontare soprattutto sulle possibilità e capa-cità di autosoccorso perché i soccorsi orga-nizzati, anche se altamente efficienti conl’uso di elicottero ed unità cinofile da ricer-ca, risultano spesso impotenti.

Al ghèn sà de piö ün ècc indormentat,che ü zuèn dèsedat.

INCIDENTI E PATOLOGIE IN MONTAGNA: cosa fare e cosa non fare.Dr. Mario MilaniNon è certo questa la sede per trattare inmodo esauriente argomenti così impegnati-vi che, in montagna, possono determinareproblemi assai gravi. Ci si limita quindi adare alcune semplici indicazioni sommariedicendo che certi inconvenienti di tipo sani-tario si possono prevenire mentre altresituazioni richiedono, per essere affrontatein modo idoneo, capacità professionali edattrezzature specifiche. Molte associazionidi volontariato inoltre organizzano corsi diprimo soccorso rivolti alla popolazione:sono molto utili in caso di qualsiasi inciden-te, stradale o domestico, e vivamente racco-mandati. Le casistiche del CNSAS indicanoil trauma come la patologia più frequente(>70%) come causa di chiamata e fortuna-tamente spesso si tratta di traumi semplici;il resto è dovuto a malori anch’essi in gene-re raramente così importanti da mettere inpericolo di vita il malcapitato e perlopiùdovuti a disattenzioni come mancata idrata-zione o non corretta alimentazione che por-tano allo sfinimento o esaurimento fisico.Poco più di un terzo degli interventi di soc-corso alpino riguardano incidenti di unacerta serietà e in questi casi i compagnidevono saper prestare l’aiuto necessario inattesa dei soccorritori. In caso di traumi,generalmente da caduta, si possono avere

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fratture, lussazioni, distorsioni: sono tregradi diversi, in senso di gravità decrescen-te, di lesioni osteoarticolari: la frattura è larottura di un osso; la lussazione e la distor-sione interessano i capi articolari, o articola-zioni, più frequentemente la caviglia, ginoc-chio, spalla e polso, in cui nella prima vi èimpossibilità di movimento e deformazionedell’articolazione per fuoriuscita dei capiarticolari dalla sede abituale, nella seconda ilmovimento è ancora possibile ma dolorosoper lesione dei legamenti e della capsulaarticolare dovuto ad un movimento abnor-me con allontanamento dei capi articolari eritorno in sede. Tutte comunque devonoessere trattate allo stesso modo: immobiliz-zazione della parte secondo i canoni classi-ci, reperibili su ogni manuale o in internet,ed eventualmente trattate con l’applicazionedi impacchi di acqua fredda o neve o appo-siti prodotti tipo ghiaccio-spray o ghiaccio-busta reperibili in farmacia. Meglio non cari-care l’arto compromesso, sia perché dolo-roso e sia perché si possono avere altridanni dovuti al movimento. Se la caduta èda più di 5 metri, non muovere l’infortunatose non per gravi motivi e non fare manovredi riduzione o altro se non si ha bene inmente cosa e come fare, ripararlo dal sole o

dal freddo e chiamare immediatamente ilsoccorso. Le fratture o traumi o lesioni cra-niche e della colonna vertebrale anche sesolo sospettate vanno considerate di parti-colare gravità: mai spostare l’infortunato ameno che si sappiano eseguire le manovrecorrette (almeno tre-cinque persone) e chia-mare subito il Soccorso Alpino/118.Le ferite vanno lavate con acqua, disinfetta-te e medicate con bende sterili; ricordarsi diusare guanti protettivi e di controllare lapropria vaccinazione antitetanica. Le emor-ragie esterne devono essere controllate inmodo immediato con una compressionediretta della ferita con garze o simili (fazzo-letti, maglie pulite…) e, se si tratta di unarto, sollevare l’arto. Per una emorragiavenosa questo di solito è sufficiente; perun’emorragia arteriosa più seria, si sovrap-pongano le garze o teli senza togliere quellesporche : è utile per calcolare la perdita disangue e facilita la compressione. Il laccionon va mai applicato, se non in casi eccezio-nali e ben specifici (amputazione, sindromida schiacciamento): il bendaggio per lacompressione va eseguito comunque confasciatura larga. L’eccessiva perdita di san-gue per ferite o traumi può essere moltopericolosa e portare allo shock: una condi-

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fa freddo vedi poi ipotermia – e se il casochiamare i soccorsi. Attenzione anche allelesioni cutanee e agli occhi dovute allaluce solare e alla neve: proteggersi concreme solari e occhiali da sole di qualità, perevitare scottature e oftalmie o cheratiti daluce, molto dolorose entrambe.Comune può essere il congelamento el’ipotermia: il primo interessa una parte delcorpo, in genere le estremità, con lesioniche coinvolgono i tessuti superficiali mapossono estendersi sino all’osso; la secon-da è l’abbassarsi della temperatura di tutto ilcorpo: sotto i 25°C le funzioni vitali sonocompromesse in maniera quasi irreversibi-le. Il consiglio migliore è di evitare entram-bi, con abbigliamento adeguato e norme dicomportamento responsabile, che com-prende allenamento, buona alimentazione,buon equipaggiamento, niente fumo e alco-ol. Fattori favorenti il congelamento e l’ipo-termia sono infatti: abbigliamento inadegua-to o che ‘stringe’, rendendo difficoltosa lacircolazione, altitudine, affaticamento, trau-mi, malattie circolatorie, denutrizione o disi-dratazione, alcool e fumo.Se l’incidente è avvenuto si può solo limita-re i danni: sia per il congelamento che perl’ipotermia l’intervento elettivo è sottrarreimmediatamente il soggetto alle condizioniche hanno determinato l’inconveniente eriscaldare quanto prima la parte lesa.Entrambi, se di una certa gravità, vedono untrattamento ospedaliero con manovre e trat-tamenti sia medici che anche chirurgici diun certo tipo. Quindi in attesa di soccorsi:evitare la perdita di calore mediante teli ter-mici, vestiti asciutti, isolamento dall’am-biente (zaino a proteggere dal terreno, bucanella neve –truna- posto al riparo dal vento,e cos’ via), possibilmente fornire calore(bevande calde e zuccherate, stringersi frapiù persone, sistemi riscaldanti –borse osacchetti termici-), evacuare l’ipotermico ilpiù velocemente possibile. Nel congelamen-to la parte congelata va scaldata quantoprima in acqua a 37-42°C (non di più) conantisettico –attenzione: iniziare il trattamen-to solo se questo è definitivo e non c’èrischio ancora di congelamento – e dare un

zione che deve essere riconosciuta e com-battuta il più velocemente possibile: sedopo un trauma o un malore vedete unapersona pallida, sudata ma con pelle fredda,con respiro veloce, questa è una persona instato di shock che va soccorsa subito, pos-sibilmente da una equipe medica con elicot-tero. Malori e svenimenti dovuti a calo dellapressione sono relativamente frequenti enon vanno confusi con lo shock post-trau-ma e in questo caso basta posizionare ilpaziente sdraiandolo con le gambe solleva-te di 30 – 40 centimetri per facilitare il ritor-no del sangue al cuore. Se il paziente rima-ne privo di conoscenza, va messo in posi-zione di sicurezza per evitare l’ostruzionedelle vie aeree; il paziente è sdraiato sul fian-co con il braccio che appoggia al terreno inposizione dietro alla schiena e l’altro piega-to con la mano sotto la testa per stabilizza-re la posizione. Raramente per fortuna ci sipuò trovare ad affrontare un arresto cardia-co, che va affrontato con tecniche idonee dirianimazione cardiopolmonare (RCP) chepossono mantenere in vita il paziente inattesa dei soccorsi organizzati, ma deveessere fatto da persone addestrate e inmontagna la manovra è difficilmente soste-nibile per molto tempo. Nelle persone soprai 50 anni possono essere più frequentimalattie cardiache (angina, infarto) e vasco-lari (ipertensione, ictus) e metaboliche (dia-bete): ognuno si ricordi di portarsi le appro-priate terapie (farmaci personali), se parteper gite di più giorni. Inoltre si è più sensi-bili alla disidratazione: ricordatevi di bereacqua o, se volete, una soluzione di reidra-tazione come quella consigliata dalla WHO:in 1L di acqua sciogliere 1 cucchiaino disale, 2 cucchiai di zucchero (anche 3 o 4 sesiete tipi dolci), 1 cucchiaino di bicarbonatoe il succo di 1 arancia e 1 limone. Utileanche per prevenire l’esaurimento da calo-re, dovuto al caldo, alla fatica, alla disidrata-zione e perdita di sali e che è una delle causedello sfinimento: in entrambi i casi la perso-na non deve essere lasciata sola perché è adalto rischio di incidenti, ma va rifocillata,riparata dall’ambiente – se fa caldo va postain un luogo fresco, all’ombra e ventilato, se

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anti-infiammatorio; in genere è necessariala ospedalizzazione per una valutazione deldanno e il trattamento definitivo. L’ipotermico, a seconda della gravità, saràriscaldato con tecniche esterne passive ocon tecniche di riscaldamento interno attivoe con monitoraggio delle funzioni vitali(complicanze cardiache!), ovviamente piùcomplesse e in ambiente ospedaliero. Sesono presenti brividi e il paziente è perfetta-mente cosciente, favorire i movimenti attivie dare bevande riscaldate e zuccherate; sel’ipotermia è oltre il II grado REGA (* v.tabella) attenzione alla mobilizzazione del-l’infortunato e al riscaldamento precipitoso:possono appunto scatenare crisi cardiachenon risolvibili al di fuori di un ambienteospedaliero: limitarsi a proteggere in ognimodo la persona dal freddo cercando di for-nire calore nei limiti del possibile (teli termi-ci, vestiti asciutti, riparo dal terreno, dallaneve, pioggia e vento…) e avvertire imme-diatamente i soccorsi. Gli infortunati inmontagna sono altamente a rischio per ipo-termia, anche grave, per abolizione delledifese che un soggetto normale mantieneanche a lungo ( brividi, movimento attivoetc) e per l’esposizione all’ambiente: qua-lunque ferito va posto al riparo da pioggia oneve e soprattutto va protetto dal vento,anche nei mesi estivi.

Infine, in estate, vi è la presenza di vipere edi api o vespe: il morso di vipera è una eve-nienza rara e raramente mortale (bambinipiccoli, anziani): scarponi e pantaloni lunghisono abbastanza protettivi ma se si sospet-ta che a mordere sia stata una vipera, occor-re immobilizzare l’arto, eventualmente ben-dare non stretto, non incidere, non ‘succhia-re’, e chiamare i soccorsi. Le punture diinsetto sono fastidiose ma non pericolose,e bastano alcuni stick venduti in farmaciaper lenire l’effetto della puntura o impacchifreddi, ma se attaccano in sciami o si è aller-gici (e a volte non lo si sa) i problemi pos-sono essere più gravi, sino ad arrivare alloshock anafilattico e allora non resta chechiedere aiuto.

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*REGA - Stadi dell’ipotermia

Stadio I: paziente sveglio, reagisce, tremitomuscolare (temperatura centrale35° - 32°C)

Stadio II: paziente reagisce difficilmente, senzatremito muscolare e sonnolento(temperatura centrale 32° - 28°C)

Stadio III: paziente non reagisce (incosciente)(temperatura centrale 28° - 24°C)

Stadio IV: arresto respiratorio e cardiocircola-torio (morte apparente) (temperatura centrale 24° - 15°C)

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SALUTE E ALIMENTAZIONE:tutto sotto controllo.Dr. Andrea NahmadMantenere una buona efficienza fisica perchi non dispone più di un corpo giovane,ma è interessato a fare trekking in monta-gna è la problematica che ci proponiamo diesaminare brevemente.

L’apparato locomotore.Salire per i sentieri richiede buone gambe,vale a dire muscoli allenati e buone articola-zioni. Per quanto riguarda le articolazionidelle gambe, sottoposte agli sforzi sonoprincipalmente le ginocchia e le femorali. Nelle ginocchia si riscontra la maggior partedelle patologie che consistono nella rotturadei vari legamenti di collegamento e nel-l’usura del menisco. Questa cartilaginesostiene tutto il corpo. Per alcuni è sana eben sviluppata per consolidata lunga praticadi montagna. Per tutti gli altri, e soprattuttoper chi si avvicina al trekking di montagnada adulto, occorre molta prudenza per evita-re che il menisco, saltuariamente e forte-mente compresso, sia soggetto ad erosionee/o rottura. Esiste inoltre il rischio di rotturadei legamenti. In età avanzata occorre darela massima attenzione ai menischi . L’usuradelle cartilaginidi coniugazione porta all’in-fiammazione dolorosa e cronica delle strut-ture sottoposte a sforzi e non più sufficien-temente intervallate da organi protettivi e/odi lubrificazione. I problemi che si possonopresentare sono: la semplice usura, che simanifesta con dolori diffusi e può portare alblocco articolare; l’usura che provoca la rot-tura del menisco. Il pezzo staccato può sci-volare fuori della sua sede e infilarsi nell’ar-ticolazione, provocando dolori lancinanti.Naturalmente la chirurgia è in grado di risol-vere molti problemi mediante l’inserimentodi protesi, ma non promette la ripresa dellapossibilità di fare trekking come prima! Ilproblema che si pone è quindi di natura pre-ventiva. Conviene ad un Senior corrererischi che possono tradursi in una drasticariduzione della sua capacità motorie? Certomolti sono dotati di fisico eccezionalmenterobusto; ma una per saggia prevenzione dei

danni arrecati alla deambulazione per SociSeniores, si dovrà tener conto di:

• Consigliare ai Nuovi Soci non esperti dievitare il prolungamento delle gite norma-li ed abituali, e di frequentare attivamentele gite, per diminuire il rischio

• Organizzare le gite in modo da non supe-rare i 500/600 metri di dislivello comples-sivo nelle gite giornaliere e prevedere solosaltuariamente, per i più allenati, prolun-gamenti con dislivelli superiori. Dopotutto,il rischio maggiore che corre un anziano ènella testa: di ritenersi ancora giovane. E divoler competere con chi è più bravo e/oveloce, emulando o incitando gli altri inprove di bravura.

Un Senior saggio si limita a gite normali,dove normali vuol dire soprattutto adatte allasua età. E sa anche accettare di ridurre gra-datamente il livello di gita normale per lui.

L’Alimentazione.La durata e la qualità della vita dipende dallascelta dei nutrimenti che condizionano laconservazione dell’equilibrio biologico

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(l’omeostasi). Il nostro equilibrio omeostati-co è già danneggiato dall’azione dell’am-biente circostante e in modo quantitativa-mente più rilevante dal “carico tossinico”prodotto dalla qualità e quantità di quantoingerito ogni giorno. Il cibo ed i farmaci dabanco rappresentano gli elementi di mag-giore pericolo perché i segnali di disagiosono deboli e persistenti lungo la vita. Senzadilungarsi sull’argomento, vanno segnalaticome dannosi per la salute: i grassi in gene-re, i cibi preparati industrialmente “prontiper l’uso”, le merendine, i farmaci da banco.Spesso la metodica di mangiare, come l’abi-tudine di mangiare velocemente, cenare conla pizza, disturba i normali ritmi, provocastress a carico degli organi digestivi. Ilgruppo sanguigno dà una prima indicazionedei cibi più o meno adatti; i deficit enzimati-ci, le allergie condizionano ulteriormente ilprocesso digestivo. Per le persone in buonasalute che frequentano i Gruppi Seniores sipossono indicare le seguenti regole:

• 80% dei cibi alcalogeni (frutta e verdurefresche, crude o cotte, biologiche)

• 20% dei cibi Acidogeni (carni, formaggi,paste alimentari, zuccheri).

Comunque ridurre l’eccesso alcolico, i cibisalati, l’eccessiva cottura dei cibi ed aumen-

tare il consumo di frutta e verdura ad alme-no 4 volte al dì, e consumare molta acqua.

Per i Seniores in gita un principio da appli-care è: Colazione da re, pranzo da principe,cena da poveri. Si consiglia pertanto:

• Nella prima colazione: ricotta magra + lattemagro, una mela, un cucchiaio di olio dioliva + un cucchiaio di crusca di frumento,un cucchiaio di germe di frumento, il tuttomescolato;

• Per il pranzo, la “schisceta” con carboidra-ti + carne o pesce + verdura cotta;

• A merenda, un frutto• Per la cena, una minestra di verdura, oppu-

re verdura cotta, oppure insalata mista.

In caso di pranzo in rifugio, non dovrebbeessere complicato preparare una polentanon unta, da servire con formaggio a parte,possibilmente fresco o freddo; oppure unminestrone senza soffritto, con carne, bian-ca o rossa, cotta senza grassi. Il responsa-bile della gita potrebbe raccogliere almomento delle prenotazioni le adesioni peroffrire ai Soci l’opportunità di scelta a chi èinteressato alla dieta.Come per l’apparato locomotore, la pruden-za e la saggezza dovrebbero consigliare amoderare l’alimentazione. Nelle escursionile conseguenze di un’alimentazione sbaglia-

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roccia o i pendii bene innevati: un po’ ditempo fa si arrampicava e si facevano dellebelle sciate fuori pista: ora restano la dolcez-za dei ricordi ed i racconti condivisi con gliamici. Tuttavia, mai lasciarsi andare a pen-sieri negativi; rilevare sempre la positività diciò che si sta realmente vivendo e gustando,ancora e nonostante tutto. Occorre essererealisti e vivere in pienezza il presente, senzatroppi rimpianti per il passato, ma con qual-che onesto progetto per il futuro; se poisono rimasti dei “sogni nel cassetto” di nonesagerata pretesa .…perché no: l’esperienzamaturata in tanti anni di alpinismo ci sarà disostegno sicuro. Il tempo a disposizione e lacaparbietà tipica dei montanari ci permette-ranno di realizzare i nostri progetti a dispettodi tutto e di tutti! Se la fortuna ci assisterà ela lucidità della mente rimarrà a lungo, tuttoci sembrerà più bello, più vissuto, più nostroe la cosiddetta vecchiaia potrà attendereancora un po’. Oltre ai veterani dell’alpe, sim-paticamente chiamati “vecchi scarponi”, c’èun’altra categoria di frequentatori della mon-tagna: quelle persone che hanno serbato infondo al cuore il desiderio di accostarsi almeraviglioso mondo alpino fino all’ultimo,fino a quando una spruzzata d’argento suicapelli e tanto tempo libero a disposizionehanno fatto capire che è finalmente arrivato ilmomento di tirare il sogno fuori dal cassetto.Per i vecchi Istruttori di Alpinismo, chehanno faticato tanto e spesso con personegiovani ed annoiate, non c’è nulla di più belloe gratificante che poter stare accanto e tra-smettere le proprie esperienze a chi, non piùgiovane, inizia una nuova avventura, alpini-stica o escursionistica che sia. Questi neofitidella montagna affrontano un’attività tantomeravigliosa e coinvolgente quanto impe-gnativa, con la freschezza e l’entusiasmo diun bimbo, uniti però alla tenacia di chi haatteso a lungo di poter realizzare i proprisogni oltre che all’attenzione ed alla pruden-za tipiche dell’età d’oro.

ta sono molto più gravi, perché l’impregna-zione dell’organismo di tossine da cibo e damedicinali da banco si traduce in un dise-quilibrio complessivo che può portare ad unrallentamento della circolazione, oppure allatrasformazione di alcune cellule, soffocatedalle tossine depositate , in cellule tumorali.

QUALCHE CONSIGLIO DI UNMEDICO GERIATRA: appassionata di montagna.Dr.a Lorenza BergamaschiLa popolazione mondiale invecchia. I pro-gressi della scienza medica e della tecnolo-gia ci regalano diversi anni in più …. ma laqualità della vita com’è? Occorre dare vitaagli anni e non viceversa! Una sana e mode-rata attività fisica è il toccasana: guai a chi,abituato da sempre ad una vita attiva, smet-te di colpo .... tutti gli anni e gli acciacchi siabbattono su di lui ! Occorre, però, sapergraduare sia le attività che i desideri alla pro-pria età ed alle eventuali patologie, evitandocosì le ripercussioni fisiche e psicologichedel pensionamento. Stuoli di “pensionati”,ancora in buona salute ed in buona formafisica, sono animati da spirito di rivalsa neiconfronti di tutto il tempo speso per il lavo-ro e sottratto alla beneamata montagna. Ecosì … via verso l’alpe, ma non più di corsa;passo un poco più lento e regolare ….maga-ri qualche foto in più! Allenamento costante,ma moderato, alimentazione corretta, senzaeccessi né difetti, vita e sonno regolari, abo-lizione del fumo e diminuzione dell’alcool ciconsentiranno di godere appieno, e di “gior-no feriale”, delle nostre montagne e dellalibertà finalmente conquistata. Occhio alleeventuali patologie! Qualche controllo, daparte del proprio medico di fiducia, allostato di salute e …. via più lieti che mai congli amici di sempre e, se si ha fortuna, con ilproprio partner. I malanni più diffusi dellaterza età sono la solitudine e la depressione,ma le gite in compagnia degli amici, l’ariapura e la bellezza della montagna sono imigliori rimedi; può darsi che rimanga qual-che piccolo rimpianto, guardando le pareti di

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QUALCHE BREVE NOTADotazione di farmaci da portare nello zaino:• antidolorifici, antinfiammatori, antifebbre,

creme solari e colliri, • tutto il materiale per medicazioni (garze,

bende, cerotti, forbici disinfettanti, guantidi lattice etc.)

• tutti i farmaci di uso personale quotidianoo saltuario

Qualora si verificasse la presenza di perso-ne affette da patologie in trattamento farma-cologico cronico, sarebbe di grandissimautilità ed efficacia pratica un AVVISO SCRIT-TO, da consegnare ad un amico fidatooppure al capogita, possibilmente redattodal medico curante oppure dallo stessointeressato e recante le seguenti indicazioni:• tipo di farmaco e suo utilizzo• dosaggio (spesso uno stesso farmaco è

prodotto in vari dosaggi, per es. da cinque,10, 20 milligrammi)

• posologia consigliata (cioè quante com-presse o gocce vanno somministrate)

• ora di assunzione; eventuali note (mattino,sera, stomaco pieno, lontano dai pasti,non associare alcool etc.).

Occorre precisare che la somministrazionedei farmaci è di esclusiva competenza deglioperatori sanitari, tuttavia si possono verifi-care situazioni o episodi critici, in cui può

essere necessario ed auspicabile l’interventodi altre persone: proprio allo scopo di evitareinterventi inopportuni o veri errori è assaiutile lo schema suddetto. E’ naturalmenteevidente che, al fine di non violare la “priva-cy” di ciascuno, il soggetto portatore di pato-logia nota ed in terapia cronica, deve essereinformato circa l’utilità di una schema scrittoe dare il proprio consenso. Mi piace sottoli-neare, infine, che talvolta, durante gite impe-gnative di più giorni oppure vere e propriespedizioni alpinistiche, si possono verificareproblematiche sanitarie di maggiore impe-gno; in tal caso NON lasciamo a casa l’amicomedico, probabilmente anch’egli ha già unpo’ d’argento fra i capelli e certamente unadiscreta esperienza, portatelo con voi, lo ren-derete felice facendolo partecipe delle bellez-ze dell’alpe e della compagnia degli amici epotrete usufruire di una persona competente,pronta ad intervenire per ogni evenienza.

Problemi cardiaci, polmonari e renaliIl fisiologico invecchiamento di cuore, pol-moni e reni causa la diminuzione dell’effi-cienza funzionale degli stessi; occorre:• mantenere l’organismo in buona forma

fisica, attraverso allenamenti moderati macostanti

• rallentare un poco il passo ed allungare,invece, i tempi di recupero

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• fare molta attenzione alla disidratazione(con relativo aumento della viscosità delsangue e perdita dei preziosissimi saliminerali) causata dalla sudorazioneabbondante e dall’apporto idrico insuffi-ciente: le persone anziane sono assai sen-sibili alla disidratazione, anche perché conl’avanzare dell’età si tende a bere di meno.

Problemi ossei, muscolari ed articolari. Anche l’invecchiamento dei muscoli e dellearticolazioni, unito alla fisiologica diminu-zione del quantità di calcio nelle ossa,causa qualche difficoltà in più ai nostri arzil-li pensionati amanti della montagna nell’af-frontare le salite e, soprattutto, le discese:se è vero che il continuare l’attività fisicarallenta ed attenua un poco la sintoma-tologia artrosica ed osteoporotica (cioè ildolore e l’impotenza funzionale delle artico-lazioni) è altrettanto vero che i tanti annid’attività fisica intensa, l’esposizione alleintemperie dell’alpe ed il peso dello zainohanno prodotto una notevole usura, in par-ticolare a carico di ginocchia, colonna lom-bare e cervicale e, per i rocciatori, anchedegli arti superiori; occorre:• mantenersi in buon allenamento, senza

esagerare nei carichi di lavoro• diminuire un poco il peso dello zaino e fare

in modo di non aumentare troppo il peso“corporeo”

• utilizzare i bastoncini, al fine di scaricareparte del proprio peso sugli arti superioridurante la marcia

• rallentare il passo e fare molta attenzione,specie in discesa, rinunciando al piacere disaltare di sasso in sasso sulle morene

• utilizzare sempre calzature alte, per pro-teggere le caviglie, con suole adatte edantisdruciolo

• affidarsi, se si verificasse la necessità, adun buon fisiatra per cicli di fisiokinesitera-pia, cioè di un particolare tipo di ginnasti-ca, che ha lo scopo di rinforzare i gruppimuscolari più deboli oppure quelli annessialle articolazioni colpite da artrosi o inde-bolite da traumi antichi .

Problemi metabolici.Per quanto riguarda le problematiche di

ordine metabolico, accenno soltanto al dia-bete mellito, patologia tipica dell’età avanza-ta, perfettamente compatibile con la fre-quentazione della montagna, a patto di unottimo compenso alimentare e farmacologi-co. L’aumento dell’attività fisica, lo stress diuna gita importante o tecnicamente impe-gnativa, l’apporto calorico non adeguato ead orari non fissi, l’apporto idrico diminuito.… tutti questi elementi possono causareun’importante ipoglicemia, con sintomatolo-gia spesso eclatante (sudorazione profusaanche a riposo, perdita delle forze, talvoltaanche perdita di coscienza). Occorre potermodificare la terapia, in particolare insulini-ca, o somministrare zuccheri.Mi sento di concludere con particolari racco-mandazioni per tutte quelle persone giunteall’età d’oro con qualche acciacco un po’ piùimportante (ad es. aritmie cardiache, iper-tensione elevata e poco controllata dai farma-ci, ischemie coronariche, patologie neurolo-giche condizionanti l’equilibrio o il coordina-mento motorio, patologie degenerative condiminuzione della cognitività o della luciditàmentale etc.) occorre sicuramente farsi aiu-tare dal proprio medico curante e, se neces-sario, dallo specialista più adatto, occorreessere in compenso farmacologico, è impor-tante non andare in giro da soli ed avere conse i rimedi terapeutici del caso. Occorre,soprattutto, essere realistici, sinceri con sestessi circa le proprie possibilità, essere pru-denti e non strafare: non c’è nulla da dimo-strare, ma solamente fare di tutto per pro-lungare il più possibile un amore così esclu-sivo ed appagante, come quello per la mon-tagna, attraverso le attività di alpinismo,escursionismo o sci in compagnia dei nostriamici ugualmente appassionati ed entusiasti:viva l’età d’oro!

Ricordiamoci infine che la montagna conil suo fascino è sempre lì, dov’era e dovesarà; l’entusiasmo non deve far dimenti-care la prudenza, a volte basta una sem-plice rinuncia per evitare disgrazie. Perridurre ragionevolmente i rischi in mon-tagna bisogna sempre “cacciare fuori gliocchi”, conoscere se stessi, l’ambienteed i propri ragionevoli limiti d’azione.

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QUANDO CHIAMAREIL SOCCORSO.Senza dimenticare che ogni interventocostituisce un dispendio di energie e spes-so mette in situazione di pericolo i soccor-ritori, il CNSAS va sempre allertato quandosi ritiene che, per incidenti od altro, siaseriamente compromessa l’incolumità dellepersone coinvolte. Va sempre più diffon-dendosi la falsa cultura che qualcun altrodeve garantirci la sicurezza ovunque e che,in caso di difficoltà, ci sarà sempre qualcu-no che ci tirerà fuori dai guai. Non è sem-pre così ed in montagna, così come in tantealtre situazioni, ad esempio in caso di con-dizioni meteorologiche avverse, le squadredi soccorso possono impiegare ancheparecchio tempo prima d’intervenire.Quindi, è sempre bene disporre di cono-scenze ed attrezzature necessarie per predi-sporre un’utile azione di autosoccorso.

COME CHIAMARE IL SOCCORSO.In caso di necessità la chiamata al SOC-CORSO ALPINO deve avvenire attraversi ilnumero unico del Servizio Sanitario diUrgenza ed Emergenza 118 comunicandoquanto segue.1. Da dove si sta chiamando (SPECIFI-

CARE ALL’OPERATORE CHE CI SITROVA IN MONTAGNA)

2. Fornire subito il numero del telefonoda cui si sta chiamando (se la chiama-ta dovesse interrompersi è importanteche il telefono venga lasciato libero perconsentire alla Centrale Operativa dirichiamare)

3. Fornire l'esatta località dove è ubica-ta l'area da cui si sta chiamando(Comune, Provincia od in ogni caso unriferimento importante di ricerca rileva-bile sulla cartina)

4. se in possesso di altimetro, (taratoprima di partire) fornire la quota delluogo dell’evento

5. Fornire indicazioni di cosa è visibile dal-l’alto (pendio, bosco, cima, rifugio, ecc..)

6. Dire cosa è successo: (lasciarsi in ognicaso intervistare dall’operatore di cen-trale che avrà necessità di conoscere,per un buona valutazione sanitaria, ladinamica dell’incidente)

7. Dire quando è successo (la precisaidentificazione dell'ora dell'evento puòfar scattare diverse procedure - comead esempio la gestione via telefonica diuna rianimazione cardio polmonare)

8. Dire quante persone sono state coin-volte nell'evento

9. Fornire le proprie generalità (questainformazione fa perdere solo alcunisecondi all'emergenza ma è moltoimportante)

10. Stabilire con certezza se la personacoinvolta ha difficoltà respiratorie; seè cosciente; se perde molto sangue,ecc.: In ogni caso, lasciarsi intervistaredalle domande dell'operatore (normal-mente l'intervento di soccorso è giàscattato, ma le richieste successiveservono per inquadrare con più preci-sione quanto potrà essere necessarioall'équipe di soccorso fornendo loro idati successivi via radio)

11. Informare correttamente sull'esattaposizione del ferito (se seduto, sedisteso supino, se disteso prono, seappeso, ecc.)

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INOLTRE (CONSIDERANDO CHE L'INTER-VENTO IN MONTAGNA POTRA' ANCHENON ESSERE EFFETTUATO CON L'ELICOT-TERO) SI DOVRA’ INFORMARE L’OPERA-TORE RELATIVAMENTE:• al tempo impiegato (a piedi) dall’auto-

mezzo al luogo dell’evento• alle condizioni meteo sul posto (se

sono pessime oppure se si stannoaggravando)

• alle condizioni del terreno• alla presenza di vento• alla visibilità in posto• alla presenza nell'area dell'evento di fili

a sbalzo, funivie, linee elettriche, ecc..CHIAMATE DI SOCCORSO SULL'ARCOALPINO A CENTRALI DI SOCCORSO(si ricorda in questo senso che i numerisotto elencati sono quelli trasmessi dallevarie nazioni europee.Potrebbero essere suscettibili di cambia-

mento senza alcun preavviso anche inprevisione di una prossima unificazionedel numero di chiamata europeo):

ITALIA118: In montagna è possibile che

la chimata cada su centrali diverse da quella di riferimento, è indispensabile che, come per tutte le altre centrali operative di soccorso europee, si dia l'esatto riferimento della località (comune, città o provincia di partenza della gita)

FRANCIA 15 SVIZZERA 144GERMANIA110 AUSTRIA 144SLOVENIA112

INTERVENTOCON ELICOTTERO:comportamento e segnalazioni Qualora esistano le condizioni meteorologi-che ed ambientali che ne permettono l’ope-ratività e la gravità dell’infortunato ne giusti-

fica l’utilizzo, l’intervento di soccorso è effet-tuato con l’impiego dell’elicottero. L’arrivodell’elicottero sul luogo dell’evento pone deiproblemi di comportamento e di comunica-zione che devono essere conosciuti da chiassiste l’infortunato. Di regola la possibilitàdi parlare via radio con l’equipaggio di bordo

In attesa dell’adozione del numero unico europeo 112

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è riservata ai tecnici specialistici; si rendequindi particolarmente interessante l’adozio-ne di semplici segnali visivi, convenzionalied internazionali, che permettono le comuni-cazioni essenziali. Una sola persona assumela funzione di comunicatore; adottando leposizioni indicate in figura si pone con lespalle al vento e rimane fermo durante l’av-vicinamento dell’elicottero. Quando il pilotasi appresta ad atterrare il segnalatore siaccuccia a terra e rimane immobile. Tutti glialtri presenti si allontanano dal luogo dell’in-tervento. L’intervento dell’elicottero in mon-tagna avviene in condizioni da considerarsisempre ad elevata criticità, pertanto, èopportuno che tutti conoscano alcune sem-plici regole di comportamento per agevolare,o perlomeno non intralciare, le operazioni disoccorso. Se il terreno lo permette l’elicotte-ro effettuerà una manovra di atterraggio;questa operazione può avvenire solo in zonelontane da teleferiche, linee elettriche, pianteed altri ostacoli. La zona di atterraggio deveessere altresì ben individuabile dall’alto. Intale caso le persone presenti sul luogo del-l’evento devono:- sgomberare il luogo da zaini, indumenti e

tutto ciò che può volare via - allontanarsi dal luogo dell’atterraggio

mettendosi in posizione di sicurezza- mantenere i bambini per mano ed i cani

al guinzaglio- rimanere fermi senza allontanarsi e tanto

meno avvicinarsi all’elicottero durante edopo la manovra

- per nessun motivo ci si avvicina all’eli-cottero dalla parte posteriore

- nonostante le indicazioni che vengonodate sarà il pilota a decidere il luogo diatterraggio e la manovra da effettuare

Quando il terreno non permette l’atterrag-gio il pilota può decidere di avvicinarsi alluogo dell’incidente adottando una mano-vra di volo stazionario (hovering); l’elicot-tero si mantiene fermo a poca distanza dalterreno, a volte appoggia un solo pattino.La manovra risulta particolarmente delicataed impegnativa per il pilota che deve man-tenere l’elicottero in equilibrio precario; losbarco dei soccorritori e l’imbarco dell’in-fortunato devono avvenire con la massimadelicatezza ed in perfetta sintonia sotto l’au-torizzazione del personale di volo. Nessunoper nessun motivo deve avvicinarsi all’eli-cottero specialmente nella zona posteriore enella parte alta del pendio dove le pale pos-sono girare a pochissima distanza dal terre-no. Su terreno verticale o in situazioni dovenon è possibile adottare manovre di atter-raggio od hovering, viene impiegato il verri-cello. Dall’elicottero posto con volo staziona-

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SEGNALAZIONI CONVENZIONALIUSATE QUANDOESISTE IL CONTATTOVISIVO E NON ÈPOSSIBILEQUELLO ACUSTICO

POSIZIONE: IN PIEDI CON LE BRACCIA ALZATE, SPALLE AL VENTO

POSIZIONE: IN PIEDI CON UN BRACCIO

ALZATO E UNO ABBASSATO, SPALLE AL VENTO

• RISPOSTAAFFERMATIVA AD EVENTUALI DOMANDEPOSTE DAISOCCORRITORI

• ATTERRAREQUI, IL VENTOÈ ALLE MIE SPALLE

• NON SERVESOCCORSO

• RISPOSTANEGATIVA AD EVENTUALIDOMANDEPOSTE DAISOCCORRITORI

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rio sulla verticale del luogo dell’inci-dente, viene calato il tecnico del soc-corso alpino che, valutata la situazio-ne, sarà raggiunto con la stessa tec-nica dall’équipe sanitaria. Anche inquesto caso nessuno deve avvicinar-si alla zona dove opera l’elicottero;sarà il tecnico del Soccorso Alpino achiedere se e come collaborare per leoperazioni di soccorso.

LA RICERCA DI PERSONE DISPERSE:attivazione e comportamento. In caso di non rientro a casa di unconoscente o, caso che nondovrebbe mai succedere, in caso dismarrimento di un compagno digita, è bene attivare le squadre delSoccorso Alpino per effettuare lericerche della persona dispersa. Lachiamata va inoltrata al SSUEm 118appena si ha la certezza del manca-to rientro secondo quanto previstoo lo smarrimento del compagno sulluogo dell’ultimo avvistamento; sepossibile, conviene iniziare le ricer-che sfruttando le ultime ore di luceprima della notte.A seguito della chiamata bisognarimanere a disposizione dei soccor-ritori fornendo tutte le indicazioni

necessarie; se possibile, è utile pro-curare una foto della personadispersa. Di regola le ricerche ven-gono condotte con l’impiego diUnità Cinofile di Ricerca inSuperficie; il conduttore è accom-pagnato dal proprio cane che viag-gia libero sulla zona di lavoro.Questi animali non costituisconopericolo alcuno; se si è in giro con ilproprio cane conviene comunquetenerlo al guinzaglio. E’ bene igno-rare il cane che sta lavorando, nontoccarlo e rimanere calmi nel casovi si avvicini abbaiando perché haosservato che siete seduti o sdraia-ti a terra. Se state camminandolungo una zona in cui è in corso unaricerca con l’impiego delle UnitàCinofile, continuate il vostro per-corso ignorando il lavoro dei cani.

Pubblicando e divulgando quest’opuscoloil CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPI-NO E SPELEOLOGICO, il CLUB ALPINOITALIANO e quanti collaborano all’iniziati-va, sperano di sensibilizzare i frequentato-ri della montagna fornendo loro consigliper una conoscenza attenta dei temi lega-ti alla sicurezza e sviluppare, nello stessotempo, la consapevolezza delle propriecapacità e dei propri ragionevoli limitid’azione. Il CLUB ALPINO ITALIANOorganizza Corsi di Escursionismo,Alpinismo Giovanile, Alpinismo,Scialpinismo, Fondo Escursionismo;sono attive escursioni dei Gruppi Etàd’Oro ed escursioni collettive: chiediinformazioni presso la Sezione CAI a tepiù vicina. Le escursioni promosse dalleSezioni del CAI rappresentano la grandemaggioranza di tutte le attività e sono affi-date a persone particolarmente esperte,di regola, ad un Accompagnatore diEscursionismo in grado, con la sua pre-parazione, di ridurre i rischi. Per le escur-sioni che reputi troppo impegnativesecondo le tue capacità puoi affidarti aprofessionisti quali l’Accompagnatore dimedia montagna o la Guida Alpina.

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