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L'informazione va di fretta Prevale la Tv, cresce il Web, calano i giornali, tiene la radio siamo sempre più cross-mediali, ma meno attenti e più fragili con L'ARTE DI SAPER ASCOLTARE ECCO COSA CI HA INSEGNATO IL BOOTCAMP 2018 A PAGINA 40 LO SHOPPER DELLA LEGALITÀ DISTRIBUITE IN TUTTI I PUNTI VENDITA LE SPORTINE ANTIMAFIA A PAGINA 48 consumatori e responsabilità. Il mensile dei soci coop REno | n°9 novembre 2018

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L'informazione va di fretta

Prevale la Tv, cresce il Web,calano i giornali, tiene la radio siamo sempre più cross-mediali,ma meno attenti e più fragili

con

L'ARTE DI SAPER ASCOLTAREECCO COSA CI HA INSEGNATO IL BOOTCAMP 2018A PAGINA 40

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Promozione valida dal 25 ottobre al 21 novembre 2018

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A SOLI 4,50 € AL MESE

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4 Web e tanta Tv L'informazione è...

CLAUDIO STRANO

10 Alimentarsi senza fake news

16 Alzheimer e

diagnosi precoce 18 Il clima peggiora

il tempo stringe PATRICE POINSOTTE

24 Oli extravergine d'eccellenza

26 Essere smart a qualunque etàCLAUDIO STRANO

28 "Alleviamo la salute": le fi liereCHIARA FAENZA

29 La morte ai tempi di internetALESSANDRA FARABEGOLI

30 Molto più che castagne

34 Canarie, paradiso tra mare e...PAOLA MINOLITI

36 Le mostre: Klee e Pollock 37 I libri del mese

39 Intervista a Vasco Brondi PIERFRANCESCO

PACODA

15 Se c'è gonfi ore c'è intolleranza?

MICHELE SCULATI

17 L'idea di disobbedire

SIMONA VINCI

21 L'agonia dei ghiacciai

LUCA MERCALLI

31 Il latte fra natura e cultura

MASSIMO MONTANARI

36 L'olio delle patatine diventa plasticaMASSIMO CIRRI FILIPPO SOLIBELLO

40 L'arte di saper ascoltare

ANDREA MASCHERINI

47 Un kit ad alto contenuto creativo

ALICE MUNERATO 49 Dona la spesa

per la scuola LUCA STANZANI 50 Alla festa dal Ninein ALESSANDRA

GIOVANNINI

Coop RenoTelefono

051 8906011

sommario consumatori 9 | novembre 2018

Mensile della Cooperazione di Consumatori

Viale Aldo Moro 16,40127 Bologna Tel. 051.6316911Fax [email protected]

Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040Copia singola euro 0,34 Abbonamento annuo euro 3,10

Direttore responsabileDario Guidi

RedazioneMonica Di Martino, Silvia Fabbri, Alice Munerato, Andrea Pertegato, Silvia Pizzorno, Lina Sini, Claudio Strano

Progetto gra� coKitchen

Impaginazione e gra� caIlde Ianigro

Responsabile della pubblicitàPaolo Ortolani

StampaCoptip (Modena)

Coop Editrice Consumatori

40127 Bologna, Viale Aldo Moro, 16Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908C. F., P. IVA e Iscrizione al Registro delle Imprese di Bologna n. 03722150376 Iscrizione all’albo delle Cooperative a mutualità prevalente n. A108296

Consiglio di amministrazionePresidente Andrea MascheriniVice Presidente Silvio AmbrogioEnzo Bertolino, Alessandro Medici, Marisa Pecere, Andrea Pertegato, Enrico Quarello

www.consumatori.e-coop.it

Primo piano Consumare

informati

Vivere bene Rubriche Coop Reno

4718

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Il numero di ottobre è stato stampato in 1.850.965 copie Associato USPI, Unione stampa periodica italianaQuesto prodotto è stampato su carta certi� cata Fsc®

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4 Consumatori novembre 2018

COME CAMBIA IL CONSUMO DI NOTIZIE DEGLI ITALIANI

Web e tanta Tvl'informazione è...

Al primo posto rimane sempre lei, la mitica Tv che si conferma il medium per eccellenza degli italiani, sia per frequenza di accessi (raggiunge nel giorno medio il

91,3% della popolazione!) sia per attendibilità percepita (i Tg restano il mezzo d'informazione più usato, dal 60% delle persone). Ma per chi non se ne fosse accorto, è la rete il nuovo mezzo di comunicazione e sono i motori di ricerca e i social network, in particolare, ad essersi presa l'infor-mazione rilanciando notizie vere e false.

Internet ha spodestato la radio dal secondo posto tra i mass media più frequentati dagli italiani,

che – è sotto gli occhi di tutti – si informano sempre più navigando su Google (33 milioni di navigatori mensili) e chattando su Facebook (27,7 milioni di utenti unici). Li chiamano "grandi aggregatori digi-tali". Sono servizi come Google News e Flipboard, e piattaforme come Facebook e YouTube, cannibali di testi e video, attorno ai quali è in atto la battaglia del copyright, perché alle multinazionali digitali non va proprio giù la remunerazione richiesta per postare articoli e notizie prodotti da altri.

Lo scontro procede per vie legali, anche dopo l'approvazione della direttiva da parte dell'Europar-lamento (vedi box) che afferma il principio "paga per il lavoro giornalistico altrui", dato che il piatto è ricco.

La Tv raggiunge più del 90% della

popolazione e i Tg si confermano il veicolo più usato

per essere informati

primo piano attualità

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Consumatori novembre 2018 5

La dieta informativa degli italiani è cambiata: i tre quarti della popolazione si forma un'opinione saltando da un medium all'altro, con un peso crescente di Internet e la Tv che mantiene il suo primato. Crollano invece i giornali. Dalla relazione dell'AgCom esce un quadro di profonda trasformazione: più pluralità, ma anche meno attenzione e certezza delle fonti

— Claudio Strano

I giganti del web non vorrebbero pagare un cente-simo agli editori tradizionali a cui fanno da traino online in nome della libertà della rete che – suggeri-sce il sociologo dei media Massimiliano Panarari (vedi intervista) – «andrebbe piuttosto chiamata col suo vero nome, far west digitale, in cui a prevalere sono i più forti».

Carta stracciataIntanto le fonti algoritmiche (ricondivisioni e in-terazioni) hanno superato sia le fonti editoriali (siti e app di quotidiani) sia le testate esclusivamente online e i blog. La fotografia, scattata a tutto il 2017, si trova nell'ultima relazione dell'Autorità per le ga-

ranzie nelle comunicazioni (Agcom) da cui spicca la crescente penetrazione di Internet. Il 41,8% già vi accede tutti i giorni con finalità informative, su una metà circa della popolazione che naviga rimanendo connessa per più di due ore mediamente al giorno. E la pubblicità se n'è accorta: mentre la raccolta pubblicitaria nel 2017 si è ridotta in tutti i mezzi tradizionali, nell'online è cresciuta di oltre il 46%! Google incamera circa il 32% dei ricavi pubblicitari, seguita da Facebook con il 17%.

E la carta stampata? Per lei si può tranquilla-mente parlare di un lungo declino. Meno del 20%, infatti, si informa tutti i giorni da un quotidiano che – va sottolineato – è però l'unico mezzo interamente

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primo piano attualità

Televisione

90,3%

68,8%

Internet

70,2%

41,8%

Radio

66,2%

24,6%

Quotidiani

60,1%

17,3%

Frequenza degli accessi:

Da meno di una volta al mese a tutti i giorni

Tutti i giorni

Da quali media gli italiani apprendono le news

Fonte: Agcom, Dati 2017

Quasi la metà degli italiani

va su Internet non per fini ludici

o di intrattenimento ma informativi

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6 Consumatori novembre 2018

dedicato all'informazione e in grado di sfamare il desiderio di riflessione e di approfondimento.

È un declino strutturale, tuttavia, quello del set-tore dell'inchiostro che vede dimezzarsi le copie cartacee vendute negli ultimi quindici anni (da 6 milioni a 3 milioni, dati Censis 2017) non compen-sate dalle versioni digitali delle testate che, anzi, si sono ulteriormente ridotte nell'ultimo anno (-5%). Una leggera boccata di ossigeno, tra l' 1 e il 2%, rianima soltanto i periodici, settimanali e mensili.

la babele dei media Cambiano dunque i consumi degli italiani e non solo a tavola. La "dieta informativa" – come la chiamano gli esperti – è sempre più digitale alla stregua di quanto accade negli altri paesi economicamente più sviluppati. Ma tipico da noi è piuttosto un altro elemento, una spiccata "cross-medialità", ovvero la tendenza ad attingere alle notizie da più parti. Che si tratti, poi, spesso, delle stesse news prese e rimpastate è un altro paio di maniche...

Tre quarti della popolazione si forma un'opi-nione pescando da più pozzi informativi. Solo la Tv mantiene un proprio bacino esclusivo di utenza (8% della popolazione). Il resto fluttua, in una spe-cie di babele dei media che ha sostituito la babele delle lingue, con la Tv che raggiunge i suoi picchi negli orari dei pasti, e la radio e Internet che hanno

ascolti più "spalmati" nell'arco della giornata. Vediamo adesso i pro e i contro di questo spez-

zatino informativo. Positivo è il fatto che oggi sono maggiori le proba-

bilità di essere informati, e di esserlo attivamente e non solo passivamente, secondo punti di vista e orientamenti diversi, sempre che lo consentano i recinti tracciati dagli algoritmi digitali e la ten-denza umana a volersi rinchiudere nella propria community. L'aumentato potere di risonanza dei media ha comunque, più in generale, una grande valenza democratica intesa come salvaguardia delle libertà e dei diritti. Va ricordato che nei paesi cosiddetti sovranisti (gruppo di Visegrád in testa, cioè Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca) la tendenza è invece alla riduzione dei media e al controllo della politica sull'informazione.

Quello della «tutela dell'informazione come un bene pubblico di rilevanza costituzionale, della sua pluralità, trasparenza, verificabilità delle fonti», ma anche «autorevolezza e credibilità», è uno dei punti cardine su cui batte maggiormente Angelo Marcello Cardani, presidente dell'AgCom.

Distrazione e fake newsMa il boom dell'informazione digitale ha un grosso risvolto della medaglia. Il consumo di notizie è dive-nuto sì più plurale e attivo, ma anche più distratto

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primo piano attualità

CopyrightVia liberaalla riformaIl Parlamento europeo ha approvato la proposta di direttiva che riforma il diritto d'autore e obbliga i giganti del web (Google, Facebook, ecc.) a pagare gli autori quando pubblicano notizie, video e altri con-tenuti che sono farina del loro sacco. L'iter legislativo è ancora lungo, dovrebbe concludersi a inizio 2019 ma intanto c'è un punto fermo, ovvero lo stop al "saccheg-gio" da parte dei motori di ricerca di prodotti su cui poi ricavano lauti guadagni. Per gli utenti non cambia nulla. Le piattaforme digitali, invece, dovranno remune-rare i contenuti prodotti da artisti e giornalisti e diventano responsabili per le violazioni sul diritto d'autore dei contenuti da loro ospitati. I link restano gratis (condivisione libera) mentre gli snippet (foto e breve presentazione di articoli) saranno coperti da copyright. Escluse dagli obblighi le enciclopedie online senza fini commer-ciali (come Wikipedia), le startup, le micropiattafor-me e le piattaforme per la condivisione di software open source. Esclusi anche "meme" e parodie.

La cross-medialità, cioè l'utilizzo di più fonti informative è un fenomeno tipico del nostro paese

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Consumatori novembre 2018 7

Una rivincita per la rete fissaÈ in sensibile ripresa, grazie alla diffusione della fibra ottica, nella trasmissione dei dati mentre nella rete mobile è sempre più caccia ai giga (+48% di traffico)

Parlare di informazione significa oggi parlare sempre più di "trasmissione dei dati ". Il loro consumo tra le famiglie e le imprese accelera. Dopo il sorpasso del 2016 sui servizi voce (i cui ricavi continuano a scendere), nel 2017 si è avuta una crescita del 48% della trasmissione dati nella telefonia mobile, attesa ora dal

passaggio al 5G (vedi box). Ma è in quella fissa che si sono registrati i maggiori cambiamenti. Il successo dei contenuti video online fruiti da rete fissa è alla base del sensibile (+30%) balzo del traffico di megabyte, accompagnato dall'aumento degli abbonati alla banda larga (+1 milione) e al raddoppio di quelli alla banda ultralarga (passati da 2,3 a 4,5 milioni).

Gli accessi alla rete fissa sono diminuiti di un milione di unità rispetto al 2012, ma nel 2017 sono risaliti di 460 mila. L'accelerazione (+3,8%) sul mercato delle telecomunicazioni compensa il calo del mobile (-1,9%). I dati AgCom indicano il peso dell'innovazione tecnologica in tutto questo. Gli accessi in rame, infatti, che nel 2012 rappresentavano il 97%, sono scesi a poco più del 70% lasciando il campo alla tecnologia mista rame-fibra (quando la fibra ottica arriva all'armadio stradale) che oggi sfiora il 20%, mentre cresce la fibra ottica vera e propria (quella che arriva fino a casa) il cui peso è però ancora basso, attorno al 3%, e aumenta la connessione internet satellitare o Wimax.

primo piano attualità

e compulsivo, confuso tra mille attività, con bassi livelli di attenzione («si fa fatica a far leggere più di una pagina online di contenuti», dicono gli esperti citando l'eye tracking) e alti sono i rischi di diffu-sione delle fake news, cioè le notizie false che cir-colano nel web e alle quali – dice il 51° rapporto del Censis – più della metà di noi ha dato credito (52,7%). E non è un problema di poco conto alla luce dei re-centi scandali Russiagate e Cambridge Analytica.

Le persone più istruite, non a caso, ritengono che le bugie sul web siano create ad arte per inquina-re il dibattito pubblico (74%) e favorire il populismo (69%), e quello che fanno non è altro che continua-re a portare acqua al mulino della politica, proprio come un certo criticato giornalismo. Dietro c'è la tendenza alla polarizzazione ideologica che è forte in chi frequenta la rete e stride non poco se pensiamo alla vastità dei contenuti a disposizione.

La nuova sfida è proprio questa secondo l'AgCom. A partire dal 2017 – considerato l'anno zero da questo punto di vista – trasferire sul web le funzi-oni di regolazione e controllo che le sono proprie. Di pari passo, è partita la lotta alla disinforma-zione online con l'istituzione, tra le altre cose, di un "Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell'informazione sulle piattafor-me digitali", che vede il coinvolgimento dei soggetti interessati ed è un caso unico al mondo.

L'eye trackingL'eye tracking (monitoraggio oculare) consente di rilevare gli aspetti su cui si focalizza l'attenzione del consumatore. Ebbene, gli studi hanno spiegato che su uno schermo ad ogni riga successiva alle prime leggia-mo sempre di meno. E dopo un certo numero di righe, smettiamo di leggere molto prima che su un testo cartaceo presi da impazienza e compulsività. Questo ha evidenemtente dei riflessi sulla velocità di lettura e sulla profondità di comprensione che sulla carta restano ancora superiori, anche se il gap nelle nuove generazioni tendenzialmente si riduce.

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gli italiani ingannati dalle fake news

52,7%

Il futuro? Viaggia sulle reti mobili 5GLa banda 700 MHz liberata dagli usi radiotelevisivi è quella che ospiterà le famose reti 5G. Sono sette le società che il 10 settembre hanno presentato la loro offerta economica per aggiudicarsi le frequenze (Iliad Italia, Telecom Italia, Fastweb, Vodafone Italia, Wind 3, Linkem, Open Fiber). Di queste la prima, Iliad, si aggiudicherà automaticamente un lotto della banda (pari a 1/3) in quanto è un nuovo operatore italiano e in posizione di svantag-gio rispetto ai concorrenti. Per capire di cosa stiamo parlando, le reti 5G consentiranno di ottenere una capacità di download di circa 10-50 gigabit nelle comunicazioni mobili. Tra i servizi supportati ci sono l’Internet delle cose, le auto senza guidatore, la telemedici-

na a distanza, le applica-zioni dell'industria 4.0. Insomma, il futuro di cui tutti parlano e che do-vrebbe essere trainante per la nostra economia. Per ora, comunque, la banda 700 rimane occupata dal digitale terrestre. Il progressivo switch off è infatti previ-sto a partire dal 2020 per concludersi nel 2022.

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8 Consumatori novembre 2018

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primo piano attualità

PARLA IL FILOSOFO

«Una notizia è correttase posso verifi carla»

Che cosa signifi ca informazio-ne oggi?"Informazione” oggi non signifi ca solo notizia, dato da condivide-re, ma anche – con riferimento

all’etimologia della parola – capacità di dar forma a questi dati, a queste notizie. Questo è sempre avvenuto, certamente, ma oggi, grazie alle tec-nologie comunicative che rendono l’informazione sempre più globale e pervasiva, ciò si verifi ca con potenza e modalità sconosciute nel passato. Pensiamo a come le notizie vengono immediata-mente diff use dalla rete e possono indirizzare le coscienze.

È corretta informazione?L’informazione “corretta” è quella in cui questa capacità di dar forma alle notizie avviene in modo chiaro ed esplicito. Essa è inoltre quell’in-formazione che può essere verifi cata e che anzi, in alcuni casi, esibisce le condizioni stesse della propria verifi ca.

Qual è il ruolo del giornalista?Il giornalista è la garanzia dell’informazione corretta. Le informazioni oggi circolano im-mediatamente e senza fi ltri. E allora non è più compito primario del giornalista scovare la notizia, perché spesso essa è già a disposizione. Il suo compito, oggi, è invece sempre più quello di spiegare la notizia stessa, contestualizzarla, validarla.

Verità putativa, continenza linguistica, utilità sociale, cioè le caratteristiche del-la notizia, hanno ancora un valore oggi?Certamente. La verità dev’essere messa ancora al centro, anche in un contesto di sempre maggiore difficoltà a stabilirla. Il linguaggio dev’essere tale da permettere che la notizia vada davvero incontro al suo fruito-re. E un criterio di valutazione per mettere le notizie in ordine gerarchico è senz’altro quello costituito dall’interesse sociale. Non si tratta di obiettivi irraggiungibili. Si tratta di caratteri-stiche fondamentali del mestiere del giornali-sta. (Rita Nannelli)

ADRIANO FABRIS

DOCENTE DI FILOSOFIA MORALE E ETICA DELLA

COMUNICAZIONE ALL’UNIVERSITÀ DI PISA

Lunga Vita alla TV e alla radioSulla lunga vita della televisione è giusto soff er-marsi di più. La Tv rimane il mezzo più diff uso in Italia e il più utilizzato. I dati parlano chiaro: quattro ore al giorno in media seduti davanti al teleschermo, con una curva di esposizione superio-re a quelle di Internet e radio durante quasi tutte le fasce orarie. Per la metà circa degli italiani (48,2%), i canali Tv sono la fonte più rilevante e sicura da cui attingere notizie.

Parlando di assetti, i primi tre operatori con in mano il 90% delle risorse complessive e quote non dissimili tra loro sono 21 st Century Fx/Sky Italia, con il 33% delle risorse, gruppo Rai con oltre il 28% e gruppo Fininvest/Mediaset con il 28%. Tra le novità del 2017 c'è stato lo sbarco di operatori come Amazon e Netfl ix che forniscono prodotti a paga-mento di un certo pregio (il recente fi lm leone d'oro a Venezia è stato prodotto da Netfl ix) in streaming o download. Il 2017 è stato proprio l'anno della defi nitiva consacrazione della "Tv liquida": sono in 3 milioni a guardarla online. L'incremento di utenti dei servizi video digitali è uno dei cambiamenti più rilevanti anche del 2018, come dice il 15° Rapporto Censis sulla comunicazione: in un solo anno gli ita-liani che guardano i programmi delle piattaforme di tv on demand sono aumentati dall'11,1% al 17,9%.

In questo panorama c'è bisogno di massima attenzione – raccomanda l'Autorità – per il rischio di una posizione dominante in particolare di Sky, che ha stretto accordi (di portata internazionale) con Netfl ix e (di portata nazionale) con Mediaset. Sky è sotto osservazione con Dazn anche per gli abbonamenti del calcio su cui l'Antitrust ha aperto due istruttorie.

L'innovazione tecnologica riguarda anche la radio, che ha ampliato la sua off erta sul web. Ora grazie alle app è sempre più facile personalizzare la fruizione sulla scia di servizi di streaming come Spotify, Deezer e Tidal. La radio, in sostanza, tende a migrare sui dispositivi mobili sotto forma di grande discoteca. Anche in questo caso, si ampliano le possibilità di intervento dell'utente ma cresce il rischio di compulsività e... di distrazione alla guida.

Tv, radio, giornali, Internet: chi vincerà in futuro nella diff usione delle notizie? Ci vuole un fi losofo per rispondere. «Dipende molto dai fruitori e dalla loro fascia di età», dice Adriano Fabris, docente di Filosofi a morale e etica della comunicazione all’Università di Pisa (vedi intervista). «È ormai chiaro che le giovani generazioni s’informano sul web, mentre le persone più anziane usano la Tv e i giornali. In una società abbastanza vecchia com’è quella italiana non dobbiamo stupirci che le campagne promozionali e le battaglie politiche si svolgano, perciò, soprattutto in Tv».

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Consumatori novembre 2018 9

PARLA IL SOCIOLOGO DEI MEDIA

«La vita corre veloce, ci si informa sempre più nei tempi morti»

Pprofessore, dopo la Tv è Inter-net è il canale informativo più usato dagli italiani. Cos'ha di così attraente?Bella domanda! Assistiamo da un

lato alla crisi del giornalismo tradizionale main-stream e di qualità, che è insieme eff etto ma anche concausa del trasferimento sul web, dall'altro a un cambiamento sociale molto rilevante legato alla velocizzazione dei tempi, al sovraccumulo delle cose da fare, alle diffi coltà del vivere quotidiano. Tutto ciò lascia meno spazi per l'approfondimento. E quando ciò si verifi ca, a vincere è il medium più veloce, che cattura più facilmente l'attenzione, fa-vorendo meccanismi cognitivi pregiudiziali, secon-do la nota teoria della “camera degli eco”: ovvero tra tutte le informazioni accessibili – e oggi l'off erta è davvero sovrabbondante – la tendenza è a scegliere quelle che confermano ciò che già pensavamo. A prevalere in questo quadro è il tipo di fonte che meglio si posiziona e sa utilizzare questi fi ltri: gli aggregatori digitali di notizie fanno proprio questo. Poi, certo, la trasformazione in atto è anche legata alla grande convergenza su un dispositivo, lo smar-tphone, che ci consente di fruire dei contenuti in qualunque istante della nostra vita, ma soprattutto nei tempi morti. Bisognerebbe rifl ettere di più sul fatto che l'appren-dimento avviene in gran parte nei tempi morti e sugli eff etti che ne derivano. Un altro elemento, più tipicamente italiano, su cui rifl ettere è l'analfabeti-smo funzionale di ritorno, come bene analizzato da Tullio De Mauro, di cui il nostro paese soff re e che fa sì che i testi complessi siano poco comprensibili per larghe fasce di popolazione.

Cosa c'è dietro il crollo della carta stampa-ta? Si può invertire la tendenza?Sono domande che dovrebbero rivolgersi i dirigenti del gruppi editoriali. È evidente che c'è un proble-ma di modello di business industriale costoso che fatica a essere competitivo, anche perché, va detto, esistono outlet digitali che "rubano" le notizie e non le pagano. Il grande errore dell'editoria della carta stampata,però, è stato quello di pensare che la gratuità fosse un processo reversibile. E invece è irreversibile. È molto diffi cile che il compratore

accetti di pagare quello che ha già avuto gratis. E Internet è il regno della gratuità per un lettore che vi trova contenuti presi da altri o di scarsa quali-tà. I ricavi vengono realizzati in altri modi, con la pubblicità o con la vendita dei dati personali a fi ni di profi lazione e marketing. Sul piano più culturale, e riprendendo sempre De Mauro, io penso che siamo in un punto di declino dell'opinione pubblica e che se non sapremo investire nell'informazione e nell'i-struzione, tale declino si accentuerà.

La televisione dovrebbe perdere consensi davanti alla crescita di Internet e invece è sempre la regina degli ascolti...A dispetto di previsioni sbagliate, la Tv rimane la principale fonte di approvvigionamento informati-vo. Prima di tutto perché è presente in tutte le case degli italiani come un qualunque soprammobile, non come un giornale che, diceva Hegel, "è la preghiera del mattino dell'uomo". È viva e vegeta specie tra le fasce più anziane della popolazione non connesse a Internet o che non vivono in aree metropolitane. È un medium anch'esso facile, di intrattenimento, un grande show un po' come Internet e per certi versi come lo è stato il teatro. Punta sulle emozioni e sul sensazionalismo per catalizzare l'audience, non sulla leva più razionale come fa un giornale.

La rivoluzione dei media è più un'opportu-nità o un pericolo per la democrazia? Se lei intende che è meglio avere più fonti informa-tive e libere che averne poche e sotto il controllo dei governi, come sta succedendo nei paesi sovra-nisti o sotto le dittature, sono d'accordo. Ma questa "enorme" libertà di cui disponiamo è fi nta. Bisogna avere denaro per essere dei player. E per diventare infl uencer od opinion leader bisogna conoscere una serie di tecniche e fare investimenti, pensiamo solo a Casaleggio. Resta il fatto che oggi il cittadino ha una grande possibilità di essere attore e di comporre una dieta mediale individuale. Il punto vero è che la libertà di cui dispone non va mitizzata ma interpretata con spirito critico. Rendendosi conto che c'è un mercato pubblicitario che condiziona l'off erta e che si va verso processi di concentrazione tra player che restringono, e non ampliano, le nostre libertà di pensiero.

MASSIMILIANO PANARARI

SOCIOLOGO DEI MEDIA, DOCENTE DI

COMUNICAZIONE POLITICA ALLA LUISS DI ROMA

primo piano attualità

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10 Consumatori novembre 2018

In tempi in cui dalle informazioni siamo sicuramente sommersi, salvo poi spesso scoprire che magari queste informazioni sono lacunose, imprecise, prive di una

base scientifica se non proprio false, è sicura-mente utile sapere che l’Istituto superiore di sanità (Iss), cioè la massima istituzione sanitaria del nostro paese, ha attivato un portale Web, all’indirizzo www.isssalute.it, dal quale è possibile attingere informazioni corrette e scientificamente documentate su tanti temi legati alla salute ma anche alla promozione di corretti stili di vita. In più c’è anche una parte del sito dedicata a combattere falsi miti, informazioni errate o, come va di moda dire da un po’ di tempo a questa parte, le fake news, cioè appunto le notizie false che abbondano specie (ma non solo) sul web.

Così sul sito dell'Iss si spazia tra tanti aspetti diversi (per citarne solo alcuni si va dall’u-so dei farmaci, all’attività fisica, dai vaccini all’uso di fumo, alcool e droghe, dall’infanzia alla sessualità, dalla salute della donna al tema dei trapianti e della donazione organi). Una sezione, ed è quella cui dedicheremo il nostro approfondimento in queste pagine, riguarda l’alimentazione, tema di cui spesso ci occupiamo sulle nostre pagine. Per questo vi proporremo alcuni degli approfondimenti che l’Iss ha messo a disposizione di tutti. Ovvia-mente, per chi avrà voglia e interesse, tanti altri materiali sono disponibili e per chi avesse dubbi ulteriori si può anche mandare una mail all’indirizzo [email protected] (anche se va precisato che si possono avere informazioni di tipo generale e non diagnosi o pareri su casi

specifici o sul vostro stato di salute).«La scelta di attivare e promuovere questo

canale di informazione rivolto al pubblico e di essere presenti anche sui social per parlare di corretta alimentazione – spiega Roberta Masella, che è direttore dell'Unità di Preven-zione e salute di genere dell’Istituto superiore di sanità – deriva dal fatto che l’Organizzazio-ne mondiale della sanità, sulla base delle evidenze scientifiche raccolte, indica un’ali-mentazione errata come uno dei principali fattori di rischio per la nostra salute, addirittu-ra più del fumo. Per questo motivo, promuove-re stili di vita adeguati e scelte alimentari corrette diventa un’attività di prevenzione primaria fondamentale a tutela della salute dei cittadini, ed è un compito che una istituzio-ne come la nostra deve far proprio. Questa premessa si associa poi alla constatazione che oggi i cittadini sono bombardati dalle informa-zioni più disparate, di cui molte volte ignorano la provenienza e che spesso non sono suppor-tate da alcuna base scientifica. Ciò può deter-minare comportamenti errati, mistificazioni e spesso allarmi ingiustificati o eccessivi. In particolare, rispetto al cibo spesso si tende a colpevolizzare singoli alimenti o nutrienti presenti nella nostra dieta, senza che ci sia alcun motivo reale e dimenticando che spesso non è l’alimento in sé ad essere un problema, ma piuttosto la quantità che ne mangiamo. Se ad esempio è vero che è consigliato e più salutare mangiare alimenti integrali, che sono più ricchi di fibre e micronutrienti, è privo di qualsiasi fondamento scientifico il demonizza-re e criminalizzare prodotti come la farina OO o lo zucchero bianco».

L'IMPEGNO PER UNA CORRETTA INFORMAZIONE DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÁ

Alimentarsi benesenza fake news— a cura della redazione

primo piano cibo e salute

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La frutta va mangiata lontano dai pasti?

FalsoLa frutta fa bene alla nostra salute in qualun-que momento si mangi.

Si sente spesso dire che mangiare frutta alla fine dei pasti non è una buona abitudine. I motivi che alimentano questa credenza sono diversi: alcuni riferirebbero una più difficile perdita di peso, altri l'instaurarsi di sensazio-ni di gonfiore e sazietà. Alcuni componenti della frutta, come fibre e oligosaccaridi, possono, in effetti, rallenta-re, seppur in misura modesta, il transito del cibo attra-verso il tratto gastrointestinale, dar luogo a dei processi di fermentazione e creare un accumulo di gas nell'inte-stino con conseguente sensazione di gonfiore. Questa situazione si verifica soprattutto in coloro che hanno una particolare sensibilità intestinale (colite ulcerosa, sindro-me dell’intestino irritabile, meteorismo). In generale, se si escludono queste condizioni, non si riscontrano fastidi dopo aver ingerito la frutta a fine pasto e non ci sono stu-di scientifici o linee guida che sconsigliano di mangiare la frutta dopo i pasti. Concludere il pasto con un frutto può, in realtà, portare diversi benefici:• consumare la frutta alla fine del pasto, infatti, fa sì che gli zuccheri che contiene vengano rilasciati nel sangue più lentamente di quando si mangia la stessa frutta a digiuno. L’innalzamento rapido dei livelli di zucchero nel sangue è in generale da evitare, perché induce una rapida risposta ormonale (insulina – glucagone), che causa a sua volta un rapido ritorno del senso di fame• l’acidità della frutta e alcune vitamine al suo interno

(vitamina C) possono facilitare l'assorbimento del ferro contenuto nelle verdure e negli alimenti di origine vegetale• grazie ai suoi componenti antiossidanti, accompagna il cibo nella digestione proteggendolo dai danni ossidativi• il suo sapore acidulo dà all'organismo il segnale di fine pastoMolti studi scientifici indicano chiaramente che consu-mare abitualmente almeno 5 porzioni di frutta e verdura è associato a un minore rischio per molte gravi malattie, come infarto 2, ipertensione 3, tumore al colon 4. Per questa ragione le Linee guida per una sana alimenta-zione della Società italiana di Nutrizione umana (SINU), raccomandano di mangiare 3 porzioni di frutta al giorno, in qualsiasi momento della giornata poichè rappresen-ta lo spuntino ideale da inserire tra i 3 pasti principali (colazione, pranzo, cena). In conclusione, mangiate frutta quando volete, purché ne mangiate: questa è la cosa più importante. Se poi la mangiate alla fine dei pasti e non riscontrate alcun fastidio, non vi causerà nessun danno; di certo non vi farà ingrassare (a meno che non si esageri nelle quantità), potreste, invece, averne qualche beneficio in più.

È vero che i carboidrati non vanno consumati a cena perché fanno ingrassare?

Falso Si tratta di una errata convinzione: non conta infatti in che momento della giornata si

Consumatori novembre 2018 11

La dottoressa Roberta Masella ci spiega come e perché si è deciso di dar vita al portale www.isssalute.it: «I dati dell'Organizzazione mondiale della sanità evidenziano come ormai una alimentazione errata sia un fattore di rischio per la nostra salute più rilevante del fumo. Per questo è fondamentale avere informazioni corrette e scientificamente fondate per definire le nostre scelte e i nostri stili di vita»

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primo piano cibo e salute

È raccomandato mangiare almeno

tre porzioni di frutta al giorno

in qualsiasi momento della

giornata

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mangino carboidrati, ma piuttosto quanti se ne introducono quotidianamente e di quante calorie totali si compone la nostra dieta.

Pane, pasta e riso sono alimenti ricchi di carboidrati: nutrienti che il nostro corpo utilizza in via preferen-ziale per ottenere energia.Per un’alimentazione equilibrata, è sicuramente im-portante non mangiarne più del dovuto e stare attenti a consumarli in porzioni adeguate al proprio fi sico, all'età e all'attività fi sica svolta. È bene, inoltre, avere degli accorgimenti, per esempio evitare condimenti elaborati per i primi piatti, quindi più ricchi di grassi e diffi cili da digerire. Tuttavia, la convinzione che i carboidrati debbano essere esclusi dalla dieta, o che sia meglio assumerli durante il giorno e non la sera, è priva di fondamenta.La cronodieta è al centro di diverse ricerche scienti-fi che, che mirano a comprendere come le oscillazioni ormonali che si verifi cano durante la giornata possano avere una relazione con l’utilizzo dei nutrienti intro-dotti con l’alimentazione e come questa relazione possa giocare un ruolo importante nell'aumento e nella perdita di peso; discorso che è molto più generale rispetto al concentrarsi sul solo consumo di carboidrati durante il pasto serale. Ciò che è invece importante è non consumare a tarda sera pasti troppo abbondanti, soprattutto ricchi in grassi poiché l’ener-gia in eccesso acquisita prima di andare a letto viene più diffi cilmente bruciata ed ha maggiori probabilità di essere accumulata sotto forma di grasso corporeo.L’opinione comune, diff usa soprattutto tra gli sportivi, di non assumere carboidrati a cena, nasce principal-mente dall’errata convinzione che se assunti prima di andare a dormire e in assenza di grosse attività fi siche, questi aumentino le probabilità di essere

trasformati in grasso.È bene sottolineare che il consumo energetico durante il sonno non è poi così diverso da quello di un’attività mattiniera sedentaria, come lo stare seduti ad una scrivania davanti a un computer.Anzi, per chi la notte ha diffi coltà a dormire, una cena a base di carboidrati sembra possa favorire il riposo notturno, stimolando la produzione di serotonina (l’ormone del benessere) utile per andare a dormire più rilassati e sazi.In realtà, i carboidrati non fanno necessariamente ingrassare e questo non cambia in base al momento in cui vengono consumati: si ingrassa principalmente per un eccesso di calorie introdotte e per una errata distribuzione di nutrienti rispetto al fabbisogno dell’or-ganismo. Se si mangia più del necessario l’aumento di grasso corporeo è indipendente dalla composizione della dieta: a contare sono, infatti, le calorie totali. Allo stesso modo, una corretta quantità di calorie cal-colata sul fabbisogno energetico personale e distribuita nelle giuste percentuali di nutrienti, non determina un aumento di peso, indipendentemente dal momento in cui vengono consumati alcuni alimenti rispetto ad altri. Chiaramente, la quantità di carboidrati da assumere ogni giorno varia da persona a persona; generalmente, dovrebbe ammontare circa al 45-60% delle calorie giornaliere assunte ed è sicuramente importante non eccedere.Tuttavia, più che porre attenzione al “quando” si man-gia è importante pensare al “come” e “cosa” mangiamo, stando attenti a seguire un’alimentazione corretta ed equilibrata.Non è, dunque, sconsigliato assumere carboidrati di sera, né essi rappresentano alcun pericolo per la nostra linea, se non in presenza di diverse prescrizioni mediche.

12 Consumatori novembre 2018

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a tarda sera È invece importante

non consumare pasti troppo aBBondanti e

riccHi di grassi. a far ingraSSare

È l'ecceSSo di calorie

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È vero che l'acqua non va bevuta durante i pasti?

FalsoNon è una buona abitudine, quella di molti, di non bere acqua durante i pasti.

Con questo comportamento si vorrebbe ottenere un dop-pio vantaggio: digerire più facilmente e dimagrire in modo più rapido. Non è vero! Bere una giusta quantità di acqua (non oltre i 600-700 ml) durante il pasto, serve infatti a migliorare la consistenza degli alimenti ingeriti svolgendo quindi un ruolo importante nella digestione. Solo se si beve un’eccessiva quantità di acqua, i succhi gastrici ven-gono diluiti e quindi i tempi della digestione si potrebbero leggermente allungare.Inoltre, l’abitudine di non bere durante i pasti, ma di bere solo prima, non ha di per sé alcun effetto dimagrante, ma favorisce semplicemente il senso di sazietà, portando a ridurre la quantità di cibo nel pasto.L’acqua svolge un ruolo indispensabile e vitale in quasi tutti i processi biologici del nostro corpo, per questo è bene ricordare alcune regole fondamentali come bere frequentemente e poco alla volta almeno 1,5 litri di acqua al giorno, salvo diverse prescrizioni mediche; prestare attenzione ai bambini, maggiormente esposti al rischio di disidratazione e alle persone anziane che spesso, pur non

avvertendo lo stimolo a bere, devono sforzarsi di farlo frequentemente ed anche al di fuori dei pasti.

È vero che il colesterolo alto dipende dai geni e non dall'alimentazione?

FalsoMantenere una dieta sana, così come con-trollare il peso corporeo, fare attività fisica ed evitare il fumo, rappresentano le migliori strategie di prevenzione delle malattie cardio-vascolari, sia negli individui geneticamente predisposti che in quelli non predisposti.

Molte persone pensano che il livello di colesterolo del sangue sia dovuto, esclusivamente, ad alterazioni gene-tiche per le quali non esistono trattamenti efficaci.Il colesterolo è un importante componente delle nostre cellule e il precursore di molti ormoni ma, se presente in eccesso nel sangue, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e ictus. Nel mondo un terzo degli infarti è attribuibile al colesterolo elevato che, ogni anno, si stima causi 2,6 milioni di decessi e 29,7 milioni di disabili. L'ipercolesterolemia più comune è quella legata ad

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Bere durante i pasti migliora la consistenza degli alimenti

ingeriti e svolgendo un

ruolo importante nella digestione.È fondamentale

Bere frequentemente e almeno 1,5 litri d'acqua al giono

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alcuni fattori di rischio come dieta squilibrata, fumo, sedentarietà e obesità. Secondo alcune ricerche, in Italia, questa forma di ipercolesterolemia varia tra il 21-39% in individui adulti e anziani. Ben più rara, colpendo circa 1 persona su 500, è, invece, l'ipercolesterolemia familiare, causata da un'alterazione genetica che riduce le capacità delle cellule di smaltire il colesterolo nel sangue. Sia per chi presenta una predisposizione genetica, che per chi presenta forme di ipercolesterolemia non familiare, l'adozione di uno stile di vita sano (avere una vita attiva, abolire alcol e fumo) ed una alimentazione equilibrata rappresentano, quindi, punti fondamentali di prevenzione. A conferma di ciò, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che circa 1/3 delle malattie cardio-vascolari, e anche dei tumori, potrebbe essere evitato adottando una dieta equilibrata

Mangiare cibi senza glutine è più salutare?

FalsoIn assenza di patologie che giustifi chino l'eliminazione dalla dieta di cibi contenenti glutine, è consigliabile consumare tali cibi per non privarsi dei nutrienti in essi contenuti.

Negli Stati Uniti si sta diff ondendo la moda della dieta senza glutine, anche tra coloro che non soff rono di celiachia; secondo i suoi sostenitori questo tipo di dieta sarebbe più salutare e aiuterebbe a perdere peso. In realtà non è così. Vediamo perché.La celiachia è una forma di intolleranza permanente al glutine che provoca distruzione dei villi intestinali, con conseguente malassorbimento intestinale: l'intestino non è più in grado di assorbire ferro, minerali, grassi e vitamine (1). Per un celiaco, una dieta priva di glutine, è fondamentale per evitare di sviluppare gravi carenze nutrizionali. Al contrario, in assenza di una diagnosi di celiachia fatta da un medico con gli opportuni accer-tamenti clinici e diagnostici, privarsi di cibi contenenti glutine non è consigliato (2). Innanzitutto perché rimuovere i cereali contenenti glutine, come frumento, orzo e farro dalla propria dieta signifi ca privarsi non solo delle principali fonti di carboidrati complessi, ma anche dei minerali, delle vitamine, delle proteine e delle fi bre alimentari in essi contenuti (3).In secondo luogo, utilizzare prodotti senza glutine (glu-ten-free) per chi non ha problemi di celiachia, porta con sé qualche inconveniente anche per la linea.I prodotti senza glutine in commercio sono, infatti, più calorici del corrispondente alimento contenente gluti-ne, perché addizionati di grassi. Inoltre, questi prodotti hanno un più alto indice glicemico, quindi portano ad un maggior aumento dello zucchero nel sangue dopo il loro consumo, e contemporaneamente hanno un minor eff etto saziante. Infi ne, i cibi gluten-free hanno spesso un minore contenuto di fi bre, sali minerali e vitamine.L'eliminazione dei cereali contenenti glutine e l'utilizzo dei prodotti gluten-free, quindi, dovrebbero essere rigorosamente ristretti a tutte le persone con diagnosi certa di celiachia; in questo caso la dieta diventa una vera e propria cura ed evita l'insorgenza di manifesta-zioni anche gravi.Per tutti gli altri, la privazione del glutine non solo è una scelta immotivata, ma anche controproducente.

l'utilizzo dei prodotti

gluten-free va ristretto alle persone con diagnoSi

certa di celiacHia

14 Consumatori novembre 2018

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da dieta squiliBra-ta, fumo e oBesitÀ rigurarda tra il 21 e il 39% degli

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Consumatori novembre 2018 15

primo piano cibo e salute

In Italia nessuno controlla la sicurezza degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole

FalsoI controlli alimentari, in Italia, sono effi caci e lo confermano anche i rapporti della Commis-sione Europea. Tali controlli sono applicati in ogni fase della produzione, lavorazione, importazione e distribuzione di alimenti.

L'Uffi cio alimentare e veterinario della Commissione Europea (Food and Veterinary Offi ce), che ha l'incarico di verifi care l'adeguatezza dei controlli sanitari eseguiti nei 28 Paesi membri dalle rispettive autorità, conferma l'effi cacia del sistema italiano di garanzia della fi liera alimentare.Il sistema dei controlli è gestito su tre livelli: il Ministero della Salute programma il Piano Nazionale Integrato dei controlli che attraverso le regioni consente alle Aziende Sanitarie Locali - ASL di eff ettuare controlli lungo tutta la fi liera, dai campi alla tavola, tenendo conto della valutazione del rischio microbiologico, chimico e fi sico. Gli operatori hanno la responsabilità della sicurezza dei prodotti attraverso procedure di autocontrollo che comprendono l'applicazione del sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) e che vengono verifi cate dalle ASL. La rete nazionale dei laboratori (Istituti Zooprofi lattici Sperimentali - IZS e Agenzia Regionale per la Protezio-ne Ambientale - ARPA) è all'avanguardia per quanto riguarda strumentazioni e preparazione del personale ed esegue analisi sui campioni prelevati capillarmente dalle ASL in ogni fase della lavorazione e distribuzione di alimenti, sia intesa come vendita che come ristora-zione (ad esempio nelle mense). Le procedure di controllo sulle importazioni sono rigo-rose e conformi con la legislazione europea.

Nutrizione e salute

Michele Sculatimedico, sPecialista in scienzadell'alimentazione, dottore di ricerca in sanitÀ Pubblica

Se c'è gon� ore c'è intolleranza?

I l gonfi ore addominale è un sintomo frequente, esacerbato da alcuni alimenti che si tende spontaneamente ad evitare per non peggiorare la situazione. Vi sono intolleranze che possono causare gonfi ore, una delle più diff use è

l’intolleranza al lattosio: quando questo zucchero non viene digerito rimane nell’intestino, dove può essere fermentato e dare gonfi ore. Tuttavia nella maggior parte dei casi l’intolleranza sospetta non esiste: pensiamo al gonfi ore che molte persone sperimentano dopo l’ingestione di alimenti come i legumi, le brassicacee (ex verze), oppure dopo una scorpacciata di frutta. In tali casi il pro-blema è principalmente riconducibile alle reazioni di fermentazione intestinale svolte dal nostro microbiota, ovvero la fl ora batterica intestinale.

Ad esempio, quando il microbiota è abituato alla presenza di particolari fi bre contenute nei legumi, chiamate GOS, esso sarà in grado di metabolizzarle correttamente, producendo sostanze molto utili alla salute del nostro intestino chiamate acidi grassi a catena corta. Al contrario, quando i legumi vengono consumati raramente, diminuiscono i ceppi di batteri in grado di svolgere questa trasformazione; in tale caso le fi bre rimangono nell’intestino e vengono fermentate da altri batteri con la produzione di gas, responsabile della spiace-vole ed alle volte dolorosa distensione addominale. Questo discorso vale per una variegata pluralità di fi bre contenute nella frutta e nella verdura, talmente varia che l’essere umano non possiede tutti i geni per digerirle, per tale motivo si è fatto “aiutare” dai batteri presenti nel microbiota: si pensi che uno solo di questi batteri può avere più del doppio dei geni atti a digerire fi bre rispetto a quelli contenuti nell’intero genoma umano.

Diversi studi hanno dimostrato che, quando consumiamo una dieta tipica-mente occidentale, la “diversità” del nostro microbiota diminuisce, mentre le popolazioni di società rurali hanno una varietà maggiore di ceppi batterici. La riduzione della diversità può essere ulteriormente accentuata, ad esem-pio da terapie antibiotiche o diete selettive; il risultato può essere quello di una “disbiosi”, ovvero un microbiota alterato rispetto all’ottimale. In tali casi l’assunzione di alimenti ricchi di determinate fi bre può dare sintomi spiacevoli, creando un circolo vizioso in quanto l’individuo ne elimina il consumo riducendo la varietà della sua dieta e con essa quella del suo microbiota. In questi casi i cosiddetti “test delle intolleranze alimentari”, oppure le diete di eliminazione, non servono a molto se non a ridurre i sintomi; per migliorare la disbiosi si deve essere progressivi nel reintrodurre alimenti ricchi di fi bre, tra cui proprio quegli alimenti che provocano i sintomi, iniziando con la minima quantità tollerata anche se all’inizio può essere molto piccola. Fondamentale risulta la lenta costanza nell’incremento delle quantità: ci possono volere 1-2 mesi per modifi -care il microbiota con approcci così graduali, eventualmente aiutati da alimenti che contengano naturalmente fermenti lattici.

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16 Consumatori novembre 2018

L’Alzheimer è la più comune causa di demenza: rappresenta il 60% di tutti i casi. È un processo degenera-tivo che colpisce progressivamente le cellule cerebrali, provocando

quell’insieme di sintomi che viene defi nito “demenza”, in altre parole il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deteriora-mento della personalità e della vita di relazione. Diversamente da quanto si crede, non colpisce solo le persone in età avanzata: casi di Alzheimer precoce infatti sono segnalati tra soggetti di età compresa fra i 30 e i 60 anni.

Per sconfi ggere questa patologia invalidante e che può colpire larghe fasce di popolazione – solo in Italia più di 1.400.000 persone sono aff ette da demenza – la prevenzione e la diagnosi precoce sono considerate le armi migliori, e sulla seconda in particolare, su suggerimento della FDA (Food and Drug Administration) alle industrie farmaceutiche, si concentra oggi l’attività dei giovani ricercatori impegnati su più fronti: dallo sviluppo di test per

diagnosticare la malattia in una fase sempre più precoce, alla ricerca di nuovi farmaci e di tratta-menti non farmacologici, allo studio dei meccani-smi patogenetici e dei geni implicati nel processo degenerativo.

Alla scoperta dei biomarcatoriSono in prevalenza donne i giovani titolari dei 25 progetti triennali di ricerca sostenuti da Airal-zh Onlus – l’Associazione costituita nel 2014 da clinici e ricercatori universitari impegnati nello studio e nella cura della malattia, e da manager aziendali – in partnership con Coop. Molti di questi progetti sono rivolti proprio a rendere più precoce e affi dabile la diagnosi delle demenze attraverso lo studio di biomarcatori specifi ci, di nuovi strumenti diagnostici e di test specifi ci di analisi del linguaggio.

I primi risultati dei lavori svolti sono stati presen-tati a inizio ottobre a Milano e sono incoraggianti. Per i più addentro alla materia, spaziano dalle nuove interpretazioni applicate a strumenti diagnostici

CAMPAGNA COOP PER LA RICERCA SULL’ALZHEIMER

Diagnosi precoce per vincerequesta sfi da

Per il secondo anno consecutivo Coop fi nanzia la ricerca

di 25 giovani studiosi con assegni

per un valore complessivo

di 600 mila euro

primo piano salute

Presentati a Milano i primi risultati della rete di giovani ricercatori Airalzh: 25 i progetti sostenuti in partnership con Coop e focalizzati su nuovi tipi di test

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Consumatori novembre 2018 17

già utilizzati come la Risonanza Magnetica e la Tomografi a a positroni (PeT), alla ricerca di nuovi biomarcatori nei liquidi biologici come il liquor e la saliva. Sono stati indagati anche gli aspetti clinici e neuropsicologici quali possibili biomarcatori per una diagnosi precoce, ed esaminati in uno studio epide-miologico i determinanti del ritardo diagnostico nei pazienti con demenza.

Ventisette sono i lavori scientifi ci già pubblicati su riviste internazionali nell’arco di due anni, «un lasso temporale decisamente minimo per la ricerca scientifi ca», sottolinea con soddisfazione il profes-sor Sandro Sorbi, presidente di Airalzh e ordinario di Neurologia all’Università di Firenze, nonché diret-tore della clinica neurologica dell’Aou Careggi. «Alla conclusione di questi progetti – commenta Sorbi – speriamo di poter individuare i malati di AD e di altre forme di demenza in maniera più precisa e, soprat-tutto, precocemente, quando ancora i sintomi siano minimi e tali che il rallentamento o l’arresto della progressione consentano per i malati di proseguire una vita personale e sociale di accettabile qualità».

Gli stessi ricercatori della rete Airalzh – supportati dai volontari Coop di Milano – hanno coinvolto studenti e passanti in via Festa del Perdono, davan-ti all’Università Statale di Milano, in un’attività di sensibilizzazione per avvicinare tutti al tema.

Coop a fianco dei gioVani studiosi«Continuiamo a credere e ad investire in que-sto progetto, perché riteniamo colga un punto fondamentale nell’affrontare una patologia così invalidante», dice Stefano Bassi, pre-sidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative Consumatori). Per il secondo anno consecutivo, Coop finanzia la ricerca di 25 gio-vani scienziati in altrettanti centri universitari di eccellenza – distribuiti in 14 regioni italiane – grazie ad assegni del valore complessivo di 600 mila euro.

Nel corso dell’anno, Coop ha inoltre selezionato 11 prodotti (che a fi ne 2018 saliranno 17) su cui posizionare lo slogan della campagna e indirizzare le scelte dei soci e consumatori. «Prodotti diversi, dall’olio ai pomodorini, dal tonno all’acqua e alla piantina di erica che della campagna è il prodotto simbolo – spiega Maura Latini, direttore generale Coop Italia – su cui riscontriamo attenzione, disponi-bilità e apprezzamento sia dei soci e consumatori, sia dei fornitori che ci aiutano nel progetto. Uno degli ultimi prodotti segnalati, l’uva italiana, ha visto un ricavato in contributo pari a 132 mila euro. L’atto d’acquisto se informato e consapevole è uno strumento di scelta che i consumatori hanno a disposizione. Il nostro compito – conclude Latini – è quello di facilitare queste scelte».

primo piano salute

L’idea di disobbedire

«Cosa ci fai lì dentro, Henry?» «Che cosa ci fai tu lì fuori, Waldo?». Dialogo ipotetico tra Ralph Waldo Emerson a David Henry Th oreau, 1846.

«Li dentro» è la galera, lì fuori, il mondo, di preciso la cittadina di Concord, Massa-chusetts, luogo di nascita dello scrittore e fi losofo americano Henry David Th oreau, che, a 29 anni, nel luglio 1846, fu imprigionato per una notte dietro muri impenetrabili, ma non si «sentì segregato un solo istante». L’Istituzione infatti può segregare «carne, ossa e sangue» ma non lo spirito né le idee. «Quel muro,» scrisse poi Th oreau, «mi ap-pariva solo come un grosso spreco di pietra e calcina.» Se non fosse stato per una donna che non volle essere identifi cata che gli pagò il riscatto (cosa che lo fece infuriare) pro-babilmente in carcere ci sarebbe stato un po’ di più e chissà, magari avrebbe cominciato a considerare diversamente i muri di pietra. Ma questa è un’altra questione.

La questione è: cosa aveva fatto, il giovane Th oreau per essere prelevato sul far della notte e condotto in prigione? Si era rifi utato, per ben sei anni, di pagare una tassa locale, la poll tax. Non l’aveva pagata perché voleva boicottare la guerra che gli Stati Uniti stavano portando avanti contro il Messico e lo schiavismo nel Sud degli Stati Uniti. Nel momento in cui si ritrovò in carcere, Th oreau pensò di usare questa situa-zione per parlare appunto dello schiavismo e, in generale, di come opporsi in modo nonviolento a leggi che si considerano ingiuste. Cosa sarà mai una notte in carcere? In eff etti, nulla, a confronto con le ingiustizie patite dagli schiavi. Quella notte serve a Th oreau per cominciare a scrivere un breve saggio del 1849, Disobbedienza Civile che diventerà uno dei testi fondamentali per i movimenti rivoluzionari di protesta non violenti. Amato e citato da Gandhi e da Martin Luther King.

In queste ultime settimane, in seguito alla vicenda del sindaco di Riace Mimmo Lucano, indagato e poi arrestato per la gestione dei progetti per i profughi nel suo comune, si è tornato a parlare con forza di “disobbedienza civile”.

Non è facile stabilire quali siano i confi ni della disobeddienza civile che dovrebbe essere un atto di lotta politica non violenta: opporsi pacifi camente a una legge non sempre è possibile o suffi ciente, talvolta, le leggi considerate inique si sceglie di aggi-rarle e dunque violarle. È l’eterno dilemma tra il diritto e le leggi: il diritto prende in considerazione l’umano con tutte le sue specifi cità, e si basa anche sulla coscienza, le leggi normano e basta, e sono indiff erenti ai casi specifi ci e ai dilemmi etici e morali in particolari condizioni. Rifl ettere sull’idea che di per sé le Istituzioni e lo Stato non ab-biano sempre e comunque ragione e che il nostro atteggiamento di fronte a qualcosa che ci pare ingiusto può fare la diff erenza, potrebbe tornarci utile, ora e per il futuro. Altro esempio: la sindaca di Lodi con un’ordinanza chiude i rubinetti e le pentole della mensa ai bambini stranieri (circa 200) perché le loro posizioni patrimonali in Patria appunto sono indimostrabili (non dev’essere facilissimo reperire documenti catastali da un Paese in Guerra, temo) così il Coordinamento Uguali Doveri di Lodi lancia una raccolta fondi che nel giro di poco raccoglie, grazie alle donazioni, una cifra superiore a quella immaginata. I cittadini privati, ovviamente, non possono sostituirsi allo Stato, ma possono dare lezioni di diritto e assestare uno schiaff o morale alle Istituzioni. Di modi ce ne sono sempre e non è detto neanche ci sia bisogno di farsi arrestare e mettere in carcere per una notte.

Le parole per dirlo

Simona Vinciscrittrice

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18 Consumatori novembre 2018

Sono settimane nelle quali siamo giustamente molto presi dai nostri tanti problemi italiani. Problemi seri e importanti: le diseguaglian-ze crescenti, lo spread, l’occupazio-

ne giovanile, le pensioni, il debito pubblico, i rapporti con l’Europa. Ma sarebbe errore imperdo-nabile (certo non solo per l’Italia) se tutto ciò ci facesse dimenticare altre faccende. Faccende sulle quali c’è chi cerca periodicamente di attirare l’attenzione, ma alle quali, invece, pian piano si finisce col non prestare attenzione come se la cosa non ci riguardasse. Parliamo di cambiamento climatico, di temperature del pianeta che aumenta-no. Su queste pagine ne abbiamo già scritto tante volte, ma non possiamo ignorare il nuovo allarme lanciato pochi giorni fa dall’Ipcc (Intergovernamen-tal panel on climate change, cioè l’organismo promosso dall’Onu di cui fanno parte 91 scienziati di 40 paesi che studia e valuta proprio il fenomeno del cambiamento climatico) che ribadisce come serviranno cambiamenti rapidi e drastici evitare un aumento catastrofico delle temperature globali che renderà invivibili ampie regioni del pianeta.

Con 1,5 gradi in piùL’obiettivo concordato in pompa magna alla con-ferenza di Parigi nel 2015 era quello di contenere l’aumento della temperatura globale a due gradi sopra i livelli precedenti alla rivoluzione industriale entro la fine del secolo. Ma già oggi quell’obiettivo è fortemente a rischio, dal momento che la tempe-ratura media terrestre potrebbe arrivare a crescere

di 1,5 gradi già tra il 2030 e il 2052 (a seconda degli scenari considerati dei diversi modelli climatici).

Considerando che gli Usa a guida Trump hanno rinnegato gli accordi già sottoscritti il rischio è che la parola d’ordine della prossima conferenza mondiale (la Cop 24 in programma a dicembre a Katowice in Polonia) non sia “lotta” per contrastare ma “adatta-mento”.

La situazione è molto seria, ma ci sono possibili vie d’uscita. Il rapporto Ipcc indica infatti come pri-oritaria la necessità di ridurre drasticamente il con-sumo di energia da parte dei settori più energivori: industria, trasporti e immobili. L’obiettivo indicato come necessario è infatti una riduzione del 45% delle emissioni globali di anidride carbonica entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, e l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.

E certo è abbastanza impressionante leggere che la temperature media del decennio 2006-2015 è cresciuta tra 0,77 e 0,79 gradi rispetto al periodo di riferimento 1850-1900 e che l’effetto dell’azione umana è determinante in questo riscaldamento: le emissioni antropogeniche hanno infatti un impatto pari a 0,2 gradi per ogni decade.

E i mari salirannoSu queste basi l’aumento di 1,5 gradi potrebbe esse-re raggiunto già nel 2030, vale a dire tra dodici anni. A questo ritmo a fine secolo l’aumento potrebbe rag-giungere almeno i tre gradi, se non oltre. L’aumento delle temperature provocherebbe un’accentuazione dei fenomeni meteorologici estremi, come siccità e allagamenti. Di pari passo l’innalzamento dei mari sarà compreso tra 20 e 77 cm entro fine secolo in

IL NUOVO RAPPORTO DELL’IPCC

Il clima peggiora il tempo stringe— Patrice Poinsotte

Contenere l’aumento delle temperature del pianeta è un obiettivo fondamentale e necessario, ma nessun paese è ancora allineato sugli obiettivi già fissati. E gli scienziati ammoniscono: «Servono cambiamenti rapidi e drastici»

Nessun paese al mondo ha preso misure sufficienti a raggiungere gli obiettivi fissati nella conferenza

di Parigi del 2015

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Consumatori novembre 2018 19

caso di aumento contenuto a 1,5 gradi, ma potrebbe raggiungere il metro sulla base di scenari più gravi, arrivando a colpire in primo luogo dieci milioni di abitanti delle isole minori.

Anche il recente rapporto pubblicato sul New York Times conferma fino a che punto sia vero, esteso e intenso il problema. Calure estive senza precedenti in Europa occidentale (più di 45 gradi in Portogallo e Spagna), maggio e luglio i mesi più caldi della storia degli Stati Uniti secondo i dati della Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration), poli che grondano acqua - l’estensione massima del ghiaccio Artico tocca il suo livello minimo (su 38 anni di mo-nitoraggio) -, il 2018 sta per allungare la lista degli anni più caldi della storia delle misure climatiche.

Con conseguenze sull’ambiente tutt’altro che inconsistenti: gli incendi distruttivi in California, Portogallo e Svezia, i raccolti di mais e granturco che si prosciugano ovunque sono solo esempi. «Se non viene fatto niente per bloccare questa dina-mica le estati canicolari, come quella del 2003, po-trebbero diventare la norma in Europa a partire dal 2050 - avverte Jean Jouzel climatologo e direttore di ricerca presso il Cea (Commissariato all’energia atomica francese) -. In questo nuovo contesto surri-scaldato le estati avrebbero allora delle temperatu-re medie 6 a 7 gradi sopra quelle attuali con record che potrebbero toccare i 50 gradi. Un enorme salto che aprirebbe all’umanità le porte di un altro mon-do». Non è difficile immaginare quanto la salute delle persone e i conti delle famiglie e dei paesi ne risentirebbero.

Nessun paese è in regolaIl recentissimo Climate change performance index 2018, l’indice annuale di performance climatica cal-colato dall’Ong Germanwatch e dal Climate action network (Can), dice che nessun paese al mondo ha ancora preso le misure sufficienti per raggiungere gli obiettivi concordati nell’Accordo sul clima di Parigi nel 2015. Sui 56 stati esaminati, che insieme rappresentano il 90% delle emissioni mondiali di CO2, Ue e Italia, compresi, è la Svezia il più virtuoso. Il Belpaese arriva al sedicesimo posto, tra Francia e Danimarca, mentre gli ultimi della classe sono Stati Uniti, Australia, Corea del Sud, Iran e Arabia Saudi-ta, veri e propri buchi neri.

«Anche se non si può fare un calcolo esatto di quanto costi il cambiamento climatico ai singoli paesi, di certo esso cambia le basi dello sviluppo di tutte le nostre attività – spiega Stefano Sanna, docente di politica economica al dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Pisa -. Ed è un costo per i singoli cittadini sul fronte della salute e per migliorare le condizioni di vita». Allora la vita sul pianeta è minacciata sul serio? Sì, rispondo-

continua a pagina 21

Indicatori di malessereNove cifre per capireSono 9 secondo 15mila scienziati di 184 paesi, gli indicatori del degrado ambientale del pianeta. Monitorati in modo continuo dal 1960, la loro evoluzione la dice lunga sulla strada fatta dal Summit della Terra di Rio del 1992, visto che 8 indicatori su 9 segnano rosso. • Ozono stratosferico è l’unico, grazie al protocollo di Montréal (1987), a essere in verde• Acqua dolce risorsa per abitante dimezzata rispetto al 1960• Pesca i limiti per una pesca sostenibile sono superati dal 1992• Zone marittime morte sono più di 600, nel 2010, le aree deficitarie in ossigeno dove affoga la vita sottomarina• Deforestazione una superficie grande come l’Africa del Sud sparita tra il 1990 e il 2015• Vertebrati mammiferi, pesce, uccelli ecc. in diminuzione del 58% tra il 1970 e il 2012• Emissioni di CO2 dopo una breve stabilizzazione tra il 2014 e il 2016 sono tornate a salire• Aumento delle temperature negli ultimi 136 anni, i 10 anni più caldi si sono concentrati dopo il 1998• Popolazione mondiale l’umanità potrebbe raggiungere gli 11 miliardi nel 2100

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20 Consumatori novembre 2018

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Stefano Sanna, docente di politica economica al diparti-mento di giurisprudenza dell’Università di Pisa, ci aiuta a capire il costo del

cambiamento climatico, nel vero senso della parola. Quanto costa ai paesi il cambiamento climatico?Nessuno è in grado di fare questo calcolo. Il cambiamento climatico modifi ca le basi su cui si sviluppano tutte le attività umane. I 188 stati che hanno fi rmato l’accordo sul clima di Parigi del 2015 hanno convenuto di cominciare a spendere 100 miliardi di dollari l’anno per contenere e ab-battere le emissioni di gas serra. La World Bank stima che già oggi ci sarebbe bisogno di 160 mi-liardi di dollari per le azioni di mitigazione e altri 90 per l’adattamento alle variazioni climatiche in atto.

Venendo a quanto pesa nelle tasche dei cittadini: su quali voci di spesa incide maggiormente?II danni del cambiamento climatico incidono sulla spesa dei cittadini per la salute e per il miglio-ramento delle condizioni di vita economiche e sociali. Ciò che, invece, si spende per combattere l’eff etto serra costituisce un investimento ad alto valore aggiunto che ha ricadute positive per tutti.

Quale modello economico potrebbe so-stenere politiche ambientali a difesa del pianeta e della salute dei suoi abitanti?L’ambiente è un bene pubblico e anche un bene comune, non si può né comprare né vendere. C’è bisogno che le comunità nazionali e la comunità mondiale defi niscano obiettivi comuni condivisi e si rendano disponibili a destinarvi risorse cre-scenti. Purtroppo la consapevolezza di questa complessità non è abbastanza diff usa e prevale l’atteggiamento del free-rider: si usufruisce di un bene, ma si vorrebbe che i costi li pagasse-ro “altri” o uno stato a cui poi non si vogliono pagare le imposte. Il mercato potrà essere solo

lo strumento con cui si realizzano gli obiettivi concordati.

Esiste un mercato sostenibile della lotta al cambiamento climatico?Il mercato non possiede alcun meccanismo per la creazione di beni pubblici e quando è incontrol-lato porta al degrado dell’ambiente, degrado che aumenta con l’espandersi del mercato stesso. Per le imprese si hanno economie esterne e per la società delle diseconomie. Mi spiego meglio con un esempio: se un impresa può inquinare, può sca-ricare in mare, in un fi ume o nell’aria i suoi residui di lavorazione, ha dunque un’ “economia esterna” al suo processo produttivo non dovendo installare impianti di depurazione che sarebbero costosi e quindi trae un vantaggio nel suo conto economico. Ciò che è un vantaggio per l’impresa è, però, uno svantaggio, una “diseconomia” appunto, per la società che deve subire gli eff etti dell’inquinamen-to e anche i costi conseguenti. Ecco che, quando si riesce a calcolare i danni ambientali come costi dell’attività produttiva, si modifi cano tutte le scelte di convenienza e di opportunità.

Lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico (causato dal cambiamento climatico) sta portando alla luce miniere a cielo aperto di materiali preziosi che fanno gola alle grandi potenze, come Cina e Russia, che lottano per accaparrarsi quelle terre e fare perforazioni. Proprio quelle perfora-zioni che hanno prodotto lo scioglimen-to dei ghiacci. Un circolo vizioso e una forma di nuova colonizzazione e sfrutta-mento di terre…Se continuiamo a dividerci tra paesi buoni e paesi cattivi si va poco avanti. E poi qual è il paese che anche in tema ambientale è senza peccati per poter scagliare la prima pietra? I problemi ambientali sono di dimensione mondia-le e si possono aff rontare solo attraverso la cooperazione internazionale. La cosa non è facile e il “clima” attualmente non è favorevole, ma non vi sono alternative.

INTERVISTA

«Ma quanto sta succedendo ha dei costi che paghiamo tutti»

STEFANO SANNA

DOCENTE DI ECONOMIA UNIVERSITÀ DI PISA

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no senza mezzi termini gli esperti in un rapporto internazionale pubblicato su The Lancet, rivista di medicina britannica. Perché oltre a questo riscalda-mento puramente antropico e artifi ciale, dobbiamo anche fare i conti con la risposta, piuttosto accalda-ta, di madre natura. Scatto degli estremi climatici responsabili dell’aumento del numero e dell’inten-sifi cazione delle ondate di calore e contro-scatto dell’acidità degli oceani che assorbono ogni anno dal 25 a 30% della CO2 emessa: ecco tutto questo ci allontana sempre di più dall’attuale equilibrio clima-tico. Preoccupando non poco la comunità scientifi ca, visto che le conseguenze per la salute si fanno già sentire e “sono peggiori di quello che si pensava”, scrivono i redattori del rapporto.

Le catastrofi climaticHeTra il 2000 e il 2016 il numero di persone tocca-te dalle ondate di caldo è aumentato di circa 125 milioni, raggiungendo un record di 175milioni nel 2015; nello stesso periodo il numero delle catastrofi climatiche (uragani, inondazioni, siccità ecc.) è au-mentato del 46%; oggi 1 europeo su 20 è ogni anno esposto a un evento climatologico estremo.

«I cambiamenti climatici rischiano di alterare sempre più gli ecosistemi che oggi ospitano la vita dell’uomo sul pianeta - commenta i numeri Andrea Boraschi, responsabile della Campagna Trasporti di Greenpeace Italia -. Ci sono già impatti diretti sugli equilibri che governano la qualità dell’aria, l’approv-vigionamento di acqua potabile e la produzione di cibo; e sulla frequenza e l’intensità di eventi estre-mi, come ondate di calore o di gelo, tempeste, siccità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che i cambiamenti climatici potrebbero provocare circa 250mila morti all’anno in più, rispetto ad oggi, tra il 2030 e il 2050. Sta a noi prevenire questa tragedia», rimarca Boraschi.

Le scelte cHe toccano alla politicaMa, come dichiara Jim Skea, membro del Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) e professore di scienze naturali all’Imperial College London «le leggi della fi sica e della chimica, così come il progresso tecnologico, consentono di limitare l’aumento delle temperature medie a +1,5 gradi centigradi (rispetto all’era preindustriale, ndr). L’unica cosa alla quale gli scienziati non sono in grado di rispondere è se questo sia politicamente fattibile». Un bel problema da risolvere come hanno capito i professori Paul Romer e William Nor-dhaus, insigniti un mese fa del Nobel per l’econo-mia per i loro studi sull’integrazione del cambiamen-to climatico e delle innovazioni tecnologie nell’analisi macroeconomica. Forse si comincia a cambiare aria.

Terra, uomini e clima

Luca MercalliPresidente societÀ meteorologica italiana

L’agonia dei ghiacciai e l’urgenza di agire

L a prima volta che vidi il ghiacciaio Ciardoney, nel versante piemontese parco Nazionale del Gran Paradiso, era il settembre 1986. Di riscaldamen-to globale si iniziava a parlare solo in qualche rivista scientifi ca, società

e informazione ignoravano completamente il tema. Eppure quello fu un anno cardine per i ghiacciai alpini, l’ultimo potremmo dire normale: da allora iniziò il grande ritiro. Alla fi ne di ogni estate alpina eseguo infatti con il mio team le mi-sure di quello che si è trasformato in un laboratorio d’alta quota, a servizio della ricerca e dei bacini idroelettrici locali. Così, pure il 10 settembre 2018 siamo saliti a quota tremila, al termine della quarta estate più calda della storia: il povero ghiacciaio si mostrava nerastro, coperto da sabbie, pietre, detriti e inquinamento arrivato lassù dalla fumosa pianura, completamente privo dal suo manto protet-tivo di neve, sconvolto da innumerevoli rivoli d’acqua di fusione che verso la zona frontale diventavano impetuosi torrenti.

Ghiaccio che dalle montagne se ne va verso il mare, facendolo tra l’altro aumen-tare di livello. Le paline infi sse nel ghiacciaio per misurarne la perdita di spessore comunicano il verdetto: circa un metro e mezzo perso in un anno, un dato che più o meno si ripete dall’inizio degli anni 1990, così che oggi si cammina circa 35 metri più in basso. Nella maestosità di questi ambienti, circondati da guglie di oltre 3.200 metri, sembra nulla, ma se pensiamo che lo spessore medio di questi ghiac-ciai è di 20-30 metri, ci rendiamo conto che sono destinati all’estinzione entro la metà di questo secolo, poi rimarranno solo pietraie. Vecchie fotografi e e le nostre carte tecniche si incaricheranno di trasmettere al futuro il più evidente simbo-lo del riscaldamento globale: nell’ultimo secolo oltre la metà della superfi cie glaciale delle Alpi se n’è andata in mare. In genere, pochi giorni dopo la campagna di misure arriva la prima neve autunnale a congelare la perdita di ghiaccio fi no all’estate successiva.

Quest’anno no. C’è stata una ripresa del caldo in settembre, che è diventato il sesto più caldo in duecento anni sulle Alpi italiane, con il risultato di portarsi via almeno un altro mezzo metro di ghiaccio: un bilancio negativo che tocca così i due metri fusi in una sola stagione (la caldissima estate del 2003 detiene il record, con tre metri). Se l’agonia dei ghiacciai è un sintomo climatico inequivocabile, non da meno lo sono stati i record di caldo nel resto d’Europa in questa estate 2018, la più calda in Scandinavia in oltre 200 anni di misure, con più di 30 gradi al circolo polare artico e incontrollabili incendi boschivi, nonché la seconda estate più calda in Francia, per non parlare della siccità in Germania. Dobbiamo star lì inerti a guardare questa sfi lza di anomalie climatiche senza cogliere l’urgenza di agire contro l’inquinamento atmosferico che le alimenta? In queste pagine potete leg-gere dell’ennesimo rapporto del comitato intergovernativo sul clima delle Nazioni Unite (Ipcc) che ribadisce i rischi che corre l’umanità se non ferma il riscaldamento del pianeta a 1,5 gradi entro il 2100. Ma la cura verde va fatta subito, abbiamo già perso troppo tempo e i danni sono già in corso.

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24 Consumatori novembre 2018

Col vino ci siamo più abituati. Abituati a riconosce-re un vitigno dall’altro, ad apprezzare le sfumatu-re di sapore e aroma che poi ritroviamo bevendo un buon bicchiere, ricostruendo una ideale mappa geografica di un’Italia fatta da decine e

decine di qualità d’uva diverse. Ebbene anche con l’olio d’oliva, ovvero con un’altra delle eccellenze della produzione italiana, si può fare la stessa cosa. Perché, se tanti non lo sanno, in Italia sono presenti oltre 400 cultivar, cioè varietà di olive diverse, cosa che è un assoluto primato mondiale perché nessun altro paese ha una tale gamma di questi frutti. Ognuna con una preci-sa identità, che deriva dalle caratteristiche del terreno, del microclima in cui le piante di ulivo nascono e crescono.

Parliamo di sapori, di aromi, di cibo, ma ancor prima parliamo di un patrimonio di biodiversità immenso che consente al nostro paese di offrire oli extravergini unici. Un patrimonio che si potrà conservare e consegnare alle generazioni future più sarà conosciuto, non solo dagli addetti ai lavori, ma anche apprezzato dai buongustai e valorizzato nella cucina.

Per questo la già ricca e qualificata offerta degli oli extraver-gine Fior fiore Coop ha aperto un nuovo capitolo, quello degli oli mono cultivar, che cioè sono espressione di un solo tipo di oliva, di frantoi selezionati e ubicati proprio nelle zone vocate per quella specifica varietà. Ovviamente questi prodotti sono

LE NOVITÀ DELLA LINEA FIOR FIORE

Oli extravergined’eccellenza — a cura della redazione

Non solo i quattro oli tipici, con indicazioni geografiche Dop o Igp, ma anche due mono cultivar che si affiancano al ligure Taggiasca: sono il Bosana, dalla Sardegna, e il Carolea dalla Calabria espressione di una singola varietà di olive

C’è ancheil nonfiltratoLa gamma di oli extraver-gini Fior fiore Coop si com-pleta con l’olio non filtrato, ottenuto da una miscela di cultivar tipiche della tradizione olearia italiana quali la Coratina, Oligaro-la, Nocellara e Frantoio. Di colore verde intenso questo prodotto (proprio perché non filtrato) può presentare residui, ma il suo sapore equilibrato, con fruttato medio e con amaro e piccante leggeri è adatto a pietanze crude, bruschet-te, legumi e carne rossa.

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L’Italia è il primo paese al mondo

con oltre 400 varietà di olive diverse

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Consumatori novembre 2018 25

certifi cati lungo tutta la fi liera a garanzia di una qualità davvero speciale.

Come quella dell’extravergine da olive 100% Taggiasca, disponibile dalla fi ne degli anni ‘90, che è stato a tutti gli eff etti il primo mono cultivar della linea: proveniente da sole olive di cultivar taggiasca certifi cate, raccolte e frante nella provincia di Impe-ria.Oggi, l’ampliamento della linea di oli mono-culti-var Fior fi ore prevede due nuove eleganti bottiglie da 500 ml, perfette per la tavola.

Il primo è il Bosana che viene dalla Sardegna centro settentrionale, dove questo tipo di pianta si è adattato ai terreni aspri e selvatici dell’isola. Parliamo di una pianta che produce olive medio piccole con forma ovoidale che maturano proprio tra novembre e dicembre. Per questo l’olio Bosana Fior fi ore Coop viene da Orosei, in provincia di Nuoro ed è lavorato in unico frantoio. Il suo sapore è caratteriz-zato da un fruttato verde medio e da un gusto equi-librato con amaro e piccante medi che lo rendono adatto a piatti di pesce, verdure crude e cotte.

Il secondo olio è il Carolea e viene dalla Cala-bria. Qui le piante sono maestose e le olive grandi e polpose, adatte anche ad essere conservate in salamoia o essiccate. La zona di produzione è il Lametino, in provincia di Reggio Calabria, anche qui con molitura in un unico frantoio. Il sapore ha un fruttato medio-leggero e gusto equilibrato con amaro medio-leggero e piccante medio. L’abbina-mento consigliato è con carpacci di pesce e carne e per preparare dolci e biscotti.

Un terzo olio mono cultivar è previsto in arrivo per inizio anno, mentre l’ormai ricercatissimo Tag-giasca avrà presto la sua nuova bottiglia da 500 ml.

Questi nuovi prodotti mono-cultivar vanno ad affi ancarsi ai diversi oli extravergini di oliva tipici che la linea Fior fi ore Coop off re già da tempo. Vale la pena ricordarli perché anche questi raccontano quella straordinaria varietà di cui abbiamo sin qui parlato. Si parte dall’olio Toscano IGP, che deriva dalla frangitura di tre cultivar tipici: il Leccino, il Frantoio e il Moraiolo. Ne esce un prodotto ideale per condire a crudo legumi, insalate, carne alla griglia e la tradizionale bruschetta toscana.

Poi c’è l’olio Umbria Colli Martani DOP che viene dai territori di Acuasparta, Spoleto, Todi e Montefalco. Anche qui i cultivar sono Moraiolo, Frantoio e Leccino. Poi c’è il terra di Bari Bitonto Dop ottenuto dai cultivar Cima di Bitono e Coratina ed espressione di una cultura olearia con tradizioni millenarie. Ultimo è l’olio Val di Marzara Dop che viene dalle province di Palermo e Agrigento in Sicilia. Qui le varietà di olive utilizzate sono Bianco-lilla, Nocellara del Belice e Cerasuola. Ne esce un olio dal retrogusto dolce adatto a piatti leggeri, cotti al vapore o insalate e zuppe.

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Dallo scaff ale Coopquesto mese vi segnaliamo

Filetti surgelati di merluzzo d’Alaska CoopCoop vi off re la possibilità di gustare la freschezza di un ottimo merluzzo gratinato che viene dai mari dell’Alaska, già pronto per essere infornato, in tre versioni: con patate e rosmarino o con pomodorini e basilico oppure come goloso fi sh burger. Tutti i merluzzi provengono da pesca sostenibile e non contengono conservanti, né aromi artifi ciali, né oli tropicali.

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26 Consumatori novembre 2018

Ètriplicata la spesa degli italiani per gli smartphone negli ultimi dieci anni. Quasi 6,2 miliardi di euro spesi solo nel 2018, come sottolinea l’ultimo rapporto Censis sulla comunicazione.

Ma se guardiamo alle fasce d’età, ci accorgiamo che non sono poche le differenze e che tra i più “vitali” sul mercato ci sono i meno giovani, i cosid-detti senior, oltre la soglia dei 65 anni. In particolare è tra i 65 e i 74 anni che si notano nell’ultimo triennio impennate negli acquisti, dal 50 al 100%, in base a quanto emerge (vedi tabella a fianco) da una ricerca europea condotta da Doro, marchio che ha scelto di concentrarsi proprio su questa tipologia di telefoni cellulari e smartphone “dai capelli bianchi”.

Presente in 40 paesi, con 200 mila clienti e 3 cen-trali di teleassistenza che gestiscono 15 mila chia-mate al giorno, Doro si è accorta che quasi una metà (46%) degli anziani si sente però insicura quando

ha a che fare con la tecnologia, mentre l’altra metà (54%) la gestisce con maggiore facilità e vorrebbe possedere qualcosa di simile allo smartphone del nipote per navigare e comunicare in mille modi, combattendo, in questo modo, anche la solitudine.

I senior hanno ovviamente esigenze specifiche dovute all’età: l’82% denuncia problemi di vista, il 29% di udito e il 42% ha difficoltà nel maneggiare gli oggetti. L’offerta per queste persone è stata finora principalmente di “feature phone”, cioè di telefoni con apertura a conchiglia estremamente semplici e dotati di tasti fisici (non touch) per i quali si registra una ripresa di interesse da parte di un pubblico sempre più maturo. In aggiunta, i nuovi prodotti promettono di più di quanto finora visto, a comin-ciare dagli smartphone pensati per “vincere le paure” e migliorare la vita non solo degli anziani, ma anche di persone sole, disabili o colpite da malattie. Come? Accompagnando al tasto delle emergenze,

SENIOR PHONE E SENIOR SMARTPHONE

Essere smart si può a qualunque età— Claudio Strano

Non chiamateli telefoni per nonni, piuttosto cellulari semplificati e smartphone con assistenza da remoto che aiutano gli over 65 a vincere le loro paure per la tecnologia

TeleassistenzaIl portalesalva-vitaGrazie a una serie di sensori posizionati in casa, a un sistema di monitoraggio in tempo reale e ad alcuni algoritmi, il portale di teleassistenza è in grado di capire se esiste un potenziale problema per l’anziano che è solo in casa in quel momento. Ad esem-pio se non viene rilevato alcun movimento dopo che è andato in bagno, si può ipotizzare che sia scivolato, così come è anomalo il fatto che il frigorifero non sia stato aperto almeno una volta in una intera giornata. Quando si verificano queste situazioni, il portale di teleassistenza, denominato SmartCare, invia un imme-diato allarme sui dispositivi di parenti, amici o caregiver (fornitori di assistenza) in modo che possano consta-tare la reale situazione.SmartCare è un servizio basato sul cloud che Doro sta implementando in diversi paesi e che in Italia dovrebbe approdare l’an-no prossimo per miglio-rare la qualità di vita delle persone bisognose nel loro ambiente domestico.Le potenzialità di utilizzo di questo genere di assi-stenza sono evidenti: gli anziani over 75 che vivono da soli nel nostro paese sono oltre 2,6 milioni e se si considera la fascia d’età 65-75 a cui il servizio può interessare in un’ottica di prevenzione, il target au-menta di un altro milione e 200 mila.

consumare informati telefonia mobile

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Consumatori novembre 2018 27

ad esempio, che invia sms ai numeri preselezionati e fornisce la geolocalizzazione, funzionalità più avanzate. Prima fra tutte la gestione da remoto (My Doro Manager) mediante la quale figli, parenti o assistenti possono “entrare”, attraverso un pro-gramma come Team Viewer, nel dispositivo della persona e manovrarlo a distanza risolvendole vari problemi: da quelli tecnici, come inviare una email, difendersi dai virus informatici o modificare regolazioni inavvertitamente modificate, a quelli della vita quotidiana come memorizzare contatti in rubrica, controllare gli appuntamenti o fissare i pro memoria delle medicine o delle visite mediche. Il tutto senza muoversi da casa. A My Doro Manager si accede dal proprio telefonino ma anche via web.

I nuovi senior smartphone sono dotati, inoltre, di una interfaccia alternativa a quella Standard e ba-sata non più, o non solo, sulle applicazioni ma sulle azioni. Si chiama Facile e mostra tre icone, “chiama”, “visualizza” e “invia”, associate a “chi” o “cosa”. Una volta premuto il tasto “invia”, ad esempio, verrà chiesto cosa si vuole inviare (messaggi, mail, video, contatti) e qual è il destinatario della rubrica.

Il carica batteria facilita il ritrovamento all’interno della casa, ma soprattutto il volume è più alto e i toni, forti e chiari, sono compatibili con gli apparec-chi acustici. Prossimamente, infine, anche in Italia sarà attivo l’innovativo portale di teleassistenza SmartCare (vedi box) raggiungibile con la funzio-nalità Connect & Care. E allora per i senior, control-labili a distanza anche nei loro movimenti, rimar-ranno ben pochi segreti...

consumare informati telefonia mobile

Occhi0 a...Senior o normale adattato?Perché acquistare un senior smartphone Doro e non un comune smartphone e poi semplificarlo attraverso apposite app? Risponde Mauro Invernizzi, country director della società svedese. «I moderni smartphone sono progettati per utenti esperti e concepiti con innovazioni sempre più spinte che ne invogliano la sostituzione. Inoltre, i design e le preziose finiture li rendono attraenti, ma anche molto delicati. Il Doro 8035 è concepito per chi decide di accedere nel mondo digitale per la prima volta e con scarse conoscen-ze. Nasce robusto ed ergonomico, ma attento al design; con una innovativa ed esclusiva interfaccia d’uso semplificata basata su azioni. Ha i tasti funzione “fisici” immediati e facili da usare. Inoltre, grazie al portale web My Doro Manager, il cliente può interagire con il proprio dispositivo da un com-puter o addirittura ricevere assistenza remota da familiari o amici, ovunque si trovino. In più, la base caricabatterie lo rende sempre visibile e ne amplia le possibilità di impiego, con le funzioni viva voce, cornice digitale e ascolto musica».

Dallo scaffale CoopI tre modelli Doro in promozioneDoro 8035 (smartphone)Standard di navigazione 4G Lte, schermo touch da 5 pollici, Gps, Bluetooth 4.0, Wi-Fi, memoria interna di 16 gigabyte (espandibile), 2 gigabyte di Ram, batteria da 2500 milliampereora con autonomia in conversazione fino a 15 ore e in standby fino a 550 ore. Interfaccia rego-labile tra quella tradizionale Android o quella semplificata realizzata da Doro e basata su “azioni” (Chiama, Visualizza, Invia) che rendono l’esperienza d’uso semplice e intuitiva. Caratteristiche e funzionalità specifiche per un’utenza over 65: tasti fisici, suoneria potenziata, compatibilità con apparecchi acustici (Hac), pulsante Sos in grado di chiamare fino a 5 numeri programmabili. Grazie a My Doro Manager, è inoltre possibile attivare l’aiuto da remoto con i propri cari che inter-vengono per dare assistenza e risolvere i problemi.

Prezzo cooP: intorno a 160 euro (Prezzo al Pubblico: 200 euro circa)

Doro 6050 (cellulare) Chiusura a conchiglia, doppio schermo, uno da 2,8 pollici e uno esterno per verificare l’Id del chiamante, a colori e con testo grande, Bluetooth 3.0, fotocamera da 3 megapixel, mail e navigazione web, radio Fm, torcia, calcolatrice, funzioni meteo. Caratteristiche e funzionalità specifiche per un’utenza over 65: tasti separati e retroilluminati, tasti di memoria diretta per fotocamera, torcia, numeri preferiti e sms, suoneria potenziata e visiva, compatibilità con apparecchi acustici (Hac), pulsante di assistenza, base di ricarica.

Prezzo cooP: intorno a 70 euro (Prezzo al Pubblico: 85 euro circa)

Doro 1361 (cellulare) Schermo da 2,4 pollici a colori, tastiera che semplifica le chiamate e i messaggi quotidiani, doppia sim, Bluetooth, fotocamera da 2 mega-pixel, radio Fm, torcia. Caratteristiche e funzionalità specifiche per un’utenza over 65: tasti grandi, pulsante di assistenza, base di ricarica.

Prezzo cooP: intorno a 40 euro (Prezzo al Pubblico: 50 euro circa)

33%50%49%

75%

34%

61%

32%47%

24% 25%

Totale senior Anni 65-69 Anni 70-74 Anni 75-79 Anni 80 +

2014 2017

Cresce l’acquisto di smartphone tra gli over 65Fonte: Doro

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28 Consumatori novembre 2018

RiSpondE

CHIARA FAENZAResponsabile sostenibilità

e innovazione valori di Coop Italia

Lanciata ad aprile 2017 per ottenere un signifi cativo miglioramento

degli standard di benessere animale e per ridurre l’uso di antibiotici - fi no all’eliminazio-ne - la campagna Coop "Alleviamo la salute" è stata festeggiata lo scorso 23 ottobre presso il parco tecnologico padano di Lodi.Festeggiata perché il lavoro fatto, che ha coinvolto tutte le diverse fi liere, è stato tanto e lo testimoniano i numeri: 26 milioni di avicoli, allevati senza uso di antibiotici, 230 milioni di uova da galline al-levate senza uso di antibiotici, 300.000 suini allevati senza uso di antibiotici negli ultimi 4 mesi e 200.000 bovini

allevati senza uso di antibioti-ci negli ultimi 4 mesi.Inoltre sono stati raggiunti altri ed importanti traguardi:• La maionese e le salse Coop sono con uova da galline alle-vate senza uso di antibiotici •Tutta la pasta fresca all’uovo è con uova da galline allevate senza uso di antibiotici e la pasta secca a marchio Coop è già in produzione ed entro fi ne anno raggiungerà anch’essa il 100% del requisito •80.000 vitelli allevati senza uso di antibiotici ultimi 4 mesi•Circa 50 referenze di salumi a marchio Coop da suini alle-vati senza uso di antibiotici ultimi 4 mesiE molti altri ne verranno.«Il benessere animale è nell’interesse di tutti», in que-sta semplice frase è racchiuso tutto il valore della campagna. A Lodi, oltre a stakeholder ed istituzioni interessate alla tematica della riduzione degli antibiotici in allevamento, erano presenti 39 fornitori Coop che rappresentano un

fatturato di oltre 10 miliardi di euro e a loro volta sono riferimento per migliaia di allevamenti. Alcune parole chiave hanno fatto da guida ai vari momenti dell’evento, parole attraverso le quali sono state ripercorse le varie tappe e le principali tematiche. Un racconto che è venuto dalla voce dei diretti interessati che hanno quotidianamente con-diviso quanto è stato fatto.Si è partiti dalla parola "Discontinuità" (lo ha fatto il direttore genrale di Coop Ita-lia, Maura Latini), per spiegare il perché della scelta Coop e si è passati alla “Scintilla” di un fornitore lungimirante che ha visto il futuro senza antibiotici (termine descritto dalla ditta Guidi di Roncofred-do) ; poi è toccato alla parola “Integrazione” (raccontata dalla ditta Aia) per sottolinea-re l’integrazione verticale e la sua importanza. Di “Italiani-tà” ha parlato la ditta Colom-berotto, perché fondamentale è la volontà di valorizzare le produzioni italiane, per poi passare al termine “Co-ope-razione” (di cui ha parlato Grandi Salumifi ci Italiani) a

dimostrazione dell’importante coinvolgimento di tutti gli attori anche delle fi liere più complesse. Di “Innovazione 4.0” ha parlato Eurovo, per spiegare come la tecnologia possa supportare progetti complessi come questo. La ditta Inalca ha raccontato il termine “Cambiamento”, a sottolineare l’importanza di questo concetto nel mon-do attuale. Poi è toccato ai rappresentanti degli allevatori la cui parola simbolo è stata “Consapevolezza”. L’ultima parola è stata "Leadership" (ne ha parlato il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni), per proiettare Coop in un futuro, che è già realtà. Un futuro nel quale la principale catena della distribuzione italiana vuole mantenere il suo storico primato su tematiche così importanti, sempre basandosi sui criteri della Sicurezza, della Qualità e della Difesa dell’ambiente che in questo caso si incrociano con le richieste di ulteriori garanzie sui temi del benesse-re animale, della biosicurezza e della riduzione nell'uso di antibiotici.

consumare informati la posta

"Alleviamo la salute", così le fi liere stanno cambiando Come procede la campagna promossa da Coop contro l'uso degli antibiotici negli allevamenti animali? — Annarita Besutti (Ancona)

gli indirizzi Per scrivere a Questa rubrica: [email protected]

viale aldo moro 16, 40127 bolognafaX 051 6316908 | WWW.consumatori.e-cooP.it

tWitter.com/consumatoricooP | WWW.facebooK.com/consumatoricooP

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Consumatori novembre 2018 29

consumare informati web & social

Pensare la morte ai tempidi Internet L’onnipresenza delle tecnologie digitali ha trasformato le nostre vite. Cosa ne sarà della nostra “impronta digitale” e di tutti i dati che abbiamo generato in vita?

C'è chi sostiene che Facebo-ok sia ormai il cimitero più grande del mondo: a 14 anni dalla sua nascita e con una base utenti la cui

età media continua ad aumentare, ormai decine di milioni di profili all’in-terno del social network appartengo-no a defunti. Sarà capitato anche a voi che Facebook vi ricordi il compleanno di una persona che non c’è più, o di venire a sapere della morte di qualcuno leggendo il messaggio di un amico sulla bacheca del defunto, trasformatasi nel frattempo in una sorta di stanza del lutto virtuale.

E del resto, se ormai una parte consi-stente dei nostri scambi avviene online, è del tutto comprensibile che sia qui che manifestiamo sentimenti di dolore, ri-cordiamo episodi vissuti con chi non è più qui ed esprimiamo le nostre condoglianze a parenti e amici stretti; ed è altrettanto comprensibile che le sensibilità indivi-duali siano diverse: ciò che aiuta alcuni a condividere ed elaborare il dolore può sembrare ad altri eccessivo o fuori luogo.

Un po’ alla volta elaboriamo nuovi codici condivisi per aff rontare il lutto,

chiedendoci ad esempio se è opportuno parlare pubblicamente di un decesso prima che l’abbiano fatto parenti o amici stretti. Anche le piattaforme adattano le loro funzionalità: oggi su Facebook, dalle impostazioni generali dell’account, possiamo decidere cosa deve accadere al nostro profi lo Facebook dopo che saremo morti:• eliminare completamente l’account e tutti i suoi dati;• designare un “contatto erede”: una

persona che avrà il permesso di di-sporre del nostro profilo trasforman-dolo in un “account commemorativo”, fissare un post in cima al profilo, cambiare la foto profilo, rispondere alle richieste di amicizia e, se vo-gliamo, scaricare un backup di tutti i nostri post, immagini e video, esclusi i messaggi.Gli “account commemorativi” sono

meno visibili degli altri (non vengono ad esempio proposti fra “le persone che potresti conoscere” e fra i compleanni del giorno), ma restano con la bacheca aperta, con gli stessi permessi attivi in vita, per gli amici che vogliono “parlare con chi non c’è più”.

Alessandra Farabegolidocente ed esPerta

di comunicazione Web

Alessandra Farabegolidocente ed esPerta

di comunicazione Web

SegnalazioniDue libri sulla morte ai tempi di Internet “Il libro digitale dei morti” di Giovanni Ziccardi aff ronta in modo approfondito ma comunque estremamente piacevole da leggere tutte le implicazioni della morte nell’era del digitale, fra desiderio di oblio e promesse (o minacce) di immortalità.“La morte si fa social” di Davide Sisto aff ronta, dal punto di vista di un fi losofo, la relazione fra morte e cultura digitale: oggi viviamo il lutto online, domani continueremo a esistere in una dimensione virtuale?

Quando muore uno famosoPer alleggerire un po’ consiglio anche di leggere una delle tavole più divertenti del fumettista Zerocalcare, che racconta ciò che succede su Internet quando muore una persona famosa e, magari, controversa, fra poco credibili manifestazioni di dolore, desiderio di partecipare al lutto collettivo e ritrosia a scrivere cose magari scontate. http://bit.ly/QuandoMuoreUnoFamoso

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30 Consumatori novembre 2018

vivere bene cucina

Chicche di patate, farina di castagne, cavolo nero con ricotta

serve 4 personePreParazione 25 min.cottura 30 min.150 g di cavolo nero 400 g di patate a polpa molto soda 30 g di amido di mais d’Osa coop120 g di farina di castagne80 g di farina di riso sale marino integrale PER IL CONDIMENTO100 g di passata di pomodoro biologica Vivi verde 1 spicchio d’aglio2 cucchiai di pecorino30 g di gherigli di noce 120 g di ricotta di pecora1 cucchiaio di olio d’oliva extraverginesale marino iodato protetto fine Bene.sì

Lavate le foglie di cavolo, privatele della costa centrale e

lessatele in acqua bollente sa-lata finché saranno ben cotte. Passatele al passaverdura per ottenere una purea. Lessate le patate e quando sono anco-ra calde schiacciatele con lo schiacciapatate. Setacciate sulla spianatoia la farina di castagne e l’amido e versatevi sopra le patate intiepidite. Fate un incavo al centro, mettetevi la purea di cavolo e cominciate a lavorare il tutto; impastate fino a ottenere un composto sodo. Ricavate dall’impasto delle palline di circa 1 cm di diametro e fatele riposare sulla spianatoia infarinata con la farina di riso. Fate imbiondi-re l’aglio nell’olio, aggiungete la passata di pomodoro, salate e cuocete a fuoco basso per 10 minuti. Frullate le noci, il pe-corino grattugiato e la ricotta e amalgamate il tutto con il sugo in modo da ottenere una salsa rosa.

I TONI DOLCI DELL’AUTUNNO

Molto più checastagne Nutrienti, deliziose e versatili, da provare anche nei secondi di carne e pesce: andiamo a scoprire le protagoniste a tavola di questo mese di novembre— a cura di Fiorfiore in cucina

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Consumatori novembre 2018 31

vivere bene cucina

Portate a bollore l’acqua, salatela e versatevi le chicche. Scolatele dopo 30 secondi che saranno venute a galla. Con-ditele con il sugo e, a piacere, con formaggio grattugiato e qualche noce tritata.

vino Dolcetto di Dogliani

Filetto di maiale con alloro e castagne marinato nel vino cotto

serve 4 personePreParazione 20 min.cottura 55 min.600 g di fi letto di maiale 3 spicchi d’aglio 3 foglie d’alloro 3 rametti di rosmarino 3 foglie di salvia200 ml di vino bianco20 ml di mosto di vino cotto15 ml d’aceto di vino bianco Coop200 g di castagne già lessate 150 g di panna fresca Coopvino biancoamido di mais d’Osa Coopbrodoolio d’oliva extravergine 100% italiano Fior fi ore4 g di sale2 g di pepe1) Mescolate il vino, l’aceto, 15 ml d’olio, il mosto di vino cotto e metà delle erbe tritate fi nemente (escluso l’alloro) . Inserite la carne in un sacchet-to di plastica per alimenti e versatevi la marinata. Sigillate

lasciando fuoriuscire l’aria e ponete in frigorifero per 2 ore. 2) Fate rosolare l’aglio con un fi lo d’olio, aggiungete il resto delle erbe tritate e l’alloro. In-saporite, unite il maiale scolato dalla marinatura, rosolate per 3-5 minuti per lato, poi togliete la carne e sfumate il fondo con la metà della marinata. 3) Unite il fi letto, salate, pepate e cuocete coperto per 30-40 minuti a fuoco basso. Bagnate di tanto in tanto con i liquidi di cottura o un po’ di brodo caldo. Tenete da parte la carne al caldo, aggiungete al fondo il resto della marinata e sfumate per 3-5 minuti, poi fate raff reddare. 4) Unite la panna, poco vino mescolato con un cucchiaino di amido di mais, le castagne e il fi letto a fette.

vino Alto Adige Lagrein DunKel

Trancetto di baccalà in crema di castagne(Un’alternativa di pesce per il secondo)

serve 4 personePreParazione 10 min.cottura 25 min.4 tranci di baccalà già ammollato da 150 g 250 g di castagne già lessate 1 foglia d’alloro 1 spicchio d’aglio 1 cipolla bianca

Massimo Montanari docente di storia medievalee storia dell’alimentazioneuniversitÀ di bologna

Il latte fra natura e cultura

Il latte è l’unica bevanda, oltre all’acqua, non costruita dall’uo-mo ma disponibile in natura. Tutte le altre, dal vino alla birra, dal caff è alla coca-cola, sono frutto dell’ingegno umano e non ca-

sualmente sono diventati elementi costitutivi delle identità e delle culture che nel corso dei secoli gli uomini hanno costruito attorno al gesto elementare del mangiare e del bere. Per questo, il latte è sempre stato percepito come “naturale” e in quanto tale contrap-posto alle invenzioni “culturali”. Gli antichi Greci, quando volevano rappresentare i Barbari incivili, li designavano come bevitori di lat-te anziché di vino; mangiatori di formaggi anziché di pane. Ecco il senso simbolico dell’incontro fra Odisseo e Polifemo, nella terra dei barbari Ciclopi: l’uomo civile, bevitore di vino e mangiatore di pane (così lo descrive Omero nell’Odissea), incontra il mostro sel-vaggio che nel suo antro si aggira attorno a paioli di latte che in parte beve, in parte trasformerà in formaggi e ricotte.

Ed ecco la contraddizione: quei formaggi e quelle ricotte sono l’esito di un processo di trasformazione, di un gesto in tutto e per tutto “culturale” che opera sulla natura (il latte) per farne qualco-sa di nuovo, frutto della capacità creativa dell’uomo. Una capaci-tà che trovò particolare fortuna nel mondo mediterraneo, restio a bere latte anche perché a quei climi era diffi cile conservarlo – se non facendolo cagliare. Parlando di formaggi, Omero e tanti dopo di lui riferiscono pratiche alimentari che nulla hanno da invidiare alle complesse operazioni necessarie per confezionare il pane o il vino. Eppure resta, sullo sfondo, quella idea così “naturale” del latte – l’alimento dell’infanzia, il “primo” per eccellenza – che, sul piano dell’immaginario, fi nisce per coinvolgere tutto ciò che ne deriva. Ma pensiamo che perfi no bere latte è un gesto profon-damente culturale, frutto dell’abitudine e della storia, non della genetica, che di per sé non prevede il consumo di questo alimento da parte degli adulti. Realtà e immagini si sovrappongono sempre, nel pensare e nell’agire umano. E le immagini non sempre corri-spondono perfettamente alla realtà: a volte la seguono, a volte la precedono, a volte vanno per conto loro e la contraddicono.

Al latte e ai latticini è dedicata l’edizione 2018 del “Baccanale”, la manifestazione culturale e gastronomica che da oltre un ven-tennio invade in autunno la città di Imola e il suo territorio, dedi-cata ogni anno a un tema diverso. Quest’anno si intitola “L’Italia del latte”: tre settimane e quattro week-end, dal 3 al 25 novembre, per rifl ettere sul rapporto tra natura e cultura e gustarne tutti i sapori.

Massimo Montanaridocente di storia medievalee storia dell’alimentazioneuniversitÀ di bologna

Cibo è cultura

Il prodotto Coop indicato per questa ricetta: olio di oliva Extravergine100% ItalianoFior fiore

Il prodotto Coop indicato per questa ricetta: Amido di maisD’Osa Coop

continua a pagina 33

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vivere bene cucina

120 g di insalata orientale100 ml di vino bianco olio d’oliva extravergine Val di Mazara Dop Fior fi ore aceto balsamico di Modena Igp Fior fi ore sale e pepe

1)Tagliate la cipolla a mezza-luna sottile e fatela stufare in una casseruola con 2 cucchiai d’olio e l’aglio intero. Unite le castagne e lasciate insapo-rire alcuni minuti. Aggiun-gete acqua fi no a coprire le castagne, l’aglio, la foglia d’alloro e cuocete coperto per 10 minuti. Eliminate l’aglio e l’alloro e frullate le castagne con il liquido fi no ottenere una crema omogenea, unen-do altra acqua se necessario. Insaporite con sale e pepe e conservate al caldo. 2) Mettete i tranci di baccalà

su una teglia con un fi lo d’olio e il vino bianco e infornate a 180°C per 10-12 minuti. Condite l’insalatina con poco olio, aceto balsamico e sale. Suddividete la crema di casta-gne nei piatti, disponete al centro un trancetto di baccalà e terminate con l’insalatina condita.

vino salice salentino rosato

Tartufi di castagne

serve 4 personePreParazione 15 min.cottura 30 min.400 g di castagne 2 foglie d’alloro 1 cucchiaino di semi di fi nocchio 2 cucchiai di malto di riso1/2 baccello di vaniglia 2 nocciole di Giff oni Fior fi ore ridotte in granella 2 cucchiai di Rum 30 g di cacao amaro in polvere Coop1 presa di cannella in polvere 30 g di farina di cocco1 presa di cardamomo in polvere30 g di granella fi ne di pistacchi1 presa di zenzero sale

Cuocete in acqua le castagne con l’alloro e i semi di fi noc-chio per 30 minuti. Quando saranno tiepide sbucciatele e passatele con lo schiaccia-

patate. Raccogliete il tutto in una ciotola con due pizzichi di sale, il malto, i semi del baccello di vaniglia, il Rum e la granella di nocciole e amal-gamate bene il tutto.Preparate le tre coperture mescolando la cannella con il cacao, la farina di cocco con il cardamomo e i pistacchi con lo zenzero. Ricavate delle palline dall’impasto di 1,5 cm di diametro e poi rotola-tele separatamente nelle tre panature.

vino reFrontolo passito

Fior fi ore in cucina: la rivista di ricette e cultura gastronomica in vendita nei punti vendita Coop. Ogni mese 50 favolose ricette a solo 1 €

Aceto Balsamicodi Modena

I.G.P.

invecchiato

Il prodotto Coop indicato per questa ricetta: Aceto Balsamico di Modena DOP Fior fiore

Il prodotto Coop indicato per questa ricetta: Cacao in polvere amaro Coop continua da pagina 31

Consumatori novembre 2018 33

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34 Consumatori novembre 2018

IL CELEBRE ARCIPLEAGO NELL’OCEANO ATLANTICO

Canarie, paradiso tra mare e vulcaniSpiagge, bagni, surf, bici, trekking, golf: queste isole spagnole dove è sempre primavera, sono la meta ideale per una vacanza all’insegna del relax, del benessere e dello sport

La temperatura media, in inverno, è di 19 gradi, ed in estate di 23, mentre il sole splende praticamente tutto

l’anno nell’aria tersa e pulita dell’Oceano Atlantico. Per questo le chiamano le isole dell’eterna primavera: un paradiso naturale di origine vulcanica, un pezzo di Spagna affacciato sull’Africa ma profonda-mente radicato nella cultura europea. Le Canarie godono di un clima splendido, che unito a una natura spettacolare, ad una ricca offerta culturale e per gli amanti dello sport, ne hanno fatto negli ultimi anni una delle mete preferite del turismo europeo in tutte le stagioni. E non solo: proprio gli italiani sono la maggioranza degli stranieri che hanno scelto di trasferirsi qui per vivere. A poche ore di volo dall’Italia, si rag-giungono direttamente le sette isole maggiori dell’arcipelago, circondate da una miriade di altri atolli: in ordine di grandezza Tenerife, Fuerteven-tura, Gran Canaria, Lanzarote, e le più piccole, selvagge ed occidentali La Palma, La Gomera e El Hierro. Un vera Nazione – riconosciuta di in-teresse storico dal governo spagnolo – dove si parla spagnolo e convivono due capitali: Santa Cruz de Tenerife

Lanzarote - Playa del Papagayo

e Las Palmas de Gran Canaria. Un paio di settimane di tempo, un pro-gramma ben studiato, un’auto a noleg-gio e qualche volo interno possono bastare per toccarle tutte, ma il nostro consiglio è di dedicare una settimana a scoprirne anche solo una. Mare, natura e relax sono il piatto forte per viaggiatori di ogni età, grazie ai molti centri e strutture ricettive che consentono una vacanza di tutto riposo, ed al susseguirsi di 500 spiagge multicolori per tutti i gusti: dalle grandi spiagge perfettamente attrezzate per le famiglie, alle sorpren-denti distese di sabbia vulcanica nera, fino alle calette protette dai sassi dove prendere il sole in solitudine e le im-mense distese dorate dove cavalcare le onde con il surf. Sono scavate nella roccia vulcanica, invece, le celebri piscinas natura-li: specchi d’acqua marina protetti dalle onde e le correnti dell’Oceano, ed attrezzate con scalette, piccoli pontili e trampolini – e spesso anche comode docce - per godersi un bagno da sogno. Sotto la superficie dell’acqua, le isole offrono paesaggi altrettanto colorati e una moltitudine di pesci, da osservare facendo snorkeling, diving oppure in barca, grazie alle visite organizzate per l’avvistamento dei cetacei: delfini, balenottere, globicefali, capodogli...

vivere bene viaggi a cura di Paola Minoliti in collaborazione con

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Consumatori novembre 2018 35

Un po’ di Europa, un pizzico di Africa e anche di America Latina. Ecco servita la cucina canaria, una saporita miscela di colori, profumi e sapori provenienti dalla terra e dal mare. Il piatto che troverete ovunque sono le papas arrugadas: piccole patate cotte con la buccia e cosparse di sale, servito con il tipico mojo, una salsa che – a seconda delle spezie che contiene – può essere verde, bianca o rossa, più o meno piccante. Si sposano magnificamente con il pesce e con la carne, che in alcune località vengono cotti direttamente su pietre vulcaniche. Altro alimento principe è il gofio, un impasto a base di farina di orzo tostato ed altri cereali, che si usa con latte, miele oppure nelle tradizionali zuppe di legumi, verdure o di pesce. Si può bere per depurarsi, invece, il succo di aloe: questa pianta è diffusissi-ma sulle isole, ed è alla base di gel, creme e preparati di bellezza ideali dopo una giornata di sole, o per portare a casa un fresco souvenir. Tra i prodotti più caratteristici delle isole ci sono anche le pietre laviche, trasformate in oggetti e monili molto suggestivi.

La tavola canaria e i prodotti tipici

La loro natura vulcanica ha dise-gnato su ogni isola panorami unici, colorati da minerali e rocce sgorgate dal cuore della terra e scolpiti dal mare, coperti di foreste, distese di piante grasse e fiori sgargianti, oppure montagne e picchi lunari, nudi, geo-metrici, spaccati da grotte e crateri. Per questa varietà di paesaggi, climi, vegetazione, Tenerife e Gran Canaria sono anche dette “i continenti in miniatura”. Dunque, le Canarie sono gettonatissime anche per chi ama le vacanze attive e gli sport all’aperto, dal golf fino agli itinerari da percorrere a piedi ed in bicicletta: su ogni isola sono disponibili tour e visite guidate alle località più suggestive, oltre alla possibilità di affittare biciclette ed altri mezzi per spostarsi in autonomia. Ad esempio il Parco Nazionale del Tei-de a Tenerife circonda l’omonimo vul-cano (il terzo più grande del mondo): il Teide è anche la montagna più alta di tutta la Spagna, e la cima con i suoi 3.700 metri si può raggiungere a piedi, per i più allenati, ma anche con una comoda teleferica. Altrettanto celebre la Rotta di Los Volcanes, nel Sud de La Palma, che percorre per quasi 18 chilometri i vulcani sulla sommità dell’isola, tra piste, strade forestali ed asfaltate ed una magnifica vista sui due versanti. A Lanzarote, una immensa distesa di vulcani e campi di lava vergine ancora fumanti forma il Parco Nazionale di Timanfaya che

Le proposte RobinturSoluzioni per tutti i gusti

Robintur consente di scoprire le Canarie soggiornan-do in tre strutture dotate di tutti i comfort, con la formula 8 giorni, 7 notti, che comprende viaggio in aereo e soggiorno con pensione completa. Il Veraclub Tindaya sorge a Fuerteventura nella ri-nomata zona turistica di Costa Calma, direttamente sulla grande spiaggia. Il Villaggio, dove il Veraclub è destinato espressamente alla clientela italiana, è tra le altre cose dotato di ristorante, discoteca, anfitea-tro, piscina panoramica e climatizzata, palestra, ani-mazione per adulti e bambini. Le quote individuali partono da 645 euro, e comprendono l’accesso libero al miniclub, acquagym, fitness e altre attività.A Tenerife, Robintur propone il VeraResort Inter-national Gala al centro di Playa de Las Americas, una delle mete turistiche più attrezzate e frequen-tate. Il Resort è un 4 stelle di livello internazionale ed ospita anche un moderno centro benessere SPA & Wellness-Natural. A disposizione dei clienti, tra le altre cose, ci sono 2 bar, ristorante principale con servizio a buffet, piccola enoteca, 2 piscine, area giochi e palestra (e campo da golf nelle vicinanze). Prezzi da 595 euro. A Gran Canaria, chi viaggia con Robintur è ospite dell’Hotel Gran Canaria Princess, nel centro di Playa del Ingles ed è consigliato a chi ama i centri vivaci, con ristoranti e locali e non si cura della pas-seggiata di circa un chilometro per raggiungere la spiaggia. La struttura è riservata a clienti con più di 16 anni, ed offre ristorante principale, grill restau-rant, due piscine, di cui una climatizzata in inverno, jacuzzi, noleggio biciclette, sauna, bagno turco, massaggi e tanto altro. La quota base è di 762 euro.

vi proietterà in scenari extraterrestri (qui sono state girate alcune scene di “2001 Odissea nello Spazio”). Colonizzate alla fine del 1200 da genovesi, ispanici e portoghesi, e poi dagli spagnoli, che soppiantarono le popolazioni indigene, le Canarie offrono grandi città e graziosi borghi dalle case bianche, località turistiche animatissime e villaggi dai caseggiati rurali tradizionali, antichi centri storici, musei e Centri visite dove scoprire la storia e la cultura locali. Ad esempio, a Lanzarote la casa museo del premio Nobel per la Letteratura Josè Saramago e le opere di César Manrique, pittore, scultore, ecologista e paesaggista.

vivere bene viaggi a cura di Paola Minoliti in collaborazione con

Santa Cruz de Tenerife

Parco Nazionale di Timanfaya

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La grande forza astratta di Pollock

Una mostra che si concentra su uno dei momenti di più grande innovazione dell’arte del ‘900. Parliamo dell’irruzio-ne sulla scena di Jackson Pol-lock assieme a Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kli-ne e molti altri rappresentati della Scuola di New York, con tutta l’energia e quel carattere di rottura che li rese celebri. Anticonformismo, introspezione psicologica e sperimentazio-ne: questo era l’action painting di Pollock e dei suoi compagni d’avventura.All’Ala Brasini del Vittoriano saranno così in mostra 50 capolavori, ricchi di colori, di energia. Tra loro spicca il celebre Number 27, la grande tela di Pollock lunga oltre 3 metri e resa iconica dal magistrale equilibrio fra le pennellate di nero e la fusione dei colori più chiari – colori vividi, armonia delle forme, soggetti e rappresentazioni astratte che immergono gli os-servatori in un contesto artistico magnifi co: l’espressionismo astratto.Segnaliamo che nello stesso Complesso del Vittoriano è in corso anche una mostra dedicata a Andy Warhol e alla pop art, che, con 170 opere esposte, consente di scoprire un altro grande momento della creatività newyorkese partito nel 1962, quando Warhol inizio la sua serie di serigrafi e dedicate a ripro-durre le Campbell’s soup.

Pollock e la scuola di New Yorkroma, ala Brasini complesso del Vittorianofino al 24 febbraio 2019ingresso: 15 euroinfo: WWW.ilvittoriano.com, tel. 06-8715111

36 Consumatori novembre 2018

vivere bene mostre a cura della redazione

Paul Klee e le tante arti primitive

Una mostra che propone un’am-pia selezione di opere di un maestro protagonista delle avanguardie del ‘900 come Paul Klee e in particolare si concentra sul tema del “primitivismo” che tanto infl uenzò l’artista svizzero. Per Klee il primitivismo include sia epoche preclassiche dell’arte occidentale (come l’Egitto fara-onico), sia epoche sino ad allora considerate “barbariche” o di decadenza, come l’arte tardo-an-tica, quella paleocristiana e copta, l’Alto Medioevo; sia infi ne l’arte africana, oceanica e amerindiana. In mostra al Mudec ci sono un centinaio di opere dell’autore, provenienti da impor-tanti musei e collezioni private europee, e conterà su una consistente collaborazione del Zentrum Paul Klee di Berna. L’interesse per tutto quanto, in arte, è “selvaggio” e “primitivo” si desta in Klee in coincidenza con il suo primo viaggio in Italia e la scoperta dell’arte paleocristiana a Roma, tra l’autunno del 1901 e la primavera del 1902.In seguito al viaggio in Italia Klee si considererà un “epigono”: vale a dire ultimo nato, erede tardivo di un’illustre civiltà giun-ta al tramonto. E questa conclusione non lo abbandonerà mai in seguito, spingendolo a trasformare, come lui stesso raccon-ta nei Diari, la delusione in “stile”.

Paul Klee. Alle origini dell’artemilano, mudec museo delle culturefino al 3 marzo 2019ingresso: 14 euro, sconto soci cooP 12 euroinfo: WWW.mudec.it, tel. 02-54917

E l’olio delle patatine diventa plastica

F ritto è buono tutto: è questo il problema. Perché a noi umani piaccia così tanto qualsiasi cosa fritta, di preciso, non lo

sa nessuno. Si ipotizzano diversi fattori. C’è chi dice che il grasso del fritto faccia scattare nel nostro cervello, quello che è rimasto indietro, l’antica connessione di quando vivevamo nelle caverne: molte calorie-maggiore probabilità di sopravvivenza. Forse c’entra il ruolo di qualche proteina e anche il rumore croccante che fa

una bella patatina fritta. Il dottor Massimiliano Zampini dell’Università di Trento e il suo collega Charles Spence di Oxford, hanno modifi cato elettronicamente il suono di una patatina fritta dimostrando per sempre quanto un bel “croc” dia soddisfazione. E faccia voglia di mangiarne un’altra. Era il 2008 e per i loro studi presero un Ig-Nobel, il premio per le ricerche più strane, divertenti e un po’ assurde.

Fatto sta che 4.500 anni fa, in Egitto, l’umani-

Italiani brava gente

Massimo CirriFilippo Solibello

conduttori radiofoniciconduttori radiofonici

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Consumatori novembre 2018 37

vivere bene libri a cura di librerie.coop

tà ha cominciato a friggere e non ha più smesso. Friggono tutti i popoli del mondo. Friggono moltissimo gli asiatici e i nord americani. Ogni giorno – tolte dalla padella le cosce di pollo, i wanton, i gamberetti, patate e patatine, pesci di ogni tipo e verdure tutte - rimangono un mi-liardo di litri di olio esausto. Sono tanti: come una sorgente di olio fritto che butta 41 milioni di litri all’ora, 11mila e passa al secondo. Una marea. Una marea unta. E solo in Asia e Nord America. Panelle, crocchè, arancine, melan-zane e milza – quella fritta nello strutto a Palermo - sono da contare a parte.

Questo mare di olio esausto va smaltito. Altrimenti fi nisce nell’ambiente, inquina, puzza. Smaltirlo costa. L’olio del fritto è un problema serio. Per una società geniale, si

chiama Bio-on e sta in Emilia Romagna, è diventato una risorsa. Loro producono da anni bioplastiche di alta qualità. Materiali uguali a quelli che vengono dal petrolio ma biodegradabili: non inquinano, non resta-no nell’ambiente. Le loro “materie prime” sono melassa di barbabietola e di canna da zucchero, scarti di frutta e patate, carboi-drati di vario tipo, glicerolo. Tutti prodotti residui, in una processo che - alla Bio-on ci tengono a specifi carlo - «non è in compe-tizione con le fi liere alimentari». Adesso hanno iniziato a fare buone bioplastiche con l’olio da frittura. «È il risultato di due anni di ricerche e permette di attingere alle enormi quantità di questo prodotto di scarto», dice Marco Astorri, fondatore e amministratore

delegato. Il biopolimero, naturale e biodegradabile

al 100%, lo hanno brevettato. È la prima volta che la fonte di carbonio che alimenta il pro-cesso produttivo della bioplastica è di natura lipidica. Lo hanno chiamato Minerv PHAs.

L’olio esausto da frittura subisce un trattamento preventivo e poi i batteri se lo “mangiano”. Poi “digeriscono” e ne esce una plastica che ha le stesse proprietà termo-mec-caniche di quelle tradizionali e va benissimo in tutti gli utilizzi: imballaggi generici, imballag-gi alimentari, per gli oggetti di uso comune, l’abbigliamento, le parti di automobili. Ancora non sappiamo se ai batteri della Bio-on piace di più l’olio delle patatine o quello del fritto di paranza. Indagheremo.

anna daltonL’ apprendista geniale garzanti editore270 Pagine, 16.90 €Una storia sul fascino di Venezia am-bientata in un college prestigioso. Una protagonista unica, timida e testarda che lotta per il suo sogno. Perché le cose preziose vanno protette, qualsia-si sia l’ostacolo da superare.

luca mercalli Non c’è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientalieinaudi editore262 Pagine, 18 €T come Tempo. Il tempo che inizia a mancare per comprendere che quella climatica e ambientale è un’emer-genza di cui dobbiamo preoccuparci.

duccio demetrio Foliage. Vagabondare in autunno raffaello cortina editore256 Pagine, 18 €Un viaggio alla scoperta della luce che anche la caducità emana, illustrato dai dipinti dedicati all’au-tunno dai grandi pittori, da Monet a Gauguin, da Van Gogh a Schiele.

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Il libro del mesepierdomenico Baccalario

Il libro dei libri da leggere per diventare grandieinaudi ragazzi, 184 Pagine, 16 € (soci cooP 13,60 €)

Al mondo ci sono tantissimi libri da leggere, ma alcuni sono da leggere piú di altri. Non perché lo dicano i genitori o gli insegnanti e nemmeno per-ché sono più importanti o perché i loro personaggi ci accompagneranno per tutta la vita. Sono libri da leggere perché, una volta fi niti, tutti i bambini ne vorranno leggere un altro. Questo libro è un biglietto di sola andata per un bellissimo e indi-menticabile viaggio. Senza ritorno: dopo aver letto questi libri non sarete infatti più gli stessi.

Il consiglio del libraioshirley JacKson

ParanoiaadelPhi editore, 204 Pagine, 18 €

Quattro racconti inediti, saggi brevi e articoli della maestra del genere gotico che ha ispirato Stephen King. Scrittrice, ma anche casalinga, scomparsa cinquant’anni fa e riscoperta negli ultimi anni, ha alternato la sua attività creativa con quella tra le (infelici) mura domestiche dove traeva ispirazione. Ecco quindi nei suoi terroriz-zanti racconti, case stregate, sortilegi e misteri ancora più paurosi perché si manifestano nella quotidianità. Su Netfl ix la serie tratta dal suo romanzo L’ incubo di Hill House.

Novità sullo scaff ale

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38 Consumatori novembre 2018

vivere bene musica a cura di Pierfrancesco Pacoda

Il meglio dei Rolling Stones 50 anni dopo In piene celebrazioni per i 50 anni dal 1968, la ristampa di “Beggars Banquet”, uscito proprio in quell’anno cruciale per le trasformazioni sociali (e artistiche), è l’occasione per riscoprire, in una versione ricca e rimasterizzata, uno dei dischi che hanno segnato il versante più selvaggio della pop music. I Rolling Stones, qui nel loro momento di maggiore creatività, mescolano rock e blues, influenze e suggestioni beat e psichedeliche con l’amore profondo per il Delta del Mississippi. Capolavori come Street Fighting Man e Sympathy for the Devil, sono ancora più espliciti, vitali, invitanti, in questa nuova edizione del disco. Disponibile anche il singolo Sympathy for the Devil in vinile mono.

rolling stones

Beggars Banquet 50th Anniversary

Editionuniversalil nostro giudizio: ● ● ● ● ●se ti Piace ascolta: the Yardbirds, bo diddleY

Insegnare il rap a scuola o in un campo profughi

Militant A è stato il leader degli Assalti Frontali, la band che a Roma ha fatto nascere all’inizio degli anni ‘90, la prima scena rap italiana, socialmente consapevole, fortemente legata alla narrazione della quotidianità. Una esperien-

za che da tempo mette al servizio di una attività di formazione e di incontro che utilizza l’hip hop come linguaggio capace di superare le barriere sociali ed etniche, per far vivere agli adolescenti il senso della comunità. Questo lavoro lo ha portato a insegnare rap non solo nelle scuole di tutta Italia, ma anche in realtà complesse e difficili, come i campi profughi del Libano, dove i suoi laboratori hanno insegnato ai ragazzi che la parola cantata non è solo intrattenimento, ma anche occasione di crescita culturale e di emancipazione da un orizzonte senza futuro all’apparenza. Questo libro racconta la sua storia avventurosamilitant a, Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo, Ed. Goodfellas

Emozionarsi attraverso le canzoni d’amore

Si tratta di un viaggio che attraversa l’educazione sentimentale dell’autore, formata con l’ascolto di brani classici, che ne hanno sottolineato gli attimi significativi. Un pretesto per riscoprire capolavori molto famosi,

ma anche spesso dimenticati, che hanno can-tato con le loro parole cariche di seduzione la trasformazione del modo stesso di vivere i sentimenti dagli anni ‘60 a oggi. Da “Il cielo in una stanza” composta nel 1960 da Gino Paoli, passando per “Anna e Marco” di Lucio Dalla, sino a “Niente canzoni d’amore” di Marracash, Beatrice ci fa sentire partecipi di quelle emo-zioni che solo le “Canzoni d’amore” riescono a trasmettere.luca Beatrice, Canzoni d’amore, Ed. Mondadori

Da sentire Da leggere

Voce italiana che emoziona

Rivelazione della nuova musica italiana, Adele Nigro, vero nome di Any Other, è una cantautrice che sa toccare le corde della malinconia più in-quieta, componendo can-zoni fatte di smarrimento, dove il senso del distacco diventa il protagonista. Un mondo dal futuro in-certo raccontato con una capacità emozionale rara.any other

Two, Geography42 RecoRdsIl nostRo gIudIzIo: ● ● ● se tI pIace ascolta: cat poweR, gIoRgIeness

Gli Area con Demetrio

Finalmente disponibile la ristampa di uno dei capo-lavori della musica italiana più recente, l’ultimo disco degli Area registrato insie-me a Demetrio Stratos, il cantante dalla straordina-ria vocalità, tra pop e spe-rimentazione. Musica fuori dal tempo, tra jazz, rock contemporanea, etnica, il suono di una generazionearea

1978. Gli dei se ne vanno...waRneR ItalIaIl nostRo gIudIzIo: ● ● ● ●se tI pIace ascolta: peRIgeo, soft MachIneconvenIence

Il rock gotico dei Bauhaus

Sono stati i rappresentati più influenti del rock goti-co, decadente, oscuro che, alla fine degli anni ‘70 fece ballare Londra, partendo dalle serate del Batcave, un antro dedicato a questo suono romantico e ricco di riferimenti cinematografi-ci. Sono canzoni registrate in quell’epoca, alcune inedite, altre rimasteriz-zate, come la celebre Bela Lugosi’s Dead.Bauhaus

The Bela SessionleavIng RecIl nostRo gIudIzIo: ● ● ● se tI pIace ascolta: sIouxIeBanshees, the cRaMps

● da dimenticare - ● ● sufficiente - ● ● ● buono - ● ● ● ● ottimo - ● ● ● ● ● caPolavoro

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Consumatori novembre 2018 39

vivere bene musica a cura di Pierfrancesco Pacoda

Le luci della centrale elettricaE’ appena stata pubblicata la raccolta doppia “Tra la via Emilia e la via Lattea”, che racconta dieci anni di canzoni di Le luci della centrale elettrica. Vasco Brondi, questo il suo vero nome, ha parlato con Consumatori dei suoi recenti consumi culturali

Vasco, iniziamo dai tuoi dischi preferiti degli ultimi mesi... Giovanni Lindo Ferretti, Bella gente d’Appennino, di madri e di famiglie. L’ultimo disco dal vivo di Ferretti raccoglie trent’anni di canzoni e riflessioni e ci conferma il suo percorso personale, profondo e popolare. Ferretti non si definisce un musicista ma con la sua voce e la sua visione ha cambiato la musica e per chi lo segue l’ha resa qualcosa di più importante. Marc Ribot, Songs of Resistance 1942 – 2018. Uno dei più grandi chitarristi del mondo fa un disco in cui riprende le canzo-ni popolari della resistenza dei più svariati angoli del pianeta. Tom Waits canta con la sua voce inconfondibile una incredibile versione di Bella Ciao. Bob Dylan, Grateful Dead, Dylan & The Dead. Il disco live di un tour del 1987 dove Bob Dylan e i Grateful Dead si incontrano e lasciano una traccia indelebile.

E i libri? Cosa hai letto di recente?Affrettati piano di Corrado Pensa e Neva Papachristou. Una bellissima raccolta di brevi saggi sulla meditazione e la con-sapevolezza. Gli autori ci guidano lungo una strada di 2.500 anni regalandoci nuove prospettive e nuove possibilità per stare nella realtà con gli occhi aperti e il cuore anche.

Exit West di Mohsin Hamod. Il realismo delle storie dei mi-granti si mescola alla fantascienza, il presente diventa futuro. Un romanzo che per me è già un documento di questi anni. Il terzo scimpanzé di Jared Diamond. L’evoluzione della vita sulla terra e la storia degli esseri umani diventano un roman-zo storico e scientifico lungo milioni di anni. Diamond illumina il nostro sguardo sulla realtà.

Chiudiamo con i film e le serie Tv...Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini. Un documentario deli-cato su una storia tragica italiana. Un documento storico che lascia sconvolti, un grande regalo per l’Italia e per la giustizia.Attraversando il bardo che è un documentario di Franco Battiato poco conosciuto, ma splendido. Racconta il momen-to di passaggio tra la vita e la morte intervistando fisici, monaci buddhisti e cristiani, liberi pensatori e filosofi. The Young Pope. Chiudo con questa regia di Paolo Sorrentino che riesce a dare profondità al meccanismo delle serie televi-sive che spesso sono basate solo su trame che danno dipen-denza e che entrano da un orecchio ed escono dall’altro.

Cosa avviene quando il più romantico e originale esponente della nuova gene-razione della canzone d’autore italiana, Francesco Motta (che abbiamo intervi-stato nello scorso numero di Consuma-tori), incontra il tribalismo “minimale” di un gruppo di donne del Niger? Si tratta di una di quelle felici relazioni impos-sibili che solcano la popular music, una aspirazione al dialogo tra mondi lontani che parla un linguaggio globale e che ci fa amare un’Africa poco conosciuta, che avvolge con il suo fascino le ballate melodiche del cantautore. Loro sono le Les Filles de Hillighadad, tre donne che

L’intervista

Il concerto

provengono da un piccolo villaggio e suonano per la comunità, cantastorie, ma anche artiste che fanno musica per accompagnare gli avvenimenti che scan-discono la vita della tribù tuareg della quale fanno parte. Motta ha sempre avuto una relazione creativa con la po-liritmia africana, ampliamente presente nei suoi dischi. Qui porta in scena una sperimentale word music in equilibrio instabile tra sud e nord del pianeta. le date: 24 novembre Milano, 25 Bologna, 26 Livorno, 27 Roma Info: www.woodworm-music.com

Motta e Les Filles de Hillighadad

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Quando arrivi ad un bivio devi percorrere una o l'altra strada. Di questi bivi nella vita di tutti i giorni ne incontriamo tanti, si tratta di saper scegliere. E di saper ascoltare gli altri. È uno dei temi comuni di rifl essione usciti dal Bootcamp che quest'anno si è tenuto a Firenze. Ecco una sintesi dei 18 interventi in due giorni di esperienze condivise

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vita di cooperativa coop reno

ANDREA MASCHERINI

PRESIDENTE DELCONSIGLIO DI

AMMINISTRAZIONE DI COOP RENO

BOOTCAMP RENO 2018

L'arte di saper ascoltare

40 Consumatori novembre 2018

Il bootcamp in ambito militare è un campo di addestramento. In un'azienda indica un workshop per apprendere, attraverso le esperienze fatte, nuove idee e competenze

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Il 4 e 5 ottobre a Firenze si è svolta la quinta edizione del Bootcamp Reno, ed essendo l’anno dell’anniversario dei nostri 30 anni di vita, ci siamo ritrovati a dover scegliere come, cosa

e soprattutto chi festeggiare.La scelta più facile è stata sul "chi", perché in

questi anni abbiamo messo al centro la parola "noi". Anche questo Bootcamp è stato un regalo per quel "noi", perché confrontarci con storie vere della nostra società, i suoi limiti ma soprattutto le sue eccellenze, aiuta a riempire di valori il sentirsi parte di una comunità, ritrovando in questo il senso più bello della parola cooperare. La famosa scrittrice J. K. Rowling, che ha dato vita ai libri di Harry Potter, dice che “sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità”. E allo stesso tempo le nostre capacità sono fi glie delle nostre scelte.

Il Bootcamp Reno è fi glio di una scelta, quella di mettere l’ascolto al centro della nostra attenzione: le persone che invitiamo, infatti, non accettano solo un invito a parlare, ma anche l’invito a farsi ascoltare, perché come diceva Goethe “Parlare è un bisogno, ascoltare è un’arte”. Avere voglia di farsi ascoltare, cambia il modo con cui ti poni con gli altri, perché signifi ca che ti interessa la loro attenzione, comprensione e visione delle cose.

L'affresco della nostra societàCosì è stato anche per quest’anno, abbiamo ascolta-to 18 persone che hanno “dipinto” un tratto della nostra società, attraverso i loro punti di vista.

Il primo ad intervenire è stato Guido Caselli, direttore del Centro studi Unioncamere Emilia-Ro-magna, che da quasi 25 anni racconta i cambiamen-ti sociali ed economici del nostro Paese dando voce ai numeri. Bukowski aff ermava “non mi fi do della statistica, perché un uomo con la testa nel forno

e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media”. Guido Caselli ha tradotto in immagini e suggestioni i dati con i quali quotidia-namente ci confrontiamo. Del suo intervento, dal titolo "Cartoline dal futuro", è stat0 particolarmen-te interessante l'accostamento tra i numeri della nostra economia e le suggestioni di Giorgio Gaber. Il quadro che ne è uscito è che siamo in una società in bilico tra “il non più” e il “non ancora”, che deve aff rontare i cambiamenti climatici e i cambiamenti demografi ci. Il paese dell’era digitale ha cambiato molti dei suoi paradigmi: si pensi che Airbnb dal nul-la in 9 anni è arrivata a essere valutata 25 miliardi di dollari (Hilton vale 19 miliardi di dollari). Per arrivare a 1 milione di camere, Mariott ne ha impiegati 58 di anni, Airbnb 7!

A proposito di cambiamenti della società, un esempio evidente è stato l’intervento di Niccolò Ci-priani, fondatore e CEO di Rifò, progetto imprendito-riale pratese dallo sfondo sociale che mira a cogliere l’enorme esperienza di Prato maturata nel tessile al fi ne di promuovere un consumo più responsabile e sostenibile, specie nel settore dell’abbigliamen-to. Rifò è una linea di abbigliamento e accessori completamente rigenerata, che utilizzata gli scarti tessili, trasformandoli in un nuovo fi lato che poi diventa una t-shirt o un nuovo telo estivo.

Dalla comunicazione al cibo no-profitLa società che cambia sta portando anche a un modo nuovo di comunicare, e per capirlo ci hanno aiutato Vera Gheno, autrice e sociolinguista specializzata in comunicazione digitale che gestisce per l’Ac-cademia della Crusca l’account twitter, e Bruno Mastroianni, autore, giornalista e fi losofo, che tiene corsi sull’etica della comunicazione digitale per aziende e organizzazioni non profi t nonché con-sulente per i social media di alcune trasmissioni di Rai1 e di Rai3. Oggi tutti si improvvisano “tuttologi”,

Consumatori novembre 2018 41

In alto Nicole Poggi e Osvaldo De Falco. Qui a lato da sinistra, Guido Caselli, Niccolò Cipriani, Bruno Mastroianni con Vera Gheno, Camilla Capasso con Cristina Reni

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ritengono di avere capacità di esprimere un’opinione che vale come quella di un medico, di un ingegnere, di un economista, di un patologo… ma quando non si conosce una cosa si può anche scegliere di “stare in silenzio”, è il suggerimento che ne è emerso.

Per proseguire la giornata è arrivata una gradi-tissima sorpresa: un video messaggio dello chef Massimo Bottura, che ha salutato Coop Reno, ringraziandoci per la collaborazione che abbiamo messo insieme con la sua associazione Food for Soul e che sarà presentata a dicembre 2018.

Cristina Reni, “braccio destro” dello chef pluristellato, ci ha raccontato come è nata la loro associazione no-profit fondata nel 2016 da Massimo Bottura e Lara Gilmore per combattere lo spreco alimentare nell’interesse dell’inclusione sociale. Food for Soul punta a incoraggiare organizzazioni pubbliche, private e no-profit a istituire e sostenere mense comunitarie in tutto il mondo, e coinvolgere professionisti di diversi settori, tra cui chef, artisti, designer e distributori alimentari, al fine di promuo-vere un approccio alternativo alla costruzione di progetti comunitari.

Le mense attualmente attive sono il Refetto-rio Ambrosiano di Milano, il Refettorio Gastromotiva di Rio de Janeiro, il Refettorio Felix di Londra, il Re-fettorio Paris di Parigi e i Social Tables di Bologna e Modena; altri progetti in apertura nei prossimi mesi e nel 2019 toccheranno la città di Napoli, gli Stati Uniti e il Messico. Il progetto che abbiamo costruito insieme a loro, è motivo di grande orgoglio, e avremo modo di presentarlo sulle pagine di Consumatori nel prossimo numero.

L’intervento di Nicole Poggi, Branding & Busi-ness Strategy Consultant, è stato particolarmente interessante, perché abbiamo visto come viene costruito e condiviso il valore di un marchio per ren-derlo coerente e potente agli occhi del consumatore. È stato portato come esempio concreto in tal senso

la nascita del marchio Bolé, lo Spumante Romagna Doc, che riassume idee spumeggianti e intenti brillanti, novità e freschezza, visione ed entusia-smo. Bolé è il primo Novebolle nato per conquistare nuovi orizzonti. Ha portato in evidenza il valore della territorialità, raccontando che la Romagna non è solo un luogo, ma un modo di fare e di vedere le cose: sognare in grande, pensarne sempre una nuova, avere il cuore che batte a mille, porgere mani che non hanno mai paura di fare ancora.

campi digitali e style strategyOsvaldo De Falco ci ha invece portato nel mondo dell’agricoltura italiana, quell’agricoltura che cerca di vedere nelle nuove tecnologie un’oppor-tunità di crescita. Figlio di agricoltore, Osvaldo ci ha raccontato quando dopo diverse esperienze di lavoro in Italia e all’estero, stanco dell’attuale filiera agroalimentare che a suo dire penalizzava i piccoli agricoltori, decise di tornare nella sua terra, la Calabria, per realizzare il progetto Biorfarm.

Oggi Biorfarm è una grande azienda agricola diffusa e condivisa, dove chi produce il cibo e chi lo consuma sono connessi. Grazie a una applicazione, si permette alle persone di adottare un albero e farsi un campo digitale, potendo monitorare la coltiva-zione dal proprio account. Quando l’albero è pronto, si può decidere come, dove e quanta frutta ricevere. Gli agricoltori vengono scelti con la massima atten-zione, attenti alle tecniche di produzione utilizzate e alla qualità dei loro prodotti.

Non si tratta solo di agricoltori locali, sono uomini che amano e rispettano la terra e che ogni giorno dedicano le loro energie a coltivare prodotti sani e genuini, nel rispetto della natura e lontani da logiche di produzione di massa, così come vuole la tradizio-ne tramandata di generazione in generazione. Nel 2017 Biorfarm ha vinto il Food Acceleration Program di H-Farm e Cisco, e nel 2018 ha lanciato una tra le

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In alto Silvia Amodio e Domitilla Ferrari. Qui a lato, Marco Sanguettoli, Giulio Iacchetti, Veronica Benini e Giulia Siviero

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più importanti campagne di crowdfunding in Italia, riuscendo a raccogliere 300.000 euro per sviluppare l'idea di partenza.

Quindi a salire sul palco è stata Anna Turcato, consulente d’immagine e prima style strategist italiana. Ha all’attivo una pro-fonda conoscenza del prodotto moda, maturata presso aziende del fashion e del “made in Italy” dove ha ricoperto il ruolo di buyer, cool hunter, responsabile ricerca e sviluppo e fashion coordinator. Formatrice nel campo dell'immagine, stile e personal brand ci ha accompagnato in un percorso di comprensione di come abbiglia-mento e stile possano aiutare la comunicazione non verbale e implementare la definizione della propria immagine in quanto mezzo espressivo, anche in un’ottica di business. Alcune scelte sull’abbigliamento sono parte di una vera e propria strategia comunicativa anche per molti personaggi di Stato, come Margaret Thatcher o Michelle Obama.

Il tumore al seno come opportunitàLa giornata di giovedì 4 ottobre si è conclusa con un intervento molto toccante di Silvia Amodio, fotografa, giornalista e docu-mentarista. Da tempo ha operato scelte espressive che coniugano etica ed estetica affrontando, attraverso ritratti realizzati con rara sensibilità, temi complessi come la diffusione dell’Aids in Sudaf-rica, la sofferenza delle vittime dei preti pedofili, il problema dei bambini lavoratori in Perù, la dignità delle persone affette da albi-nismo e la malnutrizione in Burkina Faso, o il progetto humandog, un progetto itinerante che indaga la relazione tra cane e padrone da un punto di vista zooantropologico.

Il suo intervento si è focalizzato sul progetto “Io ero, sono, sarò” promosso in collaborazione con Coop Lombardia, una mostra composta da una selezione di scatti realizzati per dar vita a immagini delicate, che non respingono di fronte alla durezza del tema, il cancro al seno, ma allo stesso tempo raccontano la malat-tia con onestà. La fotografa ha pensato di utilizzare un velo, vezzo tipicamente femminile, come filo conduttore, proprio perché l’organo colpito, il seno, è il simbolo stesso della femminilità. Un tessuto che con la sua trasparenza e leggerezza le ha consentito di “giocare” sul set con le modelle, e (s)velare non solo parti del corpo visibilmente colpite dal male, ma anche cicatrici profonde, non sempre visibili.

«Molte signore mi hanno detto che il cancro è stato un’oc-casione – difficile crederlo ma pare che sia stato così –per ripensare a tante cose, per prendersi cura di sé, per fare pulizia nella propria vita, per capire quali sono le cose che contano e per trovare, finalmente, la forza e il coraggio per realizzare un sogno. Al progetto ho dato questo titolo "Io, ero, sono, sarò", perché le persone quando ricevono questa sentenza si chiedono: perché è capitato proprio a me? Parlando con loro ho capito che la loro vita è stata divisa in tre parti: prima, durante e dopo la malattia. Tutte si sentono persone profondamente cambiate».

Il numero di donne colpite da tumore al seno cresce velocemen-te. E se un tempo la fascia di età delle persone più a rischio era tra i quaranta e i sessant’anni, oggi la forbice si è allargata fino a raggiungere ragazze di diciotto e signore oltre gli ottant'anni. Viene da sé che oltre a essere un problema di carattere sanitario, è diventata anche una questione sociale e culturale.

Una donna su otto viene colpita da tumore al seno nel corso della vita. Si stima che in Italia ogni giorno circa mille persone ricevano una diagnosi di tumore maligno. È una sofferenza che non riguarda solo una percentuale della popolazione, ma tutti: un malato, infatti, si deve misurare con la società e i familiari che gli stanno intorno, che si prendono cura di lui e lo sostengono. Il Bootcamp è anche questo, dare voce a progetti che ci emoziona-no e hanno un valore enorme nel sensibilizzare la comunità su problemi reali.

La comunicazione, il cuore della seconda giornata Nella seconda giornata dell’evento, abbiamo presentato come overture in anteprima il video celebrativo dei 30 anni intitolato “Proprio qui” (lo trovate su tutti i nostri canali social, youtube, vimeo, facebook, e sul nostro portale www.attivamentereno.it). Abbiamo scelto come tema centrale del video, non una celebra-zione fine a se stessa, ma ancora una volta le persone. Vi consiglio di guardarlo per scoprire non solo la storia ma anche gli splendidi paesaggi del nostro territorio che siamo riusciti a catturare, dalle colline bolognesi al corso dei fiumi che hanno fatto da cornice alla nostra crescita in questi anni, passando per i sorrisi e la semplicità della nostra gente. L’appaluso della sala così caloroso di fronte all’anteprima, direi che ha decretato la buona riuscita del nostro intento.

Quanto sia difficile comunicare, nell’era moderna è sicuramente un problema comune alle imprese. Da questo punto di vista è sta-to molto interessante l’intervento di Domitilla Ferrari che lavora in Webranking, agenzia di digital marketing tra i 50 Great Place to Work in Italia; tra i suoi libri merita una menzione particolare “Due gradi e mezzo di separazione. Come il networking facilita la circolazione delle idee (e fa girare l’economia)”.

Dalle sue parole abbiamo capito benissimo come la comunicazio-ne digitale ha le sue regole, ma non bisogna dimenticare quelle che adottiamo nella vita fisica. «Io non do mai l’amicizia su Facebook a chi ha una foto del profilo in costume, perché quando mi presento a qualcuno, a meno che non sia in riva il mare non mi metto in co-stume. Perché allora dovrei farlo nella mia pagina facebook. Credo che le connessioni siano un dono – ha continuato Domitilla Ferrari – mi piace fare colazione in compagnia e imparare cose nuove nel tempo di un caffè». Tra i suoi progetti uno è chiamato Colazione + 1. «Ogni mese facevo partire dieci inviti per colazione e a ognuno chiedevo di portare un +1. Un ospite interessato al tema centrale

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che veniva presentato. Lo scopo era imparare qualcosa nel tempo di un caffè. Internet, dove ogni giorno incontriamo persone nuove e interagiamo con chi conosciamo già, è un luogo come altri. Serve un po’ di tempo per fare amicizia, scoprire interessi e persone nuove. A colazione è come essere online».

Dalla comunicazione digitale siamo passati al mondo dello sport, grazie al contributo di Marco Sanguettoli, allenatore di basket, con varie esperienze professionistiche ma che ha “scelto” di dedicare la sua vita all’insegnamento dei giovani. Nel suo racconto è emerso come le relazioni siano fondamentali per far crescere le persone, sia per i ragazzi che hanno talento sia per quelli che ne hanno meno ma che possono essere funzionali alle prestazioni di una squadra. Le relazioni sono importanti anche tra allenatore e genitori, per comprendere il rispetto reciproco, delle professiona-lità e dei ruoli; se i genitori sono i primi a non dimostrare rispetto, l’insegnamento per i figli sarà di conseguenza negativo.

Oggetti disobbedienti e influencer per casoSiamo passati da definizione molto chiara di regole all’interno di una squadra, a un concetto all’apparenza contrapposto, quello di "oggetti disobbedienti". È il titolo della mostra ideata e realizzata da Giulio Iacchetti, una riflessione su quei prodotti che sfuggono a una chiara catalogazione nel design, che si ribellano alle logiche di consumo, che seminano dubbi e ambiscono a essere qualcos’altro. «Alla disobbedienza si perviene, per forza di cose, dopo aver a lungo sperimentato

l’osservanza alle regole che per un designer significa progetta-re oggetti conformi alle esigenze dei consumatori e obbedienti alle regole di mercato che impongono costi, formati, sistemi distributivi; attenti alle mode e alle tendenze, possibilmente innovativi, ma anche non disturbanti, facili da digerire, omolo-gati e omologanti».

Giulio Iacchetti, industrial designer dal 1992, progetta per diversi marchi. Nel 2009 è stato insignito del Premio dei Premi per l’innovazione dal presidente della Repubblica Italiana per il progetto Eureka Coop, con cui ha portato il design nella grande distribuzione organizzata.

«Pronto Babbo? Senti ho deciso, io mi licenzio, lascio la mia car-riera d’architetta di grattacieli qui a Parigi, voglio andare a vivere in un furgoncino della Wolksvaghen, voglio cambiare vita…» Questo è stato uno dei passaggi più divertenti dell’intervento di Veronica Benini, che sebbene non ami molto il termine "influen-cer", lo è a tutti gli effetti, conosciuta nel mondo web come "la Spora". Veronica ci ha raccontato la sua carriera, che si ritrova an-che nel suo Sporablog «nato nel 2006 per distrarmi da una brutta cosa che mi era successa: cancro al collo dell’utero per HPV, ovvero papillomavirus. Per fortuna me la sono cavata con due interventi di conizzazione, senza chemioterapia. Nono sono di quelle che stanno a fare “ué raga il cancro mi ha cambiato la vita, adesso son Gandhi”. No. Il mio cancro-gate è durato da dicembre 2006 a marzo 2007 con due conizzazioni e un raschiamento totale, niente di eclatante. Sono solo andata avanti cercando di spiegare a tutte che farsi il pap test in tempo può salvare la vita. Mi pareva doveroso avvertire le altre e, così facendo, al giorno d’oggi sono fiera di poter affermare di averne avvertite e salvate più di 70 che dopo aver letto il mio post hanno trovato il papillomavirus in displasia, ma in tempo per eliminarlo senza conseguenze per la fertilità e la salute. E con questo io mi sento già una figa stratosfe-rica, mi gonfio come un pavone e ogni volta è come se salvassi un po’ anche me stessa».

La bio di Twitter – si legge sulla sua pagina ufficiale (www.veronicabenini.it) – per anni è stata: “Sono figa, non posso essere anche simpatica”. «Infatti non ero simpatica, ero ancora incaz-zata nera e volevo che tutti mi dicessero che ero figa, che valevo qualcosa, che non era vero che ero da sostituire. In quegli anni di blogging non ho mai veramente abbassato le braccia anche se ho

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Luca Marmo, Stanislao Fabbrino, Chiara Battaglioni e Chiara Luzzana

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Scegliere l'unicità — Alice Munerato

Ho scelto per questo Bootcamp e per quelli precedenti che non si organizzasse solo un evento, ma un qualcosa di unico. Unico non è sinonimo di migliore, le opere d’arte possono anche essere replicate, l’unicità sta nel lavoro che ci sta dietro e nell'essenza di quello che si fa. Scegliere di organizzare un

evento unico che non si specchi in se stesso, ma che si apra agli altri ha un valore enorme.

Creare questo evento è soprattutto ricercare con estrema cura e curiosità i relatori che non siano solo bravi a parlare, ma che abbiano qualcosa di vero da raccontare. A volte non è facile trovare il canale diretto per contattarli, ma la tenacia e l’onestà di saper spiegare loro perché tu li vorresti con te, vincono sempre. Il "Buongiorno Sig. Giovanni le scrivo per…” della prima email, si trasforma quasi subito in una prima chiacchierata e in un “Ciao, sono davvero felice che tu abbia accettato il mio invito, sarai quest’anno un nostro coltiva-tore di idee”.

Scegliere i relatori è a volte come fare un salto nel vuoto, ti spaventa, ci vuole coraggio. È saper mettere sulla carta ciò che potrebbe stuzzicare la curiosità dei partecipanti. A volte si ascoltano professioni lontanissime dal nostro vissuto quotidiano, ma raccontate con tanto amore e devozione da saper poi lasciare un segno duraturo, un ricordo.

Grazie all’aiuto di due colleghi toscani, Romeo e Patrizia, quest’anno siamo stati a Firenze, una delle città più belle d’Italia, ricca di storia e di cul-tura. Ci ha ospitato l’Istituto degli Innocenti, la più antica istituzione pubblica italiana dedicata alla tutela dei bambini, alla loro crescita ed educazione. Un luogo progettato da Filippo Brunelleschi a inizio Quattrocento per soddisfare un’esigenza sociale pressante, quella della cura degli orfani e dei bambini abbandonati. Un luogo ancora oggi di accoglienza e di educazione di madri in difficoltà e bambini disagiati.

Anche i luoghi conviviali che fanno da cornice sono importanti in un evento. Quando ho incontrato Andrea Adams sul tetto dello “Student Hotel”, ho capito che quella era la scelta giusta perché volevo fare un po’ nostra quell'idea di ospitalità, di «creare esperienze che rendano la vita frizzante, che cambino la nostra vita, il modo in cui lavoriamo e viaggiamo» come dice Andrea. Quando leggi nella pagina della cooperativa Zenzero che “un sogno nel cassetto è servire la pappa al pomodoro a Clooney durante la notte degli Oscar”, la scelta è molto semplice. Scelgo voi per deliziare con il vostro cibo biologico e naturale tutti i nostri ospiti! Un’ultima scelta, infine, passa dal portone di un locale storico fiorentino, “Braciere Malatesta”, dove si respira aria di tradizione e famigliarità.

Il Bootcamp Reno si potrebbe anche replicare, se qualcuno volesse o ambisse a farlo, ma la copia originale restiamo sempre e solo Noi!

Rubrica

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toccato il fondo, e mi sono attaccata ai miei tacchi. Sono addirittura diventata malata di tacchi: li indossavo, li compravo, analizzavo libri su salute del piede e le sue patologie, mi nutrivo della storia delle calzature, di come sono fatte dentro, della loro giu-sta manutenzione, e inveivo nel vedere donne che camminavano come piccioni. Quando tu hai un blog, però, hai una voce e una community che ti segue. E la mia community è stata la mia salvezza, perché mi sono donata a loro con tutte le mie energie. Per ringraziarle ho deciso di insegnare tutto quello che avevo studiato ed elaborato sulla camminata sui tacchi. E ho creato un workshop gratuito per tutte».

Veronica ha così raccontato con una ironia degna di una attrice professionista, la sua storia, met-tendo la parola “donna” prima di tutto, una donna che dalla vita ha avuto tanti problemi ma che si sta riguadagnando tutto con la forza e il coraggio, oltre che con una spiccata intelligenza e bravura.

Quante donne in gamba!Di donne in gamba in queste due giornate di Bootcamp ne abbiamo incontrate davvero tante. Tra queste Giulia Siviero, giornalista che scrive sul "Post" che è venuta a parlarci di un argomento tanto serie quanto attuale, il femminicidio. Ho conosciuto Giulia tramite un suo articolo proprio sul "Post", un articolo che parlava della morte di Alba Chiara, vittima di un femmicidio a Tenno, piccolo paese trentino di montagna.

«Secondo lei è stato un femminicidio?, è la prima domanda che mi ha rivolto Loredana – ha raccon-tato Giulia – quando sono arrivata nella piazza del castello di Tenno. Loredana è la mamma di Alba Chiara Baroni, ragazza di 22 anni uccisa lo scorso 31 luglio a colpi di pistola da quello che era stato il suo fidanzato per sei anni, Mattia Stanga, 24 anni, che poi si è suicidato. Il caso è tornato su "Repub-blica" e poi sulle pagine di altri giornali nazionali qualche settimana fa perché Gianluca Frizzi, che era il sindaco di Tenno, si è dimesso a causa di una complicazione su una stele dedicata ad “Alba Chia-ra, vittima di femminicidio».

La storia di Alba Chiara ha a che fare con le dinamiche di un piccolo paese di montagna, dove esistono stereotipi e pregiudizi vecchi e radicati, e dove in questa vicenda il dolore si è tenuto tutto insieme e a tratti si è sovrapposto. «Ma ha anche a che fare con le dinamiche più tipiche della violen-za contro le donne, di come viene mal raccontata e spesso negata o messa in dubbio: si privilegia il colpevole anziché la vittima, li si mette sullo stesso piano, si giustifica tutto in nome “dell’amore”, si mostra indulgenza verso le ragioni del femminicida tacendo le aggravanti come la premeditazione; con il rischio così di confondere la situazione, di infierire

Scegliere di e come organizzare un evento è una forma di comunicazione, di condivisione. E qualsiasi cosa condivisa raddoppia il suo valore. Organizzare un evento è più dura che parteciparvi, ma la soddisfazione di vederlo realizzato è inestimabile. Vi racconto qual è la mia esperienza dietro le quinte del Bootcamp

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sulle vittime e d'impedire che la parola femminicidio – con tutto il senso simbolico, politico e sociale che porta con sé – venga pronunciata».

Ho voluto fortemente che nel Bootcamp di quest’anno si affrontassero anche temi forti come questo, perché se vogliamo cercare di capire questa società, la dobbiamo prendere anche per quegli argomenti che non ci piacciono.

Per fortuna questa società è fatta anche di tanti esempi positivi, tra cui quello raccontato da Luca Marmo, sales account manager di Beintoo, una mobile data company italiana nata a Milano nel 2011 che opera su scala globale nel digital advertising gra-zie gli uffici di Milano, Roma, Londra, Madrid, New York. Luca ci ha raccontato le origini della pubblicità, per arrivare a oggi: Beintoo raccoglie dati di geolo-calizzazione degli utenti per generare specifiche audience di riferimento su cui distribuire innovative campagne, direttamente sui nostri telefonini.

Altro esempio positivo viene dai prodotti della terra, e dal loro modo di allungarne la vita prima di finire in tavola. Ce lo ha raccontato Stanislao Giu-seppe Fabbrino, dal 2017 presidente e Ad di Frut-tagel s.c.p.a. e vicepresidente del consorzio Almaver-de Bio. In Fruttagel per la qualità del prodotto finito sono fondamentali le linee di trasformazione. Negli impianti dell’azienda se ne possono distinguere due tipi: le linee del caldo per la produzione di bevande e di derivati del pomodoro, e le linee del freddo per la produzione di ortaggi surgelati.

«Mi piace occuparmi di alimentazione, nutrizione e responsabilità sociale d'impresa ed è il massimo fare un lavoro che consenta di esprimere le proprie passioni», ha raccontato Stanislao. «Passo tante ore in automobile e nel mio poco tempo libero sto con la mia famiglia oppure corro, già, perché sono un

maratoneta e non basta mangiare bene se non si fa movimento».

I lavoratori con lo slashChissà se per ottimizzare il tempo sarà stato utile l’intervento di Chiara Battaglioni, professional organizer e slash worker. Vi chiederete cos’è una "slash worker", anche noi che eravamo in sala ad ascoltarla ci siamo fatti la stessa domanda, per sco-prire che purtroppo è una condizione molto ricorren-te di questi tempi. Uno "slash worker" è colui che svolge più di un lavoro, lo slash infatti altro non è che la barra che inframezza le parole. Che lavoro fai? Fac-cio il postino/cameriere, cioè la mattina consegno la posta e la sera arrotondo facendo il cameriere.

Purtroppo oggi sono tante le persone che si devono arrangiare svolgendo più mansioni. Chiara Battaglioni ci ha raccontato che il suo sogno è fare come professione l’organizzatrice, insegnare cioè agli altri come trovare la migliore gestione dei tempi e delle energie per riprendere il controllo del proprio lavoro. Oltre a questa attività, Chiara si occupa di “montaggi” anche a teatro, e alla sera si trasforma in allenatrice di pattinaggio artistico: e poi dicono che i giovani non hanno voglia di fare niente?

Per finire in bellezza questa edizione del Bootcamp, il microfono a Chiara Luzzana, sound-designer e artista sonora. Con la sua bravura e la sua classe nell’esprimere concetti e riflessioni – proprio come se si muovesse sulle note di uno spartito – Chiara ci ha accompagnati nei backstage dei suoi lavori, condividendo le immagini ma soprattutto i suoni che accompagno la sua e la nostra vita. Splendido il suo ultimo lavoro realizzato per la Nivea, dove è riuscita con una installazione ad associare i "suoni" della pelle a sensazioni che rendono uniche le persone.

“Le persone hanno voglia di ascoltare”, così re-citava una delle sue slides. Credo che con queste parole si possa sintetizzare il nostro Bootcamp, nato in sordina e tra la diffidenza di tutti, mentre oggi dopo cinque anni mi sento di poter afferma-re che è diventato un evento di successo, all’in-terno non solo della nostra cooperativa ma anche in quel “mondo”, in cui viviamo, a cui abbiamo scelto di aprire le porte per farci contaminare. Abbiamo ascoltato in questi anni oltre 80 per-sone, persone che come abbiamo sempre detto, prima di accettare un nostro invito a parlare hanno accettato l’invito a farsi ascoltare.

Il Bootcamp Reno ha cercato in questi anni di contagiare e farsi contagiare dalla voglia di ascoltare. Abbiamo scelto che fosse così, era un nostro desiderio: “Non fare dei tuoi sogni un desiderio, fanne una scelta. Fa' la differenza”.

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O gni anno all’interno del “welcome kit” Bootcamp Reno si vuole lasciare il segno, regalando a tutti gli invitati un esempio concreto di ricerca e "scelta" degli oggetti.

Quest’anno sono state coinvolte imprese e start-up innovative per l’utilizzo dei materiali e per il loro design. All’interno della borsa di cotone biologico realizzata per l’occasione da Camaloon, una giovane start-up italo/spagnola, abbiamo raccontato un pezzo di storia e innovazione di Piccolo, negozio online specializzato nella vendita di sementi.

Nel 2012, Soira Bazzo, ex studentessa veneta di lingue orientali, ha lanciato il suo negozio online — il primo in Italia — specializzato nella vendita di sementi pensate per chi vive in piccoli spazi e può solo coltivare in vaso: dagli ortaggi ai frutti, dalle erbe aromatiche ai fiori edibili, puntando anche su varietà nane come il Cetriolo Spacemaster, la

Melanzana Slim Jim o la Carota Paris Market, dalla forma a pallina.

Design londinese per il packagingIn questi ultimi sei anni l’attività di Piccolo è cresciuta, l’azienda ha vinto premi e oggi ha clienti in tutto il mondo, per cui di recente ha deciso di rifare la grafica e il packaging dei semi, affidandosi a uno dei più interessanti studi creativi, il britan-nico Here Design — studio che Soira ha scoperto grazie a Frizzifrizzi, magazine online di cultura pop, e punto di riferimento, nel panorama italiano della rete, per arte, design, libri, moda ed eventi.

Soira ha deciso insieme allo studio di design lon-dinese, di creare un packaging innovativo ideando questi pacchetti di semi come una collezione di piccoli libri in miniatura.

Sui biscotti il logo NoicoopRenoNel kit di benvenuto c’erano anche due biscotti personalizzati con il logo “NoicoopReno” realiz-zati dalla deliziosa “Zoo Bakery” di Bologna e due bustine di tè a forma di aeroplano e nuvoletta in tema con il mood di quest’anno che era "Non fare dei tuoi sogni un desiderio, fanne una scelta. Fa la differenza".

Tea Heritage è una start-up francese nata nel 2013 che vuole trasmettere con i suoi prodotti le qualità del “made in Lion”: creatività, design e know how artigianale sono i suoi punti di forza. Ogni bustina di tè è unica e originale, è fatta a mano e rispetta il lavoro dell'operaio asiatico nelle piantagioni di tè.

Il Bootcamp Reno 2018 è nato per prendersi un po’ di tempo per “noi”, e ci ha insegnato sicura-mente l’importanza di saper ascoltare, prima di scegliere, perché «sentire» da solo non basta.

Un kit ad alto contenuto creativo— Alice Munerato

Nel kit di benvenuto ai partecipanti del Bootcamp Reno c’era una busta bianca che sembrava contenesse un libricino. In realtà erano confezioni di semi e altro materiale ad alto contenuto creativo

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Il 22 ottobre è stata celebrata la Festa del Socio Coop Reno, ricordando la data in cui nel 1988 nasceva la cooperativa. Una festa dedicata ai soci, arrivati quasi a

100 mila, che sono sempre più importanti, perché rappresentano la comunità in cui viviamo. Con loro abbiamo condiviso anche quest’anno questo momento di festa, promuo-vendo nell’occasione la lotta all’illegalità, con la distribuzione di 300 mila shoppers speciali, personalizzate da Coop Ventuno.

CoopVentuno è una start-up che rivende prodotti ecologici e compostabili, fondata da Gennaro Del Prete e Massimiliano Noviel-lo, due uomini accomunati dalla morte dei rispettivi padri uccisi dalla camorra perché vo-levano un’Italia libera dalle illegalità: Federico Del Prete, sindacalista degli ambulanti, nel 2002 aveva denunciato il racket delle buste di plastica alla fiera settimanale di Mondragone facendo arrestare un vigile urbano.

La camorra lo ha ucciso il 18 febbraio 2002; il giorno successivo avrebbe dovuto testimo-niare nel processo a cui lui stesso aveva dato impulso.

Stessa sorte per l’imprenditore Domenico Noviello, che nel 2008 era riuscito a far arre-stare e condannare gli emissari del clan dei Casalesi.

Ma la loro morte non è stata vana, perché il loro coraggio e la voglia di una società civile fondata sulla legalità e sul lavoro onesto continua oggi a vivere nella cooperativa sociale fondata dai figli.

Lo shopper della legalità dove mettere gli acquisti— Alice Munerato

Per i festeggiamenti del suo 30° compleanno, Coop Reno ha distribuito nei suoi 42 punti vendita le sportine realizzate dai ragazzi di Coop Ventuno, una start-up fondata dai fi gli di due uomini uccisi dalla mafi a. Un modo per parlare di valori comuni

Illegali la metà dei sacchetti in circolazione Secondo i dati diff usi da Legambiente, metà dei sacchetti in circolazione in Italia sono illegali; il valore perso dalla fi liera legale è di circa 160 milioni di euro, a cui si devono aggiungere 30 milioni di euro di evasione fi scale e 50 milioni di euro per lo smaltimento delle buste fuori legge. Il settore è diventato terreno d’azione anche delle eco-mafi e, che inquinano il mercato legale e impongono i loro prodotti in plastica tradizionale. Il tutto senza considerare i gravi danni all’ambiente e al mare, oltre all’aggravio dei costi di smaltimento dei rifi uti quantifi cato in 50 milioni di euro. Ecco perché Coop Reno, in occasione della Festa del Socio, ha deciso di distribuire in tutti i suoi 42 supermer-cati questo shopper speciale che riporta il nostro slogan “NoicoopReno”, realizzata dai ragazzi di Coop Ventuno: il modo migliore per festeggiare il nostro compleanno nel rispetto dei valori in cui crediamo.

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L'8 e il 15 settembre si sono tenute in quasi tutti i nostri punti vendita le raccolte dei

materiali scolastici per l’anno scolastico 2018/2019.

Questo genere di raccolte si realizzano puntualmente in Coop Reno a inizio anno scolastico e hanno l'obiettivo di fornire a tutti i ragazzi e le ra-gazze gli strumenti didattici di base: quaderni, matite, colori e altri strumenti che compon-gono il corredo scolastico.

Nei punti vendita, grazie alle donazioni di soci e dei clienti si

raccolgono i materiali che ven-gono consegnati dai volontari alle scuole o ai servizi scolastici comunali. Tali istituti a loro vol-ta distribuiscono questi articoli ai ragazzi e alle ragazze che si trovano a vivere in famiglie che hanno maggiori diffi coltà economiche o che necessitano di un ausilio.

In ogni negozio nei giorni successivi alla raccolta è stato appeso un cartello nel quale era riportata la quantità di materiale raccolto e a chi è stato donato. Quest’ anno stati raccolti circa 13.300 articoli in 39 punti vendita. I più attenti

alle donazioni si sono dimostra-ti i soci e clienti di Molinella, seguiti da San Pietro in Casale e da Vergato. La dimensione del negozi gioca spesso un ruolo rilevante nella quantità dei prodotti donati, ma a fare la diff erenza sono anche i soci attivi che aiutato la raccolta con la loro presenza e attenzione.

Ci troviamo di fronte a un grande successo e ne siamo lieti. Vogliamo ringraziare tutti i soci e i clienti che, come noi, credono in queste raccolte che aiutano attraverso piccoli gesti concreti la comunità a crescere più coesa e solidale.

Dona la spesa per la scuola Quasi 13.300 gli articoli raccolti in 39 punti vendita della Cooperativa: ora andranno a comporre il corredo scolastico di bambini provenienti da famiglie in diffi coltà

Il bilancio Gli articoli per la didattica donati nei negozi Molinella Scuole di Molinella e di S. Maria Codifi ume: 935San Pietro in Casale I. C. Statale San Pietro in Casale: 734Vergato I. C. Vergato - Grizzana Morandi: 711Minerbio Scuole di Minerbio e Ca' De Fabbri: 688Renazzo Caritas locale: 623San Giorgio Di Piano I. C. di San Giorgio Di Piano, Scuola infanzia parrocchiale A. Ramponi, Scuola dell'infanzia comunale e Scuola dell'infanzia statale: 606Porretta Terme Servizi sociali del Comune di Alto Reno Terme: 595Silla Servizi sociali del Comune di Gaggio Montano: 577Poggio Renatico Caritas e Udi: 563San Venanzio di Galliera Caritas di Galliera: 476Sant'agata Bolognese Assistenti sociali - Scuole di S. Agata: 447Monghidoro Scuola di Monghidoro: 404Rioveggio I. C. Vado - Monzuno: 375Castello D'argile Scuole di Castello D'argile - assistenti sociali del Comune: 369Argelato I. C. di Argelato, Scuola d'infanzia parrocchiale e comunale: 324Padulle Istituto comprensivo Andrea Ferri di Sala Bolognese: 303Ponterivabella Comitato genitori di Monte San Pietro: 290Medicina Caritas - scuole Di Medicina: 277

Riolo Terme Servizi sociali Comune Riolo Terme: 276Ficarolo Scuole di Ficarolo: 267Altedo Uffi cio servizi sociali Comune di Malalbergo: 263Vigarano Mainarda Caritas di Vigarano Mainarda: 259Casumaro Scuole di Casumaro: 255Stienta Scuole di Stienta: 249Fiesso Umbertiano Scuole di Fiesso: 236Casalfi umanese Caritas Casalfi umanese e Borgo Tossignano - scuole di Castel Del Rio: 228Vado I. C. Vado - Monzuno: 206Castenaso Scuole di Castenaso: 200Osteria Grande Scuola primaria "Serotti" di Osteria Grande: 189Castel Guelfo Scuole di Castel Guelfo: 177Jolanda di Savoia Scuole di Jolanda di Savoia: 173Marzabotto Scuola primaria di Marzabotto: 170Loiano Scuole di Loiano: 151Berra Scuola primaria di Berra: 144Baricella Scuole di Baricella: 128Castiglione Dei Pepoli Scuole di Castiglione: 112Monteveglio Scuola primaria di Monteveglio: 103Bagnara Di Romagna Scuola primaria di Bagnara di Romagna: 87 Pieve di Cento Istituto comprensivo di Pieve di Cento: 41

LUCA STANZANI

RESPONSABILE DIREZIONE SOCI

DI COOP RENO

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DOMENICA 2 DICEMBRE A SANT’AGATA BOLOGNESE (BO)

Alla Festa dal Ninein

Da diversi anni la prima domenica di dicembre la Pro loco di Sant’Agata Bolo-gnese, in collaborazione con il Comune, organizza la

Festa dal Ninein. Un’iniziativa, come precisano gli organizzatori, che vuole ricordare ad alcuni i tempi passati dedicati all’uccisione del maiale e ai più giovani raccontare quello che avveniva, proprio, in quest’epoca, nelle case contadine.

E a proposito di racconto, ecco quello del presidente della pro loco, Emidio Melega.

«Questa festa ovviamente non è del po-vero maiale ma di quelli che ne preparano ed acconciano le carni a scopo didattico. Le carni conservate in un camion frigo, sono fornite da una nota macelleria. La domenica mattina stabilita, e quest'anno è il 2 dicembre, di buon'ora, circa le 6,30 di mattina, in piazza Martiri a Sant'Agata Bolognese, si incontrano i ragazzi avvezzi nel trattamento delle carni guidati da un esperto norcino. Le strutture che ospite-ranno la dimostrazione sono già pronte dal giorno prima».

«Dopo aver sistemato dai tavoloni alle attrezzature occorrenti, ci si concede una pausa per il rito di un buon caffè, e lì si scambiano le varie impressioni: il tempo reggerà? Ci sarà gente? La carne mi sembra troppo fredda... No, va bene così... e via di questo passo trasformando tutti in tanti "umarel", poi il capo norcino dà il via e tutti si mettono all'opera, ognuno con il proprio ruolo. Intanto le persone, nel farsi intorno ai gazebo, iniziano i loro commenti con i vari: ti ricordi quando lo faceva il nonno? E noi si correva nel corti-le... e mentre vengono preparate salsicce,

zamponi, cotechini, coppe di testa gli anziani ricordano ed i giovani imparano.

Il pentolone con i ciccioli sta fumando, verso mezzogiorno, a volte l'una, sono pronti e messi in un'apposita garza che verrà compressa in una vecchia morsa facendo uscire tutto lo strutto liquido, dando così forma alla famosa "rotella " di ciccioli schiacciati, ripetendo modi e gesti che si perdono nel tempo. Intorno alle 14 il nostro ruolo finisce e contenti si inizia a "sbaraccare" tutto pensando al prossimo anno». «Tra una dimostrazione e un’altra ci sarà anche l’opportunità di visitare le bancarelle del mercato contadino e del mercato tradizionale della domenica. Per la pausa pranzo ci penserà la “Consorteria del Maiale” con i piatti caratteristici di una cucina povera di ispirazione contadina.

L'uccisione del maialeIn questo periodo sono tante le feste dedicate al maiale. C’è voglia di prodotti genuini, ma è anche un modo di ringraziare questo prezioso animale che ha sempre dato sostentamento alle famiglie contadine. E non è raro trovare ancora chi pratica la macellazione del proprio maiale a uso famigliare, una disciplina normata da una legge risalente al 1928 ma tuttora in vigore e che prevede, nel pe-riodo invernale, la possibilità di macellare i propri animali previa comunicazione all’autorità sanitaria competente. Un evento che resta impresso nell'im-maginario collettivo e che mette insieme la tragici-tà con la festa, la morte con la vita. Nella tradizione contadina il maiale veniva ucciso e macellato nel contesto familiare, con minuzia e tecnica, affinché ogni parte della carne lavorata potesse essere utilizzata proficuamente per uso alimentare.

La ricetta I paparòcÈ il presidente della Pro loco, Emidio Melega, a far riemergere il ricordo. «Vi voglio raccontare di una ricetta molto vecchia e gustosa, tanto vecchia da coincidere probabil-mente con l'apparire della farina di mais in Emilia-Romagna. Sono andato a rovistare nei vecchi fogli di ricette lasciatimi dalla mia mamma che da buona asdaure teneva in un pic-colo quaderno a righe, gustose memorie imparate dalla sua mamma e così sempre più a ritroso nel tempo. Tengo a precisare, dopo una piccola ricerca, che le variazioni di questa ricetta probabilmente sono tante quanti sono i paesi in Emilia-Romagna».Ingredienti per 4 persone: 100 g di pancetta tritata, 1 spicchio di aglio, 100 g di conserva, prezze-molo quanto basta, 300 di fagioli borlotti secchi, 400 g di farina di mais bramata grossa, 1 cucchiaio di olio d'oliva evo, sale quanto basta. Preparazione: Mettete i fagioli in ammollo per 8 ore, poi sostituite l'acqua e fateli bollire per 90 minuti, devono restare sodi, quando saranno pronti toglieteli e metteteli in una terrina. Nel mentre preparate il soffritto con pancetta, aglio, conserva, prezzemolo. Appena pronto il soffritto vi versate il brodo di fagioli, fate bollire il tutto per qualche minuto, aggiustate di sale. Usate questo brodo per fare la polenta che deve risultare morbida, al bisogno aggiungete un po' di acqua bollen-te, cinque minuti prima di cavare la polenta inglobate i fagioli, aggiustate di sale. La mia mamma versava i paparòc direttamente nei piatti fondi e ne conservava un paio per ricavarci poi delle fettine da servirci fritte, sono gustosissime. Provate.(ricetta fornita dallo chef Pierluigi Turci del ristorante Framboise di Brisighella)

— Alessandra Giovannini

50 Consumatori novembre 2018

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PIUMINO 4 STAGIONI SUITE DREAMcomposto da un piumino leggero primaverile da 120 g/mq ed uno caldo autunnale da 180 g/mq che uniti diventano un piumino molto caldo invernale da 120+180 g/mq. Esterno in tessuto 100% cotone, imbo  itura in 100% poliestere. Realizzato senza utilizzare piume animali, il piumino SUITE DREAM, grazie all’innovativa fi bra di poliestere della sua imbo  itura morbida e soffi ce, il microgel, è l’incontro perfe  o tra innovazione e rispe  o per la natura. è il massimo per garantire calore e comfort al tuo sonno.

1 PIAZZA :sacco cm 150x200, federa cm 50x80

1 PIAZZA E MEZZO :sacco cm 200x200federa cm 50x80

2 PIAZZE :sacco cm 250x2002 federe cm 50x80

1 PIAZZA :lenzuolo piano cm150x290so  o con angoli cm90x200 federa cm50x80

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1 PIAZZA E MEZZO :lenzuolo piano cm190x290so  o con angoli cm125x200federa cm50x80

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2 PIAZZE :lenzuolo piano cm240x290 so  o con angoli cm180x2002 federe cm50x80

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SET 2 FEDERE :cm 50x80

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ESTRAZIONE FINALEENTRO IL 28 FEBBRAIO 2018 per ogni codice giocato partecipi all’estrazione finale.In palio un BUONO SPESA COOP DA 500€.

PER TUTTI I SOCIENTRO IL 16 DICEMBRE accumula almeno500 PUNTI (punti maturati anche se già utilizzati)sulla tua CARTA SOCIO COOP RENO.Il socio potrà raggiungere i 500 punti anche durante la settimana del concorso e partecipare dalla spesa successiva.

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(*) Non danno diritto al raggiungimento della soglia di 15 euro di spesa: latte infanzia tipo 1 (non promozionabile per legge), farmaci (anche omeopatici e veterinari), libri, riviste, libri di testo, quotidiani, pagamento utenze e relative commissioni, carte regalo Coop, gift card e gift box, biglietti TicketOne e Vivaticket, pagamento visite ed esami specialistici, carburanti, contributi versati per il collezionamento in corso, prodotti assicurativi, prodotti caseari di produzione interna, pagamento di prodotti acquistati su Coop online, shoppers (borse, buste della spesa di ogni tipo, anche riutilizzabili) e tutti i prodotti che la vigente normativa prevede non possano essere oggetto di manifestazioni a premio.

Concorso Cancella&Vinci valido dal 10 al 16 dicembre 2018 con richiesta premi fino al 31 gennaio 2019.Concorso online valido dal 10 al 23 dicembre 2018 con estrazione finale entro il 28 febbraio 2019.Valore Montepremi Totale € 222.756,07 (IVA inclusa). Concorso promosso da Coop Reno Società Cooperativa con sede in via Panzacchi, 2 a San Giorgio di Piano (BO). Per tutti i dettagli del Concorso consulta il regolamento completo su www.30anniconcoopreno.it.