Controluce n. 12 · CONTROLUCE dicembre 1999 1961 Primu bosco Ce ’ngamminemo pe’quella via...

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DIFFUSIONE GRATUITA Mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e dintorni ANNO VIII/12 - dicembre 1999 Associazione Culturale Photo Club “CONTROLUCE” - Via Carlo Felici, 18/20 - Monte Compatri LINEA 384 K ACCESSO NAZIONALE EUNET BUSINESS PARTNER Microelettra s.a.s. Via C. Battisti, 9 - 00044 Frascati (Rm) Tel. 06/94299047 - Fax 06/94289341 E-mail: [email protected] www.www.microelettra.it CED: Monte Compatri (RM) Aut. Min. Poste e Tel. n° 000071 ELETTRICA MASTROFRANCESCO Centro autorizzato STREAM Impianti TV Satellitari IMPIANTIELETTRICILEGGE46/90 MATERIALE ELETTRICO AUTOMATISMI FAAC Viale Mazzini n. 8 00040 MONTE COMPATRI (RM) TEL. 06 9485694 VISITATECI SU WEB!!! Ogni mese dispari, a partire da maggio, Notizie in… CONTRO- LUCE ha cominciato a uscire nell’edizione Web, in formato A4, in modo da poterlo stampare per proprio conto. Ai soli soci soste- nitori verrà invece inviata a casa una copia tipografica del nume- ro, così come già avviene per l’e- dizione tradizionale del mensile. Sommario dell’ultimo numero del millennio pag. 2 visto da… 3 i nostri dialetti 4-13 i nostri paesi 14 parliamo di animali 14 archeologia 16-17 arte 18 curiosità storiche 19 dove viviamo? 20 cinema 22 l’angelo della poesia 23 satira e costume Un altro anno con voi

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DIFFUSIONE GRATUITAMensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e dintorni ANNO VIII/12 - dicembre 1999

Associazione Culturale Photo Club “CONTROLUCE” - Via Carlo Felici, 18/20 - Monte Compatri

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Sommariodell’ultimo numero del millennio

pag. 2 visto da…

3 i nostri dialetti

4-13 i nostri paesi

14 parliamo di animali

14 archeologia

16-17 arte

18 curiosità storiche

19 dove viviamo?

20 cinema

22 l’angelo della poesia

23 satira e costume

Un altro anno con voi

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Cos’è un Natale senza nonni? È unpresepe senza pastori, un albero

senza luci, un camino bello ma spen-to. In questo periodo dell’anno, quan-do le famiglie più unite e fortunate siradunano, la figura e il carisma delnonno sono un collante necessario eirrinunciabile. Da che mondo è mon-do i nonni hanno il «compito istitu-zionale» di viziare i nipoti; infatti,sempre prodighi di consigli e dettaminei confronti dei figli, poche volte limettono in pratica con i nipoti, quasia voler sciogliere incosciamente ilnodo della doppia personalità che listringe, assolvendo i doveri di genito-ri da una parte e dall’altra liberandosidel peso di un compito educativotroppo profondo, calandosi nella libe-ratoria figura del nonno. E così unnonno non ha nessun problema aNatale a fare un regalo «strano» alproprio nipote, un giocattolo rumoro-so, esagerato, costoso, senza badaretroppo ai canoni dell’utilità e dellosviluppo intellettivo. Durante i prepa-rativi per la cena i nonni, specie semolto anziani, restano un po’ indisparte, nel via vai affaccendato deifigli, o comunque si dedicano a com-piti di «rifinitura», controllando chealla tavola apparecchiata non manchinulla, o che nessuno vada a rubac-chiare una patata o un broccolo fritto.Ma è dopo cena, nel momento in cuiinizia la tradizionale tombola, cheassurgono al ruolo di protagonistiincontrastati: con le loro due cartelleal massimo (perché mica possonospendere), inforcano gli occhiali e

preparano le bucce d’arancio, e condue o tre figli e nipoti intorno, a con-trollare che non salti nessun numero,inizia lo spettacolo; tra detti e frasitipiche: «Smucìna ’ste palle!»; «Pija-lo in pizzo!»; «Non tastà i numeri!»La tombola procede, le risate sponta-nee e gli sguardi affettuosi si moltipli-cano quando immancabilmenteconfondono il «sessanta» con il «set-tanta» e loro, felici, giocano a fare irincoglioniti, e fanno finta di arrab-biarsi perché non vincono mai. Maecco che, verso mezzanotte, quandoormai tutti seguono più le due cartelledei nonni che le loro, «numero, nume-ro…», è un boato generale, «Tombolanonno!» E tra l’ilarità generale e corida stadio, un mucchio di soldi spicciviene catapultato davanti al vincitore,e con la scusa della confusione sismette di giocare e si affettano torronie panettoni e si prepara lo spumante,prima che qualcuno vada via per lamessa.Che cos’è un Natale senza nonni? Èun’atmosfera triste e incompleta, unalbero senza pacchi colorati sotto, unpresepe senza Gesù. Amiamoli, coglia-mo la saggezza nelle loro parole,rispettiamoli sempre e sopportiamone idifetti, perché non dobbiamo dimenti-care che tutti siamo stati figli, e forseattraverseremo quel ponte che passan-do sui genitori va dai nipoti ai nonni.Peccato per chi il nonno non ce l’ha oper chi non ha fatto in tempo a diven-tarlo. A tutti quanti i nonni un bacio ebuon Natale.

Riccardo Simonetti

VISTO DA…2 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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A Natale: l’importanza di essere nonno

Il Giubileo come sfida e utopiaLe osservazioni dei Protestanti sul Giubileo

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valenza squisitamente sociale, di sfidastorica del credente alla realtà socialecontemporanea. L’atto con il quale, nel1863, Abramo Lincoln emancipava glischiavi, venne considerato come un«anno giubilare» in senso biblico. Lapresenza ancora oggi delle indulgenzeimpedisce alla cristianità di vivere il giu-bileo cattolico come momento di rifles-sione e di preghiera comuni; ciò nontoglie che l’inizio del nuovo millennio,tra le paure e le speranze che ogni nuo-vo ciclo porta con sé, possa essere l’oc-casione per ritrovare un nuovo momen-to di incontro e di confronto sul signifi-cato della fede e sulle sfide che lamodernità comporta per gli uomini. Ilrecupero del significato originario delGiubileo biblico passa, per i Protestanti,attraverso la lotta per l’abolizione deldebito dei Paesi in via di sviluppo, ipoveri del pianeta. Solo un Giubileo chesignifichi riconciliazione tra la comunitàumana, cessazione delle prevaricazioni eristabilimento di equilibri tra gruppiumani e terra può cogliere il significatodi giustizia ed equità sociali di cui parlail Levitico nel Vecchio Testamento.La campagna internazionale «Jubilee2000», avviata in Gran Bretagna nel1996 con l’appoggio delle chiese cristia-ne locali, che si ripropone per il 2000l’abolizione o una significativa riduzio-ne del debito internazionale contrattodai Paesi poveri, ha fin qui riscossonumerosi consensi a livello planetario, epuò forse essere essa stessa testimonian-za di fede in quel criterio di equità, digiustizia e di riconciliazione di cui èespressione il Giubileo della tradizionevetero-testamentaria.

Gianluca Polverari

Alla vigilia del nuovo millennio, laCristianità si appresta a vivere una

fase di riflessione alla luce del messag-gio evangelico; il Giubileo del mondocattolico sarà l’occasione religiosa piùimportante del 2000, in grado di coin-volgere milioni di pellegrini nel loroviaggio verso la capitale della cristianitàoccidentale. Non tutto il mondo cristia-no vede però in questa celebrazione giu-bilare il momento di un risveglio delsentire religioso; i Protestanti, in parti-colare, hanno espresso delle riserve pun-tuali sulla macchina organizzativa chegestirà l’evento e su di una certa stru-mentalizzazione dell’originario signifi-cato dell’anno giubilare. Il Giubileobiblico, si legge nel Levitico, nacqueinnanzitutto come invito, da realizzarsiogni sette anni sabbatici, alla remissionedei debiti dei più poveri, alla liberazionedegli schiavi, al riposo dei terreni e, piùin generale, alla riconciliazione tra tutti imembri della comunità; una speranzache, secondo gli storici, non si sarebbemai realizzata in concreto, rimanendouna grande utopia. Ma al significatomateriale del Giubileo la Bibbia ne som-ma uno fortemente spirituale, legato allaremissione dei peccati. Su quest’ultimo,più che sulle implicazioni sociali, hainsistito il Cristianesimo; Bonifacio VIIInel fissare il primo Anno Santo del Giu-bileo nel 1300, fece delle indulgenze edei percorsi penitenziali durante i pelle-grinaggi a Roma il momento centrale.Per i Protestanti, invece, legati all’im-magine salvifica di Cristo, che è per essiil momento di riconciliazione più altocon Dio, il Giubileo non rappresentò unevento significativo sul piano spirituale,se non quando essi ne recuperarono la

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Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

1961 Primu boscoCe ’ngamminemo pe’ quella viape’ ì a vede’ quelle monelle,’llongate, sopre le sdraie a pia’ lu sole,li pedi ’ppoggiati a le linghiere.

Le gonne smosse da lu vendu, ’ntravede’,fecenu le cosce de quelle cellittozze,fischi e strilli pe’ ’ttiranne l’attenzio’.Cellitti ’n gabbia esse responnenu,

saluti, baci, promesse…amicizie, simbatie a distanza, po’,complice la scola, ce conoscèmmo.Era l’annu 1961, cendenaru dell’unio’ d’Italia.

Gare: scòli Medie contro scòli d’Avviamento,curse, sardu ’n alto, lanciu de lu pisu,palla ’vvulo… Vencemmo nui, esse con nui.Comingià qu’ara cosa; Rosaria.

Tarquinio Minotti

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Zia “Mia”Era più u tempu che passeo su da tiche quillu che rimaneo a gioca’ dentro casa.’Nfatti ci volea poco a veni’ su,bastea ’zzecca’ que quattro scale e ero ’rrivatu.Mamma tanto stea tranquilla…tu me volivi tanto bene, me portivi a spasso,me riccontivi tante favole… tante storie…quante voti me si ditto de fratitu Onofrio,quillu giuvinottone de vent’anni,n’omone bellu, forzutu, ma pure tanto sfortunatu…Zi’ Mari’, te ricordi…te chiameo zia «mia»…certo, ero piccolu, e u nome te lu stroppieo ’npochetto…però, forse, a ripensacci bene, eri proprio zia MIA.Me te ricordo i giorni prima de Pasquaa fa’ e pizze pe’ tutte ’e regazzeche ’e tenevino da rigala’ ai fidanzati…che eri brava… ci facivi sopra certi ricami…Quando jvi a ’a fiera me riportivi sempre’e castagnole co’ e prugne secche…’o sapivi che ci jevo mattu…po’ me cucinivi ’e pizzette co ’o zucchero…e tante atre cose belle.Me te ricordo che soffrivi spesso de mar de testae allora te buttivi sopra a u lettue te strignivi ’a capoccia forte co ’nfazzolettu…Po’, si cominciato a sentitte male,ma si sempre rimasta vispa e chiacchierona…’mmazza, quanto chiacchierivi…Quando te venevo a trova’ eri tu quasi a tenemme compagnia!Po’ ce se so’ missi pure l’ occhi…a mani a mani ’a vista è diminuita…e co’ te so’ rimaste tante ombre…ma, nun so perché, ogni vota che soneo a’u campanellude casita e piano piano me venivi a apri’me dicivi subbito«A Fa’, bellu de zia, ve dentro!»

Fausto Giuliani

SciabolettaEra l’ala destra tuscolanadella vecchia squadra popolana,àrtu pòcu più de quattro parmi,ma tenéva du’ pormuni enormi.

Quadragnotto, simpaticu e gioviale,veloce comme ’na palla de cannone,era ’na sciabolata micidialeche sapeva sfruttà ogni occasione.

Quanno se passivenu ’na pallas ’a teneva appiccicata au piede co’ la colla,partéva drittu a capu bassu comme ‘n toro ’nferocitu;

puntéva drittu versu a portae, tra sarti e capriole, sempre all’erta,macinéva tuttu comme ’n carrarmatu,era ’n vortice de ventu ’n mezzu a ’n temporale.

Se presenteva ’n du’ secondi, comme ’na saetta,davanti au portiere ’nviperitu.«Scia-bo-le-tta, scia-bo-le-tta»strillevano da sopr’a gradinata.

Era ’na scarica elettrica, ’na sferzàta,a caricàllu comme ’n bolide ’mpazzitu.Curreva comme ’n razzuche sfreccia a scapicòllu

e che spara ’na bordata.Comme ’n bottu e ’ndindilìcchiuce rigaléva la stangata d’a vittoriacoprènnise de gloria

Florido Bocci

«Spanaciocchi»… e l’ingrata stagioneEranu veramente tempi tristi allora. Sto parlenno desettantanni fa quanno rennescea a remanì rittu quil-lu che tenea qua decina de’ pònente ’nquattàta sottoa strapuntu. Tocchea a ì pe’ le prata a remmedià qua«caccialepre» o quappòche «zazule», pe vedè derejiempisse le budella che po’ pe delligerille gnàc-che te pji ’nquartu de’ scialappa, po’ quanno gnjì acaca facji le cacatelle comme le crape. Qua madre’npò più ’nfaccennata, vedenno che qua fiu no gneade corpu, gnea dallu Medicu, quillu poracciu de’ DiMuzio, che co’ santa pacenzia toccéa a ccibàsse tut-te le fregnacce che li reccontenu. «Addè Dottò, ten-go ssù fraffalusu che è più de’ ’na settimana che noncaca; che li pozzo da?» «Che mangia al giorno que-sto ragazzo?» Obiettava Di Muzio: «Addè dottò!Magna quello pocu che passa casa… Dù petate,quattro faciolacci e ’mpò de “ramolacce” repassa-te alla patella.» E allora per Dio! Ribatteva DiMuzio. Che si deve cacare questa creatura? Si devecacare l’animaccia sua! A quillu periudu le tribulaz-ziuni ’nnascèanu comme li fugni e ’nce stea pericu-lu che te fòsse cresciuta la panza comme ’occapitavojie. Quann’era lu mese de’ marzu, tocchea a ì a fala maese pe piantacce petate, facioli, tuti e cicerchia.Rrivà lu tempo de ì a sementà le petate, e quelluporu cercenatu de «Spanaciocchi», gnette co’ i fij acarpinellu pe pianta ’npo de petate. ’Nforcata la zap-pa, se messe a traccià le soleca ’ndo gneanu pianta-te le petate e li fij appressu appressu le sementenu adistanza una dall’atra, comme se usa alla maneracampagnola, po lu patre repassea co’ la zappa pe’ccappàlle co’ la terra. Era passatu lu mese d’aprilee li primi giorni de maggiu e «Spanaciocchi» gnettea reiete la cannavina se le petate eranu ’nnate, ma lipià comme sturbu quannu vedde li cicci non eranoancora ’nnesciuti. E che matonna è soccessu? Repe-tea «spanaciocchi» vedenno che le petate non ’nna-sceanu. Non rennescea a reccapezzasse denanzi astu fattu e remase a vòcca ’rroperta a penzà…Regnette alla casa a zurli ritti e reccontà alli fij quel-lo ch’era successo. Non rennescea a dasse pace. Fuallora che lu fiu più granne se fece coraggiu e spiacàallu padre comme eranu ite le cose: «Oh Tà! Lo vopropriu sapì perché non so nate le petate? Perché’ntremente che tu facii le soleca, no’ le piantemmo…e ce le magnemmo crude… Poru “spanaciocchi”!Potea ancora sta a spetta che le petate fusseru ’nna-te!!!!!»

Mario Vinci

De chi è?Comme tutti i paesi d’i Castelli, Grottaferata nun è ’npaese, ma so’ due: du’ paesi in unu (comme au super-mercatu). Che vordì ’ssa cosa? Vordì quello che vordì:dentro a Grottaferata ce stanno du’ popolazioni, e sic-comme so’ ’e popolazioni che fanno i communni, sidue so’ ’e popolazioni, due so’ pure i communi.A Grottaferata ce stanno quilli de de qua, e quilli chevènno da fori; anzi ce sta ’a popolazione de quilli dede qua, e ’a popolazione de quilli che vènno da fori.So’ proprio du’ popoli a sé.È difficile che vènno ’n contattu, si nun quandu so’obbligati (comme, pre sempiu, pe’ negozi); anzi,dicemo pure che n’è che se sopportino tantu, e sipotessero, ca mùzzicu s’u darìno pure.

(… continua a pagina 8…)

Na’ vota c’era…Na’ vota c’eraqua a GrottaferrataPé a Natività dé a Madonnanà fiera bella,e morto rinomata,che faceva ’mpazzìqualunque donna;perché mentre u maritucompreva u maialettu,essa poteva scejse u merlettu,da mette sopra u vestitude a festa,quandu tutta azzimatajava a’ Messa.C’era u barattuna’ stretta de mani,che più de nà bollata (carta)tè valeva.U carzolaru te facevae cioce,u feraruu cavallu te fereva.I munellicurevino pè u pratu,mentre e madres’è riccontevinoe vicende;e preghevinosemprici e devotea stà Madonnach’è tanta potente.Erino giorni de’ ‘ncontriscambi e festa,che se vivevinoai piedi de a Badia,co’ le solenni Cerimogne Sacree, le ’mmerenne’nzieme in allegria.Noiatri mò,la semo riportataali splendoridu tempu de nà vota,puro si foraai Merli de u Sangallu,a natru modu,u monnugira a rota.

Bruna

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È in corso alla galleria d’AC, in via del Lavoro 53,la mostra personale del pittore Maurizio Pier-

franceschi, intitolata «L’amicizia dei colori». Pier-franceschi, nato a Roma nel 1957, è uno degli artistipiù attivi del panorama romano. La sua opera pitto-rica è particolarmente contrassegnata da tensioniastratte, nonostante l’astrattismo che egli adotta nonsia puro, ma serva la necessità di plasmare in un’ideasuggestiva l’oggetto del discorso pittorico. Sono cosìpresenti alcuni paesaggi che vengono avvolti nelcolore, come in un’atmosfera cromatica compatta incui traspare una sorta di luce da dietro le quinte del-la superficie telata. L’innesto figurativo tende, con isuoi pochi tratti, a lacerare l’atmosfera, senza distur-barne il valore primario, anzi, nell’isolamento delle

figure in emersione, l’atmosfera si fa ancora più dichiarativa di sé, come un umo-re. Il segno figurale, isolandosi in emersione, si presenta talvolta come collocatosu un piano diverso, quasi a tenere lontane e senza punto di contatto le figure,come si può osservare in Canto notturno (1997), con due figure che, collocate supiani visivi diversi, producono l’isolamento di un personaggio rispetto all’altro,oppure di due sé staccanti nello spazio come fossero distanziati nel tempo, senzavie di comunicazione (strade, continuo paesaggistico o altro) che indichino unavia di interscambio fra le diverse posture. In altre opere, come Pompeiano (1999),la scelta dell’atmosfera in rosso rievoca i rossi delle celebri pitture della cittadinapartenopea, così come, nella sua figuralità, l’abbozzato ramoscello che emergecome da una nebbia o da fumi vesuviani inverosimili quanto suggestivi.Questa scelta pittorica, per le sue caratteristiche di panneggio astratto, rischiaaltresì di tradursi in un gioco pericoloso, in cui la posizione del pittore assume unamarginalità ideologica su non ideativa, così come veniva in qualche modo rivoltoa Italo Calvino (posto in epigrafe al catalogo) e alla sua mania della razionalizza-zione e penetrazione analitica dell’immagine, secondo piani secondari in emer-sione e nuovamente centrali nel discorso narrativo. Tale pericolosità è comunqueridotta e quasi annullata dalla mancanza, nell’attuale panorama artistico, di unimpegno comunicativo che ponga la pittura in dialogo con le altre forme artistichee con la collettività.Fino al 12 dic. Ingresso libero. Catalogo in mostra con prefazione di Maurizio Calvesi.

Nicola D’Ugo

I NOSTRI PAESI4 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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CIAMPINO SAN CESAREO

MONTE COMPATRI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.“Sarebbe interessante un Vs interessa-mento riguardo alle recenti azioni del-la’Azienda Elettrica di Montecompa-tri. Oltre ai problemini di erogazione elet-trica che ci sono stati ora vengonorichiesti, in toni minacciosi soldi dibollette del 1993 (che venivano spedi-te agli utenti nel 1994!!!!!). Sicura-mente tali bollette devono essere paga-te, ma l’Azienda Elettrica è in grado didimostrare di aver mai spedito le bol-lette incriminate? (2° e 4° bimestre1993) e quando si parla di ...interessidi mora che verranno conteggiati suc-cessivamente... Per l’incapacità del-l’Azienda Elettrica ora forse dovremopagare 5 anni di mora?Spero di leggervi in merito sul prossi-mo numero del giornale”.

Lettera firmata

Giriamo la lettera, certi di una rispostada parte dell’assessore interessato.

Le atmosfere cromatiche di PierfranceschiPersonale di pittura alla galleria d’AC

Nuovo ViceComandante dei Vigili

Onori ai caduti

Guido Scarpato, uomo moralmenteinattaccabile, nonché lungimirante se

si guarda lo sviluppo della comunità diSan Cesareo, vigile urbano già da anni, hasuperato il duro concorso per ViceComandante. Subito dopo la nomina,Scarpato ha promesso senza riserve l’im-pegno di rendere San Cesareo più vivibileper quanto riguarda la viabilità secondoun ben studiato piano del traffico. Ancorapiù importante per il neo Vice Comandan-te sarà chiedere alle autorità competenti ilnecessario e urgente potenziamento del-l’organico della Polizia Municipale. AGuido Scarpato gli auguri dalla redazionedi Notizie in… Controluce.

Al suono di una tromba che scandi-va le note dell’alza bandiera, un

picchetto d’onore della AeronauticaMilitare, al comando del marescialloRino Ferracci, ha presentato le armi almonumento dei caduti. Molta commo-zione da parte di tantissimi cittadinipresenti. Ogni anno la stressa intensacommozione, ci tiene a precisare il pre-sidente dei Combattenti e ReduciMario Serpetti. Il sindaco di San Cesa-reo, Filippo Mariani, ha stigmatizzatol’importanza di tale manifestazione conparole di profondo significato umano epatriottico. Presenti assessori e consi-glieri comunali, il comandante la sta-zione carabinieri, maresciallo maggio-re Antimo De Pasquale e il vice Danie-le Esposito. Ha officiato la messa alcampo don Enrico Pinci.

Carlo Marcantonio

trovarmi in quelle movenzepromessepromesse di altre promesseluoghiquei luoghi e la storia di coloro che

ho visto abitarlimovenze di coloroattese che colorotrovarmi in quelle movenzeche in quelle movenzeche in quelle storieatteso in quei luoghipromesse

antonio 8 maggio 1999

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ALBANO - ARICCIA

FRASCATI

Nunc est BibendumPresentano al Liceo U. Foscolo il lavoro della maxisperimentazione linguistica

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Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999I NOSTRI PAESI

Clima particolarmente accogliente e gioiosoquello di sabato 16 ottobre 1999 nell’Audito-

rium del liceo «Ugo Foscolo» di Albano-Aricciaper la presentazione del testo Nunc est Bibendum,frutto dello scambio culturale tra le attuali classi 4ae 5a C della maxisperimentazione linguistica ealcuni studenti del liceo «René Descartes» di Cour-non d’Auvergne. Il progetto, sostenuto dalla Comu-nità Europea, è stato realizzato sia grazie alla sensi-bilità delle docenti Alba Conti, Fiorella Mariani,Franca Bomba (per l’Italia) e I. Kwietniak (per laFrancia), sia all’impegno dei ragazzi che hanno vis-suto, nel precedente anno scolastico, un’esperienzaparticolarmente valida. Esplicative le parole dellaprofessoressa Conti, che hanno descritto brevemen-te l’intero percorso realizzato. Dopo aver individua-to un tema per entrambe le tradizioni, è partita lafase della ricerca, a cui è seguito il confronto reci-proco nei due periodi di accoglienza degli studentinei rispettivi Paesi. Tutto si è concluso con la stesu-ra al computer e l’impaginazione della testo da pub-blicare, grazie anche al particolare contributo del-l’alunno Daniele Frison. Bella la testimonianza deigiovani protagonisti, i quali hanno dichiarato che,pur essendo stato duro affrontare da soli l’inseri-mento nella vita quotidiana di un Paese estero, lastoria personale di ognuno si è certamente arricchi-ta della conoscenza di altre abitudini, culture e tra-dizioni. Interessante è stato scoprire affinità e diver-sità, creando i presupposti, oltre ogni frontiera, perla nascita di una vera amicizia tra i ragazzi, le fami-glie e i docenti. Promuovendo tali iniziative, il liceo«Ugo Foscolo» ha voluto, soprattutto nell’ambitodella maxisperimentazione linguistica, sensibilizza-re gli studenti a sentirsi veri «cittadini del mondo».In tale direzione, l’istituto rappresenta –così comesottolinea il preside prof. Ignazio Vitelli– una signi-ficativa risorsa territoriale su cui i diversi Comuni

Mostra d’arte

Il gruppo Artisti Tuscolani (Gat) nel mese di dicem-bre terrà una mostra d’arte presso il locale del

Palazzo Vescovile di Frascati, situato in via D’Estou-ville, 6.Orario: feriale: 16-19; festivo 10-13, 16-19.Ingresso libero.

dovrebbero convogliare la loro attenzione. A testi-monianza della particolare sensibilità della scuolaal valore di tali esperienze culturali, si è registratol’arrivo di un gruppo di studenti polacchi, ospiti, inquesti giorni, del liceo, accolti con calore ed entu-siasmo dai ragazzi italiani. Presenti i rappresentan-ti delle amministrazioni comunali di Ariccia (nellapersona del dr. Barbetta) e di Genzano (nella perso-na del vicesindaco Flavio Gabbarini). Quest’ultimoha motivato la scelta di sostenere l’iniziativa da par-te del Comune da lui rappresentato, anche per lavalidità dell’argomento trattato dagli studenti dellescuole: il vino. Tale aspetto rappresenta, a suo pare-re, un elemento fondamentale delle tradizioni e del-l’economia dei Castelli Romani e, come tale, vainteso e valorizzato. In sala, anche coloro che han-no collaborato per la realizzazione del volume e, inparticolare, le aziende vitivinicole di Fontana diPapa, La Selva, Gotto d’Oro, San Tommaso, San-tarelli di Marino, Colle di Maggio, oltre all’asso-ciazione dei sommeliers di Velletri. Insomma, unbell’incontro a testimonianza della forte volontà disuperare ogni barriera tra i popoli.

Mariateresa Ottavio

NOTIZIE IN… CONTROLUCEMensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e dintorni

EDITOREAssociazione Culturale Photo Club Controluce

Via Carlo Felici 18-20 Monte Compatri (RM)tel. 069486821 – 069485935 – 069485336fax 069485091 – e-mail [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Rotella

REDAZIONE: Mirco Buffi, Stefano Carli, Alberto Crielesi, C. M. Di Modica,Nicola D’Ugo, Armando Guidoni, Mauro Luppino, Tarquinio Minotti, Salvatore Necci, Francesca Van-nucchi

REGISTRAZIONE TRIBUNALE ROMA N.117 DEL 27 FEBBRAIO 1992Gli articoli ed i servizi sono redatti sotto la responsabilitàdegli autori. Gli articoli non firmati sono a cura della redazio-ne. Tiratura 11.000 copie.

Finito di stampare il10 dicembre 1999 presso la tipolitografia SPED.IM Tel. 06 9486171 Via Maremmana Km 3.500 – 00040 – Monte Compatri (RM)

HANNO COLLABORATO: Francesco Barbone, Florido Bocci, Antonio Botticelli, Bruna,Paolo Cappai, Lionello Ceniccola, Cinzia Cerbino, ElisaChiarotto, Maria Pia Consoli, Silvia Del Prete, Anna Faccenda,Gerardo Gatti, Alessandro Gentilini, Mario Giannitrapani,Fausto Giuliani, Monica Iani, Mariagrazia Lenisa, CarloMarcantonio, Luca Marcantonio, Gelsino Martini, FrancoMedici, Marina Medici, Massimo Medici, Silvia Michetti,Franco Nicastro, Manuela Olivieri, Maria Teresa Ottavio,Gianluca Polverari, Roberto Proietti, Micaela Rizzo, RobertoSalustri, Riccardo Simonetti, Mario Vinci

Fotografie di: M. Luppino, T. Minotti

Illustrazioni di: Roberto Proietti

In copertina: Carlo Marcantonio: Natività

Il giornale viene distribuito gratuitamente nei seguenticentri: Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Ciampino, Colonna, Frascati, Genzano, Grottaferrata, Marino, Monte Compatri,Monte Porzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora,San Cesareo, Velletri, Zagarolo

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Le navi di NemiIl quarto tentativo di recupero

Era molto tempo, secoli ormai, che ci si affannava,con mezzi empirici sebbene sempre più perfezio-

nati, a cercare di estrarre dal Lago di Nemi quei reper-ti che era possibile recuperare. La eco di quei tentativirimbalzava, di tanto in tanto, da una riva all’altra diquel lago e finalmente arrivò sia alle finestre del Mini-stro della Pubblica Istruzione che a quelle dei PrincipiOrsini, risvegliando l’interesse non solo di un privato,se pur nobile, come era accaduto fino allora, ma soprat-tutto dei Pubblici Poteri. Si vuol sottolineare che, aquel tempo, chiunque avesse abbastanza denaro evolesse dedicarsi alla raccolta di cimeli dell’anticaRoma (e non solo di quella) poteva, indisturbato, ini-ziare scavi e ricerche nel proprio fondo divenendo pro-prietario di tutto ciò che riusciva a trovare disponendo-ne poi a proprio piacimento. Il che portò alla polveriz-zazione di buona parte di importantissimi reperti dellanostra storia antica che andarono ad arricchire, all’e-stero, numerosi musei e raccolte private. Tuttavia èdoveroso precisare che quei personaggi, portandosi acasa loro quelle cose, non commettevano alcuna ille-galità nei nostri confronti. Si avvalevano soltanto dellacarenza delle leggi italiane che nulla stabilivano sul-l’argomento; permettendo, così, che persone più matu-re di noi, dal punto di vista storico-culturale, e cheapprezzavano la nostra storia antica potessero venire inpossesso di testimonianze del nostro passato. È utile, aquesto punto, accennare al diritto di proprietà nei seco-li passati, al fine di comprendere il rapporto, e quindil’atteggiamento, del proprietario della cosa nei con-fronti della cosa stessa e degli altri uomini. In epocastorica la proprietà era individuale e si confondeva conla sovranità, nel senso che il «pater familias» era l’uni-co soggetto che potesse essere titolare di quel diritto.Dalla definizione romana dell’istituto si evince che,nell’antica Roma, il cittadino libero avesse la possibi-lità di usare e di disporre della cosa senza limitazionealcuna. «Usque ad sidera, usque ad inferos» diceval’orgoglioso quirite ed affermava con questo che il suodiritto di proprietà si estendesse fino al cielo, fino agliinferi. I secoli passano e questi concetti cambiano len-tamente in conseguenza dei contatti con altri popoli,con altre civiltà, con altri modi di concepire il diritto diproprietà. Uno sgretolamento del contenuto di quello siverifica nel Medioevo, ove esso è soffocato da oneri edobblighi. Ciò sia per l’indiscussa influenza del mondogermanico (in cui il nomadismo e l’economia pastora-le avevano portato ad una forma di godimento colletti-vo dei beni),sia per il fatto che il concentramento dellaproprietà terriera in pochissime mani costrinse i feuda-tari a cedere parte delle facoltà inerenti al diritto di pro-prietà ad altri individui meno potenti ma più numerosi.Il fondamento del diritto muta egli stesso: esso non èpiù in funzione dell’individuo, ma della collettività. LaCostituzione Albertina, dopo avere affermato che tuttele proprietà sono inviolabili, precisa che, quando l’in-teresse pubblico legalmente accertato lo esiga, si puòessere obbligati a cederle in tutto o in parte. Il nostrocodice all’art. 832 dice che il proprietario può godere edisporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro ilimiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dallalegge. Siamo partiti dal diritto romano, abbiamo accen-nato a quello barbarico ed a quello medioevale e, toc-cata appena la Costituzione Albertina, ci siamo riferitiall’attuale codice. Questo volo rapidissimo, però, ci èstato utile per capire come, nei secoli, il diritto di pro-prietà si sia lentamente evoluto da rapporto esclusivo erigido tra la cosa ed il suo proprietario, a rapporto chedebba tenere conto anche degli altri consociati ed, infi-ne, anche dello Stato. Ogni frutto ha il suo tempo dimaturazione e, piano piano, ci siamo maturati anchenoi, sebbene con un certo ritardo nei confronti di altripopoli più solleciti a considerare i propri reperti antichi

non alla stregua di souvenirs, ma come le grandi pietrecon le quali era stata costruita la loro storia. Questamaturità del popolo, vieppiù trainata dai ceti più colti eperciò più sensibili, fece il miracolo di far convergerel’interesse di un principe aperto alle romane cose conl’attenzione del Ministero della Pubblica Istruzione. Lacasa Orsini autorizzò una campagna di ricerche direttadall’antiquario Eliseo Borghi con il consenso di quelMinistero. Il miracolo era avvenuto ed il dado era trat-to: il pubblico ed il privato erano, finalmente, uniti perriscoprire la storia di Roma. Per fortuna la tecnica ave-va progredito e ci si potè avvalere della collaborazionedi un palombaro. Anzi, di un provetto palombaro cheesaminò accuratamente la nave più vicina alla riva e

tornò alla super-ficie con unaghiera in bronzoraffigurante latesta di un leoneche stringeva,tra le fauci, unanello. Si tratta-va, come fu poiidentificata, del-la ghiera di untimone. Era ilgiorno 3 ottobre1895 e, giusta-mente con legit-timo orgoglio, ilBorghi disse chequella data la sisarebbe dovutaricordare nellastoria delle

ricerche archeologiche. Si divelsero dallo scafo lefamose «protomi ferine» dalla forma di teste di felino,che stringevano tra i denti anch’esse un anello. E poi,ancora, rulli sferici (dei quali si dirà quando parleremodella avanzatissima tecnica, che avevano i romani, intema di costruzioni navali), rulli cilindrici (che fannoparte anch’essi della stessa tecnica), paglioli, cerniere,filastrini in bronzo, tubi di piombo, ancora tegole dirame dorato, laterizi di varie forme e dimensioni, fram-menti di mosaici con abbellimenti in pasta di vetro,lamine di rame ed altro. Il 18 novembre viene, poi,individuata la seconda nave dalla quale si recuperaaltro materiale, fra cui un oggetto molto strano: ladecorazione del sostegno di uno dei quattro timoni raf-figurante un avambraccio ed una mano. Se ne cono-scevano poche altre di queste strane cose. Erano sim-boli «apotropaici» cioè, secondo alcuni popoli antichi,servivano ad allontanare le influenze magiche e mali-gne. Se ne trovarono , a volte, nei sepolcri ed il loronome deriva da una parola greca che significa «allon-tanante». Gli antichi credevano che dalla punta delledita emanasse un fluido che avesse il potere di difen-dere. Una manus panthea fu rinvenuta presso Manto-va. Questa mano aveva i fori per essere fissata su un’a-sta e, come una bandiera, come signum, precedeva unmanipolo di militi quale mezzo di difesa e simbolo allostesso tempo. Siamo sicuri, noi moderni che siamoandati sulla luna, che i sensi siano solo cinque? E se ipopoli antichi avessero saputo, avessero intuito che vene è qualcun altro? Che dire dei guaritori che con lasola apposizione delle mani tolgono alcuni malanni difronte ai quali la medicina dotta ed ufficiale s’era arre-sa? E gli illusionisti che spingendo le mani e le ditaverso gli astanti li costringono a vedere cose che non cisono; oppure ne addormentano i sensi (cinque per illivello attuale della conoscenza) e li costringono ad uncomportamento al di fuori della loro volontà? Poi c’è ilrisveglio, a volte alla presenza di centinaia di persone,

e questi signori non ricordano più nulla. Forse uscivaqualcosa dalla punta delle dita e nessuno vedeva nien-te.Il concetto, credo, che sia stato espresso anche nellaCappella Sistina: il dito che crea l’uomo. L’uomo checon una candela in mano, sulla porta dell’infinito sisforza di guardare lontano, ma riesce solo ad illumina-re, a stento, la punta dei suoi piedi.Gli antichi sapevano qualcosa più di noi; oppure l’in-tuivano? È uno dei tantissimi punti interrogativi che ciaccompagnano nella vita. Ma andiamo avanti. Un altrooggetto attrasse l’attenzione e la curiosità: la testa diuna Medusa fra i suoi capelli vi erano alcuni serpentiche, racconta Carlo Montani presente al ritrovamento,«usciva dalle acque azzurre del lago, tra le braccia delpalombaro che l’aveva divelta dallo scafo affondato.La bella testa di bronzo, grondande acqua, parevaspargere lacrime di dolore per la sua pace di secoliinopinatamnete turbata».Per quanto riguarda le strutture navali, lo stesso Borghiscrive: «insieme con tutti gli ogetti preziosi di sopramenzionati, fu estratta dal lago una quantità grandio-sa di legname, in gran parte costituita di bellissime tra-vi, in ottimo stato di conservazione. Era quello unmateriale che, quanto a valore storico, presentava uninteresse forse maggiore dei singoli oggetti d’arteriportati alla luce. Erano più di 400 metri di travi, chesarebbero servite come parti principali nella eventua-le ricostruzione di quei monumenti e che, almeno,avrebbero rappresentato le linee fondamentali per laricostruzione ideale di essi. Ma quelle travi –prosegueil Borghi– quei preziosi avanzi che il fato aveva volutonei secoli conservare e poi rendere alla luce, furonolasciati a marcire sotto la pioggia ed a polverizzarsisotto i dardi cocenti del sole, onde non resta neppure ildiritto di attribuire ai barbari degli abitanti del luogose, dopo i guasti delle intemperie, misero manianch’essi sugli avanzi di quelle grandi memorie perfarle legna da fuoco.»Per fortuna la maggior parte del prezioso materialerecuperato dal Borghi fu acquistato dal governo per ilMuseo Nazionale Romano. Tuttavia, il Montani affer-ma che non poco materiale, giudicato meno importan-te, andò perduto nelle mani di collezionisti privati,mentre qualche cimelio di grande importanza,come latesta di Elios, che pare trovasse posto a prua della nave,dopo qualche tempo che il Borghi la custodiva nelretrobottega del suo negozio di antiquario, andasse per-sa senza sapere che fine avesse fatto.Dicono gli abitanti del luogo che la statua, forse diDiana o di Drusilla, ed altre otto statuette, dopo esse-re stata nascosta in un fascio di rami, fu trasportataper un ripido sentiero e non se ne seppe più nulla. Èprobabile che sia quella che fa bella mostra di se alBritish Museum. Una statuetta, questa volta di Eros,alberga nel Museo dell’Ermitage dove, dice ilWaldhauer, pervenne in quel museo dopo essere statadapprima portata in Inghilterra. Si ricordano pure unsimpulum –un mestolo– di bronzo conservato al Lou-vre ed un grande elmo monumentale conservati aBerlino. Tutto questo saccheggio, che è durato secoli,ha finalmente termine con i recuperi dell’antiquarioBorghi. Arriverà lo Stato a difendere ed a conservarei pezzi della nostra storia, sottraendone ai privati ladisponibilità ed avocando a se il diritto di ricerca e diconservazione. L’unica consolazione nei riguardidegli oggetti esposti nei musei esteri è che sono cir-condati da quel rispetto e dal quel riguardo che, for-se, non hanno trovato da noi e che la nostra storia e lanostra civiltà parlano attraverso loro. Ambasciatori diun grande passato.

(continua)Massimo e Marina Medici

(quinta parte)

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Con il 22 Agosto si sono concluse leattività della IV Campagna di Ricer-

ca Archeologica della c.d. «Villa Mati-diae», una evidenza archeologica esi-stente presso l’Osservatorio Astronomi-co di Monte Porzio Catone (RM). L’altaplatea su cui sorge questo importanteistituto scientifico è costituita da un ter-razzamento artificiale limitato a valle daimponenti muraglioni di contenimentoarticolati in due distinti livelli. L’aspettodi grandi nicchie absidate di questesostruzioni di epoca romana ha contri-buito alla formazione del toponimo dellazona che è quello de «le Cappellette».I ruderi di questo imponente manufat-to, nel tempo, non passarono inosser-vati, poiché furono citati e descritti dadiversi studiosi ed eruditi, i quali, nel-la totale assenza di conforti scientificiche solo la moderna archeologiaavrebbe potuto offrire loro, procedette-ro ad attribuzioni basate solo sullainterpretazioni delle fonti antiche;interpretazioni talvolta patentementeforzate. Lunga è la lista di codesti stu-diosi.Uno di codesti eruditi fu il padre gesuitaKircher1 che nel 1671 identifica i ruderidei muraglioni con quelli del tempio del-la «Bona Fortuna».Lo stesso Winkelmann2, non riconosce,attraverso la presenza delle sostruzioni inargomento, la possibilità che questepotessero riferirsi a una importante pre-senza archeologica.Il Nibby3 propone per questi ruderi unadatazione tra la fine della repubblica e gliinizi dell’impero; considerando poi lavicinanza del monumento a Montepor-zio lo attribuì, piuttosto arbitrariamente,a una villa appartenuta a Catone l’Uti-cense.Tutto questo fino al 1888, anno in cui ilsacerdote Antonio Rocchi, soprintenden-te della Abbazia di Grottaferrata, segna-la4 il rinvenimento nella vigna Mancini,in località «le Cappellette», di una «fistu-la aquaria», una condotta idrica in piom-bo, recante un’iscrizione riferentesi aMatidia Augusta5.Da questo momento, con il sostegno deldato epigrafico, i successivi autoridisquisiscono circa l’appartenenza dellapresunta villa alla Matidia maior (68 -119 d.C.), nipote dell’imperatore Traia-no6 e suocera dell’imperatore Adriano7,o alla di lei figlia, Matidia Minor.L’Ashby8 , riferisce l’incertezza circa lapossibile appartenenza della «Villa» auna delle due Matidie. Così il DeVit9 che propende però per un’attribuzio-ne alla Matidia Maior.Tale attribuzione è messa in dubbio dalGrossi Gondi10 che ne attribuisce la pro-prietà alla Matidia minore.Il pianoro su cui i diversi topografi ave-vano disputato non fu però mai soggettoa scavi archeologici che potessero appor-tare qualche dato più concreto circa l’e-sistenza e la eventuale identificazione

della presunta «Villa»; e questo né pri-ma, né dopo la costruzione dell’Osserva-torio astronomico.Un giorno di primavera del 1995, dopoun periodo di forti temporali, uno deigiovani alberi messi a dimora nel corsodella cerimonia «Alberi sotto le stelle»organizzata il 3 Giugno 1994 dall’Osser-vatorio, con il concorso degli alunni del-la scuola elementare G. Carducci diMonteporzio, fu inghiottito da un cedi-mento del terreno che sprofondò. Allar-gando, per motivi di sicurezza, l’affossa-mento formatosi nel terreno, fu indivi-duato, ad una profondità di pochi centi-metri dal piano di campagna, un brevetratto di mosaico pavimentale nonché,poco a lato, una ampia cavità sotterraneala cui volta, cedendo, aveva causato losprofondamento dell’albero. Tale cavità,ad una rapida ispezione effettuata almomento, fu subito riconosciuta comeun ambiente ipogeo di probabile etàromana.

fino a metà circa degli anni Sessanta,hanno coinvolto la gran parte del terraz-zamento sconvolgendo profondamentel’impianto edilizio della «Villa». Di que-ste vicende sono in atto ricerche ma, almomento, non sono stati scoperti né rap-porti, né testimonianze circa la indivi-duazione di elementi archeologici. A rendere più complessa la questione èla probabile organizzazione della c.d.«Villa Matidiae» in più livelli. Ciò com-porta un intervento assai lungo, comples-so, delicato e, proprio per questo, stimo-lante per la identificazione cronologicadelle fasi edilizie del monumento; fasiche dovrebbero iniziare in età tardo-repubblicana. Le attività di studio e di ricerca, condot-te dal Gruppo Archeologico Latino inquesti quattro anni, e a partire dall’estatedel 1999 con il concorso del GruppoArcheologico Comasco «Ulisse Buzzi»sono mirate alla definizione di quella chele correnti ipotesi identificano come laVilla suburbana di Matidia. Di questopersonaggio storico sappiamo che funipote dell’imperatore Traiano nonchésuocera del successivo imperatore Adria-no.Di Matidia Maior che ricevette nelll’an-no 107 il titotolo di «Augusta», sappia-mo che aveva ampie proprietà in Romasul colle Esquilino11, in Ostia12, forse il«Pons Matidiae»13 che scavalcava la«Fossa Traiana» a Porto (Ostia) e vanta-va addirittura la proprietà del MonteArgentario14 passato poi sotto l’impera-tore M. Aurelio nei possedimenti impe-riali con il nome di «Insula Matidiae». Il ritratto riportato in figura si riferisce adun busto marmoreo conservato presso ilMuseo Archeologico di Napoli e la effi-gia con un’acconciatura ad alto diademaad un solo ordine di ciocche verticali,forse il più maestoso; ritrae Matidia inetà matura, in posa altera, quasi ieratica;la «Palla» che le ricopre parzialmente ilcapo mette in evidenza la già imponenteacconciatura.Attraverso i lavori di scavo, assai com-plessi a causa dello stato delle emer-genze archeologiche che nel tempohanno subìto notevoli devastazioni,abbiamo recuperato una serie diimportanti dati circa le diverse fasi diedificazione della «Villa» che copronoun arco cronologico assai ampio; èipotizzabile, infatti, una fase inizialetra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C.Dopo vicende assai complesse in cui ilprimo predio tardo repubblicano sem-bra trasformarsi in villa residenzialecon evidenti fasi di ristrutturazione(assegnabili a questa epoca sembranole grandi camere ipogee), in epocaadrianea il complesso subisce unaprofonda trasformazione dove le desti-nazioni d’uso di alcuni ambienti sem-bra che vengano profondamente muta-te. Sembra successiva al IV sec. d.C.l’ultima grande riorganizzazione della

«Villa», però secondo concetti assolu-tamente diversi dai precedenti: non piùresidenziali ma economici. Per questa stagione lo scavo è termina-to: ma uno scavo archeologico non ter-mina mai con la chiusura del cantierepoiché inizia quel lavoro anonimo mafondamentale che permette di interpre-tare in maniera scientifica e quindi dicomprendere e approfondire ciò chedurante la campagna è «venuto allaluce». È un lavoro che impegna noi delG.A. Latino alla pulizia, restauro econsolidamento dei materiali, alla loroschedatura, disegno e fotografia, allaloro lettura. È questo il lavoro prepara-torio per la campagna di ricerca delprossimo anno. È questo il momento diverifica dove le diverse ipotesi trovanoconferma o vengono rigettate; è ilmomento in cui i diversi dati inizianoad essere inseriti al loro posto nel gran-de puzzle della Storia.

Franco Nicastro

Note:1 Kircher, Latium, Amsterdam 1671, pag. 73.

2 Winckelmann, J. J., «Relazione n. 11», inLettere Italiane, Milano 1961, pag. 354.3 Nibby, A., Analisi Storico Topografica Anti-quaria della carta dei dintorni di Roma,Roma 1848.4 Notizie degli scavi, Roma Gennaio 1888,pag. 141.

5 C.I. L. 7822..

6 Traiano, imperatore dal 98 al 117, era ziomaterno di Matidia Maior perché fratello del-la di lei madre Marciana Augusta.7 Matidia Maior, a seguito del matrimoniocontratto con Lucio Vibio, ebbe Matidia (det-ta «minore») e Sabina la quale andò sposa adAdriano, imperatore dal 117 al 138. TantoSabina quanto Matidia minore erano pronipo-ti di Traiano.8 Ashby, T., «The classical topography of theRoman campagna» in P.B.S.R., parte 1, Lon-dra 1902; parte 3, voll. I e IV, Londra 1907.9 De Vit, V., Totius Latinitate Onomasticon.10 Grossi Gondi, F., Il Tuscolano nell’età clas-sica, Roma 1908, pag. 188.11 B.C.A. 1883, n. 627, pag. 220. 12 C. I. L. 7737 fistula plumbea rinvenuta inOstia nel 1863.13 Veloccia Rinaldi, M. L., «Il Pons Mati-diae», in Ricerche archeologiche nell’IsolaSacra, Roma 1975. L’iscrizione portuense n.10957 (cfr. Patriaggi, R., in Viae PublicaeRomanae Leonardo – De Luca Editori Roma1991, pag. 78 e ss.) si riferisce alla dedica del«Pons Matidie» ricostruito durante l’imperodi Onorio e di Teodosio dopo che era andatodistrutto in un incendio. Più che a un vero eproprio possesso questa intitolazione a Mati-dia sembra riferirsi a una sorta di Largitio,vale a dire a una onorificenza dovuta al patro-cinio fattivo della famiglia imperiale, forsepersonale di Matidia, per il completamentodella grande opera di Traiano.14 Carandini, A. – Settis, S., Schiavi e padroninell’Etruria Romana, Bari 1979 pag. 34.

La Soprindendenza Archeologica per ilLazio, prontamente intervenuta, provvi-de a consolidare i frammenti di pavi-mento musivo così casualmente indivi-duati e affidò al Gruppo ArcheologicoLatino il progetto del recupero e dellavalorizzazione di quella che, in base aldato epigrafico precedentemente accen-nato, si ipotizza sia la c.d. «Villa Mati-diae».A partire dal Luglio 1996 l’interventodel Gruppo Archeologico Latino, oltre amettere in evidenza che la eventuale pro-prietà della «Villa» ascrivibile a MatidiaAugusta è solo un momento di una piùcomplessa vicenda, ha consentito l’indi-viduazione di almeno dieci ambienti ipo-gei, di ulteriori superfici pavimentalimusive e un impianto edilizio di cui sistanno identificando alcuni degliambienti in cui questo settore della pre-sunta «Villa» era articolata.Le vicende legate alla edificazione del-l’Osservatorio Astronomico, dagli ultimianni Trenta per tutto il periodo bellico

La «Villa Matidiæ»Una villa romana presso l’Osservatorio Astronomico

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Allo stato attuale il territorio dei 15 Comuni delParco dei Castelli risulta urbanizzato per circa il

30% dell’ intera superficie. La distribuzione sul ter-ritorio delle attività antropiche ha comportato ladistruzione di ambienti naturali e agro pastorali qua-li boschi, fossi, zone umide, pascoli, vigneti, olivetie seminativi.Questa distruzione è avvenuta sia legalmente secon-do le previsioni di P.R.G. sia in modo abusivo, l’estrema e diffusa urbanizzazione ha portato gravissi-me conseguenze sull’ ambiente, in alcuni casi haaddirittura modificato i cicli naturali. L’ enorme uti-lizzazione di risorse idriche ha causato come conse-guenza l’ abbassamento dei livelli di prelievo deipozzi, questo ha provocato lo sfruttamento delle fal-de profonde e l’ abbassamento del livello batimetricodei laghi castellani: si stima in 7 milioni di m3 il pre-lievo annuo da acque di falda.L’ assetto idrogeologico è stato minato in superficiedall’ urbanizzazione delle aree a maggiore acclività edal riempimento, a scopo edilizio, dei fossi naturali. L’area agricola che caratterizza le pendici del recintotuscolano-artemisio è quella oggi a maggior rischio, sicalcola che nell’ ambito della provincia di Romasecondo i dati ISTAT la superficie agricola utilizzabileha subito dal 1982 al 1990 una variazione media nega-tiva del 7.8%, mentre nel territorio dei Castelli Roma-ni nello stesso periodo si è avuta una variazione nega-tiva pari al 18%.Questo è quello che chiunque può osservare o dedurreda dati non sistematici disponibili in letteratura, ènecessario a questo punto organizzare, su base scienti-fica, una metodologia per la raccolta di dati. Si intende, quindi, alla luce del D.L. 152/99 monitora-re lo stato della qualità delle acque superficiali con lafinalità di definire lo stato ambientale dei corpi idrici,partendo dal presupposto che se non si ha l’ esattaconoscenza dello stato di riferimento non è possibileindividuare i mutamenti, nè tanto meno programmaregli interventi di risanamento.Per quanto riguarda le problematiche connesse con lagestione e il controllo dello smaltimento dei rifiuti soli-di, si intende censire le aree degradate dagli scarichiabusivi: il progetto consiste nell’ individuazione di taliaree, nella definizione di un criterio di campionamentoper valutare il rischio ambientale e da ultimo nell’impostare interventi per la bonifica e il ripristinoambientale.Riguardo le zone umide si ritiene che l’ ecosistemadel Pantano della Doganella e del Bosco del Cerquo-ne sia il più significativo all’ interno della zona delParco, obiettivo di un progetto di valorizzazione èquello di effettuare interventi di salvaguardia deidiversi habitat, attraverso un miglioramento dellagestione dei livelli idrici della zona umida in que-stione. In estrema sintesi le linee di intervento per il settoreambientale, saranno sostanzialmente: 1) l’ individua-zione dello stato di qualità delle acque superficiali,2) il monitoraggio delle zone degradate dagli scarichiabusivi, 3) la ricostituzione degli habitat naturali.Tali interventi richiedono sicuramente una fase inizia-le conoscitiva su base scientifica, anzi è possibileimmaginare che il Parco possa diventare un laboratoriodi ricerca. Per rendere disponibili le informazioni chesaranno ricavate si intende costruire una rete telemati-

ca di informazione che costituirà la banca dati dellostato dell’ ambiente del territorio.A tale riguardo hanno dato la loro disponibilità a col-laborare per la riuscita del progetto importanti centri diricerca quali il Dipartimento di Biologia dell’ Univer-sità di Tor Vergata, l’ Istituto di Studi sulla Ricerca e laDocumentazione Scientifica del C.N.R. e l’ ESA-ESRIN di Frascati.

Franco Medici

3a Edizione di «Musica nell’Arte»Arminie musicali e armonie architettoniche

Prosegue il significativo percorso culturale traccia-to dalla Rassegna Musica nell’Arte, che prevede,

per il periodo nov.1999-gen. 2000, l’esecuzione didodici concerti di musica medievale, rinascimentalee barocca nei Comuni dell’area dei Castelli Romanie Prenestini. La peculiarità della rassegna è stataquella di realizzare i concerti nei più significativimonumenti e siti storico-artistici dei singoli centri,«Musica nell’Arte» appunto, volendo sottolineare ilprofondo rapporto tra le diverse arti che caratterizza-no la millenaria cultura della provincia romana. Si èrealizzata così una concreta opportunità per valoriz-zare sia siti storici e architettonici delle nostre aree(una chiesa, una piazza, un castello) che risorse arti-stico-musicali: ai concerti, infatti, hanno dato vitamusicisti e gruppi vocali e strumentali del nostro ter-ritorio.Sulla scia dell’enorme successo di pubblico registra-to nelle precedenti edizioni, «Musica nell’Arte» haavviato la sua terza edizione: un vero e proprio viag-gio «ideale» culturale nei Castelli Romani e ColliPrenestini. Un percorso significativo che, a cavallotra il 1999 e il 2000, in coincidenza con la fine delmillennio, ne ripropone la storia laica e religiosa deinostri luoghi.L’iniziativa patrocinata dall’Assessorato alla culturadella Provincia di Roma, è stata fermamente voluta epromossa con impegno dall’Assessorato alla culturadella XI Comunità Montana del Lazio (CastelliRomani e Prenestini). Anche per la terza edizione èstata chiamata a collaborare all’organizzazione dellaRassegna l’Associazione Musicale dei CastelliRomani.Il Concerto di Inaugurazione della Rassegna si ètenuto il giorno 6 novembre 1999 nel Duomo di S.Nicola a Colonna, dove si è esibito il Coro «Città diPalestrina».

Roberto Proietti

Il premio Sulmona 1999a Carlo Marcantonio

Con l’opera «La casa del mistero ed altro» il pit-tore Carlo Marcantonio, da anni uno dei più vali-

di e letti collaboratori di Notizie in... Controluce, si èaffermato al XXVI «Premio Sulmona 1999», rasse-gna internazionale di arte contemporanea.Il dipinto entrerà a far parte della pinacoteca comu-nale d’arte moderna di Sulmona e lì potrà essereammirato, come merita, dai visitatori; di esso l’auto-re dice: «Un dipinto che è la somma di una ricercamirata ad evidenziare la vegetazione egli oggettiquotidiani, una reltà in chiave poetica che guardaall’esterno e nell’intimità interna». L’artista non ènuovo a riconoscimenti di così alto prestigio eppure,ogni volta, tale è l’amore per la pittura, che a lui sem-bra essere la prima volta. La redazione si compli-menta con Carlo e gli augura tanti altri successi.

M.B.

De chi è? (...segue da pagina 3)

Quilli che so venuti a abbita’ qua da fori, si ne stan-no pe contu siu: tènno ’a bella casa, ’a bella machi-na; se cerchino e se trovino tra issi, perché commesentino parla’ ’n paesanu, decìdino subbito che è’gnorante (e quasi sempre tènno raggione); difficil-mente se ’mmischino co’ noiatri.Ogni tantu, però, riescino a fa’ amicizia co’ ca piz-zicarolu, e quesso succede pe’ du’ motivi: primoperché i pizzicaroli de Grottaferrata so’ furistieripure issi, e quindi se sèntino ugualmente stranieri;e po’ perché i pizzicaroli vonno diventa’ ricchi, e aissi ’a bella gente, comme so’ quasi tutti quilli defori, ce piace: ce piace u stile de vita che tènno, cepiacino i discorsi che fanno; quindi se sforzino deesse’ comme issi e perciò modifichino u modu deparla’, de pensa’, de vive’. E così cavvota i pizzi-caroli entrino dentro ’a popolazione dei furistieri.Medici, avvocati, ingegneri e pizzicaroli: tutti’nsiemi.Quilli che so’ venuti a abbita’ qua da fori, vonnoche Grottaferata rimane ssosì comm’è, e nun von-no che se costruiscino atre case, perché doppo utrafficu e u casinu ce da fastidiu. Ssa cosa fa’ncazza’ quilli de de qua, perché pensino che ifuristieri so’ egoisti, e allora pe’ dispettu, vorìnoriempi’ Grottaferata de case. Quilli de fori, politi-camente còntino pocu, perché generalmente vòti-no solo pe’ i partiti, senza vota’ ’e persone; ’nvecequilli de de qua, conoscènnise, votino pure ’e per-sone. E così au Consigliu comunale ce vanno qua-si tutti quilli de de qua; de quilli de fori, riesce aicce giustu cadunu conosciutu pe’ u lavoru che fà.Così ’e decisioni politiche so’ prese quasi tutte daquilli de de qua. E quilli de fori allora se ’ncazzi-no, e così se riuniscino e fanno i «Comitati dequartiere», ’ndo so’ tutti de issi: dentro a ’ssicomitati, quilli de fori se fanno forza, e commàtti-no pe’ fa a Grottaferata ’e cose che vonno issi.Quilli de de qua dicino: «Grottaferata è ’anostra!» E quilli de fori risponnino: «No, è ’anostra perché paghemo più tasse de voiatri!» (per-ché so’ più ricchi). E essossà: ’e differenze cresci-no, u rodimentu aumenta e ’e due popolazioni se’llontànino sempre deppiù.Ahò, però, davero! ’na domanda, a pensacce be’,rimane: chisà de chi cazzu sarà Grottaferata…

Alessandro Gentilini

I NOSTRI DIALETTI

ANTICAIE & PIETRELLEANTICAIE & PIETRELLE

Restauro

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I NOSTRI PAESI 9visitate la nostra pagina webhttp://www.controluce.it

Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

Festività natalizieTra le nuove iniziative e antiche tradizioni

In ricordo della RiformaIl culto ecumenico degli evagelici

Un futuro sostenibile per tuttiCoordinamento delle associazioni

e dei gruppi di base

Le prossime festività natalizie vedranno una serie dimanifestazioni che, sposando tradizione e novità

tenteranno di rilanciare la partecipazione alla vita pae-sana ed insieme il turismo. Con la prima manifestazione denominata «Presepe inCantina» si rinverdisce una tradizione che - con fasialterne - vive da lungo tempo. Persone singole e gruppid’amici hanno allestito, dedicandoci impegno, soldi etempo libero, presepi nelle cantine di Monte Compatrie, dove possibile, nelle grotte scavate nel tufo, lì dovefino a qualche anno fa, prima dell’avvento delle nuove

tecnologie, venivano appostate e tenute a temperaturacostante le botti con il vino. La manifestazione punta a porre in risalto la Natività e,quindi, l’amore e l’idea universale della pace, maanche, attraverso la scenografia delle grotte, ed ancoracon la seconda manifestazione chiamata «Via dei sapo-ri», a far conoscere ed apprezzare ai visitatori i «frutti»del nostro territorio. Infatti, verranno offerti prodottitipici di Monte Compatri, quali vino bianco e rosso (perl’occasione verrà offerto anche vin brulè), castagne(caldarroste), olio (bruschette), arrostini misti locali edinfine i vari e molteplici dolci tipici. Durante tutti i gior-ni della manifestazione, gruppi organizzati della BandaFolcloristica Compatrum intratterranno gli ospiti conmusiche natalizie.Per il 31 dicembre, tutta la cittadinanza è invitata in piaz-za Marco Mastrofini per un grande e propiziatorio brin-disi al nuovo secolo, durante il quale un grandioso spet-tacolo pirotecnico darà il benvenuto all’anno nuovo.Nei giorni precedenti, spettacoli per i più piccoli verran-no presentati nelle scuole, mentre per gli altri verrannoorganizzati due concerti di natale, il primo nella chiesa dis. Michele arcangelo e l’altro nel convento di s. Silvestro.Il 6 gennaio, Monte Compatri parteciperà con una rappre-sentanza di spicco, insieme a tutti i Comuni dei CastelliRomani, alla manifestazione «Viva la Befana», giunta allasua XV edizione, che si terrà in piazza S. Pietro a Roma.Qui circa 1.500 persone provenienti da tutti i paesi deiCastelli Romani sfileranno nei costumi tipici, di varieepoche, seguiti dalle locali Bande musicali e dai Gonfa-loni delle città. La manifestazione si concluderà con laconsegna, da parte dei Magi, al Papa, di doni offerti daiCastelli Romani. Uno dei Re Magi, di Monte Compatri,offrirà a papa Giovanni Paolo II, una Conca d’oro realiz-zata a nome del Comune e delle Associazioni di MonteCompatri da «Arte orafa». La conca sarà inserita in unafontana, realizzata nel classico «Sperone», dall’artistamonticiano Stefano Lodadio.

T.M.

Il 31 ottobre di ogni anno il mondo protestantericorda il momento nel quale Lutero, professore di

esegesi biblica, affisse novantacinque Tesi sulla por-ta della cattedrale di Wittemberg per condannaresenza mezzi termini il sistema delle indulgenze per-petrato dal mondo cattolico, la ricchezza della Chie-sa di Roma e per propugnare un discussione pubbli-ca fra i teologi sulla efficacia delle indulgenze ai finidella salvezza. Da allora, si era nel 1517, la RiformaProtestante ha avuto in Calvino e Zwingli ulteriorimomenti di riflessione e approfondimento teologi-co, fino alla strutturazione di una dottrina teologicafondata sull’autorità dei Testi Biblici ed alla crea-zione di comunità, talvolta molto diverse tra loro,unite nella comune interpretazione del sentire reli-gioso alla luce dell’insegnamento evangelico.Domenica 31 ottobre 1999, nella sala dei convegnidell’Istituto dei Padri Somaschi ad Albano, si è svol-to un culto evangelico, organizzato dalle Comunitàprotestanti di Albano, Ariccia e Fontana di Papa,alla presenza di un vasto gruppo ecumenico da anniimpegnato in uno sforzo di comunione tra cattolicied evangelici. L’occasione, trasmessa in direttanazionale da Raidue, a cura della rubrica televisivaProtestantesimo, si è aperta con le letture e la pre-diczione di Gabriela Lio, pastora sudamericana, daanni residente in Italia, ed attuale guida religiosadella piccola Comunità battista di Fontana di Papa.Il culto è poi continuato con l’invito a celebrare ilricordo della Riforma, scisma storico per antonoma-sia dell’unità dei cristiani, come istante di preghierae di riflessione comuni con le altre comunità cristia-ne della zona, e come momento di un superamentodelle barriere teologiche che ancora dividono inmaniera apparentemente inconciliabile, i due mondidella cristianità divisa. Un passo importante, comericordato dal Pastore Luca Negro, della comunitàEcumenica di Albano membro della Unione delleChiese Evangeliche Battiste d’Italia, è stata la sotto-scrizione ad Augusta in Germania da parte di altirappresentanti del mondo cattolico e della Federa-zione Mondiale delle Chiese Luterane, di un docu-mento comune in materia di salvezza per grazia; unatappa fondamentale sulla via del dialogo e del supe-ramento delle rigidità dottrinarie. Il culto evangelicodei Castelli Romani, reso possibile anche grazie alladisponibilità dei Padri Somaschi, ha visto l’incontrodelle piccole comunità evangeliche battiste dellazona, attive nei Castelli Romani sin dai primi anniSettanta ed oggi particolarmente attive specie nelcampo dell’impegno sociale a favore degli stratimeno abbienti della popolazione e degli immigrati edei rifugiati; i ricavi della colletta domenicale ver-ranno infatti utilizzati per il sostegno di parte delleattività del Coordinamento Immigrazione deiCastelli Romani (CICAR) e di alcune famiglie dikosovari ospiti da mesi presso il Centro Evangelicodi Rocca di Papa. Una presenza, quella degli evan-gelici, che è indubbiamente sinonimo di ricchezzaspirituale e di riflessione ecumenica, ma anche dimomento di solidarietà irrinunciabile.

Gianluca Polverari

Le associazioni di volontariato e le Onlus presentinei Castelli Romani hanno organizzato una rete tra

loro per coordinarsi e unire gli sforzi per creare un futu-ro sostenibile per tutti. La rete è composta da gruppi che si occupano di diver-si aspetti dei problemi della nostra società ed in parti-colare nei Castelli Romani. Tali gruppi si occupano didiritti civili come Amnesty Internetional, di ambientecome il Wwf Castelli Romani o la nuova cooperativasociale integrata Reseda, di Immigrazione come ilC.I.C.A.R.. gruppi religiosi e di volontariato come lecomunità ecumeniche o il volontariato Vincenziano,solo per citarne alcuni. La rete si propone di rivolgersiai Comuni e alle altre istituzioni presenti nel territorioper far valere i temi riguardanti il volontariato, le inizia-tive di solidarietà e la difesa dell’ambiente. Si invitano tutte le associazioni a prendere parte alla reteper condividere con gli altri, risorse e idee, coordinarsiper attività comuni e far valere il volontariato. Per par-tecipare basta prendere contatto con una delle associa-zioni o gruppi citati o telefonare allo 06/9320495. Èoggi più che mai necessario far trionfare concezioni disobrietà, di solidarietà, di parsimonia, di sufficienza, diriduzione del nostro profondo impatto sulla natura e suipopoli. Per tutti questi motivi è stata avviata questa frut-tuosa collaborazione fra i gruppi di base, ben noti edimpegnati da anni in un lavoro puntuale per costruire unmodello di vita consapevole e critico per ragionare afondo su come consumiamo, su quello di cui realmenteabbiamo bisogno, su come possiamo venire concreta-mente incontro alle esigenze del nostro martoriatoambiente di vita e alle tremende diseguaglianze chestanno conducendo ad un mondo sempre più disuma-no e antinaturale. Ci stiamo avvicinando a grandi passial terzo millennio, che ci presenterà sfide ben più gravidelle attuali, perché saremo di più (9,4 miliardi nel2050), perché consumeremo di più e perché, se non sifa nulla per cambiare, si acuiranno sempre più le deva-stazioni ambientali, mentre i poveri diventeranno sem-pre più poveri. Non ultimo poi il problema delle viola-zioni su larga scala dei diritti umani, soprattutto nei con-flitti armati ancora presenti in più numerose parti delmondo. Mentre si cerca di creare con il massimo impe-gno da parte dei governi un sistema di libera circolazio-ne delle merci su scala planetaria, non esiste ancora unsistema di giustizia internazionale che possa punire iresponsabili di gravi violazioni dei diritti dell’uomoovunque esse avvengano, non essendo ancora in vigoreil trattato sulla Corte Penale Internazionale. La globa-lizzazione dell’economia è invece già una realtà, unobiettivo a cui tutti i governi tendono e sul cui «altare»ormai stanno sacrificando i valori fondamentali dell’e-sistenza. Questo sfide riguardano tutti: il legame sullasalute umana, stato dell’ambiente, economia e com-mercio sempre più stretto. In questo quadro, certamen-te affascinante per le grandi sfide proposte ma profon-damente triste per il peggioramento della situazione, leassociazioni e i gruppi di base devono operare alacra-mente per creare il più possibile alleanze con partnersignificativi nel tentativo di incidere di più sulla realtà.

Roberto Salustri

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I NOSTRI PAESI10 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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Atletica Tusculum: una realtà sportivaGENZANO

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Rally dei Castelli RomaniAprirà da Frascati la stagione del nuovo millennio

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Una nuova aggregazione sportiva,che va oltre il campanilismo dei

nostri paesi, l’Atletica Tusculum natadalla fusione dell’Atl. Rocca Priora edell’Atl. Amatori Frascati.Lo scopo è di costruire una strutturapiù rappresentativa del territorio, indi-viduando nel “Tuscolo” un punto d’ag-gregazione per tutti i paesi limitrofi edun’ubicazione territoriale nell’ambien-te dei Castelli Romani.Gli obiettivi sono ambiziosi, proponen-do, oltre alla partecipazione a gare nel-la provincia, manifestazioni sportivegià attive o di nuova promulgazione neinostri paesi e nel territorio tuscolano.Riproporre il giro delle Ville a Frascati,la corsa dell’Angelo a Monte Compa-tri, una gara a Rocca Priora per la sagradel Narciso, collaborare con MontePorzio Catone e Colonna, è con certez-za uno stimolo per la collettività per lacreazione di momenti di aggregazionee di condivisione di esperienze comuni.L’iniziativa parte dalla proposta di unatleta locale da tutti conosciuto, Lean-dro Croce. Senza esitazioni i presidentidell’Atl. Amatori Frascati, Franco Giz-zi, e dell’Atl. Rocca Priora, Gelsino

Martini, con il parere favorevole degliatleti iscritti ed il supporto dei direttivi,danno il via alla discussione ed in brevetempo alla fusione delle due società.Coinvolto personalmente non possoche credere nei nuovi intenti e nel rag-giungimento degli obiettivi preposti. Ilsuperamento degli ostacoli organizza-tivi e propositivi sarà per l’AtleticaTusculum motivo di crescita e, per inostri paesi, una scelta sociale e politi-ca per proporsi negli anni futuri.Il direttivo della nuova società è com-posto da: presidente Leandro Croce;segretari Franco Gizzi e Gelsino Mar-tini. Consiglieri Claudio Buazzelli,Patrizio Lavagnini, Franco Mastro-francesco, Maurizio Mastrofrancesco,Sergio Molinari, Massimo ProiettiSemproni, Roberto Sabatini, GualtieroVinci. A tutti “buon lavoro”.Per tutti gli appassionati di atletica cheintendano iscriversi alla società per ilsettore amatoriale “Maschile e Femmi-nile”, possono rivolgersi ai seguentinr. telefonici, nelle ore serali: Gizzi F.069425375; Martini G. 069470616;Mastrofrancesco M. 069485755.

Gelsino Martini

Ètutto pronto per la quarta edizionedel Rally dei Castelli Romani, la

chermesse automobilistica che apriràufficialmente la stagione del nuovo mil-lennio, la gara laziale giunta alla suaquarta edizione sarà ancora una voltaaffiancata dalla seconda edizione delRally Storico dei Castelli, la gara sarà discena come è tradizione l’ultima setti-mana di Gennaio e più precisamenteSabato 29 e Domenica 30, confermataanche la sede di partenza e arrivo delRally Romano, ancora una volta grazieall’interessamento del Comune la garaavrà come starter la cittadina di Frasca-ti. La passata edizione partita da piazzaMarconi ha visto la presenza di tutto lostaff dei Vigili Urbani di Frascati che incollaborazione con Polizie e Carabinie-ri di concerto con gli organizzatori sonoriusciti a rendere più gradevole e sicurala manifestazione. L’edizione del 2000sarà ancora più bella, infatti Motori &Motori società organizzatrice in colla-borazione con l’agenzia Promogest,vuole proporre per la giornata di Sabatosera la partenza ufficiale del Rally e unaprova spettacolo, per poi ripartire lamattina dalla piazza e proseguire tuttol’itinerario proposto, questo comunquein grandi linee il programma : Sabato29 Gennaio presso Piazza Marconi cisaranno le Verifiche Sportive e Tecni-che, dalle 14.30 alle 18.00, successiva-mente alle 21.00 ci sarà la Partenza uffi-ciale per proseguire con la prova spetta-colo, (salvo approvazione della CSAI-ACI) il ritorno a Frascati è prevosto alle21.30 (orario della prima vettura) perpoi ripartire Domenica 30 Gennaio alleore 8.00 dopo aver disputato sei provespeciali che si alterneranno tra Frascati,Grottaferrata, Rocca Priora e Monte-porzio, per quanto riguarda la cittadinadi Grottaferrata sarà come sempre tea-

tro di assistenza delle vetture all’internodell’area San Nilo (dove si svolge ilFormula Challenge), questo per tre pas-saggi, l’arrivo del Rally nella piazza diFrascati è fissato alle ore 12.30 circa diDomenica 30 Gennaio, naturalmente gliorganizzatori raccomandano a tutti glispettatori la massima diligenza nelseguire le vetture in gara. Per quantoriguarda l’elenco degli iscritti, comesempre il top delle case automobilisti-che al via, lo scorso anno si impose laPeugeot infilando due vetture ai primidue posti assoluti, per quanto riguarda ipiloti, tutti i migliori al via della garaCastellana, naturalmente la gara è unottimo trampolino di lancio per provarele vetture di competizione in vista dellaprossima stagione, l’elenco degli iscrit-ti sarà disponibile successivamente dicui informeremo nella prossima uscita.

Data domenica 16 novembre il 2°raduno dei volontari della Regione

Lazio, organizzato dalla Fivipol (Forzapronto impiego volontari Lazio), checonta quasi la totalità delle associazionidi volontariato presenti nel Lazio, neisuoi registri. «La seconda giornata delvolontariato e dell’associazione civiledella Regione Lazio», che si è tenutapresso il Pala Cesaroni di Genzano, harichiamato circa 500 persone da tutta laregione. La manifestazione ha avuto unprofondo significato per ciò che è emer-so durante il dibattito, che ha visto coin-volti molti esponenti politici della zona,a partire naturalmente dal sindaco diGenzano, Giancarlo Pesoli che ha fattogli onori di casa insieme ai rappresentan-ti del gruppo Genzanese della Protezionecivile e della Crocce Rossa. Le istituzioni regionali sono state rappre-sentate dagli esponenti più significativi.Piero Badaloni, presidente della RegioneLazio e Giovanni Hermanin assessoreregionale all’Ambiente ed alla Protezio-ne Civile, hanno espresso il loro ricono-scimento verso l’opera dei volontari. «Ben presto la Fivipol, che già rappresen-ta un punto di riferimento ben saldo per leistituzioni, relativamente al coordinamen-to delle forze di volontariato, vedrà rico-

nosciuto a pieno titolo il suo ruolo- haaffermato Piero Badaloni- affinché laregione possa dare tutto il supporto ammi-nistrativo, economico e burocratico a talecoordinamento». Al momento è infatti infase di elaborazione uno schema di con-venzione tra la Fiavipol e la RegioneLazio. Ciò permetterà, nel prossimo futu-ro, di attivare anche una sala operativa diprotezione civile e un centro di formazio-ne alla protezione civile per fornire sem-pre più un servizio specializzato. Questo è uno dei principali vantaggi nelrafforzare una struttura di coordinamentoregionale. Al coordinamento regionalequesto darà modo di gestire un’emergen-za attraverso una sola telefonata. Nel girodi poche ore potranno essere pronti 400volontari specializzati. Tutto ciò sarà resopossibile con una comunicazione a casca-ta attivata dalla futura sala operativa. L’associazione, che raggruppa la Prote-zione Civile la Croce Rossa e molte altreimportanti associazioni di volontariato, siè costituita dopo la caduta del palazzo nel-la zona del Portuense a Roma e da alloraha continuato a prestare la sua opera inmolte missioni, come nelle iniziative dipace in Kosovo, ottenendo riconoscimen-to anche dagli organismi internazionali.

Silvia Del Prete

Meno male che i centri anziani deinostri comuni sono identificati con

idilliaci quadretti di teneri vecchini chegiocano a carte! A San Cesareo si è inve-ce consumato un terribile scontro che havisto combattere sul campo accanitiduellanti, i quali si sono sfidati a colpi dilettere, minacce, articoli giornalistici equant’altro quando si è trattato di anda-re alle urne per eleggere il nuovo presi-dente. Difatti, a causa delle tensioniinterne, il Centro ha dovuto essere com-missariato per il mancato insediamentodel precedente Comitato di Gestione.Finalmente è giunta la data delle elezio-ni, prima delle quali si è svolta una mici-diale campagna senza esclusione di col-pi. Due le liste formate, una facentecapo al commissario stesso, Luigi Con-ti, ed una al vecchio leone della politicasancesarese Gaetano Sabelli. Il quale,come gli accade sempre, ha fatto manbassa di voti, questa volta però senzariuscire a conquistare la carica perchénon supportato in termini numerici daglialtri iscritti della sua lista. Alla fine, nuo-vo presidente del Centro Anziani di SanCesareo è risultato Luigi Conti, mentrein qualità di membri del Comitato diGestione sono stati eletti Gaetano Sabel-li, Giulia Muzzini, Luigina Parrelli,Marcello Zaffini, Giampietro Garipori,Domenica Savina, Angelo Prestiti,Domenica Nunnari, Matilde Olivieri e

Si inaugurerà il prossimo 18 dicem-bre alle ore 18,30, alla galleria

d’AC, una mostra personale di Rober-to Piloni. Si tratta di una quindicina diquadri esgeguiti a tecnica mista, conpittura e componenti in rilievo. Lamostra è curata da Tiziana D’Acchillee Franco Speroni.Dal 18 dicembre al 23 gennaio.Ingresso libero. Catalogo in mostra.

Michele Simone. Obiettivo principaledel neopresidente è quello di eliminarele ingerenze politiche nella gestione, perfare in modo che il centro torni a svol-gere quella che è la sua principale fun-zione, cioè rappresentare un luogo ditranquillità e aggregazione dove passarepiacevolmente il tempo. I problemi da risolvere sono molteplici,in primis quello di dotarsi di attrezzatu-re come, ad esempio, un televisore e unafotocopiatrice. Non da ultimo, ci siaugura un più sostanzioso interventoeconomico da parte del comune.

Luca Marcantonio

«Assenza di vento»alla galleria d’AC

Personale di Roberto Piloni

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Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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Via Placido Martini, 100040 Montecompatri

Italia Nostra è una associazione per latutela del patrimonio storico, artistico

e naturale della nazione, è stata fondatanel 1955 in un momento di espansioneeconomica, legata anche alla ricostru-zione post bellica ed ha contribuito arendere meno violento l’ impatto dellosviluppo e della crescita sul patrimoniostorico - artistico.Nei Castelli Romani la sezione di ItaliaNostra è stata fondata nel 1969 da don.R. Baldazzi ed ha contribuito, con ungruppo operante inizialmente a Marino,alla formazione del comitato promotoredel Parco dei Castelli con l’obiettivodella difesa delle caratteristiche naturalie culturali del Vulcano Laziale. L’attivitàguida è stata quella legata al Parco deiCastelli, è stata una esperienza faticosis-sima, che, negli ultimi anni, ci ha fattoconoscere da vicino l’ inerzia ammini-strativa degli enti sovracomunali, ma hareso possibile una stretta collaborazionecon il W.W.F. e la Legambiente. Nel cor-so di questa battaglia siamo però cre-sciuti culturalmente, abbiamo capitomolte cose, conosciuto i personaggi e iprotagonisti delle vicende del nostrocomprensorio: oltre ad identificare lanostra azione con l’ istituzione del parcoabbiamo sostenuto l’ azione dell’ ex sin-daco di Nemi V. Canterani che ha sceltouno sviluppo basato sul contenimentoedilizio.Ricordiamo in questi anni alcune vitto-rie: nel 1988 un nostro intervento inappoggio ad un comitato di cittadini haconsentito di eliminare alcune antennedal centro storico di Rocca di Papa. Nel1997 in collaborazione con l’Archeo-club un intervento forte presso laSoprintendenza ai Beni Archeologici delLazio ha consentito di fermare i lavori diricostruzione del teatro del Tuscolo e diindirizzare le opere verso un restaurosolo conservativo. Da soli nel 1998 cisiamo opposti alla trasformazione dell’assetto paesaggististico ed urbanistico diCastel Gandolfo, opponendoci ad un

progetto di intervento approvato dalconsiglio comunale in vista del Giubileodel 2000. Nel 1999 abbiamo contribuito,in collaborazione con i comitati di quar-tiere, a fermare un devastante progettodi razionalizzazione della viabilità aGrottaferrata che avrebbe sconvolto lavita del quartiere del Bivio.Queste le vittorie, non abbiamo però fer-mato il degrado del territorio, in Italia,nel solo 1995 sono stati costruiti 129Km quadrati di capannoni, è stato“capannonizzato” in un solo anno unterritorio pari a quello del comune diVelletri in un periodo di recessione indu-striale. Nei Castelli Romani non siamoriusciti a fermare la febbre edilizia cheha del patologico e che ha portato adurbanizzare il 30% della superficiedisponibile e a perdere negli ultimi 15anni il 16% della superficie agricola.Crediamo che ogni trasformazione delterritorio porti maggiori svantaggi diquelli che sembrano essere gli apparentivantaggi economici iniziali, riteniamoche chi governa lo sviluppo urbanisticodi questo territorio deve saper porre unlimite alla crescita finora incontrollatadelle prime e delle seconde case eall’aumento non naturale della popola-zione favorendo l’immigrazione.Ci accusano di essere troppo spesso dal-la parte del “no”, ma se proviamo aripercorrere mentalmente la rassegnadei disastri evitati (le follie translaguna-ri dell’Expo di Venezia, la lottizzazionedella pineta di Migliarino, il sottopassodi Castel Sant’Angelo a Roma, il sotto-passino di Castel Gandolfo) crediamo diessere dalla parte della ragione. Ci sia-mo decisamente opposti all’utilizzazio-ne indiscriminata del territorio: la logicadel fare tutti i costi, o peggio del piani-ficar facendo non ci appartiene, ci siamoschierati sempre contro la cementifica-zione, con la nostra opposizione siamosicuramente riusciti a far riflettere qual-cuno.

Maria Pia Consoli

La Banda Musicale è l’associazione piùantica di Monte Compatri, di essa si

parla già nel 1865 quando si chiamava“Concerto Municipale” e allietò la visitadi papa Pio IX al nostro paese; è l’asso-ciazione che impegna attivamente il piùalto numero di persone, tra musicanti emajorettes ha toccato anche le 80 unità eoltre; è l’associazione che, unica, riescetrattare alla stessa maniera bambini,ragazzi, adulti e anziani: la musica si sa,non ha età, la si impara e si incomincia adamarla da piccoli e accompagna per tuttala vita. All’insegna di questo spirito laBanda Musicale di Monte Compatri, cheoggi si chiama “Corpo FolkloristicoCompatrum”, ha sempre tenuto corsi dimusica per persone di ogni età, ma soprat-tutto per i bambini, i quali, appena sono ingrado di leggere bene, quando cioè hanno7-8 anni, riescono facilmente ad appren-dere la musica. Attualmente frequentanola scuola di musica 9-10 bambini, alcunidi loro stanno per essere inseriti nell’orga-

nico musicale, cioè nella Banda, che pur-troppo in questi ultimi anni ha perso trop-pi elementi in confronto ai nuovi entrati. Ilricambio generazionale insomma è statoun po’ troppo lento e al di sotto delleaspettative e delle esigenze. La Bandaperò non si avvilisce e continua a sfilareallietando le nostre feste, con l’orgoglio dichi ama veramente la musica e assoluta-mente non vuole che la grande tradizionemusicale di Monte Compatri finisca con ilfinire di questo millennio. Invita pertantotutti i giovani che si vogliono avvicinare aquesta nobile arte, forse la più antica delmondo, quella che riunisce in se la poesiae l’immagine, quella che riesce ad espri-mere, più di ogni altra, le passioni cheabbiamo dentro, ad iscriversi alla Scuoladi Musica che, ricordiamo, è assoluta-mente gratuita. Per le escrizioni ci si puòrivolgere alla Scuola stessa in via PlacidoMartini n° 124 il martedì e venerdì dopole ore 17.00.

Mirco Buffi

Un interessante convegno sulla delica-ta materia di ostetricia e ginecologia

è stato tenuto presso l’Auditorium diPalestrina con la partecipazione di illustripersonaggi della medicina di livellonazionale. Ha coordinato l’incontro ladottoressa Tufi. Il tema specifico riguar-dava: virus basso tratto genitale femmini-le – coesistenza fastidiosa e pericolosa.Relatore il prof. Benagiano, mentre i dot-tori Arduini, Tufi, Serra e Russo sonointervenuti a disquisire sui principi diimmunologia e patologia. Il prof. Villaniha trattato il virus e la patologia cervica-le, su tale argomento sono intervenuti idottori Massi, Carosu, Mazzon, Morrico-ne, Scotto. Per quanto riguarda la diagno-stica e i metodi di cura ha parlato ampia-mente il dott. Moscardini, e per prospetti-ve di oggi e domani sono intervenuti:Tocci e Scarinci. Il numerosissimo pub-blico ha seguito con vivo interesse leargomentazioni degli illustri medici.

Carlo Marcantonio

Una iniziativa come poche in Italia siconcretizzerà tra poco a Zagarolo.

Finanziato dalla Regione Lazio, sorgerà,infatti, il Museo del Giocattolo che saràrealizzato nell’ala ovest di PalazzoRospigliosi. Fortemente voluto dall’attuale ammini-strazione, in particolar modo dall’asses-sore Daria Mattogno, il museo si artico-lerà su vari piani e stanze e sarà comple-to di tutto, dalla sezione del giocattoloregionale a quella del modellismo, dapupi e marionette alla realtà virtuale, dal-le bambole ai giochi elettronici. Nuovo,antico ed evergreen saranno presenti nel-la struttura che consentirà un incrementodel turismo e della fama di Zagarolo e

del suo palazzo. Una parte dei lavori è stata già appalta-ta e i tempi di realizzazione nondovrebbero essere lunghi. Ci sarannoanche una sala audiovisiva, una dedi-cata ai giocattoli artigianali, due percontenere le oltre trecento bamboledella collezione Salvini. Facciamo fati-ca ad immaginare che il museo riscuo-terà un successo notevolissimo in ter-mini di critica e di pubblico, in quantola sua completezza lo renderà sia pun-to fondamentale rispetto ad analoghestrutture sia mèta obbligata per coloroi quali, famiglie e non, si interessano almagico mondo del giocattolo.

Luca Marcantonio

Nonostante fosse saltato l’incontrocon il Ministro Diliberto che doveva

prendere parte ad un convegno a Genza-no per parlare anche del problema pretu-ra, organizzato e poi cancellato persopraggiunti motivi, il palazzo della pre-tura potrebbe aprire finalmente le sueporte. Eh sì perché un’opera costata qua-si 4 miliardi e 10 anni di lavori non puòrimanere morta, vista anche la grandefunzionalità di cui è dotata. La struttura èora lì pronta per essere utilizzata, edessere messa in piena funzione. Il sinda-co Pesoli, a nome della giunta e del con-siglio comunale, ha continuato a chiede-re a gran voce di dare a questo palazzo ladignità che merita. Ora, anche grazie allatenacia ed alla forza con cui la richiesta èstata portata sul tavolo del Ministro Dili-berto, potremo finalmente fruire di que-sto servizio. Ciò contribuirà a reinserireGenzano nel circuito dell’amministra-zione giudiziaria dei Castelli Romani. Iveri problemi erano cominciati con lariforma del 1998 sulla giustizia che hasoppresso le preture inserendole nei tri-bunali di zona. Ora che la situazionesembra aver trovato una soluzione, pos-siamo guardare con ottimismo verso lafutura centralità di Genzano come polodi giustizia affiancato a Velletri, dalmomento che della moderna e funziona-le struttura se ne potrebbe fare una sede

distaccata del Tribunale dei CastelliRomani con competenze territoriali piùampie.

Silvia Del Prete

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I NOSTRI PAESINotizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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suoi con la voce e soprattutto con l’esempio. Il PapaGiovanni X°, che partecipò anch’esso a quel fatto d’ar-me, notò il suo coraggio e lo volle al suo fianco quandoil popolo romano gli tributò quel trionfo che meritavaquale ispiratore e vincitore di quell’impresa. Ferdinan-do Gregorovius, il più illustre degli storici tedeschi dicose italiane, nella sua opera “Storia della città di Romanel Medioevo” ricostruisce l’entrata in Roma di Giovan-ni X in veste di trionfatore preceduto dai prigionieri incatene e seguito da nobili e cavalieri che avevanomaneggiato la spada con valore. Al suo fianco v’eraAlberico, primo dei suoi capitani e primo dei suoi eroi.Il popolo acclama i suoi campioni riconoscente d’averloliberato da quei feroci pirati. Ma il carattere ardente, lagioia incontrollata per aver partecipato insieme al papaal trionfo, una notevole dose di imprudenza e, soprattut-to un desiderio incontenibile di comando, furono cattiviconsiglieri per il giovane ed avventuroso capitano; si ini-micò il papa e volle, addirittura, usurpare il governo diRoma. Vi riuscì e dominò l’Urbe con violenza e dispo-tismo, tanto da costringere il pontefice a chiedere aiutoai romani per scacciarlo dalla città. Questi, stanchi delsuo malgoverno e della sua tirannia, aiutarono il papacosì il valoroso Alberico fu scacciato da Roma. Lascia-ta l’Urbe fuggì ad Orte che era il suo più grande posse-dimento e vi si fortificò; ma i romani riunirono ancorauna volta le loro milizie ed, assalito il castello dove si erarifugiato, lo uccisero. A questo punto è bene fare unaconsiderazione storico - politica sulla battaglia del Gari-gliano: essa, cinquecento anni prima della Disfida diBarletta, aveva riunito gli italiani di varie regioni percombattere un nemico comune, gettando il seme che,secoli dopo, sarebbe germogliato in un sentimentonazionale propedeutico all’unità d’Italia che sarebbeavvenuta dopo altri cinquecento anni. Questi sono i rit-mi del disfacimento e della creazione di nuove nazioniche risorgono dalle loro ceneri come novelle ArabeFenici. Ritmi lunghi millenni dove i popoli si avvolgonosu se stessi, si scontrano con altre genti, lentamente sievolvono e si trasformano ancora tornando a scrivere leloro vicende nel grande libro dell’umanità. Qui finisce lastoria e la vita di Alberico, primo Conte di Tuscolo ecapostipite di quella schiatta che da lui e da Maroziaebbe inizio. Di quest’ultima cominceremo a parlare nelprossimo capitolo.

(continua)Massimo Medici

Il Tuscolo, tre millenni e…I Conti di Tuscolo

SAN CESAREO

Addio Alessio

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Un male incurabile ha strappato all’affetto dellafamiglia e degli amici Alessio Zangrilli, scom-

parso a soli diciannove anni. Non diremo come alsolito che è ingiusto morire a quell’età, che il vuotoche lascia sarà incolmabile, che non si riescono a tro-vare spiegazioni per questo lutto che ha gettato nelladisperazione i genitori, i parenti e gli amici di Ales-sio. Del resto, bastava assistere ai funerali per render-si conto di quanto fosse amato. Non lo diremo perchéè ovvio e scontato, come pure è ovvio ricordare, semai ce ne fosse bisogno, quanta gioia di vivere equanta bontà d’animo avesse Alessio. Cercheremopiuttosto di ricordare che le parole, da sole, non ser-viranno né a consolare né a far sparire prima il dolo-re di questa gravissima perdita. Il modo migliore diricordare la sua memoria sarà quello di stare il piùpossibile accanto alla sua famiglia, e di dedicare aloro l’affetto che lui riceveva. Sarà il modo miglioreper farlo arrivare anche a lui, dovunque sia. Alessio ciguarda dall’alto, ora è sereno, non facciamo cosenegative che lui non avrebbe voluto ma piuttostodedichiamogli ogni nostro bel gesto quotidiano. Ales-sio, tu lo sai bene che non ti dimenticheremo mai.

Luca Marcantonio

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(parte III)

Siamo arrivati, ora, ad accennare al nome di Marozia,sulla quale, come detto nell’articolo precedente, sono

corsi fiumi d’inchiostro e s’è detto e scritto tutto ed ilcontrario di tutto. Era la figlia, con Teodora II°, di Teofi-latto e di Teodora I°. Ma prima di raccontarne la storia,punteggiandola di considerazioni sullo “status” di donnadell’altro ieri, è bene parlare dell’uomo che sposò, di chifosse costui e di cosa fece; in modo che, lasciatolo poi indisparte, potremo trattare ancor più liberamente diMarozia. Faremo come si fa (o come si dovrebbe fare)nelle corsie preferenziali nel traffico urbano: ai lati leauto meno importanti e meno veloci, per lasciare la cor-sia preferenziale a ….. Marozia. L’Italia, attorno all’an-no mille, era un ottimo terreno per coloro che, coraggio-si, amanti del rischio e dell’avventura, intraprendenti,con un bagaglio di scrupoli non eccessivamente pesan-te, volessero far fortuna, denaro e potere. Seminato séstesso in tale terreno, germogliò anche la pianta di untale Alberico del quale nulla si sapeva fino all’anno 889.A quel tempo uno dei migliori e più sbrigativi sistemiper far carriera consisteva nell’affiancarsi a qualchesignorotto, oppure a qualche conquistatore o capitano diventura provvisto di un bagaglio di scrupoli ancor piùesiguo del proprio. Il nostro Alberico, che la storia cidescrive di bell’aspetto, audace e combattivo, si pone alservizio di Guido di Toscana del quale diviene vassallo,dimostrando, in più occasioni di essere un uomo corag-gioso. Nell’anno 897 si può fregiare del Marchesato diCamerino e, poco tempo dopo, del Ducato di Spoleto,sostituendosi all’ultimo duca di quella città. Ecco che haun territorio a lui soggetto e dei titoli di cui fregiarsi. Lacarriera militar-politica è in ascesa, poiché ora è divenu-to uno dei signori più potenti dei dintorni di Roma.Ricordiamo brevemente che in quella città il nobileromano Teofilatto e sua moglie Teodora avevano tra leloro mani le leve del potere, che si chiamavano: ammi-nistrazione pubblica, comando dell’esercito pontificioed influenza sulla chiesa. Oltre a queste i due coniugiavevano tra le loro mani anche due figlie da marito, chesi chiamavano Marozia e Teodora. Si sa come vanno lecose di questo mondo (sia allora che adesso. Albericoera un giovane che prometteva bene; Marozia era bellis-sima di padre posizionato…. Alberico sposa Marozia.Correva l’anno 915 ed una potente famiglia romana siunisce con brillante avventuriero. Poche righe sopra si diceva che, a quel tempo, uno deimigliori e più sbrigativi sistemi per far carriera consi-stesse nell’affiancarsi a qualche signorotto. Ma ve n’è unaltro di sistema che non tema confronti né è legato ad untempo preciso: quello di sposare una donna ricca e figliadi un padre che può. Alberico, in conseguenza del suomatrimonio, ottenne tutto l’appoggio del suocero e del-la lui moglie che lo introdussero nell’ambiente dellanobiltà romana che fino ad allora gli era stato precluso.A onor del vero, bisogna dire che il giovane Marchese diCamerino e Duca di Spoleto, era già di per sé impetuo-so e valoroso ed ebbe presto l’occasione di dimostrarlo.A quel tempo i pirati saraceni effettuavano, molto spes-so, delle scorribande in Campania distruggendo villaggi,depredandone gli abitanti e traendone molti in schiavitù.Per questa ragione il Papa Giovanni X° promosse unalega tra varie popolazioni italiane per rigettare in marequei pirati e liberare le coste e le popolazioni dell’Italiameridionale dall’incubo delle loro sanguinose scorrerie.Queste incursioni sulle coste italiane erano dettate certa-mente dalla volontà di saccheggiare le città del litoraleche godevano di una certa dovizia quale risultato deitraffici marittimi, ma erano anche dettate dal desiderio dipunire i cosiddetti “infedeli” e bruciare, poi, le ricchebiblioteche dei conventi della Calabria che era, allora, laregione più colta d’Italia. Nessun pirata saraceno, è pro-babile, pensava che, per i cristiani, gli “infedeli” eranoproprio loro maomettani. Sicuramente né gli uni né gli

altri pensavano che farsi la guerra per questioni religio-se era una cosa quanto mai stupida, perché delle due l’u-na: o Dio esiste ed allora è lo stesso per tutti, e ciascunolo chiama come gli pare a secondo della sua religione edella sua lingua. In questo caso perché farsi la guerra;solo per una questione di vocabolario? Nel caso oppo-sto, se non esiste un dio, non c’è per nessuno. Ed in que-sto caso farsi la guerra per una cosa che non esiste èancora più stupido. Lo scrivente, sommessamente, pen-sa che, a parte le varie dominazioni, un “autore” ci deb-ba pur essere. Se non altro a filo di logica, se non di fede.Il ragionamento è questo: volgiamoci intorno, guardia-mo lontano. Tutti gli oggetti che vediamo sono staticostruiti da qualcuno: il nostro vestito lo ha fatto un sar-to, le scarpe un calzolaio, i palazzi i muratori ecc…. Mi

domando perché, nell’arco compreso fra l’ameba e l’in-finito non ci debba essere un autore anche lì. Un’altrapiccola considerazione, se i lettori me lo consentono:non credo che si gettassero alla rinfusa gli uni sugli altridei mattoni, ne verrebbe fuori una casa. Né credo che ilvento del deserto, soffiando molto forte, ne riuscirebbe acostruire un castello, anche se di sabbia. Si fermerebbesolo alle dune. Insomma, non basta un soffio per creare,se non è divino. Questo, in sintesi, quanto il sottoscrittopensa a riguardo; ma ora torniamo a Marozia, anzi a suomarito, che di tempo ne abbiamo perso abbastanza. Era-vamo rimasti che Papa Giovanni X° promosse una legacontro i saraceni. Intorno a lui si raccolsero soldati dimolte regioni d’Italia: Toscana, varie regioni del nord,città marinare dell’Italia settentrionale, come pure delsud, genti di Camerino e di Spoleto terre di Alberico. Aquest’ultimo era stato affidato il comando delle truppepapali che facevano parte di questa composita armatache mosse contro i saraceni. Gli era stato affidato ilcomando per due motivi. Il primo era che Alberico ave-va già dato prova del suo valore quando aveva combat-tuto, in qualità di vassallo, agli ordini di Guido di Tosca-na; il secondo che, avendo Teofilatto fra le altre caricheanche il comando delle milizie pontificie, ne aveva tra-smesso al genero, nel quale evidentemente aveva fidu-cia, l’effettivo esercizio sul campo. Lo scontro con ipirati avvenne nel giugno dell’anno 916 con la battagliadel Garigliano. In quel mese si cominciò a muovere con-tro le schiere dei saraceni che si difesero ostinatamenteper ben sessanta giorni. Circondati da tute le parti e sen-za alcun soccorso dalla Sicilia dove erano molti di loro,si apersero un varco e si rifugiarono sui monti. Di nottediedero fuoco al loro campo e se ne scagliarono fuoricon grande impeto, ma caddero sotto la spada dei cri-stiani inferociti. Moltissimi furono fatti prigionieri equanti si salvarono sulle vette dei monti, ivi pure furonoinseguiti e sterminati. Dopo quei cruentissimi combatti-menti i saraceni abbandonarono le foci del Gariglianoche occupavano da più di trent’anni e dalle quali eranopartiti per mille scorrerie. Furono ricacciati nella partepiù meridionale dell’Italia del sud. Alberico si comportòcome un leone, combattendo con le armi ed incitando i

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I NOSTRI PAESI 13visitate la nostra pagina webhttp://www.controluce.it

Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

ROCCA PRIORA ALBANO

La solidarietà in un mercatinoIniziativa della Chiesa Evangelica Ecumenica

FRASCATI

ArtemisiaCollettiva di artisti

La palestra che non c’è

Molte sono le problematiche di unasocietà, varie le condizioni che por-

tano alla valutazione ed alla risoluzionedei problemi dei cittadini. È bene nonrealizzare scale di priorità, bensì esporreun’analisi di alcuni fatti riguardanti ilpaese. Il nostro paese è carente in strut-ture da destinare ad attività ludiche spor-tive, ad esclusione del calcio, sport elettoa livello nazionale. Unica struttura chiu-sa è la piccola palestra delle scuole Ele-mentari, utilizzata in comunione di benicon le associazioni sportive che da anniorganizzano corsi ed attività promozio-nali sportive. La palestra ha circa trentaanni e li dimostra tutti. Nel tempo ci si èlimitati a piccole manutenzioni, nulla èstrutturalmente cambiato nonostante lacittadinanza e la scuola esigesseroun’ambiente maggiore e più funzionale.Bisogna purtroppo constatare che l’ada-giarsi sull’esistente ha erroneamente pre-posto la soddisfazione per una palestranon idonea ad attività sportive, se non aprestazioni tipo per una scuola elementa-re. A questo va aggiunto l’incultura spor-tiva cronica che non riguardi un pallone,ed il piatto è servito.Ottobre, mese classico per la riaperturadelle palestre, ha visto le porte sbarratealle ass. sportive “della palestra che nonc’è”. Motivo: l’Amm. Comunale l’hadichiarata inagibile. Per meglio conosce-re le argomentazioni inerenti al fatto, hoproposto alcune domande – intervista alSindaco ed alle due società sportive cheutilizzano la palestra: l’Olimpia R.P. ed ilGS Rocca Priora 85.Queste le domande rivolte alle associa-zioni.Da anni utilizzate la palestra, quali irapporti con il comune?Olimpia - un rapporto di collaborazione GS 85 - collaborazione, a volte diffici-leVersate una quota di affitto al comune?Olimpia - si, stabilita con delibera digiuntaGS 85 - attualmente no (stagione tra-scorsa), in comodato delle spese campio-nato che affrontiamo per quattro squadrechi provvede alla manutenzione ordi-naria?Olimpia - la società sportivaGS 85 - la società sportivaquali sono i vantaggi che ne traggonoi cittadini?Olimpia - di praticare le attività, edun’agevolazione sui costiGS 85 - un servizio ai cittadinila palestra mostra caratteri di inagibi-lità, a cosa è dovuto: alla mancatamanutenzione degli anni passati,oppure ad un allarmismo esageratodel presente?Olimpia - non spetta a noi giudicare se èagibile o no, sappiamo solo che gli allie-vi/e sono senza attività dal 1° ottobre GS 85 - molto al 1° quesitoa cosa possono essere ricondotte leattuali carenze strutturali, ed in cosapossono essere identificate?

Olimpia - sono da considerarsi usura deltempo GS 85 - alla mancanza di una culturasportiva degli amministratorile attuali condizioni, secondo voi, pre-cludono l’utilizzo della struttura? Se no,perché?Olimpia - non è precluso l’utilizzo, cer-tamente la ristrutturazione migliora l’uti-lizzo dell’impiantoGS 85 - non è precluso, la messa a nor-ma è dovuta per legge, la manutenzionenecessaria per non farla decadere (sia sulpiano igienico sia funzionale)ritenete di aver fatto presente, alle pas-sate amm. Ed all’attuale, i problemi ine-renti alla palestra?Olimpia - si, che eravamo senza riscalda-mento ci avevano assicurato che avreb-bero provvedutoGS 85 - alla passata molte volte, all’at-tuale qualche volta.All’amm. Comunale, nella figura delsindaco dott. Giuseppe Giovannetti,sono state poste le seguenti domande.il nostro comune non possiede una verapalestra. Quali sono gli obiettivi del-l’amministrazione per il futuro?abbiamo richiesto con delibera di giuntacirca tre miliardi alla Regione Lazio, perla costruzione di una palestra polivalentepresso il centro sportivo di Monte Fiore.in che modo intendete risolvere i disagidel presente? Quanto tempo occorre perrimuovere i problemi d’inagibilità?con delibera del Cons. Com. 246 del14/10/99 è stata approvata una variazio-ne di bilancio, e con ordinanza 81/99 sidà mandato per l’esecuzione dei lavori.Attualmente in corso credo termineran-no entro i primi giorni di dicembre.quali sono i motivi che precludono l’uti-lizzo della struttura?mancanza delle normali condizioni igie-nico sanitarie. I riscaldamenti non hannomai funzionato.la gestione – utilizzo della palestra daparte delle Ass. sportive private, com’èregolata?fino a adesso alla cosiddetta carlona. Daoggi in poi con un regolamento discipli-nato dal Comune.essendo la palestra annessa al comples-so delle scuole Elementari, chi e conquali criteri ne amministra l’uso nei con-fronti della scuola e dei cittadini di Roc-ca Priora?la palestra è istituzionalmente deputataall’attività scolastica. Solo successiva-mente potrà essere adibita al pubblico.Mi auguro che questa breve intervista,possa aver chiarito almeno parte deiproblemi inerenti la palestra dellescuole Elementari, nell’attesa di veder-la presto attiva per i cittadini. Speroche gli stessi non dimentichino che nelnostro paese una “vera palestra nonc’è”. Non assopiamoci nuovamente suuna struttura inadeguata. Spingiamol’Amministrazione a realizzare quantoproposto per l’edificazione della pale-stra nel centro sportivo di Monte Fiore.

Nell’ambito delle attività della rete diassociazioni di volontariato e di

gruppi impegnati attivamente nel socia-le, costituita da oltre un anno nella zonadei Castelli Romani, la Chiesa Evange-lica Ecumenica di Albano Laziale haprogrammato, per le giornate di sabato11 (dalle 16 alle 20) e di domenica 12dicembre (dalle 10 alle 18), presso i pro-pri locali situati in via Risorgimento 87ad Albano, un mercatino della solida-rietà. Scopo dell’iniziativa è quello diraccogliere fondi per le diverse attivitàsociali e culturali di una comunità ormaida anni punto di incontro delle diverserealtà dell’associazionismo locale, non-ché quello di contribuire a diffondereuna visione equa ed ecologica del con-sumo e di propagandare le iniziative disensibilizzazione poste in essere dai varigruppi di volontariato. Quest’anno neglistand del mercatino dell’usato si trove-ranno libri, dischi, oggettistica, giocatto-li e ricami; un posto del tutto particolareavranno poi gli spazi espositivi dedicatiai prodotti biologici della bottega delCommercio Equo e Solidale di AlbanoLaziale e del Servizio Cristiano di Riesi.Altri prodotti artigianali ed ecologicisaranno in mostra negli stand della coo-perativa ecologica Reseda, specializzatanella creazione di nidi artificiali di

legno, e di quella Spazio-Lavoro cheoffrirà all’attenzione del pubblico ogget-tistica in legno, prodotti tessili e scatoledi cartone. Non mancheranno inoltreprodotti artigianali realizzati da gruppidi immigrati della zona e dal centro eco-logico della Chiesa Valdese di CasaCares. In vista del Natale, un intero set-tore sarà poi dedicato ai biglietti augura-li, realizzati a mano o a stampa, alle can-dele profumate, opera di artigiani diCastel Gandolfo, ai libri delle case edi-trice Claudiana e Com Nuovi Tempi. Ilmercato avrà poi un momento di discus-sione e di documentazione con i puntiinformativi sulle iniziative di “100 lireper il pane per un mondo senza fame” edi “Jubilee 2000 per la cancellazione deidebiti del Terzo Mondo”, e con gli standdi Amnesty International, della BancaEtica e del WWF. Nei locali dellaComunità troveranno infine posto ancheuna sala video ed una per l’uso di inter-net. Una festa prenatalizia, dunque,all’insegna della solidarietà e della col-laborazione tra le diverse anime socialidei Castelli Romani. Per informazioni è possibile chiamare laComunità Evangelica Ecumenica tel. 069324214, o il pastore Luca Negro allo0335 6869974.

Gianluca Polverari

ICastelli Romani aprono le porteall’Arte contemporanea. Dal 6 al 25

Novembre la Galleria Helios ha inau-gurato a Frascati la prima di una lungaserie di incontri e manifestazioni pre-sentando “Artemisia”, collettiva diartisti tra i più rappresentativi dell’artefigurativa italiana. Sono state esposteopere originali di autori protagonisticontemporaneamente di altri eventi inItalia e all’estero. Ugo Attardi alla gal-leria Borger di Buenos Aires. BrunoCaruso, a Napoli presso l’Istituto diStudi Filosofici per “Napoli 1799”.Alejandro Kokocinski che realizzerà lascenografia delle “Troiane” al TeatroStabile di Catania e successivamentenelle più importanti sedi nazionali.Marino Haupt, con una personale allagalleria Senato di Milano. Franco For-tunato, presente in esposizione a PaloAlto, California ed insieme ad AlbertoGallerati a S. Sebastian in Spagna.

Franz Borghese, con una personale aCaserta e nell’allegato alla prestigiosarivista Arte. Ettore de Conciliis, che harecentemente concluso una personalealla fortezza spagnola dell’Aquila,promossa dall’Alitalia e dalla RegioneAbruzzo. Domenico Purificato, tra ipiù importanti del panorama artisticointernazionale. E ancora grandi nomi:Francesco Messina, Enrico Benaglia,Ennio Calabria, Antonio Saliola, Fran-co Marzilli. Dai primi di dicembre aiprimi di gennaio, Helios presenta“Artemide”, collettiva di Arte Graficadei migliori artisti italiani. Evento resoancora più importante e qualificatodalla presenza in contemporanea diopere del M° Germano, artista orafo difama riconosciuta ed internazionale. Appuntamento quindi con il salottodell’Arte a Frascati in Via Cairoli, 35.Tel. 06/941.52.57 - 0347/75.41.178Orario 10,00-13,00 17,00-20,00

se non sarai tu a proteggere il tuo amorediverrà pietra alla sferza violenta dei gelidi venti dei tributidi colpa che il passato geloso insinuerà a divenir tempesta

antonio 9 ottobre 1999

Piano bar - cucinaLive music - Cabaret

Mercoledì chiuso

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PARLIAMO DI ANIMALI14 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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In marcia per i diritti animali

ARCHEOLOGIA

Προσωπον, Φερsu, personaPhersna - L’Individuo e la Maschera (terza parte)

Il giorno 2 ottobre 1999 alle ore 15.00 pm da Piazzadella Repubblica in Roma, si è tenuta la seconda edi-

zione della Marcia internazionale per i diritti animali.Promossa dalla LAV (Lega Antivivisezione) con la par-tecipazione di 15.000 persone e associazioni di tutto ilmondo. Fra queste: Animal (Portogallo), EFAP (Gre-cia), British Union for the Abolition of Vivisection (GranBretagna) e Vier Pfoten (Austria).

Hanno aderito alla marcia anche molti personaggi del-lo spettacolo e della cultura come: Lea Massari, Salva-tore Veca, Gianni Vattimo e Don Mario Canciani.Ogni cittadino ed organizzazione sono stati invitati a par-tecipare affinchè vengano riconosciuti e tutelati i dirittiindividuali di ogni animale; a modificare comportamentie legislazioni nella direzione del rispetto dei diritti fonda-mentali di ogni essere vivente; infine per collaborare atti-vamente per il raggiungimento dell’abolizione dallaschiavitu’, a cui sono sottoposte le creature piu’ deboli eindifese. Quindi contro la tortura in cui soccombono glianimali negli allevamenti, nei laboratori, nei circhi, neglizoo e nei canili lager. Contro la strage sistematica opera-ta attraverso la caccia, la pesca, la macellazione, le pel-licce, le feste popolari e tutte quelle attività di diverti-mento che creano sofferenza per gli animali.Il titolo dei manifestini, che annunciavano la marciaera: un grande appuntamento per la libertà, un incontrocon la civiltà, che ha visto protagonisti anche alcuninostri concittadini monteporziani. E gli animali ? Eravamo a decine a marciare, a due e a quattro zampe,oltre ai moltissimi cani hanno sfilato un vitello e uncavia salvata da un coraggioso infermiere da un ospe-dale romano, già preparata ad una atroce fine.

Per Monte Porzio Catone i rappresentanti a quattrozampe ve ne erano molti fra cui Lilli, la meticcia incro-cio pastore tedesco, che grazie alla felice collaborazio-ne di alcuni cittadini è guarita da una brutta malattia. La marcia si è snodata, festosa e giocosa, per le stradedi Roma, la via Barberini, ricolma di canti e slogansembrava un fiume in piena, ognuno, al di là delle sueesperienze, con un solo fine: abolire l’ingiustizia e lacrudeltà verso i nostri amici animali. Questo è un mondo segnato profondamente dall’incom-prensione e dall’ingiustizia, in cui ogni giorno la libertàdel singolo è regolarmente soppressa sotto il peso dell’in-differenza. Questa marcia ha avuto il sapore del riscatto,un unica voce, al di sopra delle diversità, per chiedere inparticolare pace e convivenza fra i vari viventi. La marcia è stato anche un invito rivolto alle varie ammi-nistrazioni a prendere coscienza e ad impegnarsi adapplicare le leggi in materia di tutela animale ; ma ai sin-goli cittadini spetta ancora di impegnarsi in prima lineascegliendo di adottare un randagio dal canile o dalla stra-da, non acquistando, soprattutto sotto le festività natali-zie, prodotti crudeli come le pellicce. L’invito è il solitoper questo Natale 1999 siate civili e generosi. Auguri.

Anna Faccenda

L’individuo umano è quindi solo un aspetto dell’es-sere in un determinato stato contingente di manife-

stazione, così una conoscenza limitata alla facoltà men-tale quale forma determinata (ahamkàra, coscienzaumana dell’io) non è che semplice conoscenza perriflesso, analoga a quella delle ombre che vedevano iprigionieri della caverna simbolica di Platone, quindiindiretta ed esteriore. L’intuizione intellettuale si poneoltre questi limiti, non appartenendo all’ordine dellefacoltà individuali, si realizza con la trasposizione delcentro della coscienza dal ‘cervello’ al ‘cuore’ ed invirtù di questo trasferimento sappiamo che ogni “spe-culazione” ed ogni “dialettica” non possono evidente-mente esser più usate. 8 Nell’associazione ragione =mentale, quali principi riflettenti l’analogia e la rifra-zione del principio universale nell’ordine mentale uma-no, si assiste alla consequenziale differenza tra mentaleed intelletto puro. L’intelletto puro realizza la coscien-za nel passaggio dall’universale all’individuale, maquest’ultima appartenendo all’ordine individualeappunto non si può identificare col principio intellet-tuale stesso, nonostante proceda direttamente dalmedesimo. La conoscenza di cui si tratta non è peròcontraria od opposta alla conoscenza mentale in ciòche quest’ultima ha di valido e di legittimo nell’ordinerelativo, nel dominio individuale. Proprio il piano diintersezione del principio intellettuale con il dominiospecifico di determinate condizioni d’esistenza producela individualità considerata. 9 Il gnwsei auton (conoscite stesso) socratico, la verità araba haqiqah, l’essenzanel significato di Edh-Dhat implicano il passaggio dalmolteplice all’uno, dalla circonferenza al centro, a quelpunto unico ove è possibile all’essere umano restauratonelle sue prerogative primordiali, elevarsi agli statisuperiori e ritornare ad essere quello che potenzialmen-te è dall’eternità, la conoscenza come intuizione intel-lettuale stessa, secondo l’occhio del cuore (aynul-qalb).Non si tratta quindi di idealizzare un mondo passato, nèdi estrapolare teorie dai pochi indizi che quest’ultimo cifornisce, bensì constatare come sia un senso differen-ziato ed antitetico al moderno che da questi documentipromana. Nulla nell’antichità, dagli insegnamenti deisaggi alle documentazioni materiali, a parte alcuni par-ticolari periodi che segnano la decadenza e la corruzio-ne del costume, era inutile, eccessivo, sfarzoso, gratui-to; ogni minimo particolare, dall’ansa di una scodella aipiù bei metri della poesia, sottolineavano una visone delmondo organica, armonica, una vita che nella elemen-

tarità e semplicità del carpe diem oraziano aveva il suopiù genuino fondamento. Dal mito di Giano Bifronte a quello di Narciso, l’ideadel doppio, dell’altro che è dentro di noi, dello spec-chio, della maschera - interessanti per la remota anti-chità le maschere neolitiche raffigurate nella statuinadi Canne e nel collo ceramico di Porto Badisco - per-vade e compenetra la vita dell’uomo antico. Lamaschera ha il potere di scacciare i demoni e quello diproteggere chi la porta ; è appannaggio degli iniziati egeneralmente dei soli uomini. In sintesi la maschera èuno, tra l’altro, degli emblemi della cultura tradiziona-lista africana, ed il suo ruolo principale è quello diriaffermare a intervalli regolari, la verità e la presenzaimmediata dei miti nella vita quotidiana ; si riaggancia

così all’ordine cosmogonico, rigenerando il tempo elo spazio (Vigorelli 1991). Pallidi e spesso degeneratiriflessi della percezione atemporale dell’io cosmico liritroviamo in quelle poche ma significative opere chenel teatro, nella letteratura, nell’arte ancora “inebria-no” l’uomo contemporaneo (Dr. Jekyll e Mr. Hyde, ilritratto di Dorian Gray, le intuizioni freudiane, il dop-pio e l’inconscio, e molte altre ancora) svelandogliechi di conoscenze remote, perdute nella notte deitempi quando si era ancor “coscienti” di esser“maschere ridenti di un nume immortale.”(fine III parte) Mario Giannitrapani

Note:8 Il paso del Guènon, Considerazioni...cit., pp. 280-81,rimanda a sua volta ad una importante disamina dell’Evolain La dottrina del Risveglio, 1973, quella in particolarerelativa alla distruzione del demone della dialettica, cap.IV, pp. 56-61, dove il pensiero speculare, il semplice opi-nare, le molteplici teorie, dice l’autore, riflettono unainquietudine fondamentale di chi non ha ancora trovato inse stesso il proprio principio. Il solo intelletto discorsivo,vitakka, non può, appunto, che avere valore di “opinione,”di doxa. E l’afhle panta, il “togli via tutto” dell’ascesi bud-dista non ha nemmeno il senso di un sacrificio dell’intel-letto a favore della fede, come in certo misticismo cristia-no. E’ piuttosto una catarsi preliminare, l’opus purgationisgiustificantesi in vista di un superiore tipo o criterio di cer-tezza, quello che si radica in una effettiva conoscenza, assi-milata analogicamente, come nella tradizione vèdica, ad unvedere ; il video latino, l’oida greco. E’ quindi lo stesso“cuore,” preso simbolicamente per rappresentare il centrodell’individualità umana, considerata nella sua integralità,ad esser messo in corrispondenza sempre con l’intellettopuro, da tutte le tradizioni. La via della conoscenza divienela via dell’identificazione il cui raggiungimento è oltre ildominio individuale, ma possibile poiché l’individuo in cuialberga l’essere è parimenti anche altra cosa. Proprio larinunzia al mentale, all’impotenza della facoltà discorsivache non può superare i limiti della natura medesima, è ilprimo gradino verso l’Ego sum, l’Io sono, Je suis, meglionoto come “Gesù.” Nel non attaccarsi al ragionamento, nelnon rimanere prigionieri della forma, è il preliminare lavo-ro per passare dalla molteplicità all’unità, dalla circonfe-renza al centro, in quel punto unico ove è possibile supera-re il ciclo indefinito della manifestazione e quindi consen-tire la restaurazione di quelle prerogative dello “stato pri-mordiale” dell’uomo con il quale accedere agli stati supe-riori dell’essere e realizzare la propria essenza. Così coluiche conosce se stesso nella verità dell’essenza eterna edinfinita, conosce e possiede tutte le cose in se stesso e perse stesso, essendo pervenuto allo stato incondizionato chenon lascia fuori di sè alcuna possibilità, ed è appunto “coluiche non chiacchiera molto e ascolta poco,” (“Discorsi diErmete Trismegisto,” ed. cons. 1965, pp. 94-95) poiché“chi perde il suo tempo nel discutere e nell’ascoltare chiac-chiere, vibra pugni contro il vuoto. Infatti la divinità, ilbene, non si conoscono né parlandone né ascoltandone par-lare.”9 Fondamentali distinzioni operate dal Guènon in “Gli Sta-ti molteplici dell’essere,” pp. 71-78, Id. “Considerazionicit.,” (ed. cons. 1988) pp. 276-282, anche per comprende-re l’accezione specifica del termine ‘intellettuale’ bendiverso da quello in voga attualmente nell’occidente post-moderno. L. Vigorelli et al. 1991, Immagini dell’invisibile.Figure e maschere dell’Africa sub-sahariana, Bergamo.

Figure umane «in Phi» nella tecnica lineare

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ARTE16 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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Quando la povertà con l’arte diventa poesia

Domenica 5 dicembre, nel piccolo convento di S.Bonaventura al Palatino, davanti alle autorità

religiose e civili, è stato presentato il libro di AlbertoCrielesi: Il pittore Fra Pietro da Copenaghen alsecolo Albert Küchler, Roma 1999. Tra gli ospitistranieri, S. E. l’ambasciatore di Danimarca, il diret-tore dell’Accademia di Danimarca, la professoressaHannemarie Ragn Jensen, titolare della Cattedra del-la pittura dell’Ottocento all’Università di Copena-ghen. A conclusione della cerimonia l’autore ha illu-strato le tante opere del Küchler, custodite nell’affa-scinante convento romano che ospitò tra le sue mural’artista danese dal 1855 al 1883.Nell’Ottocento la generosa presenza di personalitàartistiche a Roma e nel Lazio è ormai cosa notoria,lunga è difatti la lista di nomi che la compongono,anche se si può notare qualche cronica dimenticanza.Una di queste è quella inerente al pittore daneseAlbert Küchler, alias fra Pietro da Copenaghen, unpersonaggio tanto stimato in Patria, quanto da noi (aparte una nota dell’Huetter) completamente ignorato.Ma fino a qualche anno fa, anche per gli storici oltre-montani che si erano occupati dei Küchler, la sua vitaartistica si arrestava pressoché l’anno dell’ingressotra i francescani del Palatino, dimenticando, così, siala vasta produzione che dall’eremo romano seguita-va a uscire dal suo pennello, sia la scuola che attornoa lui era fiorita. Ora, grazie al presente lavoro diAlberto Crielesi, che per primo ha coordinato le fon-ti danesi con nuove fonti italiane da lui stesso identi-ficate, possiamo avere un’immagine completa dell’o-pera di Küchler come uomo e artista. La sola scoper-ta di numerosi lavori finora sconosciuti del Maestroche l’autore del volume ha trovato a Roma e in altrelocalità rappresenta un fatto sensazionale e vienequindi a colmare una lacuna rilevante nella nostraconoscenza dell’opera di questo artista e della suacerchia.L’esistenza del Küchler –tanto fiabesca e romanticache sembra un loquace affresco dell’epoca in cui vis-se– inizia a Copenaghen dove nacque nel 1803: allie-vo dell’Accademia Reale di Belle Arti, nel maggiodel 1830 ricevette una borsa di studio e si trasferì aRoma, ove giuntovi entrò a far parte del circolo del-lo scultore danese Bertel Thorvaldsen. L’illustremaestro, già nell’Urbe dalla fine del Settecento,occupava in quel tempo il primo piano dell’allora

casa Buti, in via Sistina, insieme alla sua cospicuaraccolta di libri, antichità, e arte contemporanea; rite-nuto un modello per i giovani artisti e letterati dane-si, era il fulcro e la figura centrale intorno a cui ruo-tava la folta colonia, scandinava e non, a Roma.Thorvaldsen, difattí, ne era l’amico, il protettore e,nello stesso tempo, il mecenate maggiore dei gover-ni di cui la copiosa schiera di artisti erano borsisti. Ea Roma il Küchler si unì con entusiasmo all’attivitàe alla vita spensierata e allegra dei suoi amici artistinordici, partecipando con loro, nelle varie scorriban-de, alle innumerevoli feste romane, alle scampagna-te a Testaccio, agli allegri convivi di Ponte Molle –lacui più alta onorificenza era l’Ordine del Balocco– e«fuori porta»: nella Sabina, a Olevano, nei ColliAlbani ecc. Passeggiate e presenze che furono fre-quenti, come testimoniano le suo tante tele, e chesembrano rivivere in alcuni brani del suo amico, ilpoeta e scrittore H. C. Andersen, per la prima volta aRoma nel 1833.Quelli furono gli anni che portarono il Küchler adinfittire i rapporti anche con Overbeck, il più notoesponente dei Nazareni, i Confratelli di S. Luca, peri quali l’arte –ma non soltanto la pittorica– era sino-nimo di missione divina. Il tramite di quest’avvicen-damento fu un altro artista cattolico, Franz von Roh-den, con cui il Küchler strinse una calorosa e duratu-ra amicizia: Franz (o Cecco) Von Rohden, che fu, traaltro, il suo padrino spirituale quando il pittore dane-se abbracciò la fede cattolica nel 1844. Qualche annodopo la conversione al cattolicesimo seguì una vera epropria aspirazione alla vita claustrale, tanto che nel1851 abbandonò Roma e il suo mondo, vestendo ilsaio del serafico Ordine con il nome di Fra Pietro daCopenaghen e mettendo al servizio della Religione lasua arte come umile strumento di Fede. Entrò, così,a far parte, come laico, della Custodia Alcantarina diSlesia, ove in uno sperduto romitorio di quell’imper-via regione, oltre Breslavia, professò i voti. Per i suoiamici connazionali sia a Roina e in Danimarca, que-sto drastico mutamento di vita da lui adottato fuun’ulteriore nota di perplessità e di indignazione. Chine attribuiva la colpa ai pittori tedeschi, chi a unmomento di sconforto dell’artista e chi, come loscrittore Bergsœ, alla magia, al maliardo fascino diRoma che già aveva sedotto in passato il Thorvald-sen: « … Ma Roma è una città speciale! Se di unpovero ragazzo aveva fatto un Thorvaldsen, allorapoteva facilmente trasformare un’artista in un fratefrancescano, e fu così che avvenne: furono Roma e lavita di Roma a provocare la metamorfosi … »Ma chi s’interessò della vita e dei presunti travaglispirituali del Küchler evidentemente non conosceva,o non condivideva, le teorie predicate dall’Overbeck,e nemmeno quel modo di vivere l’arte dei Nazareni,maniera che già avevano sperimentato in S. Isidoro aCapo le Case, conducendo una quotidianità con spi-rito di fratellanza e povertà ascetica sì da ricordare iprimitivi cenobi del Poverello.Soppressa, la Custodia di Slesia –che mostrò sempreparticolare attenzione all’artista– volle che Fra Pietroritornasse a Roma e fosse «incorporato» al conventodi S. Bonaventura «alla polveriera». Quest’ultima dimora ben si addiceva allo spirito delnostro artista: semplice e fraterna, posta in uno degliangoli più incantati di Roma, sul Palatino. Qui, nel

suo studio posto in un’ala del convento, Fra Pietroprodurrà stupende opere, da tutti ammirate e richie-ste. E dalle finestre di «questa grande stanza qua-drata con le pareti completamente nude ed il soffittoa travi di legno ed il pavimento di pietra» si godevauna delle visioni più belle della Città Eterna e, comericorda il Bergsœ, dei luoghi circostanti: « … vedianche Frascati con le sue candidissime vigne e le sueville, in più i Colli Albani, Monte Cavo, tutti copertida alberi di castagno, tutto è infinito in quel meravi-glioso silenzio, si sente solo ogni tanto qualcheuccello che svolazza e le campane in lontananza delmonastero all’Aventino che suonano per il Vespro …»Amato e stimato dagli uomini di cultura, nella quie-te del cenobio romano lontano dagli schiamazzi di untempo, ricevette parecchie personalità desiderose diincontrarlo. Tra queste il vecchio amico Andersen,che il 1° maggio del 1861, nel suo quarto e ultimosoggiorno a Roma, salì sul Palatino per visitare FraPietro, il valente pittore che in luogo di onori e gua-dagni aveva scelto la vita raccolta e meditata del pic-colo chiostro di S. Bonaventura. All’umile e bonariofrate nel giardino del convento raccontò una sua fia-ba, «La più bella rosa del mondo», e mentre la nar-rava –come ricorda l’illustre favolista nei suoi Diari–«i suoi occhi brillavano con uno sguardo aperto esereno, sembrava felice, mi sentivo stranamentecommosso a causa del cambiamento nella sua vitaesteriore.»Il fascino di Fra Pietro e del suo chiostro sul sensibi-le novelliere fu evidente: allorquando Andersen, nel-l’appartamento che lo ospitava, all’ultimo pianosopra il Caffè Greco a via Condotti, compose la sto-ria de «La Psiche» ebbe senza dubbio in mente sia lamite e bonaria figura del frate pittore, sia l’incante-vole contesto del Palatino con l’umile convento di S.Bonaventura, ove il frate «verso sera, al tramonto,apriva la finestra della sua cella e vedeva sotto di séla vecchia Roma, i templi in rovina, il possente maestinto Colosseo, specialmente di primavera, quandofiorivano le acacie, i sempreverdi godevano tutta laloro freschezza, sbocciavano ovunque le rose, limonied aranci splendevano, le palme oscillavano al ven-to, allora si sentiva commosso e appagato come maiprima. La silenziosa, vasta campagna romana siestendeva verso i monti azzurrini coperti di neve eprofilantisi nell’aria come dipinti; tutto si fondeva,respirava pace e bellezza: era, indistinto, un sogno,sì, un vero sogno!»Mori il 16 febbraio 1886 e fu sepolto nel CimiteroTeutonico. Si può concludere questa breve nota suFra Pietro citando alcune righe tratte da I Bozzetti diun altro nordico, Axel Munthe, che così rievoca i tan-ti illustri personaggi stranieri innamorati di Roma eche a Roma nella pace riposano: « … Sacro è il suo-lo che calpesti. Qui è il ricordo di coloro che furonouomini … Uno accanto all’altro, come fratelli, dor-mono. … Pieni di entusiasmo e di giovanile esultan-za qui vennero, salutando la città come madre. ERoma li accolse nel suo abbraccio, vivificò le sueanime con i suoi grandi pensieri, e raccontò loro, trale rovine del Colosseo e le dimore imperiali del Pala-tino, la sua storia gloriosa e l’altra dell’Ellade ful-gente di marmi. Qui sognarono il più bel sogno, quilo spirito imparò ad aspirare al sublime … »

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Alberto Crielesi

Il pittore Fra Pietroda Copenaghen

al secolo Albert Küchler

Quando la Povertà con l’Arte

diventa Poesia

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Romei e GiubileiIl pellegrinaggio medievale verso Roma

Viaggio in Italia sulle tracce di GoetheCelebrazioni per il 250° anno dalla nascita del poeta tedesco

I capolavori dell’arte franceseDa Poussin agli impressionisti

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Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

APalazzo Venezia è sta-ta inaugurata il 29

ottobre la prima mostraufficiale del programma dicelebrazioni e iniziativepreviste per il prossimoGiubileo, intitolata «Ro-mei e Giubilei – Il pelle-grinaggio medievale a San

Pietro (350-1350)».Sin dai primi secoli i Cristiani si recarono nei luoghisacri a contatto diretto con le memorie e i ricordi di Cri-sto. Tale devozione si estese in seguito alle tombe e aimonumenti commemorativi dei vari martiri e confesso-ri della fede. A Roma le tombe degli apostoli Pietro ePaolo furono oggetto di una particolare predilezione.Col tempo la Terra Santa divenne quasi inaccessibile,sia per le condizioni politiche –nel 640 Gerusalemme fuconquistata dai Musulmani– sia per le difficoltà deiviaggi. Roma diventò una altera Jerusalem verso cuicominciarono a convergere i pellegrini. Il termine romeo, che in greco originariamente indicavai forestieri che giungevano in Palestina pellegrinando,finì col significare «viaggiatore verso Roma». Romeriefurono le spedizioni dirette verso la nuova Gerusalem-me, fulcro della nuova res publica christiana in quantosede del papato e centro di una civiltà che seppure inrovina mostrava ancora i segni della sua grandezza. Il vocabolo giubileo deriva dal termine ebraico jobel,che significa corno d’ariete. Tale corno era adoperatocome tromba, il cui suono indicava a tutti l’inizio del-l’anno giubilare. «Conterai anche sette settimane dianni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimanedi anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al

decimo giorno del settimo mese, farai squillare la trom-ba dell’acclamazione; nel giorno dell’espiazione faretesquillare la tromba per tutto il paese. Dichiarerete san-to il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazionenel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giu-bileo; ognuno di voi ritornerà nella sua proprietà e nel-la sua famiglia» (Levitico, 25, 8-10). Un anno di libe-razione e di consolazione, un anno di gioia e di esultan-za, un anno di giustizia e di grazia.La mostra «Romei e Giubilei» mette in luce il fenome-no del pellegrinaggio medievale dal IV secolo dopo Cri-sto fino al 1350, anno del secondo Giubileo nella storiadella chiesa cattolica. Svela mille anni di devozione reli-giosa con una amplissima serie di documenti e monu-menti che sono stati selezionati da collezioni museali ebibliotecarie italiane e straniere. Curata da Mario D’O-nofrio, la mostra si divide in quattordici sezioni temati-che. I dipinti, i codici, i mosaici, gli oggetti liturgici e didevozione ripercorrono le fasi, le modalità e gli aspettiche hanno caratterizzato nel tempo il sentimento di reli-giosità che diede vita al pellegrinaggio, inteso comeviaggio di redenzione, di purificazione e di rinascita.La mostra sottolinea inoltre come, insieme ai continuiflussi umani verso le più importanti mete e santuari del-la religione (la Terra Santa, Roma, San Giacomo diCompostela), viaggiassero i commerci, l’arte e la cultu-ra. La manifestazione studia soprattutto il pellegrinag-gio a Roma e concentra la sua attenzione sulla identitàdel pellegrino con una ricerca di testimonianze icono-grafiche relative alla sua figura, al suo abbigliamento, aicontrassegni che lo contraddistinguevano come tale.Per informazioni: Editoriale Ecclesia – Prime Time Pro-motions, tel. 0668136738; www.axnet.it/mostregiubileo

Francesca Vannucchi

In occasione del250° anniversario

dalla nascita diJohann WolfgangGoethe l’Assessoratoalla Cultura, ilGoethe Institut diRoma e la Casa diGoethe hanno pro-mosso una serie diiniziative (convegni,mostre, esposizioni econcerti) che hannolo scopo di presentareed esaltare la vita,l’opera, la grandezzae l’attualità del pen-siero di questo straor-dinario artista, tenen-

do conto del rapporto che ebbe con la cultura italiana edin particolare con Roma.Johann Wolfgang Goethe giunse a Roma nell’invernodel 1786. Partito di nascosto per sfuggire alla fama delsuo giovane Werther, viaggiò in Italia sotto il falsonome di Jean Philippe Moller, un anonimo commer-

ciante di Lipsia. A Roma, la «capitale immortale» chetanto amò, Goethe convisse con molti artisti tedeschimossi dalla stessa attrazione nei confronti della città. «Èuna fortuna per me che Tischbein abbia un bell’appar-tamento in cui vive insieme ad altri pittori. Abito pres-so di lui e mi sono inserito nel loro menage, e così godola quiete e la pace domestica, pur trovandomi in terrastraniera.» Goethe descrisse in questo modo il suo cir-colo di amici: il pittore Johan Tischbein, AngelikaKaufmann, Heinrich Meyer e altri.Oggi la casa in cui Goethe abitò dal 1786 al 1788 èdiventata un museo, aperto al pubblico due anni fa.Ospita una mostra permanente che documenta la vitaquotidiana del poeta tedesco e i suoi vastissimi interes-si: disegni, opere grafiche, manoscritti letterari e scien-tifici, sculture, libri. Nel vecchio atelier è esposta unaserigrafia di Andy Warhol, ispirata al celebre ritratto diGoethe nella campagna, dipinto all’epoca dall’amicoTischbein.Nella Casa di Goethe il 6 novembre è stata inauguratauna mostra intitolata «Il Collezionista e la sua Cerchia».Un’esposizione che propone, dall’amplissima collezio-ne di disegni originali raccolti dal poeta, una scelta dicirca duemila fogli di provenienza olandese, francese,italiana, inglese e tedesca del periodo fra il Tardo-Goti-

co e il Romanticismo. Suddivisa in due sezioni, la pri-ma, dal titolo «Germania, dal Rinascimento al Barocco.L’epoca d’oro dei Paesi Bassi. Rinascimento e Manie-rismo in Italia», ha esposto fino al 6 dicembre splendi-di soggetti di artisti come Polidoro da Caravaggio, Par-migianino, Perino del Vaga, Giorgio Vasari, TaddeoZuccari, Rembrandt ed altri. La seconda parte, allestitadal 22 dicembre al 1° febbraio 2000, sarà dedicata a «IlSeicento e il Settecento in Europa. La Germania traClassicismo e Romanticismo». Nella sua unità lamostra, resa possibile dalla disponibilità del GoetheNational Museum di Weimar, consente di inquadrareragioni, gusto e concezioni artistiche del loro collezio-nista. Anche Palazzo delle Esposizioni ha ospitato fino al 6dicembre una mostra dedicata al poeta e intitolata«Artisti per Goethe – Viaggio in Italia». L’esposizione,curata da Patrizia Pisci, ha riunito le opere di artisti con-temporanei italiani e tedeschi che idealmente hannoaccompagnato Goethe nel suo itinerario di viaggio dal-la Germania all’Italia. I loro nomi: Nicola De Maria,Mimmo Paladino, Eliseo Mattiacci, Raimund Kummer,Janaina Tschape ed Eva Maria Schon.Per informazioni: Casa di Goethe, tel. 06 32650412;Palazzo delle Esposizioni, tel. 06 4745903.

Il Museo del Corsoospiterà fino al 27

febbraio 2000 unamostra che tracciaun itinerario delgusto e dello stiledella storia dell’arte

francese e della Francia dal Seicento fino all’inizio delnostro secolo. Venticinque splendidi capolavori pittori-ci selezionati dalle collezioni del Museo Puskin diMosca danno vita all’esposizione intitolata “Capolavo-ri Francesi – Da Poussin agli impressionisti”.Nata dalla collaborazione fra il Museo Puskin diMosca, la Fondazione Mazzotta, la Soprintendenza aiBeni Artistici e l’Ente Cassa di Risparmio di Roma,l’esposizione apre il suo percorso cronologico con undipinto giovanile a soggetto biblico di Nicolas Poussin,La vittoria di Giosuè contro gli Amoriti. L’opera diClaude Lorrain prosegue il viaggio mostrando i cam-biamenti di stile e di gusto che nel Settecento diederoalla Francia supremazia artistica in campo europeo.Per l’Ottocento due quadri dipinti da Corot e Curbetfanno presagire gli spazi di ricerca rivoluzionari e inno-vativi dell’impressionismo. Questa fase è testimoniatanelle sue diverse sfaccettature dai capolavori di Monet,Degas, Renoir, Pisarro, Cezanne, Gauguin, Bonnard,Picasso, Matisse, Van Gogh. Oltre all’evoluzione storica, la mostra mette in luce l’a-spetto del collezionismo in Russia, da una parte quellopromosso dallo zar e dall’altra quello svolto a cavallofra l’Ottocento e il Novecento da alcuni mecenati e col-lezionisti della classe imprenditoriale e mercantilemoscovita.

Francesca Vannucchi

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La depressione nei tempi antichiLa melanconia religiosa dei puritani inglesi

CURIOSITÀ STORICHE18 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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Il Seicento inglese fu caratterizzato da forti som-movimenti politici e religiosi. Sotto le bandiere

della religione riformata e guidati da Cromwell, iPuritani portarono al potere una nuova classe diri-gente e misero a morte il proprio re, troppo restio acedere parte del suo potere. E tutto ciò più di centoanni prima dei rivoluzionari francesi. Ma la grandeesplosione di rinnovata religiosità aveva tra i suoipericoli quello della melanconia religiosa, un gravemalessere psichico che poteva prendere soggetti ani-mati da grande fervore spirituale, raggiungendo ilsuo acme quando essi cominciavano a dubitare forte-mente della salvezza della propria anima. Questa for-ma speciale di melanconia non fu appannaggio solodei puritani inglesi; un secolo dopo, a metà del Set-tecento, l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert,oltre a un significativo accenno alla voce generalemélancholie, conteneva una voce specifica sull’argo-mento, dal titolo mélancholie religieuse. Però, se cisoffermiamo a parlare di loro, è perché manifestanoin maniera evidente i segni della depressione deinostri giorni.A questa forma di melanconia si riferisce essenzial-mente il brano citato più avanti, scritto da RichardBaxter (1615-1691), un pastore d’anime inglese,piuttosto non conformista a detta degli storici, cheracconta di essere stato obbligato a improvvisarsimedico per necessità, poiché nella sua zona non vene erano affatto. Una volta diventato famoso in tuttal’Inghilterra per la sua sapienza, «rimase sconcerta-to dalla moltitudine di persone melanconiche chevenivano da ogni parte per incontrarlo, e che prefe-rivano ricorrere a lui piuttosto che a medici di pro-fessione». Ecco quello che egli scrive a proposito diquesti melanconici in un brano che riportiamo, conqualche snellimento atto a facilitarne la lettura:«I soggetti melanconici sono in generale paurosiall’eccesso. La loro fantasia si agita in maniera daaumentare la sensazione della gravità del loro pec-cato, assieme a quella del loro pericolo e della loroinfelicità. A questo si aggiunge una grande tristezza;alcuni piangono senza sapere perché, e alcuni pen-sano che debba essere così; e se gli capitasse di sor-ridere o di parlare con felicità, il loro cuore li rim-provererebbe di ciò, come se avessero fatto qualcosadi inopportuno. Accusano in continuazione se stessi,trasformando tutto in materia di propria colpa, siaesso qualcosa che sentano o leggano, o vedano, opensino; qualunque cosa facciano si agitano controse stessi, allo stesso modo con cui gli individui dalcarattere litigioso fanno con il loro prossimo. Temo-no sempre di essere stati abbandonati da Dio e chesia troppo tardi per pentirsi o ricevere perdono. Noncapita mai che leggano o sappiano di qualche casomiserevole senza che si convincano che questo sia illoro caso. E pensano sempre che nessuno sia nellostato in cui essi si trovano; in poche settimane horicevuto una gran quantità di persone che vivevanoesattamente nella stessa situazione, e tutte afferma-vano che nessuno stava come loro. Sono incapaci digioire di qualsiasi cosa; non riescono a concepire, apensare o a credere a niente che possa essere loro diconforto. Sono sempre scontenti e insoddisfatti di sestessi; si comportano con gli altri proprio come esse-ri permalosi e corrucciati, sospettosi di chiunquevedano bisbigliare. Sono molto riluttanti a compiereil lavoro che gli spetta e, dediti all’ozio, o giacciononel loro letto o stanno improduttivamente a sedere.[Ricompare qui quell’atteggiamento di pigrizia chenel mondo medievale gli osservatori esterni designa-vano come proprio degli accidiosi, di cui si è parlatonell’articolo precedente su Notizie in… Controluce,ottobre 1999. NdA.]I loro pensieri sono per lo più riguardanti se stessi;in questo sono simili alla pietra della macina, checonsuma se stessa quando non ha più frumento. Iloro pensieri vertono sempre sui loro crucci; quandohanno pensato qualcosa di storto, tornano a ripen-sarci di nuovo. Girano incessantemente sui loroscrupoli e quindi capita che siano pieni di supersti-zioni. [Un altro autore dell’epoca, il vescovo Jeremy

Taylor (1613-1667), così scrive a proposito degliscrupoli, momento nevrotico ossessivo di queste suepecorelle dall’animo contorto: «Se si tratta di celibi,essi sanno che ogni tentazione è un fuoco che gliapostoli hanno certamente detto di evitare, aggiun-gendo però che piuttosto di soffrire è meglio con-giungersi in matrimonio; ma, se essi pensano di spo-sarsi, non osano per paura di essere annoverati frachi trascura la gloria del Signore, poiché pensanoche essa sia meglio promossa non toccando alcunadonna. Una volta sposati hanno timore di adempiereai loro doveri, per paura che ciò possa essere in fon-do un cedimento, che li renderebbe sospetti di car-nalità, eppure non osano ometterli, per paura di nonessere nel giusto; e nondimeno temono che il solopensare che ciò non sia una cosa pulita sia di per sé

siero a ciò che temono, alla stessa maniera di chi,desiderando fortemente dormire, è sicuro di restareinsonne, poiché la sua paura e il suo desiderio lotengono sveglio.Molta parte della cura consiste nell’entrare nelleloro grazie e nell’evitare tutte le cose spiacevoli. Sesi conosce una qualsiasi cosa lecita che possa piace-re loro nei discorsi, nella compagnia, nell’abbiglia-mento e per tutto quanto riguarda la camera in cuigiacciono o l’assistenza che viene loro data, fate-gliela avere. Se conoscete qualcosa da cui sianoinfastiditi, rimuovetela. Non parlo dei dementi chedevono essere dominati con la forza, ma dei tristi edei melanconici: se li portate a una condizione pia-cevole, allora potete guarirli.Per quanto vi è possibile, distraeteli dai pensieri cheli affliggono; teneteli occupati con altri discorsi oaltri affari; volgetevi a sorpresa verso di loro e inter-rompete le loro meditazioni; portateli fuori da ciò,purché lo facciate come farebbe un amorevoleimportuno: se soffrono a restare soli, portategli com-pagnia o conduceteli dove ce n’è; in special modonon tollerate che se ne stiano in ozio, ma procurateloro un’occupazione che scuota il corpo e tengaoccupata la mente. Sarebbe proficuo se poteste occu-parli a consolare altri che siano afflitti da dolorianche più grandi: poiché ciò farebbe capire loro cheil proprio non è un caso speciale, ed è come se par-lassero a se stessi quando parlano ad altri. [Qualchestorico ha voluto ravvisare in questa frase un primoembrione di terapia di gruppo. NdA.]Il migliore diversivo sarebbe quello di farli incon-trare con qualcuno che professi un’errata convinzio-ne a cui essi siano profondamente avversi, facendolientrare in disputa con lui; poiché nel momento in cuiessi confutano quelle idee, cercando di convincerlo,i loro pensieri vengono allontanati dalle loro affli-zioni. Forrest racconta come un suo paziente affettoda melanconia, e che era papista, venisse guaritoquando la Riforma si diffuse nel paese, semplice-mente per l’agitazione di disputare contro. Unamigliore causa potrebbe far meglio alla bisogna.[Queste raccomandazioni di tipo psicoterapeuticosono state sempre presenti nel trattamento dellamelanconia, fin dall’antichità classica. Ad esempio,Sorano di Efeso, medico greco vissuto nella primametà del II secolo dopo Cristo, raccomandava che ilmalinconico venisse condotto ad assistere a spettaco-li allegri, e forzava i convalescenti a cimentarsi nel-l’arte oratoria, davanti ad una platea di familiari eamici compiacentemente entusiasti. NdA.]Se gli altri mezzi non dovessero funzionare, non tra-lasciate le cure mediche; e, sebbene loro siano con-trari, perché pensano che il male risieda solo nellamente, e che la medicina non possa curare l’anima,bisogna persuaderli o forzarli. L’anima e il corposono associati nella malattia e nella cura in unamaniera che lascia stupefatti, ma, poiché l’esperien-za ci dice che questo fatto può giocare a nostro favo-re, abbiamo tutte le ragioni per agire così. [La teoriadell’umore melanconico (la bile nera) come fluidofisico rispondeva alla necessità di affermare la stret-ta interdipendenza tra l’anima e il corpo. Se situazio-ni di tristezza e paura generavano la bile nera, a suavolta un eccesso di questa conduceva a uno stato ditristezza e timore. Per questo, specie quando gliinterventi psicoterapeutici avevano fallito, si ricorre-va a drastiche cure fisiche. NdA.]Ho conosciuto una gentildonna afflitta da unaprofonda melanconia che per tanto tempo non havoluto avere cure mediche né ha mai voluto sentirneparlare; e non tollerava che suo marito uscisse dal-la stanza; mentre egli finì col morire per il dispiace-re e a causa di queste limitazioni, lei fu guarita conmedicine cacciatele a forza in gola con un tubo. [Ilrifiuto del ricorso al medico è ancora oggi tipico deidepressi; però, come vedremo trattando delle curefisiche dell’epoca, la dama in questione non avevatutti i torti a starne lontana. NdA.]

(continua)Valmont

un peccato, e sospettano che, se non avessero questotimore, ciò sarebbe il segno evidente che essi aderi-scono più alla natura che allo spirito. Pur non aven-do commesso peccato si pentono, e accusano se stes-si senza che ci sia né forma né sostanza; la loro virtùli fa tremebondi, e nella loro innocenza sono pieni dipaura; se da una parte in nessuna maniera commet-terebbero peccato, dall’altra non sanno come evitar-lo.» NdA.]Hanno perso la facoltà di governare i loro pensiericon la ragione; e così, se li convincete ad abbando-nare questi loro pensieri, sorgenti di angustie e sen-za costrutto, e a dedicarsi a qualche altro soggetto, oa prendersi una tregua, non sono capaci di obbedir-vi. Non possono pensare ad altro che a quello chestanno pensando, non diversamente da chi, tormen-tato dal mal di denti, non riesce a pensare ad altroche al suo dolore. [Questo fissarsi su un solo puntoda parte dei melanconici, oltre ad essere spesso unacaratteristica dei moderni depressi, è sottolineatoanche nella voce mélancholie della già citata Enci-clopédie: «MELANCONIA, (in medicina), melancolia èun nome composto da mélaina, nero e cholé, bile, dicui Ippocrate si è servito per designare una malattiache egli ha creduto essere prodotta dalla bile nera edil cui carattere generale e distintivo è un delirio par-ticolare, che gira espressamente attorno a uno o duesoggetti, senza febbre né furore, cosa questa in cuidifferisce dalla mania e dalla frenesia. Questo deli-rio è sovente accompagnato da un’insormontabiletristezza, da umore cupo, da misantropia e da unadecisa tendenza alla solitudine.» NdA.]Il gran tormento delle loro paure porta il loro pen-

Albrecht Dürer, Melanconia I, incisione, 1514

(II parte)

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Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

Montagne in città

ScuolaIl passaggio allo Stato del personale dipendente dagli Enti locali

Prendiamoci cura della terra

Parla come Mangi

Convenzione sui mutamenti climaticiTutto rinviato agli esami di riparazione del 2000 all’AjaAddio, monti sorgenti dalle acque, ed

elevati al cielo… verrebbe da decla-mare uscendo dal Complesso di S.Michele a Ripa, Sala dello Stenditoio,dove si è svolta dall’8 al 13 novembre laV rassegna del Cinema e del Libro diMontagna. Sei giorni in cui è stato pos-sibile non soltanto assistere a delleproiezioni affascinanti, ma vivere lamontagna in tutte le sue angolazioni,sentirla respirare, avvertirne il misteropiù profondo, passando dall’universofotografico di Walter Bonatti, alpinistaitaliano (alla fine dell’esposizione lefotografie entreranno a far parte in pian-ta stabile delle collezioni fotografichedel Centro Documentazione del MuseoNazionale della Montagna) alla spedi-zione antartica nel 1914 dell’Enduran-ce, nave imbrigliata nei ghiacci, perritrovarsi poi in Ucraina, nel labirintosotterraneo scavato dall’acqua e forma-tosi a seguito di strati di gesso deposita-tisi nel terreno: 230 Km di grotta, dovespeleologi ricercano il filo di Ariannaper ricostruirne la formazione naturale;o immergersi nel mondo silenzioso deldeserto cileno dell’Atacama, ai deserti

di sale dove le ultime piogge risalgonoa secoli fa; o ripercorrere la via chespinse ricercatori dell’oro a sfidare ighiacci delle lande dell’Alaska. Imma-gini che emozionano, tutte accomunatedalla solitudine che accompagna l’uo-mo dinanzi all’infinità naturale e dallalotta, parte inscindibile di ogni soprav-vivenza.Una splendida storia d’amore dove iprotagonisti questa volta sono l’uomo ela natura, e il rispetto l’anello di unione.Un viaggio, quello nell’universo natura-le, escatologico, che dopo mille peripe-zie cambia l’uomo proprio come il viag-gio di Ulisse. «L’Alaska mi ha insegna-to molto, da qui me ne vado ricco, manon di oro come i ricercatori, ma dellaricchezza più grande di un uomo… ric-co nello spirito. Grazie Alaska.»Montagna anche come simbolo delsacro, luogo prescelto da molte divinitàper incontrare l’uomo; sarà questo iltema della VI rassegna che si svolgerànel mese di novembre del 2000.Per informazioni: Cooperativa la Mon-tagna, tel. 063216804.

Cinzia Cerbino

Bonn, 5 novembre 1999 – La QuintaConferenza sui Mutamenti Climatici

si è chiusa con un sostanziale rinvio del-le decisioni cruciali al prossimo incon-tro, che si svolgerà all’Aja dal12 novem-bre 2000.Una nota positiva viene dall’UnioneEuropea e dai suoi stati membri, che sisono impegnati per la ratifica e quindil’entrata in vigore del protocollo di Kyo-to entro il 2002, data del decimo anni-versario del Summit sull’ambiente diRio de Janeiro.Ad oggi sono più di 60 i Paesi che sisono espressi a favore di una rapidaentrata in vigore del Protocollo, ma,secondo Greenpeace, i problemi irrisoltirimangono ancora molti.«Chi farà i controlli per sincerarsi delrispetto del trattato? Chi applicherà lesanzioni ai Governi non rispettosi degliaccordi? E quali saranno le sanzioni?»Queste sono solo alcune delle domandeche non hanno trovato risposta durante ilnegoziato di Bonn. Nessuno si è volutoassumere la responsabilità di far diventa-re il Protocollo di Kyoto una legge effe-tivamente vincolante per tutti i Paesi delpianeta.Un altro argomento non adeguatamenteaffrontato nel corso dei lavori della Con-ferenza è stato quello della messa a pun-to dei meccanismi flessibili. Alcuni Pae-si hanno operato in modo da poter even-tualmente disattendere gli impegni checomporta la ratifica del Protocollo, nondefinendo criteri precisi per i meccani-smi flessibili.«Il commercio delle emissioni», di cuinon sono state fissate le regole, lascia, ad

esempio, la possibilità di uno scambioselvaggio di «crediti all’inquinamento»tra Paesi ricchi (come gli Usa) e Paesipoveri (come la Federazione Russa el’Ucraina). Ancora più pericoloso è ilmeccanismo della cooperazione interna-zionale tra stati circa il trasferimento del-le tecnologie pulite ai Paesi in via di svi-luppo, che potrebbe permettere ladismissione di impianti e di tecnologieobsolete attraverso una semplice e red-ditizia esportazione verso i Paesi in via disviluppo. Inoltre Giappone, Stati Uniti,Francia e Inghilterra intendono inserirenei sistemi di trasferimento delle tecno-logie pulite l’opzione nucleare, comerimedio per l’effetto serra.Tutto questo meccanismo rappresentereb-be un vero laccio al collo per l’economiadi questi Paesi, che, in questo modo, si«svilupperebbero» secondo la convenien-za degli stati ricchi del Nord del Pianeta.Greenpeace ha redatto, in chiusura delnegoziato di Bonn, una pagella che evi-denzia il comportamento dei Governialla trattative.Tutti i Paesi sono comunque «rinviatiagli esami di riparazione» all’Aja nel2000.

Lionello Ceniccola

Èpartita a Roma la Campagna «parlacome mangi» di Greenpeace, che

intende fornire una chiara informazioneai consumatori sui rischi connessi aglialimenti che contengono organismigeneticamente manipolati (OGM) e iloro derivati.Secondo un sondaggio di Healey &Baker, pubblicato il 22 febbraio 1999, il79% degli italiani vorrebbe non mangia-re gli alimenti transgenici.Greenpeace ritiene che i consumatori ita-liani abbiano il diritto di sapere con chia-rezza quello che acquistano e ciò di cuisi nutrono.Dopo il lancio romano, la campagnacontinuerà in molte altre città italiane frale quali: Milano, Torino, Genova, Napo-li, Firenze, Vicenza, Salerno, Cagliari,Como, Ferrara.Greenpeace ha già inviato lo scorso mesedi aprile a 30 tra i principali produttorialimentari italiani un dettagliato questio-nario, richiedendo se fanno uso o menodi OGM: la lista, i cui risultati sono statigià divulgati nello scorso mese di set-tembre, costantemente aggionata e arric-chita, fornisce un importante strumentodi conoscenza sulla presenza di OGMnei prodotti alimentari presenti sul mer-cato italiano. La lista verrà distribuitadai volontari nei supermercati.

Lionello Ceniccola

Mercoledì 24 novembre, presso lasede della scuola media di Mon-

te Porzio Catone, si è svolta una confe-renza sull’educazione amientale nelterritorio dei Castelli Romani e deiMonti Prenestini. L’evento è stato pro-mosso dalla XI Comunità Montanadel Lazio, Assessorato all’ambiente, edal Wwf Castelli Romani, con la colla-borazione della Cooperativa Reseda.

Durante la conferenza è stata illustratala campagna didattica a cui partecipe-ranno più di 2.000 studenti e decine discuole.La campagna didattica affronterà itemi della sostenibilità delle risorsenaturali; in particolare saranno trattati itemi della difesa delle foreste, delrisparmio idrico e della riduzione deirifiuti.

COMUNICATO STAMPA

La Legge n.124 del maggio 1999,dopo un lunghissimo iter parlamen-

tare, ha finalmente disposto che la com-petenza a fornire il personale Ata (ammi-nistrativo, tecnico e ausiliario) in tutte lescuole, dalle elementari alle superiori, ètrasferita allo Stato. Sono così abrogatetutte le norme precedenti che ponevanoquest’onere a carico degli Enti Locali.Dal mese di gennaio 2000, pertanto, ilpersonale Ata dipendente di Comuni eProvincie già in servizio nelle ScuoleElementari, nei Licei Scientifici, negliIstituti Magistrali e negli Istituti TecniciCommerciali è trasferito alle dipendenzedello Stato e inquadrato nei profili pro-fessionali del personale statale, al pari diquello che già lavora nelle Scuole Medie,nei Licei Classici e negli Istituti TecniciIndustriali e Professionali.La contraddizione dell’appartenenza deilavoratori Ata ad amministrazioni diver-se con contratti, contenuti dei “lavori”,inquadramenti e retribuzioni differentiper incarichi, responsabilità e funzioniuguali, è antica e ne ha sempre impeditola piena partecipazione ai processi diriforma della Scuola.Una particolarità tutta italiana con bentre enti erogatori dello stesso servizio disupporto alla funzione statale delle for-mazione e istruzione pubblica che sareb-be stato possibile superare e razionaliz-zare da tempo con una modesta “rifor-ma” a costo zero.

Eppure soltanto nel 2000 con le riformedell’intero sistema scolastico avviate e ingran parte in atto –dimensionamentodegli istituti, decentramento amministra-tivo e dei poteri, autonomia scolastica,riforma dei cicli– una simile anomalia,divenuta ormai indifendibile, ha trovatocoerentemente soluzione.Si tratta ora di recuperare il mancatocoinvolgimento dei lavoratori Ata alladiscussione sull’innovazione e sul pro-cesso di razionalizzazione in atto persuperare tutte le diffidenze e le resisten-ze, anche di chi tuttora si attarda a spera-re che all’ultimo momento il passaggio,magari per qualche cavillo giuridico, siabloccato o rinviato.Occorre, invece, trovare rapidamente legiuste soluzioni per l’omogeneizzazionedei diversi istituti contrattuali e la pienafruibilità del Contratto Collettivo Nazio-nale di Lavoro della Scuola per garantireagli Ata che passeranno alle dipendenzedello Stato il riconoscimento dell’anzia-nità di servizio, l’effettiva disponibilitàdel posto di lavoro, l’esercizio del dirittod’opzione nei casi previsti, affinché nes-suno sia danneggiato economicamente.Occorrerà, inoltre, garantire e dare stabi-lità ai livelli occupazionali connessi aicontratti d’appalto stipulati dagli EntiLocali e stabilizzare i Lavori di PubblicaUtilità (Lpu) in atto.Dopo l’approvazione della Legge, laCgil, insieme alle altre Organizzazioni

Sindacali, ha avviato il confronto con ilMinistero delle Pubblica Istruzione cheha portato all’emanazione del Decretoattuativo (il DM 184 del 23.7.99), e inquesti giorni è iniziato il confronto tra leOrganizzazioni Sindacali e l’Aran (l’A-genzia per la Rappresentanza Negozia-le), che dovrà definire uno specificoaccordo per regolare gli aspetti economi-ci e retributivi e di stato giuridico.La Cgil Scuola e Cgil Funzione Pubbli-ca, insieme alla Cgil di Roma e delLazio, hanno affrontato in questi giornitutti i problemi sul tappeto in modo dacontribuire al confronto nazionale e han-no deciso di organizzare insieme riunio-ni territoriali e assemblee nelle scuoleper assicurare a tutti i lavoratori una cor-retta informazione.Contemporaneamente in alcune Ammini-strazioni sono in corso confronti per lagestione concreta del passaggio ed è statarichiesta l’apertura urgente di un tavolounitario di confronto tra le OrganizzazioniSindacali, il Provveditorato agli Studi e leAmministrazioni provinciali e comunali.Informazione curata da Sergio Parca segreta-rio Cgil Scuola di Roma e da Cgil FrascatiN.B. per ulteriori informazioni e/o consulen-ze, tutti i giovedì dalle ore 15.30 alle ore18.30 è operativo uno sportello curato da:Cgil Scuola Comprensoriale Velletri, p.zzaCairoli n. 30, tel. 0696142710Cgil Funzione Pubblica ComprensorialeVelletri, p.zza Cairoli n. 30 tel. 0696142688

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CINEMA20 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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Eyes Wide ShutDopo un anno di attesa esce l’ultimo film di Stanley Kubrick

piacevolezza, come viene evidenziato dalla scena in cui un uomo in piedi e unadonna supina su un uomo, che la sostiene come un tavolino, si impegnano in unacongiunzione beffarda, dalla ritmica ginnica: i due sono nudi e mascherati, e ilgesto meccanico reiterato non dà evidentemente alcuna connotazione individualeai personaggi, rendendo «mascherata», addirittura «vestita», la loro nudità e il lorogesto.Le molte nudità del film perdono il carattere di oggetto piacevole, pur rimanen-do oggetto del desiderio. È perciò significativo che lo spogliarello iniziale di Ali-

ce sia sensuale, poiché esso precede il trauma diBill, quel suo aprire gli occhi sulla realtà senzasapersi più orientare. Nella loro forma recitativa ipersonaggi, a partire da Bill, non costituiscono chestereotipi dell’umanità urbana. Non v’è infatti alcunaccavallamento di battute fra i personaggi, ma siimpone il modello recitativo del teatro classico: pri-ma parlo io, quando ho finito parli tu, quando haifinito tu parlo io ecc. In effetti, Kubrick supera leconcezioni recitative del teatro classico e del reali-smo cinematografico hollywoodiano, seguendo unaterza via recitativa, quella del cinema hard-core,rendendo una piattezza dilettantesca ai personaggi egiocando con scenette di cattivo gusto di certo tea-tro istrionico e di certe produzione hard (anzitutto lafrancese). Un esempio della voluta piattezza recita-tiva del cinema hard la si osserva in film curatissimicome Stavos di Mario Salieri, in cui all’impegnoscenografico, fotografico, costumistico, del trucca-tore ecc. non corrisponde un’adeguata interpretazio-ne realistica da parte degli attori. Questo modello,impiegando gli elementi meno verosimili deimigliori film tradizionali e hard (poca sensualità epoca caratterizzazione interiore), si avvale di unapiattezza compositiva tenuta a una soglia di disturboelevata, fino a produrre il senso d’alienazione desi-derato. Ciò che doveva perdersi, per Kubrick, era la

verosimiglianza del mito contemporaneo, così copiosamente costruito ovunqueattraverso il carattere fittizio della rappresentazione. Tutto come aperta denunciadell’assuefazione del dolore dell’uomo contemporaneo, che, come il protagoni-sta, non sa rimuovere il disturbo di drammi quali i tradimenti affettivi e sociali,la tossicodipendenza, la prostituzione, la sieropositività all’Hiv, la pedofilia, isuicidi, la perdita dei congiunti e la necrofilia, aggiungendo a questi quello dicredersi anestetizzato fino al pianto finale. La società caricaturata da Kubrick ègià la nostra.

Nicola D’Ugo

Era attesissimo da un anno l’ultimo film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut, eciascun addetto ai lavori si aspettava, con la propria aria di esperto, di trovarsi

di fronte l’ennesimo capolavoro del regista newyorkese. Fra i meno esperti, v’erachi avrebbe gioito nel vedere la trasposizione cinematografica del romanzo Traum-novelle (Doppio sogno), dello scrittore austriaco Arthur Schnitzler. Qualche altro,pensando che Kubrick fosse l’unico regista che potesse realizzare un’opera porno-grafica di valore, già pregustava le tinte forti dell’erotismo esplicito su pellicola,dimenticando fra l’altro l’abilità di altri grandi registi, primo fra tutti Ken Russell.Invece Eyes Wide Shut ha deluso le aspettative deipiù, già a partire dai primi commenti veneziani. Ineffetti, questo film non segue i modelli classici dellacinematografia fin qui esperiti. Ha qualche cosa diteatrale, che, pure, si tiene a debita distanza dalle tra-sposizioni cinematografiche dei vari drammi di Sofo-cle, Machiavelli, Shakespeare, Molière e Goldoni. Unindizio dell’operazione condotta da Kubrick in questosuo lavoro la troviamo nel titolo: Eyes Wide Shut, che,riprendendo l’espressione wide open («ben aperto»,formata da «largo» e «aperto»), la mutua in un ossi-moro che, di fatto, asserisce che gli occhi sono chiu-sissimi quando sono ben aperti. Inoltre, shut-eye vuoldire «sogno», ristabilendo con una serie di giochi diparole un punto di contatto con il titolo di Schnitzler.L’occhio aperto e chiuso insieme è proprio l’effettoche Kubrick ha voluto dare attraverso l’uso dellamacchina da presa, la quale chiude i personaggi nel-l’inquadratura e taglia dal campo gli scenari in cuiagiscono. L’effetto che se ne ha è quello della chiusu-ra dello spazio umano dentro una sorta di urna divetro, che si sposta come un involucro intorno al pro-tagonista, il dottor Bill Harford (Tom Cruise). I luo-ghi, inoltre, perdono la loro entità tradizionale, comequalsiasi oggetto che, estrapolato dal proprio conte-sto, viene proposto a se stante: tutta l’atmosfera checirconda l’oggetto non viene accesa nella nostra men-te, anzi si ha un senso di tradimento degli oggetti e dei luoghi comunissimi cheentrano nell’inquadratura. New York stessa diventa una città verticale, senza oriz-zonte a perdersi, tutto il contrario dell’atmosfera ampia della città finanziaria chevediamo nei film di Woody Allen, al telegiornale o di persona.Gli spazi chiusi dall’inquadratura (sia gli interni che gli esterni) diventano allo-ra una sorta di ready-made, ossia di quegli oggetti come l’orinatorio rivoltato ouna ruota di bicicletta che, all’inizio del secolo, l’artista Marcel Duchamp pro-pose ad alcune gallerie newyorkesi. Nel film di Kubrick l’uomo diventa unoggetto, quasi un automa, certamente un alieno nel luogo in cui abita. L’occhio,una volta che è «ben aperto» sul dettaglio, «chiude» ogni visione d’insieme,giacché ciò che l’uomo cerca è un quadro d’insieme in cui collocare il detta-glio. Bill, muovendosi di dettaglio in dettaglio, non riesce ad avere un quadrod’insieme giacché non ha un pensiero d’insieme in cui collocare i nuovi indi-zi. La sua visione del mondo e della donna è fatta di quelle certezze comuni cheprescindono e precludono qualsiasi quadro conoscitivo, nella misura in cui pre-tendono di far rientrare nella propria inesperienza scenari molto più ampi e arti-colati, ponendosi domande a cui nessun uomo saprebbe dare una risposta defi-nitiva. Emblematica è la scena dell’incontro con Victor Ziegler (Sydney Pol-lack) nel finale del film. Quest’ultimo, a differenza di Bill, non soffre più ditanto per la morte di Mandy (Julienne Davis), una prostituta tossicodipendenteche il medico aveva soccorso nella stanza di Victor, perché, nella sua ottica, cene sono tante così a questo mondo.Bill è un uomo che si muove fra oggetti alieni e personaggi alieni, secondo una cer-ta tradizione letteraria che ha avuto i suoi esiti più noti nella fantascienza. MaKubrick, a differenza della fantascienza e dei suoi eroi positivi e negativi, ci rendepiù alieno di tutti il protagonista stesso, evitando di costruire un dualismo fra benee male. La diversità etnica, così copiosa anche nella più tranquillizzante cinemato-grafia americana (per esempio i film comici e le commedie), diventa qui inquie-tante attraverso meccanismi di trapianto di stilemi teatrali differenziati (MarionNathanson da una parte e Milich dall’altra), del cinema orientale (i due pedofiligiapponesi), del thriller americano (il pedinatore) ecc. La sensualità è annullataattraverso un meccanismo espositivo che fa del corpo null’altro che un oggettoammirabile, senza tangibilità e scambio reciproco (senza spirito), in cui il sesso èridotto a simbolo, sia come surrogato all’infedeltà mentale della moglie di Bill, Ali-ce (Nicole Kidman), sia come rito collettivo dell’atto copulatorio senza intimità e

Chi volesse consultare i numeri arretrati del gior-nale e i testi della costituenda biblioteca specializ-zata sul Lazio, può farlo gratuitamente tutti ilunedì e mercoledì dopo le ore 20 e i mercoledìdalle 17 alle 19 presso la nostra sede in MonteCompatri, via Carlo Felici 20. Chi volesse soste-nere il nostro giornale e con esso l’offerta al pub-blico di divulgazione della cultura, delle tradizio-ni e dell’attualità del comprensorio dei Castelli,può farlo sottoscrivendo una tessera di “SocioSostenitore” con un versamento di Lire 30.000sul c/c postale n. 97049001 intestato al PHOTOCLUB CONTROLUCE. Scrivendo i suoi datisulla causale riceverà a domicilio per un annotutti i numeri di Notizie in… Controluce!

Buon Natalea tutti i lettori

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L’ANGOLO DELLA POESIA22 Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

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V. Pulizia etnicaDi sera si tace, ché un mare d’incensosvapora per noi. E le mani non sanno.Non sanno la pena di giorni stranierinell’eremo vostro. Cieli girandolano,spazi si flettono, e suole di terrahanno occhi per crepe che non vede nessuno.Fumi si alzano e gonne nel ventopesano. Labbri che ardono –e non ardeforse di me questo simulacro che teme?Non sono mai nulla io nel mio impero.–Carovane disegnano i volti, li segnanodi solchi severi. E voi non parlateche ai vostri compagni di viaggio.Tacciono i vecchi e i bambini guidatisi accampano. La luna che piega il suo crineè la stessa di questa che chiama i miei occhiper voi. Non tacerò, lo prometto, seppuresia al vento o al compagno che ascolta.Parlerò per voi senza avvertimento.Questo solo sapete, che io non vi dico:qualcuno vi vede lo stesso senz’ali,ha flebile voce, ma urla e vi dicecompagni nel cuore. Mi volto al compagnoe lo invito: «Proviamoci ancora!»La notte è più fredda ma il cuore mi dicenel buio: «Proviamoci ancora!»Nel buio accendo una luce ch’è chiara e che dice:«Proviamoci ancora!»Ancora la voce mi dice nel chiaro di luceche l’uomo con l’uomo conduce a una lucein cui infine con gli altri l’idea si traduce:«Proviamoci ancora! Proviamoci ancora!Finché c’è vita e speranza di vitanoi lungo una via che appare indecisa,più forti in accordo a una meta precisa,uomini e donne, proviamoci ancora!»

«Proviamoci ancora!»

Dài forza al bambino e al ferito…

«Proviamoci ancora!»

Metti al collo la compagna ammalata…

«Proviamoci ancora!»

Di croce in croce che spunta fra i passi…

«Proviamoci ancora!»

Non sia quest’unica vita che abbiamo un trastullo di pazzi,che gli uomini ammazzi e la morte procacci,che tratti il corpo umano come straccinel vento di strade d’arditi paparazzi.

Qui di sera si tace, e un mare d’incenso svapora per noi.Nicola D’Ugo (da Notizie dalla Bosnia)

La luceDal fondo della stanza oscura,si vedeva il fioco baglioredell’argentata luna,che dalla finestrella entravaed illuminavail volto pallido di un bimbo.

Manuela Olivieri

Immensa notteImmensa notte, tortuose le mie stradeBuie, colorate, ma sempre limpideVorrei gridare e rimanere senza fiato come quando«… mi sento vuota nell’ombra» ti ho dettoOra dimmi che suono ha il silenzio della morteMa tu non parliVorrei correre e rimanere senza fiato come quando«… sei speciale e puoi andare lontano» mi hai dettoMa lontano volavi tuTanto in fretta che ancora soffia il vento.

Elisa Chiarotto

CerquoneEccoti, vecchio Cerquone prorompente innanzi al mio sguardo,padrone assoluto in una radura che ti appartiene.Corro, ti giro, un rito antico di propizia fertilità.L’azzurro filtra nei tuoi ramiun turbinoso verde cattura i miei occhi.Presente nei secoli, dalla cima dei tuoi ramivolgi lo sguardo sulla terra dei nostri avi.Il vagare di genti riposa nella tua ombra,il tempo trascorso t’innalza nel cielo.Guardiano dei secoli, racconti la storia di armi e guerrieri,di vita vissuta a solcare la terra da umili Uomini.Dai tuoi alti rami uno sguardo lontano.Le sterili terre ti cingono,rumori nell’aria comprimono la linfa.Osservi, sovrasti le cime,accogli i miei passi tra polvere e sudore.Lo sguardo appagato,presente è la tua immaginenel giorno trascorso di genti future.

Gelsino Martini

La nuova BellezzaRinasce il Gioco,

l’occhio scivolatocome una perla guarda chi la guardada dietro

e volto non hanno le gambe,i glutei larghi

come ninfea sopra il plasmadell’acque.

Bellezza ambigua, sognodi ragazze i glutei stretti, quelle spalle vasteo l’ondivaga mossa dei capelli che cedeal regno femminile

e squadra una nuovaBellezza di maschio.

Il gusto orienta all’altrasponda e alta come un efebo – testa rasa –la Giovane, induce il dubbio mascolinoe piace,

forse,all’uomo e alla donna

che, negandolo, sentono dentro confusa la vita.Maria Grazia Lenisa

IL DIFFICILE È CAPIRE LA SEMPLICITÀ

DEI GESTI

SCOMPAGNATI DA PAROLE.FORSE STO TROPPO IN SILENZIO

O PARLO TROPPO RIMANENDO FERMA.Monica Iani

Cimiteri metropolitaniLe braccia oscillanoritmicamenteseguendo le gambecon passo sintonicoaccompagnano il tremolared’un tramonto metropolitano.Chiacchiere,brusii,rombare di stanchi motori.Inspira beneossido di carbonio,prima o poi arriveraiall’agognata meta:una solida tombain cemento armato–antisismica–le tue ceneri sopravviveranno.Già riarso dallo smog,corri tranquillosenza direzioniscavalcando i cimiteri invisibilidelle tue sminuzzate proiezioni,tu,cadavere irrequieto.

Micaela Rizzo

Mi manchi 27/10/96C’è un grande amore nel mio cuore,mi fa sentire triste, sconsolata,per non averla troppo amata.È un bene immenso quanto tutto l’universo,è un mare senza fondo perché è profondo,è senza tempo e senza età,perché non si ama mai a metà,non ha confini ed orizzonti,esiste anche nei più sperduti mondi.Sai cos’è?È il bene che voglio a Mamma mia!Gesù perché me l’hai portata via!!!MI MANCHI TANTOE non so neanch’io quanto!!!Quando sto male…C’è ancora nel mio cuore che,per te è pien d’amore…Volevo dirtelo tanto tempo faQuando mi sei venuta a mancar…..Sei partitae, per sempre HAI LASCIATO QUESTA VITA!!!!!Ti voglio bene MAMMA e …..Forse non ho avuto tanto tempoSEI SVANITA IN UN MOMENTO…..

Tua figlia Silvia Michetti

MalatoCome oso chiamare apparenza la palude melmosa del-l’angoscia esistenziale che sembra alimentata da unasorgente di fango intrinseca al mio essere? Come mipermetto di credere che quella massa fangosa nascon-de in realtà sorgente cristallina e pura di vita? Eppuresono oramai malato incurabile di tale speranza.

Paolo Cappai

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Mi capita tra le mani una vecchia edizione dei Canti di Castelvecchio, datata1919. La sfoglio. Comprendo perché un grosso centro sportivo oggi esi-

stente a Castelvecchio di Barga è stato chiamato «Il Ciocco»: tale è il titolo di unbellissimo poemetto che fa parte della raccolta. Lo sguardo mi cade su «Valenti-no». La notissima poesia mi tornaincontro dai tempi della scuola.Eppur mi sembra di leggerla perla prima volta. Oh! Valentinovestito di nuovo… Ma… quel-l’Oh! non è vocativo! È un’escla-mazione di sorpresa (l’Ué napo-letano): sorpresa nel vedere conindosso un vestitino nuovo ilbimbo che il poeta era solitoincontrare scalzo e lacero. Maguarda un po’: Valentino vestitodi nuovo! (Da grande il bimbo,per rivincita esistenziale, sarebbediventato un famoso stilista!Ahio, m’è scappata!). Come lebrocche dei biancospini. La simi-litudine è bella, il modo di espri-merla non felicissimo. Il poetaparagona l’imbattersi nel fanciul-lino novovestito alla gradevolesorpresa che si prova nei con-fronti di un biancospino, fioritodall’oggi al domani (almeno cre-do). C’è tutto Pascoli in questoparagone, e ancor più nel mododi raccontare la… scalzità delbimbo: le sue scarpe sono… lapelle dei piedini. Ma dimme te:Pascoli Giovanni, omone baffu-to, professore emerito col cuoredi fanciullo. D’altronde la sua Romagna solatìa non ne ha perso lo stampo: ci haregalato poi Fellini e Pupi Avati.I piedi scalzi sono gratis. Ma verso l’acquisto della stoffa per il vestitino è stato,con sofferta scelta, dirottato un inverno di povero reddito, costituito dalle uovadel magro pollaio. Presume il poeta che il freddo invernale fosse nel bimbo leni-to dal pensiero che le galline accumulavano giornalmente l’importo occorrenteper l’acquisto del vestitino: il verso delle ovipare si trasforma, con onomatopei-ca dolcezza, in: «Un cocco per te!» Accipicchia! Più Pascoli di così si muore. Maarriva marzo, le galline divengono chiocce e il flusso di reddito si interrompe pri-ma che sia possibile mettere insieme i soldi per le scarpe; così il bimbo restavestito a metà. Come un uccellino, che ha penne addosso, ma zampette nude; purtuttavia è felice, nel suo piccolo mondo fatto di sostentamento, canto e amore.Pascoli si ferma a considerare la presente felicità del bimbo, risparmiandoci ilfuturo nero che attende (e te pareva!) il «garzoncello scherzoso» di Leopardi.Oggi la scenografia di variegata natura e duro lavoro contadino, dove Pascoli

Ancora un inverno nei containers si prospetta per le malcapitate vittime delterremoto. Delusione e sconforto serpeggiano tra i poveri senzatetto, che

hanno deciso, per tutelare i loro diritti, di costituire un comitato di lotta con laseguente denominazione: «Comitato vittime terremoto Pompei ed Ercolano.»

L’ennesimo ordigno bellico à stato individuato nell’hinterland romano. Una zonadi venti chilometri quadrati è stata fatta evacuare; il traffico e stato deviato, congravi disagi per tutta la giornata di ieri. Con professionale cautela gli artificierihanno individuato l’ordigno, lo hanno accuratamente rimosso e ripulito dal ter-riccio. L’oggetto misterioso è apparso simile a una botte. II contenitore è statoaperto con la massima delicatezza e, tra la sorpresa generale, l’interno è apparsoirto di chiodi. È stata notata una targa sulla botte ed è stata subito decifrata lascritta soprastante: «Regolo geom. Attilio.»

Il processo dei processi dovrà essere ripetuto. Cassata alla siciliana la sentenzasui pentiti siciliani, la Cassazione ha cassato anche la sentenza di appello controil processo di revisione del giudizio di primo grado susseguente la cassazione delprocesso bis, dopo il ricorso al Tar e il ricorso al Tir, resosi necessario per tra-sportare i faldoni degli atti giudiziari. Tutto da rifare, dunque, e la soluzione delgiallo che appassiona l’opinione pubblica è ancora lontana. E la gente si chiede:«Ma allora, chi ha ammazzato Giulio Cesare?»

Sembrava fatta: il condono edilizio per le case abusivamente costruite nel comu-ne di Rocca di Papa in località Carpi di Annibale dai soldati cartaginesi pareva aportata di mano. Ma0 l’iter burocratico si è nuovamente interrotto e dovrà esse-re ripreso da capo. II competente organo di controllo regionale ha eccepito chetra i documenti necessari mancava la voltura a favore dei soldati bavaresi diLodovico il Bàvaro. Per addolcire il disappunto gli interessati sono entrati inpasticceria e si sono fatti una bavarese (tra le proteste del marito).

Francesco Barbone

Ué, Valentino! Attualità e burocrazia

SATIRA E COSTUME 23visitate la nostra pagina webhttp://www.controluce.it

Notizie in… CONTROLUCEdicembre 1999

ambientò i suoi canti (Abetone) è cambiata: turismo, linde villette di montagna,alberghi… Probabilmente alla mamma di Valentino bastano oggi un paio dimance per vestire da capo a piedi il figliolo da «Memmo lo stracciarolo svuota-sconti fino al 90%». Il vestito costa meno; chissà, forse perché a tagliarlo e cucir-lo è Val-en-tin, bimbo cinese al lavoro per tredici ore al giorno. Con il villaggiodi oggi anche la miseria è… globale.

Francesco Barbone

ValentinoOh! Valentino vestito di nuovo,come le brocche dei biancospini!Solo, ai piedini provati dal rovoporti la pelle de’ tuoi piedini;

porti le scarpe che mamma ti fece,che non mutasti mai da quel dì,che non costarono un picciolo: in vececosta il vestito che ti cucì.

Costa; ché mamma già tutto ci spesequel tintinnante salvadanaio:ora esso è vuoto; e cantò più d’un mese,per riempirlo, tutto il pollaio.

Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocconon ti bastava, tremavi, ahimè!,e le galline cantavano, Un cocco!ecco ecco un cocco un cocco per te!

Poi, le galline chiocciarono, e vennemarzo, e tu, magro contadinello,restasti a mezzo, così con le penne,ma nudi i piedi, come un uccello:

come l’uccello venuto dal mare,che tra il ciliegio salta, e non sach’oltre il beccare, il cantare, l’amare,ci sia qualch’altra felicità.

Giovanni Pascoli

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