Controllo PI di reti di sistemi · 2 Rete di sistemi 11 ... gli autoalovri e che fra questi...

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Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Corso di Laurea in Ingegneria Informatica Elaborato finale in Controlli Automatici Controllo PI di reti di sistemi Anno Accademico 2017/2018 Candidato: Pasquale Luca Rullo matr. N46003554

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Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Corso di Laurea in Ingegneria Informatica Elaborato finale in Controlli Automatici

Controllo PI di reti di sistemi

Anno Accademico 2017/2018 Candidato: Pasquale Luca Rullo matr. N46003554

Indice

1 Introduzione 11.1 Composizione di una rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11.2 Lo studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

1.2.1 Struttura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21.3 Descrivere una rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

1.3.1 Erdos-Renyi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31.3.2 Watts-Strogatz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41.3.3 Barbarasi e Albert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

1.4 Dinamiche degli agenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51.5 Comportamento emergente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

1.5.1 Consenso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51.5.2 Sincronizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

2 Rete di sistemi 112.1 Studio delle matrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112.2 Sistemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122.3 Rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

3 Pinning control 163.1 Pinning control applicato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

3.1.1 Studio delle matrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 173.1.2 Sistemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183.1.3 Rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

4 Confronto 204.1 Risultati primo sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204.2 Risultati secondo sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 224.3 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

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Capitolo 1

Introduzione

Tradizionalmente la dinamica e il controllo non lineare si focalizzavano suisingoli sistemi e dispositivi. Le nuove scoperte in questi ambiti, tuttavia,hanno portato ad un radicale cambiamento nell'approccio e, grazie a queste,ci si è iniziati ad interfacciare con entità che sono in comunicazione tra di loroattraverso una rete di interconnesisoni. Queste ultime possono essere incre-dibilmente complesse e fanno emergere comportamenti tali da poter esserestudiati solo osservando la rete nel suo insieme. La nuova frontiera dello stu-dio sta nel capire, riprodurre e controllare i comportamenti di tali relazioni.La presenza di feedback è fondamentale per far emergere un comportamentocomplesso, perché permette di studiare il modo in cui il risultato di un'azio-ne su un sistema o sull'intera rete vada ad in�uenzare il comportamento diquest'ultima.

1.1 Composizione di una rete

Le reti hanno alla base tre componenti fondamentali:

• I nodi: rappresentano la dinamica di ciascun agente.

• Il protocollo di comunicazione: rappresentano quali informazionivengono scambiate tra agenti e in che modo avviene.

• La topologia: rappresenta chi comunica con chi.

Un esempio di topologia è quella ad anello che è lineare di tipo chiuso. Inquesta a tutti i nodi fanno capo due rami, uno collegato al nodo adiacenteprecedente e l'altro al nodo adiacente successivo. Il numero di anelli della reteaumenta esponenzialmente con il numero di interconnessioni che gli agentivanno a formare tra di loro e con essi aumentano le proprietà ed il numerodi comportamenti da studiare.

1

2 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

1.2 Lo studio

Ogni agente può essere considerato come un generico sistema non lineare:

x = fi(xi) + gi(xi)ui (1.1)

Con i=1, .. ,N , xi che rappresenta l'agente di dimensione Rn, ui che rap-presenta la legge d'accoppiamento di dimensione Rn, f è la dinamica interna.

Considerando le dinamiche dei signoli nodi, alcune delle possibili sono quelledegli integratori semplici e doppi. Le interazioni tra gli agenti possono esse-re modellate scegliendo in modo appropriato la legge d'accoppiamento. Peresempio, l'accoppiamento di�usivo tra i nodi può essere rappresentato dallalegge:

ui = σN∑j=1

aij(h(xj))− (h(xj)) (1.2)

Con σ guadagno d'accoppiamento, h() è il protocollo di accoppiamento e aijè un generico termine della matrice di adiacenza.Ma questa può essere sostituita da leggi che considerano ritardi, diversiguadagni associati a ogni arco o guadagni adattivi etc.

1.2.1 Struttura

La rete tipicamente consiste in diversi veritici, o nodi, legati insieme da archi.La struttura è studiata attraverso un grafo associato G che è una coppiade�nita come G = {N, ε }, dove N = {1, . . . , n} è l'insieme �nito di n nodie ε è l'insieme che contiene gli archi. Ad ogni nodo è associato un grado parial numero delle sue connessioni; se la rete è diretta possiamo individuare unarco in uscita dal nodo e uno in entrata nello stesso.La struttura di una rete può essere rappresentata dalle matrici diAdiacenzaA(G) e Laplaciana. Gli elementi di quella di Adiacenza sono dati dallalegge:

A(G)[ij] ={

1 se (i, j) ∈ E0 altrimenti

(1.3)

Gli elementi della Laplaciana sono invece descritti da:

L(G) = D(G)− A(G) (1.4)

dove D(G) è la matrice diagonale che contiene, sull'i-esimo della diagonale,il grado in uscita del nodo i-esimo.

1.3. DESCRIVERE UNA RETE 3

La Laplaciana ha tra le sue proprietà la zero row-sum: ha tutte le righe asomma nulla. Grazie a questa proprietà diciamo che λ1 ≤ λ2 ≤ .. ≤ λN sonogli autovalori e che fra questi dobbiamo avere almeno uno zero. Abbiamoquindi:

L1, 1N = [1, 1, .., 1]T (1.5)

che è l'autovettore destro di L associato all'autovalore nullo, così, il piùpiccolo autovalore non nullo, detto λ2 , è positivo se la rete è connessa.

1.3 Descrivere una rete

È possibile descrivere diversi tipi di rete attraverso alcuni parametri caratte-ristici. Uno fra questi è il grado medio di una rete che è dato da:

〈k〉 =1

N

∑i

ki (1.6)

Partendo da questo è possibile studiare la distribzione dei gradi P(k) che è laprobabilità che un nodo in una rete abbia grado k; ovviamente di�erenti tipidi reti avranno di�erenti distribuzioni (le quali potranno essere classi�catecome Random, Scale-free, Hierarchical etc.). Molte reti del mondo realehanno dimostrato di essere Scale-free [3], cioè hanno una distribuzione digrado in legge di potenza: P (k) ∼ k−y. Sono caratterizzate dalla presenzadi hub, nodi con molti collegamenti. Per ognuna di queste reti nel corsodegli anni sono stati studiati dei modelli che ne evidenziassero le diversecaratteristiche tipologiche.

1.3.1 Erdos-Renyi

Nel 1960 ad esempio Erdos-Renyi studiarono un modello per il RandomGraph Model:

• Si parte da N nodi in assenza di connessioni.

• Si seleziona una coppia di nodi casualmente, avendo ogni nodo la stessaprobabilità di essere selezionato.

• Si collegano i nodi selezionati a meno che questi non siano già connessio che non sia generato un cappio.

• Si ripete �n quando la rete non ha E archi.

La distribuzione dei gradi che se ne ricava si può dimostrare essere unaPoissoniana con tutti i nodi che condividono un grado simile.

4 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

1.3.2 Watts-Strogatz

Nel 1998 Watts e Strogatz studiarono lo �Small-World e�ect� basandosisu un esperimento fatto nel 1967 da Stanley Milgram [3]. L'esperimentoconsisteva in radunare 296 persone a cui veniva chiesto di consegnare unalettera ad una certa persona; le lettere potevano passare solo lungo catenedi conoscenti. Circa un terzo passò attraverso un particolare conoscente: ilsarto. Se ogni persona conosce 100 persone il numero di persone ad un passoda una certa persona è 100, a 2 è 1000, �no ad arrivare a 5 dove si arriva a 10miliardi che è più del numero di persone sulla Terra. I due studiosi cercaronodi spiegare questo fenomeno. Per comprenderne le caratteristiche si devonointrodurre le seguenti quantità. La lunghezza del percorso caratteristico L èla lunghezza del percorso più breve tra due vertici, media di tutte le possibilicoppie. Il coe�ciente di clustering C misura la probabilità che dati tre verticiA, B e C se A e B sono collegati allora anche A e C sono collegati. Il modelloprevede di:

• partire da un reticolo regolare

• scegliere a caso una frazione p degli archi

• ricablare un'estremità di ciascuna frazione in una nuova posizione sceltauniformemente a caso

Il ricablaggio di pochi lunghi intervalli ha l'e�etto di causare un elevato clu-stering con contemporanea bassa lunghezza caratteristica del cammino. Inquesto modo qualsiasi nodo può essere raggiunto da qualsiasi altro nodo inun numero relativamente basso di passi.

1.3.3 Barbarasi e Albert

Nel 1999 Barbarasi e Albert, per ottenere delle reti che mostrassero distri-buzioni di grado in legge di potenza, proposero un modello che combinassedue elementi fondamentali:

• Crescita (Growth): inizia con un numero piccolo m0 di nodi; ad ognipasso viene introdotto un nuovo nodo ed è collegato a m ≤ m0 nodigià esistenti.

• Allegato preferenziale (Preferential Attachment): la probabilità cheun nuovo nodo sarà connesso ai nodi già esistenti, dipende dal grado kidel nodo i. Tale dipendenza può essere calcolata come in Figura 1.7

Πi =ki∑i kj

(1.7)

1.4. DINAMICHE DEGLI AGENTI 5

La struttura di una rete può essere particolarmente complessa, è possibile de-�nirne diversi tipi, ciascuno con diverse caratteristiche, ed è possibile studiar-ne un gran numero di caratteristiche topologiche. I modelli più importantiportano a diversi gradi di distribuzione.

1.4 Dinamiche degli agenti

Visto che le reti possiedono una struttura in grado di esibire caratteristichetopologiche complesse passiamo ora a considerare la presenza delle dinamichesulla rete. Data una struttura di rete descritta dalla sua matrice LaplacianaL, la dinamica della rete complessa viene descritta come:

xi = f(xi) + σ∑j∈Ni

Lijh(xj) (1.8)

Per semplicità si assume che tutti i nodi condividano lo stesso protocollo diaccoppiamento e consideriamo quindi la più semplice fra queste:

xi = f(xi) + σ∑j∈Ni

−Lijxj (1.9)

1.5 Comportamento emergente

Una delle proprietà più sorprendenti delle reti complesse è l'emergere di uncomportamento collettivo. I tipi più semplici delle dinamiche collettive so-no Consenso e Sincronizzazione. Il consenso è un tipo particolare disincronizzazione dove lo stato sincrono è costante.

1.5.1 Consenso

Il consesno prevede:

• una dinamica degli agenti semplice: xi = ui

• un protocollo che è semplicemente la mancata corrispondenza tra ogninodo e i suoi vicini:

ui =N∑j=1

aij(xj − xi) (1.10)

L'intera dinamica di rete può essere quindi scritta come:

xi =N∑j=1

aij(xj − xi), xi(0) = xi0, i = 1, ..,N (1.11)

6 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

In forma matriciale viene rappresentata da x = −Lx dove L è la matriceLaplaciana:

Figura 1.1: rappresentazione matrice laplaciana

Questa ha alcune proprietà che bisogna mettere in evidenza:

• ha sempre un autovalore pari a 0 corrispondente all'autovettore

• ha autovalori: 0 = λ1 ≤ λ2 ≤ . . . . ≤ λN ≤ 2∆ , con ∆ = maxidi

• la condizione necessaria e su�ciente per avere un grafo connesso è cheλ2 > 0

Grazie a tali porprietà si può concludere che:

• le dinamiche di consenso convergeranno all'equilibrio: X∗ = (α, .., α)T

• se la rete è connessa l'equilibrio è globalmente asintoticamente stabile

• la struttura della rete può in�uenzare il processo dinamico sulla stessa

I problemi del consenso sono molto studiati nel controllo. Le estensioni in-cludono il caso in cui l'accoppiamento è: non lineare, variabile nel tempo,in�uenzato da ritardi; o il caso in cui i nodi sono descritti da una dinamicadimensionale. Un caso rilevante per descrivere reti di agenti mobili è il co-siddetto problema del Rendez-Vous.

1.5. COMPORTAMENTO EMERGENTE 7

Rendez-Vous

Consideriamo il modello più semplice:{ri = vivi = ui

(1.12)

Con ri = (xi, yi), vi = (vxi, vyi) Il problema del rendez-vous può esserede�nito come il problema per scegliere ui = (uxi, uyi) in modo che:

limt→∞ ri = r, i = 1, 2, ..,N

vi(r) = 0(1.13)

Diverse sono state le soluzioni implementate per risolvere tale problema. Èpossibile ad esempio scegliere diverse funzioni per ottenere diverse speci�chedi prestazione, partendo da agenti a cui viene data velocità pari a 0.Partendo da un protocollo lineare:

uix = σ1∑

j∈N(i)(xj − xi)− (σ1 + σ2)vixuiy = σ3

∑j∈N(i)(yj − yi)− (σ3 + σ4)viy

(1.14)

Possiamo veri�care che il rendez-vous si veri�ca nel punto:

x = avg(xi(0))σ1

+ avg(vix(0))σ1+σ2

y = avg(yi(0))σ3

+ avg(viy(0))σ3+σ4

(1.15)

Allo stesso modo possiamo gestire un protocollo non lineare in cui ancorauna volta le condizioni saranno soddisfatte con tutti i nodi che raggiungeran-no l'obiettivo desiderato. Il consenso è un esempio semplice ma e�cace chedimostra che la struttura di una rete può infulenzare la sua dinamica.

Un problema che ha attirato molta attenzione è quello in cui si assume chenodo e protocollo abbiano una dinamica non lineare, cioè dove si veri�cax = fi(xi) + gi(xi)ui con i=1, .. , N.

1.5.2 Sincronizzazione

Per la Sincronizzazione l'equazione della rete diventa:

xi = f(xi) + σ∑j∈Ni

Lijxj (1.16)

8 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

e il problema, in questo caso, è quello di trovare condizioni in cui tutti i nodiconvergano sulla stessa evoluzione sincrona tale che x1 = x2 = .. = xiN = xs.La soluzione sincrona non è nota a priori.

È possibile distinguere due tipi principali di sincronizzazione:

• Asintotica:limt→∞

(xi − xj) = 0 (1.17)

• Delimitata:limt→∞‖ xi − xj ‖≤ ε, ε > 0 (1.18)

In generale si considera una rete di N sistemi non lineari identici, mutual-mente accoppiata, dalla forma:

xi = f(xi) + σN∑j=1

Lijh(xj) (1.19)

De�niamo quindi la sincronizzazione della rete come il problema di trovareil range di valori di σ, se ce ne sono, per i qali la rete si sincronizza. Taleproblema può essere risolto tramite l'approccio Master Stability Functionla cui idea è di trovare le condizioni per la stabilità trasversale locale delcollettore di sincronizzazione della rete x. Assumiamo che questa non siadiretta e connessa e tutti i nodi condividano dinamiche identiche. Lo statosincrono è una soluzione esatta di x a causa della proprietà zero row-sum dellLaplaciana. Individuiamo 3 step principali.

Primo step

Il primo step consiste nel linearizzare l'evoluzione sincrona e scrivere l'equa-zione variazionale:

ξi = fx(xs)ξi + σ∑j

Lijhx(xs)ξi (1.20)

Dove:ξi = xi(t)− xs(t)

fx(xs) = ∂f∂x

(xs)

hx(xs) = ∂h∂x

(xs)

(1.21)

1.5. COMPORTAMENTO EMERGENTE 9

Secondo step

Il secondo step consiste nel supporre che la Laplaciana G possa essere dia-gonalizzata con un insieme di autovalori reali λ i e rispettivi autovettorinormalizzati. Un opportuno cambio di variabili, quindi, può essere usato perbloccare/diagonalizzare l'equazione variazionale:

ζi = [fx(xs) + σλihx(xs)]ζi (1.22)

Dove ζi = Q−1ξi, con Q−1 la matrice le cui colonne sono l'insieme di auto-vettori di G. Osserviamo che λ1 = 0 è associato allo stato sincrono stesso eche ogni altro blocco è strutturalmente uguale.

Terzo step

Il terzo step, lasciando v= σλi con i= 2, ..., N, permette di scrivere la formagenerica di tutti i blocchi disaccoppiati dalla quale si può prendere il piùgrande esponente di Lyapunov: la Master Stability Function. Il collettore disincronizzazione è localmente stabile per i valori di v tali che Λ(v)< 0. Unacondizione di sincronizzazione di una rete complessa è che tutti i parametrinormalizzati cadano in un intervallo sull'asse v in cui MSF è negativo.

Figura 1.2: intervallo sincronizzazione

Per la stabilità trasversale locale dobbiamo avere: σλ2 > α1, σλN < α2. Perl'accoppiamento il guadagno deve essere scelto in modo tale che:

σ ∈[α1

λ2,α2

λN

](1.23)

Tale intervallo è più ampio quanto più piccolo è il rapporto: λN/λ2.

10 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

Distinguiamo in�ne 3 tipi di MFS:

• Se di tipo 1 la rete è più sincronizzabile maggiore è il valore di λ2

• Se di tipo 2, dobbiamo massimizzare il rapporto λ2/λN , (o minimizzareλN/λ2)

• Se di tipo 3 nessuna sincronizzazione localmente stabile è possibile

Nonostante la sua semplicità l'MFS consente l'analisi di come la strutturadella rete in�uisce sulla sua sincronizzazione.

Capitolo 2

Rete di sistemi

La rete che si va a considerare per lo studio è formata da 5 sistemi come in�gura:

Figura 2.1: rete di sistemi

2.1 Studio delle matrici

Della nostra rete vogliamo studiare la matrice Laplaciana. Partiamo quindidalla matrice di Adiacenza A(G):

Figura 2.2: matrice A

Avremo tante righe e colonne quanti saranno i sistemi, cioè una matrice 5x5.Ogni riga corrisponde ad un sistema. Nelle righe in corrispondenza dei nodicon cui il sistema ha delle relazioni si pone un 1, nelle altre posizioni uno 0.

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12 CAPITOLO 2. RETE DI SISTEMI

Passiamo alla matrice Diagonale D(G):

Figura 2.3: matrice D

Per questa matrice, per ogni riga, in corrispondenza del sistema viene postoun numero pari al numero di relazioni del sistema stesso, nelle altre posizioni0.

In�ne calcoliamo la matrice Laplaciana come la di�erenza tra la matricediagonale e la matrice di adiacenza D(G)-A(G):

Figura 2.4: matrice L

2.2 Sistemi

Ogni sistema è bidimensionale, cioè composto da due delle coppie (posizio-ne,velocità) come in (2.1).{

x1 = x2x2 = −k ∗ x2 + ucontrollo + uaccoppiamento

(2.1)

con k parametro dato in input dalla "Command Window".Vogliamo studiare la rete quando tutti i sistemi sono controllati con regola-tori PID tenendo conto delle in�uenze degli altri sistemi correlati. Il singolosistema nella rete implementato in Simulink si presenterà in questa forma:

2.2. SISTEMI 13

Figura 2.5: singolo sistema

Ogni sistema viene scritto nel blocco "state-space" in forma matricialecon le matrici A, B, C e D con condizioni iniziali scelte a caso nell'inter-vallo [−2, 2] grazie alla funzione rand(). In particolare si scrive: x0i =−2 + 4. ∗ rand() . Per ogni sistema si controlla una dimensione alla voltagrazie alla divisione degli stati implementata attraverso due blocchi "gain",uno che prende il primo componente della matrice attraverso la matrice [10 0 0] e l'altro il terzo con la matrice [0 0 1 0]. Lo stato in uscita da que-sto blocco sottratto al riferimento va in ingresso al blocco "PID". In ogniblocco PID i guadagni vengono scelti per raggiungere errore a regime nullo,sovraelongazione pari a 0 e tempo di assestamento inferiore a 5 secondi. Siparte quindi calcolando la funzione di trasferimento del sistema G(s) graziealla formula:

G(s) = C(sI− A)−1B+ D (2.2)

con I matrice d'identità, che da come risultato:

G(s) =1

s(s+ k)(2.3)

Si calcola quindi la C(s) considerando le tre azioni:

C(s) = kP +kIs

+ kDs (2.4)

Otteniamo la funzione di anello come L(s) = G(s)C(s) . Quindi troviamo laGre(s) come:

Gre(s) =1

1 + L(s)(2.5)

cioè:

Gre(s) =s2(s+ k)

s3 + s2(k + kD) + skP + kI(2.6)

Il polinomio caratteristico sarà quindi uguale al denominatore della Gre. Perrispettare le speci�che scegliamo come poli del polinomio caratteristico p1 =

14 CAPITOLO 2. RETE DI SISTEMI

−10, p2 = −50, p3 = −100, per ottenre s3+160s2+6500s+50000. Attraversoil metodo dell'ispezione diretta[16] si ottengono come guadagni del controllo:

{ kP = 6500kI = 50000

kD = 160− k(2.7)

Le uscite dei due blocchi PID vengono in seguito mandate in ingresso ad unmultiplexer e ricorsivamente in ingresso al nostro sistema.

2.3 Rete

La rete implementata su Simulink vedrà quindi replicato il sistema in �gura2.5 per 5 volte. La rete risultante avrà l'aspetto mostrato in �gura 2.6. Ognisistema così trattato produrrà un'uscita che verrà mandata in ingresso adun multiplexer a 5 ingressi. L'uscita del multiplexer sarà data in ingresso alblocco "Matlab function" dove viene calcolato il fattore di accoppiamen-to. Per quest'ultimo viene sfruttata una funzione di Matlab che implemental'operatore matematico di kronecker. L'uscita del blocco sarà implementa-ta come y = −C ∗ kron(L,Γ)x dove L è la matrice laplaciana della rete,Γ è la matrice che permette di posizionare l'accoppiamento dove necessario,C è il guadagno della funzione e x è il vettore degli stati dei vari sistemix = [x1, x2, x3, x4, x5]

T . L'uscita del blocco viene sottoposta a un demul-tiplexer a 5 uscite, ognuna delle quali sarà mandata in ingresso ad un bloccogain che permetterà l'estrazione degli stati desiderati attraverso la matriceottenuta con il comando Matlab [0 1 0 0; 0 0 0 1].

2.3. RETE 15

Figura 2.6: rete in simulink

Capitolo 3

Pinning control

In molte applicazioni è importante controllare la rete su un'evoluzione desi-derata. In teoria, ciò potrebbe essere fatto controllando tutti gli agenti nellarete ma questo non è fattibile in reti complesse di grandi dimensioni. In al-ternativa è stato studiato un controllo in cui solo una piccola parte del i nodidi rete sono controllati direttamente, più precisamente, un'azione di controllolocale su relativamente pochi nodi è propagata al resto della rete attraversole varie interconnessioni. Questa è esattamente l'idea alla base del pinningcontrol come proposto da Wang e Chen nel 2002 [12]. La strategia originalemirava a "guidare" la rete ad uno stato di equilibrio desiderato scegliendoarbitrariamente un controllo.La dinamica del circuito chiuso può quindi essere scritta come:

xi = f(xi) + σ∑j

Lijxj + σbik(xs − xi) (3.1)

3.1 Pinning control applicato

Così come fatto in precedenza consideriamo una rete di 5 sistemi ma questavolta, anzicchè controllarli tutti, proviamo a farlo con un ulteriore sistema.La rete avrà quindi questo aspetto:

Figura 3.1: rete 6 sistemi

osservando il grafo ci si rende conto che è un grafo orientato, perchè c'è

16

3.1. PINNING CONTROL APPLICATO 17

almeno un arco orientato. Questo in�uenza anche la matrice di adiacenzaA(G), che non è più simmetrica. Inoltre la proprietà zero row-sum dellalaplaciana non è più valida.

3.1.1 Studio delle matrici

Anche per questo partiamo studiando la matrice di Adiacenza A(G):

Figura 3.2: matrice A

Passiamo alla matrice Diagonale D(G):

Figura 3.3: matrice D

Ed in�ne ricaviamo la Laplaciana come D(G)-A(G):

Figura 3.4: matrice L

18 CAPITOLO 3. PINNING CONTROL

3.1.2 Sistemi

Nel caso del pinning nessun sistema al di fuori di quello utilizzato per il con-trollo presenta un blocco PID quindi in ingresso ha solo l'accoppiamento. Ilsingolo sistema si presenta implementato in questa forma:

Figura 3.5: Sistema non controllato

Il sistema sottoposto al controllo invece presenta la stessa implementazionedi quelli fatti in precedenza.

Figura 3.6: sistema controllato

3.1.3 Rete

L'accoppiamento è trattato allo stesso modo in cui veniva trattato primacon l'unica variazione che riguarda le matrici interne alla "Matlab function"modi�cate in modo da considerare il sistema di controllo introdotto. La reteimplementata in Simulink può essere osservata in �gura 3.7.

3.1. PINNING CONTROL APPLICATO 19

Figura 3.7: rete con pinning control

Capitolo 4

Confronto

I due tipi di controllo utilizzati per la rete in questione hanno portato a datidiversi sui quali è necessario fare delle considerazioni. Grazie al blocco "ToWorkspace" si riportano su Matlab l'errore relativo al sigolo sistema e gliingressi di controllo utilizzati. Come metriche di paragone tra le due retisono state scelte:

• la media delle norme degli errori

• la sommatoria del quadrato delle norme dei controlli

4.1 Risultati primo sistema

Consideriamo prima la rete dove sono controllati tutti i sistemi. Di ognierrore o controllo possiamo visualizzare i valori numerici e i tempi relativi atali valori grazie alla funzione "plot()". Prendiamo in esempio l'errore delprimo sistema; il comando "plot(e1.time,e1.data)" permetterà di gra�care ivalori riguardanti gli errori di x e y (Figura 4.1) nei relativi tempi. Passiamoquindi a calcolare i paramentri di confronto per i quali sono stati creati degliscript su Matlab. Possiamo in�ne gra�care i valori ottenuti. etot ha gra�cocome in Figura 4.2, mentre per utot Figura 4.3

20

4.1. RISULTATI PRIMO SISTEMA 21

Figura 4.1: valori del singolo errore (e1.time,e1.data)

Figura 4.2: etot

22 CAPITOLO 4. CONFRONTO

Figura 4.3: utot

4.2 Risultati secondo sistema

Consideriamo ora la seconda rete dove è utilizzato il pinning control. Partia-mo col gra�care i valori nel tempo dell'errore (Figura 4.4). Passiamo quindia calcolare i parametri di confronto per poi gra�care i valori ottenuti. etotha gra�co Figura 4.5, mentre utot Figura 4.6.

4.2. RISULTATI SECONDO SISTEMA 23

Figura 4.4: valori del singolo errore (e01.time, e01.data)

Figura 4.5: etot

24 CAPITOLO 4. CONFRONTO

Figura 4.6: utot

4.3 Conclusioni

Lo studio sulle due reti è stato fatto per mettere a confronto due tipi dicontrollo, l'uno dove tutti i nodi vengono controllati attraverso controlloriPID e l'altro dove si utlizza il pinning control, per trarne delle conclusionisu quale sia meglio utilizzare e in quali casi. Dai dati ottenuti possiamoconvenire che:

• Il tempo in cui l'errore va a 0, nella rete dove tutti i sistemi sonocontrollati, è molto più breve di quello dove viene utilizzato il pinnercontrol.

• Il costo del controllo nella rete con il pinner control è inferiore a quellodove tutti i sistemi sono controllati.

Nelle due reti c'è un fattore dell'accoppiamento che non è stato preso in con-siderazione: il guadagno C all'interno della Matlab function. Nel caso incui tale guadagno dal valore 1, utilizzato nello studio, passasse a un valoresuperiore, la rete col pinner diventerà più veloce perchè i vari sistemi appli-cheranno delle coppie maggiori; aumentare la C tuttavia ha un costo che nonpuò essere non preso in considerazione. Un'analisi più esaustiva potrebbe te-ner conto di questa cosa andando a calcolare un fattore di sforzo del controllosommando tutti i termini di accoppiamento.

Bibliogra�a

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