Cooperare per la salute - Mezzina - Parte 1
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NOVE PRINCIPI PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
IN SALUTE MENTALE
Interna(onal Mental Health Collabora(ng Newtork
B. Saraceno, editor
Conce; base (R. Mezzina)
• Riferimen(: l’esperienza italiana e il movimento internazionale an(-‐asylum, pro community care
• Piano e(co-‐scien(fico: epidemiologia delle is(tuzioni e dei servizi (Maccacaro) • Centralità dell’OP in psichiatria e nei sistemi di controllo sociale –
condizionamento, infezione, patoplas(ca is(tuzionale, informa la cultura • Approccio di sistema vs programma o progePo sePoriale • Conoscere il circuito (dove siamo: come accedono alle cure le persone e chi le
traPa, che percorsi fanno, come si ar(colano i servizi, dove sono i luoghi ul(mi. Gli altrove).
• Finalità: cambiamento non solo degli approcci ma dei sistemi, ma anche cambiamento legisla(vo e delle poli(che
• Esportare modelli non è possibile, innescare processi sì • Relazione tra servizi formali e non, OG ed ONG • Interagire in modo diale;co con le richieste e le proposte dei partner della
cooperazione
1. Principio della mo>vazione esplicita
• La cooperazione deve essere mo(vata in modo esplicito.
• La loPa contro l’esclusione sociale deve diffondersi, ampliarsi, assumere forme culturali locali, potenziare mutuamente i suoi aPori.
• Dunque la cooperazione deve avere come fine principale la costruzione di un modello valoriale comune e internazionale contro le esclusioni sociali ma basato su poli(che locali diversificate.
2. Principio della credibilità delle pra>che di origine
• Non basta volere fare cooperazione. E’ necessario che le pra(che da cui veniamo siano almeno uguali nelle loro conquiste ai risulta( che vogliamo conseguire nei paesi dove andiamo a fare cooperazione.
• Non possiamo volere chiudere i manicomi lontani solo perché non siamo riusci( a chiudere quello vicino a noi. Le nostre pra(che colle;ve e le nostre storie personali devono essere credibili perché le nostre cooperazioni siano credibili.
3. Principio della definizione dell’interlocutore
• Anche i partners locali devono essere credibili. Pra(che e ideologie regressive esistono ovunque (e la diffusione in tu; i paesi del mondo delle associazioni psichiatriche internazionali alimenta, anche con l’aiuto dell’industria farmaceu(ca, tali pra(che ed ideologie).
• E’ necessario che le intenzioni dei partners e gli embrioni di esperienze esisten( iden(fichino dei terreni comuni di progePo.
4. Principio dell’accreditamento
• La cooperazione deve essere accreditata presso i paesi (o le realtà locali) dove andiamo.
• La promozione di esperienze estranee a qualsiasi riconoscimento is(tuzionale, poli(co (anche locale) è des(nata a costruire re( priva(s(che che producono aneddo(che di cooperazione piuPosto che realtà capaci di influire sulle poli(che socio-‐sanitarie dei paesi.
• L’equilibrio fra cooperazione poli(camente accreditata ed esperienze di base va costantemente ricercato in quanto il divorzio tra i due livelli crea fallimen( già ampiamente sperimenta( (gli approcci minimalis( e non accredita( delle ONG o, all’opposto, gli approcci della OMS solamente accredita( poli(camente ma privi di pra(che di base).
5. Principio della interseNorialità
• L’obbie;vo generale degli interven( di cooperazione deve essere la loPa contro l’esclusione, la promozione della ciPadinanza, della concertazione pacifica e della tolleranza.
• Dunque, gli interven( di cooperazione devono tendere alla intersePorialità operando sulle molteplici esclusioni esisten( in un’area geografica data, piuPosto che soltanto su di un sePore separato (manicomio, is(tu( per anziani, is(tuzioni per l’handicap, carceri, infanzia abbandonata, ecc.).
• Deve prevalere un approccio di area popolazionale su qualsiasi approccio tema(co (psichiatria, handicap, donne, infanzia). La cooperazione si occupa di luoghi e persone e non di “problemi” dell’intera realtà locale.
6. Principio della specificità
• La intersePorialità non deve diventare una scusa per abbandonare la specificità storica della loPa contro il manicomio e della creazione di una assistenza psichiatrica comunitaria come centro concreto di irradiazione dei processi di ciPadinanza e come modello simbolico di loPa alla esclusione.
• Alla globalizzazione dell’ideologia neoliberale, che rende sfuggen( e rifrangen( i centri di potere decisionale, non deve essere contrapposta una globalizzazione generica delle loPe contro l’esclusione, bensì una caparbia riproposizione della loPa all’is(tuzione psichiatrica.
7. Principio della con>nuità
• La cooperazione deve essere sostenibile, ossia deve creare scenari che non si esauriscono alla fine della fase intensiva della cooperazione. Poiché questo obbie;vo è spesso difficile, bisogna garan(re una con(nuità dell’intervento anche dopo la fase intensiva. Meglio pochi fron( aper( ma solidi, che un’inflazione di piccole cooperazioni des(nate al rapido esaurimento
8. Principio della trasmissibilità
• Esiste un dovere di documentazione delle esperienze. Sono necessari linguaggi internazionalmente comprensibili, strumen( di comunicazione e disseminazione efficaci, Bisogna superare la fobia del quan(ta(vo e saper fornire anche da( convincen(.
• E’ necessario che la cooperazione sia anche un veicolo di formazione. Bisogna abbandonare i gerghi della cooperazione, creare linguaggi (e sapere le lingue dei paesi dove si va a lavorare) per comunicare.
9. Principio della messa in rete
• Le diverse esperienze, i singoli sogge;, le is(tuzioni coinvolte, devono essere mantenute in rete costante.
• Deve essere obbie;vo costante quello dell’empowerment delle esperienze periferiche aPraverso la creazione di re( di consulen( e di scambi permanen( a par(re dalla valorizzazione delle risorse dei sogge; deboli.